amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

sabato 9 ottobre 2010

ALEXANDRINA M. da COSTA LA SALITA AL CALVARIO

LA SALITA AL CALVARIO

«Le guardie lo fecero andare fuori della città costringendolo a portare la croce sulle spalle» (Gv 19,17)

1 Ricevetti la croce. 2 Non la presi io: sentii che me la collocavano sulle spalle. 3 Piegata, schiacciata dal suo peso, vi caddi sotto nello stesso posto dove mi trovavo. 4 Mi pareva di sprofondare sotto il suolo. 5 Mi fece ricordare le mie crocifissioni: sentivo lo stesso peso della croce che mi faceva svenire. 6 Sotto quel carico schiacciante, come camminavo io? Come fossi un vermiciattolo della terra, nascosto in essa. 7 Camminavo per strade tristi. Sì, non c'era luce; erano cupe. Vi si udiva soltanto lo scherno e la gazzarra del popolo. 8 Tutta l'umanità riempiva quelle strade! La croce, Gesù, io, ci avvolgevamo in essa: era come un rullo che rotola sempre. 9 Camminavo morta lungo la salita del Calvario. E sopra la mia morte portavo la morte di tutta l'umanità: che peso su di me! 10 Sulle mie spalle non portavo solo la croce ma il mondo intero: lo sentivo bene.


La Madre si apre un varco tra la gente

11 Udivo il tumulto del popolo. 12 Era tutto un urlo e uno schiamazzo dietro di me. Non erano grida di dolore, ma di odio e di ingiuria. 13 Vedevo la moltitudine che mi accompagnava: pochi amici, quasi soltanto nemici! Gli amici si commuovevano; i nemici scaricavano staffilate sul mio corpo, senza compassione né pietà. 14 Il cuore sentiva anche le sghignazzate che venivano da lontano, dense di scherno e di soddisfazione. 15 Insieme a Gesù camminavano i due ladroni, con le proprie croci. 16 L'anima vide la Mamma, a volto quasi coperto, camminare tutta in lacrime, molto affrettatamente, alla ricerca di Gesù. 17 Si apriva un varco tra la gente, per vedere dove potesse incontrarLo. 18 mio cuore intuiva quanto soffriva il suo Cuore di Mamma e con quale ansietà Ella andava alla ricerca. 19 Il suo Cuore scoppiava e si dissolveva in dolore, facendo scoppiare e dissolvere in dolore quello di Gesù. 20 Per quanto non si vedessero, io sentivo l'unione, il dolore, l'amarezza dell'uno e dell'altro Cuore.


«Un gruppo di donne si battevano il petto e facevano lamenti su di Lui» (Lc 23,27)

21 Quasi al principio, Gesù cadde: si ferì gravemente il volto ed il petto. 22 Lo sfinimento, la tristezza e le ferite del Suo corpo si riproducevano nel mio. 23 Cadde un'altra volta; e caddi anch'io. 24 Nelle cadute, le spine penetravano sempre più profondamente: il capo era un solo dolore; il viso, pestato e insanguinato, macchiava ogni volta le pietre su cui batteva. 25 Il sangue colava - o meglio io sentivo come se colasse -; mi passava alle labbra, mi soffocava: talvolta mi mancava il respiro. 26 Per il carico schiacciante, camminavo curva e la ferita della spalla si aggravava. Poiché andavo molto curva, sentivo e vedevo cadere dai miei occhi al suolo frequenti lacrime di sangue. 27 Mi seguivano alcune donne: piangevano amaramente alla vista di tanti patimenti. Mentre camminavo, le fissavo con sguardi di compassione. Il cuore mormorava loro: « Non piangete per me, ma per voi. Piangete le vostre colpe: sono la causa dei miei dolori ».


Gesù invita a seguirLo, portando la propria croce

28 Davanti a me camminava Gesù con la croce sulle spalle. A volte girava indietro il suo santissimo volto: fissava su di me i suoi sguardi pieni di tenerezza, invitandomi a seguirLo e a portare per Lui la mia croce. 29 Sguardi tanto dolci che invitano e attraggono a sé le anime! Io non potevo resistere a quell'invito; non reggevo a quel dolore. 30 Abbracciai fortemente la mia croce e percorsi molta strada: amavo con tutto l'amore le spine che avvolgevano il mio capo. 31 Sentivo come se fossi io a portare sulla cima della montagna tutto quel carico, con tutti gli strumenti di martirio. Li portavo con tanto amore, li stringevo fortemente a me e li custodivo come fossero il più grande tesoro: erano le chiavi per il Cielo. 32 La croce gravava su di me. Ma Gesù non mi lasciò sola: mi accompagnò, mi aiutò a portarla.


L’amore Lo obbliga a salire

33 Caddi varie volte per il peso della croce. 34 Fui trascinata per vari metri mediante corde, con il volto a terra. Grandi ferite mi restavano sulle guance, per le carni lacerate che rimanevano sulle pietre, insanguinandole. 35 In una caduta lo sfinimento fu tale che non fui capace di rialzarmi. Un furore infernale mi tirò su con grande crudeltà: 36 Fui strascinata all'indietro per molti tratti! 37 Sentivo le corde alla cintola e al collo che mi tagliavano. 38 Ero come una palla che rotolava dall'alto in basso e dal basso in alto, tra le sofferenze. Ero la palla di divertimento dei carnefici! Scendevo, quando ero strascinata dal furore; salivo, quando la violenza mi faceva salire. Ma, soprattutto, mi muoveva l'amore. 39 I miei occhi si rifiutavano di fissare le miserie orribili che sentivo. 40 Andavo cieca nella direzione del dolore; ma ci vedevo bene nella direzione dell'amore: era l'amore che mi obbligava a camminare e a vincere. 41 Salivo il pendio con tutti i patimenti, ma lo salivo con tutto l'amore per dare la vita. 42 Più forte, assai più forte della furia degli aguzzini era la forza dell'amore che mi trascinava.


Incontra la Madre

43 Mi venne incontro la Mamma. 44 Mi guardò intensamente; io guardai intensamente Lei. Si unirono i nostri cuori nel medesimo dolore. 45 Quante cose si dissero l'un l'altro! Lo scambio dei nostri sguardi fu breve: dovetti proseguire maltrattata, spinta, strascinata. 46 Senza tempo per poterla contemplare, per causa della fretta di chi mi trascinava, mi restò il cuore legato a Lei. Camminavo sempre. Ella pure camminava, guidata dal mio sguardo, che Le aveva ferito e attratto il cuore e l'anima. 47 In tutto il percorso non perdetti mai l'unione con Lei: non trascinavo soltanto la croce, ma trascinavo anche Lei, o, meglio, trascinavo il suo dolore. 48 I nostri cuori, nel dolore, non si separarono: erano uniti come da due fili di corrente elettrica. 49 Mi accompagnò, lontana in apparenza, ma in realtà a me unita. I nostri cuori soffrivano in un solo cuore. Le nostre lacrime avevano la stessa amarezza, lo stesso dolore, gli stessi sentimenti. 50 I nostri cuori si parlavano ininterrottamente.


Bacia la terra nella quale si ferisce

51 Camminavo silenziosa: l'anima piangeva, mentre il cuore sanguinava. 52 Sopra di me pesava la montagna tremenda di tutta l'umanità. 53 Ansiosa di dare la vita, sentivo come se ad ogni passo facessi una scavatura nella roccia più dura: roccia che dovevo rammollire con il mio sangue. 54 A metà del cammino, grande fu la caduta e la scarica di flagelli sul mio corpo. 55 Rimasi con un ginocchio a terra e l'altro alzato. Ad uno strattone brutale delle corde, che pareva più infernale che terreno, caddi in avanti. Le spine del capo si confissero profondamente; il mio viso si ferì sino a mostrare le ossa. Le labbra mi si aprirono insanguinate; e baciavo la terra nella quale mi ferivo. 56 Gli sguardi della mia anima si estesero sull'umanità. Quali sguardi! quante cose esprimevano! A quante cose la invitavano!


Il gesto coraggioso della Veronica

56 Procedo piagata in tutto il corpo: i miei occhi ed anche le orecchie gocciolano sangue. Il mio capo è soltanto spine bagnate nel sangue. Ad ogni strattone violento delle corde, le mie ossa paiono slogarsi. 57 Mi viene incontro una donna, la donna diletta che ha compassione del mio dolore. Con quale delicatezza e amore mi pulisce il volto dal sudore, dal sangue, dalla polvere! Vincoli della più stretta amicizia legano i nostri cuori. E indicibile ciò che vorrei dire di lei; le lodi che vorrei farle. Come vorrei che si parlasse di questo suo atto tanto eroico! 58 Sento che il mio volto e l'amore del mio cuore - che non è il mio amore - restano impressi nella tela. 59 Ella la stringe al cuore, come il maggior tesoro; e lo è, in verità! 60 Quel ritratto senza uguale sarà contemplato sino alla fine del mondo. 61 Gesù non soltanto le lasciò il Suo volto impresso, ma le donò insieme, come premio, il suo Cuore infiammato di amore. Quale gratitudine, quella di Gesù! 62 Quale grande ricompensa ricevette da Lui! 63 Sapessi anch'io amare Gesù come Lo amò la Veronica!


In una caduta sviene sotto il peso della croce

64 Caddi sotto il peso della croce. Un braccio della medesima mi colpì il petto e mi ferì il cuore. Rimasi svenuta per alcuni istanti. Gli aguzzini mi fissarono incuriositi, credendomi morta. Un nuovo furore mi strascinò con forza, facendomi urtare nelle pietre della strada: nuove fonti di sangue furono aperte dalle spine del mio capo. Ma, anche così, dal mio cuore sgorgava solo amore e compassione per gli aguzzini. La marcia riprese, ancor più accelerata; la rabbia degli aguzzini bramava di vedermi sulla cima del Calvario: volevano completare i loro malvagi intenti. Gesù sussurrava nel mio cuore: « Perché mi ferite così, se vado a morire per voi? ». 65 La Mamma, con le mani incrociate, seguiva Gesù, trafitta di dolore. 66 Lo seguiva in doloroso pianto. Alcune donne La accompagnavano. 67 Gesù camminava, ma come chi guarda indietro, per fissare la sua Madre benedetta. 68 Che dolore, quello della Mamma, per non poter avvicinarsi a Gesù e rialzarLo nelle sue cadute! Avrebbe voluto baciarLo, pulirLo, lavargli le ferite con le sue lacrime. 69 Dietro camminava una donna: non le vidi il volto, ma solo una folta capigliatura sciolta.


«Fermarono un certo Simone nativo di Cirene; gli caricarono sulle spalle la croce e lo costrinsero a portarla dietro a Gesù» (Lc 23,26)

70 Stavo per spirare ad ogni passo. Caddi, e sopra di me cadde la croce. Non per pietà, ma per timore volevano qualcuno che la portasse. Vi fu chi continuò a portarla: non per amore, ma per imposizione. 71 Questo aiuto non fu volontario: non ne ricevetti consolazione. 72 Tuttavia sentii che il mio cuore gli dispensava tanto amore. 73 Fu solo verso la cima della montagna che mi fu tolta la croce. Ma io sentivo come se ne portassi sempre il peso. 74 Camminavo quasi senza vita e come se portassi la croce. Il sangue che versavo si trasformava in legami che mi univano ad essa. 75 Le labbra erano serrate, ma il cuore pareva parlare a tutti per mostrare a tutti il suo amore. 76 Amava chi, nel viaggio, mi confortava e dava prove di affetto; amava chi mi maltrattava e disprezzava. 77 Il mio cuore pareva coprire tutta la Terra. 78 Pareva che un cuore tanto amante non potesse essere contenuto nel mio petto. Il suo amore pareva bruciare tutto il mio essere.


La sete ardente del cuore è la forza del suo camminare

79 Una Vita dall'alto sosteneva il mio corpo, già quasi cadaverico. 80 Era in uno stato peggiore di quello di un lebbroso in disfacimento. Il cuore avanzava ansioso: doveva vincere, doveva morire per le anime. 81 La sete del cuore, sete di morire, sete di aprire il Cielo per fare apparire e brillare il sole nelle anime, cresceva, si faceva sempre più viva quanto più si approssimava la cima e il momento di dare la vita. Sete insopportabile, sete indicibile: sete che non era mia. 82 Le mie labbra moribonde avevano una sete ardente, ma il cuore era ancora più assetato: voleva bere l'amarezza fino all'ultima goccia; tutto voleva soffrire, perché aveva amore per tutti. Tutto voleva dare per tutto ricevere. 83 La sete ardente che portavo nel cuore era la forza del mio camminare.


Montagna di morte per Gesù, di vita per l'umanità

84 La vita fuggiva! la cima non arrivava! 85 La montagna si innalzava, si innalzava. 86 Pareva giungere alle nubi! 87 Era tanto alta: dalla terra giungeva al cielo! E io, senza forza per salire! 88 Quanto più camminavo, più venivo meno; mentre più alta, difficile e dolorosa io vedevo la montagna. 89 Quanto più si approssimava la fine, più difficile diveniva la salita: più agonia, più sangue, più abbandono, più dolore. 90 Non potevo fare un passo senza sentire le mie carni disfarsi e i miei nervi distruggersi. 91 Gli sbocchi di sangue erano quasi continui. Lo sfinimento mi piegava a terra. 92 Tutte le sofferenze che mi vedevo davanti mi premevano sul cuore: era un'oppressione che lo soffocava e gli toglieva la vita. 93 Un amore irresistibile mi legava sempre più alla croce. L'amore oltrepassava tutti i dolori. 94 In questa follia di amore si approssimava la cima. Per me e per Gesù che in me saliva era montagna di morte, ma stava per diventare montagna di vita per l'umanità. Il dolore aumentava insieme all'amore.


L’anima comprende i misteri della sofferenza

95 Tutto il mio vivere era immerso nella Passione dolorosa di Cristo. Il mio cuore, ardente di amore, era legato al Padre celeste: era Lui che amavo; era per Lui che amavo le anime. 96 Andavo, o mi pareva di andare, attraverso un altro mondo, superiore a questo, mentre il mio cuore qua in basso soffriva il dolore più triste e profondo. Era tanto piccolo per tanto soffrire! 97 Il cuore amava e là, sulla cima che giungeva al cielo, l'anima vedeva la croce di Gesù e Lui in essa confitto. Io dovevo unirmi a Lui. 98 La croce era un faro di luce che entrava nel mio petto a illuminare tutto. Me ne sentivo attratta. Per abbracciarla, per possederla, continuavo a camminare. 99 Era croce di trionfo, che brillava più del sole. 100 Il mio cammino è spine e sangue; e Gesù, tutto ferito, è croce, dolore e amore. 101 Quali segreti indicibili vedeva la mia anima in così grandi sofferenze, in tanto doloroso viaggio e, infine, sul Calvario! Le tenebre nere della notte non impedirono che l'anima potesse sondare tutti quei segreti, che solo la sapienza di un Dio può e sa rivelare. 102 Erano segreti, misteri di Redenzione. 103 Unita a questa sapienza, di cui nulla so dire, io mi sentii obbligata a soffrire e ad agonizzare.


« Cammina! Io ti aiuterò »

104 Andavo lungo il Calvario, triste ed umiliata. Sempre lo stesso verme ad aprire il cammino, senza perdere la Vita del Cielo. 105 Erano tali e tante le sofferenze, che io non reggevo: mi sentivo mancare, non ne potevo più. 106 Rimase esausto il corpo; rimase sfinita l'anima. 107 Mi apparve Gesù con il suo Cuore divino, non sofferente, ma pieno di gloria. Da tutto il suo corpo santissimo, ma con maggiore abbondanza dal suo costato aperto, uscivano raggi brillanti di fuoco, che venivano verso di me. Gesù alzò le mani e, con un dito puntato verso il Cielo, mi disse: « Cammina, che io ti aiuterò ». 108 Camminavo facendo cadere, come rugiada di solo amore, molte lacrime su Gesù e la sua croce. Andavo, ma non portavo la croce: non portavo nulla. Qualcuno la sosteneva e portava per me. Era Gesù il cireneo di tutti i miei giorni, il cireneo di ogni momento della mia vita. 109 Il mio cuore non si distaccava da Gesù: solo da Lui aspettavo la forza. I miei occhi non potevano distaccarsi dal cielo. Camminavo, ma sempre con gli sguardi ben fissi là. Il Cielo, il Cielo, il fine di tutto il mio soffrire! Dare onore e gloria al mio Dio e salvare le anime. Accettare e fare la volontà del Padre. 110 Benedetta la croce! Benedetto Gesù che così me la dà!


L'amore vince, nonostante tutto

111 Il cuore ansimante sembrava scoppiare per i forti desideri di scorgere nuovi mondi di purezza e di amore da consegnare a Gesù. 112 L'amore vinceva, nonostante che mi sembrasse di trascinare a fatica con me il mondo. 113 Non ero io che camminavo: era un'altra Vita che il mio essere aveva. Questa Vita apriva un nuovo cammino nei cammini dell'amarezza. Però questi restavano rammolliti, irrigati col mio sangue. 114 Il mio corpo dava sangue, come una fontana pubblica: irrigava i cammini per cui passava. 115 Mi pareva che fossi io a spargere sangue lungo il Calvario; ma, nello stesso tempo, il sangue di Gesù irrigava me e mi apriva una nuova via che mi conduceva al suo divin Cuore. Era via unica, la Via di salvezza. 116 Sentii che Gesù mi portava con Sé. Egli era il viandante e il condannato. Era Colui che soffriva. Ma trasmetteva il suo dolore al mio cuore. 117 La strada al suo divin Cuore rimaneva aperta. Tutti avevano il permesso di percorrerla. Pareva scavata tra massi di pietra, dai quali si potevano ricavare capolavori; ma era necessario che fossero irrigati con il sangue di Gesù, e lo erano, in verità. Ma non bastava ancora: era necessario dare la vita. Ed erano questi gli aneliti di Gesù.


Che stanchezza mortale al termine della salita!

118 Ormai vicino alla cima della montagna, sentivo Gesù morire. Non poteva più fare un passo: faceva più strada trascinato crudelmente, di quanto ne facesse coi suoi piedi. Non ci vedeva per gli occhi incollati dal sangue. E il suo santissimo corpo era gelido, prima ancora di essere sulla croce. 119 Alla fine del viaggio, sentii nel mio cuore che Gesù cadde. Voleva rialzarsi e non poteva: i vestiti si impigliavano; lo sfinimento non glielo permetteva. Gli aguzzini Lo trascinarono con le corde per alcuni metri. 120 Nel mio cuore Lo vidi e Lo sentii innalzare gli occhi al Cielo in atteggiamento di chiedere soccorso. 121 I suoi occhi divini, serrati o quasi verso il mondo, erano aperti verso il suo Eterno Padre. 122 Io sentivo in me lo sfinimento di Gesù. Volevo salire e non potevo. Volevo aiutarLo ma, terra come ero, non mi era possibile. 123 Che stanchezza mortale, al termine della salita! 124 Che dolore, il mio: lasciare Gesù tanto solo! 125 In tutto mi associai a Lui e con Lui volevo morire, per quanto vedessi che era una morte spaventosa. 126 A tutto mi assoggettai, vincendo la mia ripugnanza per amore di Gesù. 127 Fu tanto lungo il viaggio! Non mi parve di alcune ore, bensì di anni, di molti anni.


SULLA CIMA DEL CALVARIO


Si offre alla morte

1 Giunsi senza forze, senza vita. Portavo nel cuore un peso immenso. 2 Caddi sfinita con il volto a terra presso la buca già aperta, nella quale doveva essere piantata la croce. 3 Sentii come se venisse sopra di me un mondo di belve. Che rabbia e che peso immenso mi scancarono addosso! Il cuore rimase oppresso e pulsava in grande afflizione: mi pareva spirare ad ogni istante. 4 Che sconforto sento in me! E sconforto di amore. Tutto mi causa orrore: la morte! la morte, l'abbandono, o mio Dio! In ginocchio, alzo gli occhi all'Eterno Padre. Gli dò il mio segno di accettazione a tutto. Mi offro alla morte. Abbasso gli occhi: li raccolgo in me e, nell'abbraccio più intimo, stringo tutto al mio cuore. 5 Abbracciare quello che mi causa tedio e nausea!


Viene spogliato

6 Mi tolsero le corde che mi cingevano il collo e la cintola: dolori atroci! Mi erano penetrate nella carne, inzuppandosi di sangue. Mentre venivano strappate, mi lasciavano sul corpo segni di grandi ferite. 7 Quando mi spogliarono, lo fecero con tanta furia che strapparono brandelli di carne insieme alle vesti: dolori violenti! 8 Gli occhi non potevano aprirsi per il sangue, ma la vergogna mi obbligava a mantenerli più strettamente chiusi: essere spogliata in pubblico! 9 Soltanto la Grazia divina poteva tenermi in piedi. Mi esprimo meglio: non dico di me, ma di Gesù. 10 Subito sentii che la Mamma voleva, con il suo manto, coprire Gesù che era in me. 11 Rivissi la vergogna di Gesù: una cosa tanto profonda! non so che nome darle. 12 Quale nudità, la Sua, quale pudore senza uguale! 13 Tutto il corpo ne tremò; il volto rimase come infuocato. 14 Furono molte le risate di scherno che echeggiarono su tutto il Calvario! 15 Di tanto in tanto Gesù alzava verso il Cielo i suoi sguardi; poi li abbassava di nuovo, per più intimamente soffrire nel suo cuore.


« Mi hanno traforato mani e piedi. Una turma di iniqui mi guardano sprezzanti » (Sal 21,17)

16 Mi distesero sulla croce. 17 Sentii come se fossi io stessa a distendermi sul legno e a porgere mani e piedi per essere crocifissa. Era un abbraccio eterno alla croce, all'opera di Redenzione. 18 Le membra di Gesù stavano nelle mie e nel mio stava il suo divin Cuore. Eravamo noi due in un solo corpo a soffrire. Fu violentissima la crocifissione. Sentivo come se mi strappassero le braccia, e le gambe, tanta era la forza con cui le tiravano, per farle giungere al punto segnato sulla croce. 19 Che grido doloroso di soccorso uscì dal mio intimo verso l'Eterno Padre! Che sguardi supplichevoli uscirono dai miei occhi a fissare il firmamento per indurlo a compassione! 20 Vidi il soldato che, con grande crudeltà, dava le martellate: era impavido, aveva lo sguardo crudele e terrificante. 21 Lo vedevo sollevare il martello in alto, e, con tutta forza, farlo cadere sul chiodo. 22 Dentro al mio petto risuonavano i colpi di martello. Rimasi con i miei polsi e piedi aperti, come fossero trafitti: 23 sentivo che dalle ferite dei chiodi uscivano zampilli di sangue. 24 Provai come se un altro chiodo, più rude e doloroso, mi venisse confitto nel cuore.


Le martellate rimbombano lontano, ma non commuovono i cuori

25 Fu dolorosissima l'apertura delle piaghe. 26 Sentii come se i chiodi mi trapassassero tutti i nervi. 27 Non sentii lacerarsi soltanto i piedi e le mani, ma tutto il petto: pareva non avere più nulla dentro; tutto era stato svuotato. 28 Il dolore crebbe tanto che, se non fosse per un miracolo, quell'istante sarebbe stato l'ultimo della mia vita. 29 Quando poi la croce fu rivoltata, per ribattere i chiodi, il mio volto fu molto ferito contro il suolo e uscì dalle labbra un fiotto di sangue. 30 Quando fu doloroso lo scorrere un po' indietro dei chiodi ribattuti! 31 Tutti i dolori delle ferite e la furia dei soldati si ripercuotevano nel mio cuore e sentivo come se i soldati me lo rompessero e triturassero a morsi, tanta era la loro rabbia! 32 Vedevo le lingue bestemmiatrici che imprecavano contro di me. 33 Il mio calvario, il mio calvario! 34 Fu Gesù ad essere ferito, non fui io. Ma non so esprimermi in altra forma. 35 I colpi che conficcavano i chiodi non si estendevano soltanto per il Calvario, ma parevano echeggiare nel mondo. 36 Né le forti martellate che rimbombavano lontano, né la vista di tanto patire commuovevano i cuori!


«Con Lui crocifissero altri due, uno da una parte e l'altro dall'altra» (Gv 19,18)

37 Crocifissa, fui sollevata in alto. 38 Quali dolori sentii in tutte le piaghe, quando lasciarono cadere tanto pesantemente la croce nella buca! Mi parve di cadere in un pozzo! 39 Per gli scossoni della croce, si rincrudirono di più le ferite delle spine. Ne sgorgò una pioggia di sangue che mi bagnò il viso. 40 Il mio corpo era coperto di spine, come fosse un riccio: era tutto dolore, era tutto sangue. 41 In croce, non cessai più il mio grido al Cielo: « Aiuto, aiuto! ». 42 Fui con Gesù tanto inchiodata al Suo dolore che non vi era nulla che ci separasse. 43 Ai lati di Gesù furono crocifissi i due ladroni. Io sentivo che le loro sofferenze, le loro croci aumentavano il carico su di me: sopra la croce di Gesù che era in me. Sentivo uscire dal Cuore divino di Gesù lo stesso amore, le stesse grazie; uno le accettava, l'altro le respingeva.


«Accanto alla croce stavano alcune donne: la Madre di Gesù... e il discepolo preferito» (Gv 19,25-26)

44 Cuori tanto afflitti circondavano la croce! 45 Giovanni, le tre Marie... 46 Ma il cuore della Mamma non assomigliava per nulla a quello degli altri. 47 Con gli occhi fissi su Gesù, Ella agonizzava con Lui, mentre due fonti di lacrime scorrevano per il suo volto. 48 Gesù non vedeva con i suoi occhi umani il pianto della cara Mamma, perché li teneva ora chiusi, ora alzati al Cielo; ma tutto vedeva ed udiva con i suoi occhi e orecchi divini. 49 Penetrava tutto il dolore che nel più intimo del cuore La faceva agonizzare. 50 Dall'alto della croce sussurrava: « Mamma, Mamma mia, persino tu mi sei di martirio! Il tuo dolore aumenta il mio: neppure tu puoi darmi sollievo! ». 51 Ella mormorava: « Tu mi sei figlio, io sono tua madre: la mia agonia è la tua agonia ». 52 La Mamma, quanto ha sofferto con Gesù! Sulla croce, era Lui con Lei un solo cuore, una sola anima, un solo dolore, un solo amore. 53 Io, come Gesù, volevo asciugare le lacrime della Mamma, prenderLa in grembo per farLe ciò che Ella ben presto avrebbe fatto a Gesù, già morto. 54 Sentivo continuamente il bisogno di abbracciare me stessa, per stringere di più in me il cuore della Mamma. Più Ella soffriva, più io La amavo, più La sentivo mia Madre. 55 Sulla croce eravamo noi tre nel medesimo dolore.


«Gli abiti miei dividono fra loro, sulla mia veste gettano le sorti» (Sal 21,19)

56 Vidi ammucchiare le vesti di Gesù, poi tagliarle e sorteggiarle. 57 Sentii come se la spada avesse fatto nel mio cuore il grande taglio fatto sul mantello rosso: non ferì il panno, ma ferì me. 58 Mi ferì la malvagità crudele con cui lo fecero. 59 Alcune parti delle vesti, molto inzuppate di sangue, si incollavano nella mia anima. Come le sentii al vivo! Sangue, e carni dell'innocente Gesù, nei pezzi delle sue vesti! 60 Per il peso del corpo, le piaghe si laceravano sempre più; 61 il sangue cadeva dalle mani e dai piedi in abbondanza. 62 Per la violenza del dolore sentii come se si aprisse anche una vena presso il cuore: ne uscì molto sangue che si diffuse nel corpo per poi sgorgare da tutte le ferite. 63 Sentivo tutte le piaghe, ma più vivamente quella della spalla; mentre la cintola pareva essere ancora tagliata dalle corde. 64 I nervi vibravano: pareva che si contraessero. 65 Il dolore raggiungeva il suo apice.



Quale brama di vederLo scomparire ad ogni costo!

66 Ho sentito stringere il casco di spine sul capo: mi causò tanto dolore da farmi perdere quasi i sensi; il cuore quasi cessava di palpitare. Non erano mani che nell'alto della croce mi comprimevano fortemente il casco, ma era il rancore più che infernale di tanti cuori. 67 Sentivo come se mi flagellassero e sputacchiassero, pur essendo in croce. Sentivo i flagelli nell'anima, come se mi fossero dati nel corpo. 68 Nell'udire le ingiurie più infamanti, sentivo scorrere sul mio corpo rivoli di un sudore di morte. 69 Mi pareva che tutto il corpo e l'anima fossero stracciati dal dolore, a somiglianza di una tela strappata filo per filo. 70 Mi costò tanto la crudele ingratitudine di quella gente sprezzante ed altera che affollava il Calvario! 71 Sentii che in molti cuori aumentava l'odio, l'avversione contro Gesù, la brama di vederLo scomparire dai loro sguardi; fosse come fosse, costasse ciò che costasse. 72 L'innocentissimo Gesù era in un gemito continuo.


La Passione di Cristo si rinnova in ogni tempo

73 Onde di insulti, tormenti, malvagità cadevano su di me. 74 Non sentivo solo i maltrattamenti del Calvario, bensì quelli dell'umanità intera. 75 Io vedevo tutto attraverso i tempi, tutto. 76 Dalla croce osservavo i mali che nel mondo intero, nello scorrere dei tempi, avrebbero rinnovata la Passione di Cristo, che di me si era rivestito. 77 Sentivo gli affronti di tutta l'umanità, persona per persona: alcune infierivano con la massima crudeltà e malvagità; altre, forzate, e persino incoscienti del male che facevano. 78 Sentivo tutto; tutto mi stava davanti: il passato, il presente, l'ingratitudine e la malvagità del futuro. 79 Volevo poter piangere le mie colpe e quelle di tutta l'umanità; volevo il dolore e il pentimento della Maddalena; ma no, non lo avevo! Avevo solo ansie di abbracciarmi alla croce per amore di Gesù. 80 Mi sentivo abbracciata ad essa. Volevo soffrire, volevo morire. 81 Il mio calvario morto aveva lacrime; queste lacrime immergevano in sé l'umanità intera. Questa morte gridava ed insieme aveva un dolore infinito e ansie infinite di dare la vita.


Dall'amore per la croce nascono alberi di vita

82 Io, crocifissa, continuavo a sentire che il mio corpo non era se non un cadavere. La mia vita era Gesù nel mio cuore. Io morta, ma con Lui andavo a vivere. Il suo divin Cuore in agonia beveva avidamente tutta la sofferenza, nell'ansia di comunicare a me la sua Vita e farmi vivere di essa. 83 Vedeva chiaramente che il suo dolore era manna, balsamo fecondo, vita per le anime. 84 Mi parve che il mio cuore si trasformasse tutto in quello di Gesù: era tutto amore. Aveva una sete divoratrice di sofferenza, perché vedeva che soltanto questa, con la morte, poteva dare la vita e aprire il Cielo. Mi consegnai, mi diedi tutta al martirio. 85 Rimasi sulla croce e fui la croce. Dal mio cuore uscirono legami che la avvinsero: erano legami di amore. Questo amore mise radici dalla croce verso la Terra; da esse nascevano alberi fiorenti, alberi di vita. Io fui tutto questo e da tutto questo fuggii. 86 Il Cuore divino di Gesù non cessava in me di amare. Era dentro al mio cuore che Egli amava l'umanità intera. E io non potevo cessare di amare la croce: vedevo e sentivo che soltanto la croce era vita. 87 A braccia aperte e occhi al Cielo, mi offersi al Padre come vittima; all'umanità offersi il cuore e l'amore.


Il Cuore, prima che dalla lancia, è aperto dall'amore

88 Il sangue irrigava il Calvario. Ed era come se irrigasse il mondo intero, tutto lì presente. 89 Vedevo che il mondo fuggiva da quel sangue, ed io volevo salvarlo: con altro mezzo non può essere salvato. 90 Erano tanti coloro che lo disprezzavano e lo fuggivano a passi da gigante! E Gesù, folle di amore, senza poter staccare le braccia dalla croce, li chiamava e li invitava ad entrare nel suo divin Cuore aperto. 91 Desiderava liberare le braccia per mostrarlo al mondo e dirgli: « Prima di essere trafitto dalla lancia, è squarciato dall'amore: è per riceverti! ». 92 Il Cuore era aperto in un abisso infinito di amore e di perdono. 93 Gesù amò, Gesù ama; Gesù perdonò, Gesù perdona. Bontà incomparabile! 94 La sua risposta a tutto era ed è: amare, amare di un amore infinito. 95 La strada al Cuore divino di Gesù era sempre aperta; era luminosa. Dava passaggio a quanti volevano. Oh, se la mia anima nella sua ignoranza sapesse mostrare la bellezza infinita di quella strada che, allo stesso tempo, era per Gesù motivo della più grande agonia! Tanto piccolo era il numero di coloro che andavano al suo Cuore ansioso; tanto grande era quello di coloro che si staccavano da Lui e fuggivano per sentieri errati!


« Ricevi, Padre mio, l'incenso di questo amore! »

96 Gesù voleva offrire tutti all'Eterno Padre. E io li volevo offrire a Gesù. Tanti ricusavano di entrare nel Cuore divino! Che umiliazione! che vergogna! A nulla valevano le sofferenze di Gesù ed il suo sangue sparso! A nulla valeva il mio martirio. Gesù stava mortificato davanti al Padre suo. E io stavo mortificata davanti a Gesù. La mia agonia aumentava al massimo. Gesù, prendendo il calice del mio cuore, lo sollevò, lo offerse ripetute volte all'Eterno Padre dicendo: « Ricevi, Padre mio, il tributo di questo martirio, l'incenso di questo amore! » In verità io volevo avere sempre un turibolo di incenso di amore da offrire a Gesù. 97 In un martirio dolorosissimo di anima e di corpo, durante le tre ore di agonia, fissai il Cuore divino di Gesù. 98 Volevo tanto soffrire io sola, al posto suo; e non riuscivo a nulla. Offrii con Lui, con Lui agonizzai. 99 Con gli occhi dell'anima al Cielo e il cuore in Dio, accettai tutto: amavo e, poiché amavo, soffrivo.


« Padre, perdona loro, che non sanno ciò che fanno! » (Lc 23,34)

100 L'anima di Gesù piangeva; io sentivo le sue lacrime. Udivo questo gemito del suo Cuore: « Figli miei, perché mi ferite? Perché vi comportate così? ». 101 Nel ricevere gli insulti e i maltrattamenti, sospirava silenziosamente e mormorava: «E’ così che mi amate? È così che ricambiate il mio amore?». Ma subito aggiungeva: « Padre, perdona loro, che non sanno ciò che fanno! ». 102 Il Cuore amava tanto: pareva lanciarsi ai piedi di ogni creatura per chiedere di lasciarsi conquistare. 103 Sentii nell'anima come uno scroscio di flagelli: non perché gli aguzzini mi flagellassero in quel momento, ma perché desideravano farlo. Gesù, dentro al mio petto, già quasi moribondo per il dolore angustioso causato da quelle cattive intenzioni, alzò gli occhi all'Eterno Padre e mormorò: « Padre mio, mi costa la ingratitudine; ma perdona loro che non mi riconoscono per Tuo figlio! ». 104 Sentii che Gesù dal Calvario estendeva gli sguardi a tutta l'umanità. 105 Palpitava di amore per il mondo indurito e colpevole; palpitava di dolore nel chiedere al Padre compassione.


« L'ora » di Cristo e di Maria

106 La Madre, presso la croce, univa le sue lacrime a quelle di Gesù. Come Gesù amava! 107 Vidi le sue lacrime e forza d'animo: si teneva ritta in piedi con gli occhi fissi nel suo Gesù. 108 Contemplava le Sue piaghe, vedeva il Suo sangue scorrere dalle carni lacerate! 109 Voleva abbracciarLo, pulirgli il volto coperto di sputi e di polvere, tutto insanguinato, e raccogliere così ogni goccia del prezioso sangue, che era anche suo. 110 Voleva fare a Lui ancora vivo, quello che Gli avrebbe fatto dopo morto. 111 Avrebbe voluto che le sue braccia divenissero ali per poter volare fino sulla croce ad abbracciare il suo Gesù ed unirLo di più a sé. Unione senza uguale! follia di dolore e di amore! 112 Vi erano nei loro Cuori santissimi il medesimo dolore ed i medesimi aneliti: accogliere e custodire per sempre il mondo intero, tanto ribelle e crudele. Come la Mamma amava! Io partecipai del medesimo amore, del medesimo dolore, della medesima letizia.


Invoca il Padre

113 Gesù a stento poteva muovere le labbra per gridare invocando l'Eterno Padre; ma il suo cuore stava in un grido continuo. 114 Questo si elevava al Padre, ma era per il mondo, che, duro e sordo, non lo ascoltava né si commuoveva. 115 Sul Calvario tutto passava inosservato: il grido, già moribondo, non entrava negli orecchi né penetrava nei cuori. 116 Poche volte Gesù innalzò gli sguardi all'Eterno Padre, ma gli occhi della sua anima erano sempre fissi in Lui. 117 Con Gesù sospiravo anch'io, con Lui gemevo, con Lui mi condolevo per la povera umanità. Ai suoi occhi divini univo i miei, già quasi moribondi; li innalzavamo al Cielo in grande agonia per chiedere soccorso. 118 O agonia tristissima, o tenebre angosciose! 119 O mondo, o anime, quanto ci amò Gesù. AmiamoLo noi pure! Il nostro dolore, in paragone al suo, è un nulla. Fu un dolore infinito, fu dolore di un Dio fatto Uomo. AmiamoLo, amiamoLo senza cessare! AmiamoLo giorno e notte. Il mio cuore va, come un uccellino smarrito, a mendicare amore, sempre amore per Gesù.


Il Padre esige la riparazione

120 O cuore amo tanto, tanto che non ricusò di rivestirsi di tutto il fango immondo, per consumarlo in sé e farlo scomparire. Amò tanto, tanto che si consegnò al Padre come reo di ogni colpa, per ripararla. Amò follemente fino a dare la vita, perché noi possedessimo l'eterna Vita del Cielo. 121 Ero abbandonata dall'Eterno Padre! Gridai, ma senza essere ascoltata. 122 Sentivo Gesù in croce, sulla croce che ero io. E in me era Lui pure. Era indispensabile un aiuto; era necessario un conforto. Invece di aiuto e conforto, sentii come se il Cielo si abbassasse con tutto il peso della sua giustizia per schiacciarmi fortemente contro il grande legno della croce. L'agonia aumentò e con essa l'abbandono. L'Eterno Padre non dava conforto. Esigeva solamente la riparazione. Era il Giudice a chiedermi conto di tutte le colpe dell'umanità. « Padre mio, Padre mio! Già ho dato tutto; già ho sparso tutto il mio sangue! » 123 Il peso della giustizia divina sopra di me era molto grande, infinito: pareva strapparmi dalle braccia della croce per sprofondarmi nella Terra, per essere la Terra stessa!


« Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Mc 15,34)

124 Era notte, tremenda notte! 125 O agonia, o abbandono, o oscurità! 126 Gridai, gridai senza desistere: « Padre, Padre mio! Persino Tu mi lasci? persino Tu mi abbandoni? ». 127 Non ero io che gridavo: era il mio cuore. Non ero io che volevo gridare, ma mi obbligavano la violenza del dolore e l'agonia. 128 Sgomenta per le tenebre e l'abbandono, udivo uscire dal cuore molte e molte volte il grido: « Padre, Padre, Padre! Non distogliere da me il Tuo volto! Non allontanare da me i Tuoi sguardi! ». 129 Il mio grido doloroso e moribondo echeggiava in fondo alla montagna: 130 echeggiava come dinamite nella roccia. Ma il Cielo, sì, il Cielo pareva chiuso per me. 131 Rimasi sulla croce con Gesù ed Egli con me, nell'attesa di dare la vita per nuove vite. Nell'estrema agonia, Gesù dentro di me gridava: « Padre, Padre, Padre mio! ». Il mondo, come risposta a questo grido di agonia, dava crudeltà, più crudeltà; ingratitudine, più ingratitudine.


« Figli miei, ho sete di voi! »

132 Sentivo una sete bruciante e il più grande degli abbandoni. Uscì dal mio cuore questo grido: Ho sete, ho sete! ». Compresi che era di Gesù e mi ricordai che Egli aveva sete di anime. 133 L'amorosissimo Gesù, tra gli insulti, sentiva la sete divoratrice del suo divin Cuore e sussurrava, pieno di tenerezza e di affetto: « Figli miei, ho sete di voi! È così che mi saziate? ». 134 Nello stesso istante sentii passare sulle mie labbra, una e poi un'altra volta, una spugna. La sete delle labbra rimase; quella del cuore aumentò! 135 Era sete tanto ardente, che solo l'amore dei cuori del mondo intero poteva saziare. 136 Il grido continuava: « Non è la sete delle mie labbra, che voglio saziata; bensì quella del cuore: è sete di anime! ». 137 Fino all'ultimo momento, fu questa sete la vita di tutto il mio soffrire.


L’amore, unito alla grazia, trionfa sul dolore

138 Sulla cima, non perdetti l'unione con il Padre. 139 Sentivo in me due vite, o due nature: una che non resisteva a tanto dolore; l'altra che tutto vinceva. 140 Mi portava ad agonizzare la visione di tutti i crimini, delle ingratitudini e malvagità dell'umanità intera. 141 In queste ore di agonia, fu la vita divina che vinse nel mio corpo piagato, cadaverico. L'amore, unito alla grazia e alla vita divina, trionfò sul dolore, trionfò sulla morte. 142 Io davo al mondo la stessa Vita che io ero, che dal Padre ricevevo. 143 Ancora prima di spirare sentii che mi trafissero il cuore: questo dolore mi fu anticipato, perché, una volta morta, non lo avrei potuto sentire. 144 Sentii la lancia aprirmi il costato ed entrare fino ad attraversarmi il cuore: il taglio fu come di spada affilatissima. 145 Con il cuore in quello stato, lanciai uno sguardo al mondo e dissi: « È per te che sto così! » 146 Gridai al Padre, ma sempre rassegnata.


«Venuti per vedere lo spettacolo se ne tornavano a casa battendosi il petto» (Lc 23,48)

147 Si fece buio sul Calvario. 148 Molti di coloro che mi avevano fatto soffrire discesero spaventati: andavano a nascondersi gli uni dietro agli altri, come formiche nel proprio formicaio. 149 Erano spaventati: temevano qualche ulteriore avvenimento. Era il timore e non l'amore la causa del loro sgomento! 150 A poco a poco il Calvario rimase nel silenzio. Si udivano soltanto i sospiri di Gesù. Regnava il dolore, aumentato dal rancore di molti cuori che, soffocati non so da che, non parlavano più. 151 Dopo i maltrattamenti, le bestemmie e le calunnie, rimasi a sentire quel silenzio del Calvario: 152 un silenzio saturo di rimorsi. Solo due Cuori, molto uniti come se fossero uno solo, si parlavano l'un l'altro: erano un solo dolore, un solo amore. 153 La Mamma, ai piedi della croce, ferma come una statua, quasi moriva di dolore. 154 Io sentivo che dal Cuore di Gesù scendevano verso il Cuore della Mamma molte grazie, molta vita, molto amore. Tutto questo Le alleviava l'indicibile dolore e Le dava vita per mantenersi salda senza crollare, fino a che Egli spirasse. 155 Soltanto con la forza divina Ella resistette senza svenire.


« Non posso fare di più »

156 Nel mio petto sentivo il respiro affannoso di Gesù. 157 Unito al mio, palpitava pure il suo divin Cuore. 158 Palpitava con tanta forza e rapidità che un battito non dava tempo all'altro. Le sue divine labbra impressero in me, come in un disco: « Ho sete! ». Il mio cuore, nel sentire questo, comprendeva la sete di Gesù; gli disse: « Almeno potessi io saziarTi! ». 159 Gli occhi agonizzanti di Gesù rimasero nella mia anima un poco socchiusi a fissare il Calvario, l'umanità. 160 Si serrarono poi ed Egli mormorò: « Sto per morire. Traete profitto dal mio divin sangue e dalla mia morte, se volete salvarvi: muoio per darvi il Cielo ». 161 Gesù era esausto: anelava morire per dar luce e far vivere. 162 Il suo divin Cuore diceva: « Figli miei, figli miei! Vi amo tanto fino a morire per voi! 163 E' giunta l'ora dell'amore: muoio per voi; non posso fare di più ».


« Madre mia, accetta il mondo »

164 Sentivo che il mio cuore stava abbarbicato con radici di amore a tutti i cuori umani. 165 E’ la loro ingratitudine, sempre a ferirmi, sempre a portarmi alla morte. 166 Riuscii a sussurrare a tutto il mondo: « Può, la tua ingratitudine esigere di più da me? ». 167 E alla mamma mormorai: « Madre mia, accetta il mondo: è tuo! È figlio del mio sangue; è figlio del tuo dolore. Per salvarlo, hai da cooperare con me ». Dopo questo profondo sussurro, con gli occhi al Cielo, aggiunsi: « Tutto è consumato ». 168 La Madre stette sempre come chi, nella stessa croce, partecipa dello stesso dolore, dello stesso martirio e follia di amore, nel medesimo compito di salvezza. 169 Da Lei verso di me vi era un canale di salvezza. Tutto passava dal mio cuore o, piuttosto, dal Cuore di Gesù che era in me, verso quello di Lei. Tutte le anime ricevevano le grazie e i frutti della Redenzione attraverso la Madre. 170 Molto profondamente e al vivo sentii quanto Ella cooperava con Lui alla nostra salvezza. Di quanto Le siamo debitori!


Padre, a Te affido la mia vita » (Lc 23,46)

171 Sentii che Gesù dava le ultime gocce di sangue. Esse fervevano: era l'amore che le faceva fervere. 172 Mostrando al mondo il divin Cuore aperto, sussurrava: « Per te ho latto questo:ho dato tutto il sangue e ti ho amato fino a non poterti amare di più ». 173 Agonizzava e ripeteva più volte: « Padre, Padre, Padre, accetta la mia agonia! 174 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. E’ per Te il mio ultimo sospiro! ». 175 Neppure un grido, neppure un gemito era accolto dall'Eterno Padre! Persino la consegna dello spirito pareva non essere accolta! 176 Agonia di tanta afflizione! Io mormoravo continuamente: « Gesù, Gesù! ». E sentivo in me altra voce che ripeteva: « Padre, a Te, nelle Tue mani consegno il mio spirito ». 177 Con Gesù andavo spegnendomi; con Lui mi sentivo morire. 178 Il mio corpo e la mia anima si disfacevano totalmente come per lebbra. 179 L'anima tremava per il dolore e per la paura, come il corpo trema per il freddo. 180 Stavo consegnata all'abbandono. Era completo: non avevo più nulla da sperare, neppure dall'Eterno Padre!


Si esauriscono le Sue forze, ma non il Suo amore

181 Dentro di me, Gesù stava spirando: 182 solo di tanto in tanto emetteva un sospiro; tra l'uno e l'altro rimaneva come se non avesse vita. 183 Mal poteva gridare al suo Eterno Padre. 184 Erano gli ultimi rantoli. 185 Prossimo a dare il suo ultimo respiro, per un impulso del cuore, gli vennero ancora alle labbra alcuni sbocchi di sangue. E scorrevano lungo il suo volto le ultime lacrime. 186 Lo vidi innalzare al Cielo per l'ultima volta i suoi sguardi e inclinare poi il capo. 187 Sentii come se Egli non distogliesse gli sguardi dalla Mamma. 188 Uscivano dal suo Cuore raggi luminosi verso il Cuore di Lei, come fossero i Suoi addii. 189 Sentii nel mio cuore i suoi ultimi sguardi e la dolcezza e l'amore che lasciava cadere su di me. 190 Le tenerezze del Cuore di Gesù si diffondevano verso coloro che stavano crocifissi ai lati: alla destra erano accettate; alla sinistra ricusate. Sentivo la rivolta di colui che le rifiutava e l'amore di colui che le accettava. 191 Si esaurivano le Sue forze, Gli veniva meno la vita; ma non si esauriva né veniva meno il suo divino amore: si diffondeva per tutto il Calvario, e dal Calvario al mondo, come soffio di vita, come profumo delizioso.


La Vita che Lo aveva portato sulla Terra si riavvicina al Cielo

192 Nell'ansia di darmi totalmente, nell'amore sempre più folle, giunse il momento di dare la vita. 193 Mi pareva di non avere più mani e piedi, tanto grandi erano le piaghe. E non avevo più cuore che potesse essere ferito oltre: 194 Io ero vittima e ostia. Prima di spirare, sentii come se fossi legata alla croce dal capo ai piedi, con spaventosi serpenti: erano come catene che mi legavano al legno. Mi causavano spavento. 195 Sulla cima della montagna, tremenda montagna, continuai a gridare; la violenza del dolore, a somiglianza di acqua che muove la ruota del mulino, fece rotolare la montagna. E questa rimase su di me. 196 Tutto il mio essere era cuore per amare e consegnarsi al Padre. 197 Il cuore andava morendo lentamente. E quella Vita che mi aveva portato sulla Terra si avvicinava nuovamente al Cielo.


«Il sole si oscurò e il grande velo del tempio si squarciò a metà» (Lc 23,45)

198 L'agonia, tanto grave, faceva sì che tutto il mio essere si squassasse, proprio sino alle viscere. 199 Sentii come se mi scorressero lungo il volto e il corpo i sudori freddi della morte. 200 Un urlo doloroso, soffocato, passò per il mio cuore: fu l'ultimo grido di Gesù agonizzante. 201 Fu tale lo sforzo, tale la violenza del dolore, che Gesù pareva staccarsi dalla croce. 202 Il grido di agonia, dolorosissimo, risuonò in tutto il Calvario o, meglio, io sentii come se echeggiasse nel mondo intero, e scuotesse tutto. 203 Muoveva e rimuoveva la Terra. 204 Il cielo parve aprirsi in spaccature di fuoco. Udii come un echeggiare strepitoso di tuoni. 205 Il velo del Tempio si squarciò e cadde. 206 Tutta la terra tremava. Era un potere supremo che la faceva scuotere. 207 Sentii come se il piede della croce si interrasse di più… 208 Che paura, che spavento veniva dalIa terra; che sgomento veniva dal cielo! 209 Sul Calvario era buio. Si aprirono grandi crepacci. Tutti fuggirono. Soltanto le anime amiche di Gesù rimasero. 210 Gli occhi della mia anima stettero sempre fissi al Cielo a chiedere perdono e misericordia per la Terra.


Il Cielo riconciliato con la Terra

211 Sentii, prima nel cuore e poi in tutto il corpo, un freddo agghiacciante: era la morte. Gesù spirò. 212 Il mistero della morte regnò sul Calvario e nella mia anima. 213 Quando Gesù spirò, il Cielo si aprì. Noi tutti già potevamo passare dal Calvario al Cielo. 214 In quel momento avvenne una prodigiosa mescolanza tra Cielo e Terra: rimasero due in uno solo. La Terra si riconciliò con il Cielo: ora noi tutti potevamo vivere la stessa Vita. 215 Il Cielo si unì alla Terra in tal modo che mi fece sentire e ricordare ciò che da piccola avevo visto: l'impasto fatto dal panettiere nel cilindro; quella ruota mescolava tutto. Che movimento! Cielo e Terra, una stessa massa! 216 Rimase il Cielo riconciliato con la Terra. 217 Un suono armonioso riempì Cielo e Terra.


Libera le anime in attesa

218 Il Calvario stava in tenebre. E io discesi in un luogo di tenebre. E io stessa fui la luce che tutto illuminò. Dico « io » ma non fui io, perché io sono tenebre e morte. Fu quella Vita che viveva in me, che trionfò sul Calvario e sulla Croce. 219 Discesi come in un inferno, ma non un inferno di fuoco, di maledizione e tormenti, bensì ad un inferno solo di tremenda oscurità, ove non entrava luce né gioia: era un inferno di cecità ed ansietà. Sentii come se nostro Signore stesse in me, contento, a braccia aperte, comunicando la propria gioia ad una moltitudine in attesa. Sentii che di nuovo ne uscii, portando dietro di me quella schiera innumerevole di esseri che non erano corpi. 220 Sentii la gioia del Cielo e di molte anime. 221 Io sentii e vidi tutto, ma rimasi sempre immersa nel dolore, nella cecità e nella morte.


La sua Vita divina si è saparata da me

222 Era volata la sua Anima santissima. E io ero rimasta nel medesimo dolore della Mamma, a sentire la stessa perdita. 223 La sua Vita divina si era separata da me. 224 Restai come se l'anima mi avesse lasciata e non avessi più vita: 225 quella Vita dall'alto era stata sempre la forza di tanto soffrire. 226 Gesù era spirato; e io ero rimasta in questo strappo: non appartenevo a Dio; non appartenevo alla Terra. 227 La morte di Gesù oscurò il calvario della mia anima; 228 il silenzio della morte regnò nel calvario della mia anima. 229 Poco dopo, vidi dare il colpo di lancia nel suo divino costato. 230 Fu dentro di me che Egli fu trafitto. 231 Il Cuore fu trafitto: diede le ultime gocce di sangue; 232 le ultime del suo preziosissimo sangue e, alla fine, gocce di acqua. 233 Rimasero raggi dal Cuore a illuminare la Terra; mentre il sole, come si vergognasse, si nascondeva dietro le nubi che tremavano unitamente al suolo del Calvario. 234 Da tutte le piaghe uscivano raggi di luce, come raggi di sole da fessure.


La Madre piange tanti figli morti per il peccato

235 La mia anima vide Gesù mentre veniva deposto dalla croce: il capo penzoloni, un braccio già schiodato; la Mamma già seduta, a braccia aperte, per riceverlo. Sentivo in me il corpo di Gesù senza vita, gelido: rabbrividii. 236 Sentii come se Egli, morto, stesse in me e anch'io, con Lui, nelle braccia della Mamma: eravamo un corpo solo, un solo cadavere. 237 Sentii la Mamma stringerLo al Cuore, fargli tutto quello che poco prima aveva desiderato ardentemente fargli, nell'alto della croce. 238 Le lacrime della cara Mamma cadevano sopra il mio volto. 239 Io ero Gesù e Lei era mia Madre; io ero il mondo e Lei era la Madre del mondo. 240 Volevo consolarLa ed abbracciarLa e non potevo. Fu allora che Gesù, non più morto in me, ma vivo, mi disse: « Figlia mia, le lacrime della mia Madre santissima sono somiglianti a quelle che Ella sparse, in un'altra ora, sopra di me, sul Calvario. Ella oggi non piange, al vedere il Figlio morto nelle sue braccia, ma piange al vedere, in tutta l'umanità, tanti figli, la maggior parte dei suoi figli, morti per il peccato. Che dolore, quello del suo santissimo Cuore, e che dolore quello del mio divin Cuore, per la visione di questa perdita, di questa morte quasi totale! Dammi il tuo dolore: ripara i nostri Cuori tanto feriti. Abbi coraggio! ». Provai tanto dolore che mi parve di morire. 241 Fu l'amore che portò Gesù a dare la vita. E la Mamma continua la stessa missione: amare noi come Gesù.


«Cristo è morto ed è tornato in vita per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 4,9)

242 Fra le nere nubi della morte, Gesù irruppe: si levò in alto; andò a brillare più oltre. Vinse tutto e su tutto trionfò. Ma io non Lo accompagnai in quella vittoria, in quel trionfo, in quella luce: rimasi sempre nel mio dolore, nella mia amarezza ed agonia. Egli andò nel gaudio di un trionfo luminoso, ma rimase sempre con me: unito a me, trasformato in me, soffriva. Vorrei saper parlare di questo sdoppiamento di Gesù: nel gaudio e, contemporaneamente, nella unione dolorosa dentro al mio corpo. Ma non so. Ciò che so, è che l'agonia continuò. 243 Gesù morì e visse sempre. Sentii che Egli morì e sentivo che continuava a vivere. O Vita, o Vita celeste!


«Vi chiamo con amore di Padre»

244 All'improvviso si illuminò tutta la mia anima di una luce che illuminava il mondo. 245 Sentii come se, da cima a fondo, si squarciasse un velo: Gesù mi apparve con la sua Luce e mi diede la sua Vita. 246 Risuscitò e fece risuscitare la mia anima. Sentii che nel mio cuore Egli diceva: « Udite, figli miei, la voce di Gesù che vi chiama! Vi chiama perché vi ama. Ascoltate con attenzione: è l'ora della Grazia che passa! Ricevetela, propiziatela, accettatela! Batto con insistenza, chiedo con tutto l'ardore del mio cuore: Venite a me! Vi chiamo con amore di padre ».


«Credo, Gesù, credo»

247 In una angustia lancinante ripetei i miei atti di fede: « Credo, Gesù, credo che fu per me la tua Nascita, il tuo Orto, il tuo Calvario. Credo, Gesù, credo! ». I miei abissi erano tanto tetri e profondi che soltanto un Dio poteva penetrare in essi: fu quanto Gesù fece. Discese fino alla mia profondità, portò alla superficie il mio povero essere e lo illuminò con alcuni raggi della sua Luce.