amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

martedì 5 ottobre 2010

LA PASSIONE DI GESU in ALEXANDRINA M. da COSTA1

TUTTA LA VITA DI CRISTO FU CROCE E MARTIRIO

1 Quanto costò o Gesù la sua vita sulla Terra! 2 Non fu, l'Orto con il Calvario, sofferenza di alcune ore: tutta la vita fu Orto e Calvario. 3 Egli cresceva in età e sapienza e in Lui e con Lui cresceva la croce. Non se ne separò un solo istante: in essa cresceva, in essa soffriva; ma sempre con sorriso e bontà, con i suoi sguardi pieni di fascino e di attrattiva. Così Lo vidi e sentii dentro di me, a soffrire in me e con me. 4 Fu un essere umano che soffrì; una Vita divina che vinse.


«PADRE L’ORA E’ VENUTA» (Gv 17, 1)


«E’ stato messo nel numero dei malfattori » (Lc 22,36)

5 Oggi, giovedì, fin dal mattino presto, mi sentivo molto addolorata: al vedere che tutto il popolo stava in attesa di nuovi avvenimenti, provavo una ripugnanza molto grande e insieme vergogna. Mi pareva di vedere gruppi qua e là intenti a fare commenti. Mio Dio, mi attende il venerdì! che paura! I miei sguardi sembrano penetrare nell'intimo di tutta la moltitudine che occupa le strade: la mia anima sente tutto. Sulla costa di un'altura, presso l'entrata della città, il fico maledetto. Più in basso, un uomo porta sul capo una brocca d'acqua. Si intrecciano abboccamenti... 6 Con gli occhi dell'anima vedo gesti di rancore contro di me; vedo persone che camminano in fretta qua e là a prepararmi il tradimento, la congiura per catturarmi. 7 Oh, come io vedo il tradimento che mi preparano! 8 Cade sopra di me il peso di tutte le umiliazioni: non vi è alcun male che non dicano contro di me. 9 Da lontano, molto lontano, si fanno commenti; il mio nome corre su tante bocche: è diffamato, è avvolto nel fango come foglia che in esso marcisce. La mia anima sente tutto e si disfa nel dolore. 10 Tutto questo che io sento e vedo, è avvenuto in Te, o Gesù! Sono sofferenze tue; e tutte le hai sofferte per amor mio!


« Parto ma resto con voi »

11 Mi si impresse nell'anima la visione di Gesù con gli apostoli. Gesù vedeva approssimarsi la morte e, quasi senza forze per affrontare la separazione da loro, diceva: « E’ giunta la mia ora: vado a morire. Parto, ma resto con voi ». E il Cuore divino di Gesù ardeva di amore. Passavano le ore. L'orrore della sofferenza aumentava, ma anche l'amore cresceva. Io sentivo il mio petto come una fornace e il cuore in essa, come un recipiente sul fuoco, era in continua ebollizione: quanto più bolliva, più traboccava; quanto più traboccava, più si riempiva. Gesù fissava la Mamma; tornava a fissare gli apostoli. In un dolore molto profondo mormorava: « Devo lasciarvi, ma non posso separarmi da voi. Io vado, ma resto: mi lega a voi il mio amore ». I legami d'amore di Gesù si avvolgevano sempre più al Cuore santissimo della Madre e degli apostoli


« Devo dare il Cielo al mondo »

12 Corre verso di me la morte. Il sepolcro è pronto. 13 La mia anima vede che tutti già si preparano per catturarmi e togliermi la vita ad ogni costo. 14 Vede tutto ciò che strapperà la vita al corpo. 15 Mi sento consumare dalla visione dell'agonia nell'Orto e della morte. 16 Sento nel cuore le corde che domani legheranno il corpo; sento gli schiaffi e gli sputi che dovranno cadere sul volto. 17 Vedo la grande corona di spine che, in forma di casco, dovrà avvolgere il mio capo. 18 La mia anima geme e agonizza. Triste giovedì! che cosa mi aspetta mai! Sento e vedo che il mio sangue tra poco scorrerà dal corpo. 19 Sento che le anime ne dovranno essere bagnate. 20 Già vedo la croce! 21 Sono di scandalo in mezzo alla moltitudine. L'anima piange; il corpo trema. 22 O Orto, o Calvario, o morte, o orrore, o sgomento! 23 Il mio spirito si mantiene fisso nel Signore. In silenzio, vado esclamando: « Mio Dio, mio Dio! Padre mio, Padre mio! ». 24 Fisso i miei occhi al Cielo: « Avvenga ciò che deve avvenire! Devo dare il Cielo al mondo. Devo comprarlo con la moneta della mia soflerenza ».


« Una tristezza mortale mi opprime » (Mt 26,38)

25 Nel pomeriggio avevo l'impressione di percorrere delle strade. Camminavo, ed ero schernita da quanti mi vedevano e additata come rea di tutte le colpe, come la più grande criminale. 26 Vidi la terra dell'Orto, il luogo che sarebbe stato irrorato con il mio sangue. In un impulso di amore volevo baciare ed abbracciare quel terreno. 27 Più di una volta venne verso il mio cuore l'immagine della montagna del Calvario, grande come il cielo. La mia anima vedeva sulla sua cima, presso la croce, la Mamma piangente in grande agonia, attorniata da alcune anime care. Vedevo la Maddalena sciolta in lacrime. 28 Il mio cuore ripeteva: « L'anima mia è triste fino a morirne ». 29 Io mi interessavo di tutte le cose e il mio pensiero stava sempre nell'Orto. Camminavo per diverse strade e il cuore viveva sempre là. Non valeva la pena parlare anticipatamente di quelle sofferenze: non sarei stata compresa.


Due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore

30 Il dolore, lo sgomento schiacciavano il cuore: lo distruggevano. L'amore lo ricreava. E così ripetute volte. 31 Il mio cuore volava verso l'Orto a bere alla fonte di ogni dolore. Portava con sé un'altra fonte, più ricca ancora: quella dell'amore. Questo mi obbligava a bere nell'altra. 32 Sentivo in me due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore. Quello di amore stava sopra il suolo dell'Orto; e in esso sfociava, ma senza esaurirsi, il mare di dolore. L'amore tutto assorbiva. 33 Un fuoco divoratore bruciava tutto il mio intimo giungeva fino alle labbra secche e aride: era fuoco di amore, era fuoco di consegna totale, era fuoco di vita. 34 L'amore vibrava; l'amore cresceva, vinceva, copriva il dolore. Che cuore grande, io avevo! Grande come Dio. Oh, quanto è grande, grande, infinitamente grande l'amore di Dio!


« Per eliminare il peccato offre se stesso in sacrificio » (Eb 9,26)

35 Il mondo era tutto tenebre e guerra: era come un mare immenso scatenato contro di me. Io mi sentivo assalita e ferita da tutti. Ma il cuore amava; e amava tanto che, per liberare dalle tenebre quanti mi ferivano, andavo a dare la vita. 36 Per tutto il giorno non potei distogliere il mio spirito dall'Orto. Ma una Vita suprema, che era in me, leniva il mio dolore. Questa Vita aveva in sé la visione e il ricordo di essere discesa sulla Terra, inviata dall'Eterno Padre. 37 Mi offersi, per Suo amore, a pagare tutto il debito dell'umanità intera. Soltanto la sua divina Volontà era la mia; mia era la sua Vita; mio era il suo Amore. 38 La volontà ferma e totale di compiere la Volontà dell'Altissimo, fu ciò che rese soave il dolore di questa giornata; dolore che non mi pareva di un giorno, bensì di molti anni. Parlavo, camminavo, lavoravo, con il mondo nel cuore.


« Gerusalemme! Gerusalemme! Tu metti a morte i profeti » (Mt 23,37)

39 Da me partivano, verso la città di Gerusalemme, i più dolci e teneri sguardi: erano sguardi di invito, sguardi di compassione. Ma oh, che cosa io vedevo uscire di là, quale rivolta contro di me! 40 Piansi, o meglio, pianse la mia anima. Le mie lacrime erano lacrime di Padre: erano un incessante invito al pentimento. Era l'ora della Grazia, che non sarebbe più tornata! 41 Io vedevo ciò che la Città era e ciò che sarebbe stata verso di me. E piangevo per quanto le sarebbe accaduto e perché non approfittava dell'ora di Grazia che le era data. La mia anima piangeva e fissava l'umanità intera. Penetrava tutto e in tutti i cuori che sarebbero esistiti.


«Giuda si mette d'accordo per aiutare a impadronirsi di Gesù» (Lc 22,4)

42 La mia anima soffrì molto nel vedere Giuda contrattare, di porta in porta, la vendita di Gesù. I suoi occhi e i suoi capelli parevano essere già quelli del maligno. Dentro di me vi erano gli occhi divini di Gesù, che seguivano Giuda ovunque. Tutti i passi, uno per uno, che egli faceva verso un così crudele tradimento, erano come pugnali che si configgevano nel Cuore divino e rudi e nere corde che lo stringevano crudelmente. 43 Mi sentivo disperare. La disperazione era in me, ma credo non fosse mia; infatti la mia anima si manteneva in pace. Il mio Gesù mi fece comprendere che tale disperazione era quella di Giuda. Essa rese più intense tutte le sofferenze della sua santa Passione.


« Per prendere su di sé i peccati degli uomini » (Eb 9,28)

44 Cominciai a sentire e a vedere, come luce splendente, la vita del Cielo: si macchiava immergendosi nella Terra. Era Gesù che veniva a soffrire. 45 Mi pareva venissero dal Cielo raggi di sole che davano vita alla Terra, sommersa in fitte tenebre, illuminandola. Contro questo sole avanzavano nubi nere, spaventose, per coprirlo. Mi pareva di avere Gesù in me: contemplava questo sole e fissava le nubi formate da tutte le malvagità. Egli si lanciava verso le nubi per abbracciarle, pur sentendone spavento. Il suo divin corpo si copriva di sudore. 46 Egli piangeva, gemeva. Lo sentivo curvarsi sotto il peso schiacciante dell'umanità. 47 Egli doveva diventare una massa sola con il mondo, doveva immergersi nel fango; ed aveva paura. Era come un lanciarsi nel fuoco per esserne bruciato. Il suo divino amore era molto grande: Lo obbligava ad unirsi a noi, a rivestirsi delle nostre malvagità. L'unione della Purezza somma con il fango immondo! 48 Di tanto in tanto, Gesù fissava il Cielo e lodava il suo Eterno Padre.


« Ma io sono un verme e non un uomo » (Sal 21,7)

49 Verso sera sentii come se mi togliessero un bel vestito, che mi conferiva tutta la grazia e la bellezza, e mi facessero indossare un abito mondiale, che mi fece diventare scandalo per tutta la gente: tanta era la corruzione di cui era tessuto! 50 Sentii come se assumessi tutta la malvagità umana. Tutto entrò in me: io ero il mondo. 51 Mi pareva di essere venuta dal Cielo a trasformarmi in un verme della Terra. Ero un verme nauseante, putrefatto, corroso, che avanzava scavando sempre dentro tutta la Terra immonda. 52 Ne provai tale tormento da non potere resistere. Cominciò il mio cuore ad ardere. Su questo fuoco ardente si abbatté un mondo di miserie, tutto malvagità e furore infernale. Su questo mondo venne il Cielo. Si ingaggiò una lotta, una grande guerra: il Cielo contro la Terra; la Grandezza contro il nulla; la Purezza contro il fango. 54 Il Cielo scendeva sulla Terra morta per il peccato. Pareva che il firmamento si dissolvesse in fuoco. Mio Dio, che rivolta! Sentivo che le anime non temevano Dio.


« Una nuova alleanza tra Dio e gli uomini » (Eb 9,15)

55 Tutta la giustizia del Cielo si riversò sopra di me! 56 Il Cielo pareva respingermi. Ma vi era in me una forza che non badava a ciò che dovevo soffrire. E io aprivo le braccia per abbracciare l'immensità di quel dolore; immersa in esso, volevo dare la vita alla Terra, volevo dar luce. 57 Cominciai a sentire vivamente nella mia anima l'indignazione del Cielo contro la Terra. Dovevo riconciliare il Cielo con la Terra. Dovevo essere riconciliato e, allo stesso tempo, dare una nuova vita. Ero corruzione e dovevo, con il mio sangue, cancellare la corruzione. Ero nulla e, allo stesso tempo, stavo nelle altezze: avevo la vita stessa di Dio e ne ero la giustizia stessa. 58 La malvagità del mondo saliva, saliva: giunse al Cielo. Sfidò la giustizia divina: respinse l'amore. 59 Nei miei riguardi tutto è disprezzo: dalla Terra e dal Cielo!


«Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi» (Lc 22,15)

60 La mia anima vede tutto il mio sangue scorrere per il mondo; e dal mondo tutto è disprezzato e calpestato! La mia carne è dall'umanità mangiata e subito vomitata. Che grande orrore! Meglio sarebbe essere divorata dalle belve. 61 Nuovo fuoco si accende nel mio cuore. Ho aneliti infiniti di darmi: di essere Ostia per alimento e Sangue per bevanda.


LA CENA PASQUALE


« Andate a preparare per tutti noi la cena di Pasqua » (Lc 22,8)

1 Al cadere della sera, la grande Cena dell'amore: Amore che tanta ingratitudine ricevette! 2 Vedo lo spirito e le cure con cui viene preparata: vedo che sarà la Cena dell'amore, delle meraviglie, come nessun'altra mai. Sento che Gesù sta dando gli ordini ai suoi e, fermandosi ad ogni passo, fissa con divini sguardi la Città ingrata, l'Orto della grande amarezza, il Calvario che Lo attende.


« Si mise a tavola con i suoi apostoli » (Lc 2,14)

4 Salii con Gesù e gli apostoli verso la grande sala del banchetto pasquale. Nel salire la scalinata, sentivo che Gesù era impaziente di mangiare quella Cena con i suoi apostoli. 5 Prima di cominciare la cerimonia, vidi la Mamma in lacrime e con i capelli disciolti, tutta immersa nel dolore. Gesù mi fece comprendere che, poche ore dopo, Ella sarebbe andata in quello stato ad incontrarlo lungo le strade dell'amarezza. 6 Fu grande il dolore del divin Cuore per la visione delle lacrime della Mamma! 7 Vidi Gesù sedersi a mensa con gli apostoli. Mentre si sedeva, esclamò tra sé: « Cibo divino: la Cena del mio amore! ». La sala si illuminò e tutti gli apostoli furono imbevuti di quell'amore che irradiava dagli occhi, dalle labbra, da tutto il suo Essere: Gesù era tutto amore. 8 Era amore, amore, soltanto amore; amore per affrontare malvagità e ingratitudine. Giuda, non era più Giuda: già si vedeva in lui veramente il demonio. 9 Con il demonio in sé, non accolse l'amore di Gesù.


« Ma ecco: il mio traditore è qui a tavola con me » (Lc 22,21)

10 Vidi Giuda a mensa, ma un poco discosto: mento sporgente, occhi stralunati, capelli irti. Non pareva più un uomo: si vedeva in lui soltanto una disperazione infernale. 11 Fu doloroso e raccapricciante leggere la falsità, le cattive intenzioni nel cuore di Giuda; ed essere guardato dai suoi sguardi velenosi! Giuda, imponendoselo, fissava Gesù per dissimulare, ma lo fissava con malizia. Gesù lo guardava con dolcezza e bontà, per attirarlo a Sé. 12 Gli offriva il Cuore con volontà di abbracciarlo. 13 Quanti richiami pieni di dolcezza! 14 Dolci inviti a un cuore di pietra, ad una roccia che non si lascia smuovere. 15 traditore resiste: a nulla si arrende. Ma non si trova a suo agio presso l'Agnello, vittima innocente. Due quadri tanto differenti! Un tradimento senza pari e un amore senza pari. 16 Avevo in me, bene impressi nell'anima, due sguardi: quello di Gesù e quello di Giuda. Che differenza! Quello di Gesù, tenero, diffondeva amore; quello di Giuda, stralunato, era tale da far disperare. Possedevo pure due cuori: quello di Gesù, pieno di bontà e di sante attrattive; quello di Giuda, pieno di rancore e di odio. 17 Si avvicina il tradimento: la vendita di quanto vi è di più bello ed innocente. 18 L'amarezza della mia anima non può crescere oltre.


Versò acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi agli apostoli (Gv 3,5)

19 Vidi poi Gesù prendere nelle sue mani un grande catino, appendere al collo un asciugamano e lavare i piedi agli apostoli. 20 Sentii che uno, al quale recava molto disagio lasciarsi lavare i piedi, dopo uno sguardo e poche parole, stava già per spogliarsi per essere lavato persino in tutto il corpo, se necessario. 21 Gesù non solo lavava i piedi, ma abbassava tanto il suo divin Cuore da volerli persino baciare. Sentivo che, con il suo spirito, lo faceva. Che lezione per me! Che umiltà, quella di Gesù! 22 Là fui stimolata ad apprendere ad essere piccola: Egli, il Signore di tutto, si fece il più piccolo nel mezzo degli apostoli. Egli amava tanto, tanto. 23 Potessi esprimere qui tutto l'amore, tutta la bontà e la tenerezza di Gesù, quale bene potrei fare alle anime! Ma non so dire nulla di meglio. 24 Gesù, come sole che appare all'orizzonte, dava a ciascuno dei discepoli il suo divino amore in forma di raggi uscenti dal Cuore. Tutti lo ricevettero e se ne lasciarono illuminare. Soltanto Giuda si chiuse e ne ricusò la luce radiosa.


« Prendete e mangiate; questo è il mio corpo... Bevetene tutti perché questo è il mio sangue » (Mt 26,26-27)

25 Che notte! Che santa notte! La più grande di tutte le notti. La notte del più grande miracolo, del più grande amore di Gesù. Il suo divin Cuore era legato a coloro che gli erano tanto cari. Per poter partire, doveva rimanere tra loro; per salire al Cielo, doveva rimanere sulla Terra. Lo obbligava a questo il suo divino amore. 26 O sofferenza amata! Chi ti comprenderà? 27 Vorrei che tutti conoscessero il mistero del pane e del vino trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore. Miracolo prodigioso! Abisso insondabile di amore! Per quanto mi sentissi immersa in quel mistero, non lo compresi al punto da saperlo spiegare: lo seppi solo sentire e soltanto in Cielo lo comprenderò. 28 Vidi il dolce Gesù benedire il pane. 29 Vorrei saper dire, poter far vedere gli sguardi che Gesù innalzò al Cielo nel momento della benedizione. 30 Con gli occhi fissi al Cielo, in fiamme di fuoco, Gesù pregò a lungo il suo Eterno Padre. 31 Il volto era tanto infiammato che pareva avere in sé, più che una somiglianza nostra, soltanto la Vita del Cielo. Non pareva più Uomo, ma soltanto Dio: amore, solo amore. 32 Tanta luce, tanto amore, pervase tutti: Gesù, gli apostoli e me. 33 Che incanto! Con gli occhi pieni di fascino e con un sorriso dolce, benediceva il pane che poco dopo distribuiva a tutti. 34 E in quel momento di amore e di miracolo senza uguale sentii che il mondo era un altro: Gesù si dava in alimento all'umanità. Partiva per il Cielo, ma rimaneva con essa.


« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me e io a lui » (Gv 6,56)

35 La Eucaristia, mio Dio! Che meraviglia, quando Gesù la istituì! Scena toccante, scena solo di amore. 36 Giammai sentii tanto al vivo la tenerezza, l'amore di Gesù verso i suoi apostoli. Tutti si comunicarono dalle sue mani, infiammati d'amore. Devo dire che anche Giuda si comunicò! Egli stava più appartato; Gesù stese la sua mano divina verso di lui, con il Cibo celeste. 37 Subito dopo, Giuda rimase come un dannato, tanta era la sua disperazione. 38 Gesù parlava sempre con la stessa dolcezza e con teneri sorrisi. 39 Gli apostoli, in quell'ora più che mai, si saziarono di Gesù. Si infiammarono di amore e giunsero a comprendere quanto Egli diceva loro. 40 Sperimentai, per alcuni momenti, l'immensità dell'amore di Gesù: grande come il Cielo e la Terra; grande come la grandezza di Dio. 41 Come Egli amò! Come Egli ama! Non desidera altro che viviamo di Lui e per Lui. 42 La Mamma, un po' in disparte, ma presente, partecipava a tutto.


«Appena Giuda ebbe preso quel pezzo di pane... uscì subito» (Gv 13,27-30)

43 Non so come, io ero l'alimento, io ero l'Ostia. 44 Il mio cuore era calice, era vino, era pane. Tutti venivano a mangiare e a bere a questo calice. Da allora in poi la scena si sarebbe ripetuta. Ma, che orrore! Vidi tanti Giuda mangiare e bere indegnamente: tante lingue sozze! Peggio ancora: mani tanto indegne avrebbero distribuito questo pane e questo vino, mani indegne, cuori pieni di demoni. Che orrore di morte! Provai tanto dolore, che di dolore e di orrore mi parve l'anima si lacerasse e il cuore fosse fatto a pezzi. 45 Sentii pure in me la lingua di Giuda: lingua che pareva di fuoco, dopo che ebbe mangiato il pane e bevuto il vino benedetti da Gesù. 46 Giuda uscì quasi subito con la borsa del denaro, per andare a vendere Gesù. 47 Fuggì disperato a vomitare quel Cibo che gli era stato dato. Consumò così il suo tradimento.


« Siete miei amici... vi ho fatto sapere tutto quello che ho udito dal Padre mio » (Gv 15,14-15)

48 Tutti i presenti rimasero in pace e in amore. 49 Convivio di grande intimità! Le conversazioni miravano a dare conforto. 50 Discorsi di tanta sapienza e pace! 51 Vorrei poter fare sentire a tutti i cuori ciò che è l'amore di Gesù verso l'anima che Lo ama veramente. 52 Sentii l'amore con il quale Giovanni reclinò il capo sul santissimo petto e l'amore che in quel momento Gesù gli fece sentire. 53 Quanto dolcemente si unirono il Cuore divino di Gesù e il cuore del discepolo amato! Gesù si consolava nel suo discepolo e questi nel suo Maestro. Tale unione rendeva soave il dolore angoscioso di Gesù. 54 Sentii che il dolce Amore diffondeva gioia, anche se intanto soffriva amaramente. Molto concentrato e in profondo silenzio, vide tutto l'Orto e il Calvario. E su di Lui si abbatté, come belva furiosa, tutta l'umanità.


Si congeda dalla Madre

55 Venne infine il congedo di Gesù dalla Mamma benedetta: fu l'addio più doloroso. Rimasero schiacciati di dolore i loro Cuori santissimi. 56 Sentii come se la Mamma baciasse e abbracciasse Gesù per l'ultima volta. Quale dolcezza, la sua! Quanto fu triste quel congedo! Oh, come si parlavano l'un l'altro quei due Cuori! 57 Si unirono i loro volti santissimi. Ma più uniti rimasero per il dolore i loro Cuori innocenti. 58 Si unirono i loro volti e i cuori. Si unirono i loro amori, per non separarsi più. Piangevano le loro anime. 59 Gesù La baciò; e quel bacio fu di congedo. Lasciò nel Cuore della Mamma raggi di fuoco: vincoli d'amore che li lasciarono uniti per sempre. Gesù andò verso l'Orto e rimase con la Mamma; la Mamma rimase e andò con Gesù.


«GESU’ USCI’ VERSO IL MONTE DEGLI ULIVI» (Lc 22,39)


Due Cuori uniti nell'amore e nel dolore

1 La mia anima vide Gesù discendere la scala e incamminarsi verso l'Orto. 2 Sul pianerottolo della scala stava la Mamma, avvolta in un manto, con gli occhi lacrimosi: fissava Gesù che stava allontanandosi. 3 Triste separazione! Gesù ben sapeva che poche ore più tardi Ella avrebbe voluto prenderLo tra le braccia, curargli le ferite. Ma non avrebbe potuto neppure confortarLo almeno un poco con le sue dolci parole di Madre. 4 Già un poco distanziato, Gesù si voltò a fissarLa nuovamente, come per darLe un altro addio. Ella fissava il suo Gesù dalla cima della scala. Gesù scomparve, ma rimasero sempre uniti. 5 Vidi gli sguardi addolorati della Mamma, quando già non scorgeva più Gesù; e vidi quanto il suo Cuore santissimo Lo seguiva, intuendo le sofferenze cui andava incontro. Che unione di dolore e di amore, quella di quei due Cuori!


Verso la solitudine abbracciando tutta la sofferenza

6 Sento che tutto mi fugge. E resterò completamente sola nell'Orto, nella più grande agonia! 7 Fuggo verso la solitudine, per poter piangere in silenzio. Quante lacrime di sconfitta! 8 Ad ogni passo che faccio, sono montagne che cadono su di me. 9 Ad ogni passo sento come se mi fermassi per riposare: l'anima è affaticata. 10 Tutto il cammino è spinoso: grossi rami di spine intrecciati mi feriscono. Ansie e sete di amore si estendevano a tutto il mondo; e la ricompensa a questo amore erano spine tanto vive e penetranti, che mi avvolgevano il cuore in un groviglio enorme. Le fiamme di amore che uscivano dal cuore, superavano le spine e si levavano in alto. 11 Fortificata da sforzi interiori, da sforzi dell'amima, camminavo. 12 L'anima mia avanzava verso l'Orto, trascinata dall'amore; il cuore era abbracciato strettamente a tutta la sofferenza.


«Vado a morire per te»

13 Pieno di mansuetudine, Gesù con i suoi sguardi divini seguiva da lontano Giuda, là in basso, di casa in casa, mentre concludeva la vendita; al braccio portava la borsa con il denaro. Gesù tutto vedeva, ma nulla diceva ai suoi apostoli. 14 Piangeva nascostamente. 15 Li precedeva triste e silenzioso. Io vidi che essi non si preoccupavano né soffrivano per ciò che stava per accadere: camminavano stanchi. 16 Oltremodo sazi, seguivano il loro Maestro con tutta tranquillità. 17 Erano stanchi per le grandi meraviglie e per quanto avevano visto e udito da Gesù. Il viaggio si svolgeva silenzioso; ma quanto diceva Gesù con il suo silenzio! Come li amava, come parlava loro quel Cuore divino tanto oppresso dal dolore e dalla fatica! 18 Mentre Gesù camminava ansante, per tutto il suo corpo scorrevano gocce di sudore. 19 Di tanto in tanto, si volta va a fissare la Città che restava là in fondo. I suoi sguardi divini scrutavano tutto, nonostante l'oscurità. 20 Gesù si inabissò nella sofferenza: raccolse nel suo Cuore tutta la ingratitudine e la malvagità che vedeva. Quell'abisso di odio e di dolore accompagnò Gesù all'Orto; ed Egli condusse me.


Alexandrina con Gesù partecipa ai dolori della Vergine

21 Il Cuore divino di Gesù si sentiva calpestato dall'umanità. Vicino al Suo, nella medesima sofferenza, vi era il Cuore della Mamma. Io sentivo come se il Cuore di Lei volasse verso Gesù e la violenza del dolore trascinasse insieme al cuore tutte le vene del corpo. 22 Lungo il percorso mi attraversavano il cuore i sospiri e le lacrime della Mamma. Non con gli occhi del corpo, ma con quelli dell'anima, La vedevo nell'atrio della sala della Cena, con il santissimo volto tra le mani; La vedevo piangere di dolore. 23 Sentivo come se portassi la Mamma addolorata entro il mio cuore, come un tempo Ella aveva portato Gesù nel suo grembo purissimo. Il mio cuore era il sacrario che L'accolse con tutti i suoi dolori, come Ella fu sacrario che accolse Gesù con tutta la sua vita, divina e umana. Con quale raccoglimento io La portavo! 24 Gesù stava per giungere all'Orto e la Mamma piangeva ancora. Gesù vedeva bene e sentiva le lacrime della Madre benedetta.


L’AGONIA NELL’ORTO


«Si gettò a terra e si mise a pregare» (Mc 14,35)

1 Trascinata da correnti di amore, entrai nell'Orto. 2 Vedevo i suoi ulivi. Vedevo il chiarore della luna impallidito e lo scintillìo delle stelle triste, come triste era il Cuore divino di Gesù. Tutto appariva attraverso al fogliame, ma con tale tristezza che invitava solo al dolore, al silenzio, al raccoglimento. 3 Nell'oscurità degli ulivi, Gesù affrettò il passo: andò verso un luogo appartato a pregare. 4 Vidi gli ulivi quasi a voler coprire Gesù con il loro fitto fogliame molto verde; li vidi testimoni della sua sofferenza, come se di Lui avessero compassione. 5 Gli apostoli si addormentarono. 6 Nella solitudine, io mi sentivo piegare le ginocchia per pregare.


Sperimenta in sé anche le sofferenze future

7 Orto di agonia, Orto di tristezza! 8 Un Orto, che è il mondo, lastricato di dure pietre: una roccia irriducibile. 9 Quante sofferenze vede la mia anima per sé e per il corpo! 10 Già sente il dolore del bacio ingrato che questo viso riceverà; 11 sente uno schiaffo, 12 il viso sputacchiato, gli occhi bendati. 13 Sento il rinnegamento di Pietro; vedo il braciere circondato da persone; odo il gallo cantare. Dolore indicibile, paragonabile a quello del tremendo schiaffo! 14 Mi vedo schernita, di tribunale in tribunale, tra lo schiamazzo del popolo. 15 Vedo l'anello di ferro che sta infisso nella colonna; sento nel cuore i lacci che mi legheranno ad essa. 16 Vedo i flagelli che mi colpiranno il corpo e che già mi flagellano l'anima: odo il sibilo delle corde e delle verghe; vedo il rancore con cui sarò flagellata. 17 Già soffro come se fossi lacerata dai flagelli e coronata di spine; 18 e così condotta alla balconata di Pilato, con una canna in mano 19 e con una vecchia cappa sulle spalle. Io, nel massimo abbattimento, in mezzo a tanti aguzzini! 20 Vedo la moltitudine, odo le sue esclamazioni: devo essere condannata a morte! 21 A momenti mi pare di morire, di non poter resistere a tanto dolore. 22 In direzione dell'Orto viene il Calvario! 23 Vedo il percorso lungo il quale dovrò cadere per il peso della croce. 24 Mi sgomento per la visione della salita: come dovrò affrontarla? oppressa di maltrattamenti! Comincio a tremare e tutto il suolo pare tremare con me. 25 Sento la crudeltà con la quale sarò spogliata: si staccano, con le vesti, pezzetti di pelle e di carne! 26 Sento come se mi spogliassero non soltanto il corpo, ma anche l'anima! Il dolore che la penetra è mortale. 27 Vedo i chiodi, il martello, 28 la croce eretta! mi vedo crocifissa su di essa! 29 Tutte le sofferenze mi sono anticipate. 30 Ahi, che cosa è il dolore! Che cosa sono le sofferenze dell'Orto! Il mondo non le conosce, non sa ciò che soffrì Gesù. 31 O mio Gesù, solo chi lo prova può valutare quanto Tu hai sofferto.


Incontro ad un Calvario di molti secoli

32 Fu il cuore a ricevere tutti i maltrattamenti. Mi pareva che, disfatto in sangue, strisciasse per il suolo dell'Orto, come fosse un serpe velenoso, su cui tutti scaricavano le più grandi atrocità per togliergli la vita. 33 Il cuore però amava più di quanto fosse ferito. 34 Divenne come nube che, invece di assorbire acqua, assorbiva ogni dolore e martirio; dolore e martirio che si trasformavano in sangue che avrebbe irrorato tutto il Calvario e, nel Calvario, l'umanità intera. 35 Ebbi la visione del sangue che stavo per spargere e, allo stesso tempo, dei fiori che nascevano dal sangue. Tra questi fiori si propagavano siepi di spine acutissime: la maggior parte bagnate di sangue. Vedevo il frutto e vedevo l'ingratitudine; vedevo la gloria e vedevo il male. 36 Il mio cuore era percosso dalla indifferenza generale per il mio soffrire: non vi sono parole capaci di descriverne l'agonia. Per la mia anima, per il mio dolore - o, meglio, per il dolore di Gesù - non vi era compassione. 37 Gesù non andava incontro ad un Calvario di un solo giorno, ma di molti e molti secoli.


Il cuore della Madre già sente le sofferenze del Figlio

38 E la Mamma, dov'era a quell'ora? 39 La mia anima La vedeva e il cuore La sentiva tanto lontana, là nell'atrio, presso la discesa della scala, a fissare le strade che Gesù percorreva, i luoghi dove si trovava. Il suo Cuore, legato a quello di Gesù, presentiva quanto Egli andava a soffrire; e con Lui provava lo stesso dolore. 40 Con profondi sospiri mormorava: « Figlio mio, mio caro Figlio, quanto Tu soffri! ». Copiose lacrime scorrevano sul suo volto. 41 Passavano attraverso al mio cuore le lacrime innumerevoli da Lei versate. 42 Quanto soffriva per la Riparazione e per la dipartita di Gesù! 43 Ebbi la visione di ciò che sarebbe avvenuto dopo: una grande moltitudine seguiva Gesù e, tra la folla lungo il Calvario, la Mamma camminava con ansietà, in profondi sospiri e in lacrime. Voleva vedere e andare incontro al suo divin Figlio. 44 Gesù soffriva in grande agonia: soffriva per i patimenti che Lo aspettavano e per le sofferenze della Mamma. 45 Egli vedeva dove Ella stava: vedeva la distanaz che Li separava. Dolore senza uguale! 46 dolore mi lacerava il cuore e l'anima.


Due alberi: uno di morte e l'altro della Vita

47 Vidi la grande sala ove fu trattata la vendita di Gesù e dove Giuda, disperato, andò poi a scagliare la borsa con il prezzo del sangue innocente. 48 Vidi lontano un albero al quale stava appeso Giuda. Da esso lo vidi cadere al suolo e scoppiare: vidi spandersi sul terreno ciò che il corpo conteneva. La vendita di Gesù, la consegna, il bacio traditore lo portarono a quell'atto di disperazione. Tutto sentii nella mia anima. 49 Io mi sentivo l'unico albero del mondo che si trasformava in virgulti floridi, cui dava nuova Vita: la Vita del Cielo. Ma per questo, dovevo affrontare tutto l'Orto, tutto il Calvario e, alla fine, morire sulla croce. Non importava la morte: ciò che importava era dare nuove vite. 50 L'amore mi obbligava al dolore: ad occhi chiusi, labbra mute, mi consegnai a tutto. Andai verso la morte. 51 In me sentivo che dovevo morire. E volevo morire. Senza la morte, non avrei portato a termine la missione che dovevo compiere sulla Terra.


Abbraccia tutta l'ingratitudine

51 In questo momento culminante sentii Gesù che fissava il mondo. Con profonda tristezza nel suo Cuore diceva: « Tanta ingratitudine verso tanto amore! Non erano bene accetti: i suoi patimenti, il suo divin sangue, la sua morte! 52 Si lanciò su di me quanto di brutale ha l'umanità con il suo peso. Mi schiacciò, mi aprì il petto, mi tolse la vita. Ma un'altra Vita, superiore, sublime, molto sublime, diede entrata nel cuore a tutta l'umanità e la avvolse in un incendio di amore. Fu tale la irradiazione e la follia di amore, che fece dimenticare tutta la crudeltà umana. Trionfò della morte e abbracciò tutta l'ingratitudine. 53 Questo abbraccio fu eterno. Gesù, con la sua luce, mi fece vedere e comprendere che questo era il suo abbraccio eterno alle anime: era per loro la sua vita eterna di amore.


E’ nell'Orto che chiamai a Me il mondo

54 E’ nell'Orto che chiamai a me il mondo. 55 Sopra il suolo dell'Orto si innalzò un mare immenso, le cui onde si abbattevano contro di me. 56 Tutto intorno a me era mare: battevano contro di me le onde furiose come io fossi la banchina. 57 Travolta da queste, caddi nella terra immonda e macchiata. Tutte le macchie erano mie. Tremavo di paura e mi pareva che la terra tremasse. 58 Ero coperta delle iniquità che attiravano sopra di me la giustizia dell'Eterno Padre. 59 Quante lacrime di vergogna, nel vedermi rivestita di tutte le malvagità e nel trovarmi in tale stato alla presenza del Padre! 60 La vergogna di me stessa e il peso della giustizia divina obbligavano la terra ad aprirsi ed obbligavano me a nascondermi in essa. 61 Mi inabissai in quel suolo duro. 62 Ne rimasi avvolta come in un manto. 63 Io, tutta mondo, tutta corruzione e peccato, divenni responsabile davanti all'Eterno Padre. Ero solo io a pagargli questo ineguagliabile debito! Per un mare di peccato e di corruzione, un mare di sangue e di purificazione. 64 Tutto il mio essere rimase Orto. Tutto il mio essere rimase sangue.


Chicco di grano macinato

Grappolo d'uva torchiato

65 Fui posta su quel duro suolo, per essere responsabile di tutti e scandalo per una gran parte: questi erano ribelli, martirizzatori, assassini verso di me. 66 Il mio grido al Cielo irruppe nella solitudine, attraverso le tenebre della notte, tra il fogliame verdeggiante degli ulivi. 67 Gridavo tanto, ma quel grido rimaneva come perduto in un bosco: neppure il Cielo mi udiva. 68 Si era allontanato tanto da me il Cielo, che rimasi come se dalla terra non potessi fissare il firmamento. Tutto era sparito. Soltanto l'Orto restava. 69 L'Eterno Padre si era occultato: pareva non esistere. Ma la sua giustizia divina scendeva come in nere nubi a schiacciarmi. 70 Il suolo dell'Orto e la giustizia divina erano per me come pietre da mulino, che mi frantumavano in dolore e polvere. 71 Io ero il chicco di grano macinato, trasformato in farina; e questa continuava ad essere macinata e rimacinata, fino a scomparire. Io ero il piccolo grappolo d'uva, spremuto nel torchio. E dopo di avere dato tutto il succo, doveva sottostare ancora a nuovi torchi, i quali gli spremevano tutto, fino all'esaurimento. 72 Il sangue gocciolava mentre, stritolata, io stendevo le braccia in atto di offerta. La giustizia divina gravava su di me, ma si mitigava nei riguardi della Terra colpevole.


Abbandonato dalla Terra e dal Cielo

73 La notte oscura e serena in cui non si muoveva una sola foglia degli ulivi, se non quando il dolore faceva tremare tutto, invitava alla solitudine e faceva sentire di più tutto l'abbandono, persino quello dell'Eterno Padre. 74 Mentre gli apostoli dormivano, Gesù rimase per un po' di tempo vicino a loro. 75 Nel momento in cui Egli più aveva bisogno degli apostoli, amici e compagni suoi per tanto tempo, meno li aveva, minore era la loro preoccupazione: dormivano tranquilli, di buon sonno. Gesù soffriva per questa loro assenza. 76 Con gli occhi fissi al Cielo, parlava rivolto al suo Eterno Padre. Le stelle brillanti erano come lumi che, attraverso le fronde degli ulivi, venivano ad illuminare l'Orto oscurato. Ma per Gesù non brillavano, non davano luce: né a Lui rispondeva l'Eterno Padre. Però la sua anima parlava infinitamente e il suo Cuore infinitamente amava. 77 Il mio dolore giungeva fino a Dio. E il Suo abbandono si univa a quello dell'umanità. 78 E’ terribile l'abbandono da parte del Cielo, quando ho l'impressione di non avere per me più nessuno neppure della Terra!


« Padre, se vuoi, allontana da me questo calice... » (Lc 22,42)

79 Mi sentii in piedi. Tenevo nelle mani tremule il calice, che non cessava mai di traboccare: vi cadeva dentro sofferenza senza fine. Quel calice era come una coppa che riceve acqua da una fonte che non si secca mai. 80 Dentro di me, Gesù prendeva il calice dell'amarezza e più volte lo offriva all'Eterno Padre. Io ero Gesù e Gesù era me: eravamo la medesima offerta al Cielo. 81 Nel mio cuore sentivo Gesù ripetere: « Padre, Padre, Padre! Allontana da me questo calice, se è possibile. Ma si faccia la Tua volontà: voglio morire per dare la Vita ». 82 In questo momento, mentre chiedeva al Padre di allontanargli la sofferenza, ma allo stesso tempo voleva soltanto la volontà di Lui, il volto di Gesù era bello, molto sereno, con gli occhi fissi al Cielo:... 83 Mi sentivo nella mia anima splendere come due soli. 84 In quella dolorosa agonia con il cuore dicevo: « Gesù, se è possibile, allontana da me questa sofferenza! ». Ma subito mi gettavo verso di Lui a braccia aperte, come fossi bruciata dalle fiamme, per tuffarmi in un mare di frescura e di soavità: « Non si faccia la mia, ma la Tua volontà. O mio Dio e mio Signore! Voglio consolarTi e darTi le anime ».


Prega appoggiato a un duro masso

85 Vidi una strada interminabile coperta di robusti grovigli di spine: tutte quelle spine dovevano ferirmi! Il mio buon Gesù mi fece comprendere e vedere nell'anima, con una luce molto chiara, che quelle spine avrebbero ferito attraverso i tempi, fino a che sarebbe esistito il mondo, non il mio ma il suo divin Cuore. Vorrei sapere esprimere l'immensità di quella strada spinosa e il modo come Gesù era ferito. Ma non so. Seppi appena vedere e comprendere. E rimasi in quel dolore, in quell'angoscia spaventosa. 86 Vidi la cara Mamma in preoccupazione, in amarezza, in ansia. Dove si trovava il suo Gesù? Che cosa soffriva in quelle ore? 87 Egli pregava con il petto appoggiato a un duro masso, ed era circondato da grossi grovigli di spine, che si intrecciavano gli uni negli altri. Tanto dolore causava meraviglia e ammirazione agli angeli che dal firmamento, come stelle, Lo contemplavano. Soltanto il Cielo comprendeva il dolore di Gesù. Dopo il Cielo, era la Mamma a comprenderlo e a viverlo. Quanto si amavano Gesù e la Mamma e come si vedevano l'uno attraverso l'altro! Tutta la Terra, persino i discepoli, ignorava il dolore di Cuori tanto amanti!


« Il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue » (Lc 22,44)

88 Poiché l'agonia aumentava, mi buttai con il volto a terra. 89 Sul duro suolo, in una oscurità spaventosa, forti tremori mi pervasero il corpo. 90 Mi prostrai a terra in più luoghi; in uno più solitario andai di nuovo a pregare da sola. Dopo, tornai a cercare la compagnia di quelli che amavo. Che mancanza di preoccupazione, la loro! 91 Nella notte silenziosa, il calice della mia amarezza era offerto all'Eterno Padre, mentre, incuranti, gli amati del mio cuore dormivano! 92 Su quel suolo nudo e duro tremai di spavento: pareva che le mie sofferenze diventassero fuoco, formassero fiamme che mettevano in ebollizione il mio sangue. 93 Il cuore dava tali scossoni da obbligare il corpo a rotolarsi per il suolo e a sudar sangue. 94 Sentii che le mie vene si accavallavano come fili di un gomitolo. Con grande dolore si aprirono e versarono sangue che inzuppò la terra. 95 Sentii come se avessi la mia veste, bagnata di sangue, incollata al corpo. 96 O Passione di dolore e di amore di Gesù, che non sei conosciuta!


« Ci ha liberati dai nostri peccati mediante il suo Sangue » (Ap 1,5)

97 Con Gesù pregai e sudai sangue. Con Lui dentro di me, sentivo il suo Cuore aperto come fosse il mio: aprivo il cuore a tutta l'umanità e con Gesù dicevo a tutti: « Io sono la Via, la Verità, la Vita ». 98 Vedevo che dal suo divin Cuore aperto, con sofferenza anticipata, Gesù dava da bere alle anime. Alcune si allontanavano da Lui, con rifiuto e disprezzo; non volevano neppure toccare il sangue di Gesù. Altre ne bevevano con freddezza e indifferenza, come fosse cosa da poco. Altre venivano a berlo con più amore. Altre bevevano incessantemente con amore vivissimo. Venne un'altra che le superò tutte e, con una sete insaziabile, bevve, bevve; si introdusse attraverso la piaga del Cuore divino, si perdette in Lui, non ricomparve più. 99 Il sangue irrigò la Terra: rugiada feconda, rugiada d'amore. Doveva essere, nel corso dei tempi, rugiada di vita e di salvezza per le anime. 100 Sentivo che il sangue versato cancellava le macchie del peccato. Ma, nello stesso momento, sentivo e intravedevo da lontano, molto lontano, nuove macchie, nuovi vizi: non si voleva approfittare di quel mare di sangue, di quel mare di purificazione.


L'albero della croce fiorisce

101 Mi vedevo lavare il mondo con il sangue. E l'albero della croce fioriva dalla mia parte. Ma subito una sconfitta, la sconfitta causata dal male, rovinava tutto, fino al tronco. Le mie vene erano le radici di questo tronco e, perché non morisse e continuasse a dare la vita, io dovevo seguitare a soffrire e dare il mio sangue. La sconfitta, la distruzione che la mia anima vide, mi portò all'agonia. 102 Istintivamente, tra me ripetevo: « L'anima mia è triste fino a morirne». 103 Alcuni momenti dopo, mi sentii uscita dal sepolcro: la pietra che lo copriva era rimasta da un lato. Ero uscita gloriosa a trionfare su tutte le sofferenze Questa visione di gloria, avuta anticipatamente, non mi diede alcun sollievo. 104 E nuovi grovigli di spine vennero ad avvolgere il calice. Queste spine emettevano luce che lo illuminava e lo rendeva splendente. Ma tutta la luce e lo splendore salivano al Cielo. All'anima restava soltanto la notte oscura, silenziosa, triste.


« Dal cielo venne un Angelo a Gesù per confortarlo » (Lc 22,43)

105 Prostrata per terra, in un angolo isolato... 106 venne un conforto dal Cielo. 107 Non vidi nessuno, ma sentii che dal Cielo discendeva qualcuno venuto a fortificare la mia anima, a sollevarmi dalla nuda terra, a lenire la mia agonia. Ma questa doveva riprendere subito. Sentii che a portare sollievo alla mia anima fu un'inviato dall'Eterno Padre; ma il Suo abbandono continuò. 108 Il Calvario con la croce non scomparve. Il mondo con la sua malvagità continuò ad aggravare le sofferenze. 109 Mi sentii però più forte per affrontare ciò che mi aspettava. 110 Mentre la mia anima sgomenta lottava in quel martirio, sentii come se un canale discendesse dal Cielo e mi attirasse dentro di sé. Quel canale aveva la Vita divina. E tutta la mia vita terrena, tutto il mio essere di miserie fu trapassato da essa, come da raggi di sole splendenti e penetranti. Che impasto! La Terra con il Cielo! Se mi sapessi esprimere come seppi sentire, trascorrerei una vita intera a parlare soltanto di questo, senza mai finire.


« Alzatevi, andiamo! Sta arrivando colui che mi tradisce » (Mc 14,42)

111 Là nell'Orto, con Gesù agonizzante, vidi gli apostoli riuniti a dormire senza preoccupazione alcuna. 112 Gli apostoli dormivano. Giuda si approssimava. 113 Gesù, pieno di dolcezza e mansuetudine, chiamò gli apostoli per il grande avvenimento: la cattura. 114 Lo udii esclamare: « Alzatevi, venite! E giunta l'ora ». 115 Sorpresi dalla voce di Gesù, si scossero. 116 Era necessario che essi venissero a vedere tanto grande amore e tanto grande ingratitudine: l'uno di fronte all'altra.


« Giuda si avvicinò a Gesù e gli disse: Salve, Maestro! Poi lo baciò » (Mt 26,49)

117 Odo il trambusto della gente, il tintinnìo delle armi. 118 Vedo il folto gruppo dei soldati e, con loro, un maggior numero di uomini che si avvicinano a Gesù, con bastoni nelle mani alzate; portano il furore dell'inferno. 119 Sfinito, con le vesti intrise di sangue, in una tristezza profonda e quasi senza vita, Gesù attende. Vede approssimarsi la soldataglia e il traditore. 120 Odo una voce che, con tutta dolcezza, dice a colui che si avvicina: « Amico mio, per che cosa vieni? E con un bacio che consegni il tuo Signore? Che male ti ho fatto io, se non amarti? E così che corrispondi? ». E subito Giuda si fa avanti e bacia Gesù. 121 Ricevo sul mio viso quel bacio. Bacio tanto crudele! Eppure ottenne ancora dalle labbra di Gesù, traboccante di bontà, la dolce parola di « amico ». O dolcezza, o amore del Cuore divino! 122 Nello stesso momento vedo come un pugnale molto acuto che si configge nel Cuore divino di Gesù. Con questo pugnale conficcato, Egli va verso la cattura, in mezzo a maltrattamenti: non gli sarà più tolto. 123 Da quella grande ferita escono raggi luminosi che diffondono amore. 124 Vidi e sentii per molto tempo che quel bacio, quella ingratitudine, quel tradimento si sarebbero ripetuti attraverso tutti i tempi.


« Se cercate me, qui mi avete » (Gv 18,8)

125 « Chi cercate? Sono io: eccomi ». 126 Vedo i soldati cadere a terra e odo la voce di Gesù: « Già vi ho detto che sono io. Se cercate me, qui mi avete ». 127 I soldati avanzano per catturarLo. Pietro sguaina la spada e taglia un orecchio ad uno di loro. 128 Vedo l'incrociarsi delle spade, vedo le armi dei soldati. Che grande combattimento, se Gesù, con i suoi sguardi divini e con la mano alzata, non sedasse e calmasse tutto! 129 Vedo Gesù incollare l'orecchio. 130 Opera il miracolo: non rimane traccia di ferita! Con quale delicata bontà, agisce il Signore! 131 Gesù ha rimediato con tanta dolcezza al male fatto da Pietro. Con la stessa dolcezza si consegna ai malfattori e si lascia legare. Potessi mostrare la tenerezza, la mansuetudine e l'amore di Gesù verso tutti coloro che Lo offendono! Non vi è nulla sulla Terra che si possa paragonare a Lui.

DALLA CATTURA ALLA CONDANNA


«M'ha preso in mezzo una turma di iniqui» Sal 21,17)

1 Gesù uscì dall'Orto, circondato da soldati con armi e da uomini con bastoni. 2 Lo vidi camminare tra loro, ammanettato. Mio Dio, come era maltrattato! 3 Cadeva per i calci che gli venivano dati, batteva con le sue divine labbra nelle pietre, rimanendone molto ferito. 4 Sotto quella furia di percosse e crudeltà, sentii il suo divin Cuore palpitare entro il mio petto, afflitto per il dolore e la stanchezza a tal punto da sembrare che vi lasciasse la vita. 5 Con quale fatica salimmo il pendìo dopo l'Orto! 6 Caddi ripetute volte; dovetti rialzarmi e salire senza avere chi mi aiutasse. 7 Sopportai ogni tormento di quella vile plebaglia. 8 Sentivo come se la gola mi si chiudesse e le labbra si incollassero: ero muta, senza essere muta. 9 In quel triste viaggio Gesù non parlò mai, soltanto il suo divin Cuore parlò sempre: era un libro aperto, il libro dell'amore. Non lo leggevo, ma lo comprendevo. Il mio divin Maestro, in quel tragitto, mi fece comprendere tutta l'ampiezza del suo amore infinito.


«Uno dei presenti gli diede uno schiaffo» (Gv 18,22)

10 Ci accompagnarono alla presenza dei sommi sacerdoti. 11 Io sentivo le vesti incollate al corpo per il sangue già rappreso. Nella grande sala di Anna vidi dietro a Gesù gli uomini con armi e bastoni. 12 Sentii lo schiaffo crudele. 13 Vidi il grande ingrato che osò dare quello schiaffo a Gesù ed il rancore con cui glielo diede. Glielo diede nel mio cuore. Quell'uomo era alto, magro, bruno, di brutto aspetto. 14 Furono molte le sghignazzate e i battimani, come avesse fatto la più bella delle azioni! 15 Gesù ricevette l'affronto con estrema calma e mansuetudine. 16 Come si faceva piccolo, Gesù! E come se ne stava umiliato! Anna invece, nella sua vanagloria, se ne stava impettito, vedendosi come adorato da quanti lo circondavano. 17 Il dolore della guancia non può affatto paragonarsi a quello del cuore. Ah, mio Dio! Potessi mostrare il dolore che Ti causarono!


«Le guardie del tempio portarono Gesù nella casa del sommo sacerdote» (Lc 22,54)

18 Salii, dopo, un'altra scalinata, a mani legate, quasi del tutto sfinita. Salivo senza tregua, percossa da bastonate e da calci; avevo il viso coperto di sputi. 19 Vidi il braciere presso cui stava Pietro con coloro che si riscaldavano. 20 Fui portata alla presenza di uomini severi, di cattivo carattere, seduti in trono come re. 21 Ancor prima che fosse elaborata la sentenza contro l'Agnello innocente, sentii quella autorità orgogliosa strapparsi da cima a fondo le vesti, con un furore diabolico. 22 Sentii tutto quell'orgoglio e quella falsa grandezza. Il Signore di tutto era, fra tutti, il più piccolo! Che confusione, la mia! 23 Vidi tanto al vivo i maltrattamenti al mio amatissimo Signore. Egli mi fece comprendere che, senza la Vita divina che aveva in sé, non avrebbe potuto essere condotto vivo al carcere. Per mia maggiore confusione compresi a fondo che io ero nel numero degli aguzzini che maltrattavano il Signore!


« Figli miei, son qui soltanto per amore »

24 Sentii la mia anima andare al carcere incontro a Gesù. 25 Aveva un aspetto tristissimo, sfigurato; era gelido: già pareva un cadavere. 26 Tremava di freddo: aveva perso tanto sangue! Com'era sfinito! 27 Io sentivo la sua tristezza, la sua sfinitezza ed i sudori che gli bagnavano il corpo. 28 Mi associai al suo dolore, alla sua tristezza e, come Lui, rimasi esausta. 29 Stava a mani legate, per quanto in carcere! 30 Molto triste mi disse: « Vedi, figlia mia; non si accontentarono di catturarmi:mi lasciarono pure ammanettato! Come è grande la ingratitudine degli uomini! ». 31 E, sotto il peso del dolore, aggiunse: « Figli, figli miei! Sono vostro padre; mi trattate così? Sono qui soltanto per amore verso di voi ». 32 Il vederLo così, a mani legate, fatto un criminale, quanto costò al mio duro cuore! 33 Udii la Sua voce dentro al mio cuore: « Figlia mia, sto catturato, sto ammanettato per amore di te. Dico per amore di te, perché ciò che feci per tutte le anime lo feci anche per te personalmente. Accompagnami nella mia santa Passione ».


« Sia il mio cuore il Tuo carcere, ma solo d'amore »

34 Era tutto solo, senza chi Lo confortasse, Gli usasse un'attenzione, Gli dimostrasse amore. 35 Quanta pena io provai! Non Gli dissi quasi nulla, per quanto volessi dirGli molto: non potei consolarLo; non seppi amarLo! 36 Il mio misero cuore avrebbe voluto lanciarsi ai suoi piedi per essere da Lui calpestato ed umiliato. Avrebbe voluto riscaldarglieli con il suo amore, e non lo aveva! 37 Gesù, con molta soavità, mi invitò a restare con Lui: « Rimani con me, figlia mia, catturata per mio amore. Io, per tuo amore, mi lasciai catturare; e dall'amore rimango ancora avvinto ». 38 Egli è ancora avvinto dall'amore nei Tabernacoli, perché ora sulla Terra non ha altra dimora. 39 Il mio cuore volò dal carcere ai Tabernacoli. Unione indissolubile! 40 Lo abbracciai e con tenerezza Gli dissi: « Mio Gesù, vieni nel mio cuore: sia questo il Tuo carcere, ma carcere solo di amore. Non permettere che io Ti offenda, né consenta mai che altri Ti offendano! ». 41 Sentii l'unione di Gesù. 42 Sentivo i miei polsi ammanettati con le stesse catene. 43 Mi pareva che i miei capelli fossero inzuppati di sangue; così pure la mia veste, che stava incollata al corpo. 44 Sentivo il corpo tanto ammaccato e stanco, 45 gli occhi chiusi nella tristezza più profonda, le labbra mute. 46 Mi sentivo sola, mentre tutto dormiva. 47 Soffrivo per l'abbandono in cui mi avevano lasciato coloro che mi erano più cari. Dove erano sfumate le loro affermazioni di non abbandonarmi? 48 Il silenzio era profondo. Regnavano le tenebre. Solamente il dolore mormorava nel cuore. 49 Sentivo il dolore di Qualcuno che piangeva all'intuire quanto io soffrivo: questo dolore era amore di Madre. Nel silenzio, mi unii a quel dolore.


Va a morire, ma è la Vita

50 Mi parve di svegliarmi di soprassalto da un profondo sonno. 51 Vidi la croce, la corona di spine, i flagelli, la lancia, i martelli, i chiodi! 52 Vidi la montagna del Calvario e, in cima, eretta la croce. Non vi era nessuno su quel legno. Gesù mi fece comprendere che era la mia croce e mi invitò ad andare verso di essa di buona volontà. 53 Che visione spaventosa! 54 La morte, la morte! Vado a morire! Andavo a morire, ma, allo stesso tempo, ero la Vita. 55 Vidi la Mamma, in piedi davanti a me, con sembiante triste, ma come a sostenermi. Mi sentii più forte, grazie alla sua immagine impressa nel mio cuore. 56 Con Gesù irruppi fra tutte le sofferenze.


«Appena fu giorno... fecero condurre Gesù davanti al tribunale ebraico» (Lc 22,66)

57 Mi vennero a prendere al carcere. 58 Sentii che aprivano le porte e mi conducevano fuori. 59 Mi attendeva una grande moltitudine di gente; mio Dio, quante sghignazzate udii! 60 Il dolore della mia anima era molto grande! non lo so dire, lo seppi soltanto sentire. 61 Scendevo le scale del carcere; che stanchezza, la mia! Alla fine di esse inciampai e caddi. Non potevo rialzarmi. 62 Piombarono su di me gli aguzzini: che rabbia infernale, che scarica di schiaffi e di pedate! 63 Attraverso grandi scalinate, fui subito condotta alla presenza dei giudici. Quanto soffrii al sentire Gesù, grandezza senza uguale, essere tanto piccolo davanti a loro, essere proprio un nulla! Ed essi, i veri nulla, pieni di orgoglio e vanità; pieni di grandezza senza alcun potere! Si abbassò il Potente e si innalzarono nel loro orgoglio quelli che non avevano nulla.


«Ancora una volta Pietro disse che non era vero, e subito un gallo cantò» (Gv 18,27)

64 Vidi il braciere presso il quale si scaldavano i nemici di Gesù; tra loro vi era una donna, falsa e provocatrice, che fungeva da portaordini. 65 Un poco discosto, vi era uno, atterrito e timido, che stava avvicinandosi: Pietro. 66 Fu interrogato da quelle persone; quali sguardi maliziosi si scambiavano tra loro! 67 Che aspetto astuto aveva la donna mentre, come un poliziotto, investigava Pietro! 68 Vidi Pietro mentre rinnegava Gesù; ma sentii che lo faceva soltanto per timore. 69 Il gallo cantò. Sentii nell'anima il suo canto. Pietro si ritirò per piangere. Le sue lacrime scorrevano nel mio cuore come due rigagnoli. 70 Come fu grande il suo pentimento! 71 Avessi lo stesso dolore di pentimento per i miei peccati! 72 Il gallo cantò nel mio cuore ripetute volte. Gesù soffriva orribilmente, ma in silenzio. 73 Sentivo il suo dolore infinito ed il suo mansueto amore verso tutti. Quanta amarezza, quanta tristezza nel Cuore di quell'Agnello innocente!


«Poi portarono Gesù dal palazzo di Caifa a quello del governatore romano» (Gv 18,28)

74 La mia anima accompagnò nuovamente Gesù ai tribunali. 75 Il mio cuore e la mia anima percorsero con Lui le strade, di tribunale in tribunale, tra il vociare di odi, calunnie, insulti e schemi. 76 Ero uscita dal carcere che era tenebre; e tenebre erano le strade che percorrevo lentamente. 77 Procedevo con le mani legate strettamente, ma più oppresso era il cuore: stentava a palpitare. Eppure le mie labbra non si aprirono per pronunciare parola. 78 Sentivo la sofferenza per il tradimento e tutte quelle da esso derivate. Fra i maltrattamenti, il frastuono, gli schemi, il cuore sentiva un amore folle, un affetto indicibile, persino per il traditore! Oh, se egli volesse ritornare a questo cuore! Se volesse riconciliarsi! 79 Il cuore mormorava: « Ho sete delle vostre anime:voglio possederle ».


«Anche Erode si trovava a Gerusalemme.Pilato ordinò che Gesù fosse portato da lui» (Lc 23,7)

80 Fui interrogata da signori arroganti, pieni di superbia: convinti di poter fare tutto. Di fronte a tanta grandezza, come ero piccola! 81 Accompagnai Gesù al palazzo di Erode, con grande ripugnanza. 82 Ebbi di fronte tutta quella malizia, quella presunzione colma di falsità; la sua superbia e la vuota autorità. 83 Vidi e compresi bene tutta la malizia degli Erodi. 84 Mi sentii ad occhi bassi, labbra mute, ricoperta di un vecchio manto, a udire gli schemi e la gazzarra del popolo. 85 Quanto dolore nell'essere trattata come pazza! Ma questa pazzia era amore, era follia per le anime. 86 Tornai da Pilato. 87 Sentii la grande, indicibile superbia di coloro che si ritenevano capi. Sentii l'umiltà e la piccolezza di Gesù.


« Allora Pilato prese Gesù e lo fece frustare » (Gv 19,1)

88 Fui condotta alla flagellazione. 89 Vidi i modi bruschi con cui spogliarono Gesù fino alla cintola 90 e Lo legarono poi alla colonna con grosse catene di ferro. 91 Mi sentii inginocchiata e legata alla colonna. Una pioggia di flagelli cadde sul mio corpo e una pioggia di brandelli della mia carne e di gocce del mio sangue cadde attorno a me, macchiando il suolo e coloro che mi circondavano. 92 Il mio corpo fu lacerato con palline di ferro, o cose simili. 93 Mi pareva Tutto il corpo era una ferita sanguinante. 94 Caddi sfinita ai piedi della colonna. E vidi Gesù dentro di me nella stessa sofferenza. 95 Sentii i suoi sguardi divini innalzarsi verso il suo Eterno Padre, in un amore indicibile. 96 Sentii che Gesù inclinava il capo sopra il petto, serrava gli occhi, stava per spirare. Questa scena si ripeté più di una volta.


« I soldati intrecciarono una corona di rami spinosi e gliela misero in testa » (Gv 19,2)

97 Vidi il capo sacrosanto di Gesù coronato di spine, le quali procuravano al divin corpo un bagno di sangue. Lo vedevo, ed era in me: io ero, come Lui, flagellata e coronata con la stessa corona di spine. 98 Sentii il grande casco di acute spine violentemente confitte nel mio capo: qualcuno con verghe le batteva per farle penetrare ancora più profondamente. 99 La corona non mi cingeva soltanto la fronte: non vi era parte del capo che non ne fosse ferita. I dolori erano insopportabili. 100 Che pioggia di sangue cadde dal mio capo, coronato di spine! 101 Non ci vedevo per la grande abbondanza di sangue che scorreva sul volto. Non potevo muovermi perché avevo le carni a brandelli. 102 Ricoperta con vesti da re, ma per scherno, mi misero in mano una canna. Quanta barbarie, contro di me! Quanto era grande il numero di coloro che si ingegnavano di inventare maggiori torture!


« Gesù venne fuori con la corona di spine e il mantello. Pilato disse: Ecco l'uomo » (Gv 19,5)

103 In seguito, vidi le scale lungo le quali Gesù salì, dopo essere stato flagellato, e dove lasciò tracce ben visibili del suo sangue divino. 104 Mi sentii condotta da qualcuno, che mi diede la mano, alla balconata di Pilato. 105 Avevo l'aspetto dolorosissimo dell'« ecce homo »: 106 il capo coperto di spine, il volto intriso di sangue, il corpo tutto ferito e lacerato. Vidi e udii la grande moltitudine che ad una sola voce, ben lontana dall'avere pietà di me, gridava chiedendo la mia crocifissione. 107 Le mie orecchie sentivano scandire: « Muoia! Sia condannato!» Oh, quali grida, quelle della folla! Sentii lo scherno di alcuni che ascoltavano quella numerosa e vile plebaglia che mi voleva condannata a morte. 108 Ricevetti la sentenza di morte. 109 Vidi la croce che, poco dopo, avrei sentita sulla spalle.


«Pilato disse: Prendetelo e mettetelo voi in croce. Per me, non ha fatto nulla di male » (Gv 19,6)

110 Il popolo, numerosissimo, come in una festa, aveva aspettato per vedere Gesù e aveva voluto udire la sentenza: ora gioiva all'udire la condanna a morte! 111 Sentii la durezza di tutti quei cuori: non si commossero al vedere Gesù flagellato, coronato di spine, condannato a morte! 112 Gesù, innocentissimo, non ebbe una parola contro quel popolo. Soffriva in silenzio. Tutto accettava, mentre il suo divin Cuore amava ancora più follemente. 113 Taluni Lo fissavano con compassione; altri con odio. Più oltre Gli apparve la Mamma; da un'altra parte la Veronica, poi ancora alcune donne. 114 La mia anima vide La grande montagna del Calvario e, sulla cima, già eretta la croce su cui dovevo essere crocifissa. Questa croce giungeva al Cielo: lo obbligava ad aprirsi e lo faceva risplendere.