amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

martedì 5 ottobre 2010

GLI ANGELI di Don Giuseppe Tomaselli

GLI ANGELI

di Don Giuseppe Tomaselli

INTRODUZIONE

Dopo Maria SS.ma, gli Angeli sono le creature più nobili uscite dalla mente di Dio. Essi, a preferenza dei Santi, meri­tano il principale nostro culto. E’ bene avere qualche nozione essenziale sugli Angeli, per apprezzarli di più, per invocarli con più fede e specialmente per cor­rispondere alle cure amorose degli An­geli Custodi.

Con questo scritto intendo rendere ono­re all'Arcangelo Gabriele, mio particolare Protettore, la cui speciale assistenza invoco tutti i giorni.



NATURA ANGELICA

Creazione degli Angeli.

Noi, su questa terra, non possiamo ave­re il concetto esatto dello « spirito », per­chè tutto ciò che ci circonda è materiale, cioè si può vedere e toccare. Abbiamo un corpo materiale; l'anima nostra, pur es­sendo uno spirito, è così intimamente uni­ta al corpo, per cui bisogna fare uno sforzo con la mente per distaccarci dalle cose visibili.

Che cosa è dunque lo spirito? È un essere, fornito d'intelligenza e di volontà, però senza corpo.

Dio è uno spirito purissimo, infinito, perfettissimo. Egli non ha corpo.

Creò Dio un'immensa varietà di es­seri, poiché nella varietà risplende di più la bellezza. Nella creazione si ha una scala di esseri, dall'infimo ordine al supremo, dal materiale allo spirituale. Uno sguardo al creato ci rivela questo. Cominciamo dal gradino inferiore della creazione.

Iddio crea, cioè trae dal nulla tutto ciò che vuole, essendo onnipotente. Creò gli esseri inanimati, incapaci di muoversi e di crescere: sono i minerali. Creò le pian­te, capaci di crescere, ma non di sentire. Creò gli animali con la capacità di cre­scere, muoversi, sentire, ma senza la fa­coltà di ragionare, dotandoli solamente di un meraviglioso istinto, per il quale si mantengono nell'esistenza e possono rag­giungere lo scopo della loro creazione. A capo di tutte queste cose Iddio creò l'uo­mo, che è un essere composto di due ele­menti: uno materiale, cioè il corpo, per cui è simile agli animali, ed uno spirituale, cioè l'anima, la quale è uno spirito dotato di memoria sensitiva e intellettiva, d'intel­ligenza e di volontà.

Oltre a ciò che si vede, creò gli esseri simili a se, Puri Spiriti, dando loro grande intelligenza e forte volontà; questi Spi­riti, essendo senza-corpo, non possono es­sere visibili a noi. Tali Spiriti si chiamano Angeli.

Iddio creò gli Angeli prima ancora de­gli esseri sensibili e li creò con un sem­plice atto di volontà. Subito apparvero in seno alla Divinità sterminate schiere di Angeli, uno più bello dell'altro. Come i fiori su questa terra si rassomigliano nel­la loro natura, ma uno differisce dall'altro per il colore, per il profumo e per la forma, così gli Angeli, pur avendo la stessa natura spirituale, si differiscono per bel­lezza e per potenza. Tuttavia l'ultimo degli Angeli è di gran lunga superiore a qualsiasi creatura umana.

Gli Angeli sono distribuiti in nove ca­tegorie o cori e prendono il nome dal va­rio ufficio che compiono davanti alla Di­vinità. Per rivelazione divina conosciamo il nome dei nove cori: Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà, Virtù, Dominazioni, Troni, Cherubini, Serafini.



Bellezza Angelica.

Quantunque gli Angeli non abbiano un corpo, tuttavia possono prendere sem­bianza sensibile. Difatti sono apparsi non poche volte ammantati di luce e con le ali, per manifestare la velocità con cui possono andare da un capo all'altro del­l'universo per eseguire gli ordini di Dio.

S. Giovanni Evangelista, rapito in esta­si, come egli stesso scrisse nel libro del­l'Apocalisse, vide dinanzi a se un Ange­lo, ma di tanta maestà e bellezza, per cui credendo fosse Iddio in persona, si pro­strò per adorarlo. Ma l'Angelo gli disse: « Alzati; io sono una creatura di Dio, sono un tuo conservo ».

Se tale è la bellezza di un solo Angelo, chi può esprimere la bellezza complessiva di miliardi e miliardi di queste nobilissime creature?



Scopo di questa creazione.

Il bene è diffusivo. Chi è felice ed è buono, vuol rendere partecipi della propria felicità anche altri. Iddio, felicità per essenza, volle creare gli Angeli per render­li beati, partecipi cioè della sua stessa beatitudine.

Il Signore creò gli Angeli anche per ricevere i loro omaggi e per servirsi di loro nell'attuazione dei suoi divini disegni.



La prova.

Nel primo tempo della creazione gli Angeli erano peccabili, cioè non erano ancora confermati in grazia. In quel pe­riodo Iddio volle mettere alla prova la fedeltà della corte celeste, per avere un segno di amore particolare e di umile sudditanza. La prova, come dice S. Tom­maso d'Aquino, non poteva essere altro che la manifestazione del mistero della Incarnazione del Figlio di Dio, cioè la Seconda Persona della SS. Trinità si sa­rebbe fatta uomo e gli Angeli avrebbero dovuto adorare Gesù Cristo, Dio e uomo. Ma Lucifero disse: Non lo servirò! - e, servendosi degli altri Angeli che condivi­devano la sua idea, ingaggiò una grande battaglia in cielo.

Angeli, disposti ad obbedire a Dio, con a capo S. Michele Arcangelo, combatte­rono contro Lucifero e i suoi seguaci, gri­dando: « Salute al nostro Dio! ».

Non sappiamo quanto sia durata que­sta lotta. S. Giovanni Evangelista che nella visione dell'Apocalisse vide riprodursi la scena della lotta celeste, scrisse che S. Mi­chele Arcangelo ebbe il sopravvento su Lucifero.



La pena.

Iddio, che sino a quel momento aveva lasciato liberi gli Angeli, intervenne; con­fermò in grazia gli Angeli fedeli, renden­doli impeccabili, e punì terribilmente i ri­belli. Quale punizione diede Dio a Lu­cifero e ai suoi seguaci? Una pena cor­rispondente alla colpa, perché Egli è giu­stissimo.

Non esisteva ancora l'inferno, cioè il luogo dei tormenti; subito Iddio lo creò.

Lucifero, da Angelo luminosissimo, diven­ne Angelo di tenebre e fu precipitato nel profondo degli abissi, seguito dagli altri compagni. Sono passati secoli e forse mi­lioni di secoli e gl'infelici ribelli sono lì, nel profondo dell'inferno, a scontare eter­namente il gravissimo loro peccato di su­perbia.



S. Michele Arcangelo.

La parola Michele, significa « Chi co­me Dio? ». Così disse quest'Arcangelo nella lotta contro Lucifero.

Oggi S. Michele Arcangelo è il Princi­pe della Milizia Celeste, cioè tutti gli An­geli sono a lui soggetti, ed egli, secondo i voleri divini, impartisce ordini, come il capo di un esercito dà ordini agli ufficiali subalterni. San Michele Arcangelo suole essere raffigurato umanamente, come fu visto nell'Apocalisse, cioè col volto mae­stoso e sdegnato, con una spada in mano, in atto di vibrare il colpo contro il dragone infernale, Lucifero, che è tenuto sotto il piede in segno di vittoria.



Chiarificazione.

Gli Angeli non hanno corpo; per con­seguenza, non avendo lingua, non pos­sono parlare. Come mai si riferiscono nel­la S. Scrittura le parole di Lucifero, di S. Michele e di altri Angeli?

La parola è la manifestazione del pen­siero. Gli uomini hanno un linguaggio sensibile; gli Angeli hanno anche loro il proprio linguaggio, ma differente dal no­stro, cioè in una maniera a noi ignota si comunicano il pensiero. La S. Scrittura riproduce il linguaggio angelico in forma umana.



Gli Angeli in Cielo.

Che cosa fanno gli Angeli in Cielo? Fanno corona alla Divinità, rendendole continuamente omaggio. Adorano la SS. Trinità, riconoscendola degna di ogni ono­re. La ringraziano di continuo per aver dato loro l'esistenza e tanti doni eccellenti; la riparano delle offese che le recano le creature ingrate. Gli Angeli sono, tra loro in perfetta armonia, amandosi immensa­mente; non esiste fra loro gelosia o su­perbia, diversamente il Paradiso si trasfor­merebbe in dimora triste; sono uniti alla volontà di Dio e non desiderano e non fan­no se non quello che a Dio piace.



Ministero Angelico.

Angelo vuol dire servo o ministro. Ogni Angelo in Cielo ha il suo ufficio, che disimpegna con perfezione. Iddio si serve or di questo or di quell'Angelo, per comunicare la sua volontà ad altre creature, come il padrone manda in giro i servi per commissioni.

L'universo è governato da certi Angeli particolari, così insegnano San Tommaso e S. Agostino. Questo avviene, non per­ché Iddio abbia bisogno di aiuto, ma per dare così più risalto alla sua Provvidenza nell'attività comunicata alle cause infe­riori. Difatti nell'Apocalisse certi Angeli apparvero in atto di suonare trombe o di versare sulla terra e sul mare i vasi pieni dello sdegno divino, ecc.

Certi Angeli sono ministri della giu­stizia di Dio, altri sono ministri della sua misericordia; altri infine sono incaricati della custodia degli uomini.



I sette Arcangeli.

Il sette è un numero scritturale. Il set­timo giorno della settimana è consacrato in modo particolare a Dio. Sette erano le lampade che di continuo ardevano nel Tempio dell'Antico Testamento; sette erano i segni del libro della vita, che vide S. Giovanni Evangelista nella visione di Patmos. Sette sono i doni dello Spirito Santo; sette sono i Sacramenti istituiti da Gesù Cristo; sette le opere di Miseri­cordia, ecc. Il numero sette si riscontra anche in Cielo. Difatti gli Arcangeli in Paradiso sono sette; si conosce il nome di tre solamente: S. Michele, cioè « Chi come Dio? », S. Raffaele « Medicina di Dio », S. Gabriele « Fortezza di Dio ». Come sappiamo che gli Arcangeli sia­no sette? Si rileva dalla manifestazione che lo stesso S. Raffaele fece a Tobia, quando lo guarì dalla cecità: « Io sono Raffaele, uno dei sette Spiriti che stia­mo continuamente al cospetto di Dio ». Questi sette Arcangeli sono gli alti ufficiali della Corte Celeste e sono man­dati da Dio sulla terra per commissioni straordinarie.



MANIFESTAZIONE SULLA TERRA

Fin qui abbiamo considerato gli An­geli quali abitatori del Cielo; ora vedia­mo ciò che hanno fatto sulla terra e quel­lo che faranno. Negli avvenimenti sto­rici più importanti, non solo gli Angeli hanno prestato la loro opera, ma sono apparsi sensibilmente.

Il fatto più importante che la storia registri, è la venuta al mondo di Gesù Cristo. Vediamo quale sia stata l'opera angelica nel mistero dell'Incarnazione.



Il Precursore.

Allorché un grande personaggio vuol fare l'ingresso solenne nei suoi domini, manda innanzi a se qualcuno che gli prepari l'occorrente e disponga gli animi a riceverlo degnamente. Il Figlio di Dio, prima di fare la sua comparsa sulla terra, volle un Precursore che gli preparasse la via; costui fu S. Giovanni Battista, il più grande fra gli uomini. Eccone la mera­vigliosa storia.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un certo Zaccaria, della tribù di Abia. La sua moglie Elisabetta era delle figliuole di Aronne. Ambedue erano giu­sti al cospetto del Signore. Non avevano figliuoli, perché Elisabetta era sterile. Zac­caria aveva pregato tanto Iddio per avere qualche figlio, ma non era stato esaudito. Aveva perduta ogni speranza, essendo or­mai molto avanzato negli anni, come pure sua moglie.

Iddio però volle fare un miracolo, de­cretando di fare nascere proprio da Zac­caria il Precursore del Messia; perciò in­viò un Arcangelo, S. Gabriele, ad annun­ziare il lieto evento.

Trovavasi Zaccaria nel Tempio per of­frire l'incenso. Ecco apparirgli un An­gelo del Signore, diritto alla destra del­l'Altare dell'incenso. Zaccaria al vederlo si turbò e fu preso da spavento. Ma l'An­gelo gli disse: «Non temere, o Zaccaria! La tua preghiera è stata esaudita. Tua moglie Elisabetta ti darà un figliuolo, al quale metterai nome Giovanni. Egli sarà per te motivo di gioia e di allegrezza; molti gioiranno per la nascita di, lui, per­ché sarà grande nel cospetto del Signo­re. Non berrà né vino né bevanda ine­briante e sarà pieno di Spirito Santo sin dal seno di sua madre. Convertirà molti figliuoli d'Israele al Signore loro Dio e camminerà davanti a Lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre il cuo­re dei padri verso i figli ed i ribelli alla salvezza dei giusti e per preparare al Si­gnore un popolo ben disposto ».

Zaccaria, meravigliato, disse all'Ange­lo: « Donde conoscerò io queste cose? Sono vecchio e mia moglie è molto avan­zata negli anni! ». Il pover’uomo, invece di credere alla parola dell'Angelo, che era la manifestazione della volontà di Dio, la mise in dubbio; per la qual cosa ebbe una forte punizione. Difatti l'Angelo gli ri­spose: « Io sono Gabriele, che sto dinan­zi a Dio e sono stato mandato per parlarti ed a recarti questa buona notizia. Ecco tu sarai muto e non potrai parlare sino al giorno in cui queste cose avverranno, per­ché non hai creduto alle mie parole, che si adempiranno a loro tempo ».

Dopo di ciò, Gabriele partì e Zaccaria rimase muto sino all'ottavo giorno dopo la nascita di Giovanni Battista.

Quest'episodio insegna ad avere gran­de fede in Dio; quello che è impossibile all'uomo è possibile al Creatore.



L'Incarnazione.

Dio che si fa uomo! È uno dei misteri più alti della nostra Religione.

Il tempo predetto dai Profeti era giun­to. La donna ebrea andava a marito nel­la speranza di divenire madre del Mes­sia. Però Iddio fin dall'eternità aveva già scelto la persona degna di dare al mondo il Salvatore. L'aveva arricchita di ogni grazia; era Maria Vergine, della stir­pe di Davide, dimorante a Nazaret, in Galilea. Iddio, avendo dato alla creatura umana la libertà, rispetta questo dono e non obbliga alcuno a fare il bene. Rispet­tò perciò la libertà di Maria Vergine e prima di farsi uomo aspettò il suo « sì ».

Adunque Iddio mandò un'ambasciata alla Vergine Santissima per comunicarle il mistero dell'Incarnazione della Secon­da Persona della Trinità. Scelse a tal fine un Ufficiale della Suprema Gerarchia Ce­leste e precisamente l'Arcangelo Gabrie­le, « Fortezza di Dio », quello stesso che sei mesi prima era stato mandato a Zac­caria.

Gabriele, ubbidientissimo ai cenni di­vini, scese in forma visibile ed entrò nel­la casa di Maria Vergine. Le disse: « Io ti saluto, o piena di grazia! Il Signore è con te! Tu sei benedetta fra le donne! ».

Maria a sentire tali parole si turbò e si domandava cosa potesse significare quel saluto. Ma Gabriele soggiunse: « Non temere, Maria, perché tu hai tro­vato grazia presso Dio. Ecco, tu concepi­rai e darai al mondo un Figliuolo, al quale porrai nome Gesù, che significa Salvatore. Questi sarà grande e sarà chiamato Figliuolo dell'Altissimo. Il Si­gnore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre; ed egli regnerà in eterno sul­la casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà mai fine ».

Maria SS.ma tremò al pensiero di di­venire Madre, avendo già offerta a Dio la sua perpetua verginità; per non venire meno al suo voto, avrebbe rinunziato a diventare Madre di Gesù Cristo. Perciò, nel suo turbamento, disse all'Arcangelo: « Ma come avverrà questo, se io non co­nosco uomo? »

Le rispose Gabriele: « Lo Spirito Santo verrà sopra di Te e la potenza dell'Altissi­mo ti coprirà con la sua ombra e perciò il Santo che nascerà da Te, sarà chia­mato Figlio di Dio. Ecco, anche Elisa­betta, tua parente, ha concepito un fi­gliuolo nella sua vecchiaia, ella che era chiamata sterile, ed è già al sesto mese, poiché nulla è impossibile a Dio ».

Sentendo la Madonna che sarebbe di­venuta Madre e sarebbe rimasta anche Vergine, pronunziò il sì che la Divinità aspettava: « Ecco la serva del Signore! Si faccia di me secondo la tua parola! ».

In quell'istante la Seconda Persona della SS.ma Trinità, il Figlio Dio, uguale all'Eterno Padre, pur restando vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo.

L'ambasciata era compiuta e l'Arcan­gelo Gabriele si partì senz'altro da Ma­ria Vergine.

Risalta in questo episodio l'amore grande che la Madonna nutriva per la verginità, virtù angelica, la quale rende la persona umana in qualche modo simile agli Angeli.



Timore di San Giuseppe.

Maria SS.ma era promessa sposa a San Giuseppe; era intenzione di lei, pur dopo lo sposalizio, di conservare intatto il fiore della verginità.

Assicurata dall'Arcangelo Gabriele, ac­cettò di essere Madre Vergine; però non rivelò il mistero a Giuseppe. Questi quan­do andò ad abitare con Lei, ignaro di tutto, essendo uomo giusto e non volen­do esporre Maria al disonore, decise di lasciarla e di rimandarla segretamente a casa sua.

Mentre Giuseppe pensava ciò, Iddio, che tutto vede ed osserva, mandò un An­gelo a rassicurarlo. L'Angelo gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non aver ti­more a prenderti in sposa Maria, perché quello che è nato in Lei è opera dello Spirito Santo. Ella darà al mondo un Fi­glio, che tu chiamerai Gesù, poiché sal­verà il suo popolo dai peccati ». L'Angelo dopo ritornò a Dio. Giuseppe rasserenò il suo spirito e per tutta la vita visse san­tamente con la Vergine Maria.



Nascita di Gesù.

Il Figlio di Dio, per far comprendere agli uomini che la grandezza e la felicità non consiste nelle ricchezze, volle nasce­re in campagna, dentro una grotta, la quale serviva di ricovero agli animali, e volle essere sprovvisto anche del neces­sario. Maria SS.ma nel cuore della not­te, nel crudo inverno, assistita da S. Giu­seppe, prese fra le sue braccia Gesù Bam­bino e lo collocò con devozione nella man­giatoia, sulla paglia. Degnazione di un Dio! ... Egli si fa uomo per salvare gli uo­mini e costoro neanche lo pensano e dor­mono tranquillamente. Gli Angeli, ado­rando il loro Dio umiliato, si meraviglia­vano della freddezza degli uomini. Ecco l'Arcangelo Gabriele mettersi in movi­mento. C'erano dei pastori, che passava­no la notte all'aperto e facevano la guar­dia al gregge.

L'Arcangelo, ammantato di luce fulgi­dissima, si presentò ai pastori, i quali al vederlo, temettero grandemente.

« Non temete » - disse allora l'Arcan­gelo - « perché io vi reco una buona no­vella di grande allegrezza per tutto il po­polo. Oggi, nella città di Davide, vi è na­to il Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo vi sia di segnale: troverete un Bambino posto in una mangiatoia ».

In quell'istante apparve una grande schiera di Angeli, che si dispose presso Gabriele. L'esercito celeste cominciò a lodare Dio, dicendo: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uo­mini di buona volontà! ». Dopo di ciò gli Angeli cominciarono ad allontanarsi, ri­salendo in Cielo.

Gli Angeli non apparvero ai ricchi o ai sapienti del mondo, ma ad umili pa­stori, ad uomini semplici, onesti e labo­riosi, timorati di Dio. Davanti al Signore è fango l'oro del mondo ed è stoltezza la sapienza umana; ciò che conta davanti a Dio è la virtù.



Cercato a morte.

Gesù Cristo fu perseguitato sin da pic­colo. Erano andati i Magi a Gerusalem­me in cerca del nato Messia. Si presen­tarono ad Erode per avere informazioni più esatte; Erode, temendo che il Messia un giorno gli avrebbe tolto il regno, dis­se ai Magi: « Appena lo avrete trovato, indicatemi il luogo, affinché possa anda­re anch'io ad adorarlo ». Però diceva questo simulando, avendo invece l'intenzio­ne di ucciderlo. Iddio vide il pessimo pen­siero di Erode e si servì degli Angeli per eludere le sue speranze.

I Magi trovarono Gesù, stettero con lui un po' di tempo e pensavano di ri­tornare da Erode per informarlo di tut­to. Un Angelo apparve loro, dicendo: « Non andate da Erode; cambiate la via del ritorno! ». Erode, rimasto deluso, de­terminò di uccidere tutti i bambini di Betlem, dai due anni in giù; sperava di coinvolgere anche Gesù nella strage. Ma l'uomo che si mette contro Dio non ap­proda a nulla.

Stava per essere messo in esecuzione il crudele ordine del re. La Madonna e S. Giuseppe sarebbero rimasti a Betlem, non sospettando nulla. Ma un Angelo si presentò a S. Giuseppe e gli disse: « Giu­seppe, prendi il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto. Là ti fermerai finché io non ti avvisi, perché Erode cercherà il Bambino per farlo morire ».

S. Giuseppe fuggì con la Madonna e il Bambino e andò in Egitto. Vi si fermò parecchi anni. Morto Erode, di nuovo si presentò l'Angelo a S. Giuseppe e gli dis­se: « Prendi il Bambino e la Madre sua e ritorna nella terra di Israele, perché sono morti coloro che attentavano alla vita del Bambino ».



La tentazione.

Il resto della vita privata di Gesù pas­sò nel silenzio, se si eccettua il piccolo episodio dello smarrimento volontario avvenuto nel Tempio, quando si fermò a disputare coi dottori della Legge. Verso i trent'anni Gesù, prima di co­minciare la vita pubblica, si ritirò nel deserto ed ivi digiunò quaranta giorni e quaranta notti. Alla fine ebbe fame; il corpo era sfinito. Il demonio volle accer­tarsi se Gesù fosse veramente il Figlio di Dio e si presentò per tenerlo. Gesù per­mise questo per i suoi santi fini.

« Se tu sei il Figlio di Dio » - disse il demonio - « comanda a queste pietre di trasformarsi in pane ». Ma Gesù allon­tanò il maligno per tre volte. Intanto Egli era affamato. Gli Angeli furono subito mandati dall'Eterno Padre in soccorso. Comparvero allora nel deserto diversi Angeli; presentarono il cibo necessario e la bevanda; non si contentarono di ciò, ma rimasero in sua compagnia finché durò la refezione ed intanto lo servivano con gioia ed amore. Compiuta la loro missione, spiccarono il volo per il Cielo.



Il Gethsemani.

Al principio della Passione Gesù andò con tre apostoli nell'orto del Gethsema­ni. Era sera; Pietro, Giacomo e Giovan­ni, essendo stanchi, si addormentarono.

Si presentarono alla mente di Gesù tutti i dolori della Passione: Egli comin­ciò a tremare e disse: « Lo spirito è pron­to, ma la carne è debole ». Ebbe un ab­bondante sudore di sangue, che scese fi­no a terra. Sentì in quei momenti tutta l'amarezza della Passione e rivolse al­l'Eterno Padre questa preghiera: « Pa­dre, tutto ti è possibile! Se è tua volontà si allontani da me questo calice! ».

L'Eterno Padre voleva che Gesù mo­risse in croce per scontare i peccati del­l'umanità; tuttavia mandò un Angelo a confortarlo. Apparve nell'orto del Geth­semani un Angelo. Fortunato Spirito Ce­leste, che con la tua opera potesti recare a Gesù un po' di sollievo! ... L'Angelo, umiliato davanti al suo Dio sofferente, gli rivolse queste parole: « E’ volontà del Padre che tu beva questo calice ». Gesù chinò il capo e disse: « Padre, se questa è la tua volontà; si faccia la tua e non la mia! ».

Anche noi nelle sofferenze inevitabili della vita, dobbiamo ripetere: Signore, sia fatta la tua volontà! - Quanta glo­ria si dà a Dio con questa santa unifor­mità!



La cattura.

Appena Giuda diede il bacio del tra­dimento, i soldati misero le mani addos­so a Gesù per catturarlo. San Pietro, vo­lendo difendere il Maestro Divino, diede un colpo di spada ad un soldato, tron­candogli un orecchio. Gesù gli disse: « Pietro, metti la spada nel fodero! ... » E per fargli comprendere che non aveva bisogno del suo aiuto per liberarsi dai nemici, soggiunse: « Pensi tu forse che io non possa chiamare in aiuto il Padre mio, il quale mi manderebbe più di do­dici eserciti di Angeli? Come adunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che avvenga così? ». Certamente sarebbe bastato un solo Angelo, armato della potenza divina, a mettere in fuga i Giudei; ma Gesù con le sue parole volle far comprendere il nu­mero stragrande di Angeli, di cui avreb­be potuto disporre, se avesse voluto.



Al sepolcro.

Gesù era morto ed era stato sepolto. Il sepolcro era una specie di cameretta; all'ingresso era collocata una grossa pie­tra, come una macina da mulino. I sol­dati erano stati posti davanti ad esso, affinché nessuno rapisse il cadavere.

La mattina del terzo giorno avvenne un forte terremoto. Un Angelo scese dal Cielo e, appressatosi al sepolcro, rimosse la grande pietra e sedette sopra. Il suo aspetto era come di folgore e la sua ve­ste come la neve. Le guardie si spaven­tarono e rimasero tramortite; dopo scapparono in città per raccontare l'accadu­to. Gesù intanto era risorto.

Maria Maddalena quella mattina si re­cò al sepolcro, non sapendo nulla della risurrezione di Gesù e, vedendo la pietra d'ingresso rimossa, corse ad informare Pietro e Giovanni; disse loro: « Hanno levato dal sepolcro il Signore e non sap­piamo dove l'abbiano posto ».

I due Apostoli e la Maddalena corsero al sepolcro, vi entrarono e videro deposti i lini e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù. Maria Maddalena, mentre piangeva, si chinò per guardare dentro al sepolcro.

Due Angeli apparvero vestiti di bian­co e si sedettero là dove era stato depo­sto il corpo di Gesù, uno al capo e l'altro ai piedi. La loro missione era di confor­tare quei cuori afflitti e renderli certi del­la risurrezione di Gesù. Perciò gli An­geli dissero: « Perché cercate tra i mor­ti il vivente? Egli non è qui; è risorto; rammentate quanto vi ha detto, mentre era ancora in Galilea ».



Ritorno in Cielo.

Erano passati quaranta giorni dalla risurrezione. Gesù andò sul monte Oli­veto e dopo essersi intrattenuto in con­versazione cogli Apostoli, li benedisse, si sollevò da terra e una nube lo rapì agli occhi dei presenti. Il Figlio di Dio, com­piuta la sua missione di redenzione, fa­ceva ritorno al Cielo.

Chi può immaginare l'ingresso feste­vole di Gesù in Paradiso? Gli Angeli ac­clamarono unanimi la bontà e la poten­za del Redentore dell'umanità; e, come i soldati acclamano il loro generale vit­torioso, così e più ancora, in grado som­mo, la Corte Angelica tributò a Gesù i dovuti omaggi.

Intanto sul monte Oliveto erano ri­masti gli amici di Gesù, i quali sperava­no di rivedere comparire il Maestro. Spesso alzavano gli occhi al cielo, ma in­vano. Iddio mandò due Angeli, che si presentarono sotto sembianza di due gio­vani bianco-vestiti. - « Uomini di Gali­lea, dissero, che cosa state a guardare in cielo? Quel Gesù che avete visto ascen­dere, non ritornerà che alla fine del mon­do! Fate quello che Egli vi ha suggeri­to ». E scomparvero.

I discepoli compresero tutto e ritorna­rono nel Cenacolo, in attesa della venuta dello Spirito Santo.

Sin qua abbiamo visto l'intervento de­gli Angeli nel mistero dell'Incarnazione. Ora veniamo a parlare degli Angeli nei rapporti con Gesù, dimorante su questa terra nel Santo Tabernacolo per mezzo del Sacramento dell'Eucaristia.



Vita Eucaristica.

Gesù, vivo e vero, trovasi in mezzo agli uomini sotto le Specie Consacrate del pane e del vino. Gesù Sacramentato sta in un piccolo Tabernacolo del Tempio; Egli però non è mai solo. I potenti di questo mondo hanno una corona di servi nel loro palazzo; i re hanno la loro corte, for­mata di illustri personaggi; anche Gesù, Re dei re, ha la sua corte nella dimora eucaristica, formata di schiere di Angeli, che lo adorano e lo benedicono conti­nuamente. Anche quando il Tempio è senza Gesù Sacramentato, siccome esso è la Casa di Dio, gli Angeli vi dimorano abitualmente. Per questo l'Apostolo San Paolo disse: « Le donne in Chiesa stiano col capo velato, per rispetto agli Angeli di Dio ».

Ma allorché avviene in Chiesa la Con­sacrazione Eucaristica e vi risiede Gesù Sacramentato, gli Angeli in gran nume­ro stanno presso il loro Creatore. Cito qui un esempio, documentato dalla bocca di una Santa, tanto privilegiata da Dio, Santa Margherita Maria Alacoque. I Serafini. Narra la Santa: « Mi trovavo in un cortiletto del Monastero, prossimo al SS. Sacramento. Mi sentii ad un tratto tutta raccolta internamente ed esternamente. Mi apparve il Cuore adorabile del mio Gesù, più risplendente del sole. Era in mezzo alle fiamme del suo puro amore, circondato da Serafini, che con ammira­bile melodia cantavano: « L'Amore trion­fa e gioisce! ... » Questi Spiriti Beati mi invitarono ad unirmi a loro per lodare questo amabile Cuore; ma io non osai; mi dissero che erano destinati ad ono­rare Gesù nel SS. Sacramento e che se io volevo associarmi, mi avrebbero aiu­tata ed avrebbero supplito alla mia im­potenza.

« Questi Spiriti Celesti - continua la Santa - mi dissero di essere venuti per unirsi a me per rendere al Divin Cuore un omaggio perpetuo di amore, di ado­razione e di lode e che a tal fine avrebbero tenute le mie veci davanti al SS.mo Sacramento, in modo che senza interru­zione alcuna io avrei potuto amarlo per mezzo loro. Sull'istante i Serafini scris­sero quest'alleanza dentro al Cuore di Gesù in lettere d'oro, coi caratteri inde­lebili dell'amore e me la fecero vedere ».

Da questa narrazione impariamo a stare col massimo rispetto in Chiesa, per non offendere la Divina Maestà e per fa­re degna compagnia agli Angeli ché vi dimorano in modo invisibile, ma reale. Si vada in Chiesa decentemente vestiti, vi si stia composti e in silenzio.

Davanti al SS. Sacramento bisogna stare come gli Angeli ed andare a gara con loro per rendere omaggio a Gesù. Uniamoci spesso alle loro adorazioni, di­cendo: « O Santi Angeli, che state di con­tinuo attorno al Tabernacolo, lodate voi la Divinità per me! ».



ANGELI CUSTODI

Una visione.

Il Profeta Zaccaria ebbe la seguente visione, che rilevo dalla Bibbia.

- Io vidi durante la notte un uomo sopra un cavallo rosso e stava sopra i mirteti, che erano nella valle; dietro di lui stavano altri cavalli rossi ed altri bianchi. Io esclamai: « Che cosa sono? »

L'Angelo che mi parlava disse: « Io ti mostrerò che sia ciò ».

Allora rispose l'uomo che stava tra i mirteti: « Costoro sono quelli che il Si­gnore ha mandato per percorrere la térra ».

Essi dissero all'Angelo del Signore: « Siamo stati in giro per la terra ed ecco che ogni parte di essa è abitata ed è in pace ».

Gli Angeli s'interessano degli uomini e delle vicende terrene, secondo i vari in­carichi ricevuti da Dio.

Questa parte è la più interessante del­lo scritto.



Il compagno della vita.

L'uomo per il suo corpo varrebbe poco o niente; per l'anima vale molto davanti a Dio. La natura umana è debole, incli­nata al male per la colpa originale e de­ve sostenere continue battaglie spirituali. Iddio, in vista di ciò, ha voluto dare un valido aiuto agli uomini, assegnando a ciascuno un Angelo particolare, che chia­masi Custode.

Gesù parlando un giorno dei bambini, disse: « Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli ... poiché i loro Angeli ve­dono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli! ».

Come ha l'Angelo il bambino, così l'ha l'adulto.



Compito particolare.

Disse il Signore Iddio nell'Antico Te­stamento: « Ecco che io manderò il mio Angelo, il quale ti precederà e ti custo­dirà lungo la via... Rispettalo ed ascolta la sua voce, né ardire disprezzarlo... Che se ascolterai la sua voce, sarò vicino ai tuoi nemici e colpirò chi ti colpirà ».

Su queste parole della Sacra Scrittura, la S. Chiesa ha compilato la preghiera dell'anima al proprio Angelo Custode:

« Angelo di Dio, che sei il mio Custode, illumina, custodisci, reggi, governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen! ».

Il compito dell'Angelo Custode è simi­le a quello della mamma presso il suo bambino. La mamma sta vicino al pro­prio figlioletto; non lo perde di vista; se lo sente piangere, corre subito in aiuto; se cade, lo rialza; ecc...

Appena una creatura viene in questo mondo, subito un Angelo del Cielo la prende sotto la sua cura. Man mano che raggiunge l'uso di ragione e l'anima è capace di fare il bene o il male, l'Angelo suggerisce buoni pensieri per far prati­care la legge di Dio; se l'anima pecca, il Custode fa sentire il rimorso e le ispira di rialzarsi dalla colpa. L'Angelo racco­glie le opere buone e le preghiere dell'a­nima affidatagli e tutto presenta a Dio con gioia, perchè vede che la sua mis­sione è fruttuosa.



Doveri dell'uomo.

Innanzi tutto bisogna ringraziare il buon Dio d'averci dato un compagno tanto nobile in questa vita. Chi pensa a questo dovere di gratitudine?... Si vede che gli uomini non sanno apprezzare il dono di Dio!

È dovere ringraziare spesso il proprio Angelo Custode. Si dice « grazie » a chi ci fa un piccolo favore. Come non dire « grazie » all'amico più fedele dell'anima nostra, all'Angelo Tutelare? Bisogna ri­volgere il pensiero al proprio Custode con frequenza e non trattarlo da estraneo; gli si rivolga una prece mattina e sera. L'Angelo Custode non parla all'orecchio materialmente, ma fa sentire la sua vo­ce internamente, nel cuore e nella men­te. Tanti buoni pensieri e sentimenti, che abbiamo, forse crediamo che siano frut­to nostro, mentre è proprio l'Angelo che lavora nel nostro spirito.

- Ascolta la sua voce! - dice il Si­gnore. - Dobbiamo perciò corrisponde­re alle buone ispirazioni che il nostro An­gioletto ci dona.

- Rispetta il tuo Angelo - dice Id­dio - e non disprezzarlo. - È dovere quindi rispettarlo, comportandosi digni­tosamente alla sua presenza. Colui che pecca, essendo in quel momento davanti all'Angelo, offende la sua presenza ed in qualche modo lo disprezza. Ci pensino be­ne le anime prima di peccare!... Com­metteresti tu un'azione cattiva davanti ai tuoi genitori? ... Terresti un discorso scandaloso davanti ad una persona molto dignitosa?... Certamente no!... E come hai il coraggio di commettere cattive azioni alla presenza del tuo Angelo Cu­stode?... Lo costringi, per così dire, a ve­larsi il volto per non vederti peccare! ...

Giova tanto, quando si è tentati a peccare, ricordarsi dell'Angelo. Le tentazioni sogliono avvenire quando si è soli ed allora facilmente si opera il male. Ci si convinca che mai siamo soli; c'è con noi sempre il Celeste Guardiano.



La Labourè.

La Madonna in questi tempi si è ma­nifestata in diversi luoghi ad anime pri­vilegiate, per richiamare sulla via del be­ne i traviati. È tanto celebre l'apparizio­ne che ebbe S. Caterina Labourè. L'Angelo Custode della Santa non ri­mase estraneo al fatto.

Era la notte del 18 luglio 1830. La Labourè riposava nel suo dormitorio, quando improvvisamente si sentì chiama­re per ben tre volte da una voce.

Scostò le tende del suo letto e vide un bellissimo fanciullo. Era bianco-vesti­to, la fronte aureolata da cerchi luminosi e parlava con voce celestiale.

Caterina comprese essere costui il suo Angelo Custode. Infatti il misterioso fan­ciullo le disse: « Vieni in Cappella. Là ti attende la Beata Vergine. Io ti accom­pagno!...».

Erano circa le 23,30. La Labourè si vestì, seguì il suo Angelo, che le si pose a sinistra e l'accompagnò attraverso le va­rie stanze del monastero.

Al suo passaggio l'Angelo diffondeva intorno a sé raggi di luce. Le lampade si accendevano automaticamente. Le por­te si aprivano appena le toccava con la punta del dito. La cappella dove giunsero dopo pochi minuti, era fastosamente illu­minata.

La Labourè si portò alla balaustra, si inginocchiò e cominciò a pregare. In­tanto l'Angelo entrò nel presbiterio e si pose a sinistra dell'altare. A mezzanotte le annunziò: « Ecco la S. Vergine! ». Caterina vide venire, come scivolando sul pavimento, una Signora, maestosa e bella, che andò a sedersi sulla cattedra del Sacerdote. La Madonna le parlò a lungo; il suo accento era dolce e triste. Le disse: « Grandi mali capiteranno alla Francia ed avranno ripercussioni nel mon­do intero. Nel clero di Parigi vi saranno molte vittime. L'Arcivescovo morrà. La Croce sarà vilipesa; il sangue scorrerà per le vie ... Il mondo sarà pieno di deso­lazione! ... Ti annunzio che avrai l'inca­rico di un'importante missione, nella qua­le incontrerai ostacoli e pene senza nu­mero. Sopporterai tutto per la gloria di Dio... ».

Scomparve la Vergine Maria, come ombra che svanisce. La Labourè fu ac­compagnata di nuovo dal suo Angelo Cu­stode e ritornò in dormitorio, quando già erano le due.



Servirsi dell'Angelo.

L'Angelo Custode ha cura della per­sona affidatagli dal Signore; si mette a sua disposizione quando l'anima è in gra­zia di Dio e lo invoca di cuore.

L'Angelo è contento quando può ren­dere servizi particolari; dunque si faccia operare. E come?

Noi siamo a lavoro; non possiamo re­carci in Chiesa per fare una visita a Ge­sù Sacramentato. Diciamo al nostro Cu­stode: « Angioletto mio, va' a fare una visitina a Gesù per me! Lodalo e ringra­zialo a nome mio! Offri tu a Dio il mio cuore! ». In un attimo l'Angelo accoglie l'ambasciata ed eccolo davanti al Taber­nacolo. L'anima avverte d'ordinario qual­che cosa di misterioso internamente, cioè una dolce pace.

Dobbiamo fare un viaggio; potranno capitare pericoli per l'anima e per il cor­po. Diciamo: « Angioletto mio, mettimi sotto la tua protezione ed accompagnami lungo il viaggio ».

C'è un parente lontano, del quale non si hanno notizie; si sta in ansia. Si dia l'incarico al Custode nostro: «Angelo di Dio, ricorda a quel mio parente di man­darmi qualche notizia». Se questo è con­forme ai voleri del Signore, l'Angelo Cu­stode è in grado di suscitare nella mente del lontano il pensiero di dare notizia ai congiunti.

Si teme che qualcuno della famiglia sia in pericolo per circostanze particola­ri; la madre, ad esempio, prevedendo ciò, vorrebbe essere presente al marito... ai figli... ma non può. Dia l'incarico all'An­gelo: «Va', o mio Custode, ad assistere il marito ... il figlio;... Fa' tu quello che non posso fare io!» - Gli effetti potran­no essere sorprendenti. Basta farne l'espe­rienza.

Si vuole convertire un peccatore. Si preghi, l'Angelo Custode di questo tale, affinché agisca nell'anima del traviato. Dietro questa preghiera, chi sa quanti buoni pensieri l'Angelo susciterà nella mente del peccatore per richiamarlo a Dio!

Si fa il catechismo ai piccoli; il mae­stro o la maestra si raccomandino agli Angeli di questi piccoli e la lezione sarà più efficace.

Un sacerdote ha da fare una predica e desidera far molto bene alle anime. Prima di predicare si raccomandi agli Angeli Custodi di coloro che stanno in Chiesa. Il frutto della predica sarà gran­de, perché gli Angeli aiuteranno l'opera della grazia.



Insegnamenti di S. Giovanni Bosco.

S. Giovanni Bosco inculcava spesso la devozione all'Angelo Custode. Diceva ai suoi giovani: « Ravvivate la fede nell'An­gelo Custode, che è con voi ovunque sia­te. Santa Francesca Romana se lo vede­va sempre davanti con le mani incrocia­te sul petto e gli occhi rivolti al Cielo; ma per ogni suo anche più piccolo man­camento, l'Angelo si copriva come per vergogna il volto e talora le voltava le spalle ».

Altre volte il Santo diceva: « Cari gio­vani, fatevi buoni per dare allegrezza al vostro Angelo Custode. In ogni afflizione e disgrazia, anche spirituale, ricorrete al­l'Angelo con fiducia ed egli vi aiuterà. Quanti, essendo in peccato mortale, fu­rono dal loro Angelo salvati dalla morte, perchè avessero tempo di confessarsi bene! »..

Il 31 Agosto 1844, la moglie dell'am­basciatore del Portogallo sentì dirsi da Don Bosco: « Lei, signora, oggi ha da viaggiare; si raccomandi molto al suo Angelo Custode, perchè l'assista e non abbia a spaventarsi del fatto che le ac­cadrà ». - La signora non comprese. Partì in carrozza con la figlia e la serva. Nel viaggio i cavalli imbizzarrirono e il cocchiere non riusciva a frenarli; la car­rozza urtò in un mucchio di pietre e si rovesciò; la signora, mezzo fuori dalla carrozza, fu trascinata con la testa e le braccia per terra. Subito invocò l'Angelo Custode ed improvvisamente i cavalli si fermarono. Accorse gente; ma la signora, la figlia e la serva uscirono da sole dalla carrozza incolumi; anzi continuarono il cammino a piedi, essendo la vettura ri­dotta in condizioni miserrime.

Don Bosco aveva parlato una domeni­ca ai giovani sulla devozione all'Angelo Custode, esortandoli ad invocarne l'aiu­to nei pericoli. Alcuni giorni dopo, un giovane muratore si trovava con altri due compagni sul ponte di una casa, al quarto piano. Improvvisamente l'impal­catura cedette; tutti e tre precipitarono sulla strada col materiale. Uno rimase ucciso; un secondo, gravemente ferito, fu portato all'ospedale, ove morì. Il terzo, che la domenica precedente aveva senti­ta la predica di Don Bosco, appena si ac­corse del pericolo, disse gridando: « An­gelo mio, aiutami! » L'Angelo lo sosten­ne; difatti si alzò senza nessuna scalfit­tura e corse subito da Don Bosco a rac­contargli il fatto.



Dopo la vita terrena.

L'Angelo, dopo aver assistita la crea­tura umana durante la vita e special­mente in punto di morte, ha l'ufficio di presentare l'anima a Dio. Questo si rile­va dalle parole di Gesù, quando parlò del ricco epulone: « Morì Lazzaro, il povero, e dagli Angeli fu portato nel seno di Abramo; morì il ricco epulone e fu sepol­to nell'inferno ».

Oh, come è contento l'Angelo Custode quando presenta al Creatore l'anima spi­rata in grazia di Dio! Dirà: O Signore, la mia opera è stata proficua! Ecco le opere buone compiute da quest'anima!... Eternamente avremo in Cielo un altro astro, frutto della vostra redenzione! -



I popoli.

Iddio non solo manda un Angelo a cia­scun uomo, ma destina anche un Angelo Custode particolare ad ogni città o pae­setto e ad ogni nazione. Questo risulta dalla Sacra Scrittura. Si legge infatti nella Bibbia: - Iddio era irato contro Gerusalemme e la puniva con la schiavitù babilonese. L'Angelo addetto alla custodia di essa, disse: « O Dio degli eserciti, e quando avrai tu pietà di Gerusalemme e delle altre città di Giudea? Sino a quando ti mostrerai irato? Questo è già il settan­tesimo anno! ».

Gli Ebrei, popolo di Dio, combattevano contro i nemici. L'Angelo incaricato de­gli Ebrei, ordinariamente stava davanti agli accampamenti; ma una volta, chi sa per quale fine, cambiò posto ed andò a mettersi dietro a quelli che combatteva­no; forse in segno di castigo.

Una volta il re degli Assiri voleva ab­battere gli Ebrei. L'Angelo del popolo di Dio allora sconvolse l'esercito assiro, per­cuotendo i soldati più robusti e lo stes­so comandante dell'esercito.

La Sacra Scrittura ci dice che l'Ar­cangelo Gabriele era il Tutelare degli Ebrei schiavi in Babilonia, mentre l'Ar­cangelo S. Michele era il Custode di tut­ta la nazione ebraica. Nell'Antico Testa­mento si parla anche dell'Angelo dei Gre­ci e di quello dei Persiani.



L'Angelo del Portogallo.

Una piccola nazione in quest'ultimo secolo è stata teatro di grandi avveni­menti: il Portogallo.

Nel 1917 la Madonna, nei pressi della città di Fatima, si manifestò a tre fan­ciulli; i miracoli avvenuti testimoniano della veridicità del fatto. Prima che la Madonna apparisse, un Angelo preparò l'animo dei fanciulli.

Era quasi mezzogiorno; Lucia, Giacin­ta e Francesco, pastorelli, recitavano 1'Ave Maria, scandendo le parole, che l'eco vicina ripeteva. Ad un tratto una luce molto viva scintillò sul cocuzzolo del monte; la luce cominciò a muoversi ed a scendere verso i pastorelli. Costoro scorsero nell'alone luminoso un Angelo, bello come un raggio di sole, il quale dis­se con voce soave: «Non temete, io sono l'Angelo della pace... Sono l'Angelo del Portogallo. Pregate con me!...»

Per tre volte in circostanze diverse il Celeste Messaggero apparve. Nella terza apparizione sosteneva un Calice, sopra il quale era un'Ostia grande, da cui scen­devano gocce di Sangue. Il Calice e l'O­stia rimasero poi sospesi in aria e l'An­gelo s'inginocchiò per terra, ripetendo lentamente per tre volte una preghiera alla SS.ma Trinità.

Come ha il suo Angelo Custode il Por­togallo, così l'hanno tutte le nazioni.



Le famiglie.

I Santi Padri della Chiesa sono una­nimi nell'affermare che c'è anche un An­gelo alla custodia di ogni famiglia e di ogni comunità. Secondo questa dottri­na, appena due sposano, subito Iddio destina un Angelo particolare alla nuo­va famiglia. Questo pensiero è tanto con­fortante: pensare che c'è un Angelo co­me guardiano della nostra casa.

Si raccomanda d'invocare questo Ce­leste Spirito, almeno nelle circostanze più difficili della vita familiare.

Fortunate quelle abitazioni, ove si pre­ga e si compiono opere buone! l'Angelo soddisfa al suo compito con gioia. Ma quando nella famiglia si bestemmia o si commettono impurità, l'Angelo Custode vi sta, per così dire, come tra le spinte.



MINISTRI DI GIUSTIZIA

Nel Paradiso terrestre.

Gli Angeli sono i ministri della divina bontà e della divina giustizia.

Iddio aveva posto il primo uomo e la prima donna in un giardino di delizie, nell'Eden. Commesso il primo peccato, Adamo ed Eva furono cacciati dal Pa­radiso terrestre per mezzo di un Angelo. Era questi un Cherubino, il quale tenen­do una spada fiammeggiante, simbolo della giustizia divina, si mise all'ingres­so dell'Eden per impedire che Adamo ed Eva vi tornassero.



Gli Egiziani.

Nella Storia Sacra abbiamo diversi esempi di castighi, inflitti dagli Angeli per ordine di Dio. Uno Begli episodi più terribili è il castigo degli Egiziani. Si ten­ga presente che l'uomo non può togliere la vita ad un altro uomo. Iddio però, Au­tore della vita e Padrone assoluto di es­sa, è libero di fare ciò per i suoi imper­scrutabili disegni. Fulmini, tempeste, terremoti... quante vite troncano in un attimo, senza opera di uomo! E' il Crea­tore che agisce, servendosi delle cause seconde, cioè degli elementi, che ubbi­discono alle sue leggi.

Gli Ebrei erano da Dio privilegiati per­ché da essi sarebbe nato il Redentore del mondo, Gesù Cristo. Si trovavano intan­to schiavi in Egitto; erano insultati, bat­tuti, costretti a lavori pesanti ed erano in pericolo di divenire idolatri come gli Egiziani. Iddio, dopo un dato tempo, ascoltò la preghiera e il pianto del suo popolo. Chiamò Mosè e gli diede l'inca­rico di presentarsi al Faraone, per do­mandare la liberazione degli Ebrei.

Faraone si rifiutò. Allora Iddio per­cosse successivamente il regno con di­versi castighi, detti comunemente le die­ci piaghe di Egitto. L'ultima piaga fu proprio tremenda! Iddio ordinò che ciascun capo di famiglia ebrea prendes­se un agnello dell'anno e senza macchia, lo cuocesse e col sangue di esso tingesse la porta.

Verso la mezzanotte, mentre gli Egi­ziani dormivano, scése dal Cielo l'Angelo sterminatore. Entrò in tutte le famiglie, ove le porte non erano tinte col sangue dell'agnello, e colpì di morte improvvisa tutti i primogeniti, dal figlio di Faraone sino all'ultimo schiavo. Furono colpiti anche i primogeniti delle bestie.

Dopo questo castigo, gli Ebrei furono lasciati liberi. Iddio aveva domandata la liberazione pacificamente (segno di bon­tà); non essendo ubbidito, diede corso alla sua giustizia.

Il sangue dell'agnello raffigurava il Sangue di Gesù, Agnello Immacolato. L'Angelo sterminatore non entrava nel­la casa, la cui porta era tinta del san­gue; così il Sangue di Gesù Cristo, spar­so sulla croce, placa ,l'ira di Dio Padre

verso l'umanità peccatrice. Invochiamo spesso questo Divin Sangue per l'anima nostra, e i castighi, meritati peccando, saranno allontanati. Diciamo perciò: « O Eterno Padre, vi offro il Sangue prezio­sissimo di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati... O Sangue dell'Agnello Divino, scendi sull'anima mia per purificarla! ».



Il Castel Sant'Angelo.

La peste, la fame e la guerra sono ca­stighi di Dio. Infatti nelle Litanie dei Santi c'è un'invocazione particolare: « Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci, o Signore ».

La città di Roma fu colpita nel 590 dalla peste. I molti peccati avevano pro­vocato la divina giustizia. I morti erano innumerevoli. Siccome la peste non ac­cennava a cessare, il Sommo Pontefice, S. Gregorio Magno, per placare la Divi­nità, ordinò preghiere e penitenze.

Un giorno si organizzò una devota processione; a capo era il Papa; poi ve­niva il Clero e infine il popolo di Roma. Iddio si mosse a compassione e mandò un Angelo ad avvisare della cessazione del flagello. La processione era giunta lungo il Tevere, poco al di là dall'odier­no Ponte Vittorio. Comparve dinanzi al Sommo Pontefice un Angelo con una spada fiammeggiante in mano e disse: « La Madonna si è degnata intercedere presso Dio in vostro favore. La peste or­mai sta per cessare ». L'Angelo della Giu­stizia mise la spada nel fodero, come segno che il flagello di Dio era finito, e subito sparì.

In memoria del grande avvenimento, capitato vicino alla Mole Adriana, venne posta la figura di un Angelo, in atto di riporre nel fodero la spada, sulla stessa Mole, la quale oggi chiamasi Castel San­t'Angelo.



MINISTRI DI BONTA’

Iddio si mostra più buono che giusto verso l'umanità, perchè ne conosce la grande miseria. Nell'esercizio della sua bontà si serve degli Angeli. Riporto de­gli esempi ricavati dalla Bibbia e dalla Storia Ecclesiastica; alcuni esempi sono del nostro tempo.



La prova.

Iddio scelse un uomo, Abramo, per co­stituirlo capo del suo popolo. Gli fece tre promesse: avrebbe dato ai suoi di­scendenti la terra di Canaan; lo avreb­be fatto padre di un popolo numeroso come le stelle; dai suoi discendenti sa­rebbe nato il Messia, Gesù. Iddio volle però mettere alla prova la fedeltà di Abra­mo. Questi aveva un unico figlio, Isacco, il quale era già fanciullo. Un giorno il Signore gli disse: « Abramo, va' sul mon­te Moria ed ivi sacrifica a me il tuo fi­gliuolo Isacco ». Abramo, sapendo essere Dio il padrone della vita, andò sul monte indicatogli, preparò il fuoco per il sacri­ficio e poi brandì il coltello per uccidere il figlio.

Iddio rimase contento dell'ubbidienza del suo servo e, prima che questi colpis­se il figlio, mandò un Angelo a tratte­nergli il braccio. « Abramo, Abramo » - disse l'Angelo di bontà -fermati; non fare del male al fanciullo! Ora conosco che temi veramente il Signore, perchè per ubbidire a lui non risparmiasti l'uni­co tuo figlio. Sacrifica adesso questo mon­tone, che è tra i cespugli ».

Abramo sciolse Isacco, ch'era legato al­le mani, uccise il montone, apparso in quell'istante, e lo bruciò ad onore della Divinità.

Dopo questo, il Signore rinnovò ad Abramo le tre promesse fattegli. L'ubbidienza a Dio attira molte bene­dizioni.



La colonna misteriosa.

Il popolo ebreo, sotto la guida di Mo­sè, faceva ritorno in Palestina. Erano cir­ca due milioni di Ebrei. Avevano bisogno di molte cose lungo il viaggio, durato quarant'anni. Iddio, come si era interes­sato di toglierli dalla schiavitù, così s'in­teressò di assisterli nel viaggio. Non co­noscevano bene la via; di giorno avreb­bero sofferto sotto il sole e di notte sa­rebbero rimasti al buio. Iddio fece sor­gere una specie di nube, a forma di co­lonna, e mandò un Angelo dal Cielo per governarla. La nube, o colonna miste­riosa, era mossa da quest'Angelo; così dice la Bibbia. Di giorno serviva di ripa­ro ai raggi del sole; di notte diveniva lu­minosa; cambiava direzione indicando così agli Ebrei la via da seguire; di tan­to in tanto si fermava, per indicare a tutti di riposarsi. Era una nube... intel­ligente; però l'intelligenza non era di es­sa, bensì dell'Angelo che la sorreggeva e la guidava.

Eppure gli Ebrei si mostrarono ingrati a tanta bontà di Dio! Bisogna apprezza­re i doni del Signore e corrispondere ge­nerosamente alle sue premure!



Alzati e mangia.

Il Profeta Elia era cercato a morte da Gezabele; tentò di salvarsi fuggendo nel deserto. Stanco del cammino ed annoia­to della vita, si adagiò sotto un albero e si addormentò. Povero Elia! Aveva tan­to lavorato per la gloria di Dio ed eccolo ora 1ì, sfinito ed affamato! Iddio ne ebbe compassione e mandò subito un Angelo con del pane e dell'acqua. Il Celeste Mes­saggero svegliò il Profeta e gli disse: « Elia, alzati e mangia! » Elia ringraziò il Signore, mangiò, bevve, ma subito si riaddormentò; era ancora stanco. Di nuo­vo l'Angelo lo svegliò: « Elia, mangia ancora! Hai da fare molto cammino! » Il Profeta obbedì e così poté continuare tranquillamente la via.



Compagno di viaggio.

Tobia, ebreo, era in schiavitù coi suoi connazionali sotto il re dell'Assiria. Pas­sava la vita nell'osservanza esatta della legge di Dio e nell'esercizio della carità. Iddio permise che divenisse cieco, per provare la sua virtù. Tobia, quantunque soffrisse, era uniformato ai voleri del Si­gnore.

Un giorno disse al figlio Tobiolo: « Sap­pi che io ho dato in prestito dodici talenti di argento a Gabelo, che abita a Rages, città della Media. Eccoti lo scritto di ob­bligazione; presentandolo, egli tosto ti re­stituirà il denaro. Siccome tu ne ignori la via, va' a cercare qualche amico fedele, che ti guidi ».

Iddio, per premiare la virtù di Tobia, mandò uno degli Arcangeli, San Raffae­le, che prese le sembianze di giovane pron­to a viaggiare.

Uscito che fu di casa, Tobiolo trovò questo giovane ed ignorando chi fosse, gli chiese: « Chi sei?... Conosci la via che conduce alla Media? »

- Io sono israelita; conosco il cam­mino che accenni e conosco bene Gabe­lo di Rages.

- Ti prego allora di essermi compa­gno di viaggio. -

Partiti, giunsero al fiume Tigri. Un pe­sce mostruoso assalì Tobiolo e già sem­brava volesse divorarlo, quando l'Arcan­gelo gli disse: « Non temere, anzi affer­ralo, uccidilo e sventralo. Conserva il fe­gato, che servirà di medicamento a tuo padre ».

Tobiolo ubbidì. Continuarono il viag­gio. A Rages trovarono Gabelo e il de­naro fu riscosso.

Nella stessa città trovarono un certo Raguele, che aveva un'unica figlia di no­me Sara, posseduta dal demonio. L'Ar­cangelo cacciò il demonio e disse a To­biolo di prenderla in sposa, perché era una giovane virtuosissima.

Ritornati a casa, l'Arcangelo disse al giovane: « Ora ungi gli occhi di tuo padre con il fiele del pesce, che allora sven­trasti ».

Tobia sull'istante riacquistò la vista. La gioia della famiglia fu grande. To­biolo pregò il padre perché volesse dare al giovane una ricompensa adeguata. Al­lora l'Arcangelo si manifestò: « Ora è tempo che io faccia conoscere la verità.

« Quando tu, o Tobia, seppellivi i mor­ti e ti occupavi in pie opere ed in fervo­rose preghiere, io tutto offrivo al Signo­re. E poiché egli ti amava, volle che la cecità accrescesse il tuo merito; perciò Iddio mandò me a guarirti e a procac­ciarti tutti questi beni.

« Infatti io sono l'Arcangelo Raffaele, uno dei sette Spiriti che stiamo di con­tinuo alla presenza di Dio. Lodate dun­que il Signore e raccontate a tutti le sue meraviglie ».

Poi scomparve. I presenti, ammirando spaventati, rimasero faccia a terra, be­nedicendo il Signore.

Come Iddio sa premiare i buoni! An­che quando li prova con le sofferenze, non agisce che per amore, cioè per ac­crescere il merito nell'altra vita.



I tre fanciulli.

Nabuccodònosor, re di Babilonia, aveva dato ordine a tutti i sudditi d'inginoc­chiarsi davanti alla sua statua; si face­va rendere onori divini. Non vollero ub­bidire al re tre fanciulli ebrei, Anania, Misaele ed Azaria, giudicando essere un grave peccato adorare un uomo invece del vero Dio.

Nabuccodònosor, irritato, fattili venire a sé, disse: « Orsù, al primo suono degli strumenti se non vi prostrerete ad ado­rare la mia statua, subito sarete gettati in una fornace. E quale Dio potrà libe­rarvi dalle mie mani? »

I coraggiosi fanciulli risposero: Il Dio che noi adoriamo, può trarci dal fuoco della fornace e liberarci dalle tue mani. Ma anche quando Iddio non voglia far questo, ti sia noto che noi non adoriamo la tua statua. -

Allora il re, preso da furore, comandò che si accendesse la fornace sette volte più del solito e vi fossero gettati dentro i tre giovanetti.

Davanti alla sfida superba, lanciata da questo re a Dio, la potenza dell'Altissi­mo si manifestò. Scese dal Paradiso un Angelo, il quale, appena i fanciulli furo­no gettati nella fornace, si mise in mez­zo a loro e, rimovendo il fuoco, impediva che fossero offesi anche leggermente.

Anania, Misaele e Azaria, contenti cam­minavano in mezzo alle fiamme lodando e benedicendo Iddio. Al contrario, le fiam­me, uscendo dalla fornace, si riversarono sugli esecutori del decreto reale, i quali furono inceneriti.

Nabuccodònosor, curioso di conoscere la fine toccata ai tre giovanetti, si avvicinò alla fornace e li vide intatti e in loro com­pagnia vide l'Angelo che allontanava le fiamme. Subito fece uscire i tre fanciulli e disse: « Il Dio di Anania, di Misaele e di Azaria è il vero Dio! Guai a chi lo be­stemmia! Sarà reo di morte! »

Sfidare Iddio è pericoloso! Eppure quanti nei momenti di rabbia o di pas­sione si permettono fare ciò! Guai se Dio accettasse le sciocche sfide dell'uomo!



Daniele.

Dario, re di Media, teneva nella corte con grandi onori un certo Daniele, Pro­feta. I cortigiani, gelosi, accusarono Da­niele al re, perché adorava un Dio diffe­rente dal loro. Dario, avendo decretata la morte di chi avesse adorato altra divinità, suo malgrado, per non venire meno al­l'ordine dato condannò Daniele ad es­sere gettato nella fossa dei leoni.

Il Signore, che sempre aveva assistito il suo Profeta, non mancò neppure que­sta volta di soccorrerlo. Appena Daniele fu messo dentro la fossa, un Angelo com­parve e chiuse la bocca alle bestie feroci. Daniele, seduto tra i leoni, passò tran­quillamente la notte; l'indomani matti­na fu messo in libertà.

Dopo non molto fu nuovamente condannato ad essere pasto dei leoni, poiché da Profeta del vero Dio aveva ucciso un drago mostruoso, che i Babilonesi ado­ravano come divinità. Il popolo per que­sto motivo si era ribellato al re e questi, per paura del furore popolare, diede la condanna.

I leoni furono lasciati a digiuno, affin­ché divorassero più presto Daniele. Ecco il Profeta nella fossa; doveva starvi set­te giorni. L'Angelo venne in aiuto, ser­rando la bocca ai leoni.

Intanto Daniele pativa la fame; stare sette giorni digiuno nella fossa era pe­sante. A Dio tutto è possibile!

Nella Giudea c'era un certo Abacuc, che andava in campagna a portare il pran­zo ai mietitori. Fu mandato a costui un Angelo, che disse: Porta il preparato pran­zo in Babilonia a Daniele, che trovasi nella fossa dei leoni. - Rispose: Io non so dove sia né Babilonia, né Daniele. -

L'Angelo lo prese per i capelli, lo portò in un momento in Babilonia e lo pose nella fossa dei leoni. Abacuc disse: Daniele, servo di Dio, prendi il pranzo che il Signore ti ha mandato! -

Daniele ringraziò la Divina Maestà e si rifocillò. Dopo l'Angelo riprese per i capelli Abacuc e lo trasportò nel luogo in cui l'aveva rilevato.

Il re al settimo giorno, visitò la fossa dei leoni ed a vedere Daniele sereno, esclamò: « Quanto sei grande, o Dio di Daniele! ».

Questi episodi sembrano favole, ep­pure sono storici, contenuti nei libri Sa­cri dell'Antico Testamento. Se si consi­dera l'onnipotenza di Dio, queste cose sembrano piccolezze.



San Pietro.

Nel Nuovo Testamento abbiamo altri esempi, in cui gli Angeli si dimostrano Ministri di bontà.

Gli Apostoli, dopo la discesa dello Spi­rito Santo, cominciarono a predicare. La corrente giudaica voleva impedire ciò e, non bastando le minacce, ricorse alla morte.

Il re Erode fece uccidere di spada l'A­postolo San Giacomo e, vedendo che ciò piaceva ai Giudei, imprigionò San Pie­tro, sperando di farlo uccidere davanti al popolo dopo la Pasqua. La missione del capo degli Apostoli non era finita anco­ra; perciò Iddio liberò San Pietro, ser­vendosi di un Angelo. San Pietro era nel­la prigione; di notte, mentre dormiva fra due soldati e le guardie custodivano la porta, venne un Angelo del Signore e risplendette gran luce nell'abitazione. I soldati non videro niente. L'Angelo toc­cò S. Pietro al fianco per svegliarlo e dis­se: « Alzati presto ». D'un colpo si rup­pero le catene che legavano le mani del­l'Apostolo e caddero a terra. L'Angelo continuò: « Cingiti e metti i tuoi sanda­li; poni sulle spalle il mantello e segui­mi! »

S. Pietro ubbidiva, ma non era convin­to che fosse vero quanto avveniva, poi­ché credeva che fosse una semplice vi­sione. Intanto passò davanti alle guar­die e nessuno si accorse. Giunti, l'Ange­lo e l'Apostolo, davanti alla porta di fer­ro, che metteva in città, la porta si apri da sé. Andarono avanti ancora un trat­to e poi l'Angelo sparì.

S. Pietro, rientrato in sé, disse: « A­desso veramente so che il Signore ha mandato un suo Angelo e mi ha liberato dalle mani di Erode ».

La Religione Cattolica si radicò nel mondo con molti prodigi e gli Angeli non potevano essere estranei a questa opera di affermazione della dottrina di Gesù.



La Piscina Probatica.

Al tempo degli Apostoli, esisteva an­cora a Gerusalemme la Piscina Probati­ca, Eccone la storia. Iddio, per tenere desta nel popolo ebreo la fede nel Messia, di tanto in tanto ope­rava delle guarigioni istantanee nella Pi­scina Probatica.

Era questa una grande vasca, con cinque portici. Gli ammalati di ogni genere stavano lì, in attesa del movimento del­l'acqua, poiché il primo che si gettava dopo il movimento dell'acqua, era libe­rato da qualsiasi infermità. Gli amma­lati non conoscevano il momento in cui il moto sarebbe avvenuto e quindi dove­vano stare sempre vigilanti. Chi era in­caricato a muovere l'acqua? Un Angelo. Dice il Vangelo che l'Angelo del Signore in un certo tempo scendeva nella Vasca e l'acqua era agitata.



San Venceslao.

Il re di Boemia, San Venceslao, era re­ligiosissimo. Si dedicò al bene dei sud­diti e specialmente dei poveri ed afflitti. Coltivava la virtù della purezza con ogni cura e poteva dirsi un Angelo in carne. Iddio lo assisteva sempre.

Un giorno si trovò davanti ad un fiero nemico, certo Radislao, re di Corimena; avrebbe incontrato certamente la morte. Essendo in grave pericolo, alcuni Angeli apparvero intorno a lui, dandogli delle armi; inoltre dissero: « Radislao, non ar­rischiarti a ferire costui! ».

Il nemico, spaventato, cadde in ginoc­chio e chiese umilmente perdono al re di Boemia.

Un'altra volta a S. Venceslao, mentre era seduto sul trono, apparvero due An­geli, con una croce di oro, in atto di con­segnargliela. Il re, sceso dal soglio, pre­se la croce con devozione. Gli Angeli poi sparirono; la croce invece rimase. For­se il Signore voleva preavvisarlo del mar­tirio che presto gli sarebbe toccato.

Infatti, mentre pregava in Chiesa, una masnada di uomini, con a capo il fratel­lo, gli fracassò la testa ed il sangue fu asperso sulle pareti della stessa Chiesa. Era d'accordo in questo delitto anche la madre; ma Iddio fece aprire la terra e l'infelice donna fu inghiottita dal suolo.

L'anima di S. Venceslao fu portata da­gli Angeli al trono di Dio ed oggi fa par­te della grande schiera dei Martiri.

I buoni sono sempre perseguitati. Ma guai ai persecutori, perchè presto o tar­di saranno colpiti dalla giustizia di Dio!



Il monte Gargano.

Sul monte Gargano, nelle Puglie, è in­nalzato un grande santuario a S. Michele Arcangelo. Questo Principe degli Angeli, che nell'antico Testamento era il Custo­de della Sinagoga degli Ebrei ed oggi è il Custode della Chiesa Cattolica, ha vo­luto scegliersi in Italia, ov'è la Sede del Vicario di Gesù Cristo, un luogo parti­colare di venerazione.

Alle falde del monte Gargano si tro­vava un armento di buoi a pascolare. Ad un tratto un bue si separò dall'ar­mento e fuggì lontano. Inseguito, entrò in una grotta del monte; nessuno osava entrarvi, essendo il bue inferocito. Un tale tentò di ucciderlo, lanciando una freccia. Questa non si conficcò nel corpo della bestia, ma tornò indietro verso l'ar­ciere. I presenti, sbalorditi, non osarono fare altro contro il bue; andarono però dal Vescovo a riferire l'accaduto. Il Ve­scovo ordinò tre giorni di digiuno e di preghiera per ottenere da Dio i lumi in proposito. Dopo i tre giorni, San Miche­le Arcangelo apparve al Vescovo, dicen­dogli che quel luogo era sotto la sua cu­stodia e che quel prodigio era avvenuto per dimostrare che Iddio voleva ivi un culto particolare in memoria di sè e de­gli Angeli.

Il Vescovo andò alla grotta in proces­sione con gran numero di fedeli ed, ivi giunto, avvenne un altro prodigio: ap­parve in quel luogo un bel Tempio. Con­templarono tutti la visione. Il Vescovo comprese che Iddio voleva innalzato ivi una Chiesa e stabilì che vi si comincias­sero a compiere le sacre funzioni. I mi­racoli si moltiplicarono sul monte Gar­gano ed il culto di San Michele Arcan­gelo e degli Angeli si diffuse sempre più. Fu costruito il Tempio con sollecitudine.

Ogni anno la Santa Chiesa ricorda l'ap­parizione dell'Arcangelo San Michele ed il Santuario del monte Gargano è gre­mito di fedeli.

Si fanno dei viaggi in Italia in occa­sione di nozze o per visitare i luoghi più celebri. Ma chi pensa a visitare il San­tuario del monte Gargano? Eppure è questo uno dei luoghi più sacri dell'Ita­lia, luogo di prodigi e di celesti bene­dizioni.



San Filippo Neri.

Uno dei Santi più popolari di Roma fu San Filippo Neri. Esercitava le virtù cri­stiane con grande perfezione partico­larmente la carità verso i poverelli.

Gesù riconosce come fatto a sè quello che si fa al prossimo; volle perciò dare a San Filippo Neri una prova del suo gra­dimento per la carità.

Un giorno si presentò al Santo un po­vero. Al solito, San Filippo diede l'ele­mosina. Il povero cambiò di forma, di­venne bello e luminoso e disse: « Io sono un Angelo del Signore! » E sparve. Il Santo ne provò tanta gioia.

Di notte tempo egli andava una volta a portare il pane a famiglie bisognose. Nel buio precipitò in una fossa. Povero vecchietto!

Rimase là dentro, impotente ad uscirne. Si rivolse a Dio. L'Angelo Custode, che sino a quel momento l'accompagnava invisibilmente, prese forma umana; die­de la mano al Santo e in un attimo lo estrasse dalla fossa.

Giusto premio a chi esercita la carità cristiana!



L'Etiopico.

Gli episodi narrati riguardano l'assi­stenza che gli Angeli esercitano verso il corpo dell'uomo. Ciò che adesso viene esposto, riguarda il bene spirituale.

Si legge negli Atti degli Apostoli:

Un uomo di Etiopia, che molto poteva presso Candace, Regina degli Etiopi, quantunque pagano, era andato a Geru­salemme ad adorare la Divinità. Era un uomo retto. Faceva già ritorno dalla cit­tà santa e stando sul cocchio leggeva il Profeta Isaia. Iddio gradì l'ossequio e volle convertirlo al Cristianesimo, ser­vendosi di un Angelo. Mentre il Diacono San Filippo attraversava la Samaria, un Angelo gli si presentò, dicendogli: « Va' verso mezzogiorno, sulla strada che con­duce da Gerusalemme a Gaza. Questa è deserta ». San Filippo partì subito. Lun­go la strada vide un cocchio. Sentì nel­l'anima queste parole: « Va' avanti e av­vicinati a quel cocchio ». Affrettò il pas­so e sentì che l'uomo di Etiopia leg­geva il Profeta Isaia. Gli domandò: Comprendi tu quello che leggi? »

- « Come lo posso io », rispose l'altro, « se qualcuno non me lo spiega? ».

E pregò San Filippo che salisse sul cocchio.

Il Santo Diacono gli spiegò tutto, an­nunciandogli la venuta di Gesù Cristo sulla terra. Quel pagano si convinse, cre­dette in Gesù e volle essere subito bat­tezzato. Incontrando un corso d'acqua, il cocchio si fermò e venne amministrato il Battesimo. Il compito era finito; sul­ l'istante S. Filippo fu sollevato in alto e sparì. Poco dopo si trovò nella città di Gaza.



San Raimondo Nonnato.

Chi ama Gesù in vita e lo serve fedel­mente, sarà assistito specialmente sul let­to di morte.

S. Raimondo, detto Nonnato, aveva speso le sue energie a beneficio degli schiavi. Quante sofferenze non dovette affrontare! Giunto in fine di vita, desi­derava ardentemente ricevere Gesù Sa­cramentato, come Viatico. Domandò di un Sacerdote, ma nessuno veniva a co­municarlo; la morte era prossima. Il San­to rivolse una fervente preghiera al Si­gnore, che non lo lasciasse morire senza il Viatico. Com'è buono Gesù! Dal cielo scesero alcuni Angeli, prendendo le sem­bianze di Sacerdoti; entrarono nella stan­za del moribondo e gli chiesero se avesse voluto comunicarsi. « Non desidero al­tro! », rispose il Santo. ­

Allora uno degli Angeli estrasse un Vaso Sacro, in cui era un'Ostia Consa­crata, e diede la Comunione a S. Rai­mondo. Dopo gli Angeli sparirono, la­sciando soddisfatto il Santo, il quale rin­graziando Gesù moriva. Com'è consolan­te ricevere il Viatico e prepararsi al pas­so estremo con Gesù nel cuore! Eppure tanti che si dicono Cristiani, in fine di vita, o hanno paura di comunicarsi e ri­mandano più che sia possibile, oppure ricevono Gesù Sacramentato con fred­dezza!



La redenzione degli schiavi.

Nei secoli scorsi c'era in Europa la piaga dei pirati, cioè dei ladri di mare, i quali rapinavano le persone e le condu­cevano in schiavitù. Gli schiavi erano trattati come bestie e venivano anche venduti nei pubblici mercati; chi aveva la disgrazia il cadere in schiavitù, era in grave pericolo per la moralità e per la fede. Iddio ebbe compassione di tanta misera gente e volle scegliere prodigio­samente degli uomini, che si dedicassero a questa opera di redenzione. Uno di es­si fu S. Giovanni di Matha.

Costui era stato ordinato Sacerdote e celebrava la prima Messa nella cappella del Vescovo, alla presenza di altri. Du­rante il Santo Sacrificio, Iddio mandò un Angelo al novello Sacerdote, per far­gli intendere la sua volontà.

L'Angelo apparve in veste candida e luminosa; sul petto aveva una croce di colore rosso-azzurro; ai lati apparvero pure due schiavi: uno cristiano e l'altro maomettano.

L'Angelo pose le mani sul capo dei due schiavi e poco dopo sparì.

S. Giovanni di Matha comprese essere volontà di Dio che egli si dedicasse alla redenzione degli schiavi. Passarono de­gli anni e il Santo pregava per conoscere ancora meglio i disegni di Dio. Strinse amicizia con un certo Felice Valeria, che menava vita eremitica. Un giorno, men­tre parlavano di cose celesti, apparve un cervo che portava fra le corna ramificate una croce di due colori: rosso ed azzur­ro. Valerio si meravigliò ed allora San Giovanni di Matha gli manifestò la vi­sione dell'Angelo, avvenuta il giorno del­la sua prima Messa. Per tre notti tutti e due ebbero una celeste visione. Iddio rive­lava che era suo desiderio si fondasse una Congregazione per la redenzione degli schiavi.

Per iniziare una Congregazione reli­giosa è necessaria l'approvazione del Ca­po della Chiesa. Era allora Papa Inno­cenzo Terzo. San Giovanni di Matha e Valerio si presentarono a lui; furono ben accolti; però il Papa voleva esaminare meglio l'affare. Iddio venne in soccorso per mezzo di un Angelo.

Il Papa in quei giorni, mentre celebra­va la S. Messa, nell'atto in cui sollevava l'Ostia Consacrata, vide apparire un An­gelo, dalla veste bianca, con una croce bicolore sul petto e due schiavi ai lati. Comprese che Iddio voleva la nuova Con­gregazione e l'approvò. Iddio premiò con una grande santità tanti di quegli uo­mini che si dedicarono alla salvezza spi­rituale e corporale degli schiavi.

Chi si mostra generoso con Dio, è ri­cambiato con generosità da Lui, poiché Gesù ha detto: « Date uno e riceverete cento ».



Sant'Isidoro.

Iddio suscita i suoi Santi in ogni età e condizione. Un contadino di nome Isi­doro era molto devoto dell'assistenza al­la Messa. La mattina, prima di recarsi in campagna, andava in Chiesa, ascolta­va la Messa ed offriva a Dio il lavoro del­la giornata. Tutto ciò richiedeva impie­go di tempo. La campagna non ne sof­friva, poiché Iddio benediceva il buon contadino.

Alcuni compagni irreligiosi e gelosi, accusarono Isidoro presso il padrone, di­cendo che andava tardi al lavoro. Il pa­drone volle accertarsi e una mattina, al­l'insaputa, al tempo dell'aratura, andò nella campagna di buon'ora. Il Signore venne in aiuto. Quella mattina all'alba un Angelo scese dal Cielo, aggiogò i buoi all'aratro e poi fece le veci d'Isidoro. Il padrone, a vedere tanto terreno arato, essendo ancora per tempo, scorgendo quel personaggio misterioso a guidare i buoi, non sapeva spiegarsi il fatto. Quando ar­rivò Isidoro l'Angelo sparì. Comprese il padrone che quel contadino era un San­to e lo lasciò libero di compiere le sue pratiche devote.

S. Isidoro è il patrono degli agricoltori, come S. Giuseppe dei falegnami. Serva quest'esempio ad amare di più la S. Messa e fare anche dei sacrifici per assistervi, non solo nelle feste, ma anche nei giorni feriali.



Sposalizio mistico.

Nella storia della Chiesa risplende di luce particolare la figura di Santa Cate­rina da Siena.

Questa Santa si era data a Dio total­mente. Nelle opere di bene non indie­treggiava; preghiere, sacrifici, atti di ca­rità ... tutto praticava, accesa com'era d'amore divino.

Gesù, che spesso le appariva, volle fa­re con essa lo sposalizio mistico, cioè con atto ufficiale volle stringere con la Santa i rapporti d'amore spirituale. Ecco come:

Comparve Gesù Cristo e la Madonna; in un atto così solenne non poteva man­care la Corte Celeste. Apparvero perciò degli Angeli, i quali stavano attorno a Gesù e alla Santa, come testimoni. Uno degli Angeli, di gerarchia superiore, te­neva l'anello dello sposalizio. A tempo opportuno, l'anello fu consegnato dal Serafino a Gesù, il quale lo mise al dito di Santa Caterina. L'anello, formato da una gemma, era visibile soltanto alla Santa; emanava una luce meravigliosa, che diminuiva o cessava del tutto secon­do che la mistica sposa di Gesù rallen­tava nell'amore divino.

Sembrerebbe strano il contegno di Ge­sù con certe anime; ma Egli è il padrone assoluto e tratta con le anime come vuole.



Il Poverello d'Assisi.

S. Francesco, ancora giovane, lasciò le comodità della vita, si spogliò di tutti i beni ed abbracciò la via della sofferenza, unicamente per amore di Gesù Crocifis­so. Dietro al suo esempio, altri uomini lasciarono la vita gaudente e divennero suoi compagni d'apostolato.

Gesù lo arricchì di doni spirituali e fe­ce a lui una grazia, che a nessun altro aveva fatto nei secoli precedenti. Volle renderlo simile a sé, imprimendogli le cinque piaghe. Questo fatto è passato al­la storia col nome di «Impressione delle stimmate».

S. Francesco, due anni prima di mo­rire, era andato sul monte della Verna, incominciando il digiuno rigoroso, che doveva durare quaranta giorni. Il Santo voleva in tal modo onorare il Principe della Milizia Celeste, S. Michele Arcan­gelo. Una mattina, mentre pregava, vide scendere dal cielo un Serafino, che ave­va sei ali luminose ed infuocate. Il Santo guardava l'Angelo che discendeva con volo radioso ed avendolo vicino, si ac­corse che oltre ad essere alato era anche crocifisso, cioè aveva le braccia distese e le mani forate dai chiodi, come pure i piedi; le ali erano disposte in modo stra­no: due erano ritte verso l'alto, due di­stese come per volare e due circondava­no il corpo, quasi per velarlo.

S. Francesco contemplava il Serafino, provando grande gaudio spirituale, però si meravigliava come mai un Angelo, pu­ro spirito, potesse subire i dolori della crocifissione. Il Serafino gli fece compren­dere che era stato mandato da Dio per significargli che avrebbe dovuto avere il martirio d'amore nella forma di Gesù Crocifisso.

Sparì l'Angelo; S. Francesco si avvi­de che nel suo corpo erano apparse cin­que piaghe: le mani e i piedi erano fo­rati e versavano sangue, così pure il co­stato era aperto ed il sangue che usciva inzuppava la tunica ed i fianchi. Per umiltà il Santo avrebbe voluto nascon­dere il grande dono, ma essendo ciò im­possibile, si rimise al volere di Dio. Le piaghe rimasero aperte ancora per due anni, cioè sino alla morte. Dopo S. Fran­cesco, altri hanno ricevuto le stimmate. Tra costoro c'è P. Pio da Pietrelcina, Cappuccino.

Le stimmate apportano grandi dolori; eppure sono un regalo particolarissimo della Divinità. Il dolore è un dono di Dio, perchè con esso si sta più distaccati dal mondo, si è costretti a rivolgersi al Si­gnore con la preghiera, si scontano i pec­cati, si attira la grazia per se e per gli altri e si guadagnano meriti per il Para­diso. I Santi sapevano valutare la soffe­renza. Beati loro!



Quaranta corone.

Il martirio, sofferto per Gesù Cristo, è il più grande atto di amore verso il Creatore. Sottoporsi ai tormenti ed alle umiliazioni, è cosa assai difficile; però Gesù ai suoi Martiri dà una forza parti­colare, per cui i tormenti riescono sop­portabili ed alle volte leggerissimi. Du­rante il martirio la potenza di Dio si suo­le manifestare anche sensibilmente con miracoli e gli Angeli sono mandati dal Cielo per assistere alla lotta degli eroi della Fede. Tra gli innumerevoli esempi ne scelgo alcuni.

Al tempo dell'Imperatore Licinio, a Sebaste città dell'Armenia, furono ac­cusati come Cristiani quaranta soldati. Nell'Impero Romano i Cristiani erano considerati nemici dello Stato, perchè praticavano una Religione nuova, la cui dottrina era contraria alla passione del­l'odio e della disonestà. I quaranta sol­dati furono chiusi in un'oscura prigione; in seguito ebbero rotti i denti con pietre; in ultimo furono messi nudi in uno stagno di acqua freddissima, nel crudo inverno. Il tormento era grande e do­veva durare sino alla morte. Chi non era rapace di soffrire, poteva uscire dall'ac­qua ghiacciata e tuffarsi nella vicina acqua tiepida.

I soldati pregavano così: « O Signore, Siamo quaranta nello stagno; quaranta siano le corone! » - La potenza divina era con loro e resistevano ai tormenti. Gli Angeli erano presenti e godevano di quella prova di amore verso la Divinità. Ad un tratto una luce arcana circondò lo stagno dell'acqua fredda.

Apparvero tanti Angeli, con in mano trentanove corone: ogni soldato riceveva una corona, come segno di vittoria e pe­gno della corona eterna. Chi può imma­ginare il conforto provato dai soldati a tale scena! Un custode del bagno, men­tre gli altri compagni dormivano, vide la bellissima schiera angelica e rimase estatico; contò le corone che gli Angeli stavano distribuendo e non sapeva spie­garsi come i Martiri essendo quaranta, le corone fossero trentanove. In quell'i­stante scorse uno dei soldati uscire dallo stagno freddo e gettarsi nell'acqua tie­pida; non aveva costui resistito al mar­tirio. Fortemente impressionato, il custo­de svegliò le guardie e disse: « Anch'io sono Cristiano! ».

Tolse l'abito, si gettò nell'acqua fredda e morì martire, ricevendo la quaran­tesima corona.

Il dieci di marzo di ogni anno la Santa Chiesa festeggia questi quaranta Martiri. - Chi perde la sua vita per me, dice Gesù Cristo, la troverà. -

Questa schiera di soldati diede la vita terrena per professare la fede: ma gua­dagnò la vita eterna. Oggi i Quaranta Martiri fanno corona al Creatore, in com­pagnia degli Angeli.



Due sorelle.

Due giovanette romane, sorelle, ave­vano fatto voto di verginità, cioè per amore di Gesù Cristo volevano privarsi del matrimonio. Abbracciare la vita ma­trimoniale non è male, anzi è un bene; ma la verginità votata a Dio è il dono più nobile dell'anima a Dio.

Le due sorelle, Rufina e Seconda, fu­rono costrette dai genitori a scegliere lo sposo; la prima avrebbe dovuto sposare Armentario e l'altra Verino. Le giovani, per non venir meno alla promessa fatta a Dio, si rifiutarono. Furono accusate co­me Cristiane. Condotte davanti al Pre­fetto Giunio, dapprima ebbero promessi onori ed altri beni; ma tutto rifiutarono. Allora Rufina fu legata e battuta aspra­mente con verghe. Seconda disse al Pre­fetto: « Perché fai battere soltanto mia sorella? Tratta tutte e due allo stesso modo! Fa' battere anche me! » Giunio, pieno di sdegno, ordinò che le due sorel­le venissero rinchiuse in un carcere, buio e puzzolente.

Gli Angeli tutto seguivano. Appena le giovanette giunsero nel carcere, gli An­geli prestarono meravigliosamente la lo­ro opera. Ecco la prigione divenire lumi­nosissima, sparire il fetore nauseante ed impregnarsi l'atmosfera di odori soa­vissimi ...

Deluso il Prefetto, comandò che fosse­ro messe in un bagno bollente. Anche questo tormento riuscì vano, poiché le due ne uscirono intatte. Venne legato un pesante sasso al collo delle giovani e co­sì furono precipitate nel fiume Tevere. Erano già in fondo al fiume: avrebbero dovuto annegarsi; ma Iddio volle far splendere nuovamente la sua potenza e mandò un Angelo in loro aiuto, il quale ruppe la fune che legava il sasso al collo e le due Martiri apparvero tranquille sul­la riva. Dopo di ciò, furono condotte fuo­ri Roma e decapitate lungo la via Aurelia.

Rufina e Seconda furono sorelle di san­gue, ma più che tutto sorelle di spirito e di martirio. I loro corpi sono seppelliti a Roma, nella Basilica di Costantino; le loro anime godono in Cielo le delizie de­gli Angeli, presso il trono dell'Agnello Immacolato, Gesù Cristo.



Un giovanetto.

Venanzio, giovanetto di quindici anni, mosso dallo Spirito Santo, ebbe il corag­gio di presentarsi spontaneamente al giudice durante la persecuzione di Decio. Mentre il giudice trovavasi alla porta del­la città di Camerino, Venanzio gli disse: « Io sono un seguace di Gesù Cristo ». Forse il giudice avrà sorriso davanti al giovanetto debole, pensando che lo avreb­be obbligato a rinunziare alla sua Reli­gione. Ma Venanzio non era solo: aveva al suo fianco l'Angelo Custode.

Il giudice tentò di convincerlo, adope­rando parole dolci e modi cortesi; ma vi­sta la sua costanza, ordinò che fosse bat­tuto a lungo e dopo legato. L'Angelo Cu­stode, mentre tutti guardavano il giova­ne, ruppe le catene e Venanzio rimase li­bero e sereno dinanzi ai soldati. Il giu­dice non si diede per vinto: lo fece legare di nuovo, sospeso con la testa in giù. Al­cuni soldati gli bruciavano le carni con lampade ardenti e altri facevano pene­trare il fumo nella bocca, affinché moris­se asfissiato. Certamente Venanzio sareb­be morto, se Iddio non l'avesse assistito. L'Angelo Custode gli apparve in bianche vesti e stava sul fumo, impedendo che il martire soffrisse. All'improvviso spezzò i legami e Venanzio restò tranquillo di­nanzi alla moltitudine curiosa. A questo prodigio, un certo Atanasio, cubiculario, si convertì a Gesù Cristo e in seguito su­bì il martirio anche lui.

Riuscito vano ogni sforzo contro Ve­nanzio, si pensò di chiuderlo in una pri­gione. Passato un po' di tempo, il prefet­to della città volle rinnovare i tormenti e gli fece rompere i denti e fracassare le mascelle con pietre. Venanzio era sfinito; pensando il carnefice che ormai stesse per morire, lo fece gettare sopra un le­tamaio.

Povero giovane! Aveva tanto sofferto e sperava volare al Paradiso; ma non era ancora tempo. L'Angelo Custode ridiede la perfetta vigoria al Martire e lo spinse a presentarsi daccapo al carnefice. Ve­nanzio parlò con energia al giudice, fa­cendogli vedere la grandezza della Reli­gione di Gesù Cristo; ma il giudice non voleva cedere. Iddio lo colpì sull'istante. Infatti il tiranno cadde dal suo seggio e morì pronunciando queste parole: « Il Dio di Venanzio è il vero; distruggete i nostri dèi! ».

La rabbia dei persecutori era al colmo. Si ordinò che il giovane venisse dato in pasto ai leoni. Ecco Venanzio in mezzo alle belve! L'Angelo del Signore tolse la ferocia ai leoni e questi stavano ai piedi del Martire come mansueti agnelli. Fu dato ordine di trascinarlo per luoghi aspri e spinosi. Ma a tutto resisteva il giovane. In ultimo fu precipitato da una alta rupe; l'Angelo Custode lo sostenne e Venanzio si trovò sereno alla base del­la rupe. Quivi giunto, vedendo i soldati assetati nella prossima vallata, pregò Iddio e da una roccia scaturì acqua fre­sca. Molti soldati, davanti al miracolo, si convertirono ed ebbero tagliata la testa, assieme a Venanzio. Mentre si compiva la strage, lampi, tuoni e frequenti terre­moti misero in fuga tutti. Il corpo di S. Venanzio è venerato con grande onore a Camerino e la festa ricorre il 18 mag­gio. Sembra una leggenda il martirio di S. Venanzio; eppure non può mettersi in dubbio la sua veridicità.

Non è l'uomo l'autore di tanti prodigi, ma il Creatore dell'universo, che si ser­ve dei suoi Angeli.

Tanti miracoli erano necessari nei pri­mi tempi del Cristianesimo, affinché la nuova Religione si affermasse sul paga­nesimo. Alla vista di avvenimenti così strepitosi, i Cristiani andavano al mar­tirio con entusiasmo e con gioia e furo­no in numero stragrande. Ai nostri giorni avvengono pure dei prodigi, che Iddio opera per mezzo dei suoi Angeli e dei suoi Santi, però non sono così frequenti come nei primi secoli del Cristianesimo.



Santa Cecilia.

Nata da nobili genitori, Santa Cecilia ancor giovanetta si consacrò a Dio col voto di verginità. Però fu data in sposa, contro sua voglia, ad un nobile romano, certo Valeriano, il quale non credeva in Gesù Cristo.

Santa Cecilia era addoloratissima; non voleva vivere la vita matrimoniale. Il Signore, per consolarla, di tanto in tanto le rendeva sensibile la presenza dell'Angelo Custode. Quante volte, du­rante la preghiera, il buon Angelo le par­lava, assicurandole la sua speciale assi­stenza! - Non temere, Cecilia! Io sarò il custode della tua verginità. -

Il giorno delle nozze S. Cecilia ebbe con lo sposo questo colloquio: « Valeria­no, ho un segreto da rivelarti. Io sono sotto la tutela del mio Angelo, che cu­stodisce la mia verginità. Tu rispetta la mia virtù, se no proverai l'ira di Dio! -

Valeriano stupì a questo parlare e si accese in lui il desiderio di vedere l'An­gelo della sposa. « Lasciami vedere que­st'Angelo! Dopo crederò anch'io in Gesù Cristo! » Rispose la Santa: « Tu potrai vedere l'Angelo dopo che avrai ricevuto il Battesimo ».

- Sono disposto a farmi battezzare. - Allora va' a trovare il Sommo Sa­cerdote Urbano, il quale trovasi nelle ca­tacombe di Via Appia; egli ti istruirà e ti amministrerà il Battesimo. - Valeriano seguì il suggerimento. Al ri­torno, entrato nell'appartamento della sposa, la trovò in compagnia dell'Angelo. Questo Celeste Spirito, in sembianze umane, era luminoso, risplendente di lu­ce divina. Valeriano era fuori di sè per la commozione e per la gioia; dopo la scomparsa dell'Angelo, andò in cerca di suo fratello Tiburzio e gli parlò dell'An­gelo di Cecilia. Gli narrò il fatto con tan­to entusiasmo, che Tiburzio esclamò: « Per vedere l'Angelo, mi farò battezza­re anch'ío ».

Ricevuto il Battesimo, potè assistere alla comparsa dell'Angelo della cognata. Passato poco tempo, essendo stati sco­perti come Cristiani, tutti e tre furono uccisi.

Chi va oggi a Roma, nel quartiere di Transtevere, può visitare la casa di S. Ce­cilia; vi si vedono tre sepolcri artistici, i quali conservano i corpi di Santa Cecilia, dello sposo e del cognato. Sulla parete di una camera interna, un'arti­stica pittura raffigura la Santa in col­loquio con l'Angelo; è la camera dove l'Angelo Custode soleva manifestarsi.

Fortunate le anime vergini, che for­mano la predilezione di Dio e dei suoi Angeli!



Fanciulla eroica.

La purezza è la virtù per cui si porta il massimo rispetto al proprio corpo e all'altrui; questa virtù proibisce ogni at­to indegno, ogni sguardo immodesto ed ogni pensiero e desiderio cattivo. La pu­rezza è da Dio ordinata nel 6 ° e 9 ° Co­mandamento e deve osservarsi da tutti, secondo il proprio stato, o verginale o matrimoniale.

Ecco uno dei tanti fatti, dal Signore permessi, in cui risplende la virtù della creatura, pronta a morire anziché offen­dere la purezza, che è chiamata virtù an­gelica.

Una fanciulla di tredici anni, Agnese, dotata di beni di fortuna e di bellezza, avendo compreso la preziosità della pu­rezza, ne fece voto alla Divinità, sce­gliendo per mistico sposo Gesù Cristo.

Procopio, figlio del prefetto di Roma, s'innamorò di lei e ne chiese la mano. Agnese rifiutò. Il giovane riferì la co­sa al proprio padre; questi, in qualità di capo della città di Roma, comandò che la fanciulla gli fosse presentata. Le chie­se: Perché non vuoi essere la sposa di mio figlio? -

Rispose Agnese: Ho un altro aman­te, al quale ho giurato fedeltà ».

« Certamente, continuò il prefetto, nessun giovane di Roma ha tanti meriti quanti ne ha mio figlio. Chi è questo tuo amante? ».

« È Colui al quale ubbidisce il Cielo e la terra; è Gesù Cristo! ».

« Dunque tu sei Cristiana? ... Per la stima che ho di te e per il bene che voglio a mio figlio, abbandona la tua Religio­ne! In compenso avrai i beni e tutti i piaceri che Roma può apprestarti. -

« Tengo per niente queste cose! ».

Il prefetto allora ordinò che venisse condotta a luogo infame.

Agnese era tranquilla; pensava: « So­no nelle mani di Dio ed ho l'Angelo co­me custode del mio corpo ».

I soldati e la plebaglia erano ad aspet­tare fuori, mentre la fanciulla era intro­dotta in un triste locale, piuttosto buio. L'Angelo del Signore era pronto, col com­pito di vigilare sulla sposa di Cristo. Il locale fu illuminato dalla presenza del­l'Angelo. Agnese ringraziò la Divinità per averle mandato un sì potente aiuto.

« Non temere, disse l'Angelo, io son qui per custodirti ».

Procopio, il figlio del prefetto, volle entrare per primo. Non l'avesse mai fat­to! L'Angelo lo colpì di morte improv­visa.

Il padre del giovane, accorso, era fre­netico per il dolore: ma avendo Agnese pregato Iddio, Procopio riebbe la vita; il prefetto comprese essere vero il Dio dei Cristiani. Siccome il popolo faceva cla­more, lasciò il da farsi ad Aspasio, vice prefetto. In seguito Agnese fu messa a bruciare; ma anche qui l'Angelo separò in due colonne le fiamme e la fanciulla vi stava in mezzo come circondata da fiori. Continuando altro genere di mar­tirio, Agnese volò al cielo.

Sul luogo dei prodigi avvenuti, dopo le persecuzioni i Cristiani innalzarono un bel tempio a S. Agnese. Il corpo suo si trova in una cappella sotterranea, si­tuata nel terreno che allora era proprie­tà della Santa, in fondo alla Via Nomen­tana, in Roma.

Quale esempio luminoso di purezza, specialmente per la gioventù femmini­le! Oggi le fanciulle sogliano mettere in pericolo il giglio della purezza e facil­mente perdono un tesoro così prezioso, lasciandosi attirare dai falsi piaceri del­la vita. Il paganesimo ormai rivive nel­la società!



Un volo misterioso.

La Palestina è molto cara ai Cristiani, perchè quel suolo fu calpestato per tan­ti anni dai piedi del Figlio di Dio e fu testimone dei più strepitosi miracoli. Giustamente quelle contrade si chiama­no « Luoghi Santi ». Un culto particolare si ha per la grotta di Bethlem, per il Ce­nacolo e per il Calvario.

Un tempo in Palestina era tanto ve­nerata la Casa di Nazareth, ove Gesù trascorse la maggior parte della vita la­vorando da falegname, in compagnia di S. Giuseppe e sotto lo sguardo amoroso della Madonna. I disegni di Dio su quel­la casa erano misteriosi. Dopo diversi se­coli dalla morte di Gesù Cristo, l'abita­zione della Sacra Famiglia non si trovò più a Nazareth; era scomparsa improv­visamente. Gli Angeli, seguendo i divini voleri, in un attimo trasportarono la ca­sa di Gesù sulle coste della Dalmazia. Questa però non era che la prima tappa della traslazione. Quando Iddio volle, mentre regnava il Pontefice S. Celesti­no V, nuovamente la casa di Gesù fu trasportata per opera angelica e fu por­tata in Italia, a Loreto, cittadina del Piceno.

Il fatto è documentato da Bolle Pon­tificie. Da tutte le parti del mondo ac­corrono i fedeli a Loreto; i molteplici mi­racoli avvenuti e le innumerevoli grazie provano la santità del luogo venerato.

Oggi la Casa di Nazareth è dentro un grande Tempio. Si resta meravigliati, entrati nel Santuario, ricco di lavori ar­tistici, a vedere l'umile casa della Sacra Famiglia, di forma rettangolare, con una stanza ed una stanzetta, dai muri di mat­tonelle di terracotta; tutto spira umiltà e semplicità.

I militari sogliono prendere un Pa­trono o una Patrona. I fanti hanno per Protettore S. Martino, gli artiglieri San­ta Barbara e gli avieri la Madonna di Loreto, in vista del misterioso volo della Casa di Nazareth.



Santa Gemma.

Gesù scelse una giovane di Lucca, San­ta Gemma, a strumento della sua mise­ricordia. Le appariva e l'esortava alla pratica eroica delle virtù cristiane; le fece provare i dolori della Passione e le donò anche le stimmate. Il demonio, ge­loso di tanta predilezione, assaliva spes­so la Santa anche in forma sensibile. Id­dio però mise a disposizione della sua mistica sposa l'Angelo Custode. Sarebbe troppo lungo narrare tutti gli episodi della vita di S. Gemma, in cui l'Angelo le veniva in aiuto. Mi limito a qualcuno in particolare.

S. Gemma Galgani era nella sua ca­meretta; Gesù le si presentò, dandole le­zioni per amarlo ancor di più. Si pre­sentò anche l'Angelo Custode. La San­ta, che tante volte aveva esperimentato le delicatezze angeliche, sentì il bisogno di dirgli: « Angelo mio, quanto ti voglio bene! ».

- « E perchè mi vuoi bene? » - « Ti amo perchè m'insegni l'umiltà e perchè mantieni la pace interna nel mio cuore. Se qualche volta sono catti­va, caro Angelo, non ti adirare; voglio essere grata prima a Gesù e poi a te ».

- Sì, soggiunse l'Angelo, io sarò la tua guida sicura; sarò il tuo compagno indivisibile. Non sai chi mi ha dato te in custodia?

- « Sì, il mio pietoso Gesù ». - Una sera la Santa ricevette un colpo di bastone sul collo da parte del demonio. Credeva di morire per il dolore; ma offrì a Gesù la sofferenza. Non poteva voltare la testa e non riusciva a piegarsi. Le apparve l'Angelo per sostenerla e le diede il suo aiuto per mettersi a letto. S. Gemma scriveva un giorno al suo Direttore Spirituale, P. Germano Passio­nista: « Giovedì sera, prima che io co­minciassi a soffrire un poco, venne l'An­gelo Custode. Tutti e due dicemmo su­bito: «Viva Gesù!» Adorammo in­sieme la Maestà grande di Dio; mi det­te poi un dolore così vivo dei miei pec­cati e ne provai tanta pena che mi ver­gognavo di trovarmi davanti alla sua presenza... Durai assai in questo tormen­to; ma poi l'Angelo mi fece coraggio; si tolse una spada dal suo seno e me la fe­ce vedere, dicendo che Gesù presto me l'avrebbe messa nel povero cuore attra­verso la croce. Egli poi aveva due corone bellissime; una di spine assai lunghe, ma non era veramente una corona, era fatta a guisa di berretta; e l'altra era una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale io volessi; però non risposi nulla. L'An­gelo me lo ripetè, gridando: « Viva Ge­sù! ». Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi diedero ad un tratto una immensa consolazione e risposi: « Voglio la corona di Gesù! ». L'Angelo mi diede la corona di spine e io la baciai più volte. Sparì l'Angelo e mi lasciò così calma che cominciai a soffri­re; però la sofferenza era dolce. -

Un giorno l'Angelo le disse: « Gemma, scrivi la tua confessione generale; poi la manderai al tuo Direttore Spirituale ». La Santa sentiva rincrescimento, ma l'Angelo la confortò, promettendo che l'avrebbe aiutata. In un quaderno co­minciò a scrivere la sua vita; l'Angelo l'aiutava a ricordare tante cose ed an­che le dettava ciò che doveva scrivere. Questo quaderno si trova a Roma, nel convento dei PP. Passionisti.

A proposito di scrivere, è interessante l'opera angelica nella corrispondenza e­pistolare della Santa. Dimorava S. Gem­ma a Lucca ed il suo Direttore Spirituale a Roma. Dato il lavoro intenso che Dio compiva in quell'anima, era necessario che il Padre Germano la conoscesse nei particolari. La Santa provava ripugnan­za a scrivere. Spesso l'Angelo le diceva: « Gemma, scrivi al Direttore Spirituale! ». « Ma non saprei cosa dire! »

« Ti detto ogni cosa io ».

Difatti certe lettere della Santa so­no state dettate per intero dall'Angelo. Qualche volta essa diceva: « Non posso uscire per impostare la lettera ».

-- « Non darti pensiero; dalla a me e la imposterò io ». Altre volte la Santa diceva: « Non posso spedire questa let­tera, perché non ho denaro per i fran­cobolli! ».

L'Angelo rispondeva: « Sta' tranquil­la; porterò la lettera io personalmente». Il P. Germano, testimonio dei fatti, di­ce: « Qualche volta la lettera di Gemma mi veniva consegnata dall'Angelo diret­tamente. Una mattina d'inverno, tro­vandomi in camera, mi accorsi che un uccellino batteva le ali contro il vetro della finestra; teneva col becco una let­tera. Mi affrettai ad aprire; l'uccellino posò sul davanzale la lettera. Gemma aspettava con urgenza la risposta. Pre­parai subito la lettera e la posi sul da­vanzale. L'uccellino l'afferrò col becco e la portò a destinazione, nella città di Lucca ».

La storia di S. Gemma è tanto grazio­sa. Si consiglia la lettura della sua Au­tobiografia e specialmente del volume « Lettere di S. Gemma », capolavoro di ascetica e mistica.



Teresa Neumann.

Chi non ha sentito parlare di Teresa Neumann?

Diversi autori ne hanno pubblicato le meraviglie; giornalisti nazionali ed este­ri se ne sono interessati. Aveva le stim­mate e perdeva ogni anno Kg. 2 e mezzo di sangue. Leggeva nelle coscienze; ave­va una conoscenza teologica e storica supe­riore alla sua capacità intellettuale.

In una persona, che Iddio suscitò in questo secolo come sfida all'empietà e al materialismo, non poteva mancare l'as­sistenza prodigiosa dell'Angelo Custode.

Teresa diceva di avere spesso a fian­co il suo Angelo risplendente; anche quando qualche volta non lo vedeva, sen­tiva però sensibilmente la sua voce. Quando un visitatore andava a trovarla, ordinariamente sentiva l'Angelo a dir­le: « Teresa, fa' questa correzione... manifesta il tale segreto... » e la signo­rina, ubbidiente, eseguiva.

Alle volte avveniva che mentre la Neu­mann era in casa, in mezzo ai familiari e ai visitatori, era vista altrove, anche in luoghi lontanissimi, a centinaia di chi­lometri. Aveva il dono della bilocazione. Il fenomeno fu verificato diverse volte e da molteplici persone. Un tale stava per suicidarsi; le si presentò la Neumann, lo dissuase con dolci parole e subito sparì.

Un Sacerdote lasciava a desiderare per 1a sua condotta. Mentre un giorno pre­dicava, vide davanti a se, a circa quat­tro metri, una donna grondante sangue al volto ed alle mani. A tale vista si sen­tì scosso spiritualmente e risolvette di cambiare vita. Egli non conosceva an­cora Teresa Neumann e non sapeva spie­garsi chi fosse quella donna sanguinan­te. Venne a sapere essere costei la stim­matizzata di Konnersreuth.

Interrogata del fenomeno, Teresa ri­spose: « Non sono io personalmente a trovarmi in questo o in quel luogo men­tre nel frattempo sono in casa. E’ il mio Angelo Custode, che prende le mie sem­bianze e fa le mie veci ».



Alla fine del mondo.

Questa terra, oggi così popolata e mo­vimentata, un giorno sarà ridotta in un immenso cimitero. Ciò accadrà alla fine del mondo. Si tratta di avvenimenti futuri, dei quali noi siamo a conoscenza, perchè Iddio stesso si è degnato manife­starceli. Quanto sto per esporre è con­tenuto nel S. Vangelo e nell'Apocalisse.

La fine del mondo sarà preceduta da tremendi castighi, cioè da fame; guerre, terremoti, maremoti, fuoco e sconvolgi­mento degli astri. Gli Angeli, ministri della Divina Giustizia, saranno a capo di tutto.



Visione dell'Apocalisse.

S. Giovanni Apostolo ebbe da Dio il privilegio di vedere ciò che capiterà alla fine del mondo. Scrisse quanto vide, af­finché servisse di monito a tutti i popoli.

« Io vidi quattro Angeli che stavano sui quattro angoli della terra e tenevano i quattro venti della terra... E vidi un altro Angelo che saliva da levante ed ave­va il sigillo del Dio vivente, e gridò ad alta voce ai quattro Angeli, ai quali fu dato ordine di fare del male alla terra ed al mare, dicendo: « Non fate del ma­le fino a tanto che abbiamo segnato nel­la loro fronte i servi del nostro Dio! »... Dopo di ciò, vidi una turba grande che nessuno può numerare, di tutte le genti, che stava davanti all'Agnello!

« E tutti gli Angeli stavano davanti al trono e si prostravano davanti a Dio e l'adoravano. Poi vidi i sette Angeli, che stanno dinanzi a Dio, e furono date ad essi sette trombe. Venne un altro Angelo e si fermò davanti all'Altare, tenendo un turibolo d'oro... Lo riempì del fuoco del­l'Altare e lo gettò sulla terra; ne venne­ro tuoni, voci, fulmini e grandi terremo­ti. I sette Angeli che avevano le trombe, si accinsero a suonare; il primo Angelo diede fiato alla tromba e si fece grandine e fuoco, con mescolamento di sangue, e tutto fu gettato sulla terra... Il secondo Angelo suonò la tromba e quasi un gran­de monte ardente di fuoco fu precipitato nel mare... Suonò il terzo Angelo e cad­de dal cielo una stella grande, ardente come una fiaccola accesa, riversandosi nella terza parte dei fiumi e delle sor­genti di acqua. Il nome della stella è « Assenzio ». Parte dell'acqua diventò as­senzio. Molti uomini morivano, poichè le acque erano amare. Il quarto Angelo die­de fiato alla tromba e fu percossa la ter­za parte del sole, della luna e delle stel­le, onde diminuì la luce al giorno ed al­la notte. Io vidi allora un'aquila che vo­lava nel cielo e con grande voce diceva: « Guai, guai, guai agli abitanti della terra, per le altre voci dei tre Angeli, che stanno per suonare la tromba! » - Il quinto Angelo suonò la tromba ed a lui fu data la chiave del pozzo dell'abisso; aprì il pozzo e salì il fumo come quello di grande fornace e s'oscurò il sole e l'a­ria. Dal fumo del pozzo uscirono locuste per la terra, alle quali fu dato un potere come l'hanno gli scorpioni; fu dato loro ordine di non far male alle piante, ma solo agli uomini, che non hanno il segno di Dio sulla fronte, e fu ordinato a loro di non ammazzarli, ma di tormentarli, per cinque mesi... E in quei giorni gli uo­mini cercheranno la morte, ma non la troveranno.

« Il sesto Angelo suonò la tromba e udii una voce dai quattro Angeli del­l'Altare d'oro, la quale diceva all'Ange­lo: « Sciogli i quattro demoni, che sono legati presso il grande fiume Eufrate ». E furono sciolti i quattro demoni prepa­rati per l'ora, il giorno, il mese e l'anno, ad uccidere la terza parte degli uomi­ni... E vidi un altro Angelo forte, discen­dente dal cielo, coperto d'una nube; ed aveva sul capo l'iride; la sua faccia era come il sole ed i suoi piedi come colonne di fuoco; aveva in mano un libriccino aperto e posò il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra. Poi l'Angelo alzò al cielo la mano e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli che non vi sarà più tempo. Ma nei giorni del parlare del set­timo Angelo, quando comincerà a dar fiato alla tromba, sarà compiuto il mi­stero di Dio, conforme evangelizzò per mezzo dei Profeti... In seguito vidi un grande trono luminoso e Gesù Cristo che sedeva su di esso; vidi pure i morti, gran­di e piccoli, stare davanti al trono e si aprirono i libri; i morti furono giudicati in base a ciò che era scritto nei libri, se­condo le loro opere ».



Il giudizio universale.

Questa visione di S. Giovanni Apostolo fa comprendere in qualche modo ciò che avverrà alla fine del mondo, cioè grande tribolazione sulla terra. Dice Gesù Cri­sto: « Ci saranno tanti dolori che mai si sono visti da che il mondo è stato fatto e se Iddio non abbreviasse quei giorni, si dispererebbero anche i buoni ».

Quando tutti gli uomini saranno mor­ti a motivo delle guerre, della fame, del­le pestilenze, dei terremoti, del riversa­mento del mare sulla terra e del fuoco che scenderà dall'alto, allora gli Angeli suoneranno una tromba arcana ai quat­tro venti e tutti i morti risorgeranno. Id­dio, che dal nulla ha creato l'universo, con un atto della sua onnipotenza farà ricomporre tutti i corpi umani, facendo uscire dal Paradiso e dall'inferno tutte le anime, le quali si uniranno al proprio corpo. Chi è salvo, sarà luminoso, risplen­dente come il sole nel firmamento; chi è dannato, sarà come un tizzone d'inferno.

Avvenuta la risurrezione universale, tutta l'umanità sarà disposta in due schiere, una dei giusti e l'altra dei re­probi. Chi farà questa separazione? Di­ce Gesù Cristo: « Manderò i miei Angeli e separeranno i buoni dai cattivi... come il contadino separa nell'aia il frumento dalla paglia, come il pastore separa gli agnelli dai capretti e come il pescatore mette nei vasi i pesci buoni e getta via i cattivi ».

Gli Angeli espleteranno il loro com­pito con massima esattezza e velocità.

Quando le due schiere saranno in or­dine, apparirà nel cielo il segno della re­denzione, cioè la Croce; a quella vista tutte le genti piangeranno. I dannati in­vocheranno le montagne che vadano a schiacciarli, mentre i buoni aspetteran­no con ansia la comparsa del Giudice Supremo.

Ecco apparire Gesù Cristo, il grande Re, nella maestà della sua gloria, circon­dato da tutti gli Angeli del Paradiso! Chi mai potrà descrivere questa scena? La santa umanità di Gesù, fonte di luce eterna, illuminerà tutti.

Venite, dirà Gesù ai buoni, o bene­detti del Padre mio, a possedere il regno che vi è stato preparato sin dalla costi­tuzione del mondo!... E voi, dirà ai cat­tivi, andate, o maledetti, nel fuoco eter­no, preparato a Satana e a suoi seguaci! »

I malvagi, come pecore destinate al macello, rosi dal rimorso e dalla rabbia, si precipiteranno nella fornace ardente, per non uscirne mai più.

I buoni, risplendenti come astri, sol­levandosi in alto, voleranno in Cielo, mentre gli Angeli in festa li accoglieran­no negli eterni tabernacoli.

Questo sarà l'epilogo dell'umana ge­nerazione.



Conclusione

Onoriamo gli Angeli! Ascoltiamone la voce! Invochiamoli spesso! Viviamo de­gnamente alla loro presenza! Se siamo i loro amici durante il pellegrinaggio di questa vita, saremo un giorno, nella eter­nità, i loro fedeli compagni. Uniremo per sempre le nostre lodi a quelle degli An­geli e in un abisso di felicità ripeteremo: « Santo, Santo, Santo, è il Signore, il Dio dell'universo! ».

E’ lodevole, settimanalmente, in un giorno fisso, comunicarsi in onore del proprio Angelo Custode, oppure compie­re qualche altro atto di ossequio.