GLI ANGELI
di Don Giuseppe Tomaselli
INTRODUZIONE
Dopo Maria SS.ma, gli Angeli sono le creature più nobili uscite dalla mente di Dio. Essi, a preferenza dei Santi, meritano il principale nostro culto. E’ bene avere qualche nozione essenziale sugli Angeli, per apprezzarli di più, per invocarli con più fede e specialmente per corrispondere alle cure amorose degli Angeli Custodi.
Con questo scritto intendo rendere onore all'Arcangelo Gabriele, mio particolare Protettore, la cui speciale assistenza invoco tutti i giorni.
NATURA ANGELICA
Creazione degli Angeli.
Noi, su questa terra, non possiamo avere il concetto esatto dello « spirito », perchè tutto ciò che ci circonda è materiale, cioè si può vedere e toccare. Abbiamo un corpo materiale; l'anima nostra, pur essendo uno spirito, è così intimamente unita al corpo, per cui bisogna fare uno sforzo con la mente per distaccarci dalle cose visibili.
Che cosa è dunque lo spirito? È un essere, fornito d'intelligenza e di volontà, però senza corpo.
Dio è uno spirito purissimo, infinito, perfettissimo. Egli non ha corpo.
Creò Dio un'immensa varietà di esseri, poiché nella varietà risplende di più la bellezza. Nella creazione si ha una scala di esseri, dall'infimo ordine al supremo, dal materiale allo spirituale. Uno sguardo al creato ci rivela questo. Cominciamo dal gradino inferiore della creazione.
Iddio crea, cioè trae dal nulla tutto ciò che vuole, essendo onnipotente. Creò gli esseri inanimati, incapaci di muoversi e di crescere: sono i minerali. Creò le piante, capaci di crescere, ma non di sentire. Creò gli animali con la capacità di crescere, muoversi, sentire, ma senza la facoltà di ragionare, dotandoli solamente di un meraviglioso istinto, per il quale si mantengono nell'esistenza e possono raggiungere lo scopo della loro creazione. A capo di tutte queste cose Iddio creò l'uomo, che è un essere composto di due elementi: uno materiale, cioè il corpo, per cui è simile agli animali, ed uno spirituale, cioè l'anima, la quale è uno spirito dotato di memoria sensitiva e intellettiva, d'intelligenza e di volontà.
Oltre a ciò che si vede, creò gli esseri simili a se, Puri Spiriti, dando loro grande intelligenza e forte volontà; questi Spiriti, essendo senza-corpo, non possono essere visibili a noi. Tali Spiriti si chiamano Angeli.
Iddio creò gli Angeli prima ancora degli esseri sensibili e li creò con un semplice atto di volontà. Subito apparvero in seno alla Divinità sterminate schiere di Angeli, uno più bello dell'altro. Come i fiori su questa terra si rassomigliano nella loro natura, ma uno differisce dall'altro per il colore, per il profumo e per la forma, così gli Angeli, pur avendo la stessa natura spirituale, si differiscono per bellezza e per potenza. Tuttavia l'ultimo degli Angeli è di gran lunga superiore a qualsiasi creatura umana.
Gli Angeli sono distribuiti in nove categorie o cori e prendono il nome dal vario ufficio che compiono davanti alla Divinità. Per rivelazione divina conosciamo il nome dei nove cori: Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà, Virtù, Dominazioni, Troni, Cherubini, Serafini.
Bellezza Angelica.
Quantunque gli Angeli non abbiano un corpo, tuttavia possono prendere sembianza sensibile. Difatti sono apparsi non poche volte ammantati di luce e con le ali, per manifestare la velocità con cui possono andare da un capo all'altro dell'universo per eseguire gli ordini di Dio.
S. Giovanni Evangelista, rapito in estasi, come egli stesso scrisse nel libro dell'Apocalisse, vide dinanzi a se un Angelo, ma di tanta maestà e bellezza, per cui credendo fosse Iddio in persona, si prostrò per adorarlo. Ma l'Angelo gli disse: « Alzati; io sono una creatura di Dio, sono un tuo conservo ».
Se tale è la bellezza di un solo Angelo, chi può esprimere la bellezza complessiva di miliardi e miliardi di queste nobilissime creature?
Scopo di questa creazione.
Il bene è diffusivo. Chi è felice ed è buono, vuol rendere partecipi della propria felicità anche altri. Iddio, felicità per essenza, volle creare gli Angeli per renderli beati, partecipi cioè della sua stessa beatitudine.
Il Signore creò gli Angeli anche per ricevere i loro omaggi e per servirsi di loro nell'attuazione dei suoi divini disegni.
La prova.
Nel primo tempo della creazione gli Angeli erano peccabili, cioè non erano ancora confermati in grazia. In quel periodo Iddio volle mettere alla prova la fedeltà della corte celeste, per avere un segno di amore particolare e di umile sudditanza. La prova, come dice S. Tommaso d'Aquino, non poteva essere altro che la manifestazione del mistero della Incarnazione del Figlio di Dio, cioè la Seconda Persona della SS. Trinità si sarebbe fatta uomo e gli Angeli avrebbero dovuto adorare Gesù Cristo, Dio e uomo. Ma Lucifero disse: Non lo servirò! - e, servendosi degli altri Angeli che condividevano la sua idea, ingaggiò una grande battaglia in cielo.
Angeli, disposti ad obbedire a Dio, con a capo S. Michele Arcangelo, combatterono contro Lucifero e i suoi seguaci, gridando: « Salute al nostro Dio! ».
Non sappiamo quanto sia durata questa lotta. S. Giovanni Evangelista che nella visione dell'Apocalisse vide riprodursi la scena della lotta celeste, scrisse che S. Michele Arcangelo ebbe il sopravvento su Lucifero.
La pena.
Iddio, che sino a quel momento aveva lasciato liberi gli Angeli, intervenne; confermò in grazia gli Angeli fedeli, rendendoli impeccabili, e punì terribilmente i ribelli. Quale punizione diede Dio a Lucifero e ai suoi seguaci? Una pena corrispondente alla colpa, perché Egli è giustissimo.
Non esisteva ancora l'inferno, cioè il luogo dei tormenti; subito Iddio lo creò.
Lucifero, da Angelo luminosissimo, divenne Angelo di tenebre e fu precipitato nel profondo degli abissi, seguito dagli altri compagni. Sono passati secoli e forse milioni di secoli e gl'infelici ribelli sono lì, nel profondo dell'inferno, a scontare eternamente il gravissimo loro peccato di superbia.
S. Michele Arcangelo.
La parola Michele, significa « Chi come Dio? ». Così disse quest'Arcangelo nella lotta contro Lucifero.
Oggi S. Michele Arcangelo è il Principe della Milizia Celeste, cioè tutti gli Angeli sono a lui soggetti, ed egli, secondo i voleri divini, impartisce ordini, come il capo di un esercito dà ordini agli ufficiali subalterni. San Michele Arcangelo suole essere raffigurato umanamente, come fu visto nell'Apocalisse, cioè col volto maestoso e sdegnato, con una spada in mano, in atto di vibrare il colpo contro il dragone infernale, Lucifero, che è tenuto sotto il piede in segno di vittoria.
Chiarificazione.
Gli Angeli non hanno corpo; per conseguenza, non avendo lingua, non possono parlare. Come mai si riferiscono nella S. Scrittura le parole di Lucifero, di S. Michele e di altri Angeli?
La parola è la manifestazione del pensiero. Gli uomini hanno un linguaggio sensibile; gli Angeli hanno anche loro il proprio linguaggio, ma differente dal nostro, cioè in una maniera a noi ignota si comunicano il pensiero. La S. Scrittura riproduce il linguaggio angelico in forma umana.
Gli Angeli in Cielo.
Che cosa fanno gli Angeli in Cielo? Fanno corona alla Divinità, rendendole continuamente omaggio. Adorano la SS. Trinità, riconoscendola degna di ogni onore. La ringraziano di continuo per aver dato loro l'esistenza e tanti doni eccellenti; la riparano delle offese che le recano le creature ingrate. Gli Angeli sono, tra loro in perfetta armonia, amandosi immensamente; non esiste fra loro gelosia o superbia, diversamente il Paradiso si trasformerebbe in dimora triste; sono uniti alla volontà di Dio e non desiderano e non fanno se non quello che a Dio piace.
Ministero Angelico.
Angelo vuol dire servo o ministro. Ogni Angelo in Cielo ha il suo ufficio, che disimpegna con perfezione. Iddio si serve or di questo or di quell'Angelo, per comunicare la sua volontà ad altre creature, come il padrone manda in giro i servi per commissioni.
L'universo è governato da certi Angeli particolari, così insegnano San Tommaso e S. Agostino. Questo avviene, non perché Iddio abbia bisogno di aiuto, ma per dare così più risalto alla sua Provvidenza nell'attività comunicata alle cause inferiori. Difatti nell'Apocalisse certi Angeli apparvero in atto di suonare trombe o di versare sulla terra e sul mare i vasi pieni dello sdegno divino, ecc.
Certi Angeli sono ministri della giustizia di Dio, altri sono ministri della sua misericordia; altri infine sono incaricati della custodia degli uomini.
I sette Arcangeli.
Il sette è un numero scritturale. Il settimo giorno della settimana è consacrato in modo particolare a Dio. Sette erano le lampade che di continuo ardevano nel Tempio dell'Antico Testamento; sette erano i segni del libro della vita, che vide S. Giovanni Evangelista nella visione di Patmos. Sette sono i doni dello Spirito Santo; sette sono i Sacramenti istituiti da Gesù Cristo; sette le opere di Misericordia, ecc. Il numero sette si riscontra anche in Cielo. Difatti gli Arcangeli in Paradiso sono sette; si conosce il nome di tre solamente: S. Michele, cioè « Chi come Dio? », S. Raffaele « Medicina di Dio », S. Gabriele « Fortezza di Dio ». Come sappiamo che gli Arcangeli siano sette? Si rileva dalla manifestazione che lo stesso S. Raffaele fece a Tobia, quando lo guarì dalla cecità: « Io sono Raffaele, uno dei sette Spiriti che stiamo continuamente al cospetto di Dio ». Questi sette Arcangeli sono gli alti ufficiali della Corte Celeste e sono mandati da Dio sulla terra per commissioni straordinarie.
MANIFESTAZIONE SULLA TERRA
Fin qui abbiamo considerato gli Angeli quali abitatori del Cielo; ora vediamo ciò che hanno fatto sulla terra e quello che faranno. Negli avvenimenti storici più importanti, non solo gli Angeli hanno prestato la loro opera, ma sono apparsi sensibilmente.
Il fatto più importante che la storia registri, è la venuta al mondo di Gesù Cristo. Vediamo quale sia stata l'opera angelica nel mistero dell'Incarnazione.
Il Precursore.
Allorché un grande personaggio vuol fare l'ingresso solenne nei suoi domini, manda innanzi a se qualcuno che gli prepari l'occorrente e disponga gli animi a riceverlo degnamente. Il Figlio di Dio, prima di fare la sua comparsa sulla terra, volle un Precursore che gli preparasse la via; costui fu S. Giovanni Battista, il più grande fra gli uomini. Eccone la meravigliosa storia.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un certo Zaccaria, della tribù di Abia. La sua moglie Elisabetta era delle figliuole di Aronne. Ambedue erano giusti al cospetto del Signore. Non avevano figliuoli, perché Elisabetta era sterile. Zaccaria aveva pregato tanto Iddio per avere qualche figlio, ma non era stato esaudito. Aveva perduta ogni speranza, essendo ormai molto avanzato negli anni, come pure sua moglie.
Iddio però volle fare un miracolo, decretando di fare nascere proprio da Zaccaria il Precursore del Messia; perciò inviò un Arcangelo, S. Gabriele, ad annunziare il lieto evento.
Trovavasi Zaccaria nel Tempio per offrire l'incenso. Ecco apparirgli un Angelo del Signore, diritto alla destra dell'Altare dell'incenso. Zaccaria al vederlo si turbò e fu preso da spavento. Ma l'Angelo gli disse: «Non temere, o Zaccaria! La tua preghiera è stata esaudita. Tua moglie Elisabetta ti darà un figliuolo, al quale metterai nome Giovanni. Egli sarà per te motivo di gioia e di allegrezza; molti gioiranno per la nascita di, lui, perché sarà grande nel cospetto del Signore. Non berrà né vino né bevanda inebriante e sarà pieno di Spirito Santo sin dal seno di sua madre. Convertirà molti figliuoli d'Israele al Signore loro Dio e camminerà davanti a Lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre il cuore dei padri verso i figli ed i ribelli alla salvezza dei giusti e per preparare al Signore un popolo ben disposto ».
Zaccaria, meravigliato, disse all'Angelo: « Donde conoscerò io queste cose? Sono vecchio e mia moglie è molto avanzata negli anni! ». Il pover’uomo, invece di credere alla parola dell'Angelo, che era la manifestazione della volontà di Dio, la mise in dubbio; per la qual cosa ebbe una forte punizione. Difatti l'Angelo gli rispose: « Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato per parlarti ed a recarti questa buona notizia. Ecco tu sarai muto e non potrai parlare sino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si adempiranno a loro tempo ».
Dopo di ciò, Gabriele partì e Zaccaria rimase muto sino all'ottavo giorno dopo la nascita di Giovanni Battista.
Quest'episodio insegna ad avere grande fede in Dio; quello che è impossibile all'uomo è possibile al Creatore.
L'Incarnazione.
Dio che si fa uomo! È uno dei misteri più alti della nostra Religione.
Il tempo predetto dai Profeti era giunto. La donna ebrea andava a marito nella speranza di divenire madre del Messia. Però Iddio fin dall'eternità aveva già scelto la persona degna di dare al mondo il Salvatore. L'aveva arricchita di ogni grazia; era Maria Vergine, della stirpe di Davide, dimorante a Nazaret, in Galilea. Iddio, avendo dato alla creatura umana la libertà, rispetta questo dono e non obbliga alcuno a fare il bene. Rispettò perciò la libertà di Maria Vergine e prima di farsi uomo aspettò il suo « sì ».
Adunque Iddio mandò un'ambasciata alla Vergine Santissima per comunicarle il mistero dell'Incarnazione della Seconda Persona della Trinità. Scelse a tal fine un Ufficiale della Suprema Gerarchia Celeste e precisamente l'Arcangelo Gabriele, « Fortezza di Dio », quello stesso che sei mesi prima era stato mandato a Zaccaria.
Gabriele, ubbidientissimo ai cenni divini, scese in forma visibile ed entrò nella casa di Maria Vergine. Le disse: « Io ti saluto, o piena di grazia! Il Signore è con te! Tu sei benedetta fra le donne! ».
Maria a sentire tali parole si turbò e si domandava cosa potesse significare quel saluto. Ma Gabriele soggiunse: « Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e darai al mondo un Figliuolo, al quale porrai nome Gesù, che significa Salvatore. Questi sarà grande e sarà chiamato Figliuolo dell'Altissimo. Il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre; ed egli regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà mai fine ».
Maria SS.ma tremò al pensiero di divenire Madre, avendo già offerta a Dio la sua perpetua verginità; per non venire meno al suo voto, avrebbe rinunziato a diventare Madre di Gesù Cristo. Perciò, nel suo turbamento, disse all'Arcangelo: « Ma come avverrà questo, se io non conosco uomo? »
Le rispose Gabriele: « Lo Spirito Santo verrà sopra di Te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra e perciò il Santo che nascerà da Te, sarà chiamato Figlio di Dio. Ecco, anche Elisabetta, tua parente, ha concepito un figliuolo nella sua vecchiaia, ella che era chiamata sterile, ed è già al sesto mese, poiché nulla è impossibile a Dio ».
Sentendo la Madonna che sarebbe divenuta Madre e sarebbe rimasta anche Vergine, pronunziò il sì che la Divinità aspettava: « Ecco la serva del Signore! Si faccia di me secondo la tua parola! ».
In quell'istante la Seconda Persona della SS.ma Trinità, il Figlio Dio, uguale all'Eterno Padre, pur restando vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo.
L'ambasciata era compiuta e l'Arcangelo Gabriele si partì senz'altro da Maria Vergine.
Risalta in questo episodio l'amore grande che la Madonna nutriva per la verginità, virtù angelica, la quale rende la persona umana in qualche modo simile agli Angeli.
Timore di San Giuseppe.
Maria SS.ma era promessa sposa a San Giuseppe; era intenzione di lei, pur dopo lo sposalizio, di conservare intatto il fiore della verginità.
Assicurata dall'Arcangelo Gabriele, accettò di essere Madre Vergine; però non rivelò il mistero a Giuseppe. Questi quando andò ad abitare con Lei, ignaro di tutto, essendo uomo giusto e non volendo esporre Maria al disonore, decise di lasciarla e di rimandarla segretamente a casa sua.
Mentre Giuseppe pensava ciò, Iddio, che tutto vede ed osserva, mandò un Angelo a rassicurarlo. L'Angelo gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non aver timore a prenderti in sposa Maria, perché quello che è nato in Lei è opera dello Spirito Santo. Ella darà al mondo un Figlio, che tu chiamerai Gesù, poiché salverà il suo popolo dai peccati ». L'Angelo dopo ritornò a Dio. Giuseppe rasserenò il suo spirito e per tutta la vita visse santamente con la Vergine Maria.
Nascita di Gesù.
Il Figlio di Dio, per far comprendere agli uomini che la grandezza e la felicità non consiste nelle ricchezze, volle nascere in campagna, dentro una grotta, la quale serviva di ricovero agli animali, e volle essere sprovvisto anche del necessario. Maria SS.ma nel cuore della notte, nel crudo inverno, assistita da S. Giuseppe, prese fra le sue braccia Gesù Bambino e lo collocò con devozione nella mangiatoia, sulla paglia. Degnazione di un Dio! ... Egli si fa uomo per salvare gli uomini e costoro neanche lo pensano e dormono tranquillamente. Gli Angeli, adorando il loro Dio umiliato, si meravigliavano della freddezza degli uomini. Ecco l'Arcangelo Gabriele mettersi in movimento. C'erano dei pastori, che passavano la notte all'aperto e facevano la guardia al gregge.
L'Arcangelo, ammantato di luce fulgidissima, si presentò ai pastori, i quali al vederlo, temettero grandemente.
« Non temete » - disse allora l'Arcangelo - « perché io vi reco una buona novella di grande allegrezza per tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, vi è nato il Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo vi sia di segnale: troverete un Bambino posto in una mangiatoia ».
In quell'istante apparve una grande schiera di Angeli, che si dispose presso Gabriele. L'esercito celeste cominciò a lodare Dio, dicendo: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! ». Dopo di ciò gli Angeli cominciarono ad allontanarsi, risalendo in Cielo.
Gli Angeli non apparvero ai ricchi o ai sapienti del mondo, ma ad umili pastori, ad uomini semplici, onesti e laboriosi, timorati di Dio. Davanti al Signore è fango l'oro del mondo ed è stoltezza la sapienza umana; ciò che conta davanti a Dio è la virtù.
Cercato a morte.
Gesù Cristo fu perseguitato sin da piccolo. Erano andati i Magi a Gerusalemme in cerca del nato Messia. Si presentarono ad Erode per avere informazioni più esatte; Erode, temendo che il Messia un giorno gli avrebbe tolto il regno, disse ai Magi: « Appena lo avrete trovato, indicatemi il luogo, affinché possa andare anch'io ad adorarlo ». Però diceva questo simulando, avendo invece l'intenzione di ucciderlo. Iddio vide il pessimo pensiero di Erode e si servì degli Angeli per eludere le sue speranze.
I Magi trovarono Gesù, stettero con lui un po' di tempo e pensavano di ritornare da Erode per informarlo di tutto. Un Angelo apparve loro, dicendo: « Non andate da Erode; cambiate la via del ritorno! ». Erode, rimasto deluso, determinò di uccidere tutti i bambini di Betlem, dai due anni in giù; sperava di coinvolgere anche Gesù nella strage. Ma l'uomo che si mette contro Dio non approda a nulla.
Stava per essere messo in esecuzione il crudele ordine del re. La Madonna e S. Giuseppe sarebbero rimasti a Betlem, non sospettando nulla. Ma un Angelo si presentò a S. Giuseppe e gli disse: « Giuseppe, prendi il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto. Là ti fermerai finché io non ti avvisi, perché Erode cercherà il Bambino per farlo morire ».
S. Giuseppe fuggì con la Madonna e il Bambino e andò in Egitto. Vi si fermò parecchi anni. Morto Erode, di nuovo si presentò l'Angelo a S. Giuseppe e gli disse: « Prendi il Bambino e la Madre sua e ritorna nella terra di Israele, perché sono morti coloro che attentavano alla vita del Bambino ».
La tentazione.
Il resto della vita privata di Gesù passò nel silenzio, se si eccettua il piccolo episodio dello smarrimento volontario avvenuto nel Tempio, quando si fermò a disputare coi dottori della Legge. Verso i trent'anni Gesù, prima di cominciare la vita pubblica, si ritirò nel deserto ed ivi digiunò quaranta giorni e quaranta notti. Alla fine ebbe fame; il corpo era sfinito. Il demonio volle accertarsi se Gesù fosse veramente il Figlio di Dio e si presentò per tenerlo. Gesù permise questo per i suoi santi fini.
« Se tu sei il Figlio di Dio » - disse il demonio - « comanda a queste pietre di trasformarsi in pane ». Ma Gesù allontanò il maligno per tre volte. Intanto Egli era affamato. Gli Angeli furono subito mandati dall'Eterno Padre in soccorso. Comparvero allora nel deserto diversi Angeli; presentarono il cibo necessario e la bevanda; non si contentarono di ciò, ma rimasero in sua compagnia finché durò la refezione ed intanto lo servivano con gioia ed amore. Compiuta la loro missione, spiccarono il volo per il Cielo.
Il Gethsemani.
Al principio della Passione Gesù andò con tre apostoli nell'orto del Gethsemani. Era sera; Pietro, Giacomo e Giovanni, essendo stanchi, si addormentarono.
Si presentarono alla mente di Gesù tutti i dolori della Passione: Egli cominciò a tremare e disse: « Lo spirito è pronto, ma la carne è debole ». Ebbe un abbondante sudore di sangue, che scese fino a terra. Sentì in quei momenti tutta l'amarezza della Passione e rivolse all'Eterno Padre questa preghiera: « Padre, tutto ti è possibile! Se è tua volontà si allontani da me questo calice! ».
L'Eterno Padre voleva che Gesù morisse in croce per scontare i peccati dell'umanità; tuttavia mandò un Angelo a confortarlo. Apparve nell'orto del Gethsemani un Angelo. Fortunato Spirito Celeste, che con la tua opera potesti recare a Gesù un po' di sollievo! ... L'Angelo, umiliato davanti al suo Dio sofferente, gli rivolse queste parole: « E’ volontà del Padre che tu beva questo calice ». Gesù chinò il capo e disse: « Padre, se questa è la tua volontà; si faccia la tua e non la mia! ».
Anche noi nelle sofferenze inevitabili della vita, dobbiamo ripetere: Signore, sia fatta la tua volontà! - Quanta gloria si dà a Dio con questa santa uniformità!
La cattura.
Appena Giuda diede il bacio del tradimento, i soldati misero le mani addosso a Gesù per catturarlo. San Pietro, volendo difendere il Maestro Divino, diede un colpo di spada ad un soldato, troncandogli un orecchio. Gesù gli disse: « Pietro, metti la spada nel fodero! ... » E per fargli comprendere che non aveva bisogno del suo aiuto per liberarsi dai nemici, soggiunse: « Pensi tu forse che io non possa chiamare in aiuto il Padre mio, il quale mi manderebbe più di dodici eserciti di Angeli? Come adunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che avvenga così? ». Certamente sarebbe bastato un solo Angelo, armato della potenza divina, a mettere in fuga i Giudei; ma Gesù con le sue parole volle far comprendere il numero stragrande di Angeli, di cui avrebbe potuto disporre, se avesse voluto.
Al sepolcro.
Gesù era morto ed era stato sepolto. Il sepolcro era una specie di cameretta; all'ingresso era collocata una grossa pietra, come una macina da mulino. I soldati erano stati posti davanti ad esso, affinché nessuno rapisse il cadavere.
La mattina del terzo giorno avvenne un forte terremoto. Un Angelo scese dal Cielo e, appressatosi al sepolcro, rimosse la grande pietra e sedette sopra. Il suo aspetto era come di folgore e la sua veste come la neve. Le guardie si spaventarono e rimasero tramortite; dopo scapparono in città per raccontare l'accaduto. Gesù intanto era risorto.
Maria Maddalena quella mattina si recò al sepolcro, non sapendo nulla della risurrezione di Gesù e, vedendo la pietra d'ingresso rimossa, corse ad informare Pietro e Giovanni; disse loro: « Hanno levato dal sepolcro il Signore e non sappiamo dove l'abbiano posto ».
I due Apostoli e la Maddalena corsero al sepolcro, vi entrarono e videro deposti i lini e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù. Maria Maddalena, mentre piangeva, si chinò per guardare dentro al sepolcro.
Due Angeli apparvero vestiti di bianco e si sedettero là dove era stato deposto il corpo di Gesù, uno al capo e l'altro ai piedi. La loro missione era di confortare quei cuori afflitti e renderli certi della risurrezione di Gesù. Perciò gli Angeli dissero: « Perché cercate tra i morti il vivente? Egli non è qui; è risorto; rammentate quanto vi ha detto, mentre era ancora in Galilea ».
Ritorno in Cielo.
Erano passati quaranta giorni dalla risurrezione. Gesù andò sul monte Oliveto e dopo essersi intrattenuto in conversazione cogli Apostoli, li benedisse, si sollevò da terra e una nube lo rapì agli occhi dei presenti. Il Figlio di Dio, compiuta la sua missione di redenzione, faceva ritorno al Cielo.
Chi può immaginare l'ingresso festevole di Gesù in Paradiso? Gli Angeli acclamarono unanimi la bontà e la potenza del Redentore dell'umanità; e, come i soldati acclamano il loro generale vittorioso, così e più ancora, in grado sommo, la Corte Angelica tributò a Gesù i dovuti omaggi.
Intanto sul monte Oliveto erano rimasti gli amici di Gesù, i quali speravano di rivedere comparire il Maestro. Spesso alzavano gli occhi al cielo, ma invano. Iddio mandò due Angeli, che si presentarono sotto sembianza di due giovani bianco-vestiti. - « Uomini di Galilea, dissero, che cosa state a guardare in cielo? Quel Gesù che avete visto ascendere, non ritornerà che alla fine del mondo! Fate quello che Egli vi ha suggerito ». E scomparvero.
I discepoli compresero tutto e ritornarono nel Cenacolo, in attesa della venuta dello Spirito Santo.
Sin qua abbiamo visto l'intervento degli Angeli nel mistero dell'Incarnazione. Ora veniamo a parlare degli Angeli nei rapporti con Gesù, dimorante su questa terra nel Santo Tabernacolo per mezzo del Sacramento dell'Eucaristia.
Vita Eucaristica.
Gesù, vivo e vero, trovasi in mezzo agli uomini sotto le Specie Consacrate del pane e del vino. Gesù Sacramentato sta in un piccolo Tabernacolo del Tempio; Egli però non è mai solo. I potenti di questo mondo hanno una corona di servi nel loro palazzo; i re hanno la loro corte, formata di illustri personaggi; anche Gesù, Re dei re, ha la sua corte nella dimora eucaristica, formata di schiere di Angeli, che lo adorano e lo benedicono continuamente. Anche quando il Tempio è senza Gesù Sacramentato, siccome esso è la Casa di Dio, gli Angeli vi dimorano abitualmente. Per questo l'Apostolo San Paolo disse: « Le donne in Chiesa stiano col capo velato, per rispetto agli Angeli di Dio ».
Ma allorché avviene in Chiesa la Consacrazione Eucaristica e vi risiede Gesù Sacramentato, gli Angeli in gran numero stanno presso il loro Creatore. Cito qui un esempio, documentato dalla bocca di una Santa, tanto privilegiata da Dio, Santa Margherita Maria Alacoque. I Serafini. Narra la Santa: « Mi trovavo in un cortiletto del Monastero, prossimo al SS. Sacramento. Mi sentii ad un tratto tutta raccolta internamente ed esternamente. Mi apparve il Cuore adorabile del mio Gesù, più risplendente del sole. Era in mezzo alle fiamme del suo puro amore, circondato da Serafini, che con ammirabile melodia cantavano: « L'Amore trionfa e gioisce! ... » Questi Spiriti Beati mi invitarono ad unirmi a loro per lodare questo amabile Cuore; ma io non osai; mi dissero che erano destinati ad onorare Gesù nel SS. Sacramento e che se io volevo associarmi, mi avrebbero aiutata ed avrebbero supplito alla mia impotenza.
« Questi Spiriti Celesti - continua la Santa - mi dissero di essere venuti per unirsi a me per rendere al Divin Cuore un omaggio perpetuo di amore, di adorazione e di lode e che a tal fine avrebbero tenute le mie veci davanti al SS.mo Sacramento, in modo che senza interruzione alcuna io avrei potuto amarlo per mezzo loro. Sull'istante i Serafini scrissero quest'alleanza dentro al Cuore di Gesù in lettere d'oro, coi caratteri indelebili dell'amore e me la fecero vedere ».
Da questa narrazione impariamo a stare col massimo rispetto in Chiesa, per non offendere la Divina Maestà e per fare degna compagnia agli Angeli ché vi dimorano in modo invisibile, ma reale. Si vada in Chiesa decentemente vestiti, vi si stia composti e in silenzio.
Davanti al SS. Sacramento bisogna stare come gli Angeli ed andare a gara con loro per rendere omaggio a Gesù. Uniamoci spesso alle loro adorazioni, dicendo: « O Santi Angeli, che state di continuo attorno al Tabernacolo, lodate voi la Divinità per me! ».
ANGELI CUSTODI
Una visione.
Il Profeta Zaccaria ebbe la seguente visione, che rilevo dalla Bibbia.
- Io vidi durante la notte un uomo sopra un cavallo rosso e stava sopra i mirteti, che erano nella valle; dietro di lui stavano altri cavalli rossi ed altri bianchi. Io esclamai: « Che cosa sono? »
L'Angelo che mi parlava disse: « Io ti mostrerò che sia ciò ».
Allora rispose l'uomo che stava tra i mirteti: « Costoro sono quelli che il Signore ha mandato per percorrere la térra ».
Essi dissero all'Angelo del Signore: « Siamo stati in giro per la terra ed ecco che ogni parte di essa è abitata ed è in pace ».
Gli Angeli s'interessano degli uomini e delle vicende terrene, secondo i vari incarichi ricevuti da Dio.
Questa parte è la più interessante dello scritto.
Il compagno della vita.
L'uomo per il suo corpo varrebbe poco o niente; per l'anima vale molto davanti a Dio. La natura umana è debole, inclinata al male per la colpa originale e deve sostenere continue battaglie spirituali. Iddio, in vista di ciò, ha voluto dare un valido aiuto agli uomini, assegnando a ciascuno un Angelo particolare, che chiamasi Custode.
Gesù parlando un giorno dei bambini, disse: « Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli ... poiché i loro Angeli vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli! ».
Come ha l'Angelo il bambino, così l'ha l'adulto.
Compito particolare.
Disse il Signore Iddio nell'Antico Testamento: « Ecco che io manderò il mio Angelo, il quale ti precederà e ti custodirà lungo la via... Rispettalo ed ascolta la sua voce, né ardire disprezzarlo... Che se ascolterai la sua voce, sarò vicino ai tuoi nemici e colpirò chi ti colpirà ».
Su queste parole della Sacra Scrittura, la S. Chiesa ha compilato la preghiera dell'anima al proprio Angelo Custode:
« Angelo di Dio, che sei il mio Custode, illumina, custodisci, reggi, governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen! ».
Il compito dell'Angelo Custode è simile a quello della mamma presso il suo bambino. La mamma sta vicino al proprio figlioletto; non lo perde di vista; se lo sente piangere, corre subito in aiuto; se cade, lo rialza; ecc...
Appena una creatura viene in questo mondo, subito un Angelo del Cielo la prende sotto la sua cura. Man mano che raggiunge l'uso di ragione e l'anima è capace di fare il bene o il male, l'Angelo suggerisce buoni pensieri per far praticare la legge di Dio; se l'anima pecca, il Custode fa sentire il rimorso e le ispira di rialzarsi dalla colpa. L'Angelo raccoglie le opere buone e le preghiere dell'anima affidatagli e tutto presenta a Dio con gioia, perchè vede che la sua missione è fruttuosa.
Doveri dell'uomo.
Innanzi tutto bisogna ringraziare il buon Dio d'averci dato un compagno tanto nobile in questa vita. Chi pensa a questo dovere di gratitudine?... Si vede che gli uomini non sanno apprezzare il dono di Dio!
È dovere ringraziare spesso il proprio Angelo Custode. Si dice « grazie » a chi ci fa un piccolo favore. Come non dire « grazie » all'amico più fedele dell'anima nostra, all'Angelo Tutelare? Bisogna rivolgere il pensiero al proprio Custode con frequenza e non trattarlo da estraneo; gli si rivolga una prece mattina e sera. L'Angelo Custode non parla all'orecchio materialmente, ma fa sentire la sua voce internamente, nel cuore e nella mente. Tanti buoni pensieri e sentimenti, che abbiamo, forse crediamo che siano frutto nostro, mentre è proprio l'Angelo che lavora nel nostro spirito.
- Ascolta la sua voce! - dice il Signore. - Dobbiamo perciò corrispondere alle buone ispirazioni che il nostro Angioletto ci dona.
- Rispetta il tuo Angelo - dice Iddio - e non disprezzarlo. - È dovere quindi rispettarlo, comportandosi dignitosamente alla sua presenza. Colui che pecca, essendo in quel momento davanti all'Angelo, offende la sua presenza ed in qualche modo lo disprezza. Ci pensino bene le anime prima di peccare!... Commetteresti tu un'azione cattiva davanti ai tuoi genitori? ... Terresti un discorso scandaloso davanti ad una persona molto dignitosa?... Certamente no!... E come hai il coraggio di commettere cattive azioni alla presenza del tuo Angelo Custode?... Lo costringi, per così dire, a velarsi il volto per non vederti peccare! ...
Giova tanto, quando si è tentati a peccare, ricordarsi dell'Angelo. Le tentazioni sogliono avvenire quando si è soli ed allora facilmente si opera il male. Ci si convinca che mai siamo soli; c'è con noi sempre il Celeste Guardiano.
La Labourè.
La Madonna in questi tempi si è manifestata in diversi luoghi ad anime privilegiate, per richiamare sulla via del bene i traviati. È tanto celebre l'apparizione che ebbe S. Caterina Labourè. L'Angelo Custode della Santa non rimase estraneo al fatto.
Era la notte del 18 luglio 1830. La Labourè riposava nel suo dormitorio, quando improvvisamente si sentì chiamare per ben tre volte da una voce.
Scostò le tende del suo letto e vide un bellissimo fanciullo. Era bianco-vestito, la fronte aureolata da cerchi luminosi e parlava con voce celestiale.
Caterina comprese essere costui il suo Angelo Custode. Infatti il misterioso fanciullo le disse: « Vieni in Cappella. Là ti attende la Beata Vergine. Io ti accompagno!...».
Erano circa le 23,30. La Labourè si vestì, seguì il suo Angelo, che le si pose a sinistra e l'accompagnò attraverso le varie stanze del monastero.
Al suo passaggio l'Angelo diffondeva intorno a sé raggi di luce. Le lampade si accendevano automaticamente. Le porte si aprivano appena le toccava con la punta del dito. La cappella dove giunsero dopo pochi minuti, era fastosamente illuminata.
La Labourè si portò alla balaustra, si inginocchiò e cominciò a pregare. Intanto l'Angelo entrò nel presbiterio e si pose a sinistra dell'altare. A mezzanotte le annunziò: « Ecco la S. Vergine! ». Caterina vide venire, come scivolando sul pavimento, una Signora, maestosa e bella, che andò a sedersi sulla cattedra del Sacerdote. La Madonna le parlò a lungo; il suo accento era dolce e triste. Le disse: « Grandi mali capiteranno alla Francia ed avranno ripercussioni nel mondo intero. Nel clero di Parigi vi saranno molte vittime. L'Arcivescovo morrà. La Croce sarà vilipesa; il sangue scorrerà per le vie ... Il mondo sarà pieno di desolazione! ... Ti annunzio che avrai l'incarico di un'importante missione, nella quale incontrerai ostacoli e pene senza numero. Sopporterai tutto per la gloria di Dio... ».
Scomparve la Vergine Maria, come ombra che svanisce. La Labourè fu accompagnata di nuovo dal suo Angelo Custode e ritornò in dormitorio, quando già erano le due.
Servirsi dell'Angelo.
L'Angelo Custode ha cura della persona affidatagli dal Signore; si mette a sua disposizione quando l'anima è in grazia di Dio e lo invoca di cuore.
L'Angelo è contento quando può rendere servizi particolari; dunque si faccia operare. E come?
Noi siamo a lavoro; non possiamo recarci in Chiesa per fare una visita a Gesù Sacramentato. Diciamo al nostro Custode: « Angioletto mio, va' a fare una visitina a Gesù per me! Lodalo e ringrazialo a nome mio! Offri tu a Dio il mio cuore! ». In un attimo l'Angelo accoglie l'ambasciata ed eccolo davanti al Tabernacolo. L'anima avverte d'ordinario qualche cosa di misterioso internamente, cioè una dolce pace.
Dobbiamo fare un viaggio; potranno capitare pericoli per l'anima e per il corpo. Diciamo: « Angioletto mio, mettimi sotto la tua protezione ed accompagnami lungo il viaggio ».
C'è un parente lontano, del quale non si hanno notizie; si sta in ansia. Si dia l'incarico al Custode nostro: «Angelo di Dio, ricorda a quel mio parente di mandarmi qualche notizia». Se questo è conforme ai voleri del Signore, l'Angelo Custode è in grado di suscitare nella mente del lontano il pensiero di dare notizia ai congiunti.
Si teme che qualcuno della famiglia sia in pericolo per circostanze particolari; la madre, ad esempio, prevedendo ciò, vorrebbe essere presente al marito... ai figli... ma non può. Dia l'incarico all'Angelo: «Va', o mio Custode, ad assistere il marito ... il figlio;... Fa' tu quello che non posso fare io!» - Gli effetti potranno essere sorprendenti. Basta farne l'esperienza.
Si vuole convertire un peccatore. Si preghi, l'Angelo Custode di questo tale, affinché agisca nell'anima del traviato. Dietro questa preghiera, chi sa quanti buoni pensieri l'Angelo susciterà nella mente del peccatore per richiamarlo a Dio!
Si fa il catechismo ai piccoli; il maestro o la maestra si raccomandino agli Angeli di questi piccoli e la lezione sarà più efficace.
Un sacerdote ha da fare una predica e desidera far molto bene alle anime. Prima di predicare si raccomandi agli Angeli Custodi di coloro che stanno in Chiesa. Il frutto della predica sarà grande, perché gli Angeli aiuteranno l'opera della grazia.
Insegnamenti di S. Giovanni Bosco.
S. Giovanni Bosco inculcava spesso la devozione all'Angelo Custode. Diceva ai suoi giovani: « Ravvivate la fede nell'Angelo Custode, che è con voi ovunque siate. Santa Francesca Romana se lo vedeva sempre davanti con le mani incrociate sul petto e gli occhi rivolti al Cielo; ma per ogni suo anche più piccolo mancamento, l'Angelo si copriva come per vergogna il volto e talora le voltava le spalle ».
Altre volte il Santo diceva: « Cari giovani, fatevi buoni per dare allegrezza al vostro Angelo Custode. In ogni afflizione e disgrazia, anche spirituale, ricorrete all'Angelo con fiducia ed egli vi aiuterà. Quanti, essendo in peccato mortale, furono dal loro Angelo salvati dalla morte, perchè avessero tempo di confessarsi bene! »..
Il 31 Agosto 1844, la moglie dell'ambasciatore del Portogallo sentì dirsi da Don Bosco: « Lei, signora, oggi ha da viaggiare; si raccomandi molto al suo Angelo Custode, perchè l'assista e non abbia a spaventarsi del fatto che le accadrà ». - La signora non comprese. Partì in carrozza con la figlia e la serva. Nel viaggio i cavalli imbizzarrirono e il cocchiere non riusciva a frenarli; la carrozza urtò in un mucchio di pietre e si rovesciò; la signora, mezzo fuori dalla carrozza, fu trascinata con la testa e le braccia per terra. Subito invocò l'Angelo Custode ed improvvisamente i cavalli si fermarono. Accorse gente; ma la signora, la figlia e la serva uscirono da sole dalla carrozza incolumi; anzi continuarono il cammino a piedi, essendo la vettura ridotta in condizioni miserrime.
Don Bosco aveva parlato una domenica ai giovani sulla devozione all'Angelo Custode, esortandoli ad invocarne l'aiuto nei pericoli. Alcuni giorni dopo, un giovane muratore si trovava con altri due compagni sul ponte di una casa, al quarto piano. Improvvisamente l'impalcatura cedette; tutti e tre precipitarono sulla strada col materiale. Uno rimase ucciso; un secondo, gravemente ferito, fu portato all'ospedale, ove morì. Il terzo, che la domenica precedente aveva sentita la predica di Don Bosco, appena si accorse del pericolo, disse gridando: « Angelo mio, aiutami! » L'Angelo lo sostenne; difatti si alzò senza nessuna scalfittura e corse subito da Don Bosco a raccontargli il fatto.
Dopo la vita terrena.
L'Angelo, dopo aver assistita la creatura umana durante la vita e specialmente in punto di morte, ha l'ufficio di presentare l'anima a Dio. Questo si rileva dalle parole di Gesù, quando parlò del ricco epulone: « Morì Lazzaro, il povero, e dagli Angeli fu portato nel seno di Abramo; morì il ricco epulone e fu sepolto nell'inferno ».
Oh, come è contento l'Angelo Custode quando presenta al Creatore l'anima spirata in grazia di Dio! Dirà: O Signore, la mia opera è stata proficua! Ecco le opere buone compiute da quest'anima!... Eternamente avremo in Cielo un altro astro, frutto della vostra redenzione! -
I popoli.
Iddio non solo manda un Angelo a ciascun uomo, ma destina anche un Angelo Custode particolare ad ogni città o paesetto e ad ogni nazione. Questo risulta dalla Sacra Scrittura. Si legge infatti nella Bibbia: - Iddio era irato contro Gerusalemme e la puniva con la schiavitù babilonese. L'Angelo addetto alla custodia di essa, disse: « O Dio degli eserciti, e quando avrai tu pietà di Gerusalemme e delle altre città di Giudea? Sino a quando ti mostrerai irato? Questo è già il settantesimo anno! ».
Gli Ebrei, popolo di Dio, combattevano contro i nemici. L'Angelo incaricato degli Ebrei, ordinariamente stava davanti agli accampamenti; ma una volta, chi sa per quale fine, cambiò posto ed andò a mettersi dietro a quelli che combattevano; forse in segno di castigo.
Una volta il re degli Assiri voleva abbattere gli Ebrei. L'Angelo del popolo di Dio allora sconvolse l'esercito assiro, percuotendo i soldati più robusti e lo stesso comandante dell'esercito.
La Sacra Scrittura ci dice che l'Arcangelo Gabriele era il Tutelare degli Ebrei schiavi in Babilonia, mentre l'Arcangelo S. Michele era il Custode di tutta la nazione ebraica. Nell'Antico Testamento si parla anche dell'Angelo dei Greci e di quello dei Persiani.
L'Angelo del Portogallo.
Una piccola nazione in quest'ultimo secolo è stata teatro di grandi avvenimenti: il Portogallo.
Nel 1917 la Madonna, nei pressi della città di Fatima, si manifestò a tre fanciulli; i miracoli avvenuti testimoniano della veridicità del fatto. Prima che la Madonna apparisse, un Angelo preparò l'animo dei fanciulli.
Era quasi mezzogiorno; Lucia, Giacinta e Francesco, pastorelli, recitavano 1'Ave Maria, scandendo le parole, che l'eco vicina ripeteva. Ad un tratto una luce molto viva scintillò sul cocuzzolo del monte; la luce cominciò a muoversi ed a scendere verso i pastorelli. Costoro scorsero nell'alone luminoso un Angelo, bello come un raggio di sole, il quale disse con voce soave: «Non temete, io sono l'Angelo della pace... Sono l'Angelo del Portogallo. Pregate con me!...»
Per tre volte in circostanze diverse il Celeste Messaggero apparve. Nella terza apparizione sosteneva un Calice, sopra il quale era un'Ostia grande, da cui scendevano gocce di Sangue. Il Calice e l'Ostia rimasero poi sospesi in aria e l'Angelo s'inginocchiò per terra, ripetendo lentamente per tre volte una preghiera alla SS.ma Trinità.
Come ha il suo Angelo Custode il Portogallo, così l'hanno tutte le nazioni.
Le famiglie.
I Santi Padri della Chiesa sono unanimi nell'affermare che c'è anche un Angelo alla custodia di ogni famiglia e di ogni comunità. Secondo questa dottrina, appena due sposano, subito Iddio destina un Angelo particolare alla nuova famiglia. Questo pensiero è tanto confortante: pensare che c'è un Angelo come guardiano della nostra casa.
Si raccomanda d'invocare questo Celeste Spirito, almeno nelle circostanze più difficili della vita familiare.
Fortunate quelle abitazioni, ove si prega e si compiono opere buone! l'Angelo soddisfa al suo compito con gioia. Ma quando nella famiglia si bestemmia o si commettono impurità, l'Angelo Custode vi sta, per così dire, come tra le spinte.
MINISTRI DI GIUSTIZIA
Nel Paradiso terrestre.
Gli Angeli sono i ministri della divina bontà e della divina giustizia.
Iddio aveva posto il primo uomo e la prima donna in un giardino di delizie, nell'Eden. Commesso il primo peccato, Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso terrestre per mezzo di un Angelo. Era questi un Cherubino, il quale tenendo una spada fiammeggiante, simbolo della giustizia divina, si mise all'ingresso dell'Eden per impedire che Adamo ed Eva vi tornassero.
Gli Egiziani.
Nella Storia Sacra abbiamo diversi esempi di castighi, inflitti dagli Angeli per ordine di Dio. Uno Begli episodi più terribili è il castigo degli Egiziani. Si tenga presente che l'uomo non può togliere la vita ad un altro uomo. Iddio però, Autore della vita e Padrone assoluto di essa, è libero di fare ciò per i suoi imperscrutabili disegni. Fulmini, tempeste, terremoti... quante vite troncano in un attimo, senza opera di uomo! E' il Creatore che agisce, servendosi delle cause seconde, cioè degli elementi, che ubbidiscono alle sue leggi.
Gli Ebrei erano da Dio privilegiati perché da essi sarebbe nato il Redentore del mondo, Gesù Cristo. Si trovavano intanto schiavi in Egitto; erano insultati, battuti, costretti a lavori pesanti ed erano in pericolo di divenire idolatri come gli Egiziani. Iddio, dopo un dato tempo, ascoltò la preghiera e il pianto del suo popolo. Chiamò Mosè e gli diede l'incarico di presentarsi al Faraone, per domandare la liberazione degli Ebrei.
Faraone si rifiutò. Allora Iddio percosse successivamente il regno con diversi castighi, detti comunemente le dieci piaghe di Egitto. L'ultima piaga fu proprio tremenda! Iddio ordinò che ciascun capo di famiglia ebrea prendesse un agnello dell'anno e senza macchia, lo cuocesse e col sangue di esso tingesse la porta.
Verso la mezzanotte, mentre gli Egiziani dormivano, scése dal Cielo l'Angelo sterminatore. Entrò in tutte le famiglie, ove le porte non erano tinte col sangue dell'agnello, e colpì di morte improvvisa tutti i primogeniti, dal figlio di Faraone sino all'ultimo schiavo. Furono colpiti anche i primogeniti delle bestie.
Dopo questo castigo, gli Ebrei furono lasciati liberi. Iddio aveva domandata la liberazione pacificamente (segno di bontà); non essendo ubbidito, diede corso alla sua giustizia.
Il sangue dell'agnello raffigurava il Sangue di Gesù, Agnello Immacolato. L'Angelo sterminatore non entrava nella casa, la cui porta era tinta del sangue; così il Sangue di Gesù Cristo, sparso sulla croce, placa ,l'ira di Dio Padre
verso l'umanità peccatrice. Invochiamo spesso questo Divin Sangue per l'anima nostra, e i castighi, meritati peccando, saranno allontanati. Diciamo perciò: « O Eterno Padre, vi offro il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati... O Sangue dell'Agnello Divino, scendi sull'anima mia per purificarla! ».
Il Castel Sant'Angelo.
La peste, la fame e la guerra sono castighi di Dio. Infatti nelle Litanie dei Santi c'è un'invocazione particolare: « Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci, o Signore ».
La città di Roma fu colpita nel 590 dalla peste. I molti peccati avevano provocato la divina giustizia. I morti erano innumerevoli. Siccome la peste non accennava a cessare, il Sommo Pontefice, S. Gregorio Magno, per placare la Divinità, ordinò preghiere e penitenze.
Un giorno si organizzò una devota processione; a capo era il Papa; poi veniva il Clero e infine il popolo di Roma. Iddio si mosse a compassione e mandò un Angelo ad avvisare della cessazione del flagello. La processione era giunta lungo il Tevere, poco al di là dall'odierno Ponte Vittorio. Comparve dinanzi al Sommo Pontefice un Angelo con una spada fiammeggiante in mano e disse: « La Madonna si è degnata intercedere presso Dio in vostro favore. La peste ormai sta per cessare ». L'Angelo della Giustizia mise la spada nel fodero, come segno che il flagello di Dio era finito, e subito sparì.
In memoria del grande avvenimento, capitato vicino alla Mole Adriana, venne posta la figura di un Angelo, in atto di riporre nel fodero la spada, sulla stessa Mole, la quale oggi chiamasi Castel Sant'Angelo.
MINISTRI DI BONTA’
Iddio si mostra più buono che giusto verso l'umanità, perchè ne conosce la grande miseria. Nell'esercizio della sua bontà si serve degli Angeli. Riporto degli esempi ricavati dalla Bibbia e dalla Storia Ecclesiastica; alcuni esempi sono del nostro tempo.
La prova.
Iddio scelse un uomo, Abramo, per costituirlo capo del suo popolo. Gli fece tre promesse: avrebbe dato ai suoi discendenti la terra di Canaan; lo avrebbe fatto padre di un popolo numeroso come le stelle; dai suoi discendenti sarebbe nato il Messia, Gesù. Iddio volle però mettere alla prova la fedeltà di Abramo. Questi aveva un unico figlio, Isacco, il quale era già fanciullo. Un giorno il Signore gli disse: « Abramo, va' sul monte Moria ed ivi sacrifica a me il tuo figliuolo Isacco ». Abramo, sapendo essere Dio il padrone della vita, andò sul monte indicatogli, preparò il fuoco per il sacrificio e poi brandì il coltello per uccidere il figlio.
Iddio rimase contento dell'ubbidienza del suo servo e, prima che questi colpisse il figlio, mandò un Angelo a trattenergli il braccio. « Abramo, Abramo » - disse l'Angelo di bontà -fermati; non fare del male al fanciullo! Ora conosco che temi veramente il Signore, perchè per ubbidire a lui non risparmiasti l'unico tuo figlio. Sacrifica adesso questo montone, che è tra i cespugli ».
Abramo sciolse Isacco, ch'era legato alle mani, uccise il montone, apparso in quell'istante, e lo bruciò ad onore della Divinità.
Dopo questo, il Signore rinnovò ad Abramo le tre promesse fattegli. L'ubbidienza a Dio attira molte benedizioni.
La colonna misteriosa.
Il popolo ebreo, sotto la guida di Mosè, faceva ritorno in Palestina. Erano circa due milioni di Ebrei. Avevano bisogno di molte cose lungo il viaggio, durato quarant'anni. Iddio, come si era interessato di toglierli dalla schiavitù, così s'interessò di assisterli nel viaggio. Non conoscevano bene la via; di giorno avrebbero sofferto sotto il sole e di notte sarebbero rimasti al buio. Iddio fece sorgere una specie di nube, a forma di colonna, e mandò un Angelo dal Cielo per governarla. La nube, o colonna misteriosa, era mossa da quest'Angelo; così dice la Bibbia. Di giorno serviva di riparo ai raggi del sole; di notte diveniva luminosa; cambiava direzione indicando così agli Ebrei la via da seguire; di tanto in tanto si fermava, per indicare a tutti di riposarsi. Era una nube... intelligente; però l'intelligenza non era di essa, bensì dell'Angelo che la sorreggeva e la guidava.
Eppure gli Ebrei si mostrarono ingrati a tanta bontà di Dio! Bisogna apprezzare i doni del Signore e corrispondere generosamente alle sue premure!
Alzati e mangia.
Il Profeta Elia era cercato a morte da Gezabele; tentò di salvarsi fuggendo nel deserto. Stanco del cammino ed annoiato della vita, si adagiò sotto un albero e si addormentò. Povero Elia! Aveva tanto lavorato per la gloria di Dio ed eccolo ora 1ì, sfinito ed affamato! Iddio ne ebbe compassione e mandò subito un Angelo con del pane e dell'acqua. Il Celeste Messaggero svegliò il Profeta e gli disse: « Elia, alzati e mangia! » Elia ringraziò il Signore, mangiò, bevve, ma subito si riaddormentò; era ancora stanco. Di nuovo l'Angelo lo svegliò: « Elia, mangia ancora! Hai da fare molto cammino! » Il Profeta obbedì e così poté continuare tranquillamente la via.
Compagno di viaggio.
Tobia, ebreo, era in schiavitù coi suoi connazionali sotto il re dell'Assiria. Passava la vita nell'osservanza esatta della legge di Dio e nell'esercizio della carità. Iddio permise che divenisse cieco, per provare la sua virtù. Tobia, quantunque soffrisse, era uniformato ai voleri del Signore.
Un giorno disse al figlio Tobiolo: « Sappi che io ho dato in prestito dodici talenti di argento a Gabelo, che abita a Rages, città della Media. Eccoti lo scritto di obbligazione; presentandolo, egli tosto ti restituirà il denaro. Siccome tu ne ignori la via, va' a cercare qualche amico fedele, che ti guidi ».
Iddio, per premiare la virtù di Tobia, mandò uno degli Arcangeli, San Raffaele, che prese le sembianze di giovane pronto a viaggiare.
Uscito che fu di casa, Tobiolo trovò questo giovane ed ignorando chi fosse, gli chiese: « Chi sei?... Conosci la via che conduce alla Media? »
- Io sono israelita; conosco il cammino che accenni e conosco bene Gabelo di Rages.
- Ti prego allora di essermi compagno di viaggio. -
Partiti, giunsero al fiume Tigri. Un pesce mostruoso assalì Tobiolo e già sembrava volesse divorarlo, quando l'Arcangelo gli disse: « Non temere, anzi afferralo, uccidilo e sventralo. Conserva il fegato, che servirà di medicamento a tuo padre ».
Tobiolo ubbidì. Continuarono il viaggio. A Rages trovarono Gabelo e il denaro fu riscosso.
Nella stessa città trovarono un certo Raguele, che aveva un'unica figlia di nome Sara, posseduta dal demonio. L'Arcangelo cacciò il demonio e disse a Tobiolo di prenderla in sposa, perché era una giovane virtuosissima.
Ritornati a casa, l'Arcangelo disse al giovane: « Ora ungi gli occhi di tuo padre con il fiele del pesce, che allora sventrasti ».
Tobia sull'istante riacquistò la vista. La gioia della famiglia fu grande. Tobiolo pregò il padre perché volesse dare al giovane una ricompensa adeguata. Allora l'Arcangelo si manifestò: « Ora è tempo che io faccia conoscere la verità.
« Quando tu, o Tobia, seppellivi i morti e ti occupavi in pie opere ed in fervorose preghiere, io tutto offrivo al Signore. E poiché egli ti amava, volle che la cecità accrescesse il tuo merito; perciò Iddio mandò me a guarirti e a procacciarti tutti questi beni.
« Infatti io sono l'Arcangelo Raffaele, uno dei sette Spiriti che stiamo di continuo alla presenza di Dio. Lodate dunque il Signore e raccontate a tutti le sue meraviglie ».
Poi scomparve. I presenti, ammirando spaventati, rimasero faccia a terra, benedicendo il Signore.
Come Iddio sa premiare i buoni! Anche quando li prova con le sofferenze, non agisce che per amore, cioè per accrescere il merito nell'altra vita.
I tre fanciulli.
Nabuccodònosor, re di Babilonia, aveva dato ordine a tutti i sudditi d'inginocchiarsi davanti alla sua statua; si faceva rendere onori divini. Non vollero ubbidire al re tre fanciulli ebrei, Anania, Misaele ed Azaria, giudicando essere un grave peccato adorare un uomo invece del vero Dio.
Nabuccodònosor, irritato, fattili venire a sé, disse: « Orsù, al primo suono degli strumenti se non vi prostrerete ad adorare la mia statua, subito sarete gettati in una fornace. E quale Dio potrà liberarvi dalle mie mani? »
I coraggiosi fanciulli risposero: Il Dio che noi adoriamo, può trarci dal fuoco della fornace e liberarci dalle tue mani. Ma anche quando Iddio non voglia far questo, ti sia noto che noi non adoriamo la tua statua. -
Allora il re, preso da furore, comandò che si accendesse la fornace sette volte più del solito e vi fossero gettati dentro i tre giovanetti.
Davanti alla sfida superba, lanciata da questo re a Dio, la potenza dell'Altissimo si manifestò. Scese dal Paradiso un Angelo, il quale, appena i fanciulli furono gettati nella fornace, si mise in mezzo a loro e, rimovendo il fuoco, impediva che fossero offesi anche leggermente.
Anania, Misaele e Azaria, contenti camminavano in mezzo alle fiamme lodando e benedicendo Iddio. Al contrario, le fiamme, uscendo dalla fornace, si riversarono sugli esecutori del decreto reale, i quali furono inceneriti.
Nabuccodònosor, curioso di conoscere la fine toccata ai tre giovanetti, si avvicinò alla fornace e li vide intatti e in loro compagnia vide l'Angelo che allontanava le fiamme. Subito fece uscire i tre fanciulli e disse: « Il Dio di Anania, di Misaele e di Azaria è il vero Dio! Guai a chi lo bestemmia! Sarà reo di morte! »
Sfidare Iddio è pericoloso! Eppure quanti nei momenti di rabbia o di passione si permettono fare ciò! Guai se Dio accettasse le sciocche sfide dell'uomo!
Daniele.
Dario, re di Media, teneva nella corte con grandi onori un certo Daniele, Profeta. I cortigiani, gelosi, accusarono Daniele al re, perché adorava un Dio differente dal loro. Dario, avendo decretata la morte di chi avesse adorato altra divinità, suo malgrado, per non venire meno all'ordine dato condannò Daniele ad essere gettato nella fossa dei leoni.
Il Signore, che sempre aveva assistito il suo Profeta, non mancò neppure questa volta di soccorrerlo. Appena Daniele fu messo dentro la fossa, un Angelo comparve e chiuse la bocca alle bestie feroci. Daniele, seduto tra i leoni, passò tranquillamente la notte; l'indomani mattina fu messo in libertà.
Dopo non molto fu nuovamente condannato ad essere pasto dei leoni, poiché da Profeta del vero Dio aveva ucciso un drago mostruoso, che i Babilonesi adoravano come divinità. Il popolo per questo motivo si era ribellato al re e questi, per paura del furore popolare, diede la condanna.
I leoni furono lasciati a digiuno, affinché divorassero più presto Daniele. Ecco il Profeta nella fossa; doveva starvi sette giorni. L'Angelo venne in aiuto, serrando la bocca ai leoni.
Intanto Daniele pativa la fame; stare sette giorni digiuno nella fossa era pesante. A Dio tutto è possibile!
Nella Giudea c'era un certo Abacuc, che andava in campagna a portare il pranzo ai mietitori. Fu mandato a costui un Angelo, che disse: Porta il preparato pranzo in Babilonia a Daniele, che trovasi nella fossa dei leoni. - Rispose: Io non so dove sia né Babilonia, né Daniele. -
L'Angelo lo prese per i capelli, lo portò in un momento in Babilonia e lo pose nella fossa dei leoni. Abacuc disse: Daniele, servo di Dio, prendi il pranzo che il Signore ti ha mandato! -
Daniele ringraziò la Divina Maestà e si rifocillò. Dopo l'Angelo riprese per i capelli Abacuc e lo trasportò nel luogo in cui l'aveva rilevato.
Il re al settimo giorno, visitò la fossa dei leoni ed a vedere Daniele sereno, esclamò: « Quanto sei grande, o Dio di Daniele! ».
Questi episodi sembrano favole, eppure sono storici, contenuti nei libri Sacri dell'Antico Testamento. Se si considera l'onnipotenza di Dio, queste cose sembrano piccolezze.
San Pietro.
Nel Nuovo Testamento abbiamo altri esempi, in cui gli Angeli si dimostrano Ministri di bontà.
Gli Apostoli, dopo la discesa dello Spirito Santo, cominciarono a predicare. La corrente giudaica voleva impedire ciò e, non bastando le minacce, ricorse alla morte.
Il re Erode fece uccidere di spada l'Apostolo San Giacomo e, vedendo che ciò piaceva ai Giudei, imprigionò San Pietro, sperando di farlo uccidere davanti al popolo dopo la Pasqua. La missione del capo degli Apostoli non era finita ancora; perciò Iddio liberò San Pietro, servendosi di un Angelo. San Pietro era nella prigione; di notte, mentre dormiva fra due soldati e le guardie custodivano la porta, venne un Angelo del Signore e risplendette gran luce nell'abitazione. I soldati non videro niente. L'Angelo toccò S. Pietro al fianco per svegliarlo e disse: « Alzati presto ». D'un colpo si ruppero le catene che legavano le mani dell'Apostolo e caddero a terra. L'Angelo continuò: « Cingiti e metti i tuoi sandali; poni sulle spalle il mantello e seguimi! »
S. Pietro ubbidiva, ma non era convinto che fosse vero quanto avveniva, poiché credeva che fosse una semplice visione. Intanto passò davanti alle guardie e nessuno si accorse. Giunti, l'Angelo e l'Apostolo, davanti alla porta di ferro, che metteva in città, la porta si apri da sé. Andarono avanti ancora un tratto e poi l'Angelo sparì.
S. Pietro, rientrato in sé, disse: « Adesso veramente so che il Signore ha mandato un suo Angelo e mi ha liberato dalle mani di Erode ».
La Religione Cattolica si radicò nel mondo con molti prodigi e gli Angeli non potevano essere estranei a questa opera di affermazione della dottrina di Gesù.
La Piscina Probatica.
Al tempo degli Apostoli, esisteva ancora a Gerusalemme la Piscina Probatica, Eccone la storia. Iddio, per tenere desta nel popolo ebreo la fede nel Messia, di tanto in tanto operava delle guarigioni istantanee nella Piscina Probatica.
Era questa una grande vasca, con cinque portici. Gli ammalati di ogni genere stavano lì, in attesa del movimento dell'acqua, poiché il primo che si gettava dopo il movimento dell'acqua, era liberato da qualsiasi infermità. Gli ammalati non conoscevano il momento in cui il moto sarebbe avvenuto e quindi dovevano stare sempre vigilanti. Chi era incaricato a muovere l'acqua? Un Angelo. Dice il Vangelo che l'Angelo del Signore in un certo tempo scendeva nella Vasca e l'acqua era agitata.
San Venceslao.
Il re di Boemia, San Venceslao, era religiosissimo. Si dedicò al bene dei sudditi e specialmente dei poveri ed afflitti. Coltivava la virtù della purezza con ogni cura e poteva dirsi un Angelo in carne. Iddio lo assisteva sempre.
Un giorno si trovò davanti ad un fiero nemico, certo Radislao, re di Corimena; avrebbe incontrato certamente la morte. Essendo in grave pericolo, alcuni Angeli apparvero intorno a lui, dandogli delle armi; inoltre dissero: « Radislao, non arrischiarti a ferire costui! ».
Il nemico, spaventato, cadde in ginocchio e chiese umilmente perdono al re di Boemia.
Un'altra volta a S. Venceslao, mentre era seduto sul trono, apparvero due Angeli, con una croce di oro, in atto di consegnargliela. Il re, sceso dal soglio, prese la croce con devozione. Gli Angeli poi sparirono; la croce invece rimase. Forse il Signore voleva preavvisarlo del martirio che presto gli sarebbe toccato.
Infatti, mentre pregava in Chiesa, una masnada di uomini, con a capo il fratello, gli fracassò la testa ed il sangue fu asperso sulle pareti della stessa Chiesa. Era d'accordo in questo delitto anche la madre; ma Iddio fece aprire la terra e l'infelice donna fu inghiottita dal suolo.
L'anima di S. Venceslao fu portata dagli Angeli al trono di Dio ed oggi fa parte della grande schiera dei Martiri.
I buoni sono sempre perseguitati. Ma guai ai persecutori, perchè presto o tardi saranno colpiti dalla giustizia di Dio!
Il monte Gargano.
Sul monte Gargano, nelle Puglie, è innalzato un grande santuario a S. Michele Arcangelo. Questo Principe degli Angeli, che nell'antico Testamento era il Custode della Sinagoga degli Ebrei ed oggi è il Custode della Chiesa Cattolica, ha voluto scegliersi in Italia, ov'è la Sede del Vicario di Gesù Cristo, un luogo particolare di venerazione.
Alle falde del monte Gargano si trovava un armento di buoi a pascolare. Ad un tratto un bue si separò dall'armento e fuggì lontano. Inseguito, entrò in una grotta del monte; nessuno osava entrarvi, essendo il bue inferocito. Un tale tentò di ucciderlo, lanciando una freccia. Questa non si conficcò nel corpo della bestia, ma tornò indietro verso l'arciere. I presenti, sbalorditi, non osarono fare altro contro il bue; andarono però dal Vescovo a riferire l'accaduto. Il Vescovo ordinò tre giorni di digiuno e di preghiera per ottenere da Dio i lumi in proposito. Dopo i tre giorni, San Michele Arcangelo apparve al Vescovo, dicendogli che quel luogo era sotto la sua custodia e che quel prodigio era avvenuto per dimostrare che Iddio voleva ivi un culto particolare in memoria di sè e degli Angeli.
Il Vescovo andò alla grotta in processione con gran numero di fedeli ed, ivi giunto, avvenne un altro prodigio: apparve in quel luogo un bel Tempio. Contemplarono tutti la visione. Il Vescovo comprese che Iddio voleva innalzato ivi una Chiesa e stabilì che vi si cominciassero a compiere le sacre funzioni. I miracoli si moltiplicarono sul monte Gargano ed il culto di San Michele Arcangelo e degli Angeli si diffuse sempre più. Fu costruito il Tempio con sollecitudine.
Ogni anno la Santa Chiesa ricorda l'apparizione dell'Arcangelo San Michele ed il Santuario del monte Gargano è gremito di fedeli.
Si fanno dei viaggi in Italia in occasione di nozze o per visitare i luoghi più celebri. Ma chi pensa a visitare il Santuario del monte Gargano? Eppure è questo uno dei luoghi più sacri dell'Italia, luogo di prodigi e di celesti benedizioni.
San Filippo Neri.
Uno dei Santi più popolari di Roma fu San Filippo Neri. Esercitava le virtù cristiane con grande perfezione particolarmente la carità verso i poverelli.
Gesù riconosce come fatto a sè quello che si fa al prossimo; volle perciò dare a San Filippo Neri una prova del suo gradimento per la carità.
Un giorno si presentò al Santo un povero. Al solito, San Filippo diede l'elemosina. Il povero cambiò di forma, divenne bello e luminoso e disse: « Io sono un Angelo del Signore! » E sparve. Il Santo ne provò tanta gioia.
Di notte tempo egli andava una volta a portare il pane a famiglie bisognose. Nel buio precipitò in una fossa. Povero vecchietto!
Rimase là dentro, impotente ad uscirne. Si rivolse a Dio. L'Angelo Custode, che sino a quel momento l'accompagnava invisibilmente, prese forma umana; diede la mano al Santo e in un attimo lo estrasse dalla fossa.
Giusto premio a chi esercita la carità cristiana!
L'Etiopico.
Gli episodi narrati riguardano l'assistenza che gli Angeli esercitano verso il corpo dell'uomo. Ciò che adesso viene esposto, riguarda il bene spirituale.
Si legge negli Atti degli Apostoli:
Un uomo di Etiopia, che molto poteva presso Candace, Regina degli Etiopi, quantunque pagano, era andato a Gerusalemme ad adorare la Divinità. Era un uomo retto. Faceva già ritorno dalla città santa e stando sul cocchio leggeva il Profeta Isaia. Iddio gradì l'ossequio e volle convertirlo al Cristianesimo, servendosi di un Angelo. Mentre il Diacono San Filippo attraversava la Samaria, un Angelo gli si presentò, dicendogli: « Va' verso mezzogiorno, sulla strada che conduce da Gerusalemme a Gaza. Questa è deserta ». San Filippo partì subito. Lungo la strada vide un cocchio. Sentì nell'anima queste parole: « Va' avanti e avvicinati a quel cocchio ». Affrettò il passo e sentì che l'uomo di Etiopia leggeva il Profeta Isaia. Gli domandò: Comprendi tu quello che leggi? »
- « Come lo posso io », rispose l'altro, « se qualcuno non me lo spiega? ».
E pregò San Filippo che salisse sul cocchio.
Il Santo Diacono gli spiegò tutto, annunciandogli la venuta di Gesù Cristo sulla terra. Quel pagano si convinse, credette in Gesù e volle essere subito battezzato. Incontrando un corso d'acqua, il cocchio si fermò e venne amministrato il Battesimo. Il compito era finito; sul l'istante S. Filippo fu sollevato in alto e sparì. Poco dopo si trovò nella città di Gaza.
San Raimondo Nonnato.
Chi ama Gesù in vita e lo serve fedelmente, sarà assistito specialmente sul letto di morte.
S. Raimondo, detto Nonnato, aveva speso le sue energie a beneficio degli schiavi. Quante sofferenze non dovette affrontare! Giunto in fine di vita, desiderava ardentemente ricevere Gesù Sacramentato, come Viatico. Domandò di un Sacerdote, ma nessuno veniva a comunicarlo; la morte era prossima. Il Santo rivolse una fervente preghiera al Signore, che non lo lasciasse morire senza il Viatico. Com'è buono Gesù! Dal cielo scesero alcuni Angeli, prendendo le sembianze di Sacerdoti; entrarono nella stanza del moribondo e gli chiesero se avesse voluto comunicarsi. « Non desidero altro! », rispose il Santo.
Allora uno degli Angeli estrasse un Vaso Sacro, in cui era un'Ostia Consacrata, e diede la Comunione a S. Raimondo. Dopo gli Angeli sparirono, lasciando soddisfatto il Santo, il quale ringraziando Gesù moriva. Com'è consolante ricevere il Viatico e prepararsi al passo estremo con Gesù nel cuore! Eppure tanti che si dicono Cristiani, in fine di vita, o hanno paura di comunicarsi e rimandano più che sia possibile, oppure ricevono Gesù Sacramentato con freddezza!
La redenzione degli schiavi.
Nei secoli scorsi c'era in Europa la piaga dei pirati, cioè dei ladri di mare, i quali rapinavano le persone e le conducevano in schiavitù. Gli schiavi erano trattati come bestie e venivano anche venduti nei pubblici mercati; chi aveva la disgrazia il cadere in schiavitù, era in grave pericolo per la moralità e per la fede. Iddio ebbe compassione di tanta misera gente e volle scegliere prodigiosamente degli uomini, che si dedicassero a questa opera di redenzione. Uno di essi fu S. Giovanni di Matha.
Costui era stato ordinato Sacerdote e celebrava la prima Messa nella cappella del Vescovo, alla presenza di altri. Durante il Santo Sacrificio, Iddio mandò un Angelo al novello Sacerdote, per fargli intendere la sua volontà.
L'Angelo apparve in veste candida e luminosa; sul petto aveva una croce di colore rosso-azzurro; ai lati apparvero pure due schiavi: uno cristiano e l'altro maomettano.
L'Angelo pose le mani sul capo dei due schiavi e poco dopo sparì.
S. Giovanni di Matha comprese essere volontà di Dio che egli si dedicasse alla redenzione degli schiavi. Passarono degli anni e il Santo pregava per conoscere ancora meglio i disegni di Dio. Strinse amicizia con un certo Felice Valeria, che menava vita eremitica. Un giorno, mentre parlavano di cose celesti, apparve un cervo che portava fra le corna ramificate una croce di due colori: rosso ed azzurro. Valerio si meravigliò ed allora San Giovanni di Matha gli manifestò la visione dell'Angelo, avvenuta il giorno della sua prima Messa. Per tre notti tutti e due ebbero una celeste visione. Iddio rivelava che era suo desiderio si fondasse una Congregazione per la redenzione degli schiavi.
Per iniziare una Congregazione religiosa è necessaria l'approvazione del Capo della Chiesa. Era allora Papa Innocenzo Terzo. San Giovanni di Matha e Valerio si presentarono a lui; furono ben accolti; però il Papa voleva esaminare meglio l'affare. Iddio venne in soccorso per mezzo di un Angelo.
Il Papa in quei giorni, mentre celebrava la S. Messa, nell'atto in cui sollevava l'Ostia Consacrata, vide apparire un Angelo, dalla veste bianca, con una croce bicolore sul petto e due schiavi ai lati. Comprese che Iddio voleva la nuova Congregazione e l'approvò. Iddio premiò con una grande santità tanti di quegli uomini che si dedicarono alla salvezza spirituale e corporale degli schiavi.
Chi si mostra generoso con Dio, è ricambiato con generosità da Lui, poiché Gesù ha detto: « Date uno e riceverete cento ».
Sant'Isidoro.
Iddio suscita i suoi Santi in ogni età e condizione. Un contadino di nome Isidoro era molto devoto dell'assistenza alla Messa. La mattina, prima di recarsi in campagna, andava in Chiesa, ascoltava la Messa ed offriva a Dio il lavoro della giornata. Tutto ciò richiedeva impiego di tempo. La campagna non ne soffriva, poiché Iddio benediceva il buon contadino.
Alcuni compagni irreligiosi e gelosi, accusarono Isidoro presso il padrone, dicendo che andava tardi al lavoro. Il padrone volle accertarsi e una mattina, all'insaputa, al tempo dell'aratura, andò nella campagna di buon'ora. Il Signore venne in aiuto. Quella mattina all'alba un Angelo scese dal Cielo, aggiogò i buoi all'aratro e poi fece le veci d'Isidoro. Il padrone, a vedere tanto terreno arato, essendo ancora per tempo, scorgendo quel personaggio misterioso a guidare i buoi, non sapeva spiegarsi il fatto. Quando arrivò Isidoro l'Angelo sparì. Comprese il padrone che quel contadino era un Santo e lo lasciò libero di compiere le sue pratiche devote.
S. Isidoro è il patrono degli agricoltori, come S. Giuseppe dei falegnami. Serva quest'esempio ad amare di più la S. Messa e fare anche dei sacrifici per assistervi, non solo nelle feste, ma anche nei giorni feriali.
Sposalizio mistico.
Nella storia della Chiesa risplende di luce particolare la figura di Santa Caterina da Siena.
Questa Santa si era data a Dio totalmente. Nelle opere di bene non indietreggiava; preghiere, sacrifici, atti di carità ... tutto praticava, accesa com'era d'amore divino.
Gesù, che spesso le appariva, volle fare con essa lo sposalizio mistico, cioè con atto ufficiale volle stringere con la Santa i rapporti d'amore spirituale. Ecco come:
Comparve Gesù Cristo e la Madonna; in un atto così solenne non poteva mancare la Corte Celeste. Apparvero perciò degli Angeli, i quali stavano attorno a Gesù e alla Santa, come testimoni. Uno degli Angeli, di gerarchia superiore, teneva l'anello dello sposalizio. A tempo opportuno, l'anello fu consegnato dal Serafino a Gesù, il quale lo mise al dito di Santa Caterina. L'anello, formato da una gemma, era visibile soltanto alla Santa; emanava una luce meravigliosa, che diminuiva o cessava del tutto secondo che la mistica sposa di Gesù rallentava nell'amore divino.
Sembrerebbe strano il contegno di Gesù con certe anime; ma Egli è il padrone assoluto e tratta con le anime come vuole.
Il Poverello d'Assisi.
S. Francesco, ancora giovane, lasciò le comodità della vita, si spogliò di tutti i beni ed abbracciò la via della sofferenza, unicamente per amore di Gesù Crocifisso. Dietro al suo esempio, altri uomini lasciarono la vita gaudente e divennero suoi compagni d'apostolato.
Gesù lo arricchì di doni spirituali e fece a lui una grazia, che a nessun altro aveva fatto nei secoli precedenti. Volle renderlo simile a sé, imprimendogli le cinque piaghe. Questo fatto è passato alla storia col nome di «Impressione delle stimmate».
S. Francesco, due anni prima di morire, era andato sul monte della Verna, incominciando il digiuno rigoroso, che doveva durare quaranta giorni. Il Santo voleva in tal modo onorare il Principe della Milizia Celeste, S. Michele Arcangelo. Una mattina, mentre pregava, vide scendere dal cielo un Serafino, che aveva sei ali luminose ed infuocate. Il Santo guardava l'Angelo che discendeva con volo radioso ed avendolo vicino, si accorse che oltre ad essere alato era anche crocifisso, cioè aveva le braccia distese e le mani forate dai chiodi, come pure i piedi; le ali erano disposte in modo strano: due erano ritte verso l'alto, due distese come per volare e due circondavano il corpo, quasi per velarlo.
S. Francesco contemplava il Serafino, provando grande gaudio spirituale, però si meravigliava come mai un Angelo, puro spirito, potesse subire i dolori della crocifissione. Il Serafino gli fece comprendere che era stato mandato da Dio per significargli che avrebbe dovuto avere il martirio d'amore nella forma di Gesù Crocifisso.
Sparì l'Angelo; S. Francesco si avvide che nel suo corpo erano apparse cinque piaghe: le mani e i piedi erano forati e versavano sangue, così pure il costato era aperto ed il sangue che usciva inzuppava la tunica ed i fianchi. Per umiltà il Santo avrebbe voluto nascondere il grande dono, ma essendo ciò impossibile, si rimise al volere di Dio. Le piaghe rimasero aperte ancora per due anni, cioè sino alla morte. Dopo S. Francesco, altri hanno ricevuto le stimmate. Tra costoro c'è P. Pio da Pietrelcina, Cappuccino.
Le stimmate apportano grandi dolori; eppure sono un regalo particolarissimo della Divinità. Il dolore è un dono di Dio, perchè con esso si sta più distaccati dal mondo, si è costretti a rivolgersi al Signore con la preghiera, si scontano i peccati, si attira la grazia per se e per gli altri e si guadagnano meriti per il Paradiso. I Santi sapevano valutare la sofferenza. Beati loro!
Quaranta corone.
Il martirio, sofferto per Gesù Cristo, è il più grande atto di amore verso il Creatore. Sottoporsi ai tormenti ed alle umiliazioni, è cosa assai difficile; però Gesù ai suoi Martiri dà una forza particolare, per cui i tormenti riescono sopportabili ed alle volte leggerissimi. Durante il martirio la potenza di Dio si suole manifestare anche sensibilmente con miracoli e gli Angeli sono mandati dal Cielo per assistere alla lotta degli eroi della Fede. Tra gli innumerevoli esempi ne scelgo alcuni.
Al tempo dell'Imperatore Licinio, a Sebaste città dell'Armenia, furono accusati come Cristiani quaranta soldati. Nell'Impero Romano i Cristiani erano considerati nemici dello Stato, perchè praticavano una Religione nuova, la cui dottrina era contraria alla passione dell'odio e della disonestà. I quaranta soldati furono chiusi in un'oscura prigione; in seguito ebbero rotti i denti con pietre; in ultimo furono messi nudi in uno stagno di acqua freddissima, nel crudo inverno. Il tormento era grande e doveva durare sino alla morte. Chi non era rapace di soffrire, poteva uscire dall'acqua ghiacciata e tuffarsi nella vicina acqua tiepida.
I soldati pregavano così: « O Signore, Siamo quaranta nello stagno; quaranta siano le corone! » - La potenza divina era con loro e resistevano ai tormenti. Gli Angeli erano presenti e godevano di quella prova di amore verso la Divinità. Ad un tratto una luce arcana circondò lo stagno dell'acqua fredda.
Apparvero tanti Angeli, con in mano trentanove corone: ogni soldato riceveva una corona, come segno di vittoria e pegno della corona eterna. Chi può immaginare il conforto provato dai soldati a tale scena! Un custode del bagno, mentre gli altri compagni dormivano, vide la bellissima schiera angelica e rimase estatico; contò le corone che gli Angeli stavano distribuendo e non sapeva spiegarsi come i Martiri essendo quaranta, le corone fossero trentanove. In quell'istante scorse uno dei soldati uscire dallo stagno freddo e gettarsi nell'acqua tiepida; non aveva costui resistito al martirio. Fortemente impressionato, il custode svegliò le guardie e disse: « Anch'io sono Cristiano! ».
Tolse l'abito, si gettò nell'acqua fredda e morì martire, ricevendo la quarantesima corona.
Il dieci di marzo di ogni anno la Santa Chiesa festeggia questi quaranta Martiri. - Chi perde la sua vita per me, dice Gesù Cristo, la troverà. -
Questa schiera di soldati diede la vita terrena per professare la fede: ma guadagnò la vita eterna. Oggi i Quaranta Martiri fanno corona al Creatore, in compagnia degli Angeli.
Due sorelle.
Due giovanette romane, sorelle, avevano fatto voto di verginità, cioè per amore di Gesù Cristo volevano privarsi del matrimonio. Abbracciare la vita matrimoniale non è male, anzi è un bene; ma la verginità votata a Dio è il dono più nobile dell'anima a Dio.
Le due sorelle, Rufina e Seconda, furono costrette dai genitori a scegliere lo sposo; la prima avrebbe dovuto sposare Armentario e l'altra Verino. Le giovani, per non venir meno alla promessa fatta a Dio, si rifiutarono. Furono accusate come Cristiane. Condotte davanti al Prefetto Giunio, dapprima ebbero promessi onori ed altri beni; ma tutto rifiutarono. Allora Rufina fu legata e battuta aspramente con verghe. Seconda disse al Prefetto: « Perché fai battere soltanto mia sorella? Tratta tutte e due allo stesso modo! Fa' battere anche me! » Giunio, pieno di sdegno, ordinò che le due sorelle venissero rinchiuse in un carcere, buio e puzzolente.
Gli Angeli tutto seguivano. Appena le giovanette giunsero nel carcere, gli Angeli prestarono meravigliosamente la loro opera. Ecco la prigione divenire luminosissima, sparire il fetore nauseante ed impregnarsi l'atmosfera di odori soavissimi ...
Deluso il Prefetto, comandò che fossero messe in un bagno bollente. Anche questo tormento riuscì vano, poiché le due ne uscirono intatte. Venne legato un pesante sasso al collo delle giovani e così furono precipitate nel fiume Tevere. Erano già in fondo al fiume: avrebbero dovuto annegarsi; ma Iddio volle far splendere nuovamente la sua potenza e mandò un Angelo in loro aiuto, il quale ruppe la fune che legava il sasso al collo e le due Martiri apparvero tranquille sulla riva. Dopo di ciò, furono condotte fuori Roma e decapitate lungo la via Aurelia.
Rufina e Seconda furono sorelle di sangue, ma più che tutto sorelle di spirito e di martirio. I loro corpi sono seppelliti a Roma, nella Basilica di Costantino; le loro anime godono in Cielo le delizie degli Angeli, presso il trono dell'Agnello Immacolato, Gesù Cristo.
Un giovanetto.
Venanzio, giovanetto di quindici anni, mosso dallo Spirito Santo, ebbe il coraggio di presentarsi spontaneamente al giudice durante la persecuzione di Decio. Mentre il giudice trovavasi alla porta della città di Camerino, Venanzio gli disse: « Io sono un seguace di Gesù Cristo ». Forse il giudice avrà sorriso davanti al giovanetto debole, pensando che lo avrebbe obbligato a rinunziare alla sua Religione. Ma Venanzio non era solo: aveva al suo fianco l'Angelo Custode.
Il giudice tentò di convincerlo, adoperando parole dolci e modi cortesi; ma vista la sua costanza, ordinò che fosse battuto a lungo e dopo legato. L'Angelo Custode, mentre tutti guardavano il giovane, ruppe le catene e Venanzio rimase libero e sereno dinanzi ai soldati. Il giudice non si diede per vinto: lo fece legare di nuovo, sospeso con la testa in giù. Alcuni soldati gli bruciavano le carni con lampade ardenti e altri facevano penetrare il fumo nella bocca, affinché morisse asfissiato. Certamente Venanzio sarebbe morto, se Iddio non l'avesse assistito. L'Angelo Custode gli apparve in bianche vesti e stava sul fumo, impedendo che il martire soffrisse. All'improvviso spezzò i legami e Venanzio restò tranquillo dinanzi alla moltitudine curiosa. A questo prodigio, un certo Atanasio, cubiculario, si convertì a Gesù Cristo e in seguito subì il martirio anche lui.
Riuscito vano ogni sforzo contro Venanzio, si pensò di chiuderlo in una prigione. Passato un po' di tempo, il prefetto della città volle rinnovare i tormenti e gli fece rompere i denti e fracassare le mascelle con pietre. Venanzio era sfinito; pensando il carnefice che ormai stesse per morire, lo fece gettare sopra un letamaio.
Povero giovane! Aveva tanto sofferto e sperava volare al Paradiso; ma non era ancora tempo. L'Angelo Custode ridiede la perfetta vigoria al Martire e lo spinse a presentarsi daccapo al carnefice. Venanzio parlò con energia al giudice, facendogli vedere la grandezza della Religione di Gesù Cristo; ma il giudice non voleva cedere. Iddio lo colpì sull'istante. Infatti il tiranno cadde dal suo seggio e morì pronunciando queste parole: « Il Dio di Venanzio è il vero; distruggete i nostri dèi! ».
La rabbia dei persecutori era al colmo. Si ordinò che il giovane venisse dato in pasto ai leoni. Ecco Venanzio in mezzo alle belve! L'Angelo del Signore tolse la ferocia ai leoni e questi stavano ai piedi del Martire come mansueti agnelli. Fu dato ordine di trascinarlo per luoghi aspri e spinosi. Ma a tutto resisteva il giovane. In ultimo fu precipitato da una alta rupe; l'Angelo Custode lo sostenne e Venanzio si trovò sereno alla base della rupe. Quivi giunto, vedendo i soldati assetati nella prossima vallata, pregò Iddio e da una roccia scaturì acqua fresca. Molti soldati, davanti al miracolo, si convertirono ed ebbero tagliata la testa, assieme a Venanzio. Mentre si compiva la strage, lampi, tuoni e frequenti terremoti misero in fuga tutti. Il corpo di S. Venanzio è venerato con grande onore a Camerino e la festa ricorre il 18 maggio. Sembra una leggenda il martirio di S. Venanzio; eppure non può mettersi in dubbio la sua veridicità.
Non è l'uomo l'autore di tanti prodigi, ma il Creatore dell'universo, che si serve dei suoi Angeli.
Tanti miracoli erano necessari nei primi tempi del Cristianesimo, affinché la nuova Religione si affermasse sul paganesimo. Alla vista di avvenimenti così strepitosi, i Cristiani andavano al martirio con entusiasmo e con gioia e furono in numero stragrande. Ai nostri giorni avvengono pure dei prodigi, che Iddio opera per mezzo dei suoi Angeli e dei suoi Santi, però non sono così frequenti come nei primi secoli del Cristianesimo.
Santa Cecilia.
Nata da nobili genitori, Santa Cecilia ancor giovanetta si consacrò a Dio col voto di verginità. Però fu data in sposa, contro sua voglia, ad un nobile romano, certo Valeriano, il quale non credeva in Gesù Cristo.
Santa Cecilia era addoloratissima; non voleva vivere la vita matrimoniale. Il Signore, per consolarla, di tanto in tanto le rendeva sensibile la presenza dell'Angelo Custode. Quante volte, durante la preghiera, il buon Angelo le parlava, assicurandole la sua speciale assistenza! - Non temere, Cecilia! Io sarò il custode della tua verginità. -
Il giorno delle nozze S. Cecilia ebbe con lo sposo questo colloquio: « Valeriano, ho un segreto da rivelarti. Io sono sotto la tutela del mio Angelo, che custodisce la mia verginità. Tu rispetta la mia virtù, se no proverai l'ira di Dio! -
Valeriano stupì a questo parlare e si accese in lui il desiderio di vedere l'Angelo della sposa. « Lasciami vedere quest'Angelo! Dopo crederò anch'io in Gesù Cristo! » Rispose la Santa: « Tu potrai vedere l'Angelo dopo che avrai ricevuto il Battesimo ».
- Sono disposto a farmi battezzare. - Allora va' a trovare il Sommo Sacerdote Urbano, il quale trovasi nelle catacombe di Via Appia; egli ti istruirà e ti amministrerà il Battesimo. - Valeriano seguì il suggerimento. Al ritorno, entrato nell'appartamento della sposa, la trovò in compagnia dell'Angelo. Questo Celeste Spirito, in sembianze umane, era luminoso, risplendente di luce divina. Valeriano era fuori di sè per la commozione e per la gioia; dopo la scomparsa dell'Angelo, andò in cerca di suo fratello Tiburzio e gli parlò dell'Angelo di Cecilia. Gli narrò il fatto con tanto entusiasmo, che Tiburzio esclamò: « Per vedere l'Angelo, mi farò battezzare anch'ío ».
Ricevuto il Battesimo, potè assistere alla comparsa dell'Angelo della cognata. Passato poco tempo, essendo stati scoperti come Cristiani, tutti e tre furono uccisi.
Chi va oggi a Roma, nel quartiere di Transtevere, può visitare la casa di S. Cecilia; vi si vedono tre sepolcri artistici, i quali conservano i corpi di Santa Cecilia, dello sposo e del cognato. Sulla parete di una camera interna, un'artistica pittura raffigura la Santa in colloquio con l'Angelo; è la camera dove l'Angelo Custode soleva manifestarsi.
Fortunate le anime vergini, che formano la predilezione di Dio e dei suoi Angeli!
Fanciulla eroica.
La purezza è la virtù per cui si porta il massimo rispetto al proprio corpo e all'altrui; questa virtù proibisce ogni atto indegno, ogni sguardo immodesto ed ogni pensiero e desiderio cattivo. La purezza è da Dio ordinata nel 6 ° e 9 ° Comandamento e deve osservarsi da tutti, secondo il proprio stato, o verginale o matrimoniale.
Ecco uno dei tanti fatti, dal Signore permessi, in cui risplende la virtù della creatura, pronta a morire anziché offendere la purezza, che è chiamata virtù angelica.
Una fanciulla di tredici anni, Agnese, dotata di beni di fortuna e di bellezza, avendo compreso la preziosità della purezza, ne fece voto alla Divinità, scegliendo per mistico sposo Gesù Cristo.
Procopio, figlio del prefetto di Roma, s'innamorò di lei e ne chiese la mano. Agnese rifiutò. Il giovane riferì la cosa al proprio padre; questi, in qualità di capo della città di Roma, comandò che la fanciulla gli fosse presentata. Le chiese: Perché non vuoi essere la sposa di mio figlio? -
Rispose Agnese: Ho un altro amante, al quale ho giurato fedeltà ».
« Certamente, continuò il prefetto, nessun giovane di Roma ha tanti meriti quanti ne ha mio figlio. Chi è questo tuo amante? ».
« È Colui al quale ubbidisce il Cielo e la terra; è Gesù Cristo! ».
« Dunque tu sei Cristiana? ... Per la stima che ho di te e per il bene che voglio a mio figlio, abbandona la tua Religione! In compenso avrai i beni e tutti i piaceri che Roma può apprestarti. -
« Tengo per niente queste cose! ».
Il prefetto allora ordinò che venisse condotta a luogo infame.
Agnese era tranquilla; pensava: « Sono nelle mani di Dio ed ho l'Angelo come custode del mio corpo ».
I soldati e la plebaglia erano ad aspettare fuori, mentre la fanciulla era introdotta in un triste locale, piuttosto buio. L'Angelo del Signore era pronto, col compito di vigilare sulla sposa di Cristo. Il locale fu illuminato dalla presenza dell'Angelo. Agnese ringraziò la Divinità per averle mandato un sì potente aiuto.
« Non temere, disse l'Angelo, io son qui per custodirti ».
Procopio, il figlio del prefetto, volle entrare per primo. Non l'avesse mai fatto! L'Angelo lo colpì di morte improvvisa.
Il padre del giovane, accorso, era frenetico per il dolore: ma avendo Agnese pregato Iddio, Procopio riebbe la vita; il prefetto comprese essere vero il Dio dei Cristiani. Siccome il popolo faceva clamore, lasciò il da farsi ad Aspasio, vice prefetto. In seguito Agnese fu messa a bruciare; ma anche qui l'Angelo separò in due colonne le fiamme e la fanciulla vi stava in mezzo come circondata da fiori. Continuando altro genere di martirio, Agnese volò al cielo.
Sul luogo dei prodigi avvenuti, dopo le persecuzioni i Cristiani innalzarono un bel tempio a S. Agnese. Il corpo suo si trova in una cappella sotterranea, situata nel terreno che allora era proprietà della Santa, in fondo alla Via Nomentana, in Roma.
Quale esempio luminoso di purezza, specialmente per la gioventù femminile! Oggi le fanciulle sogliano mettere in pericolo il giglio della purezza e facilmente perdono un tesoro così prezioso, lasciandosi attirare dai falsi piaceri della vita. Il paganesimo ormai rivive nella società!
Un volo misterioso.
La Palestina è molto cara ai Cristiani, perchè quel suolo fu calpestato per tanti anni dai piedi del Figlio di Dio e fu testimone dei più strepitosi miracoli. Giustamente quelle contrade si chiamano « Luoghi Santi ». Un culto particolare si ha per la grotta di Bethlem, per il Cenacolo e per il Calvario.
Un tempo in Palestina era tanto venerata la Casa di Nazareth, ove Gesù trascorse la maggior parte della vita lavorando da falegname, in compagnia di S. Giuseppe e sotto lo sguardo amoroso della Madonna. I disegni di Dio su quella casa erano misteriosi. Dopo diversi secoli dalla morte di Gesù Cristo, l'abitazione della Sacra Famiglia non si trovò più a Nazareth; era scomparsa improvvisamente. Gli Angeli, seguendo i divini voleri, in un attimo trasportarono la casa di Gesù sulle coste della Dalmazia. Questa però non era che la prima tappa della traslazione. Quando Iddio volle, mentre regnava il Pontefice S. Celestino V, nuovamente la casa di Gesù fu trasportata per opera angelica e fu portata in Italia, a Loreto, cittadina del Piceno.
Il fatto è documentato da Bolle Pontificie. Da tutte le parti del mondo accorrono i fedeli a Loreto; i molteplici miracoli avvenuti e le innumerevoli grazie provano la santità del luogo venerato.
Oggi la Casa di Nazareth è dentro un grande Tempio. Si resta meravigliati, entrati nel Santuario, ricco di lavori artistici, a vedere l'umile casa della Sacra Famiglia, di forma rettangolare, con una stanza ed una stanzetta, dai muri di mattonelle di terracotta; tutto spira umiltà e semplicità.
I militari sogliono prendere un Patrono o una Patrona. I fanti hanno per Protettore S. Martino, gli artiglieri Santa Barbara e gli avieri la Madonna di Loreto, in vista del misterioso volo della Casa di Nazareth.
Santa Gemma.
Gesù scelse una giovane di Lucca, Santa Gemma, a strumento della sua misericordia. Le appariva e l'esortava alla pratica eroica delle virtù cristiane; le fece provare i dolori della Passione e le donò anche le stimmate. Il demonio, geloso di tanta predilezione, assaliva spesso la Santa anche in forma sensibile. Iddio però mise a disposizione della sua mistica sposa l'Angelo Custode. Sarebbe troppo lungo narrare tutti gli episodi della vita di S. Gemma, in cui l'Angelo le veniva in aiuto. Mi limito a qualcuno in particolare.
S. Gemma Galgani era nella sua cameretta; Gesù le si presentò, dandole lezioni per amarlo ancor di più. Si presentò anche l'Angelo Custode. La Santa, che tante volte aveva esperimentato le delicatezze angeliche, sentì il bisogno di dirgli: « Angelo mio, quanto ti voglio bene! ».
- « E perchè mi vuoi bene? » - « Ti amo perchè m'insegni l'umiltà e perchè mantieni la pace interna nel mio cuore. Se qualche volta sono cattiva, caro Angelo, non ti adirare; voglio essere grata prima a Gesù e poi a te ».
- Sì, soggiunse l'Angelo, io sarò la tua guida sicura; sarò il tuo compagno indivisibile. Non sai chi mi ha dato te in custodia?
- « Sì, il mio pietoso Gesù ». - Una sera la Santa ricevette un colpo di bastone sul collo da parte del demonio. Credeva di morire per il dolore; ma offrì a Gesù la sofferenza. Non poteva voltare la testa e non riusciva a piegarsi. Le apparve l'Angelo per sostenerla e le diede il suo aiuto per mettersi a letto. S. Gemma scriveva un giorno al suo Direttore Spirituale, P. Germano Passionista: « Giovedì sera, prima che io cominciassi a soffrire un poco, venne l'Angelo Custode. Tutti e due dicemmo subito: «Viva Gesù!» Adorammo insieme la Maestà grande di Dio; mi dette poi un dolore così vivo dei miei peccati e ne provai tanta pena che mi vergognavo di trovarmi davanti alla sua presenza... Durai assai in questo tormento; ma poi l'Angelo mi fece coraggio; si tolse una spada dal suo seno e me la fece vedere, dicendo che Gesù presto me l'avrebbe messa nel povero cuore attraverso la croce. Egli poi aveva due corone bellissime; una di spine assai lunghe, ma non era veramente una corona, era fatta a guisa di berretta; e l'altra era una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale io volessi; però non risposi nulla. L'Angelo me lo ripetè, gridando: « Viva Gesù! ». Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi diedero ad un tratto una immensa consolazione e risposi: « Voglio la corona di Gesù! ». L'Angelo mi diede la corona di spine e io la baciai più volte. Sparì l'Angelo e mi lasciò così calma che cominciai a soffrire; però la sofferenza era dolce. -
Un giorno l'Angelo le disse: « Gemma, scrivi la tua confessione generale; poi la manderai al tuo Direttore Spirituale ». La Santa sentiva rincrescimento, ma l'Angelo la confortò, promettendo che l'avrebbe aiutata. In un quaderno cominciò a scrivere la sua vita; l'Angelo l'aiutava a ricordare tante cose ed anche le dettava ciò che doveva scrivere. Questo quaderno si trova a Roma, nel convento dei PP. Passionisti.
A proposito di scrivere, è interessante l'opera angelica nella corrispondenza epistolare della Santa. Dimorava S. Gemma a Lucca ed il suo Direttore Spirituale a Roma. Dato il lavoro intenso che Dio compiva in quell'anima, era necessario che il Padre Germano la conoscesse nei particolari. La Santa provava ripugnanza a scrivere. Spesso l'Angelo le diceva: « Gemma, scrivi al Direttore Spirituale! ». « Ma non saprei cosa dire! »
« Ti detto ogni cosa io ».
Difatti certe lettere della Santa sono state dettate per intero dall'Angelo. Qualche volta essa diceva: « Non posso uscire per impostare la lettera ».
-- « Non darti pensiero; dalla a me e la imposterò io ». Altre volte la Santa diceva: « Non posso spedire questa lettera, perché non ho denaro per i francobolli! ».
L'Angelo rispondeva: « Sta' tranquilla; porterò la lettera io personalmente». Il P. Germano, testimonio dei fatti, dice: « Qualche volta la lettera di Gemma mi veniva consegnata dall'Angelo direttamente. Una mattina d'inverno, trovandomi in camera, mi accorsi che un uccellino batteva le ali contro il vetro della finestra; teneva col becco una lettera. Mi affrettai ad aprire; l'uccellino posò sul davanzale la lettera. Gemma aspettava con urgenza la risposta. Preparai subito la lettera e la posi sul davanzale. L'uccellino l'afferrò col becco e la portò a destinazione, nella città di Lucca ».
La storia di S. Gemma è tanto graziosa. Si consiglia la lettura della sua Autobiografia e specialmente del volume « Lettere di S. Gemma », capolavoro di ascetica e mistica.
Teresa Neumann.
Chi non ha sentito parlare di Teresa Neumann?
Diversi autori ne hanno pubblicato le meraviglie; giornalisti nazionali ed esteri se ne sono interessati. Aveva le stimmate e perdeva ogni anno Kg. 2 e mezzo di sangue. Leggeva nelle coscienze; aveva una conoscenza teologica e storica superiore alla sua capacità intellettuale.
In una persona, che Iddio suscitò in questo secolo come sfida all'empietà e al materialismo, non poteva mancare l'assistenza prodigiosa dell'Angelo Custode.
Teresa diceva di avere spesso a fianco il suo Angelo risplendente; anche quando qualche volta non lo vedeva, sentiva però sensibilmente la sua voce. Quando un visitatore andava a trovarla, ordinariamente sentiva l'Angelo a dirle: « Teresa, fa' questa correzione... manifesta il tale segreto... » e la signorina, ubbidiente, eseguiva.
Alle volte avveniva che mentre la Neumann era in casa, in mezzo ai familiari e ai visitatori, era vista altrove, anche in luoghi lontanissimi, a centinaia di chilometri. Aveva il dono della bilocazione. Il fenomeno fu verificato diverse volte e da molteplici persone. Un tale stava per suicidarsi; le si presentò la Neumann, lo dissuase con dolci parole e subito sparì.
Un Sacerdote lasciava a desiderare per 1a sua condotta. Mentre un giorno predicava, vide davanti a se, a circa quattro metri, una donna grondante sangue al volto ed alle mani. A tale vista si sentì scosso spiritualmente e risolvette di cambiare vita. Egli non conosceva ancora Teresa Neumann e non sapeva spiegarsi chi fosse quella donna sanguinante. Venne a sapere essere costei la stimmatizzata di Konnersreuth.
Interrogata del fenomeno, Teresa rispose: « Non sono io personalmente a trovarmi in questo o in quel luogo mentre nel frattempo sono in casa. E’ il mio Angelo Custode, che prende le mie sembianze e fa le mie veci ».
Alla fine del mondo.
Questa terra, oggi così popolata e movimentata, un giorno sarà ridotta in un immenso cimitero. Ciò accadrà alla fine del mondo. Si tratta di avvenimenti futuri, dei quali noi siamo a conoscenza, perchè Iddio stesso si è degnato manifestarceli. Quanto sto per esporre è contenuto nel S. Vangelo e nell'Apocalisse.
La fine del mondo sarà preceduta da tremendi castighi, cioè da fame; guerre, terremoti, maremoti, fuoco e sconvolgimento degli astri. Gli Angeli, ministri della Divina Giustizia, saranno a capo di tutto.
Visione dell'Apocalisse.
S. Giovanni Apostolo ebbe da Dio il privilegio di vedere ciò che capiterà alla fine del mondo. Scrisse quanto vide, affinché servisse di monito a tutti i popoli.
« Io vidi quattro Angeli che stavano sui quattro angoli della terra e tenevano i quattro venti della terra... E vidi un altro Angelo che saliva da levante ed aveva il sigillo del Dio vivente, e gridò ad alta voce ai quattro Angeli, ai quali fu dato ordine di fare del male alla terra ed al mare, dicendo: « Non fate del male fino a tanto che abbiamo segnato nella loro fronte i servi del nostro Dio! »... Dopo di ciò, vidi una turba grande che nessuno può numerare, di tutte le genti, che stava davanti all'Agnello!
« E tutti gli Angeli stavano davanti al trono e si prostravano davanti a Dio e l'adoravano. Poi vidi i sette Angeli, che stanno dinanzi a Dio, e furono date ad essi sette trombe. Venne un altro Angelo e si fermò davanti all'Altare, tenendo un turibolo d'oro... Lo riempì del fuoco dell'Altare e lo gettò sulla terra; ne vennero tuoni, voci, fulmini e grandi terremoti. I sette Angeli che avevano le trombe, si accinsero a suonare; il primo Angelo diede fiato alla tromba e si fece grandine e fuoco, con mescolamento di sangue, e tutto fu gettato sulla terra... Il secondo Angelo suonò la tromba e quasi un grande monte ardente di fuoco fu precipitato nel mare... Suonò il terzo Angelo e cadde dal cielo una stella grande, ardente come una fiaccola accesa, riversandosi nella terza parte dei fiumi e delle sorgenti di acqua. Il nome della stella è « Assenzio ». Parte dell'acqua diventò assenzio. Molti uomini morivano, poichè le acque erano amare. Il quarto Angelo diede fiato alla tromba e fu percossa la terza parte del sole, della luna e delle stelle, onde diminuì la luce al giorno ed alla notte. Io vidi allora un'aquila che volava nel cielo e con grande voce diceva: « Guai, guai, guai agli abitanti della terra, per le altre voci dei tre Angeli, che stanno per suonare la tromba! » - Il quinto Angelo suonò la tromba ed a lui fu data la chiave del pozzo dell'abisso; aprì il pozzo e salì il fumo come quello di grande fornace e s'oscurò il sole e l'aria. Dal fumo del pozzo uscirono locuste per la terra, alle quali fu dato un potere come l'hanno gli scorpioni; fu dato loro ordine di non far male alle piante, ma solo agli uomini, che non hanno il segno di Dio sulla fronte, e fu ordinato a loro di non ammazzarli, ma di tormentarli, per cinque mesi... E in quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno.
« Il sesto Angelo suonò la tromba e udii una voce dai quattro Angeli dell'Altare d'oro, la quale diceva all'Angelo: « Sciogli i quattro demoni, che sono legati presso il grande fiume Eufrate ». E furono sciolti i quattro demoni preparati per l'ora, il giorno, il mese e l'anno, ad uccidere la terza parte degli uomini... E vidi un altro Angelo forte, discendente dal cielo, coperto d'una nube; ed aveva sul capo l'iride; la sua faccia era come il sole ed i suoi piedi come colonne di fuoco; aveva in mano un libriccino aperto e posò il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra. Poi l'Angelo alzò al cielo la mano e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli che non vi sarà più tempo. Ma nei giorni del parlare del settimo Angelo, quando comincerà a dar fiato alla tromba, sarà compiuto il mistero di Dio, conforme evangelizzò per mezzo dei Profeti... In seguito vidi un grande trono luminoso e Gesù Cristo che sedeva su di esso; vidi pure i morti, grandi e piccoli, stare davanti al trono e si aprirono i libri; i morti furono giudicati in base a ciò che era scritto nei libri, secondo le loro opere ».
Il giudizio universale.
Questa visione di S. Giovanni Apostolo fa comprendere in qualche modo ciò che avverrà alla fine del mondo, cioè grande tribolazione sulla terra. Dice Gesù Cristo: « Ci saranno tanti dolori che mai si sono visti da che il mondo è stato fatto e se Iddio non abbreviasse quei giorni, si dispererebbero anche i buoni ».
Quando tutti gli uomini saranno morti a motivo delle guerre, della fame, delle pestilenze, dei terremoti, del riversamento del mare sulla terra e del fuoco che scenderà dall'alto, allora gli Angeli suoneranno una tromba arcana ai quattro venti e tutti i morti risorgeranno. Iddio, che dal nulla ha creato l'universo, con un atto della sua onnipotenza farà ricomporre tutti i corpi umani, facendo uscire dal Paradiso e dall'inferno tutte le anime, le quali si uniranno al proprio corpo. Chi è salvo, sarà luminoso, risplendente come il sole nel firmamento; chi è dannato, sarà come un tizzone d'inferno.
Avvenuta la risurrezione universale, tutta l'umanità sarà disposta in due schiere, una dei giusti e l'altra dei reprobi. Chi farà questa separazione? Dice Gesù Cristo: « Manderò i miei Angeli e separeranno i buoni dai cattivi... come il contadino separa nell'aia il frumento dalla paglia, come il pastore separa gli agnelli dai capretti e come il pescatore mette nei vasi i pesci buoni e getta via i cattivi ».
Gli Angeli espleteranno il loro compito con massima esattezza e velocità.
Quando le due schiere saranno in ordine, apparirà nel cielo il segno della redenzione, cioè la Croce; a quella vista tutte le genti piangeranno. I dannati invocheranno le montagne che vadano a schiacciarli, mentre i buoni aspetteranno con ansia la comparsa del Giudice Supremo.
Ecco apparire Gesù Cristo, il grande Re, nella maestà della sua gloria, circondato da tutti gli Angeli del Paradiso! Chi mai potrà descrivere questa scena? La santa umanità di Gesù, fonte di luce eterna, illuminerà tutti.
Venite, dirà Gesù ai buoni, o benedetti del Padre mio, a possedere il regno che vi è stato preparato sin dalla costituzione del mondo!... E voi, dirà ai cattivi, andate, o maledetti, nel fuoco eterno, preparato a Satana e a suoi seguaci! »
I malvagi, come pecore destinate al macello, rosi dal rimorso e dalla rabbia, si precipiteranno nella fornace ardente, per non uscirne mai più.
I buoni, risplendenti come astri, sollevandosi in alto, voleranno in Cielo, mentre gli Angeli in festa li accoglieranno negli eterni tabernacoli.
Questo sarà l'epilogo dell'umana generazione.
Conclusione
Onoriamo gli Angeli! Ascoltiamone la voce! Invochiamoli spesso! Viviamo degnamente alla loro presenza! Se siamo i loro amici durante il pellegrinaggio di questa vita, saremo un giorno, nella eternità, i loro fedeli compagni. Uniremo per sempre le nostre lodi a quelle degli Angeli e in un abisso di felicità ripeteremo: « Santo, Santo, Santo, è il Signore, il Dio dell'universo! ».
E’ lodevole, settimanalmente, in un giorno fisso, comunicarsi in onore del proprio Angelo Custode, oppure compiere qualche altro atto di ossequio.
amami come sei...
AMAMI COME SEI
(Gesù parla a un’anima)
“Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”