amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

martedì 5 ottobre 2010

GLI ANGELI

GLI ANGELI

Quando si parla degli Angeli non mancano coloro che sorridono maliziosamente, come per far capire che è un tema passato di moda o più semplicemente che è un racconto molto carino per far dormire i bambini. Non mancano persino coloro che osano confonderli con gli extraterrestri, o negano la loro esistenza perché “nessuno” li ha visti. Tuttavia l’esistenza degli angeli è una delle verità della nostra fede cattolica.

La Chiesa dice: «L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede» (Cat 328). Gli angeli «sono servitori e messaggeri di Dio» (Cat 329). «In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili» (Cat 330).

San Gregorio Magno, chiamato “il dottore delle milizie celestiali”, dice che «l’esistenza degli angeli è confermata in quasi tutte le pagine della Sacra Scrittura». Indubbiamente la Scrittura è piena di interventi angelici. Gli angeli chiudono il Paradiso terrestre (Gn 3, 24), proteggono Lot (Gn 19) salvano Agar e suo figlio nel deserto (Gen 21, 17), trattengono la mano di Abramo, levata per uccidere il figlio Isacco (Gn 22, 11), portano aiuto e conforto ad Elia (1 Re 19, 5), a Isaia (Is 6, 6), a Ezechiele (Ez 40, 2) e a Daniele (Dn 7, 16).

Nel Nuovo Testamento gli angeli si manifestano nei sogni a Giuseppe, annunciano la nascita di Gesù ai pastori, lo servono nel deserto e lo confortano nel Getsemani. Annunciano la sua Re­surrezione e sono presenti alla sua Ascensione. Gesù stesso parla molto di loro nelle parabole e negli ammaestramenti. Un angelo libera Pietro dal carcere (At 12) e un altro angelo aiuta il diacono Filippo a convertire l’etiope sulla strada verso Gaza (At 8). Nel libro dell’Apocalisse si incontrano molti interventi di angeli come esecutori degli ordini di Dio, compresi i castighi inflitti agli uomini.

Sono miriadi di migliaia e migliaia (Dn 7, 10 e Ap 5, 11). Essi sono spiriti serventi, inviati in aiuto agli uomini (Eb 1, 14). Riferendosi alla potenza di Dio, l’apostolo dice: «È lui che fa i suoi angeli come venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco» (Eb 1, 7).

Nella liturgia, la Chiesa celebra in modo particolare san Michele, san Gabriele e san Raffaele il 29 settembre e tutti gli angeli custodi il 2 ottobre. Alcuni autori parlano di Lezichiele, Uriele, Rafiele, Etofiele, Salatiele, Emmanuele... però non vi è certezza in questo e i loro nomi non sono così importanti. Nella Bibbia si nominano solo i primi tre: Michele (Ap 12, 7; Gdt 9; Dn 10, 21), Gabriele che annuncia l’Incarnazione a Maria (Lc 1; Dn 8, 16 e 9, 21), e Raffaele, che accompagna Tobia nel suo viaggio nel libro omonimo.

A san Michele si suole dare il titolo di arcangelo, come è detto in Gd 9, in quanto è il principe e il capo di tutti gli eserciti celestiali. Anche a Gabriele e a Raffaele la pietà cristiana ha attribuito il titolo di arcangeli. Il culto a san Michele è molto antico. Già nel IV secolo nella Frigia (Asia Minore) vi era un santuario a lui dedicato. Nel V secolo ne venne eretto un altro nel meridione d’Italia, sul monte Gargano. Nel 709 si costruì un altro grande santuario sul monte san Michele in Normandia (Francia).

Gli angeli «sono stelle del mattino e [...] figli di Dio» (Gb 38, 7). Fra Luis de León commentando questo testo dice: «Li chiama stelle del mattino perché la loro intellingenza è più chiara delle stelle e perché videro la luce all’alba del mondo». San Gregorio Nazianzeno afferma che «se Dio è un sole, gli angeli sono i suoi primi e più splendenti raggi». Sant’Agostino dice: «Essi ci guardano con amore ardente e ci aiutano affinché possiamo anche noi giungere alle porte del cielo» (Com al Sal. 62, 6).



O spiriti celesti, amici degli uomini e servitori di Dio, aiutatemi nel cammino lungo i sentieri della vita fino alla patria celeste. Amen





Sei amico degli angeli?

La loro gerarchia
La parola angelo proviene dal greco angelos e significa messaggero. Fra di loro vi sono gradi distinti o gerarchie, che si chiamano cori. Lo pseudo Dionigi l’areopagita, scrittore cristiano del IV secolo, fu il primo, nel suo libro “Teologia mistica e gerarchia celeste”, a definire con precisione e chiarezza le funzioni e le gerarchie dei nove cori degli angeli.

Molti Santi Padri, come san Gregorio Magno, san Giovanni Damasceno, san Tomaso d’Aquino e altri hanno seguito la sua teoria. I nove cori e ordini di angeli sono:

Angeli (Ap 5, 11; Dn 7, 10);

Arcangeli (1 Tes 4, 16);

Troni,

Dominazioni,

Principati,

Potestà (Ef 1, 21; Pt 3, 22);

Virtù,

Cherubini (Ez 10, 1-20; Gn 3, 24);

Serafini (Is 6, 2-6).

Sogliono essere collocati in questo ordine: angeli, arcangeli, principati, potestà, virtù, dominazioni, troni, cherubini e serafini.

La loro gerarchia non dipende dal fatto che siano di differente natura (allo stesso modo come gli uomini sono uguali per natura). Secondo alcuni, le differenze dipendono dalle diverse mansioni loro affidate, ovvero, secondo san Tommaso d’Aquino, al grado di amore e di santità di ognuno, allo stesso modo come tra gli uomini vi sono distinti gradi di santità. In questo, secondo san Tommaso, gli uomini possono eguagliare o superare gli angeli. La Vergine Maria supera tutti gli angeli, non per la sua natura umana che è inferiore, ma per il suo maggior grado di santità. I sacerdoti hanno una gerarchia superiore agli angeli quanto a dignità.



Sei unito al coro degli angeli? Li ami?

Le loro funzioni

Sappiamo che vi sono angeli protettori delle Nazioni, come insegnano molti Santi Padri già dal IV secolo, come lo pseudo Dionigi, Origene, san Basilio, san Giovanni Crisostomo eccetera. Dice san Clemente d’Alessandria che «un decreto divino ha distribuito gli angeli fra le nazioni» (Stromata VII, 8). In Daniele 10, 13-21, si parla degli angeli protettori dei Greci e dei Persiani. San Paolo parla dell’angelo protettore della Macedonia (At 16, 9). San Michele è stato sempre considerato come il protettore del popolo d’Israele (Dn 10, 21).

Nelle apparizioni di Fatima si manifesta per tre volte nel 1916 l’angelo del Portogallo che dice ai tre bambini: «Io sono l’angelo della pace, l’angelo del Portogallo». La devozione al santo angelo custode del Regno di Spagna venne diffusa in tutte le parti della Penisola dal celebre sacerdote spagnolo Manuel Domingo y Sol. Stampò migliaia e migliaia di pagelline con la sua immagine e la preghiera dell’angelo, propagandò la novena e fondò in diverse diocesi l’Associazione nazionale del Santo Angelo della Spagna. Questo esempio è valido anche per tutte le altre nazioni del mondo.

Papa Giovanni Paolo II il 30 luglio 1986 diceva: «Si può affermare che le funzioni degli angeli, come ambasciatori del Dio vivo, si estendono non solamente a ogni singolo uomo e a coloro che hanno incarichi particolari, ma anche a intiere nazioni».

Vi sono anche angeli protettori delle Chiese. Nell’Apocalisse, si parla degli angeli delle sette Chiese d’Asia (Ap 1, 20). Molti santi ci parlano, per propria esperienza, di questa bella realtà, e dicono che gli angeli guardiani delle Chiese spariscono da lì quando vengono distrutte. Origene dice che ogni diocesi è custodita da due vescovi: uno visibile, l’altro invisibile, un uomo e un angelo. San Giovanni Crisostomo, prima di andare in esilio, si recò nella sua chiesa per congedarsi dall’angelo della sua Chiesa. San Francesco de Sales scriveva nel suo libro “Filotea”: «Diventino familiari con gli angeli; amino e venerino l’angelo della diocesi dove si trovano». Mons. Ratti, il futuro papa Pio XI, quando nel 1921 fu nominato arcivescovo di Milano, giunto in città, si inginocchiò, baciò la terra e si raccomandò all’angelo guardiano della diocesi. Padre Pedro Fabro, gesuita, compagno di sant’Ignazio di Loyola, afferma: «Tornando dalla Germania, mentre attraversavo molti villaggi di eretici, ho trovato abbondanti consolazioni per aver salutato gli angeli custodi delle parrocchie dove sono passato». Nella vita di san Giovanni Battista Vianney si racconta che, quando lo mandarono parroco ad Ars, intravedendo da lontano la chiesa, si pose in ginocchio e si raccomandò all’angelo della sua nuova parrocchia.

Allo stesso modo, vi sono angeli destinati alla custodia delle province, delle regioni, delle città e delle comunità. Il celebre padre Lamy, francese, parla a lungo dell’angelo protettore di ogni paese, di ogni provincia, di ogni città e di ogni famiglia. Alcuni santi dicono che ogni famiglia e ogni comunità religiosa ha un suo angelo speciale.

Qualche volta hai pensato di invocare l’angelo della tua famiglia? e quello della tua comunità religiosa? e quello della tua parrocchia, o città, o paese? Peraltro, non dimenticare che in ogni tabernacolo dove sta Gesù sacramentato, vi sono milioni di angeli che adorano il loro Dio. San Giovanni Crisostomo vide molte volte la chiesa piena di angeli, soprattutto mentre si celebrava la santa Messa. Al momento della consacrazione, schiere immense di angeli giungono a far da guardia a Gesù presente nell’altare, e al momento della Comunione ruotano intorno al sacerdote o ai ministri che distribuiscono l’Eucaristia. Un antico scrittore armeno, Giovanni Mandakuni, scriveva in uno dei suoi sermoni: «Non sai che al momento della consacrazione si apre il cielo e scende Cristo, e gli eserciti celestiali girano attorno all’altare dove si celebra la Messa e che tutti sono pieni di Spirito Santo?» La beata Angela da Foligno scrisse: «Il Figlio di Dio sta nell’altare circondato da una moltitudine di angeli».

Per questo san Francesco d’Assisi diceva: «Il mondo dovrebbe vibrare, il cielo intero dovrebbe commuoversi profondamente quando il Figlio di Dio appare sull’altare nelle mani del sacerdote... Allora dovremmo imitare l’atteggiamento degli angeli i quali, quando si celebra la Messa, si dispongono intorno ai nostri altari in adorazione».

«Gli angeli riempiono la chiesa in questo momento, circondano l’altare e contemplano estasiati la magnificenza e la grandezza del Signore» (san Giovanni Crisostomo). An­che sant’Agostino diceva che «gli angeli stanno intorno ed aiutano il sacerdote mentre celebra la Messa». Per que­sto dobbiamo unirci a loro nell’adorazione e cantare con loro il Gloria e il Sanctus. Così faceva un venerabile sacerdote che diceva: «Da quando ho cominciato a pensare agli angeli durante la Messa, ho sentito una nuova gioia e una nuova devozione nel celebrare la Messa».

San Cirillo d’Alessandria chiama gli angeli «maestri dell’adorazione». Molti milioni di angeli adorano Dio nel Santissimo Sacramento, anche se si trova in un’Ostia nella più umile cappella dell’ultimo angolo della terra. Gli angeli adorano Dio, ma vi sono angeli dediti in modo particolare ad adorarlo dinanzi al suo trono celeste. Così ci dice l’Apocalisse: «Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen» (Ap 7, 11-12).

Questi angeli dovrebbero essere i serafini, che sono i più vicini al trono di Dio per la loro santità. Così ci dice Isaia: «Vidi il Signore seduto su un trono... Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali... Proclamavano l’uno all’altro: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria» (Is 6, 1-3).



Adori Dio in unione con gli angeli davanti a Gesù sacramentato?

L’Angelo custode
È il miglior amico dell’uomo. Lo accompagna senza stancarsi giorno e notte, dalla nascita fino a dopo la morte, fino a quando giunge a godere la pienezza della gioia di Dio. Durante il Purgatorio è al suo fianco per consolarlo e aiutarlo in quei difficili momenti. Tuttavia, per alcuni l’esistenza dell’angelo custode è solo una pia tradizione da parte di chi la voglia accogliere. Non sanno che è chiaramente espressa nella Scrittura e sancita nella dottrina della Chiesa e che tutti i santi ci parlano dell’angelo custode per propria personale esperienza. Alcuni di loro lo hanno addirittura visto e hanno intrattenuto un rapporto personale molto stretto con lui, come vedremo.

Allora: quanti angeli abbiamo? Almeno uno, ed è sufficiente. Ma alcune persone, per il loro incarico come il Papa, o per il loro grado di santità, possono averne di più. Conosco una religiosa a cui Gesù rivelò che ne aveva tre, e mi disse i loro nomi. Santa Margherita Maria de Alacoque, quan­do raggiunse uno stadio avanzato nel cammino di santità, ottenne da Dio un nuovo angelo custode che le disse: «Io sono uno dei sette spiriti che stanno più vicini al trono di Dio e che più partecipano alle fiamme del Sacro Cuore di Gesù Cristo e il mio intento è quello di comunicartele per quanto tu sia capace di riceverle» (Memoria alla M. Saumaise).

Dice la Parola di Dio: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui... Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari» (Es 23, 20-22). «Ma se vi è un angelo presso di lui, un protettore solo fra mille, per mostrare all’uomo il suo dovere [...] abbia pietà di lui» (Gb 33, 23). «Poiché il mio angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi» (Bar 6, 6). «L’angelo del Signore si accampa intorno a quelli che lo temono e li salva» (Sal 33, 8). La sua missione è «di custodirti in tutti i tuoi passi » (Sal 90, 11). Gesù dice che «i loro angeli [dei bambini] nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18, 10). L’angelo custode ti assisterà come fece con Azaria e i suoi compagni nella fornace ardente. «Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco e rese l’interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia» (Dn 3, 49-50).

L’angelo ti salverà come fece con san Pietro: «Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: “Alzati, in fretta!” E le catene gli caddero dalle mani. E l’angelo a lui: “Mettiti la cintura e legati i sandali”. E così fece. L’angelo disse: “Avvolgiti il mantello, e seguimi!”... La porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo di dileguò da lui. Pietro, allora, rientrato in sé, disse: “Adesso sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo...”» (At 12, 7-11).

Nella Chiesa primitiva si credeva senza dubbio alcuno nell’angelo custode, e per questo, quando Pietro viene liberato dal carcere e si dirige a casa di Marco, la inserviente di nome Rode, resasi conto che era Pietro, piena di gioia corre a dare la notizia senza neppure avergli aperto la porta. Ma quelli che l’udivano credevano che si stesse sbagliando e dicevano: «Sarà il suo angelo» (At 12, 15). La dottrina della Chiesa è chiara su questo punto: «Dall’infanzia fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita» (Cat 336).

Anche san Giuseppe e Maria avevano il loro angelo. È probabile che l’angelo che avvertì Giuseppe di prendere Maria come sposa (Mt 1, 20) o di fuggire in Egitto (Mt 2, 13) o di ritornare in Israele (Mt 2, 20) fosse proprio il suo angelo custode. Certo è che fin dal primo secolo già compare chiamaramente negli scritti dei Santi Padri la figura dell’angelo custode. Di lui già si parla nel libro famoso del primo secolo Il Pastore di Ermas. Sant’Eusebio di Cesarea li chiama «tutori» degli uomini; san Ba­silio «compagni di viaggio»; san Gregorio Nazianzeno «scudi protettori». Origene afferma che «intorno ad ogni uomo vi è sempre un angelo del Signore che lo illumina, lo custodisce e lo protegge da ogni male».

Vi è un’antica preghiera al­l’angelo custode del III se­colo in cui gli si chiede che illumini, protegga e custodisca il suo protetto. Anche sant’Agostino parla spesso dell’intervento angelico nella nostra vita. San Tommaso d’Aquino gli dedica un passo della sua Summa Teologica (Sum Theolo I, q. 113) e scrive: «La custodia degli angeli è come una espansione della Divina Provvidenza, ed allora, poiché questa non viene meno per nessuna creatura, tutte si ritrovano sotto la custodia degli angeli».

La festa degli angeli custodi in Spagna e in Francia risale al V secolo. Forse già a quei tempi cominciarono a pregare l’orazione che abbiamo imparato da bambini: «Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi abbandonare né di notte né durante il dì». Papa Giovanni Paolo II disse il 6 agosto 1986: «È molto significativo che Dio affidi agli angeli i suoi piccoli figli, che hanno sempre bisogno di cura e di protezione».

Pio XI invocava il suo angelo custode all’inizio e alla fine di ogni giorno e, spesso, durante il giorno, specialmente quando le cose si ingarbugliavano. Raccomandava la devozione agli angeli custodi e nel congedarsi diceva: «Che il Signore ti benedica e il tuo angelo ti accompagni». Giovanni XXIII, delegato apostolico in Turchia e in Grecia disse: «Quando con qualcuno devo sostenere una conversazione difficile, ho l’abitudine di chiedere al mio angelo custode di parlare all’angelo custode della persona con cui devo incontrarmi, perché mi aiuti a trovare la soluzione al problema».

Pio XII diceva il 3 ottobre 1958 ad alcuni pellegrini nordamericani riguardo agli angeli: «Essi erano nelle città che avete visitato, ed erano vostri compagni di viaggio».

Un’altra volta in un radiomessaggio disse: «Abbiate molta familiarità con gli angeli... Se Dio vuole, passerete tutta l’eternità nella gioia con gli angeli; imparate a conoscerli fin d’ora. La familiarità con gli angeli ci infonde un sentimento di sicurezza personale».

Giovanni XXIII, in una confidenza ad un vescovo canadese, attribuì l’idea della convocazione del Concilio Vaticano II al proprio angelo custode, e raccomandava ai genitori che inculcassero ai propri figli la devozione all’angelo custode. «L’angelo custode è un buon consigliere, intercede presso Dio in nostro favore; ci aiuta nelle nostre necessità, ci difende dai pericoli e ci preserva dagli incidenti. Mi piacerebbe che i fedeli sentissero tutta la grandezza di questa protezione degli angeli» (24 ottobre 1962).

E ai sacerdoti disse: «Chiediamo al nostro angelo custode che ci assista nella recita quotidiana dell’Ufficio divino affinché lo recitiamo con dignità, attenzione e devozione, sia gradito a Dio, utile per noi e per i nostri fratelli» (6 gennaio 1962).

Nella liturgia del giorno della loro festa (2 ottobre) si dice che sono «celesti compagni affinché non periamo di fronte agli insidiosi assalti dei nemici». Invochiamoli con frequenza e non dimentichiamo che anche nei luoghi più nascosti e solitari c’è qualcuno che ci accompagna. Per questo san Bernardo consiglia: «Vai sempre con prudenza, come uno cha ha sempre presente il proprio angelo in tutti i percorsi».



Sei cosciente che il tuo angelo osserva quello che fai? Lo ami?

L’angelo consolatore


Gli angeli custodi sono sempre al nostro fianco e ci ascoltano in tutte le nostre afflizioni. Quando appaiono, possono prendere forme differenti: bambino, uomo o donna, giovine, adulto, anziano, con ali o senza, vestiti come una persona qualsiasi o con una tunica luminosa, con una corona di fiori o senza. Non vi è forma che non possano prendere per aiutarci. A volte, possono presentarsi sotto una forma di un animale amico, come nel caso del cane «Grigio» di san Giovanni Bosco, o del passerotto che portava le lettere di santa Gemma Galgani alla posta o come il corvo che portò il pane e la carne al profeta Elia presso il torrente Querit (1 Re 17, 6 e 19, 5-8).

Possono presentarsi anche come persone comuni e normali, come l’arcangelo Raffaele quando accompagnò Tobia nel suo viaggio, ovvero in forme maestose e risplendenti come guerrieri in battaglia. Nel libro dei Maccabei si dice che «presso Gerusalemme ap­parve di fronte a loro un cavaliere vestito di bianco, armato con un’armatura d’oro e una lancia. Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si esaltarono sentendosi pronti non solo ad attaccare gli uomini e gli elefanti, ma anche ad attraversare muri di ferro» (2 Mac 11, 8-9). «Accesasi una lotta durissima, apparvero dal cielo ai nemici cinque uomini splendidi su cavalli dalle briglie d’oro, che guidavano i Giudei. Essi presero in mezzo il Maccabeo e, riparandolo con le loro armature, lo rendevano invulnerabile; contro gli avversari invece scagliavano dardi e folgori e questi, confusi e accecati, si dispersero in preda al disordine» (2 Mac 10, 29-30).

Nella vita di Teresa Neumann (1898-1962), la grande mistica tedesca, si racconta che il suo angelo prendeva spesso le sue sembianze per apparire in luoghi di­versi ad altre persone, come se lei fosse in bilocazione.

Qualcosa di paragonabile a que­sto racconta Lucia nelle sue “Me­morie” ri­guardo a Giacinta, en­trambi veggenti di Fatima. In una determinata circostanza, un suo cugino era scappato di casa con denaro rubato ai genitori. Quando ebbe sperperato il denaro, come accadde al figlio prodigo, vagabondò fino a che non finì in carcere. Però riuscì a fuggire e in una notte buia e tempestosa, perso fra i monti senza sapere dove andare, si mise in ginocchio a pregare. In quel momento gli apparve Giacinta (allora bimbetta di nove anni) che lo condusse per mano fino alla strada affinché potesse andare a casa dei suoi genitori. Dice Lucia: «Io chiesi a Giacinta se fosse verità quello che lui diceva, ma ella mi rispose che non sapeva neppure dove stessero quelle pinete e quei monti dove il cugino si era perso. Ella mi disse: io mi limitai a pregare e a chiedere grazia per lui, per compassione verso la zia Vittoria».

Un caso molto interessante è quello del maresciallo Tilly. Durante la guerra del 1663, stava assistendo alla Messa quando il barone Lindela lo informò che il duca di Brunwick aveva dato inizio all’attacco. Tilly, che era uomo di fede, ordinò di predisporre ogni cosa per la difesa, affermando che avrebbe assunto il controllo della situazione non appena fosse terminata la Messa. Finita la funzione, si presentò sul luogo del comando: le forze nemiche erano già state respinte. Chiese allora chi avesse diretto la difesa; il barone restò esterrefatto e gli disse che era stato lui stesso. Il maresciallo rispose: «Io sono stato in chiesa ad assistere alla Messa, e giungo or ora. Non ho preso parte alla battaglia». Allora il barone gli disse: «Sarà stato il suo angelo a prendere il suo posto e la sua fisionomia». Tutti gli ufficiali e i soldati avevano visto il proprio maresciallo dirigere la battaglia di persona.

Possiamo chiederci: come accadde ciò? Era un angelo come nel caso di Teresa Newmann o di altri santi?

Suor Maria Antonia Cecilia Cony (1900-1939), religiosa francescana brasiliana, che tutti i giorni vedeva il suo angelo, racconta nella sua autobiografia che nel 1918 suo padre, che era militare, fu trasferito a Rio de Janeiro. Tutto trascorreva in modo normale e scriveva regolarmente finché un giorno smise di scrivere. Inviò solamente un telegramma dicendo che era ammalato, ma non gravemente. In realtà era molto malato, colpito dalla terribile pestilenza chiamata “spagnola”. Sua moglie gli inviava telegrammi, ai quali rispondeva il fattorino dell’albergo che si chiamava Michele. Du­rante questo periodo, Maria Antonia, prima di coricarsi, recitava tutti i giorni in ginocchio un rosario per suo padre e inviava il suo angelo perché lo assistesse. Quando l’angelo ritornava, al termine del rosario, le poneva la mano sulla spalla e allora poteva riposare tranquilla.

Durante tutto il tempo in cui suo padre stette infermo, il fattorino Michele lo accudì con una dedizione particolare, lo conduceva dal medico, gli dava le medicine, lo puliva... Quando si fu ristabilito, lo portava a passeggio e gli riservava tutte le attenzioni di un vero figlio. Quando infine guarì completamente, il padre ritornò a casa e raccontava meraviglie di quel giovane Michele «di aspetto umile, ma che nascondeva un’anima grande, con un cuore generoso che infondeva rispetto e ammirazione». Michele si dimostrò sempre molto riservato e discreto. Non seppe di lui altro che il nome, ma null’altro della sua famiglia, né della sua condizione sociale e neppure volle accettare alcuna ricompensa per i suoi innumerevoli servigi. Per lui era stato il suo migliore amico, di cui sempre parlava con grande ammirazione e riconoscenza. Maria Antonia era convinta che questo giovane era il suo angelo custode, che lei inviava ad assistere il padre, poiché anche il suo angelo si chiamava Michele.



Mandi il tuo angelo a consolare e ad aiutare i tuoi familiari lontani?

L’angelo difensore
L’angelo è anche il nostro difensore che non ci abbandona mai e ci protegge da ogni potere del maligno. Quante volte ci avrà liberato dai pericoli dell’anima e del corpo! Da quante tentazioni ci avrà salvato! Per questo dobbiamo invocarlo nei momenti difficili ed essergli riconoscenti.

Si narra che quando papa san Leone Magno uscì da Roma per parlare con Attila re degli Unni, che nel V secolo voleva prendere e saccheggiare la città, apparve un angelo maestoso dietro al Papa. Attila, terrorizzato dalla sua presenza, comandò alle sue truppe di ritirarsi da quel luogo. Era l’angelo custode del Papa? Sicuramente Roma fu salvata miracolosamente da una terribile tragedia.

Corrie ten Boom, nel suo libro “Marching Orders for the End Battle” racconta che, alla metà del XX secolo, nello Zaire (oggi Congo), durante la guerra civile, alcuni ribelli vollero prendere una scuola diretta da missionari per ucciderli tutti insieme ai bambini che avrebbero trovato lì, però non riuscirono ad entrare nella missione. Uno dei ribelli più tardi spiegò: «Vedevamo centinaia di soldati vestiti di bianco e dovemmo desistere». Gli angeli salvarono i bambini e i missionari da morte sicura.

Santa Margherita Maria de Alacoque racconta nella sua autobiografia: «Una volta il diavolo mi buttò giù dall’alto della scala. Tenevo nelle mani un fornello pieno di fuoco e senza che questo si versasse o che io subissi danno alcuno, mi trovai in fondo, sebbene coloro che erano presenti ritenessero che mi fossi rotte le gambe; però, nel cadere, mi sentii sorretta dal mio fedele angelo custode, poiché circolava la voce che io godessi spesso della sua presenza».

Molti altri santi ci parlano dell’aiuto ricevuto dal proprio angelo custode nei mo­menti della tentazione, come san Giovanni Bosco, al quale si manifestava sotto la figura di un cane, che lui chiamava Grigio, che lo difendeva dai poteri dei suoi nemici che volevano ucciderlo. Tutti i santi hanno chiesto aiuto agli angeli nei momenti della tentazione.

Un religiosa contemplativa mi scrisse quello che segue: «Avevo due anni e mezzo o tre, quando la cuoca di casa mia, che mi accudiva quando era libera dai suoi compiti di cucina, mi portò un giorno in chiesa. Ella prese la Comunione, poi si tolse l’Ostia e la pose in un libricino; quindi uscì di gran fretta, portandomi in braccio. Giungemmo alla casa di una vecchia fattucchiera. Era una capanna immonda e piena di sudiciume. La vecchia depose l’Ostia sopra una tavola, dove vi era uno strano cane e quindi pugnalò l’Ostia varie volte con un coltello.

Io, che per la giovane età nulla sapevo della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, in quel momento ebbi l’inequivocabile certezza che in quell’Ostia vi era Qualcuno vivo. Da quell’Ostia sentii uscire un’ondata meravigliosa d’amore. Sentivo che in quell’Ostia c’era un essere vivo agonizzante per quell’oltraggio, ma che al tempo stesso era felice. Io mi avvicinai per raccogliere l’Ostia, ma la mia domestica me lo impedì. Allora levai la testa e vidi molto vicino all’Ostia quel cane con le fauci aperte che con gli occhi di fuoco voleva divorarmi. Guardai dietro come per chiedere aiuto e vidi due angeli. Penso fossero gli angeli custodi, il mio e quello della mia domestica, e mi parve che fossero loro che mossero il braccio della mia domestica per allontanarmi dal cane. Così mi liberarono dal male».

L’angelo è il nostro protettore e sarà di nostro grande aiuto,

se lo invochiamo.



Invochi il tuo angelo custode nelle tentazioni?

L’angelo di Dio
Viviamo in un mondo “invaso” da milioni di nemici invisibili che cercano la nostra rovina temporale ed eterna: i demoni. Immaginiamo che il nostro pianeta fosse invaso da extraterrestri più intelligenti e più potenti di noi. La rovina sarebbe sicura, e ciò è quanto accadrebbe, se non avessimo al nostro fianco l’aiuto di Dio, dei santi e degli angeli. Sciaguratamente molti uomini non credono nell’esistenza dei demoni, esseri perversi, nemici implacabili, che possono così lavorare impunemente nell’ombra e nel silenzio. Tutte le guerre, gli assassini, gli odi e le violenze sono in qualche modo promosse da loro. Il loro influsso malefico abbraccia tutti i campi dell’agire umano.

E noi cosa facciamo per contrastare un nemico così possente? Ci proteggiamo con la preghiera e con le armi di Dio (oggetti benedetti eccetera)? Dobbiamo sapere che non siamo mai soli. Abbiamo un difensore che ci assiste: l’angelo custode. I “miracoli” della tecnica moderna non l’hanno fatto sparire, ma non può far nulla di fronte a chi non ha fede. Neppure Dio può fare nulla di fronte a uno che volontariamente si è dato al nemico e gli ha consegnato l’anima con il peccato mortale, perché rispetta la sua libertà. Quante morti e quante sofferenze sono state provocate dal maligno! Quanta pace e quanta gioia sono state ottenute con la fede e con la preghiera. Vediamo alcuni esempi veri.

Un autobus di pellegrini è in marcia verso San Giovanni Ro­tondo per visitare padre Pio. Lungo il percorso è trattenuto da una furiosa tempesta di tuoni, fulmini e lampi. I pellegrini si ricordano del consiglio di padre Pio di inviargli il loro angelo custode di fronte a qualsiasi difficoltà. Il giorno seguente il padre dice loro: «Questa notte mi avete svegliato e ho dovuto pregare per voi. Fatelo sempre, così vi aiuterò».

San Giovanni Bosco parlava molto ai suoi giovani dell’angelo custode. Uno di loro era muratore e pochi giorni dopo cadde dall’impalcatura con altri due. Aveva invocato il suo angelo custode prima di iniziare il lavoro e non si fece nulla, mentre gli altri due morirono. La differenza è evidente.

Che bello sarebbe il mondo se tutti gli uomini avessero fede e amore verso Dio! Le loro vite risplenderebbero «come le stelle» (Dn 12, 3). Apriamo poi le porte e le finestre delle nostre anime alla luce di Dio con un sincero pentimento. Gli angeli ci aiuteranno perché sono come specchi che riflettono la luce di Dio intorno a sé. Essi sono canali dell’amore e della luce di Dio sopra le cose e gli uomini. Essi vogliono la tua felicità. Essi sono la gioia di Dio nel mondo e ti sorridono senza sosta, quando sei nella grazia e segui i loro consigli.

Voglio sognare un mondo nuovo, pieno di luce e di amore, ove regni la gioia e la pace. Un mondo pieno di angeli, di fiori e di stelle. Un mondo senza male e senza il maligno. Un mondo felice. È un’utopia? Un giorno sarà realtà nel nuovo cielo e nella nuova terra, ove «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). Nel frattempo dobbiamo proseguire la battaglia per riconquistare il mondo a Dio.

Ricorda che il tuo angelo è la gioia e il sorriso di Dio al tuo fianco. Ricorda che lui è tutto per te e ha la missione di farti felice. Quando sei triste, pensa alla gioia di Dio che ti accompagna. Quando sei senza rotta e ti trovi disorientato, pensa alla luce di Dio che ti illumina. E in ogni momento pensa che c’è un angelo di Dio vicino a te, un amico che ti ama e ti sorride.

Che l’angelo del sorriso, dell’amore, della gioia, della luce e della pace ti accompagni sempre e ti dia la felicità di Dio nel tuo cuore. Amen.



Sorridi al tuo angelo e agli angeli di coloro che ti stanno intorno?

I santi e gli angeli
Vediamo quello che dicono i santi sull’angelo custode.

San Bernardo (1090-1153) nella Regola ricorda ai suoi monaci che quando recitano l’Ufficio divino, lo facciano alla presenza di Dio e degli angeli. In un altro passo dice: «Siamo devoti e riconoscenti a questi custodi così esimi, sappiamo corrispondere al loro amore, onoriamoli per quanto possiamo e come siamo in dovere di fare...Siamo come fratelli più piccoli, e ci resta da percorrere un cammino lungo e pericoloso, ma non dobbiamo temere nulla perché siamo sotto la protezione di custodi così eccelsi. Essi, che ci guidano nel nostro cammino, non possono essere né vinti né ingannati, e ancor meno possono ingannarci. Sono fedeli, prudenti, e potenti. Perché spaventarci? Basta che li seguiamo e che rimaniamo uniti ad essi e così vivremo all’ombra dell’Onnipotente» (Sermone 12).

La beata Angela da Foligno (1250-1309) era una donna molto bella, ricca e nobile, con un bel matrimonio e una bella famiglia di sette figli. Uno dopo l’altro morirono il suo sposo e i sette figli, ed ella, a quarant’anni, decise di dedicarsi totalmente al Signore, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri. Fu una santa mistica, che ricevette le stimmate e giunse al matrimonio spirituale con estasi frequenti. Rimase dodici anni senza mangiare né bere: riceveva solo la Comunione.

Nel suo libro “Visioni e istruzioni” parla della visione frequente degli angeli. Dice: «Se non l’avessi provato, non avrei creduto che la vista degli angeli fosse capace di conferire tanta gioia».

Santa Gertrude (+ 1334) racconta che un giorno si sentì ispirata a offrire la Comunione in o­nore dei nove cori degli angeli. Dio le permise di vedere quanto felici e riconoscenti fossero per questo atto di amore verso di loro. Non avrebbe mai potuto neppure sognare di poter dare loro tanta gioia.

Santa Giovanna d’Arco (1412-1431), l’eroina francese, quando le chiesero il suo giudizio sugli angeli, rispose: «Molte volte li ho visti tra la gente».

Santa Francesca Romana (1384-1440) ebbe la grazia di avere sempre vicino a sé il suo angelo custode per 34 anni. Lo vedeva di notte e di giorno. L’angelo irradiava una luce celestiale che illuminava l’abitazione affinché potesse recitare di notte l’Ufficio divino e accudire ai mestieri di casa. Lo vedeva alla sua destra sia che stesse in casa, in chiesa o per la via. Se qualcuno faceva qualcosa di cattivo in sua presenza, si copriva il volto con le mani. Era così intensa la luce che irradiava che non lo poteva guardare direttamente in fronte se non quando pregava, quando era tentata dai demoni o quando parlava del suo celeste protettore col suo confessore.

Aveva la figura di un bambino di dieci anni, coperto da un abito bianco o tunica che gli giungeva fino alle caviglie, lasciando scoperti solo i piedi nudi; il suo volto guardava il cielo e le mani erano incrociate sul petto e i capelli sparsi sulla spalla in riccoli d’oro.

San Francesco Saverio (1506-1552) scriveva in una lettera ai suoi fratelli di Goa: «Ho riposto la mia fiducia in Gesù Cristo , nella Vergine Maria e nei nove cori degli angeli, fra i quali ho eletto come protettore e campione della Chiesa militante san Michele; e non mi aspetto poco dall’arcangelo, alla cui cura si è affidato questo gran regno del Giappone. Ogni giorno mi raccomando a lui e a tutti gli angeli custodi dei Giapponesi». Era molto devoto al suo angelo, e sempre si raccomandava a lui.

Santa Teresa di Gesù (1515-1582) ebbe molte visioni di angeli. Racconta: «Vidi un angelo vicino a me in forma corporea, che sempre vedo con grande stupore... Non era grande, ma piccolo, molto bello, il viso così acceso che pareva venisse dagli angeli molto elevati, quelli che paiono avvolti di fiamme, di quelli che chiamano cherubini... Gli vedevo nelle mani un dardo d’oro spesso e al termine del metallo, mi sembrava avesse un po’ di fuoco. Mi pareva che me lo introducesse alcune volte nel cuore e che giungesse fino al ventre; quando lo levava mi sembrava che mi traesse tutta con sé e mi lasciasse totalmente infiammata di grande amore per Dio» (Vita 29, 13).

San Francesco de Sales (1567-1622) prima di tenere un sermone, passava in rassegna tutti i suoi ascoltatori, e chiedeva ai loro angeli che disponessero in modo opportuno le loro anime ad ascoltare le sue parole. A questo fatto attribuiva la grande efficacia delle sue prediche per convertire i peccatori.

Santa Margherita Maria de Alacoque (1647-1690) scrive nella sua “Autobiografia”: «Correva voce che io godessi spesso della presenza del mio angelo custode e che spesso lui mi rimproverasse... Non poteva tollerare la minima immodestia o mancanza di rispetto in presenza del mio Signore sacramentato, davanti al quale lo vedevo prostrato al suolo e voleva che anch’io facessi lo stesso... Lo trovo sempre disponibile ad assistermi nelle necessità e non mi ha mai rifiutato nulla di quanto gli ho chiesto... Un giorno Gesù mi disse: Figlia mia, non affliggerti, perché voglio darti un custode fedele che ti accompagni ovunque e ti assista in tutte le tue necessità esteriori ed interiori, impedendo che il tuo nemico approfitti delle tue mancanze in cui crede di averti fatto cadere per le sue suggestioni... Questa grazia mi comunica una tal forza che mi sembra di non dover temere nulla, poiché questo custode fedele della mia anima mi assiste con tanto amore che mi libera da tutte queste pene... Quando il Signore mi visitava, non vedevo più il mio angelo. Gliene chiesi il motivo, e mi disse che, per tutto quel tempo, egli rimaneva prostrato con profondo rispetto, per rendere omaggio alla grandezza infinita del Signore che si abbassava fino alla mia piccolezza; ed in effetti lo vedevo così ogniqualvolta il mio Sposo divino mi elargiva le sue amorose tenerezze» (Memoria alla M. Saumaise).

La Beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824) dice: «Il mio angelo mi accompagna spesso; alcune volte cammina davanti a me; altre volte al mio fianco. È sempre silenzioso e calmo e accompagna le sue brevi risposte con qualche movimento della mano o con qualche inclinazione della testa. È luminoso e trasparente; a volte è severo ovvero amorevole. I suoi capelli sono lisci, sciolti e mandano riflessi. Ha il capo scoperto e veste un ampio abito, splendente come oro. Parlo in confidenza con lui e mi dà istruzioni. Al suo fianco sento una gioia celestiale... In certi casi ho visto angeli sopra regioni e città, intenti a proteggerle e a difenderle».

Santa Michela del Santissimo Sacramento (1809-1865) dice nella sua “Autobiografia”: «Adoperare gli angeli per me è un fatto comune e quotidiano. Quando ho bisogno di chiamare una persona, mando l’angelo e successivamente questa giunge, sia essa a me nota o sconosciuta. Di giorno, di notte, di buon’ora o tardi ho chiamato in questo modo il mio segretario che viveva assai lontano, e sempre l’angelo me lo ha portato. Mai mi ha deluso e molti giorni, per casi imprevisti, ho chiamato la stessa persona anche tre volte ed è sempre venuta. Desiderosa sapere in qual modo mi facessero questo servizio, tutti mi dicevano sempre la stessa cosa, che avevano sentito un’inquietudine. Tutti entravano da me dicendo: Mi ha chiamato attraverso un angelo? Non mi ha lasciato in pace finché non sono venuto. Per questo a tutte le persone che frequento dico che usino gli angeli come faccio io».

Sant’Antonio Maria Claret (1807-1870) scrive nella sua “Autobiografia” che il 21 settembre 1839, giunto a Marsiglia per imbarcarsi verso Roma, gli si presentò un cavaliere che «fu con me così fine, così amabile, così interessato a me in quei cinque giorni, che pareva che un grande Signore lo avesse inviato a me per assistermi con ogni cura. Pareva più un angelo che un uomo: così modesto, così allegro e al tempo stesso così pacato, così pio e devoto, che mi conduceva sempre nelle chiese, una cosa che mi piaceva molto. Non mi disse mai di entrare in un caffé o in posti simili, né mai lo vidi mangiare o bere». Sarà stato il suo angelo custode? Lo stesso santo ci dice ancora che durante le molte persecuzioni subite dai suoi nemici, esperimentò visibilmente la protezione della Santissima Vergine e degli angeli e santi. «La Santissima Vergine e i suoi angeli mi accompagnarono in cammini sconosciuti, mi liberarono dai ladroni e dagli assassini e mi condussero in porto sicuro senza saper come» (c. 31).

Santa Caterina Labouré (1806-1876) ebbe la fortuna di vedere il suo angelo sotto forma di un bambino, che la destò nella notte del 18 luglio 1830. Era bellissimo, vestito di bianco, e parlava con voce celestiale. Le disse: «Vai alla cappella, perché lì ti attende la beata Vergine Maria; io ti accompagno». Si veste rapidamente e segue l’angelo verso la cappella. Al suo passaggio, le lampade si accendono automaticamente e le porte si aprono. Giunti sul luogo, la cappella era già illuminata. Quando Maria appare, ella si rifugia nel suo grembo e avverte una gioia che viene dal cielo. Maria, fra le altre cose, le dice, indicandole il ta­bernacolo, che, se avrà dei problemi, ricorra a Gesù Sacramentato.

San Giovanni Bosco (1815-1888) diceva ai suoi giovani: «L’angelo custode ha molto più desiderio di aiutarvi di quanto voi ne abbiate nell’essere aiutati da lui... In ogni afflizione accorrete a lui con fiducia ed egli vi aiuterà». Nella sua “Autobiografia”parla del fatto straordinario di un cane che gli apparve per trent’anni senza che mai lo vedesse mangiare. Aveva l’aspetto di un lupo, era alto un metro e il santo lo chiamava Grigio. Lo salvò dalla morte in diverse circostanze. Don Bosco riteneva si trattasse del suo angelo custode. Dice ad esempio: «Una sera buia e ormai molto inoltrata, tornavo a casa solo e con non poca paura, quando vedo vicino a me un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Però non mi minacciava con atteggiamenti ostili, anzi mi faceva moine come se io fossi il suo padrone. Entrammo subito in ottimo rapporto e mi accompagnò fino all’oratorio. Lo stesso fatto si ripeté molte altre volte, cosicché posso dire che Grigio mi ha fornito servigi importanti... Non ho mai conosciuto il suo padrone, ma per me fu una vera provvidenza in molti pericoli che incontrai».

Santa Gemma Galgani (1878-1903) scrive nel suo diario: «Gesù non mi lascia stare sola un istante, senza che io sia sempre in compagnia con il mio angelo custode... L’angelo, dal momento in cui mi alzavo, cominciava a svolgere la funzione di mio maestro e guida: mi riprendeva sempre quando facevo qualcosa di male e mi insegnava a parlare poco». A volte, l’angelo la minacciava di non farsi più vedere se non avesse obbedito al confessore in tutto. Richiamava la sua attenzione quando faceva male qualcosa e la correggeva costantemente perché fosse perfetta in tutto. In certe occasioni, stabiliva delle norme: «Chi ama Gesù, parla poco e sopporta molto. Obbedisce puntualmente al confessore in tutto senza replicare. Quando commetti qualche sbaglio, fai subito atto di accusa e chiedi scusa. Ricordati di trattenere i tuoi occhi e pensa che l’occhio mortificato vedrà le meraviglie del cielo» (28 luglio 1900).

Per molti giorni, quando si svegliava al mattino, lo trovava al suo fianco mentre l’aiutava, la benediceva prima di sparire alla sua vista. Spesso le indicava che «il cammino più rapido e più sicuro [per arrivare a Gesù] è quello dell’obbedienza» (9 agosto 1900). Un giorno le disse: «Sarò la tua guida e il tuo compagno inseparabile».

L’angelo le dettava le lettere: «Molto presto scriverò a M. Giuseppa, ma devo aspettare che venga l’angelo custode e me la detti, perché io non so cosa dirle». Scriveva al suo direttore: «Dopo la sua partenza sono rimasta con i miei amati angeli, però solo il suo e il mio si lasciavano vedere. Il suo ha imparato a fare ciò che faceva lei. Al mattino viene a svegliarmi e per la notte mi dà la sua benedizione... Il mio angelo mi abbracciò e mi baciò molte volte... Mi sollevò dal letto, mi accarezzò teneramente e baciandomi mi diceva: Gesù ti ama molto, amalo anche tu. Mi benedisse e sparì.

Dopo il pranzo mi sentii male; allora l’angelo mi porse una tazza di caffè, cui aggiunse alcune gocce di un liquido bianco. Era così saporoso che subito mi sentii guarita. Poi mi fece riposare un poco. Molte volte lo invio a chiedere permesso a Gesù perché resti in mia compagnia tutta la notte; va a chiederlo e ritorna, e non mi abbandona, se Gesù lo autorizza, fino al mattino seguente» (20 agosto 1900).

L’angelo le faceva da infermiere e le portava le lettere alla posta. «La presente, -scrive al suo direttore, padre Germano di santo Stanislao-, la consegno al suo angelo custode che mi ha promesso di dargliela; faccia altrettanto e risparmi qualche centesimo... Venerdì mattina spedii una lettera tramite il suo angelo custode, che mi promise di portargliela, cosicché suppongo che l’avrà ricevuta». La prese lui stesso con le sue mani. A volte giungevano a destinazione in bocca ad un passerotto, così come lo vide il suo direttore, che scrive: «Ella incaricava il suo angelo da parte del Signore, la Santissima Vergine e i suoi santi protettori, inoltrando lettere chiuse e sigillate da loro con l’incarico di riportarle la risposta, che in effetti giungeva... Quante volte, mentre parlavo con lei, le chiedevo se il suo angelo fosse al suo posto per farle da guardia. Gemma volgeva con incantevole disinvoltura il suo sguardo verso il luogo solito e rimaneva estasiata in contemplazione e fuori dai sensi per tutto il tempo in cui lo fissava».

Suor Maddalena della Croce, che morì santamente il 30 novembre 1919, dall’età di cinque anni incominciò a vedere il suo angelo custode, un arcangelo che Dio le aveva destinato per sua guida. Scrisse un diario in cui trascrisse tutte le conversazioni con Gesù, Maria e il suo angelo custode. Racconta: «Vedo il mio angelo spesso, a volte lo mando dai miei figli spirituali e gli chiedo che mi aiuti. È un angelo molto bello, con una capigliatura d’oro... A volte sorride dolcemente, specie quando gli affido un incarico per i miei figli spirituali... Nessun sacerdote dovrebbe trascurare di salutare l’angelo della sua chiesa, della parrocchia a cui appartiene. Le grazie che può ricevere sono grandi, però raramente gliele chiedono, e così raramente si ricevono... Ogni diocesi, ogni regno, ogni ordine religioso ha il suo proprio angelo».

Santa Faustina Kowalska (1905-1938) scrive nel suo “Diario”: «Il mio angelo mi accompagnò nel viaggio fino a Varsavia. Quando entrammo nella portineria [del convento] sparì... Di nuovo quando partimmo con il treno da Varsavia fino a Cracovia, lo vidi nuovamente al mio fianco. Quando giungemmo alla porta del convento sparì» (I, 202).

«Durante il tragitto vidi che sopra ogni chiesa che si incontrava nel viaggio c’era un angelo, però di una lucentezza più tenue di quello dello spirito che mi accompagnava. Ognuno degli spiriti che custodiva i sacri edifici si inchinava davanti allo spirito che era al mio fianco. Ringraziavo il Signore per la sua bontà, dato che ci regala angeli come compagni. Oh, quanto poco la gente pensa al fatto che tiene sempre al suo fianco un così grande ospite e al tempo stesso testimone di tutto!» (II, 88).

Un giorno, mentre era inferma... «all’improvviso vidi vicino al mia letto un serafino che mi porse la santa Comunione, pronunciando queste parole: Ecco qui il Signore degli angeli. Il fatto si ripeté per tredici giorni... Il serafino era circonfuso di grande splendore e da lui traspariva l’atmosfera divina e l’amore di Dio. Aveva una tunica dorata e sopra di essa portava una cotta trasparente e una stola pure luminosa. Il calice era di cristallo ed era coperto da un velo trasparente. Appena mi diede il Signore sparì» (VI, 55). «Un giorno disse a questo serafino: “Mi potresti confessare?” Ma egli mi rispose: nessuno spirito celeste ha questo potere» (VI, 56). «Molte volte Gesù mi fa conoscere in modo misterioso che un’anima agonizzante ha bisogno delle mie preghiere, però spesso è il mio angelo custode che me lo dice» (II, 215).

La Venerabile Consolata Betrone (1903-1946) era una religiosa cappuccina italiana, alla quale Gesù chiese di ripetere costantemente l’atto di amore: “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime”. Gesù le diceva: «Non aver paura, pensa solo ad amarmi, io penserò a te in tutte le tue cose fin nei minimi dettagli». A un’amica, Giovanna Compaire, diceva: «Di sera prega il tuo buon angelo custode affinché, mentre tu dormi, egli ami Gesù al tuo posto e ti svegli il mattino seguente ispirandoti l’atto d’amore. Se tu sarai fedele nel pregarlo ogni sera, egli sarà fedele ogni mattino nello svegliarti con un “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime».

Il Santo Padre Pio (1887-1968) ha innumerevoli esperienze dirette con il suo angelo custode e raccomandava ai suoi figli spirituali di inviargli il loro angelo quando avevano dei problemi. In una lettera al suo confessore chiama il suo angelo «il piccolo compagno della mia infanzia». A conclusione delle sue lettere soleva scrivere: «Salutami il tuo angelino». Accomiatandosi dai suoi figli spirituali, diceva loro: «Che il tuo angelo ti accompagni». A una delle sue figlie spirituali diceva: «Che amico puoi avere più grande del tuo angelo custode?» Quando giungevano lettere sconosciute per lui, l’angelo le traduceva. Se erano macchiate d’inchiostro e illeggibili (a causa del demonio) l’angelo gli diceva che vi spruzzasse sopra acqua benedetta e tornavano leggibili. Un giorno l’inglese Cecil Humphrey Smith ebbe un incidente e restò gravemente ferito. Un suo amico corse all’ufficio postale e inviò un telegramma a Padre Pio per chiedere orazioni per lui. In quel momento il postino gli consegnò un telegramma di Padre Pio, in cui assicurava le sue preghiere per la sua guarigione. Quando guarì, andò a trovare Padre Pio, lo ringraziò per le sue preghiere e gli chiese come avesse saputo dell’incidente. Padre Pio, dopo un sorriso, disse: «Pensi che gli angeli siano lenti come gli aereoplani?»

Durante la seconda guerra mondiale, una signora disse a Padre Pio che era preoccupata perché non aveva notizie di suo figlio che era al fronte. Padre Pio le disse che gli scrivesse una lettera. Ella rispose che non sapeva dove scrivere. «A questo penserà il tuo angelo custode», le rispose lui. Scrisse la lettera, mettendo sulla busta solo il nome di suo figlio e la lasciò sul suo comodino. Il mattino seguente non era più lì. Dopo quindici giorni ricevette notizie di suo figlio, che rispondeva alla sua lettera. Padre Pio le disse: «Ringrazia di questo servigio il tuo angelo».

Un altro caso molto interessante capitò ad Attilio De Sanctis il 23 dicembre 1949. Doveva andare da Fano a Bologna su una Fiat 1100 con sua moglie e due figli a prendere l’altro figlio Luciano che studiava nel collegio “Pascoli” di Bologna. Al ritorno da Bologna a Fano era molto stanco e percorse 27 chilometri nel sonno. Due mesi dopo questo fatto andò a San Giovanni Rotondo a vedere padre Pio e gli raccontò quanto era accaduto. Padre Pio gli disse: «Tu dormivi, ma il il tuo angelo custode guidava la tua auto».

- «Ma davvero, dice sul serio?»

- «Sì, hai un angelo che ti protegge. Mentre tu dormivi lui guidava l’auto».

Un giorno del 1955 il giovane seminarista francese Jean Derobert andò a far visita a padre Pio a San Giovanni Rotondo. Si confessò da lui e padre Pio, dopo avergli impartito l’assoluzione, gli chiese: «Credi al tuo angelo custode?»

- «Non l’ho mai visto»

- «Guarda bene, è con te ed è molto bello. Lui ti protegge, tu pregalo».

In una lettera inviata a Raffaelina Cerase il 20 aprile 1915 le diceva: «Raffaelina, come mi consola il fatto di sapere che siamo sempre sotto lo sguardo vigile di uno spirito celeste che non ci abbandona mai. Abituati a pensare sempre a lui. Al nostro fianco vi è uno spirito che, dalla culla alla tomba, non ci abbandona un istante, ci guida, ci protegge come un amico e ci consola, specialmente nelle ore della tristezza. Raffaelina, questo buon angelo prega per te, offre a Dio tutte le tue buone opere, i tuoi desideri più santi e più puri. Quando ti sembra di essere sola ed abbandonata, non lamentarti di non avere nessuno a cui confidare i tuoi problemi, non dimenticarti che questo compagno invisibile è presente per ascoltarti e per consolarti. Oh,che felice compagnia!»

Un giorno stava pregando il Rosario alle due e mezza della notte quando fra Alessio Parente gli si avvicinò e gli disse: “C’è una signora che chiede cosa deve fare con tutti i suoi problemi».

- «Lasciami, figlio mio, non vedi che sono molto impegnato? Non vedi tutti questi angeli custodi che vanno e vengono portandomi i messaggi dei miei figli sprituali?»

- «Padre mio, non ho visto neppure un solo angelo custode, ma ci credo, perché non si stanca di ripetere alla gente di inviarle il loro angelo». Fra Alessio scrisse il libriccino su padre Pio intitolato: “Mandami il tuo angelo”.

Il beato Escribá de Balaguer, nel libro “Cammino”, scrive: «Abbi confidenza con il tuo angelo custode. Trattalo come un amico intimo ed egli saprà renderti mille servizi nelle faccende ordinarie di ogni giorno». Aveva molta devozione all’angelo custode e non fu una casualità che il Signore abbia fondato l’Opus Dei per mezzo di questo beato il 2 ottobre 1928, festa degli Angeli Custodi, mentre rintoccavano le campane della chiesa di Nostra Signora degli Angeli di Madrid.

La venerabile suor Monica di Gesù (1889-1964) fu una mistica agostiniana riformata, che aveva una relazione familiare con il suo angelo custode, che chiamava “fratello maggiore”. Vediamo quello che dice in alcune lettere al suo direttore, padre Eugenio Cantera: «Il giorno due la madre mi regalò alcune caramelle. Mentre ero in cella, dissi all’angelo: Non vorrei che “mattacchione” [il diavolo] me le rubasse. L’angelo mi disse: Ti insegnerò a nasconderle in modo tale che non te le porti via. Prese una cassetta e mi disse: Ponile qui. Sul coperchio mise una stampa della Madre di Gesù e mi disse: Non temere: qui non può arrivare» (4 ottobre 1923).

«Il giorno 7 il mio fratello maggiore mi disse: Il nostro nonno [il padre del suo direttore] è morto. Vedendo che piangevo, l’angelo mi disse: non piangere, è stata la volontà di Gesù a portarselo via e gli ha fatto un beneficio. Chiesi all’angelo se la sua anima si era salvata e mi disse di sì, ma che era stata condotta in Purgatorio per un po’ di tempo. Gli dissi che mi facevo garante per lui e che dicesse a Gesù che desse a me quello che avrebbe dovuto soffrire e che lo portasse alla gioia. Il fratello maggiore mi disse di fare la comunione per lui per nove giorni con molto fervore» (15 luglio 1919).

Il 30 maggio 1919, sul Colle degli Angeli a Madrid ebbe luogo la consacrazione della Spagna al Cuore di Gesù, attuata da re Al­fonso XIII. Suor Monica di Gesù dice: «Che bel giorno! Inviai il mio fratello maggiore in aiuto al Re, e così fece, poiché si collocò al suo fianco destro» (19 giugno 1919).

Nel giorno di Natale del 1921 venne il Bambino Gesù con Maria a trovarla. Racconta: «Quanti baci diedi al Bambino Gesù che Maria teneva nelle sue braccia! Quante cose gli dissi nella Santa Notte. A conclusione dell’ottava dei re Magi, mi tolsi la medaglia che il mio angelo mi aveva dato in questa Notte Santa. Io dicevo: È molto bella, non mi va di perderla. L’angelo mi disse: Non togliertela: io l’ho portata tutti i giorni, e tu subito vuoi metterla in un angolo. La presi e la porto sempre tutti i giorni» (30 gennaio 1922).

«Nel mio giorno (Di compleanno ?????), molto presto, venne dapprima il mio fratello maggiore e poco dopo venne Gesù. E sapete cosa fece il fratello maggiore? Sempre quando viene Gesù si prostra un poco discosto, ma nel mio giorno non fece questo. Mi prese la mano e mi presentò a Gesù. Poi venne la madre di Gesù e fece lo stesso. Poi venne nostra madre santa Monica ed ella pure mi presentò. Rimasero un poco tutti e tre; mi chiesero quanto li amavo e mi consigliarono di amare Gesù come io volevo amarlo... Tutti sorridevano alle mie parole e se ne andarono tutti insieme. Il fratello maggiore rimase e mi diede spiegazioni. A nome di Gesù mi disse che il giorno precedente si erano confessate cinque anime per le quali da tanto tempo stavo pregando Gesù che lo facessero come regalo per me. Il fratello maggiore a sua volta mi disse: Io ho conquistato due anime per Gesù nel tuo giorno. Una non si confessava da quattordici anni e l’altra da 25. Questi furono i regali di Gesù e del mio fratello maggiore nel mio giorno» (8 maggio 1918).

Il Giovedì Santo del 1919 dalle dieci del mattino fino alle dieci e mezzo della sera del Sabato Santo fece compagnia a Gesù nel suo dolore. Racconta: «Mi paralizzava una sofferenza così grande che non mi rendevo conto di nulla di questa vita e non sapevo neppure dov’ero. Successivamente ricordo che il mio fratello maggiore, durante questo tempo di tanto in tanto mi diceva: In quest’ora Gesù si trovò in questa parte, in questa situazione o in quell’altra e tutto quanto mi diceva mi immergeva ancor più nelle pene e nelle amarezze che Gesù aveva sofferto. Mi diceva anche quando dovevo andare a compiere i doveri di comunità e cosa dovevo fare in essi, come andare al refettorio e alla penitenza... Al termine di tutto ciò venne l’angelo con il volto così allegro che sembrava un altro e mi disse: Gesù è già resuscitato. Alleluia! La sua gioia penetrò talmente nel mio spirito e in tutto il mio essere che ormai non mi rendevo conto di ciò che avveniva, o facevo, o dove mi trovavo. Mi ritrovai nella cella... Alle tre del mattino venne Gesù così splendente che da tutte le parti era un unico splendore, ma dalle sue cinque piaghe usciva una luce particolare» (21 aprile 1919).

«Rimasi alcuni giorni a letto e il mio angelo mi condusse Gesù durante il mattino e il fratello maggiore suo [forse del confessore] portava ciascuno una candela che faceva luce a Gesù. Questo accadde l’8 e il 13; negli altri giorni scesi io a fare la Comunione. Quanto buono è il mio angelo! Quanto mi vuole bene!» (22 gennaio 1923).

«All’alba vennero i sette angeli [del gruppo delle anime vittime]. Erano molto contenti e tirai fuori le stampe, una per ciascuno. Diedi al mio angelo quella che desideravo per lui e successivamente egli consegnò le altre. Trascorremmo un buon momento e si disposero ad amare Gesù. Ma sapete voi cosa consegnò ai sette la povera suor Monica?... La vigilia degli angeli, nella preghiera dei vespri mi stavo concentrando. Vidi tutti i fratelli maggiori di ognuna di quelle che erano nel coro. Ciò mi diede molta gioia, ma provai anche sofferenza, perché tutti erano contenti, anche se non tutti gioiosi. Chiesi il motivo di ciò al mio angelo e mi rispose che dipendeva dal fatto che alcune non pregavano con tutto il fervore che essi desideravano che le anime avessero» (4 ottobre 1923).

Suor Monica non solo giocava con il suo angelo, ma adempiva tutti i suoi lavori nell’orto o nel pollaio con lui. Ovunque loro due avevano un solo pensiero: Gesù e la salvezza delle anime.



Molti altri santi hanno avuto la grazia di vedere il proprio angelo custode. Fra gli altri santa Rosa da Lima, santa Angela Merici, san Filippo Neri, san Ramón Nonato, santa Brigida, san Paolino da Nola, santa Mar­gherita da Cortona, santa Caterina da Siena... L’angelo custode svegliava san Raimondo da Peñafort per la preghiera; alla beata Francesca delle cinque pia­ghe, quando ebbe una mano inferma, divideva il pane a tavola. A santa Rosa da Lima faceva da fattorino e mentre era inferma, le preparò una tazza di caffè. Alla beata Crescenza de Hos accendeva il fuoco e guardava le pentole perché potesse rimanere più tem­po in preghiera. A sant’Isidoro arava i campi mentre assisteva alla messa.

Una volta san Domenico Savio salvò suo fratello che stava per morire annegato e quando gli chiesero in qual modo si fosse lanciato per salvarlo senza saper nuotare ed essendo così debole disse «Non ero solo, era con me il mio angelo».

Per questo possiamo contare su di lui in tutto. È un amico sincero e leale, semplice e servizievole. Siamo riconoscenti e diciamogli molte volte che gli vogliamo molto bene e che siamo molto riconoscenti per la sua custodia; quanto più lo invochiamo e chiediamo il suo aiuto tanto più potrà aiutarci e benedirci.

Santa Teresina del Bambin Gesù aveva per lui molta devozione e in una delle sue poesie gli dice:

O glorioso custode del mio corpo e della mia anima, che brilli nel cielo pieno di luce e di splendore! Per me scendi sulla terra e m’illumini con la tua luce. Ti fai mio fratello e mio amico, tu sei mio consolatore. (PO 40)



Sei riconoscente al tuo angelo?

Altre testimonianze
Padre Eugenio Prevost (1860-1946) scriveva: «Nel giorno della mia ordinazione sacerdotale mi tornò alla mente molto forte ciò che aveva detto padre Aymard sulla sua ordinazione sacerdotale, cioè che in quel giorno l’angelo custode passa dal lato destro a quello sinistro, e lascia quel posto alla Santissima Vergine. Questo pensiero penetrò nella mia anima e mi diede una profonda emozione. Ora sono pienamente convinto che la Vergine Maria si colloca alla destra del sacerdote.

Ho sentito palesemente questa presenza di Maria al mio fianco destro, e ho sentito chiaramente gli stretti legami che uniscono la mia anima con Maria da quando sono sacerdote. Ciò che attira Maria è la fusione che si compie nel momento della ordinazione tra Gesù e il sacerdote. Lei vede la presenza del suo Figlio divino nel sacerdote». Per questo poteva dire: Grazie, Padre, per la dignità sacerdotale che è più grande di quella dei cherubini e dei serafini.

Nelle apparizioni di Garabandal, nel nord della Spagna, fra il 1961 e il 1965, un giorno la Vergine disse alle quattro bambine: «Se incontrate un sacerdote che parla con un angelo, chi salutate per primo?» Esse risposero: l’angelo. La Vergine le corresse dicendo: «No, no, per primo dovete salutare il sacerdote, perché ha più dignità dell’angelo, poiché può celebrare la Messa, e questo l’angelo non lo può fare». In queste apparizioni il 18 ottobre 1961 si presentò loro per la prima volta l’arcangelo san Michele, come un bambino di nove anni. Le bambine, oggi sposate, recitano tutti i giorni il Rosario e tutti i giorni invocano il loro angelo custode. La vergine raccomandò loro che facessero anche molti sacrifici e molte visite al Santissimo Sacramento (18 ottobre 1961).

Edvige Carboni, la stimmatizzata di Sardegna, morta nel 1952, aveva il privilegio di vedere molte volte il suo angelo custode. Racconta nel suo “Diario”: «La mia povera madre a volte mi mandava a far compere di notte. Dovevo camminare da sola nell’oscurità, specialmente in sentieri solitari... All’improvviso vedevo il mio angelo custode che mi diceva: Non temere, ci sono io con te e ti faccio compagnia. Io entravo nell’abitazione per comprare e lui rimaneva fuori. Poi mi accompagnava di nuovo fino alla porta della mia casa e spariva».

L’angelo faceva compagnia a Teresa Musco (1943-1976), la stimmatizzata di Caserta, nella sua preghiera quotidiana. Scrive nel suo “Diario”: «L’angelo viene tutte le mattine a visitarmi e mi fa pregare con lui». Questo ci viene detto nel Salmo 137, 1: «Alla presenza degli angeli canterò per te, Si­gnore».

Georgette Faniel è una stimmatizzata canadese, che Pierre Jovanovic intervistò nel­la sua casa di Montreal nel 1994, alla presenza del suo direttore spirituale, il gesuita padre Guy Girard. Ella aveva ormai 76 anni, era un’anima vittima per i peccatori e riviveva tutti i venerdì la Passione di Cristo. Le chiese: “Lei è sposa di Cristo?”

- «L’unione ebbe luogo il 22 febbraio 1953, quando mi chiese se accettavo di essere sua sposa e di portare la sua croce per salvargli anime».

- Lei è sposa di Cristo ed anche del Padreterno?

- «Sono sposa della Trinità».

- Come è avvenuto il suo matrimonio? Ha ricevuto un anello?

- «Sì, però l’anello è invisibile; lo porto sull’anulare sinistro. Maria era presente con tutta la corte celeste».

- La corte celeste?

- «Sì, gli angeli, gli arcangeli e tutti quelli che adorano Dio e partecipano alla realizzazione delle sue opere».

- E, come sono gli angeli?

- «Sono di uno splendore incredibile... sembra che siano fatti per adorare Dio, per servirlo e per aiutarci, come gli angeli custodi, ad esempio».

- Lei, Georgette, vede il suo angelo custode?

- «Sì, lo vedo»

- E come è?

- «Molto bello [Georgette ride come una collegiale], porta una tunica bianca, ma la sua bellezza non può essere paragonata a nessuna bellezza u­mana.

Non ho mai visto un uomo così bello.

Durante l’Eucaristia vedo an­che altri angeli.

Stanno in adorazione, prostrati dinanzi alla presenza reale di Dio di fronte all’altare.

Non comprendo come alcune persone, compresi i sacerdoti, non credano che l’angelo custode ci accompagni sempre».

Katsuko Sasagawa, nata nel 1931, è una religiosa contemplativa giapponese convertita dal Buddismo, cui la Vergine apparve in varie occasioni. Nel 1973 due mesi dopo essere entrata nel convento di Akita (Giappone), mentre era sola dinanzi al Santissimo Sacramento, il tabernacolo si aprì e fu avvolta da una luce straordinariamente luminosa. Inoltre altre volte vide una luce indescrivibile uscire dal tabernacolo. In quei momenti avverte una gioia e una felicità inesprimibile a parole. Un’altra volta vide anche una moltitudine immensa di angeli davanti al tabernacolo, in uno spazio che pareva aprirsi all’infinito. Ella ci dice: «La luce dell’Ostia era così lucente che non potevo guardarla; chiusi gli occhi e mi prostrai fino al suolo».

Il 29 giugno 1973, mentre il vescovo (cui aveva raccontato ogni cosa) celebrava la Messa nella cappella, le apparve l’angelo custode alla sua destra. L’angelo aveva l’aspetto di una signora avvolta nella luce, che la accompagnava nella preghiera. La sua voce era meravigliosa, limpida e ridondava nella sua testa come un’armonia autentica proveniente dal cielo.

Durante la Messa l’angelo la consacrò come vittima d’amore a Gesù e nella sua mano destra apparve una ferita che incominciò a sanguinare. Chiese spiegazione all’angelo e costui le sorrise dicendo: «Una ferita simile alla tua si manifesterà nella mano destra dell’immagine della Vergine e sarà molto più dolorosa».

Questa immagine della Vergine che si conserva nella cappella era di legno, con lineamenti giapponesi, ed era stata realizzata da un artista buddista. Incominciò a sanguinare dalla mano destra fino al 29 settembre 1973, festa dell’arcangelo san Michele, patrono del Giappone.

Il 4 gennaio 1975 l’immagine della Vergine incominciò a lacrimare e a versare lacrime di sangue, dando inizio al primo dei miracoli che furono visti da diversi milioni di giapponesi di diverse religioni attraverso la televisione. Il vescovo dichiarò che si trattava di un vero miracolo. Questo fenomeno continuò fino al 15 settembre 1981, giorno dell’ultima delle 101 lacrimazioni di sangue umano. L’angelo custode della contemplativa le spiegò il significato di 101. Lo zero sta a significare il Dio eterno. Il primo numero 1 rappresenta Eva e il secondo Maria, poiché il peccato ebbe origine da una donna e la salvezza è venuta egualmente da un’altra donna, Maria.

La religiosa ama moltissimo il suo angelo custode, che ha visto in molte occasioni. Il 2 ottobre 1973, festa degli angeli custodi, durante la Messa, al momento della consacrazione le apparvero otto angeli che pregavano davanti all’Ostia luminosa.

Erano gli angeli custodi delle otto religiose della comunità. Stavano in ginocchio intorno all’altare e formavano un semicerchio. Non avevano ali e il loro corpo effondeva una luce misteriosa e luminescente. Gli otto angeli adoravano il Santissimo Sacramento con grande devozione. La religiosa giapponese dice: «Al momento della Comunione il mio angelo mi invitò a farmi avanti, frattanto mi era possibile distinguere chiaramente gli angeli custodi delle otto religiose della comunità. Essi davano l’impressione di guidarle con gentilezza e con affetto. Per me tutto questo fu più chiaro di qualsiasi spiegazione teologica. Per questo credo fermamente nell’esistenza degli angeli custodi».



Invochi gli angeli custodi delle persone che vivono insieme a te?

Testimonianze attuali
Una religiosa contemplativa mi scrisse in una lettera la sua esperienza con l’angelo durante la Messa: «Un giorno, al momento della consacrazione, all’improvviso, senza che vi pensassi, vidi al mio fianco destro il mio angelo custode, immerso in profonda adorazione davanti a Gesù Eucaristia, con il volto prono a terra. Dopo l’elevazione potei vedere il suo viso. Era sublime e bellissimo. Non lo potrò mai dimenticare talmente si è impresso nel mio intimo per sempre. Non avevo mai visto un volto così maestoso e, al tempo stesso, pieno di bontà e di purezza, di amore e di gioia. Il suo sorriso era bellissimo, un angolo di paradiso. Stette al mio fianco fino alla Comunione. Mi accompagnò a ricevere Gesù e sparì».

Dal Brasile un’altra religiosa mi raccontava: «Da bambina intrattenni una grande amicizia con il mio angelo. Parlavamo come se ci vedessimo. In molte occasioni mi ha liberato dai pericoli o mi ha mostrato il pericolo. Quando ero piccola pensai di dargli un nome che significasse molta purezza e gli misi nome Celeste ed ancor oggi lo chiamo con il diminutivo Celestino. Quando prego il breviario nel coro, lo invito a sedersi al mio fianco perché lodi il Signore insieme a me. Lui prega con me, lavoriamo insieme e facciamo ogni cosa insieme. Se ti raccontassi tutte le cose che riguardano il mio angelo, sarebbe qualcosa che non finisce mai».

Dalla Spagna una contemplativa mi scriveva così: «Ho sentito molte volte nella mia vita la protezione del mio angelo custode. Molto tempo fa, attraversavo un periodo di notte oscura. Nella mia anima tutto era tenebra, non sentivo nulla nella preghiera. Cercavo Dio e mi sentivo lontano da lui. Avevo tentazioni contro la fede e stimoli ad abbandonare la preghiera, che ritenevo una perdita di tempo. Un bel giorno mi raccomandai al mio angelo e gli chiesi che Lui, che stava contemplando il Signore, mi trasmettesse un po’ del suo fervore. Ero in ginocchio e tenevo gli occhi chiusi, ma sentii dentro di me come se il mio angelo e tutti gli angeli delle sorelle che erano in preghiera nella cappella fossero davanti al tabernacolo in una attitudine di preghiera e di lode... e che la mia anima si unisse con loro. Non li vedevo con gli occhi, ma la mia anima venne contagiata dal loro fervore e non posso dire cosa provai: rimasi in una grande pace e grande gioia».

Un’altra religiosa mi raccontava quello che segue: «Vi sono stati periodi nella mia vita in cui ho sentito la presenza del mio piccolo angelo in modo affascinante e poco comune. Mi si raffigurava come in adorazione e mi invitava a dar gloria e ad adorare i miei TRE [la Santissima Trinita] in si­lenzio e in solitudine. Io mi univo con lui e lo sentivo al mio lato destro in modo tale che in qualunque luogo mi trovi, gli lascio un posto o meglio, uno spazio per lui. Ogni giorno si incarica di insegnarmi a diffondere il bene intorno a me, anche solo con un sorriso.

Sono sicura che l’angelo mi ha via via portata per mano e per mezzo di lui e con lui ho percorso il cammino della mia vita fino a inoltrarmi in Dio e nei suoi misteri. Veramente, condotta da lui per mano sono entrata in comunicazione con il mio Dio. Ora la mia anima è inondata della vita di Dio e il mio angelo cammina al mio fianco. Vado sicura, perché Lui mi avverte di quello che devo evitare e mi indica quello che debbo fare. Ogniqualvolta il demonio lotta per togliermi la pace, il mio angelo mi difende e si rende presente. Io lo amo molto».

Ed ecco la testimonianza di un’italiana madre di famiglia. Ho la lettera scritta di suo pugno: «Avevo tredici anni. Nella nostra casa regnava un clima di tensione e di rivalità. Io ero molto sensibile, come lo sono tuttora. Vivevo in una sofferenza continua e piangevo molto. Ero una bimba infelice... Una notte mi svegliai all’improvviso e subito fui sorpresa di vedere la mia abitazione completamente illuminata. Era notte e tutto doveva essere avvolto dall’oscurità, ma una luce risplendente mi circondava. Giunta nella mia camera, vidi un giovane avvolto dalla luce che mi stava osservando, ma non sentivo alcun timore, anzi, nel profondo del mio cuore sentivo una gioia incontenibile e una grande pace. Avevo una sensazione totale di benessere. Questo bel giovane non mi disse nulla, ma mi trasmetteva una profonda serenità. Poi sparì e tutto rimase nell’oscurità.

Con gli anni approfondii meglio questa visione. A partire da quel momento mi sentivo più sicura ed avevo la sensazione che qualcuno mi accompagnasse e mi proteggesse sempre. Sì, gli angeli ci accompagnano e ci custodiscono. Forse in quella notte volle consolarmi e farmi capire che non ero sola e che non sarei mai stata sola nell’oscurità della vita... Non ho più visto il mio angelo, ma so con certezza che è vicino a me e che aspetta che preghi e gli chieda aiuto, perché gli angeli, anche se sono al nostro fianco, non possono interferire nella nostra vita, perché siamo liberi e solamente pregandoli possiamo ottenere il loro aiuto. Io prego sempre il mio angelo e gli angeli dei miei figli perché li proteggano. Ho letto molti libri sugli angeli, che mi hanno aiutata a conoscerli meglio e ad amarli meglio».

Mons. Giuseppe del Ton, noto teologo italiano, parla in uno dei suoi libri di una bimba di quattro anni che cadde in un pozzo colmo d’acqua della profondità di sedici metri. Quando la trassero fuori, disse che un bellissimo giovane l’aveva presa per il braccio e portata verso il fondo e aveva giocato con lei finché non erano giunti a salvarla. Chi poteva essere se non il suo angelo custode?

Padre Paul O’ Sullivan, nel suo libro “Tutto sugli angeli”, cita il caso di una signora sua amica. Era in viaggio con suo figlio di tre anni. Il bimbo si trovava in piedi vicino alla porta del treno, quando all’improvviso la porta si aprì. Il bimbo cadde sulla strada. La madre, terrorizzata, invocò il suo angelo custode e tirò il segnale d’allarme. Il treno tardò a fermarsi, perché andava a grande velocità, ma quando alcuni uomini andarono a cercare il piccolo, lo incontrarono illeso, felice e contento, come se non fosse successo nulla. Tutti pensarono: «Il suo angelo lo ha salvato».

Cesare Angelini, scrittore italiano contemporaneo, racconta che una volta assistette al canto di Compieta in un’antica abbazia, e si commosse quando il padre abate recitò l’ultima preghiera pronunciata con piena convinzione: «Visita, Signore, questa casa, allontana da essa le insidie del nemico; che in essa abitino i tuoi santi angeli e ci custodiscano in pace e che la tua benedizione rimanga sempre con noi». Lo scrittore ci dice anche che, giunto in quella casa, chiuse la porta ed avvertì con totale certezza che lì vi era il suo angelo, sentiva che era lì per lui e per lui solo. E venne invaso da una gioia così grande, tale che mai prima l’aveva percepita così intensa.



Sei convinto che il tuo angelo è sempre con te?

L’arcangelo san Raffaele
Se leggiamo attentamente il libro di Tobia, potremo osservare vari aneddoti che indicano come Raffaele fu un vero angelo cu­stode per Tobia, come lo è il nostro angelo. Anzitutto gli si presentò come una persona normale e comune, che non attirava particolare attenzione e che si incontra per un viaggio. Prima di partire i due ricevono la benedizione del padre: «Che Dio vi dia un viaggio felice e che un angelo vi accompagni» (5, 16).

L’angelo lo protegge dai pericoli di morte: dal pesce che voleva divorarlo (6, 2) e dal demonio che lo avrebbe ucciso, così come aveva fatto con gli altri sette pretendenti di Sara (8, 3). Cura la cecità del padre (11, 11), gli aggiusta la faccenda del denaro prestato a Gabael (9, 5). Gli consiglia di sposarsi con Sara (6, 11) e gli sistema tutto per il matrimonio (7, 10).

Umanamente parlando, Tobia non si sarebbe mai sposato con Sara, perché aveva molta paura di morire, come era successo agli altri sposi precedenti (6, 4), ma Raffaele guarisce Sara sottraendola al potere del demonio e alle sue paure e tranquillizza Tobia, perché questo matrimonio era voluto da Dio «da tutta l’eternità» (6, 17). Potrebbe essere l’angelo di suo padre? perché quando si manifesta come angelo dice: «Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede, ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora. io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore» (12, 12-15).

Poi Raffaele dà ai due alcuni consigli per amare Dio e dice: «Non temete; la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio» (12, 17-20).

Nella vita di san Giovanni di Dio (1495-1550) si narra che il santo aveva una grande devozione a san Raffaele arcangelo. In due occasioni, senza averlo visto, l’arcangelo aveva fatto visita al suo ospedale a Granada e aveva aiutato gli infermi. Una terza volta lo aiutò lungo una strada a portare all’ospedale un infermo. All’apparenza era una persona normale, ma poi dichiarò chi veramente fosse e gli garantì il suo aiuto nel tempo a venire.

Possiamo chiederci: sono molti gli angeli che si presentano con un aspetto normale per portarci aiuto nei pericoli? Non lo sappiamo, ma certamente vi sono angeli che, sotto una figura umana, hanno liberato i loro protetti dai mali del corpo e dell’anima.



Conosci qualche caso? L’hai reso palese a gloria di Dio?

Angeli per la via
Joan Wester Anderson ha scritto un libro intitolato “Dove camminano gli angeli”, che riporta molte testimonianze di persone comuni e normali che ebbero esperienze con esseri soprannaturali i quali, sotto un’apparenza umana, andarono loro incontro e li aiutarono in situazioni difficili salvando la loro vita da numerosi pericoli imprevisti. Ad esempio, Carol Toussaint stava guidando un’auto lungo le alture di Arlington, Illinois, (USA). All’incrocio con un passaggio a livello, rimase bloccata in mezzo alla via e non riusciva a riavviare il veicolo. Non sapeva cosa fare, quando un giovane le si avvicinò amabilmente e le fece vedere il pericolo che stava correndo. Alzò l’auto e spingendola le fece attraversare la via. Subito dopo passò il treno che l’avrebbe sicuramente travolta. Ma dov’era finito il giovane che l’aveva aiutata? Lo cercò ma non lo poté trovare. Fu qualcosa di davvero miracoloso e soprannaturale. Quel giovane irradiava simpatia e amicizia.

Stacey, una giovane di circa vent’anni, si dirigeva una notte verso casa dopo essere uscita dal lavoro. Prima di giungere a casa, vide un individuo che le incuteva molta paura, accostato vicino ad un angolo di strada. Ella invocò il suo angelo: «Angelo custode proteggimi»; e passò oltre tremando di paura. Quando giunse a casa, dovette correre in camera per riposarsi un po’ e per sfogarsi col pianto. Poco tempo dopo udì le sirene della polizia e vide attraverso la finestra che qualcosa a quell’angolo di strada era accaduto. Il giorno dopo sentì dire da alcuni vicini che un uomo aveva violentato una giovane in quel luogo. La polizia aveva arrestato un sospetto. Ella andò al commissariato di polizia a vedere se poteva indentificarlo come l’uomo che aveva visto il giorno prima. Era proprio lui.

Quando la polizia chiese all’uomo incriminato perché non avesse aggredito lei, rispose: «La ricordo bene. Ma lei camminava con un tipo alto che stava alla sua destra». Il suo angelo l’aveva salvata.

Padre Paul O’ Sullivan, nel suo libro precedentemente citato, racconta la vicenda accaduta a una famiglia inglese che viveva in campagna. Un giorno, il loro figlioletto di circa sei anni, approfittò del fatto che nessuno lo vedeva e se ne andò nella campagna senza permesso. Cominciò a camminare e quando cercò di rendersi conto dove fosse, si era perso e non sapeva più tornare a casa. Incominciò a piovere e sentiva freddo e stanchezza; quindi si mise a sedere tutto terrorizzato. Cadeva la notte e il ragazzo era triste e disperato, quando apparve un giovane simpatico con una lanterna. Il bimbo gli si avvicinò e gli disse: «Signore, può aiutarmi a tornare a casa?» Il giovane gli sorrise; lo prese per la mano e lo accompagnò con la sua bella lanterna che consentiva di vedere il sentiero. Il bambino già non sentiva più né stanchezza né freddo. Mai si era sentito così felice e parlava con quel giovane con tutta la naturalezza e la confidenza. I due ridevano e parlavano, finché intravidero la casa. Avevano fatto il tragitto in brevissimo tempo. Allora il bambino prese a correre allegro e, volgendosi a parlare con il giovane, vide che non c’era: era sparito.

Mary Drahos racconta nel suo libro “Gli angeli di Dio, nostri custodi” che, durante la guerra del Golfo, un pilota nordamericano aveva molta paura di morire. Un giorno, prima di una missione aerea, era molto nervoso e preoccupato. Subito qualcuno si presentò al suo fianco e lo tranquillizzò dicendogli che tutto sarebbe andato bene... e sparì. Egli comprese che era stato un angelo di Dio, forse il suo angelo custode, e rimase completamente tranquillo e sereno per quello che sarebbe avvenuto in futuro. Quanto accaduto lo raccontò poi in una trasmissione televisiva nel suo paese.

Mons. Peyron riferisce l’episodio che gli raccontò una persona degna di fede che conosceva. Il tutto av­venne a Torino nel 1995. La si­gnora L. C. (volle mantenere l’anonimato) era molto devota all’angelo cu­stode. Un giorno andò al mercato di Porta Palazzo a fare la spesa e, tornando a casa, si sentì male. Entrò nella chiesa dei Santi Martiri, in via Garibaldi, a riposarsi un po’ e chiese al suo an­gelo che l’aiutasse ad arrivare a casa, ubicata in corso Oporto, l’attuale corso Matteotti. Sentendosi un poco meglio, uscì di chiesa e una bimbetta di nove o dieci anni le si avvicinò in modo amabile e sorridente. Le chiese che le indicasse il cammino per andare a Porta Nuova e la donna le rispose che andava anche lei verso quella strada e che potevano andare insieme. La bambina, vedendo che la donna non si sentiva bene e che appariva stanca, le chiese che le lasciasse portare la cesta della spesa. «Non puoi, è troppo pesante per te», le rispose.

«Dammela, dammela, io voglio aiutarti», insistette la bambina.

Fecero insieme il percorso e la signora era stupita della felicità e della simpatia della bambina. Le fece molte domande riguardo a casa sua e la sua famiglia, ma la bambina sviava la conversazione. Infine giunsero a casa della signora. La bambina lasciò la cesta sulla porta di casa e sparì senza lasciar traccia, prima che lei potesse dirle grazie. Da quel giorno la signora L. C. fu più devota al suo angelo custode, che ebbe la gentilezza di aiutarla in modo tangibile in un momento di necessità, sotto la figura di una bella bambina.



Hai avuto qualche esperienza personale? Hai letto libri sull’angelo?

Angeli di Dio
Qualche volta nella tua vita sei stato salvato dagli angeli di Dio in un pericolo imminente? Il giornalista francese Pierre Jovanovic racconta la sua esperienza personale: «Una sera di gennaio del 1988 mi trovavo a Fremont (USA). Un’amica ed io avevamo noleggiato un’auto e ci dirigevamo lungo l’autostrada 101 verso San Francisco. Tutto sembrava normale e tranquillo. Il sole risplendeva, e siccome io non guidavo, osservavo i grandi camion che passavano... quando all’improvviso, senza riflettere, mi buttai di colpo a sinistra. Un secondo dopo un proiettile attraversò il parabrezza e andò a finire esattamente dove io mi trovavo prima, a destra. Parlando di questo fatto con alcuni amici, scoprii che non ero il solo a cui era successo qualcosa di simile. Altri colleghi, giornalisti o fotografi mi raccontarono casi inesplicabili in cui erano stati salvati dalla morte».

Pierre Iovanovic attribuì la sua salvezza al suo angelo custode, e per questo motivo incominciò un’indagine viaggiando per tutto il mondo per sapere tutto quanto fosse possibile sull’argomento, e scrisse il libro “Inchiesta sugli angeli custodi”, dove racconta testimonianze interessanti che alimentano la nostra fede nell’aiuto e nella protezione dell’angelo custode.

Un mio amico, sulla cui veridicità non posso assolutamente dubitare, mi raccontava tempo fa cosa gli accadde personalmente quando era studente universitario. Un giorno stava aspettando l’autobus ai bordi della strada, di­stratto nel pensiero del suo pros­simo esame, quando sentì che qualcuno lo afferrava violentemente per i capelli e lo tirava in­dietro. In quel momento un au­tobus passò a tutta velocità dove lui si trovava prima. Volgendosi per vedere chi lo avesse tirato indietro... non vide nessuno, era solo. Pensò immediatamente al suo angelo custode. Da allora non si dimentica mai di lui.

Ricordo quello che mi raccontò una donna. In una notte avvolta nel buio e nel silenzio, si dirigeva a casa sua tranquilla, quando all’improvviso un’auto parcheggiò vicino a lei e uscirono due uomini che volevano tirarla in macchina. In quel momento, voltando l’angolo, apparve un altro uomo alto che cercò di aiutarla; gli altri due fuggirono senza pensarci due volte. Il giovane la accompagnò amabilmente fino a casa. Ella non dimentica mai questo fatto che per lei fu un’autentica protezione di Dio. Era il suo angelo? Era una semplice coincidenza che qualcuno passasse di lì in quel momento e che l’avesse aiutata con decisione? È possibile, ma può anche darsi che il suo angelo abbia ispirato a quel giovane che passasse in quel luogo e in quell’ora per aiutarla e salvarla. Nulla avviene per caso.

Padre Donato Jimenez racconta sempre con gratitudine il caso che accadde a lui e a suo fratello gemello, entrambi agostiniani riformati, nel loro viaggio di ritorno a Lima dalle alture di Huaraz in Perù, alte 3.000 metri, nel luglio 1990. Scrive testualmente: «Superata la laguna di Conococha, stavamo iniziando la discesa lungo quell’interminabile strada, quando piombò una nebbia così intensa che era impossibile andare avanti neppure alla velocità minima. Eravamo in pratica avvolti in una massa bianca e fitta per cui non sapevamo dove stessimo andando. Non ho mai visto una nebbia così densa. Dovevamo rimanere in auto fino al mattino seguente con la speranza che la nebbia sparisse. Andare avanti o rimanere parcheggiati ai bordi della strada era rischioso. Per di più avevamo timore di essere assaliti o uccisi dai terroristi, a causa dei quali allora era diffusa la psicosi di panico.

Passarono lunghi momenti senza che scambiassimo parole, pregando in particolare il nostro angelo custode con tutto il fervore di cui eravamo capaci. Avevamo la percezione che la situazione fosse molto grave. Non sapevamo cosa fare. In quel giorno non avevamo visto nessuno lungo la strada da quando eravamo partiti. All’improvviso un’auto ci affianca con una certa velocità e si pone davanti a noi a circa tre metri, e adagio, molto adagio, come indovinando la nostra situazione, cerca di darci come un riflesso con i fari posteriori e, a passo volutamente lento, va come per tirarci dietro. Non sapevamo di cosa si trattasse. A passo lentissimo andammo avanti per diverse ore, finché ci avvicinammo a Pativilca, sulla costa, dove non vi era più nebbia. Lì si fermò l’auto che era stata il nostro angelo. Non potevamo credere a quanto era accaduto. Piangendo di emozione e di gratitudine abbracciammo un signore tassista che si chiamava José, che conosceva bene il tragitto, e che da Huaraz era diretto a Lima. Vedendoci si era detto: Costoro non sono di qui e non conoscono la strada. Viaggiava con i suoi passeggeri e naturalmente tutti erano in ansia di giungere presto a Lima. Ma sia lui sia i passeggeri compirono il gesto, la virtù e la gioia di un’opera buona. Questo lo fece il nostro angelo custode e per questo lo riconosciamo e lo ringrazieremo sempre. Nella omelia della domenica commentammo questo fatto per ringraziare insieme all’assemblea il buon tassista e il nostro sempre fedele angelo custode. È un dovere dirlo a tutti in gioiosa e pubblica azione di grazia».

Un altro esempio. L’11 no­vembre 1958 a Cantù, provincia di Como, Italia, quattro leoni fuggirono dal circo. Le auto della polizia e degli impiegati del circo cominciarono e percorrere la città con altoparlanti, per informare che nessuno uscisse dalle proprie case. Dopo un’ora, si die­de notizia che tre leoni erano già in gabbia e che ne mancava solo uno. In una casa, in cucina, vi era una madre con i suoi tre figli, il minore dei quali era nella culla. All’improvviso il leone inseguito spiccò un salto dal giardino e rompendo i vetri della finestra entrò in cucina. La madre, terrorizzata, portò i due piccoli nell’altra stanza e pregò l’angelo custode: «Angelo custode, salvaci». Il leone rimase in cucina con il più piccolo che era nella culla. Furioso ed affamato, aveva ferito gravemente una signora in un’altra casa; però, quasi all’istante, si calmò e si pose ai piedi della culla. Lì rimase senza fretta per due ore. Infine si alzò tranquillamente e cercò il cibo che gli offrivano dalla finestra e finì dentro la gabbia. Molte persone vennero a consolare la madre presa da una crisi di nervi; ella ripeteva solamente: «Angelo custode, angelo custode». Per lei, l’angelo era stato lo strumento di Dio per salvarli in quelle difficoltà.

Ti ricordi qualche caso nella tua vita? Hai invocato Dio, o il tuo angelo, o Maria nostra Madre? Se lo hai fatto, Dio ha potuto aiutarti in modo speciale attraverso i suoi angeli del cielo o gli angeli della terra che sono al servizio di Dio. Vuoi tu essere un angelo custode per gli altri che sono nel bisogno? Rifletti seriamente: la differenza fra coloro che sono salvati in situazioni inestricabili e altri che non lo sono può consistere in questo: fra coloro che chiedono aiuto e coloro che non lo chiedono. Cristo disse chiaramente: «Chiedete e vi sarà dato» (Mt 7, 7).Molte cose non le riceviamo perché non le chiediamo. Non chiedere è come non dare opportunità a Dio di aiutarci, perché crediamo nella nostra autosufficienza. Preghiamo e crediamo e Dio invierà i suoi angeli ad aiutarci.



E tu, invochi Gesù, Maria o il tuo angelo nei pericoli?

Gli angeli nell’aldilà
I santi concordano che i nostri angeli custodi ci accompagnano anche durante la permanenza nel Purgatorio, per consolarci, come afferma sant’Agostino (Sermo 46). Santa Francesca Romana diceva: «Quando un uomo muore, il suo angelo custode conduce la sua anima nel Purgatorio e si pone alla sua destra... L’angelo presenta a Dio le preghiere che si fanno per lui e intercede per l’abbreviazione delle sue sofferenze». Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, collocata in spirito in un luogo del Purgatorio, vide vicino ad ognuna delle anime i loro angeli custodi che la consolavano. Lo stesso vide santa Margherita Maria de Alacoque e altri santi.

Spesso il nostro angelo ci ispira a pregare per i nostri familiari defunti o per le anime del Purgatorio in generale, perché è una grande opera di carità.

Santa Veronica Giuliani scrive nel suo diario: «Un mattino il mio angelo custode mi chiese di offrire le mie opere buone in unione con i meriti della Passione di Gesù e della Santissima Vergine per un’anima del Purgatorio... In seguito la vidi libera da tutte le sue pene, tutta bella e gloriosa».

Il servo di Dio Pedro de Basco (+ 1645), dice che una notte si dimenticò di pregare per le anime del Purgatorio; il suo angelo custode lo svegliò e gli disse: «Fi­glio mio, le anime del Purgatorio aspettano il tuo aiuto e la tua compassione». Per questo non de­ve me­ravigliare che nei mo­menti decisivi dell’agonia, il nostro angelo raddoppi i suoi sforzi per preparare chi gli è stato affidato o l’agonia di altre anime.

Santa Faustina Kowalska, nel suo Diario, parla molto di come il suo angelo le ispirasse di pregare per gli agonizzanti la Coroncina della Misericordia, che Gesù le aveva insegnato per salvarli. Dice: «In modo misterioso il Signore mi fa conoscere che un’anima agonizzante ha bisogno delle mie preghiere, ma spesso è il mio angelo custode che me lo dice» (II 215).

Personalmente potrei raccontare casi straordinari accaduti nelle missioni, sia personali sia ascoltati dai miei compagni sacerdoti: persone che restano in agonia per mesi e, nel giorno in cui giunge il sacerdote in quei luoghi remoti ed isolati, muoiono in pace e ben preparati dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti. Sembrava, con ogni evidenza, che stessero aspettando il sacerdote per morire, come una grazia speciale che Dio concedeva loro. In alcuni casi è il loro angelo che fa coincidere le cose in modo che il sacerdote giunga in quel luogo.

Vi sono casi veramente miracolosi come quello che accadde durante la peste del 1597 a Roma. Un giovine di bell’aspetto andò al convento dei Padri Camilliani perché andassero al capezzale di un appestato. Mentre giungevano alla casa il giovane sparì.

Questo è accaduto in molti luoghi ed è stato riferito da persone assolutamente degne di fede; ad esempio il caso riferito da un padre gesuita, avvenuto pochi anni fa. Fu chiamato d’urgenza da un giovine ben vestito perché andasse a visitare un uomo che si trovava in pericolo di morte, e gli lasciò l’indirizzo. Il sacerdote andò alla casa e trovò che l’uomo di cui gli avevano parlato stava perfettamente bene. Pensò ad uno scherzo di cattivo gusto, però ne approfittò per parlare con lui e lo invitò a confessarsi. L’altro, al principio, non voleva, perché non si confessava da molti anni. A poco a poco entrarono in confidenza, e l’uomo accettò di confessarsi. Il giorno dopo il sacerdote fu informato che l’uomo era morto. Allora, era proprio vero.

Una notte del 1575 un sacerdote della comunità di san Giovanni d’Avila, in Spagna, fu svegliato da due giovani che gli chiesero di andare ad assistere di gran fretta un moribondo. Il sacerdote andò in chiesa a prendere due ostie per darle al moribondo e magari a un suo familiare. Due giovani portarono due ceri accesi lungo il cammino. Il sacerdote assistette l’infermo e ritornò alla casa parrocchiale con un’Ostia e i due giovani di nuovo lo accompagnarono con i ceri accesi. Ma quando volle ringraziarli, erano già spariti. Quando raccontò questo fatto a san Giovanni d’Avila, costui disse al sacerdote: «Non ti meravigliare, erano due angeli mandati da Dio per premiare il tuo zelo apostolico». Erano gli angeli custodi del sacerdote e dell’infermo?

Padre O’ Keefe de Cork, in Irlanda, racconta un altro episodio. Un giorno andò a trovarlo un giovine ben vestito per chiedergli che andasse ad assistere una donna che stava morendo. Il sacerdote lo seguì e, giunti sul luogo, il giovine sparì. La donna disse al padre che aveva lavorato in un convento di religiose e che esse le avevano insegnato di invocare l’angelo custode quando si trovava in qualche necessità. Così aveva fatto e l’angelo aveva condotto il sacerdote sul luogo per aiutarla a morire bene. Per questo non stanchiamoci di chiedere aiuto al nostro angelo, raccomandiamogli i nostri ultimi momenti e diciamogli: «Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi lasciare solo nella mia ultima agonia».



Reciti spesso la preghiera dell’angelo?

Esperienze alle soglie della morte
In molti libri si parla di centinaia di persone che, in tutto il mondo, hanno avuto esperienze alle soglie della morte, persone ritenute clinicamente morte, che hanno avuto in tale situazione esperienze meravigliose di cui hanno parlato al loro ritorno in vita. Queste esperienze sono così reali che fecero loro cambiar vita. In molti casi vedono guide spirituali, esseri di luce che di solito identificano con gli angeli. Vediamo alcune di queste esperienze.

Ralph Wilkerson racconta il suo caso che fu pubblicato nel libro “Ritorno dall’aldilà”. Era al lavoro nelle cave quando ebbe un gra­ve incidente che lo lasciò con un braccio e il collo rotto. Perdette co­no­scenza e, svegliandosi il giorno dopo totalmente risanato e inspiegabilmente guarito, disse all’infermiera: «Questa notte ho visto una luce intensissima nella mia casa e un angelo è stato con me tutta la notte».

Arvin Gibson nel suo libro “Scintille di eternità” narra il caso di Ann, una bimba di nove anni, che aveva un principio di leucemia; una notte vede una signora bellissima, piena di luce, che sembrava puro cristallo e inondava ogni cosa di luce. Le chiese chi fosse ed ella le rispose che era il suo angelo custode. La portò «in un mondo nuovo, ove si respirava amore, pace e gioia». Al suo ritorno, i medici non trovarono più alcun segno di leucemia.

Anche Raymond Moody, nel suo libro “La vita dopo la vita”, racconta il caso di una bimba, Nina, di cinque anni, il cui cuore si arrestò durante un’opera­zione di appendicite. Mentre il suo spirito esce dal corpo, vede una bella si­gno­ra (il suo angelo) che l’aiuta ad attraversare il tunnel e la porta al cielo dove vede fiori meravigliosi, il Padreterno e Gesù; ma le dicono che deve ritornare, perché sua madre era molto triste.

Betty Malz nel suo libro “Angeli che vigilano sopra di me”, scritto nel 1986, parla di esperienze con gli angeli. Altri libri interessanti su queste esperienze ai confini con la morte sono “Vita e morte” (1982) del dr. Ken Ring, “Ricordi della morte” (1982) di Michael Sabom, e “Avventure nell’immortalità” (1982) di Georges Gallup.

Joan Wester Anderson, nel suo libro “Dove camminano gli angeli”, racconta il caso del bimbo Jason Hardy di tre anni, avvenuto nell’aprile del 1981. La sua famiglia viveva in una casa di campagna e il piccolo cadde in una piscina. Quando si resero con­to del fatto, il bimbo era già affogato e si trovava almeno da un’ora sotto l’acqua, clinicamente morto. Tutta la famiglia era nella disperazione. Chiamarono gli infermieri che arrivarono subito e lo portarono all’ospedale. Jason era in coma e umanamente non si poteva far nulla. Dopo cinque giorni si sviluppò una polmonite e i medici credettero che fosse giunta la fine. La sua famiglia e gli amici pregarono molto per la guarigione del piccolo, e il miracolo avvenne. Incominciò a svegliarsi e dopo venti giorni era sano e fu dimesso dall’ospedale. Oggi Jason è un giovane forte e dinamico, totalmente normale. Cosa era avvenuto? Il bimbo, nelle poche parole che pronunciò, disse che nella piscina tutto era scuro, ma «l’angelo era con me e io non avevo paura». Dio aveva inviato l’angelo custode per salvarlo.

Il dr. Melvin Morse, nel suo libro “Più vicino alla luce” (1990), parla del caso della bimba di sette anni Krystel Merzlock. Era caduta in una piscina ed era affogata; non dava più alcun segno cardiaco o cerebrale da più di diciannove minuti. Ma miracolosamente si riebbe in modo del tutto inspiegabile per la scienza medica. Disse al dottore che, dopo essere caduta in acqua, si era sentita bene e che Elisabetta l’aveva accompagnata a vedere il Padreterno e Gesù Cristo. Quando le chiesero chi fosse Elisabetta, lei rispose senza esitazione: «Il mio angelo custode». In seguito raccontò che il Padreterno le aveva chiesto se voleva rimanere o ritornare ed ella aveva deciso di restare con lui. Purtuttavia, dopo che le fecero vedere sua madre e i suoi fratellini, alla fine decise di ritornare con loro. Quando rientrò in sé, raccontò al dottore alcuni dettagli che aveva visto e apprezzato lassù, come il tubo posto attraverso la narice e altri particolari che escludevano la menzogna o che fosse un’allucinazione quello che raccontava. Alla fine, Krystel disse: «Il cielo è fantastico».

Sì, il cielo è fantastico e bello. Vale la pena vivere bene per essere lassù per tutta l’eternità, come vi sarà di sicuro quella bimbetta di sette anni alla cui morte assistette la dottoressa Diana Komp. Questo caso fu pubblicato nel dossier della rivista Life nel marzo 1992. Dice la dottoressa: «Ero seduta vicino al letto della bambina, insieme ai suoi genitori. La bimba era all’ultimo stadio della leucemia. Ad un certo punto ebbe l’energia di sedersi e di dire sorridendo: vedo angeli bellissimi. Mamma, li vedi? Ascolta la loro voce. Non ho mai udito canti tanto belli. Subito dopo morì. Ho sentito quest’esperienza come una cosa viva e reale, come un dono, un dono di pace per me e per i suoi genitori, un regalo della bambina nel momento della morte». Che felicità poter vivere come lei in compagnia degli angeli e dei santi, cantando e lodando, amando e adorando il nostro Dio per tutta l’eternità!



Vuoi vivere tutta l’eternità nel cielo in compagnia degli angeli?

L’angelo custode
Si chiama così perché, secondo il salmo 99, 11, egli ci custodisce in tutti i nostri cammini. La devozione all’angelo custode accresce le nostre possibilità di progredire nella vita spirituale. Chi invoca il suo angelo è come colui che scopre nuovi orizzonti invisibili ad occhio umano. L’angelo è come l’interruttore della luce che, messo in allerta tramite l’invocazione, fa in modo che la nostra vita resti piena di luce divina. L’angelo aumenta la nostra capacità di amore e ci salva da tanti pericoli e difficoltà.

Padre Donato Jimenez O.a.r., dice: «Nella mia casa nutrii sempre devozione all’angelo custode. Nella camera da letto splendeva un gran quadro dell’angelo. Quando andavamo a riposare, guardavamo il nostro angelo custode e, senza pensare a null’altro, lo sentivamo come vicino e familiare; era il mio amico ogni giorno ed ogni notte. Ci conferiva sicurezza. Sicurezza psicologica? Molto, molto di più: religiosa. Quando entravano mia madre o i fratelli maggiori a vedere se eravamo coricati, ci facevano la consueta domanda: Avete detto la preghiera all’angelo custode? Così noi venivamo abituati a vedere nell’angelo il compagno, l’amico, il consigliere, l’inviato personale di Dio: tutto questo significa angelo. Posso dire che non solo ho intuito o ascoltato nel mio cuore molte volte qualcosa come la sua voce, ma ho sentito anche la sua mano calda con cui innumerevoli volte mi ha guidato per i cammini della vita. La devozione all’angelo è una devozione che si rinnova nelle famiglie di solida radice cristiana, poiché l’angelo custode non è una moda, è una fede».

Tutti abbiamo un angelo. Per questo, quando parli con altre persone, pensa al loro angelo. Quan­do sei in chiesa, in treno, in aereo, in nave... o stai camminando per strada, pensa agli angeli di quelli che stanno intorno, per sorridere loro e per salutarli con affetto e simpatia. È bello sentire che tutti gli angeli di coloro che ci stanno intorno, anche se si tratta di persone malate, sono nostri amici. Anch’essi si sentiranno felici della nostra amicizia e ci aiuteranno più di quello che noi possiamo immaginare. Che gioia percepire il loro sorriso e la loro amicizia! Incomincia da oggi a pensare agli angeli delle persone che vivono con te e renditi loro amico. Vedrai quanto aiuto e quanta gioia ti daranno.

Ricordo quello che mi scriveva una religiosa “santa”. Ella aveva un rapporto frequente con il suo angelo custode. In una circostanza, qualcuno le aveva inviato il suo angelo per farle gli auguri nel suo giorno di compleanno, ed ella lo vide “di una bellezza trasparante come la luce” mentre le portava un ramo di rose rosse che erano i suoi fiori prediletti. Mi diceva: «Come poteva sapere l’angelo che erano i miei fiori prediletti? Io so che gli angeli sanno tutto, ma da quel giorno io voglio bene di più all’angelo di colui che me li inviò e so che è qualcosa di meraviglioso avere amicizia con tutti gli angeli custodi dei nostri amici, dei familiari e di tutti quelli che ci circondano».

Una volta una vecchietta disse a mons. Jean Calvet, decano della facoltà di lettere all’Università Cattolica di Parigi:

- Buon giorno, signor curato e compagnia.

- Ma, se sono qui da solo?

- E l’angelo custode dove lo lascia?

Una buona lezione per molti teologi che vivono di libri e si dimenticano di queste meravigliose realtà spirituali. Il famoso sacerdote francese Jean Edouard Lamy (1853-1931) diceva: «Non preghiamo a sufficienza il nostro angelo custode. Bisogna invocarlo per ogni cosa e non dimenticarci della sua presenza continua. Egli è il nostro miglior amico, il miglior protettore e il miglior alleato al servizio di Dio». Ci dice anche che durante la guerra doveva assistere i feriti del fronte di battaglia, e a volte era trasportato da un luogo all’altro dagli angeli per poter compiere bene la sua missione. Qualcosa di simile accadde a san Filippo apostolo che fu trasportato dall’angelo di Dio (At 8, 39), e anche al profeta Abacuc che fu portato fino a Babilonia presso la fossa dei leoni dove era Daniele (Dn 14, 36).

Per questo tu invoca il tuo angelo e chiedigli aiuto. Quando lavori, studi, o passeggi, puoi chiedergli che visiti al posto tuo Gesù sacramentato. Puoi dirgli, come fanno molte religiose: «Angelo santo mio custode, vai veloce presso il tabernacolo e saluta da parte mia Gesù sacramentato». Chiedigli anche che di notte preghi per te o stia in adorazione, vegliando al tuo posto Gesù sacramentato nel tabernacolo più vicino. Ovvero chiedigli che incarichi un altro angelo di quelli che stanno perennemente dinanzi a Gesù Eucaristia perché lo adori in nome tuo. Riesci ad immaginare quante grazie sovrabbondanti potresti ricevere se vi fosse permanentemente un angelo che in tuo nome adorasse Gesù sacramentato? Chiedi questa grazia a Gesù.

Se ti metti in viaggio, raccomandati agli angeli dei passeggeri che si mettono in cammino con te; a quello delle chiese e delle città dove passi, ed anche all’angelo dell’autista perché non accada nessun incidente. Così possiamo raccomandarci agli angeli dei marinai, dei conduttori di treni, dei piloti d’aereo... Invoca e saluta gli angeli delle persone che parlano con te o che incroci lungo la via. Manda il tuo angelo a visitare e a salutare da parete tua i familiari lontani, compresi quelli che stanno in Purgatorio, perché Dio li benedica.

Se devi subire un’operazione chirurgica, invoca l’angelo del chirurgo, delle infermiere e delle persone che ti curano. Invoca nella tua casa l’angelo della tua famiglia, dei tuoi genitori, fratelli, dei collaboratori di casa o di lavoro. Se sono lontani o infermi, invia loro il tuo angelo perché li consoli.

In caso di pericoli, ad esempio sismi, attacchi terroristici, delinquenti eccetera, invia il tuo angelo a proteggere i tuoi familiari ed amici. Quando devi trattare una faccenda importante con un’altra persona, invoca il suo angelo perché prepari il suo cuore a essere condiscendente. Se vuoi che si converta un peccatore della tua famiglia, prega molto, ma invoca anche il suo angelo custode. Se sei professore, invoca gli angeli dei tuoi alunni perché stiano quieti e apprendano bene la lezione. Anche i sacerdoti devono invocare gli angeli dei loro parrocchiani che assistono alla Messa, perché possano sentirla meglio e approfittare della benedizioni di Dio. E non ti dimenticare dell’angelo della tua parrocchia, della tua città e del tuo paese. Quante volte ci avrà salvato il nostro angelo da gravi pericoli del corpo e dell’anima senza che ce ne siamo resi conto!



Lo invochi tutti i giorni? Gli chiedi aiuto per compiere i tuoi lavori?

L’angelo consigliere

Il nostro angelo ci invia buoni consigli e ci avverte dei pericoli. Egli è sempre proteso verso di noi e se compiamo qualcosa di negativo o commettiamo qualche peccato, lui ce lo fa sentire. È un a­mico esigente. che vuole il meglio per noi e per questo non può lasciar passare facilmente le nostre mancanze con le quali offendiamo lui e nostro Signore. Anche lui sarà felice di perdonarci. Egli ha molta pazienza, ma agisce con rigore. I santi affermano che, se commettevano qualche mancan­za, a volte, l’angelo si nascondeva persino alla loro vista per rendere evidente la sua disapprovazione.

Una religiosa mi scriveva: «Nel giorno in cui compivo sette anni ebbi un segno straordinario. Il mio angelo custode, senza parlarmi, mi fece alzare dal letto e mi collocò in mezzo alla stanza con le mani sul petto per pregare insieme. Mi disse: Resisti ed abbi forza di volontà. All’attimo, apparve il demonio e mi gettò a terra. Io lottavo contro di lui, ma alla fine, stanca di tanto lottare e pregare, mi diedi per vinta. Il demonio, allora, si fece arrogante e si lamentò di non avere il permesso di bruciarmi viva. L’angelo pativa per i disprezzi e per l’arroganza del demonio; si sedette e pianse, dicendo a una persona invisibile che non voleva occuparsi di me; però non fu esaudito e “per obbedienza” rimase con amore vicino a me, mi aiutò a rialzarmi e mi liberò dal maligno».

Ella dice: «Mai mi dimenticherò del consiglio dell’angelo di resistere e di aver forza di volontà, mi insegnò chiaramente che, se io non volevo peccare, il diavolo non poteva fare nulla contro di me e che Dio permette le tentazioni affinché possiamo crescere nel suo amore. Il diavolo non può entrare nella nostra anima senza il nostro consenso. Il diavolo non può vincerci e farci cadere nella tentazione se noi confidiamo in Dio e nell’aiuto di Maria e del nostro angelo. Per questo, quando dobbiamo lottare contro il demonio, non ci dobbiamo dimenticare di loro».



Segui i consigli del tuo angelo?

L’angelo riconoscente
L’angelo custode ha sentimenti di amore, di riconoscenza eccetera... verso il suo protetto. Se noi siamo riconoscenti verso di lui, si sentirà più disponibile a concederci i suoi favori. Immaginiamo un nostro amico. Quando ci fa un favore, non gli piace forse che noi siamo riconoscenti con lui? Ebbene, anche l’angelo sarà egualmente contento se sapremo riconoscere il suo lavoro e la sua dedizione, la sua pazienza e la sua generosità verso di noi. E se noi lo renderemo felice con la nostra gratitudine, sorridendogli e offrendo qualche Messa in suo onore, recitando o cantando la sua preghiera, o con piccole delicatezze di ogni giorno, lui sarà riconoscente.

Una religiosa mi diceva che un giorno aveva visto il suo angelo sorriderle durante la Messa. Diceva: «Il suo sorriso era bellissimo, un pezzettino di cielo».

Egli ha delicatezze verso di noi. Perché non averle anche noi verso di lui? Non facciamo nulla in sua presenza di cui abbia da vergognarsi.

Cerchiamo di invitarlo, anche se simbolicamente, quando abbiamo qualcosa da mangiare, offriamogli qualche regalo e diciamogli spesso che lo amiamo con tutto il cuore come il miglior amico.

Diciamogli le cose più graziose, come se fosse un fidanzato, ed egli si sentirà ringraziato e ci benedirà più di quello che noi possiamo immaginare.



Sei riconoscente verso il tuo angelo, come lui è generoso con te?

Amicizia fra gli angeli
Vi è una stampa assai nota in cui si vedono due angeli che sorvegliano due bambini, mentre stanno conversando tra di loro. Certamente gli angeli si conoscono e si amano l’un l’altro. Non sono esseri isolati, ognuno per conto proprio. Gli angeli custodi non sono incollati 24 ore su 24 al loro protetto, non sono di sua esclusiva proprietà. L’angelo ha cura di noi, ma non in modo così esclusivo da non poter amare e aiutare altre persone che sono all’intorno. Ed anche gli angeli si aiutano reciprocamente.

Per me è un’idea gratificante sapere che gli angeli di coloro che mi stanno intorno sono egualmente amici miei e mi aiutano. Per questo è cosa buona avere devozione e amore a tutti gli angeli custodi. Io credo che l’angelo di una persona non molto buona, chiederà all’angelo dell’altra persona buona che lo aiuti con le sue preghiere. E così si possono ottenere molte grazie in virtù del dogma della comunione dei santi, cioè della comune unione fra tutti. Tutti gli angeli amano ogni essere umano, tutti i santi ci amano, tutti gli uomini buoni ci amano e noi dobbiamo corrispondere a questo amore amando e pregando con tutte le nostre forze.

Quante volte gli angeli di coloro che appartengono alla stessa famiglia si saranno parlati e avranno pregato insieme a loro, compresi anche i defunti! Gli angeli vivono uniti nell’amore di Dio e noi dobbiamo unirci a tutti loro e formare con loro una grande famiglia, la famiglia dei figli di Dio, in unione anche con i santi e con le anime del Purgatorio. Non ci rendiamo conto dell’importanza di amare e di avere devozione anche agli angeli custodi dei nostri familiari e di quanti ci circondano? Essi sono esseri celestiali che irradiano luce, amore e pace. La loro presenza ci stimola nel cammino del bene e ci trasmette serenità.

Non abbiamo paura degli attacchi del nemico, perché abbiamo buoni difensori al nostro fianco. L’unione fa la forza. Che il tuo angelo custode sia il tuo miglior amico, però non scartare neppure gli altri. Come dice la canzone: «Voglio avere un milione di amici», un milione di amici che mi proteggano e mi amino.



Il tuo angelo è amico tuo?

L’angelo amico
L’angelo vuole essere tuo amico e la sua amicizia può essere di immenso aiuto per te. Non prescindere dal suo aiuto e dalla sua collaborazione, perché un buon amico è un tesoro. Sant’Agostino direbbe che la vita senza amici è un vuoto totale e, parlando del suo amico Alipio, dice: «Siamo due, però solo nel corpo, non nell’anima. Tanto grande è l’unione dei cuori, tanto solida l’intima amicizia che esiste fra noi» (Lettere 28, 1, 1). Magari giungessimo a questa profonda amicizia di essere due in un’anima sola e amare così Gesù con un solo cuore e una sola anima e un solo essere. Per giungere a ciò sarebbe molto opportuno consacrare la nostra unione e amicizia con Gesù per mezzo di un patto di amore reciproco o una promessa di amore senza condizioni.

Personalmente posso dire che il mio caro angelo custode mi è stato di aiuto e che ogni giorno lo amo di più. Con lui rido, canto, prego e parlo, come se lo vedessi. Quando vado nella cappella, gli chiedo di pregare con me e gli chiedo aiuto per ogni cosa. All’inizio della giornata, lo saluto e gli chiedo di illuminarmi per fare subito e bene tutte le cose, e certamente in molte circostanze avverto ispirazioni inesplicabili che attribuisco a lui.

Dopo Gesù, è il mio migliore amico. A volte penso: quante persone nel mondo non hanno amici veri, non si confidano con nessuno e credono che nessuno le ami... Forse vivono in un paese straniero e si sentono soli e abbandonati, o perseguitati. Se sapessero che hanno, oltre a Gesù, questo amico fedele, la loro vita potrebbe essere diversa. Quanta gioia e sostegno riceverebbero.

Ermanno Ancilli, nel Dizionario di Spiritualità, dice che l’angelo custode «dovrebbe essere considerato il nostro amico intimo, poi­ché Gesù ce lo ha dato per essere più vicino a noi. Chi presumesse di fare a meno del proprio angelo custode, disprezzerebbe l’aiuto che lo stesso Cristo ha voluto dargli». E come se qualcuno volesse prescindere dall’aiuto dei suoi genitori per sbrogliarsi da solo nella vita... Si priverebbe di molte benedizioni e aiuti che i genitori danno normalmente ai loro figli in modo disinteressato.

Vi è una stampa molto diffusa dove si vede un angelo che assiste due bambini che stanno passando sopra un ponte, perché non cadano. È un’immagine molto significativa, che per me ha un significato speciale, poiché, da bambino, ricordo che questa immagine era collocata sopra il mio letto. Molte volte ho detto alle mie sorelle che la devozione all’angelo custode è la devozione della famiglia e sempre lo ab­biamo amato in casa, come ci insegnò nostra madre da bambini. Inoltre mi chiamo Angelo non per caso. Spes­so, lungo la giornata, gli recito la preghiera: Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi abbandonare né la notte né il dì.. Oppure la canto. Quando predico, invoco gli angeli dei fedeli che mi ascoltano e, a volte, lo faccio anche con le persone che mi stanno intorno, o con quelle con cui parlo. È un’esperienza molto positiva. Ti raccomando di chiedergli la sua benedizione insieme a Gesù tutte le notti prima di coricarti, e di chiedergli egualmente che preghi tutta la notte per te. Vedrai i risultati positivi di avere un grande amico al tuo fianco che prega per te e ti dà la sua benedizione. È pure bene che tu offra alcune Messe al tuo angelo e a ognuno dei cori degli angeli. Quando fai la Comunione, digli che, insieme a Maria, prepari la tua anima per ricevere degnamente Gesù.

Non offerderlo con comportamenti cattivi; pensa che non sei mai solo. Lui sta con te. Per questo, come dice san Bernardo: «Abbi grande rispetto verso il tuo angelo. Oseresti fare in sua presenza quello che non oseresti fare in mia presenza?» È molto interessante dargli un nome per poterlo chiamare con più confidenza. Il nome può essere di uomo o di donna, di virtù o di cose buone: Celeste, Allegria, Speranza, Michele, Giovanni, Rosa, Fiore, Benigno, Amabile, Fedele, Amore, Tesoro, Stella, Colomba, Sorriso...

Ricorda che il tuo angelo desidera essere tuo amico. Disprezzeresti la sua amicizia? Se veramente lo ami, lui ti insegnerà ad amare Gesù e Maria e crescerai molto rapidamente nelle vie del Signore. Allora, potresti dirgli con sincerità: «Sei tu il mio compagno, il mio amico e confidente, a te mi unisce una dolce amicizia» (Sal 54, 14).



Hai nella tua casa qualche immagine dell’angelo custode?

Lettere agli angeli
In una scuola italiana, la professoressa chiese agli alunni di scrivere una lettera al loro angelo custode. Vediamo cosa scrissero alcuni di loro: «Caro angelo, da tanto tempo mio papà e mia mamma stanno litigando continuamente. Potresti dire ai loro angeli custodi che si mettano d’accordo di non litigare? Grazie» (Michele - 9 anni).

«Caro angelo: Aldo e Filippo mi hanno detto che mi aspettano all’uscita per picchiarmi. se mi dai una mano saremo due contro due. Ti aspetto» (Alex - 10 anni).

«Caro angelo: se sei sempre al mio fianco, come dice la mia catechista, allora voglio che me lo dimostri almeno una volta, perché non riesco a rendermene conto» (Gino - 8 anni).

«Caro angelo: assistimi quando resto solo di notte, perché non abbia paura. Prega sempre per me e dammi la benedizione» (Antonio - 8 anni).

«Caro angelo: ti amo molto. So che sei al mio fianco, come dice mia nonna. Aiutami nell’esame di domani e fa che sia un bambino buono e che voglia molto bene a Gesù» ( Pietro - 7 anni).



Tu cosa diresti al tuo angelo?

Una parabola
C’era una volta un uomo molto ricco, che possedeva un grandissimo territorio, ma viveva solo e triste, senza amici. Le sue terre erano incolte, perché voleva che nessuno si intromettesse nella sua vita e nei suoi affari. Ma un giorno si ammalò e pensò che sarebbe morto se nessuno l’avesse aiutato. Allora chiamò disperatamente un medico, che venne a visitarlo fino a che guarì. Divennero amici e rimase così riconoscente che lo invitò a vivere a casa sua e a condividere i suoi beni. Il medico accettò e venne a vivere presso di lui con tutta la sua famiglia. Quella grande casa incominciò a rivivere: c’era gente, c’era vita, c’era gridi e sorrisi di bimbi e l’uomo ricco divenne affettuoso e allegro giocando con i bambini.

La sua vita cambiò totalmente e nominò il suo amico amministratore di tutti i suoi beni. Incominciò a cercare lavoratori per le sue terre e costruì una nuova città, con scuola e ospedale, e i suoi affari prosperarono a tal punto che aveva denaro per opere di beneficenza per tutto il paese. Così giunse ad essere conosciuto ed amato da tutti, senza eccezioni. Alla sua morte, tutti lo considerarono come un vero santo di Dio. Questa è la parabola. Ed ora pensa che tu puoi essere questo uomo che possiede tante ricchezze ricevute da Dio... Che cosa fai con esse? Tu che puoi soccombere nella lotta contro il male e il maligno, perché non chiedi aiuto al tuo amico, l’angelo? Egli ti aiuterà ad amministrare i tuoi beni spirituali e materiali. Sarà un buon consigliere. Sarà il tuo difensore, meglio di qualsiasi guardia di quelle che proteggono le persone ricche e famose del mondo. Lasciati aiutare. Non prescindere dal suo aiuto. Non rifiutare l’aiuto che Dio ti offre attraverso di lui: ti sentirai meglio e sarai più felice. Invocalo in tutte le tue difficoltà. Vediamo l’esempio di suor Maddalena, zia di san Francesco Saverio, monaca clarissa, morta in odore di santità nel XVI secolo. Durante il noviziato ebbe molte tentazioni e decise di lasciare il convento. La vigilia del giorno in cui pensava di uscire fece un sogno. Vide Gesù circondato da molte vergini, in cima ad un monte alto alto. Lui la invitava a salire e lei s’incamminò per una scarpata di montagna, ma per quanto avesse tentato varie volte, non riusciva a raggiungere la vetta. Scoraggiata, stava per desistere dall’intento, quando vide al suo fianco l’angelo custode che la incoraggiò e la invitò ad aggrapparsi al suo braccio. Con il suo aiuto riprese la salita e questa volta riuscì a scalare la montagna. Mentre stava per gettarsi fra le braccia di Gesù che l’aspettava a braccia aperte, si svegliò. Maddalena capì che le difficoltà di scalare la montagna di Gesù erano il simbolo delle difficoltà della vita religiosa, ma che con l’aiuto dell’angelo poteva superarle. Da quel giorno portò grande devozione al suo angelo e visse molti anni ringraziando il Signore per quel sogno che le fece scoprire la presenza e l’amore del suo amico, l’angelo.



Patto di reciproco amore
Affinché la nostra relazione personale con il nostro angelo custode sia più intima ed efficace, è cosa consigliabile ed opportuna fare con lui un patto di reciproco amore, come fosse promettersi vicendevolmente amore, unione e fedeltà. E si deve chiedere al Signore che unisca le nostre vite, la nostra amicizia e il nostro amore per sempre.

Possiamo farlo con queste o simili parole:

Dio mio, Trinità Santa, in compagnia di Maria, voglio ringraziarti di aver collocato al mio fianco un compagno celeste che mi guida, mi difende e mi aiuta per compiere sempre la tua santa volontà. Io ti prometto di amarlo come un fratello e amico con tutto il mio cuore e di obbedirlo in tutto quello che mi ispira per condurmi verso di te. Gesù, prendi il mio cuore e la mia anima, la mia vita e il mio amore e uniscilo nel tuo cuore a quello del mio angelo, per formare una unità di amore per sempre. Spirito divino, rendi tutto questo realtà con il potere della tua grazia e uniscici per l’eternità. Padre mio, ricevi questo patto nel cuore di Gesù e di Maria e donaci la tua benedizione. Amen.

E non solamente possiamo fare questo patto d’amore, affinché Dio benedica la nostra unione, con l’angelo custode delle nostre vite, ma possiamo farlo anche con i santi angeli Michele, Gabriele e Raffaele, e con tutti gli angeli dell’universo, specialmente quelli che stanno adorando perennemente Gesù nel Santissimo Sacramento. In questo modo, mentre amano e adorano Dio, avranno il nostro nome scritto nel loro «cuore» e così ameranno e adoreranno anche a nome nostro.

Vediamo ciò che dice santa Margherita Maria de Alacoque sugli angeli dei tabernacoli in una lettera a padre Croiset del 10 agosto 1689: «Il Sacro Cuore desidera che abbiamo una speciale unione e devozione ai santi angeli che hanno il compito particolare di amarlo, onorarlo e lodarlo nel divino sacramento dell’amore, affinché trovandoci uniti e associati con loro, ci suppliscano alla sua divina presenza sia per tributargli i nostri omaggi, sia per amarlo per noi e per tutti quelli che non lo amano e per riparare alle irriverenze che noi commettiamo alla sua santa presenza».

Nella memoria indirizzata alla M. Saumaise scrive: «Vidi una moltitudine di angeli che mi dissero di essere destinati ad onorare Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento, e che se io volevo associarmi ad essi mi avrebbero ricevuto molto volentieri, ma che per fare questo era necessario incominciare a vivere la loro stessa vita. Essi mi avrebbero aiutato per quanto potevano perché ciò avvenisse e avrebbero supplito alla mia incapacità di rendere a Nostro Signore gli omaggi d’amore che desiderava da me.In cambio, bisognava che io supplissi alla loro incapacità di patire e così avremmo unito l’amore paziente (sofferente) all’amore gioioso. Quindi mi fecero leggere il nostro patto scritto nel Sacro Cuore di Gesù Cristo».

Non ti piacerebbe avere sempre davanti a Gesù sacramentato milioni di angeli che lo adorano al posto tuo? Pensi cosa significa che, in ogni momento del giorno e della notte gli angeli dei tabernacoli lo adorino anche con te e per te? Perché non fai un patto di unione sino a formare un’unità con essi per adorare continuamente Gesù sacramentato?

In modo speciale e particolare ti raccomando di associarti al coro dei serafini, che adorano Dio davanti al trono del «CIELO» e della terra (Eucaristia). Chiedi loro che ti ricevano nel loro gruppo affinché essi, che sono i più vicini a Dio, presentino la tua vita e le tue buone opere al cospetto di Dio chiedendogli che tu sia uno di loro nell’amore e nella santità.

Vi sono pure santi che hanno la santità dei serafini (forse san Francesco, il padre serafico, o sant’Agostino, il serafino di Ippona); associati anche a loro.

Non ti piacerebbe portare un sigillo nella tua anima che dicesse: “amico dei serafini”,

del “coro dei serafini?”



Poesia agli angeli custodi
Chi siete voi, o angeli puri? siete stelle trasparenti amici inseparabili con un cuore di fiamme lucenti e una bellezza immacolata.

Siete raggi celestiali scintille del Dio vivo stelle d’amor divino luce e vita delle anime.

Siete purezza, amore, carezza, pace, allegria dell’anima, sorriso sulle labbra tenerezza nello sguardo.

Siete messaggeri divini, compagni del cammino, guide, guardiani e custodi, difensori della vita. Amen



Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi abbandonare né la notte né il dì

Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi lasciar solo che perderei la via

Angelo mio custode, dolce compagnia, conducimi a Gesù perché tu sei mia guida

Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi lasciar solo nell’ultima agonia

Angelo mio custode, dolce compagnia, che trovi io riposo fra le braccia di Gesù e di Maria

Angelo mio custode, dolce compagnia, non mi abbandonare né la notte né il dì.

[Canzone composta, musicata e cantata da padre Angel Peña, e tradotta dall’originale riportato a pagina 91].



Epilogo
Per tutte queste pagine abbiamo riflettuto sull’importanza degli angeli, specialmente dei nostri angeli custodi. D’ora in poi dovremmo essere suoi difensori e messaggeri di fronte a coloro che non credono nella loro esistenza e pertanto si perdono molte benedizioni. Voglia il cielo che tu sia tra coloro che promuovono la loro devozione, perché essi ci aiuteranno di più, nella misura in cui li invochiamo con fede e ci proteggeranno dagli attacchi del maligno. Sono milioni i demoni o angeli caduti che ci girano intorno e ci inducono al male, perciò abbiamo bisogno dell’aiuto di questo compagno celeste che Dio ha posto al nostro fianco per difenderci.

Quante volte essi si sentono legate le mani e non possono aiutarci perché non li invochiamo. Come si sentirà il nostro angelo se dovesse assistere ai nostri atti vergognosi, che non oseremmo fare neppure davanti ad un’altra persona!

Gli angeli sono nostri amici, nostri fratelli maggiori, che ci assistono e ci difendono e non ci abbandonano mai. Per questo è triste pensare che sono pochi, anche tra i cattolici praticanti, coloro che li invocano con fede e che sono riconoscenti.

Almeno tu recita spesso la preghiera che hai appreso da bambino e chiedi all’angelo il suo aiuto per tutte le faccende della vita quotidiana. Sei in buone mani, hai un amico potente al tuo fianco. Non temere. Neppure tutto l’inferno messo insieme potrà farti danno se lo invochi e lo metti dalla tua parte. Mi complimento per la tua buona compagnia. Felice viaggio a te dalla terra all’eternità. Lì ci incontreremo. Saluti da parte del mio angelo custode, che mi aiutò nella redazione di questo libro e mi ispirò la canzone che hai trovato scritta.

Il tuo fratello ed amico

Padre Angel Peña