amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

sabato 9 ottobre 2010

LA MADONNA DI FATIMA

LA MADONNA DI FATIMA

DON ENNIO INNOCENTI - EDITRICE « IL CARROCCIO » - VIGODARZERE (PADOVA)



Presentazione
Corre voce che l'attentato al Papa sia stato pro­fetizzato. Tali profezie sarebbero state varie ma anche variamente attendibili. Fra le più degne di attenzione quattro meritano una segnalazione.

La prima è di San Giovanni Bosco, che nel maggio 1862 ebbe la visione d'un papa colpito gravemente dalla violenza nemica. Questa pro­fezia appare troppo lontana e generica, ma effetti­vamente l'unica situazione che verifica la visione di don Bosco è proprio quella cui abbiamo assi­stito.

La seconda è Suor Elena Aiello, detta la mona­ca santa, originaria di Cosenza, benemerita fonda­trice d'una congregazione di suore e sopraffatta da fenomeni mistici veramente impressionanti. Costei profetizzò eventi importantissimi effettiva­mente verificatisi e, dopo l'ultima guerra, « vide » anche un attentato compiuto presso le scalinate di San Pietro contro un Papa, non identificato però. Nel raccontare la sanguinosa scena, essa afferma che la Madonna avrebbe preservato la vita del Pontefice. Questa profezia impressiona per la pros­simità dell'evento predetto, ma - come ho già rilevato - il Pontefice vittima dell'agguato non viene identificato.

C'è un'altra donna meridionale protagonista di fenomeni mistici analoghi a quelli sofferti da Suor Elena Aiello. Si chiama Teresa Musco, casertana, morta nel 1976. Anche questa mistica, distintasi per aver trasmesso severissimi giudizi sul clero, i vescovi e l'alta gerarchia della Chiesa attuale, ebbe l'annuncio che ci sarebbe stato il tentativo di ammazzare il Papa, ma Teresa Musco non dice quale.

Infine Padre Pio da Pietrelcina, il famoso stig­matizzato del Gargano, avrebbe fatto un'altra pro­fezia e questa sarebbe la più inequivocabile. Ne parla il famoso giornalista inglese Peter Nichols nel suo libro « Le divisioni del Papa » e di qui attinta, il 18 maggio u.s., dal direttore della « Gaz­zetta del Mezzogiorno », Giacovazzo, in questi termini: « Nel lontano 1947... un giovane polac­co, da poco ordinato sacerdote, salì sul Gargano al convento di S. Giovanni Rotondo per incontra­re Padre Pio da Pietrelcina, dalla cui voce quel giovane, Karol Wojtyla, avrebbe avuto l'annuncio che sarebbe diventato Papa ma dopo breve tempo sarebbe stato colpito da una sanguinaria violen­za ». Nonostante la serietà del giornalista inglese, non avrei dato credito a questa notizia se non mi fosse stata confermata da fonti diverse ed atten­dibili.

Com'è noto l'attentato al Papa Giovanni Paolo II è parzialmente riuscito in Piazza S. Pietro il 13 maggio u.s., giorno sacro alla memoria della Vergine di Fatima. Precedentemente erano falliti al­meno altri due attentati, uno in Pakistan e uno nelle Filippine. Non pochi osservatori ritengono che la volontà di colpire il Pontefice sia stata de­terminata da un complotto internazionale. La cosa più impressionante di tutte è che proprio il 13 maggio 1917 la Vergine di Fatima parlò d'una tra­gedia che avrebbe coinvolto tutte le nazioni del mondo. Tuttavia, essa aggiunse, alla fine il mio cuore materno trionferà.

Dunque: il 13 maggio 1917 la Madonna a Fa­tima ammonisce su una dura prova che incombe sulla Chiesa e sull'umanità e il 13 maggio 1981 la violenza sanguinaria si scaglia contro il Ponte­fice Romano.

Questo fatto è forse il preannuncio che la pro­fezia sta per verificarsi?

Pochi mesi prima dell'attentato di Piazza San Pietro il Papa Giovanni Paolo II è stato in visita in Germania. Ebbene: sembra che durante quella visita il Papa abbia confidato pensieri e valuta­zioni d'estrema gravità.

La rivista tedesca « Stimme des Glaubens » (fascicolo 10/81) riferisce che a Fulda, in una cerchia ristretta di persone, vennero poste a Gio­vanni Paolo II varie domande.

Uno dei presenti ebbe cura di stendere, subito dopo l'incontro, un « verbale » e la precitata rivista afferma di conoscere l'estensore e di posse­dere l'autenticazione del documento.

Pubblica, inoltre, un estratto del documento nel quale leggiamo due domande-risposte che toccano davvero l'animo.

Ecco i due passi:

« Che ne è del terzo segreto di Fatima? Non doveva essere pubblicato già nel 1960? ».

Il Santo Padre: « Data la gravità del contenu­to, per non incoraggiare la potenza mondiale del comunismo a compiere certe mosse, i miei prede­cessori nell'ufficio di Pietro hanno diplomatica­mente preferito soprassedere alla pubblicazione. D'altra parte a tutti i cristiani può essere suffi­ciente sapere questo: se vi è un messaggio in cui sta scritto che gli oceani inonderanno intere parti della terra, che da un momento all'altro milioni di uomini periranno, non è davvero più il caso di bramare tanto la divulgazione di un tale messag­gio segreto.

Molti vogliono semplicemente sapere, per cu­riosità e gusto del sensazionale; ma dimenticano che sapere comporta anche una responsabilità. Si cerca soltanto l'appagamento della propria curio­sità e ciò è pericoloso se non si è in pari tempo disposti a far qualcosa, se si è convinti che nulla si può fare contro il male ».

A questo punto il Papa afferrò il rosario e dis­se: « Ecco il rimedio contro questo male. Pregate; pregate e non chiedete altro. Affidate tutto il re­sto alla Madre di Dio ».

« Che cosa avverrà nella Chiesa? ».

Il Santo Padre: « Dobbiamo prepararci a subi­re tra non molto grandi prove le quali esigeranno da noi la disposizione a far getto persino della vita e una dedizione totale a Cristo e per Cristo. Con la preghiera vostra e mia è possibile mitigare que­sta tribolazione ma non è più possibile stornarla perché solo così la Chiesa può essere effettivamen­te rinnovata. Quante volte nel sangue è spuntato il rinnovamento della Chiesa! Anche questa volta non sarà diversamente. Dobbiamo essere forti, pre­pararci, confidare in Cristo e nella Sua Madre San­tissima ed essere molto, molto assidui nella pre­ghiera del rosario ».

La pubblicazione di questo documento induce davvero a gravi pensieri. Forse si avvicinano i giorni della prova.

Che cosa fare per combattere il nemico di Dio e degli uomini se non illuminare le anime? Ecco perché pubblichiamo queste pagine, nella speranza che giovino ad una salutare penitenza.

13 ottobre 1981 DON ENNIO INNOCENTI



La luce di Fatima
Apparizione: lo si dice anche degli astri: la luce solare li nasconde, ma - alla sera - il cielo ap­pare trapunto di stelle.

La mattina della Resurrezione di Cristo, prima le donne e poi Pietro trovarono il sepolcro vuoto, ma ebbero le apparizioni del Signore. Gesù ap­parì loro proprio con il suo corpo (le stesse mo­venze, la stessa inflessione di voce) ; mangiò da­vanti ai discepoli e stette con loro parecchi giorni in Galilea per convincerli che era proprio lui, so­vrano dominatore, ormai, delle leggi del nostro cosmo materiale. E dopo l'Ascensione Gesù ap­parì ancora a Saulo sulla via di Damasco. E an­che nei secoli successivi Cristo è apparso più volte. Tra le ultime apparizioni la più famosa, forse, è quella che si verificò in Francia, a Paray Le Monial, alla vigilia di quel sommovimento che degenerò nella tanto celebrata rivoluzione: ap­parì ad una suora mostrando il suo cuore ferito e dicendo: ho dato tutto ma non ricevo che in­gratitudine.

Anche la Vergine Maria, assunta al cielo con il suo vero corpo, come il Figlio suo, è apparsa più volte nei secoli, come attestano antiche tra­dizioni d'oriente e d'occidente.

Molti templi eretti alla Vergine Madre portano l'eco delle apparizioni più famose, le quali - nell'epoca moderna - si susseguono con una fre­quenza strana e sorprendente.

Alla vigilia del perturbamento rivoluzionario del 1848 la Vergine Maria apparve ad una rozza pastorella sulla selvaggia montagna di La Salette, in Francia. La Madonna apparve abbigliata nel costume femminile locale, piangente. Disse che gli uomini avevano dimenticato Dio e che molti sacerdoti avevano avvilito e tradito la loro mis­sione. Profetizzò tremendi rivolgimenti per la Francia, per l'Italia, per Roma e affidò alla pa­storella un messaggio per il Papa.

Nel 1858 la Vergine apparve ad un'altra pa­storella dei Pirenei, a Lourdes: richiesta di rive­lare la sua identità, disse - con inaudita formu­la - d'essere l'Immacolata Concezione e d'essere venuta a chiedere opere di espiazione per i pec­catori e ad offrire misericordia.

Nel 1917 la Madonna apparve a tre fanciulli di Fatima, un paesino del Portogallo, mentre essi facevano pascolare le loro pecorelle discosto dal­l'abitato. Infuriava, tremenda, su tutti i fronti, la prima guerra mondiale, quella inutile strage che avrebbe segnato il declino irreparabile del­l'Europa. Il papato era emarginato dalle potenze politiche; la Chiesa, in parecchie nazioni, tra cui il Portogallo, era angustiata dalla tracotanza mas­sonica. Un evento d'incalcolabili conseguenze stava maturando in un grande paese a prevalenza cri­stiana, strutturalmente molto arretrato: la Rus­sia. Infatti i potentati occidentali avevano segre­tamente tramato perché vi rientrasse Lenin e costui vi stava organizzando la rivoluzione che sarebbe scoppiata in autunno.

La Madonna apparve ai pastorelli portoghesi durante i sei mesi che vanno dalla primavera al­l'autunno, da maggio a ottobre, e affidò loro mes­saggi straordinari, strabilianti, riguardanti le ani­me loro, l'intero popolo di Dio, la gerarchia, in specie, e il Papa stesso, e anche la loro patria, varie nazioni d'Europa, fra cui la Russia, e l'av­venire del mondo intero e della pace mondiale.

L'apparizione ebbe subito una eco immensa coinvolgendo varie decine di migliaia di persone, spettatrici di stranissimi fenomeni nell'atmosfera e nel sole.

Sul luogo dell'apparizione è poi sorto un san­tuario immenso che è meta di continui pellegrinag­gi da tutte le parti del mondo.

Nel 1967 anche Paolo VI è andato pellegrino a Fatima e le televisioni di tutto il mondo trasmi­sero quelle immagini emozionanti.

È noto: una statua che raffigura la Madonna nell'atteggiamento con cui essa apparve benigna in Portogallo, è venuta da Fatima in Italia dive­nuta spettacolo di rinata barbarie. Forse questa statua è portatrice d'un severo richiamo, d'un ultimo monito, d'una soprannaturale speranza... oltre che d'una pia memoria? Noi ci limiteremo ad informare i nostri lettori della vicenda di Fa­tima.

Ed ecco la prima domanda: cosa capitò in con­creto ai tre bambini di Fatima? Senza alcun loro intervento attivo si offrirono ai loro occhi imma­gini celesti ed infernali, ed essi restarono quasi assorbiti dalle une e dalle altre.

Non ne parlarono volentieri; tuttavia, pur nel­l'insoddisfazione con cui descrissero verbalmente il loro segreto, riuscirono a dirci che cosa, in ef­fetti, appari loro.

Dapprima apparì loro un Angelo. Era una bel­la mattina serena. I bambini stavano giuocando tra gli alberi di un uliveto quando, ad un tratto, tutto rabbrividì quasi fosse investito da un forte vento e davanti a loro apparve una forma che essi descrivono così: « Un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cri­stallo, e di grande bellezza ». Oppure in altra ver­sione: « Una luce più bianca della neve, dalla for­ma di un giovane trasparente, più brillante che un cristallo attraversato dai raggi del sole ».

Successivamente ebbero l'apparizione della Ma­donna che hanno descritto in questi termini: «Vedemmo, all'improvviso, quasi un lampo, e poi una Signora tutta vestita di bianco, più brillante del sole, che diffondeva luce più chiara ed intensa che un bicchiere di cristallo pieno di ac­qua cristallina attraversato dai raggi del sole più ardente. Sorpresi, ci fermammo».

Ed ecco come vien descritta la fine dell'appa­rizione: « Cominciò ad elevarsi serenamente, sa­lendo verso levante, fino a scomparire nell'im­mensità della distanza. La luce che la circondava appariva come un sentiero che sembrava aprire il cielo ».

Una volta, mentre la Signora disparve, raccon­ta la veggente più grandicella, Lucia, « aprendo le mani le fece riflettere nel sole e, mentre si ele­vava, il riflesso della sua stessa luce continuava a proiettarsi contro il sole ».

In un'altra versione dei fatti i protagonisti di­cono che la luce delle apparizioni, pur essendo più forte del sole, non offendeva loro la vista.

Durante gli interrogatori si cercò di concretiz­zare i particolari della figura della Signora e del suo abbigliamento. Ed ecco la risposta: « L'on­dulazione della luce... sembrava formare l'orlo del suo vestito... una collana simile ad un raggio del sole più ardente pareva che le orlasse il manto e si rifletteva, nello spazio lasciato libero dal man­tello che cadeva dalla testa sulle spalle, nel brillìo stesso della Madonna, facendo ondulazioni così variegate, nella luce stessa, che a volte mi suggerì l'idea di piccoli orecchini ».

I due bambini più piccoli, dopo le apparizioni del 1917, morirono presto, ma la bambina più grande, Lucia, ancora superstite, ha avuto altre visioni, dopo il 1923. Anche in queste visioni la luce domina da protagonista ma viene esplicita­mente definita « una luce soprannaturale ».

Così la luce è l'unico elemento fisico che ai bambini privilegiati di Fatima sembrava adatto per le analogie della loro ardua descrizione.

La Madonna apri ai tre pastorelli scenari sor­prendenti, impressionanti e simbolici, ma soprat­tutto affidò loro, con accorata e materna premu­ra, un alto invito, da trasmettere integro a tutta la Chiesa.

Si tratta dell'invito più alto della nostra santa religione: l'invito a capire il significato della cro­ce, a consegnarsi a Dio senza condizioni e, infine, ad espiare.

Cosa significa espiare? Significa assumersi per intero le nostre responsabilità, ognuno per se stes­so e per tutti gli uomini, perché siamo tutti soli­dali; significa farsi carico del peso più grave, il peso dei peccati, ossia di quelle azioni perverse con cui noi offendiamo Dio rinnegando Lui op­pure deturpando l'immagine di Lui che è in noi; quelle azioni per le quali noi scardiniamo l'armo­nia del nostro essere e del cosmo intero, che così si rivolge contro di noi.

È dogma cattolico che l'umanità redenta è un corpo solo, un corpo mistico, in cui ognuno, senza perdere la propria identità, è solidale con tutti gli altri. La Madonna è venuta per ricordarci que­sto e per insegnarci a vivere questa nostra voca­zione con gli stessi sentimenti del suo cuore, il suo cuore senza macchia, umile, buono e grande.

Ma questa volta il suo invito ha una urgenza speciale, drammatica, tragica: ha detto, infatti, che noi non abbiamo alternative: o il fuoco di­vinizzante che brilla nel suo cuore immacolato oppure il fuoco distruttivo che è logica conse­guenza dei nostri assurdi peccati. Ed ha aggiunto: non avete più tempo: mi ripresenterò a chiedere all'umanità questa decisione di salvezza: sarà l'ul­tima offerta.

Tale è il nucleo essenziale del messaggio di Fa­tima, che Giacinta, Francesco e Lucia accolsero con tutta l'anima loro e trasmisero fedelmente. Questi fanciulli raggiunsero in breve un livello per noi sbalorditivo di oblio di sé, di dono di sé, di elevazione di sé a Dio, di carità per tutti gli uomini peccatori.

Subirono persecuzioni e dolorosissime prove spirituali. Mentre Giacinta e Francesco, confor­memente alla profezia della celeste Signora, mo­rirono presto, maturi per il Paradiso come dei veri santi, Lucia vive ora in un monastero di car­melitane, sola con la croce del suo Signore, testi-

mone veritiera d'un messaggio che non è stato ancora accolto come il cielo ha richiesto.

Circa le profezie note della Vergine di Fatima, bisogna dire che esse hanno trovato tutte, fin ora, tremendo riscontro. Tardi la Chiesa rispose ufficialmente consa­crandosi al modello del cuore umile e fedele del­la Vergine Madre e fu investita dalle angosce mortali della seconda guerra mondiale e delle per­secuzioni.

In piena bufera, nel 1943, Pio XII rilanciò al mondo cattolico, nella sua famosa enciclica « My­stici Corporis », il messaggio di soprannaturale solidarietà che era stato ravvivato dalla Madonna nella Cueva d'Iria, presso Fatima. Ecco le sue trasparenti parole:

« Sebbene il Salvatore Nostro, con le sue du­rissime pene e con la sua acerba morte, abbia meritato alla sua Chiesa un tesoro infinito di gra­zie, per disposizione, però, della provvidenza di Dio, esse solo partitamente ci vengono distribui­te; e la loro minore o maggiore dovizia non poco dipende dalle nostre buone opere, dalle quali una tal pioggia di celesti doni, volontariamente elar­gita da Dio, viene attirata sulle anime umane. La qual pioggia di grazie celesti sarà certamente so­vrabbondante se non solo faremo uso di fervorose preghiere a Dio, specialmente col prender parte, anche ogni giorno, se si può e con pietà, al Sacrificio eucaristico; se non solo faremo del nostro meglio per alleggerire le sofferenze di tanti biso­gnosi con servizi di cristiana carità; ma se ame­remo i beni imperituri a preferenza di quelli ca­duchi di questa vita; se con volontarie mortifica­zioni terremo a freno questo corpo mortale, ne­gandogli ciò che è illecito e imponendogli, inve­ce, ciò che gli è sgradito e arduo; e se finalmente accetteremo, con sottomissione, come dalla mano di Dio, le fatiche e i travagli della presente vita ».

Purtroppo il monito, fedele eco di quello di Fatima, non fu adeguatamente raccolto, né - successivamente - il post-concilio è riuscito a generare quella corrente di vero spirito di sacri­ficio cui la Madonna esortava, sicché la Chiesa stessa si è trovata nel pericolo di sfasciare la sua unitaria compagine contro le scogliere dell'infe­deltà.

Ed ecco allora Paolo VI pellegrino penitente a Fatima, nel 1967, a celebrarvi l'eucaristia del­l'espiazione e dichiararvi l'intenzione che più stringeva il suo cuore di Pastore. Queste furono le sue parole:

« La prima intenzione è la Chiesa: la Chiesa una santa cattolica ed apostolica. Vogliamo pre­gare per la sua pace interiore. Il Concilio ecume­nico ha risvegliato molte energie nel seno della Chiesa, ha aperto più ampie visioni nel campo della sua dottrina, ha chiamato tutti i suoi figli a più chiara coscienza e più intima collaborazione, a più alacre apostolato. A noi preme che tanto beneficio e tale rinnovamento si conservino e si accrescano. Che male sarebbe se una interpreta­zione arbitraria e non autorizzata dal Magistero della Chiesa trasformasse questo rinnovamento spirituale in una inquietudine disgregatrice della sua struttura tradizionale e costituzionale, sosti­tuisse la teologia dei veri e grandi maestri con ideologie nuove e partigiane che tolgono dalla nor­ma di fede ciò che il pensiero moderno, molte volte per mancanza di luce razionale, non com­prende e non accetta, e infine tramutasse l'ansia apostolica di carità redentrice in una acquiescen­za verso le forme negative della mentalità profa­na dei costumi mondani. Che disillusione cause­rebbe allora il nostro sforzo di avvicinamento uni­versale! ». Così disse Paolo VI a Fatima.

Ma nonostante le ripetute esortazioni di Pao­lo VI, ancora tardiva è la Chiesa nel rispondere unanime coi fatti all'appello della Madre, ed ecco che nubi non meno minacciose di quelle di ieri si addensano all'orizzonte della storia.

Oh, si aprano i cieli e sia ripetuto a noi, tristi ed avviliti, il sicuro annuncio; Il mio cuore ma­terno trionferà ».



Una devozione imbarazzante
A Fatima si sono aperti i cieli e ne è discesa luce sulla terra. Come mai, dunque, la Chiesa si mostra tardiva nell'accogliere quei moniti celesti, nel consacrarsi fattivamente al modello del cuore senza macchia? Pio XII e Paolo VI hanno evi­dentemente aderito alla rivelazione di Fatima ma i loro collaboratori non appaiono affatto unanimi: la maggior parte di loro tace e non incoraggia davvero con l'insistenza pastorale che sarebbe ne­cessaria l'accoglienza del messaggio di Fatima.

Perché? Questa devozione provoca forse qual­che imbarazzo nei sacerdoti d'oggigiorno? Pro­prio così. Eccone i motivi.

Il primo motivo d'imbarazzo proviene dalla strana pedagogia della Madonna.

La Madonna ha insegnato ai tre bambini di Fa­tima ad espiare per i peccatori ma per spingerli su questa strada sapete cosa ha fatto? Ha mostra­to loro l'Inferno. Non sto qui ora a ricamare l'im­pressionante descrizione che i bambini hanno poi riferito. Basterebbe guardare le due foto scattate lo stesso giorno in cui ai tre pastorelli fu mostrato l'Inferno: in una sono ritratti i bambini prima dell'apparizione, nell'altra dopo l'apparizione. So­no foto d'un'eloquenza impressionante.

La Madonna ha messo i bambini davanti alla realtà estrema: l'umanità va verso il baratro più atroce.

Questa pedagogia estremista non piace a molti preti post-conciliare i quali non parlano mai del­l'inferno facendo perfino venire l'idea che essi non vi credano affatto.

La Madonna con questa sua pedagogia ha mo­strato di ritenere che la buona educazione si ot­tiene mostrando non solo il positivo e il giusto, il sorriso del cielo, ma anche il male e precisa­mente l'estremo del male, l'orrore dell'inferno, in modo che il male sia svelato nel suo autentico volto disumano e così sia privato di ogni scusa e attenuante. È la stessa pedagogia di Gesù che ha parlato dell'inferno molte volte ricorrendo ad im­magini terrificanti e svelando altresì l'abbrutti­mento in cui l'angelo dell'inferno schiavizza gli uomini. Questa pedagogia cristiana però non è condivisa da molti preti di oggi, i quali ascoltano nuovi maestri di logica e di psicologia. Non si può parlare di Fatima senza ribadire il dogma dell'in­ferno e così molti sacerdoti non parlano neppure di Fatima.

In sostanza la Madonna con la visione dell'in­ferno ha inteso dire: per mali estremi occorrono estremi rimedi. Invece gli educatori di oggi sono spesso dei medici pietosi che curano il cancro del peccato con pannicelli caldi. Caldeggiano, sì, voglio dire, la solidarietà verso i peccatori, ma non intendono affatto spingere all'eroica espiazione per i peccati. Perciò Fatima non fa per loro.

Il secondo motivo d'imbarazzo proviene dal fatto che la sopravvissuta veggente di Fatima, Lu­cia, oggi suora carmelitana, ha avuto successive rivelazioni celesti per le quali essa ha trasmesso rimproveri molto severi ai sacerdoti. In data 10 gennaio 1940 la sopravvissuta di Fatima informò il Cardinale Patriarca di Lisbona su ciò che inse­gnavano alcune di tali rivelazioni. Ecco cosa si legge, fra l'altro, nella sua lettera: «Nostro Si­gnore... si lamenta... in special modo della tepi­dezza, della indifferenza e della vita troppo co­moda della maggioranza dei sacerdoti, dei religio­si e delle religiose». Testualmente: della mag­gioranza. Da notare: il lamento è in un contesto di gravi profezie che investono il problema della pace. Il 4 maggio 1943 Suor Lucia scrisse ad un qualificato religioso queste parole: « ho dovuto, per ordine di sua ecc.za rev.ma, manifestare al­l'arcivescovo di Valladolid un breve messaggio di Nostro Signore... Dio desidera che i vescovi della Spagna si riuniscano in ritiro e stabiliscano una riforma per il popolo, il clero e gli ordini religio­si; che alcuni conventi e molti membri di... ca­pito?... Se i signori vescovi della Spagna non da­ranno retta, la Russia sarà ancora una volta la frusta con cui Dio li punisce ». Abbastanza chiaro, mi pare, nonostante l'interrogazione apparente­mente sibillina.

C'è un altro documento che dimostra l'atteggia­mento vivacemente critico della veggente di Fa­tima nei confronti dei sacerdoti e del modo con cui essi adempiono alla loro missione. Si tratta di una lettera inviata ad una consorella in data 16 settembre 1970. In essa suor Lucia non afferma di trasmettere il contenuto di qualche speciale vi­sione, però si esprime con sorprendente energia e convinzione trattando, d'altronde, un argomento che è al centro delle apparizioni di Fatima: il Ro­sario. Il riferimento polemico alla attuale classe sacerdotale è trasparente: « Il Rosario è l'orazio­ne dei poveri e dei ricchi, dei sapienti e degli igno­ranti; portar via alle anime questa devozione, sa­rebbe come portargli via il pane spirituale di ogni giorno. Il Rosario alimenta la piccola fiamma della fede che ancora non si è spenta del tutto in molte coscienze. Anche per quelle anime che pregano senza meditare, il semplice atto di prendere la corona per pregare è già un ricordo di Dio, del soprannaturale. Il semplice ricordo dei misteri di ogni decade sostiene nelle anime il lucignolo an­cora fumigante. Perciò il demonio gli ha fatto tan­ta guerra! Il peggio è che è riuscito ad illudere e ad ingannare anime piene di responsabilità per la carica che occupano! ... Sono ciechi!... E vogliono appoggiarsi al Concilio e non vedono che il Sacro Concilio ha ordinato che siano conservate le pra­tiche che nel corso degli anni sono state adottate in onore della immacolata Vergine Madre di Dio e che la recita del santo Rosario o di una sua terza parte è una delle principali tra quelle che, tenen­do conto di ciò che è stato ordinato dal Sacro Con­cilio e dal Sommo Pontefice, siamo obbligati a conservare ».

Inutile ricordare qui i ripetuti inviti di Gio­vanni XXIII, di Paolo VI e dell'attuale Papa a mantenere e ravvivare la pratica del Rosario. Pur­troppo più in basso non si è avuto lo stesso sen­timento e il Rosario è in disuso, spesso è appena tollerato. Per Lucia di Fatima la cosa è di un'e­strema gravità perché la Madonna ha condiziona­to la pace alla conversione dei popoli e la conver­sione è frutto di un ripensamento dei misteri di­vini. Per facilitare a tutti tale ripensamento la Vergine ha raccomandato il Rosario, ma forse questa Celeste Signora non ha frequentato i mo­dernissimi corsi di pastorale post-conciliare.

Fatto sta che le Chiese e le famiglie cattoliche in cui si recita il Rosario sono ormai poche. Anche per questo il messaggio della Madonna di Fatima sarebbe un rimprovero per molti sacerdoti dediti ad altre occupazioni da loro giudicate più impor­tanti. E perciò essi della Madonna di Fatima non parlano.

Il terzo motivo d'imbarazzo è dato dal fatto che le profezie di Fatima fanno perno sul comuni­smo. La Madonna di Fatima ha parlato insistente­mente del comunismo, della sua ideologia mate­rialistica e ateistica, della sua avvolgente e soffo­cante persecuzione, delle guerre che esso avreb­be dappertutto scatenato, e perfino della conver­sione della Russia, ciò che evidentemente presup­pone il crollo del regime sovietico. Tutte queste cose sono troppo scottanti, troppo pericolose e troppo urtanti. Esistono dei preti che sono addi­rittura impegnati a valorizzare il comunismo, a minimizzare i suoi danni, a disporre gli animi alla collaborazione con esso e a cercare rapporti di so­lidarietà con il potere sovietico. Costoro, è ovvio, non possono che volgere le spalle alla Madonna di Fatima: le parole della Madonna sono per loro come il fumo negli occhi perché esse rompono tutte le uova del dialogo.

Il quarto motivo d'imbarazzo proviene dalle inquietanti profezie di Fatima sul Papa. Qui è be­ne che riferisca i termini precisi.

Una volta la piccola Giacinta ebbe una stranis­sima visione che riferì a Lucia in questi termini: « Ho visto il Santo Padre in una casa molto gran­de, in ginocchio, davanti ad un tavolo, colle mani sul viso, mentre piangeva. Fuori della casa c'era molta gente e alcuni gli tiravano sassi, altri imprecavano contro di lui e dicevano molte brutte parole. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per lui! ».

Si trattava d'un visione puramente simbolica? difficile indovinare a quale Papa Giacinta si rife­risse con quelle commosse parole, perché da Pio XI a Giovanni Paolo II tutti i Papi hanno avuto da piangere (anche se i sassi, materialmente, sono stati tirati soltanto contro Paolo VI), ma c'è una rivelazione avuta da Lucia più tardi (ottobre 1940) che si riferisce espressamente a Pio XII. È Cristo stesso a dirgli di pregare per il Papa e di sacrificarsi per lui affinché « il suo cuore non soccomba sotto l'amarezza che l'opprime ». L'ap­parizione però prosegue con toni fatali: « La tri­bolazione continuerà e aumenterà. Punirò le na­zioni dei loro delitti permettendo la guerra, la fame e la persecuzione alla mia Chiesa, che peserà soprattutto sul mio vicario in terra ».

In un altro documento, datato 27 dicembre 1969, Lucia di Fatima si esprime in modo di far intuire che stanno per arrivare giorni di dura pro­va, raccomandando « fede salda in Dio e nella sua Chiesa e nei rappresentanti che rimangono uniti al capo supremo che è il Papa »; quasi che stia per venire l'ora di discernere fra veri e falsi « rappre­sentanti », in base al criterio che per un cattolico è decisivo: la comunione col Pontefice Romano. Tutto ciò è molto imbarazzante, specialmente oggi. Voi capite benissimo: il Papa fa una encicli­ca sull'eucaristia e subito dei sacerdoti gli dicono che è un ignorante; il Papa fa un'enciclica per difendere la vita e confermare tra l'altro la con­danna degli anticoncezionali e subito dei vescovi si affannano a ingarbugliare il discorso arrampi­candosi sui vetri di sofismi profani; il Papa ordina di correggere gli errori del catechismo olandese e i vescovi d'Olanda non danno retta; ecc. ecc. ecc. perfino in Roma ci sono stati preti che di fat­to si sono messi contro il Papa. Ancora oggi que­sto accade. L'avversione di vari preti contro Gio­vanni Paolo II e il suo insegnamento è evidente. Come volete che tutti costoro possano parlare di Fatima che li ha smascherati e bollati con tanta precisione? Si danno piuttosto all'ippica che alla devozione della Madonna di Fatima.

Il quinto motivo d'imbarazzo, ancora più deli­cato, è presto detto.

La Madonna di Fatima ha raccomandato una devozione con modalità inequivocabili tra le quali risulta la comunione eucaristica per cinque sa­bati. La Madonna ha connesso a questa pratica una promessa commovente: a coloro che, con le debite disposizioni, si comunicheranno nel giorno che la Chiesa le ha dedicato, ossia il sabato, e questo con devota insistenza per cinque volte, all'inizio del mese (ossia il primo sabato di ogni mese per cinque mesi) la Madonna promette di non far mancare i mezzi di grazia nel momento della morte.

Permettetemi di spiegare il significato di que­sta celeste raccomandazione.

La devozione al Cuore di Maria mira a solleci­tare l'espiazione dei peccati, ma specialmente quei peccati che - più degli altri - inducono ad oscu­rare la solidarietà che vige nella comunione dei santi. Fra questi peccati hanno conseguenze par­ticolarmente negative quelli relativi al miscono­scimento o al disprezzo della missione ecclesiale della Vergine Maria. Nel corpo corrotto dell'uma­nità la Vergine Maria è l'unico punto non inqui­nato, attraverso il quale ci viene il Salvatore e passa la speranza di costruire il regno: l'offesa a Lei è veramente un suicidio.

Per questo il Cielo ha voluto attirare l'attenzio­ne degli uomini su cinque specifiche forme di questo blasfemo autolesionismo, elencate dalla veggente di Fatima in un importante documento firmato il 12 giugno 1930. Esse sono: 1) la ne­gazione dell'immacolata concezione di Maria; 2) la negazione della perpetua verginità di Maria; 3) la negazione delle vere dimensioni della ma­ternità di Maria; 4) la negazione del valore del­la devozione a Maria; 5) il diretto disprezzo di questa devozione. A queste cinque forme di em­pio autodanneggiamento, i fedeli sono invitati a dare puntuale replica ribadendo la loro incondi-

zionata devozione al cuore della Vergine Madre, modello perfetto della creatura redenta in per­fetta comunione con Dio e con gli uomini.

Purtroppo questa raccomandazione della Ver­gine s'imbatte oggi in tre ostacoli:

1) non mancano sacerdoti che hanno svuotato i dogmi cattolici sulla Vergine Maria;

2) non mancano sacerdoti che deprezzano il valore sacrificale e anche sacramentale dell'euca­ristia, come anche Giovanni Paolo II ha lamen­tato;

3) non mancano sacerdoti che compromettono le disposizioni richieste per una buona comunio­ne eucaristica, svilendo il sacramento della con­fessione, che definiscono superfluo, che pospon­gono alla psicoanalisi, che sostituiscono con equi­voci riti collettivi in aperto dispregio della disci­plina ecclesiastica.

È evidente che costoro non sono nella linea pa­storale indicata dalla Madonna e perciò non c'è da meravigliarsi se essi di Fatima preferiscono la­varsi le mani, pilatescamente. Le loro idee e i loro strani interessi avanti a tutto!

Naturalmente la Madonna non deflette dalla sua iniziativa per questo. Ella ha anche dei sacer­doti fedeli a cui noi guardiamo con docilità filia­le: ripete ancora oggi sicura: « Finalmente il mio cuore materno trionferà ».



Profezie per l'Europa
La Vergine Maria, nel 1917, apparendo, a Fa­tima, a tre fanciulli (dei quali è tuttora supersti­te Lucia, suora di clausura, in Portogallo) insisté sull'urgente necessità che il genere umano si con­vertisse e imparasse da Lei (ed ecco il simbolo del cuore immacolato di Maria) la retta dispo­sizione verso Dio.

La mancanza di una tale conversione, assicurò la Vergine, avrebbe comportato fatali conseguen­ze; l'adesione al suo materno avvertimento avreb­be segnato l'inizio della salvezza.

La Madonna fece ai piccoli portoghesi da Lei prescelti riferimenti precisi alla situazione storica di questo secolo e alla sorte delle nazioni, in par­ticolare della Russia.

Precisamente, la Madonna rivelò ai bambini che la guerra mondiale che era in corso stava per terminare, ma che se gli uomini non si fossero convertiti ne sarebbe cominciata una peggiore. La Madonna puntualizzò: la seconda guerra mondia­le sarebbe cominciata durante il pontificato di Pio XI. Ecco le precise parole della Madonna: « La notte illuminata da una luce sconosciuta sa­rà il grande segno che Dio sta per punire il mon­do dei suoi crimini... ».

Difatti la notte fra il 25 e il 26 gennaio del 1938 il cielo d'Europa fu rischiarato da una strana luce che chiamarono curiosamente « aurora boreale ». Il 12 marzo successivo Hitler invase l'Austria. Nello stesso anno i nazisti occuparono la regione dei Sudeti. Tutta l'Europa s'incamminò verso la guerra e Hitler firmò con Stalin il patto di ag­gressione e spartizione della Polonia cattolica: l'ultimo « Rubicone » era così oltrepassato.

Vengono qui da considerare, almeno nei ter­mini essenziali, le profezie che riguardavano spe­cificamente alcune nazioni e, prima delle altre, il Portogallo. In data 2 dicembre 1940 Suor Lu­cia scrisse al Santo Padre Pio XII che il Porto­gallo sarebbe stato preservato dalla guerra. Effet­tivamente il Portogallo non fu toccato da violenze straniere e la Spagna, sulla quale incombevano moniti minacciosi dal cielo, fu appena lambita dalle vicende della guerra che ripetutamente tentò di attrarla nel suo vortice suicida. Della Francia, nei documenti di Suor Lucia, si dice espressamen­te che non era compresa nella promessa divina di preservarla dalla guerra. Anche della Germania si profetizza: il 19 marzo 1940 Suor Lucia regi­stra che la nazione tedesca si sarebbe convertita dalla sua falsa strada ma, si scandisce, molto tardi. Il termine di questo evento resta così nel vago.

Nel 1941 Suor Lucia scrive: la salvezza dell'Eu­ropa è in cima ai miei pensieri. Dell'Italia non si dice niente espressamente; si afferma però che anche il Papa avrebbe molto sofferto a causa del­la guerra. Sullo scatenamento di questa, Lucia di Fatima è perentoria: l'ha scatenata la Russia: l'in­fernale meccanismo - insiste - è stato messo in moto nella guerra di Spagna.

Ritorniamo alle apparizioni del 1917. La Ma­donna confidò ai tre pastorelli tre complessi se­greti da rivelare in tempi successivi. Il primo di questi segreti era centrato sull'inferno, il secondo sulla devozione al Cuore di Maria; sul terzo ci fermeremo un'altra volta. Fu nel contesto del primo segreto che la Vergine Maria parlò d'una futura guerra, d'un'aspra persecuzione alla Chiesa e della Russia. La Vergine disse ai bambini che sarebbe venuta a chiedere (cosa davvero sorpren­dente) la consacrazione della Russia al Suo Cuore. Difatti, in una lettera del 29 maggio 1930 (la per­secuzione sovietica era in pieno svolgimento), Lu­cia di Fatima scrive: « ... il buon Dio promette di far cessare la persecuzione in Russia, se il Santo Padre si degnerà di fare, ed ordinare che lo faccia­no pure i vescovi del mondo cattolico, un atto so­lenne e pubblico di riparazione e consacrazione della Russia ai santissimi Cuori di Gesù e di Ma­ria ». La divina richiesta fu ribadita da Lucia in una lettera del 12 giugno 1930.

In uno scritto del 21 gennaio 1935 (la Russia si era ormai volta verso l'Europa) Lucia precisa: « Tre anni fa Nostro Signore era abbastanza dispiaciuto perché non si dava retta alla sua richie­sta ». Il 18 maggio 1936 (esplodeva la rivoluzio­ne di Spagna) Lucia scrive: « Mi pare che se il Santo Padre facesse adesso la consacrazione No­stro Signore l'accetterebbe e compirebbe la sua promessa ». La veggente confida questo partico­lare: durante l'apparizione che le ordinava di far­si mediatrice della richiesta consacrazione, la po­vera suora, sgomenta, obbiettò: « Mio Dio, il Santo Padre non mi crederà se Voi stesso non lo muovete con una ispirazione speciale ». La ri­sposta del Signore fu la seguente: « Il Santo Pa­dre! Prega, prega molto per il Santo Padre! Lui la farà, ma sarà tardi. Eppure il Cuore Immaco­lato di Maria deve salvare la Russia. È affidata a Lei ».

All'improvviso (1939) Pio XI morì. Il 21 gen­naio 1940 (la guerra divampava per l'Europa) Lucia scrive: « Mi dispiace che, nonostante l'ispi­razione dello Spirito Santo, si sia lasciata sfuggi­re un'occasione. Anche Nostro Signore si lamen­ta di ciò. Per questo atto Egli avrebbe risparmiato al mondo il flagello della guerra che dalla Spa­gna la Russia sta scatenando tra le nazioni... l'ho detto in termini abbastanza chiari. Dio voglia che si avvicini questo momento. Dio è così buono che è sempre disposto ad agire verso di noi con mi­sericordia. È dunque volontà di Dio che si rinno­vi la richiesta alla Santa Sede ».

24 aprile 1940: « Dio è disgustato a volte non solo dei grandi peccati, ma anche della nostra svogliatezza e negligenza nel dire sì alle sue ri­chieste... Lui ha ragione. Sono molti i delitti, ma soprattutto adesso è molto maggiore la negligen­za delle anime da cui Egli sperava ardore nel suo servizio ».

10 giugno 1940: l'Italia entra in guerra. 15 lu­glio 1940: Lucia scrive: « Quanto alla consacra­zione della Russia al Cuore Immacolato di Maria essa non è stata fatta nel mese di maggio come lei si aspettava. Sarà fatta senz'altro, ma non subito... Mi dispiace immensamente che non sia stata fat­ta. Frattanto molte anime vanno perdute!... ». 18 agosto 1940: « Penso che è una cosa gradita a Nostro Signore che ci sia qualcuno che s'inte­ressi presso il Suo Vicario in terra per la realizza­zione dei suoi desideri. Ma il Santo Padre non lo farà subito. Dubita dell'autenticità dei fatti e ha ragione. Il nostro buon Dio potrebbe, per mezzo di qualche prodigio, far vedere chiaramente che è Lui che lo vuole. Ma... la prova che ci concede è la protezione speciale dell'Immacolato Cuore di Maria sul Portogallo, per riguardo alla consacra­zione che i vescovi Le hanno fatto... Mi fa tanta compassione il Santo Padre e supplico molto, con orazioni e sacrifici, per Sua Santità... ».

Nell'ottobre del 1940 Lucia ricevette dal suo vescovo l'ordine di esporre direttamente al Papa Pio XII, per iscritto, la divina richiesta. La po­vera suora ricapitolò i fatti per « rinnovare una richiesta che varie volte è già stata portata ai pie­di della Santità Vostra e, prima, a Sua Santità Pio XI... » e afferma: « Nel 1929 la Madonna mi disse: È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i ve­scovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato. Dio promette così di sal­varla ».

Lucia così prosegue: « Santissimo Padre! Il no­stro buon Dio, in varie comunicazioni intime, non ha cessato di insistere in questa richiesta, promettendo ultimamente, se la Santità Vostra si degna consacrare il mondo all'immacolato Cuo­re di Maria, con menzione speciale della Russia, di abbreviare i giorni della tribolazione, con cui ha stabilito di punire il mondo per i suoi delitti permettendo la guerra, la fame e la persecuzione alla Chiesa e alla Santità Vostra... Nostro Signo­re promette, per riguardo alla consacrazione che gli ecc.mi prelati portoghesi hanno fatto all'im­macolato Cuore di Maria, una protezione specia­le alla nostra piccola nazione; e che questa prote­zione sarà la prova delle grazie che avrebbe con­cesso alle altre nazioni, se come questa Le fos­sero state consacrate. Mi pare, santissimo Padre, che non mi sbaglio, perché Dio si fa sentire così presente nella mia anima, che non mi è possibile dubitare ».

In una memoria firmata il 24 aprile 1941, Lu­cia scrive che il Signore, in una comunicazione intima, si era lamentato in questi termini: « Non hanno voluto prendere in considerazione la mia richiesta. Come il re di Francia. Se ne pentiranno e quando la faranno, sarà tardi. La Russia avrà già diffuso i suoi errori nel mondo provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire ».

In una memoria richiestale dall'Autorità Ec­clesiastica e firmata il 31 agosto 1941 Lucia di Fatima afferma che la Madonna le aveva assicu­rato: « Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace ».

Il 31 ottobre 1942 Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Egli non menzio­nò esplicitamente la Russia, sebbene ne facesse trasparente allusione con questa frase della strug­gente preghiera di consacrazione da lui composta: « Ai popoli separati dall'errore e dalla discordia, principalmente a quelli che hanno per Voi una singolare devozione, dove non c'era casa che non possedesse una Vostra icone (oggi, forse, nasco­sta e riservata a tempi migliori), date pace e ri­conduceteli all'unico ovile di Cristo sotto l'unico Pastore ».

I termini della richiesta divina erano ben di­versi. Lucia commentò il fatto di questa consa­crazione nei seguenti termini (lettera del 4 mag­gio 1943): « Dio promette la fine della guerra tra poco in riguardo dell'atto che Sua Santità si è degnato di fare, ma siccome è stato incompleto, la conversione della Russia è rimandata a più tardi ».

Solamente al culmine della tirannia staliniana, il 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, Pio XII adempi al suo dovere di consacrare la Russia al Cuore di Maria. Ecco le sue parole: « Noi, affinché le nostre e vostre fervorose preci siano più facilmente ascoltate e per dare una pro­va singolare del nostro affetto, così come alcuni anni fa abbiamo consacrato tutto il genere umano al Cuore Immacolato della Vergine Madre di Dio, così anche ora, in forma specialissima, dedichia­mo e consacriamo tutti i popoli della Russia allo stesso Cuore Immacolato ».

Quest'atto, però, era compiuto da Pio XII sol­tanto, non in manifesta unione coi vescovi, come gli era stato richiesto. Soltanto due anni più tardi proclamò, con atto solenne: « Con la nostra auto­rità apostolica decretiamo e instituiamo la festa di Maria Regina, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo, nel giorno 31 maggio. Ordiniamo con pari autorità che nello stesso giorno si rinnovi la consacrazione del genere umano al suo Cuore Immacolato ». Questa volta i vescovi erano coinvolti. Stalin morì, l'impero sovietico scricchiolò, i vescovi però non rinnovarono solennemente ed unanimemente la consacrazione loro comandata. La Russia si convertirà? Più tardi.

Giovanni Paolo II va in Polonia, lì consacra il suo popolo alla Vergine e pronuncia discorsi sor­prendenti sulle vie che conducono ad Oriente. Intanto la Russia preme sulla Polonia minacciosa­mente, schiera sul confine europeo del suo im­pero centinaia di missili con testata atomica e af­fida ai suoi generali tremende armi chimiche e batteriologiche.

Paolo VI a Fatima prese nella sua la mano di Suor Lucia e la innalzò davanti al mondo come un trofeo. In quel momento mi parvero ravvivarsi le parole della Vergine alla Cueva d'Iria: « Final­mente il mio Cuore materno trionferà ».



I segreti di Fatima
C'è un problema che richiede ponderazione da parte di tutti: il problema dei segreti di Fa­tima.

Le apparizioni non cominciarono, propriamen­te, nel 1917, bensì nel 1915. La prima apparizio­ne della Madonna, verificatasi il 13 maggio 1917 era stata preparata da altre visioni in cui ai pasto­relli apparve e parlò un Angelo. La prima appari­zione dell'Angelo è, appunto, del 1915.

L'Angelo affascinò i bambini con l'idea dell'e­spiazione e Lucia capì immediatamente che si trattava di un'idea molto delicata. Racconta, in­fatti, in una sua memoria: « Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto ». I due bambini più piccoli obbedirono alla più grande fino al 1917, quando intervenne l'apparizione della Madonna. Beninteso. Anche questa volta Lucia prese subito l'iniziativa di proporre il ri­serbo. Racconta, infatti, in una sua memoria: « Le parole della Santissima Vergine che decidemmo di non rivelare sono: Volete offrirvi a Dio per espiare i peccati e chiedere la conversione dei pec­catori? ».

« Fu Giacinta » - precisa Lucia - « che, non potendo tenere per sé tanta gioia (a causa della bellezza della Signora), ruppe il nostro accordo di non dir niente a nessuno ».

Mi sia permesso avanzare due ipotesi per spie­gare il riserbo prudenziale di Lucia.

1) Forse un motivo della decisione di mante­nere il segreto è stato la rivelazione che non c'era nessuno disposto ad offrirsi in espiazione dei pec­cati. Sottolineo che questo impressionante lamento del cielo si trova ribadito in una rivelazione avuta da Lucia nel 1925. Questa cognizione doveva ren­dere i bambini, e specialmente Lucia, molto circo­spetti, quasi che essi fossero in anticipo avvisati, in qualche modo, che la gente aveva ben altri pensieri che i loro e che, pertanto, le eventuali indagini della gente non potevano promettere niente di buono. Per quanto mi riguarda mi sono soffermato pensoso su questa annotazione di Lu­cia: « In particolare il signor priore si lamentava che noi sfuggivamo soprattutto i sacerdoti. Era esatto, il reverendo aveva ragione. Anche perché erano soprattutto i sacerdoti che c'interrogavano, reinterrogavano e ricominciavano ad interrogare. Quando ci vedevamo alla presenza di un sacerdo­te, ci preparavamo per offrire a Dio uno dei no­stri maggiori sacrifici ». Tanta arroganza indaga­trice dei sacerdoti non tradiva forse in loro una profonda dissonanza spirituale?

2) La seconda ipotesi esplicativa appare meno discutibile. Risulta chiaro, infatti, dagli scritti di Suor Lucia, ch'essa voleva evitare curiosità indebite sulla propria intimità spirituale. Tre volte l'autorità ecclesiastica locale le ha ordinato di ri­velare dettagliatamente per iscritto tutto quanto si riferisce alle sue visioni.

Nella prima relazione, però, si legge: « Eccel­lenza reverendissima, nonostante la mia buona volontà nell'ubbidire, mi permetta di conservare il segreto su alcune cose che, per il fatto che si ri­feriscono anche a me, vorrei che fossero lette solo alle soglie dell'eternità ». E anche dalla seconda: dalla terza relazione si può dedurre che la cara suorina non vuotava affatto il sacco per intero. Nella quarta memoria troviamo finalmente scrit­te queste parole: « Mi pare, eccellenza reveren­dissima, di aver scritto tutto quello che V. E. mi ha comandato. Fino ad ora avevo fatto tutto il possibile per nascondere quello che le apparizioni della Madonna a Cova da Iria avevano di più strettamente personale. Tutte le volte che mi sono vista costretta a parlarne, ho cercato di sfiorarle appena, per non scoprire ciò che io tanto deside­ravo tenere riservato. Ma adesso l'obbedienza mi ha obbligato a questo ed eccolo! E io resto come uno scheletro che, spoglio di tutto e perfino della vita stessa, è messo al Museo nazionale a ricorda­re ai visitatori le miserie e il nulla di tutto quello che passa. Così, spogliata, resterò nel museo del mondo, ricordando però a quelli che passano, non la miseria e il nulla, ma la grandezza delle divine misericordie ».

Parole bellissime, perfino commoventi, ma non da prendere come esaustive, perché suor Lucia ha avuto dopo il 1923 molte visioni e almeno alcune di queste sono ben connesse con le precedenti della Cova di Iria, ma nessuno le ha fatto obbligo di rivelarle. Per esempio, in un appunto riservato che riguardava una visione dell'anno 1929, con­cernente il mistero della Santissima Trinità, Suor Lucia annota che non le è permesso di parlarne.

È interessante notare che Suor Lucia, ufficial­mente interrogata dall'autorità ecclesiastica, sot­to giuramento di dire tutta la verità, si guardò bene di rivelare per intero tutti i suoi segreti, com'essa spiega candidamente nella sua quarta relazione scritta. Nella quale, peraltro, si leggono ancora queste parole: « Tranne una parte del se­greto che per ora non mi è permesso di rivelare, dirò tutto ».

Questi rilievi, però, riguardano in maniera pre­ponderante il riserbo personale dei tre fanciulli e specialmente di Lucia, non i famosi tre segreti di Fatima.

Consta con certezza, infatti, che dopo l'autono­ma decisione di mantenere celata la rivelazione della Vergine, fu la Vergine stessa a comandare il segreto per alcuni aspetti speciali del messaggio. Il segreto era comandato in maniera non assoIuta, bensì limitata e condizionata, e comprende­va tre parti.

La prima parte fa perno sulla visione dell'in­ferno.

I bambini videro un orribile mare di fuoco: le fiamme uscivano dagli esseri umani colà immer­si e « cadevano da tutte le parti, simili alle faville che cadono nei grandi incendi senza peso né equi­librio ».

Nella sua terza relazione Lucia si scusa, di aver mantenuto il segreto su questo argomento, nei se­guenti termini: « Può darsi che alcuni pensino che avrei dovuto manifestare queste cose da pa­recchio, perché a loro parere esse avrebbero avuto in questo modo un valore maggiore. E sarebbe così se Dio avesse voluto presentarmi al mondo come profeta. Ma io credo che non fu questa l'in­tenzione di Dio quando mi manifestava tutte que­ste cose. Se così fosse, io penso che, nel 1917 in­vece di ordinarmi di stare zitta, ordine che fu con­fermato da coloro che lo rappresentavano, mi avrebbe piuttosto ordinato di parlare. Io credo, insomma, che Dio ha voluto soltanto servirsi di me per ricordare al mondo che è necessario evitare il peccato e riparare le offese fatte a Dio con l'o­razione e la penitenza. E dove avrei potuto na­scondermi per non rispondere alle innumerevoli domande che a proposito dell'inferno e del resto mi sarebbero state fatte? Ancora adesso ho dei timori, al pensiero di quello che potrà succedere. E confesso che la ripugnanza a manifestarlo è tale che, anche se ho davanti a me la lettera in cui V. E. mi ordina di prendere nota di tutto ciò che mi possa ricordare e anche se sento interiormente che questa è l'ora voluta da Dio per farlo, sono indecisa, in un vero conflitto, se consegnare lo scritto o bruciarlo. Non so ancora quale parte vin­cerà. Sarà quel che Dio vorrà. Il silenzio è stato per me una grande grazia. Che cosa sarebbe suc­cesso se avessi parlato dell'inferno? Non trovan­do le parole giuste, che esprimano la realtà (in­fatti quello che dico io è niente, dà solo una palli­da idea), avrei detto ora una cosa, ora un'altra, volendomi spiegare senza riuscirci. Avrei causato, così, forse, una tale confusione d'idee, da poter anche rovinare, chissà, l'opera di Dio ».

In connessione con la spaventosa visione del­l'inferno (13 luglio 1917) la Madonna dette al­cune spiegazioni centrate sulla desiderata con­versione della Russia e sulla crisi della Chiesa; poi aggiunse: « Questo non lo direte a nessuno ». Dunque, fin dalla seconda apparizione della Ma­donna i fanciulli ebbero l'ordine di tacere su un punto particolare della rivelazione.

Nella minuta scritta da Lucia per la prima let­tera a Pio XII si legge: « Fino al 1926 la consa­crazione della Russia passò sotto silenzio per espressa volontà della nostra buona Madre del

Cielo ». Viene così ulteriormente precisato l'am­bito del segreto imposto dalla Vergine sul messag­gio connesso con la visione dell'inferno.

Nella terza relazione scritta, del 31 agosto 1941, Lucia puntualizza: « Il segreto mi pare di poterlo dire perché ormai il cielo mi ha dato il permesso ». Con queste parole Lucia trasmetteva all'autorità ecclesiastica il permesso di rendere pubblico ciò che fin allora era restato segreto. E difatti nel 1942 il card. Schuster divulgò la parte che concerne le responsabilità della Russia nel contemporaneo dilaniamento generale dell'umani­tà. Si tratta del primo segreto.

La seconda parte del segreto di Fatima, invece, si riferisce alla devozione verso il Cuore Imma­colato di Maria, indicata come il rimedio agli at­tuali mali del mondo. Connessa con questa rive­lazione fu la visione che i bambini ebbero del Pontefice Romano, da loro contemplato isolato, in lacrime, attorniato da malvagi e da violenti, co­me riferisce Lucia nella sua terza relazione scritta.

Quando Giovanni Paolo II cadde nel sangue il 13 maggio u.s. mi venne spontaneo pensare: il Papa della totale consacrazione alla Madonna si è forse offerto vittima d'espiazione.

E la terza parte? Del famoso terzo segreto di Fatima parleremo nel prossimo capitolo, che sarà anche l'ultimo.

L'ansia e la trepidazione, relative a questo terzo segreto, però, non possono ora - e non po­tranno domani - prevalere sulla sovrana pro­messa: « Finalmente il mio cuore materno trion­ferà ».



Il terzo segreto
I primi due segreti furono svelati nel 1941, come abbiamo ricordato nel precedente capitolo. Suor Lucia depositò il contenuto del terzo segre­to in uno scritto per il Papa che fu consegnato nel 1944 alla nunziatura di Lisbona. Suor Lucia pre­cisò che il plico non doveva esser aperto prima del 1960. Data la clausola della veggente, solo do­po la morte di Papa Pacelli, il messaggio su ri­chiesta ufficiale fu portato a Giovanni XXIII il quale, alla presenza del Card. Ottaviani, lo aprì, lo lesse, lo richiuse, lo sigillò e ordinò che fosse riposto.

Però il card. Ottaviani rivelò altre due circo­stanze importanti: la prima è che anche il Papa Paolo VI ha letto il messaggio; la seconda è che l'ha letto anche lui, il cardinale Ottaviani. Citia­mo letteralmente le parole ch'egli pronunciò in pubblico l'11 febbraio 1967:

« Io ho avuto la grazia di leggere il testo del segreto ».

Non basta: il molto discusso mensile « Sì Sì No No » rivelò che una terza persona, alla pre­senza di Paolo VI, ha letto il messaggio che dove­va restare segreto solo fino al 1960. Né Paolo VI, né il Cardinale Ottaviani, né questa terza persona hanno mai formalmente rivelato al pubblico il con­tenuto del famoso terzo segreto, tuttavia:

1) Paolo VI, pellegrino a Fatima nel 1967, vi tenne un discorso diffuso in tutto il mondo che evi­denzia tre elementi interessanti;

2) il card. Ottaviani, nel discorso pubblico cui abbiamo or ora accennato, insistette sui medesimi tre significativi temi;

3) il periodico « Sì Sì No No », evidentemente non ignaro della terza persona che è a conoscenza del segreto, ribadisce i medesimi tre temi. Inoltre:

4) Mentre il plico segreto veniva recapitato nel­le mani di Giovanni XXIII Suor Lucia di Fatima affidava direttamente ad un illustre gesuita un messaggio da divulgare al pubblico nel quale ven­gono sottolineati, ma con un vigore tutto parti­colare, quei medesimi tre temi sui quali successi­vamente Paolo VI, il Card. Ottaviani e presumi­bilmente l'altro personaggio hanno attirato l'at­tenzione del pubblico;

5) qualche mese dopo l'elezione di Paolo VI un giornale di Stuttgard pubblicò uno « strano » documento presentandolo come una indiscrezio­ne diplomatica: si sarebbe trattato di una comu­nicazione confidenziale della Santa Sede ai governi di alcune tra le principali potenze del mondo al tempo della crisi di Cuba, durante il pontificato di Giovanni XXIII: in sostanza il contenuto di questo documento riporterebbe il famoso terzo segreto di Fatima: la versione dell'indiscrezione diplomatica non è apparsa credibile, però « stra­namente » il documento insiste sui medesimi tre temi, cui stiamo facendo riferimento.

Non mi sembrò casuale che un mese prima che Paolo VI si recasse a Fatima questo stesso « stra­no » documento pseudo diplomatico venisse ri­pubblicato dallo Specchio senza provocare la mi­nima smentita.

Nel 1977, ricorrendo il decennale della vi­sita di Paolo VI a Fatima, la Radio Vaticana fece un accenno a questa presunta indiscrezione ormai ampiamente diffusa confermando tuttavia che il suo contenuto non era stato smentito.

Quali sono questi tre temi significativi?

Essi sono tre beni sommi, minacciati da tre gra­vissimi pericoli:

1) la fedeltà della Chiesa, minacciata dalla ete­rodossia;

2) l'unità della Chiesa, minacciata dalla per­secuzione;

3) la pace, anzi la vita, del mondo, minacciate dalla guerra, anzi dallo sterminio.

Il primo tema, la fedeltà alla Chiesa, è al pri­mo posto nel discorso di Paolo VI a Fatima. Egli disse espressamente che la prima intenzione del suo pellegrinaggio penitenziale era proprio que­sta: implorare che la Chiesa fosse preservata da deviazioni dottrinali, aggiungendo che questo pe­ricolo appariva incombente nelle tentazioni del post-concilio. Il Card Ottavíani dice che il segre­to è profetico ed è di particolare importanza per il Papa cui è precisamente destinato: e perché mai, aggiungiamo noi, se non per la ragione che il Papa è il Pastore dei Pastori che deve garantire l'unità della fede ecclesiastica? Ora dobbiaro ri­cordare che cinque anni dopo il suo discorso a Fa­tima, Paolo VI, custode ufficiale dell'ortodossia della Chiesa, confessò al mondo che il fumo di Satana, com'egli lo chiamò, era effettivamente pe­netrato nella Chiesa riuscendo ad annebbiare gli occhi di molti, né si può dire che nel 1981, 9 an­ni dopo questa confessione papale, la situazione sia migliorata. Ma ciò che, nel 1958, disse Suor Lucia al sopra accennato P. Fuentes, postulatore della causa di beatificazione dei due veggenti fati­miti defunti, è addirittura sbalorditivo, riguardo al declino dello spirito ecclesiastico e della fedel­ta della Chiesa e, specialmente, dei sacerdoti e dei religiosi. Il messaggio affidato al P. Fuentes, pubblicato in Italia nella rivista « L'Immacola­ta », numero di gennaio-febbraio 1959, in concomitanza della decisione di Giovanni XXIII di ri­porre nuovamente il segreto, mette espressamente in rilievo che la battaglia decisiva del male con­tro il bene sarebbe stata combattuta sul campo delle vocazioni di speciale consacrazione: la even­tuale caduta dei sacerdoti e dei religiosi sarebbe stata decisiva. A distanza di più di vent'anni da quelle parole si registra una generale decadenza del costume ecclesiastico, del costume morale e religioso del popolo cattolico e una preoccupan­te discesa delle vocazioni di speciale consacrazio­ne, senza che per adesso siano intervenuti segni persuasivi d'un cambiamento di rotta. Ma anche la famosa « indiscrezione » pubblicata dal Neue Europe (15 ottobre 1963), ripresa da « Lo spec­chio » il 14 aprile 1967, mette in rilievo, princi­palmente, il crescente offuscamento della Chiesa, anche a livello gerarchico.

Il secondo tema del discorso di Paolo VI a Fa­tima, l'unità della Chiesa minacciata dalla perse­cuzione, fu espresso in questi termini: « Questo pensiero (della fedeltà e dell'unità della Chiesa)... porta in questo momento il nostro ricordo a quei paesi in cui la libertà religiosa è praticamente op­pressa e dove è promossa la negazione di Dio ».

Nel suo discorso il Card. Ottaviani conferma espressamente il rapporto esistente fra il messag­gio di Fatima e la persecuzione contro la Chiesa e la religione. Lucia di Fatima disse al P. Fuentes: « Nazioni senza Dio saranno il flagello scelto da Dio per il castigo dell'empietà », insinuando che la persecuzione antireligiosa è meritata. Il testo della indiscrezione è nella stessa linea, ma con un linguaggio più apocalittico: la persecu­zione è solo un flagello, l'assaggio di un castigo ancor più orribile, se non interverrà, tempestiva, la conversione richiesta.

Il terzo tema, la minaccia di una guerra ster­minatrice, è trattato da Paolo VI, nel discorso di Fatima, con toni particolarmente accorati: « Noi diciamo: il mondo è in pericolo. Perciò noi siamo venuti ai piedi della Regina della Pace a doman­darle come dono che solo Dio può dare, la pace... Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest'ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione... Il qua­dro del mondo e dei suoi destini qui si presenta immenso e drammatico. È il quadro che la Ma­donna ci apre davanti, il quadro che contemplia­mo con occhi esterrefatti ».

Più freddo e sorvegliato, ma confermativo, il Card. Ottaviani: « La Madonna Santissima ci aveva esortati a preghiera e penitenza per evitare quelle sanzioni... previste per un mondo che cor­risponde così male ai doni della grazia ». Invece Suor Lucia di Fatima si è espressa con sconcer­tante durezza nel suo colloquio con P. Fuentes: « Intere nazioni spariranno dalla faccia della terra ». E il testo della accennata indiscrezione mai smentita precisa: lo scatenamento d'un cataclisma bellico e naturale senza paragoni è previsto pro­prio per quest'ultimo scorcio di secolo (e il tono dell'insieme sembra non far assegnamento sulla penitenza che ottiene salvezza).

Mi pare, pertanto, di non essere azzardato se, in base a queste significative convergenze, con­cludo così:

Primo: il terzo segreto non è stato formalmente pubblicato ma è stato sostanzialmente svelato. Secondo: esso riguarda, prima di tutto, la crisi dottrinale e morale della Chiesa post-concilia­re. La Chiesa in crisi richiama su di sé la per­secuzione purificatrice e non trattiene la fra­na spirituale e sociale dell'umanità che porta alle ultime imminenti conseguenze autodi­struttive.

Mi sembra che questa conclusione sia doppia­mente confermata.

La prima conferma è l'analisi del testo nel qua­le Lucia svela le prime due parti del segreto. Do­po aver profetizzato la seconda guerra mondiale e la persecuzione comunista, la Madonna, riferi­sce Lucia, disse: « Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mon­do un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede; ecc.... questo non lo direte a nessuno ». Tale predilezione sull'orto­dossia del Portogallo, seguita da quello strano eccetera è evidentemente l'inizio d'un discorso sulla crisi dell'ortodossia nelle nazioni cattoliche, da cui è preservato, eccezionalmente, il Portogal­lo e questo è il discorso che resta sotto segreto: questo - dice la Madonna - non lo direte a nessuno. Dunque il testo del segreto riguarda so­prattutto la Chiesa, la fedeltà della Chiesa, e su­bordinatamente la pace del mondo, in quanto una Chiesa decaduta e corrotta non può arrestare l'in­vadenza del materialismo comunista che, secondo Lucia, è l'attizzatore della guerra mondiale (a par­tire dalla tragedia spagnola del 1936, iniziatasi con l'assassinio del sindacalista cattolico Calvo So­telo) ed è giunto ormai ad intossicare tutte le nazioni del mondo.

La seconda conferma viene da un gesuita che non è esagerato definire una autorità in questi problemi: egli conosce alla perfezione tutta la documentazione esistente su Fatima, è anzi il cu­ratore di varie edizioni della medesima documen­tazione: il P. Antonio Maria Martins. Egli affer­ma in modo categorico che il terzo segreto fa per­no sulla crisi della Chiesa.

Certo la crisi interna della Chiesa è evidente; ha investito tutti i gradi della gerarchia arrivando fino agli ultimi gradini delle suore e dei seminaristi. Non ci è dato sapere quanto spazio ci sia an­cora concesso per la nostra penitenza. Questo re­sta un segreto per tutti.

E c'è ancora un ultimo segreto. Dal maggio all'ottobre del 1917 si verificarono solo sei visio­ni alla Cueva da Iria, mentre la Madonna parla di sette visioni. Ecco le parole che la Vergine disse il 13 maggio 1917: « Vi chiedo di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora (mezzogiorno) e vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta ».

Ma dopo il 13 ottobre del 1917 non ci sono state più visioni alla Cueva da Iria. Voglia il cielo che qualcuno di noi possa esser presente alla set­tima apparizione della Madonna di Fatima, per­ché quella sarà certamente la luminosa verifica della più sublime profezia: « Finalmente il mio cuore materno trionferà ».



Auspicio conclusivo
È annunciato, per il 1982, un viaggio del Santo Padre nella penisola iberica.

Non è azzardato sperare che il Papa si rechi, per l'occasione, anche a Fatima.

Vi porterà la rosa sanguigna fiorita il 13 mag­gio 1981 sulla Piazza di San Pietro, vi porterà il cesto di mistiche rose che anime buone e generose di ogni parte del mondo connettono giorno per giorno con inenarrabili sacrifici, vi porterà il no­stro cuore purificato e dirà: TOTUS TUUS.

DON ENNIO INNOCENTI - EDITRICE « IL CARROCCIO » - VIGODARZERE (PADOVA)



Presentazione
Corre voce che l'attentato al Papa sia stato pro­fetizzato. Tali profezie sarebbero state varie ma anche variamente attendibili. Fra le più degne di attenzione quattro meritano una segnalazione.

La prima è di San Giovanni Bosco, che nel maggio 1862 ebbe la visione d'un papa colpito gravemente dalla violenza nemica. Questa pro­fezia appare troppo lontana e generica, ma effetti­vamente l'unica situazione che verifica la visione di don Bosco è proprio quella cui abbiamo assi­stito.

La seconda è Suor Elena Aiello, detta la mona­ca santa, originaria di Cosenza, benemerita fonda­trice d'una congregazione di suore e sopraffatta da fenomeni mistici veramente impressionanti. Costei profetizzò eventi importantissimi effettiva­mente verificatisi e, dopo l'ultima guerra, « vide » anche un attentato compiuto presso le scalinate di San Pietro contro un Papa, non identificato però. Nel raccontare la sanguinosa scena, essa afferma che la Madonna avrebbe preservato la vita del Pontefice. Questa profezia impressiona per la pros­simità dell'evento predetto, ma - come ho già rilevato - il Pontefice vittima dell'agguato non viene identificato.

C'è un'altra donna meridionale protagonista di fenomeni mistici analoghi a quelli sofferti da Suor Elena Aiello. Si chiama Teresa Musco, casertana, morta nel 1976. Anche questa mistica, distintasi per aver trasmesso severissimi giudizi sul clero, i vescovi e l'alta gerarchia della Chiesa attuale, ebbe l'annuncio che ci sarebbe stato il tentativo di ammazzare il Papa, ma Teresa Musco non dice quale.

Infine Padre Pio da Pietrelcina, il famoso stig­matizzato del Gargano, avrebbe fatto un'altra pro­fezia e questa sarebbe la più inequivocabile. Ne parla il famoso giornalista inglese Peter Nichols nel suo libro « Le divisioni del Papa » e di qui attinta, il 18 maggio u.s., dal direttore della « Gaz­zetta del Mezzogiorno », Giacovazzo, in questi termini: « Nel lontano 1947... un giovane polac­co, da poco ordinato sacerdote, salì sul Gargano al convento di S. Giovanni Rotondo per incontra­re Padre Pio da Pietrelcina, dalla cui voce quel giovane, Karol Wojtyla, avrebbe avuto l'annuncio che sarebbe diventato Papa ma dopo breve tempo sarebbe stato colpito da una sanguinaria violen­za ». Nonostante la serietà del giornalista inglese, non avrei dato credito a questa notizia se non mi fosse stata confermata da fonti diverse ed atten­dibili.

Com'è noto l'attentato al Papa Giovanni Paolo II è parzialmente riuscito in Piazza S. Pietro il 13 maggio u.s., giorno sacro alla memoria della Vergine di Fatima. Precedentemente erano falliti al­meno altri due attentati, uno in Pakistan e uno nelle Filippine. Non pochi osservatori ritengono che la volontà di colpire il Pontefice sia stata de­terminata da un complotto internazionale. La cosa più impressionante di tutte è che proprio il 13 maggio 1917 la Vergine di Fatima parlò d'una tra­gedia che avrebbe coinvolto tutte le nazioni del mondo. Tuttavia, essa aggiunse, alla fine il mio cuore materno trionferà.

Dunque: il 13 maggio 1917 la Madonna a Fa­tima ammonisce su una dura prova che incombe sulla Chiesa e sull'umanità e il 13 maggio 1981 la violenza sanguinaria si scaglia contro il Ponte­fice Romano.

Questo fatto è forse il preannuncio che la pro­fezia sta per verificarsi?

Pochi mesi prima dell'attentato di Piazza San Pietro il Papa Giovanni Paolo II è stato in visita in Germania. Ebbene: sembra che durante quella visita il Papa abbia confidato pensieri e valuta­zioni d'estrema gravità.

La rivista tedesca « Stimme des Glaubens » (fascicolo 10/81) riferisce che a Fulda, in una cerchia ristretta di persone, vennero poste a Gio­vanni Paolo II varie domande.

Uno dei presenti ebbe cura di stendere, subito dopo l'incontro, un « verbale » e la precitata rivista afferma di conoscere l'estensore e di posse­dere l'autenticazione del documento.

Pubblica, inoltre, un estratto del documento nel quale leggiamo due domande-risposte che toccano davvero l'animo.

Ecco i due passi:

« Che ne è del terzo segreto di Fatima? Non doveva essere pubblicato già nel 1960? ».

Il Santo Padre: « Data la gravità del contenu­to, per non incoraggiare la potenza mondiale del comunismo a compiere certe mosse, i miei prede­cessori nell'ufficio di Pietro hanno diplomatica­mente preferito soprassedere alla pubblicazione. D'altra parte a tutti i cristiani può essere suffi­ciente sapere questo: se vi è un messaggio in cui sta scritto che gli oceani inonderanno intere parti della terra, che da un momento all'altro milioni di uomini periranno, non è davvero più il caso di bramare tanto la divulgazione di un tale messag­gio segreto.

Molti vogliono semplicemente sapere, per cu­riosità e gusto del sensazionale; ma dimenticano che sapere comporta anche una responsabilità. Si cerca soltanto l'appagamento della propria curio­sità e ciò è pericoloso se non si è in pari tempo disposti a far qualcosa, se si è convinti che nulla si può fare contro il male ».

A questo punto il Papa afferrò il rosario e dis­se: « Ecco il rimedio contro questo male. Pregate; pregate e non chiedete altro. Affidate tutto il re­sto alla Madre di Dio ».

« Che cosa avverrà nella Chiesa? ».

Il Santo Padre: « Dobbiamo prepararci a subi­re tra non molto grandi prove le quali esigeranno da noi la disposizione a far getto persino della vita e una dedizione totale a Cristo e per Cristo. Con la preghiera vostra e mia è possibile mitigare que­sta tribolazione ma non è più possibile stornarla perché solo così la Chiesa può essere effettivamen­te rinnovata. Quante volte nel sangue è spuntato il rinnovamento della Chiesa! Anche questa volta non sarà diversamente. Dobbiamo essere forti, pre­pararci, confidare in Cristo e nella Sua Madre San­tissima ed essere molto, molto assidui nella pre­ghiera del rosario ».

La pubblicazione di questo documento induce davvero a gravi pensieri. Forse si avvicinano i giorni della prova.

Che cosa fare per combattere il nemico di Dio e degli uomini se non illuminare le anime? Ecco perché pubblichiamo queste pagine, nella speranza che giovino ad una salutare penitenza.

13 ottobre 1981 DON ENNIO INNOCENTI



La luce di Fatima
Apparizione: lo si dice anche degli astri: la luce solare li nasconde, ma - alla sera - il cielo ap­pare trapunto di stelle.

La mattina della Resurrezione di Cristo, prima le donne e poi Pietro trovarono il sepolcro vuoto, ma ebbero le apparizioni del Signore. Gesù ap­parì loro proprio con il suo corpo (le stesse mo­venze, la stessa inflessione di voce) ; mangiò da­vanti ai discepoli e stette con loro parecchi giorni in Galilea per convincerli che era proprio lui, so­vrano dominatore, ormai, delle leggi del nostro cosmo materiale. E dopo l'Ascensione Gesù ap­parì ancora a Saulo sulla via di Damasco. E an­che nei secoli successivi Cristo è apparso più volte. Tra le ultime apparizioni la più famosa, forse, è quella che si verificò in Francia, a Paray Le Monial, alla vigilia di quel sommovimento che degenerò nella tanto celebrata rivoluzione: ap­parì ad una suora mostrando il suo cuore ferito e dicendo: ho dato tutto ma non ricevo che in­gratitudine.

Anche la Vergine Maria, assunta al cielo con il suo vero corpo, come il Figlio suo, è apparsa più volte nei secoli, come attestano antiche tra­dizioni d'oriente e d'occidente.

Molti templi eretti alla Vergine Madre portano l'eco delle apparizioni più famose, le quali - nell'epoca moderna - si susseguono con una fre­quenza strana e sorprendente.

Alla vigilia del perturbamento rivoluzionario del 1848 la Vergine Maria apparve ad una rozza pastorella sulla selvaggia montagna di La Salette, in Francia. La Madonna apparve abbigliata nel costume femminile locale, piangente. Disse che gli uomini avevano dimenticato Dio e che molti sacerdoti avevano avvilito e tradito la loro mis­sione. Profetizzò tremendi rivolgimenti per la Francia, per l'Italia, per Roma e affidò alla pa­storella un messaggio per il Papa.

Nel 1858 la Vergine apparve ad un'altra pa­storella dei Pirenei, a Lourdes: richiesta di rive­lare la sua identità, disse - con inaudita formu­la - d'essere l'Immacolata Concezione e d'essere venuta a chiedere opere di espiazione per i pec­catori e ad offrire misericordia.

Nel 1917 la Madonna apparve a tre fanciulli di Fatima, un paesino del Portogallo, mentre essi facevano pascolare le loro pecorelle discosto dal­l'abitato. Infuriava, tremenda, su tutti i fronti, la prima guerra mondiale, quella inutile strage che avrebbe segnato il declino irreparabile del­l'Europa. Il papato era emarginato dalle potenze politiche; la Chiesa, in parecchie nazioni, tra cui il Portogallo, era angustiata dalla tracotanza mas­sonica. Un evento d'incalcolabili conseguenze stava maturando in un grande paese a prevalenza cri­stiana, strutturalmente molto arretrato: la Rus­sia. Infatti i potentati occidentali avevano segre­tamente tramato perché vi rientrasse Lenin e costui vi stava organizzando la rivoluzione che sarebbe scoppiata in autunno.

La Madonna apparve ai pastorelli portoghesi durante i sei mesi che vanno dalla primavera al­l'autunno, da maggio a ottobre, e affidò loro mes­saggi straordinari, strabilianti, riguardanti le ani­me loro, l'intero popolo di Dio, la gerarchia, in specie, e il Papa stesso, e anche la loro patria, varie nazioni d'Europa, fra cui la Russia, e l'av­venire del mondo intero e della pace mondiale.

L'apparizione ebbe subito una eco immensa coinvolgendo varie decine di migliaia di persone, spettatrici di stranissimi fenomeni nell'atmosfera e nel sole.

Sul luogo dell'apparizione è poi sorto un san­tuario immenso che è meta di continui pellegrinag­gi da tutte le parti del mondo.

Nel 1967 anche Paolo VI è andato pellegrino a Fatima e le televisioni di tutto il mondo trasmi­sero quelle immagini emozionanti.

È noto: una statua che raffigura la Madonna nell'atteggiamento con cui essa apparve benigna in Portogallo, è venuta da Fatima in Italia dive­nuta spettacolo di rinata barbarie. Forse questa statua è portatrice d'un severo richiamo, d'un ultimo monito, d'una soprannaturale speranza... oltre che d'una pia memoria? Noi ci limiteremo ad informare i nostri lettori della vicenda di Fa­tima.

Ed ecco la prima domanda: cosa capitò in con­creto ai tre bambini di Fatima? Senza alcun loro intervento attivo si offrirono ai loro occhi imma­gini celesti ed infernali, ed essi restarono quasi assorbiti dalle une e dalle altre.

Non ne parlarono volentieri; tuttavia, pur nel­l'insoddisfazione con cui descrissero verbalmente il loro segreto, riuscirono a dirci che cosa, in ef­fetti, appari loro.

Dapprima apparì loro un Angelo. Era una bel­la mattina serena. I bambini stavano giuocando tra gli alberi di un uliveto quando, ad un tratto, tutto rabbrividì quasi fosse investito da un forte vento e davanti a loro apparve una forma che essi descrivono così: « Un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cri­stallo, e di grande bellezza ». Oppure in altra ver­sione: « Una luce più bianca della neve, dalla for­ma di un giovane trasparente, più brillante che un cristallo attraversato dai raggi del sole ».

Successivamente ebbero l'apparizione della Ma­donna che hanno descritto in questi termini: «Vedemmo, all'improvviso, quasi un lampo, e poi una Signora tutta vestita di bianco, più brillante del sole, che diffondeva luce più chiara ed intensa che un bicchiere di cristallo pieno di ac­qua cristallina attraversato dai raggi del sole più ardente. Sorpresi, ci fermammo».

Ed ecco come vien descritta la fine dell'appa­rizione: « Cominciò ad elevarsi serenamente, sa­lendo verso levante, fino a scomparire nell'im­mensità della distanza. La luce che la circondava appariva come un sentiero che sembrava aprire il cielo ».

Una volta, mentre la Signora disparve, raccon­ta la veggente più grandicella, Lucia, « aprendo le mani le fece riflettere nel sole e, mentre si ele­vava, il riflesso della sua stessa luce continuava a proiettarsi contro il sole ».

In un'altra versione dei fatti i protagonisti di­cono che la luce delle apparizioni, pur essendo più forte del sole, non offendeva loro la vista.

Durante gli interrogatori si cercò di concretiz­zare i particolari della figura della Signora e del suo abbigliamento. Ed ecco la risposta: « L'on­dulazione della luce... sembrava formare l'orlo del suo vestito... una collana simile ad un raggio del sole più ardente pareva che le orlasse il manto e si rifletteva, nello spazio lasciato libero dal man­tello che cadeva dalla testa sulle spalle, nel brillìo stesso della Madonna, facendo ondulazioni così variegate, nella luce stessa, che a volte mi suggerì l'idea di piccoli orecchini ».

I due bambini più piccoli, dopo le apparizioni del 1917, morirono presto, ma la bambina più grande, Lucia, ancora superstite, ha avuto altre visioni, dopo il 1923. Anche in queste visioni la luce domina da protagonista ma viene esplicita­mente definita « una luce soprannaturale ».

Così la luce è l'unico elemento fisico che ai bambini privilegiati di Fatima sembrava adatto per le analogie della loro ardua descrizione.

La Madonna apri ai tre pastorelli scenari sor­prendenti, impressionanti e simbolici, ma soprat­tutto affidò loro, con accorata e materna premu­ra, un alto invito, da trasmettere integro a tutta la Chiesa.

Si tratta dell'invito più alto della nostra santa religione: l'invito a capire il significato della cro­ce, a consegnarsi a Dio senza condizioni e, infine, ad espiare.

Cosa significa espiare? Significa assumersi per intero le nostre responsabilità, ognuno per se stes­so e per tutti gli uomini, perché siamo tutti soli­dali; significa farsi carico del peso più grave, il peso dei peccati, ossia di quelle azioni perverse con cui noi offendiamo Dio rinnegando Lui op­pure deturpando l'immagine di Lui che è in noi; quelle azioni per le quali noi scardiniamo l'armo­nia del nostro essere e del cosmo intero, che così si rivolge contro di noi.

È dogma cattolico che l'umanità redenta è un corpo solo, un corpo mistico, in cui ognuno, senza perdere la propria identità, è solidale con tutti gli altri. La Madonna è venuta per ricordarci que­sto e per insegnarci a vivere questa nostra voca­zione con gli stessi sentimenti del suo cuore, il suo cuore senza macchia, umile, buono e grande.

Ma questa volta il suo invito ha una urgenza speciale, drammatica, tragica: ha detto, infatti, che noi non abbiamo alternative: o il fuoco di­vinizzante che brilla nel suo cuore immacolato oppure il fuoco distruttivo che è logica conse­guenza dei nostri assurdi peccati. Ed ha aggiunto: non avete più tempo: mi ripresenterò a chiedere all'umanità questa decisione di salvezza: sarà l'ul­tima offerta.

Tale è il nucleo essenziale del messaggio di Fa­tima, che Giacinta, Francesco e Lucia accolsero con tutta l'anima loro e trasmisero fedelmente. Questi fanciulli raggiunsero in breve un livello per noi sbalorditivo di oblio di sé, di dono di sé, di elevazione di sé a Dio, di carità per tutti gli uomini peccatori.

Subirono persecuzioni e dolorosissime prove spirituali. Mentre Giacinta e Francesco, confor­memente alla profezia della celeste Signora, mo­rirono presto, maturi per il Paradiso come dei veri santi, Lucia vive ora in un monastero di car­melitane, sola con la croce del suo Signore, testi-

mone veritiera d'un messaggio che non è stato ancora accolto come il cielo ha richiesto.

Circa le profezie note della Vergine di Fatima, bisogna dire che esse hanno trovato tutte, fin ora, tremendo riscontro. Tardi la Chiesa rispose ufficialmente consa­crandosi al modello del cuore umile e fedele del­la Vergine Madre e fu investita dalle angosce mortali della seconda guerra mondiale e delle per­secuzioni.

In piena bufera, nel 1943, Pio XII rilanciò al mondo cattolico, nella sua famosa enciclica « My­stici Corporis », il messaggio di soprannaturale solidarietà che era stato ravvivato dalla Madonna nella Cueva d'Iria, presso Fatima. Ecco le sue trasparenti parole:

« Sebbene il Salvatore Nostro, con le sue du­rissime pene e con la sua acerba morte, abbia meritato alla sua Chiesa un tesoro infinito di gra­zie, per disposizione, però, della provvidenza di Dio, esse solo partitamente ci vengono distribui­te; e la loro minore o maggiore dovizia non poco dipende dalle nostre buone opere, dalle quali una tal pioggia di celesti doni, volontariamente elar­gita da Dio, viene attirata sulle anime umane. La qual pioggia di grazie celesti sarà certamente so­vrabbondante se non solo faremo uso di fervorose preghiere a Dio, specialmente col prender parte, anche ogni giorno, se si può e con pietà, al Sacrificio eucaristico; se non solo faremo del nostro meglio per alleggerire le sofferenze di tanti biso­gnosi con servizi di cristiana carità; ma se ame­remo i beni imperituri a preferenza di quelli ca­duchi di questa vita; se con volontarie mortifica­zioni terremo a freno questo corpo mortale, ne­gandogli ciò che è illecito e imponendogli, inve­ce, ciò che gli è sgradito e arduo; e se finalmente accetteremo, con sottomissione, come dalla mano di Dio, le fatiche e i travagli della presente vita ».

Purtroppo il monito, fedele eco di quello di Fatima, non fu adeguatamente raccolto, né - successivamente - il post-concilio è riuscito a generare quella corrente di vero spirito di sacri­ficio cui la Madonna esortava, sicché la Chiesa stessa si è trovata nel pericolo di sfasciare la sua unitaria compagine contro le scogliere dell'infe­deltà.

Ed ecco allora Paolo VI pellegrino penitente a Fatima, nel 1967, a celebrarvi l'eucaristia del­l'espiazione e dichiararvi l'intenzione che più stringeva il suo cuore di Pastore. Queste furono le sue parole:

« La prima intenzione è la Chiesa: la Chiesa una santa cattolica ed apostolica. Vogliamo pre­gare per la sua pace interiore. Il Concilio ecume­nico ha risvegliato molte energie nel seno della Chiesa, ha aperto più ampie visioni nel campo della sua dottrina, ha chiamato tutti i suoi figli a più chiara coscienza e più intima collaborazione, a più alacre apostolato. A noi preme che tanto beneficio e tale rinnovamento si conservino e si accrescano. Che male sarebbe se una interpreta­zione arbitraria e non autorizzata dal Magistero della Chiesa trasformasse questo rinnovamento spirituale in una inquietudine disgregatrice della sua struttura tradizionale e costituzionale, sosti­tuisse la teologia dei veri e grandi maestri con ideologie nuove e partigiane che tolgono dalla nor­ma di fede ciò che il pensiero moderno, molte volte per mancanza di luce razionale, non com­prende e non accetta, e infine tramutasse l'ansia apostolica di carità redentrice in una acquiescen­za verso le forme negative della mentalità profa­na dei costumi mondani. Che disillusione cause­rebbe allora il nostro sforzo di avvicinamento uni­versale! ». Così disse Paolo VI a Fatima.

Ma nonostante le ripetute esortazioni di Pao­lo VI, ancora tardiva è la Chiesa nel rispondere unanime coi fatti all'appello della Madre, ed ecco che nubi non meno minacciose di quelle di ieri si addensano all'orizzonte della storia.

Oh, si aprano i cieli e sia ripetuto a noi, tristi ed avviliti, il sicuro annuncio; Il mio cuore ma­terno trionferà ».



Una devozione imbarazzante
A Fatima si sono aperti i cieli e ne è discesa luce sulla terra. Come mai, dunque, la Chiesa si mostra tardiva nell'accogliere quei moniti celesti, nel consacrarsi fattivamente al modello del cuore senza macchia? Pio XII e Paolo VI hanno evi­dentemente aderito alla rivelazione di Fatima ma i loro collaboratori non appaiono affatto unanimi: la maggior parte di loro tace e non incoraggia davvero con l'insistenza pastorale che sarebbe ne­cessaria l'accoglienza del messaggio di Fatima.

Perché? Questa devozione provoca forse qual­che imbarazzo nei sacerdoti d'oggigiorno? Pro­prio così. Eccone i motivi.

Il primo motivo d'imbarazzo proviene dalla strana pedagogia della Madonna.

La Madonna ha insegnato ai tre bambini di Fa­tima ad espiare per i peccatori ma per spingerli su questa strada sapete cosa ha fatto? Ha mostra­to loro l'Inferno. Non sto qui ora a ricamare l'im­pressionante descrizione che i bambini hanno poi riferito. Basterebbe guardare le due foto scattate lo stesso giorno in cui ai tre pastorelli fu mostrato l'Inferno: in una sono ritratti i bambini prima dell'apparizione, nell'altra dopo l'apparizione. So­no foto d'un'eloquenza impressionante.

La Madonna ha messo i bambini davanti alla realtà estrema: l'umanità va verso il baratro più atroce.

Questa pedagogia estremista non piace a molti preti post-conciliare i quali non parlano mai del­l'inferno facendo perfino venire l'idea che essi non vi credano affatto.

La Madonna con questa sua pedagogia ha mo­strato di ritenere che la buona educazione si ot­tiene mostrando non solo il positivo e il giusto, il sorriso del cielo, ma anche il male e precisa­mente l'estremo del male, l'orrore dell'inferno, in modo che il male sia svelato nel suo autentico volto disumano e così sia privato di ogni scusa e attenuante. È la stessa pedagogia di Gesù che ha parlato dell'inferno molte volte ricorrendo ad im­magini terrificanti e svelando altresì l'abbrutti­mento in cui l'angelo dell'inferno schiavizza gli uomini. Questa pedagogia cristiana però non è condivisa da molti preti di oggi, i quali ascoltano nuovi maestri di logica e di psicologia. Non si può parlare di Fatima senza ribadire il dogma dell'in­ferno e così molti sacerdoti non parlano neppure di Fatima.

In sostanza la Madonna con la visione dell'in­ferno ha inteso dire: per mali estremi occorrono estremi rimedi. Invece gli educatori di oggi sono spesso dei medici pietosi che curano il cancro del peccato con pannicelli caldi. Caldeggiano, sì, voglio dire, la solidarietà verso i peccatori, ma non intendono affatto spingere all'eroica espiazione per i peccati. Perciò Fatima non fa per loro.

Il secondo motivo d'imbarazzo proviene dal fatto che la sopravvissuta veggente di Fatima, Lu­cia, oggi suora carmelitana, ha avuto successive rivelazioni celesti per le quali essa ha trasmesso rimproveri molto severi ai sacerdoti. In data 10 gennaio 1940 la sopravvissuta di Fatima informò il Cardinale Patriarca di Lisbona su ciò che inse­gnavano alcune di tali rivelazioni. Ecco cosa si legge, fra l'altro, nella sua lettera: «Nostro Si­gnore... si lamenta... in special modo della tepi­dezza, della indifferenza e della vita troppo co­moda della maggioranza dei sacerdoti, dei religio­si e delle religiose». Testualmente: della mag­gioranza. Da notare: il lamento è in un contesto di gravi profezie che investono il problema della pace. Il 4 maggio 1943 Suor Lucia scrisse ad un qualificato religioso queste parole: « ho dovuto, per ordine di sua ecc.za rev.ma, manifestare al­l'arcivescovo di Valladolid un breve messaggio di Nostro Signore... Dio desidera che i vescovi della Spagna si riuniscano in ritiro e stabiliscano una riforma per il popolo, il clero e gli ordini religio­si; che alcuni conventi e molti membri di... ca­pito?... Se i signori vescovi della Spagna non da­ranno retta, la Russia sarà ancora una volta la frusta con cui Dio li punisce ». Abbastanza chiaro, mi pare, nonostante l'interrogazione apparente­mente sibillina.

C'è un altro documento che dimostra l'atteggia­mento vivacemente critico della veggente di Fa­tima nei confronti dei sacerdoti e del modo con cui essi adempiono alla loro missione. Si tratta di una lettera inviata ad una consorella in data 16 settembre 1970. In essa suor Lucia non afferma di trasmettere il contenuto di qualche speciale vi­sione, però si esprime con sorprendente energia e convinzione trattando, d'altronde, un argomento che è al centro delle apparizioni di Fatima: il Ro­sario. Il riferimento polemico alla attuale classe sacerdotale è trasparente: « Il Rosario è l'orazio­ne dei poveri e dei ricchi, dei sapienti e degli igno­ranti; portar via alle anime questa devozione, sa­rebbe come portargli via il pane spirituale di ogni giorno. Il Rosario alimenta la piccola fiamma della fede che ancora non si è spenta del tutto in molte coscienze. Anche per quelle anime che pregano senza meditare, il semplice atto di prendere la corona per pregare è già un ricordo di Dio, del soprannaturale. Il semplice ricordo dei misteri di ogni decade sostiene nelle anime il lucignolo an­cora fumigante. Perciò il demonio gli ha fatto tan­ta guerra! Il peggio è che è riuscito ad illudere e ad ingannare anime piene di responsabilità per la carica che occupano! ... Sono ciechi!... E vogliono appoggiarsi al Concilio e non vedono che il Sacro Concilio ha ordinato che siano conservate le pra­tiche che nel corso degli anni sono state adottate in onore della immacolata Vergine Madre di Dio e che la recita del santo Rosario o di una sua terza parte è una delle principali tra quelle che, tenen­do conto di ciò che è stato ordinato dal Sacro Con­cilio e dal Sommo Pontefice, siamo obbligati a conservare ».

Inutile ricordare qui i ripetuti inviti di Gio­vanni XXIII, di Paolo VI e dell'attuale Papa a mantenere e ravvivare la pratica del Rosario. Pur­troppo più in basso non si è avuto lo stesso sen­timento e il Rosario è in disuso, spesso è appena tollerato. Per Lucia di Fatima la cosa è di un'e­strema gravità perché la Madonna ha condiziona­to la pace alla conversione dei popoli e la conver­sione è frutto di un ripensamento dei misteri di­vini. Per facilitare a tutti tale ripensamento la Vergine ha raccomandato il Rosario, ma forse questa Celeste Signora non ha frequentato i mo­dernissimi corsi di pastorale post-conciliare.

Fatto sta che le Chiese e le famiglie cattoliche in cui si recita il Rosario sono ormai poche. Anche per questo il messaggio della Madonna di Fatima sarebbe un rimprovero per molti sacerdoti dediti ad altre occupazioni da loro giudicate più impor­tanti. E perciò essi della Madonna di Fatima non parlano.

Il terzo motivo d'imbarazzo è dato dal fatto che le profezie di Fatima fanno perno sul comuni­smo. La Madonna di Fatima ha parlato insistente­mente del comunismo, della sua ideologia mate­rialistica e ateistica, della sua avvolgente e soffo­cante persecuzione, delle guerre che esso avreb­be dappertutto scatenato, e perfino della conver­sione della Russia, ciò che evidentemente presup­pone il crollo del regime sovietico. Tutte queste cose sono troppo scottanti, troppo pericolose e troppo urtanti. Esistono dei preti che sono addi­rittura impegnati a valorizzare il comunismo, a minimizzare i suoi danni, a disporre gli animi alla collaborazione con esso e a cercare rapporti di so­lidarietà con il potere sovietico. Costoro, è ovvio, non possono che volgere le spalle alla Madonna di Fatima: le parole della Madonna sono per loro come il fumo negli occhi perché esse rompono tutte le uova del dialogo.

Il quarto motivo d'imbarazzo proviene dalle inquietanti profezie di Fatima sul Papa. Qui è be­ne che riferisca i termini precisi.

Una volta la piccola Giacinta ebbe una stranis­sima visione che riferì a Lucia in questi termini: « Ho visto il Santo Padre in una casa molto gran­de, in ginocchio, davanti ad un tavolo, colle mani sul viso, mentre piangeva. Fuori della casa c'era molta gente e alcuni gli tiravano sassi, altri imprecavano contro di lui e dicevano molte brutte parole. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per lui! ».

Si trattava d'un visione puramente simbolica? difficile indovinare a quale Papa Giacinta si rife­risse con quelle commosse parole, perché da Pio XI a Giovanni Paolo II tutti i Papi hanno avuto da piangere (anche se i sassi, materialmente, sono stati tirati soltanto contro Paolo VI), ma c'è una rivelazione avuta da Lucia più tardi (ottobre 1940) che si riferisce espressamente a Pio XII. È Cristo stesso a dirgli di pregare per il Papa e di sacrificarsi per lui affinché « il suo cuore non soccomba sotto l'amarezza che l'opprime ». L'ap­parizione però prosegue con toni fatali: « La tri­bolazione continuerà e aumenterà. Punirò le na­zioni dei loro delitti permettendo la guerra, la fame e la persecuzione alla mia Chiesa, che peserà soprattutto sul mio vicario in terra ».

In un altro documento, datato 27 dicembre 1969, Lucia di Fatima si esprime in modo di far intuire che stanno per arrivare giorni di dura pro­va, raccomandando « fede salda in Dio e nella sua Chiesa e nei rappresentanti che rimangono uniti al capo supremo che è il Papa »; quasi che stia per venire l'ora di discernere fra veri e falsi « rappre­sentanti », in base al criterio che per un cattolico è decisivo: la comunione col Pontefice Romano. Tutto ciò è molto imbarazzante, specialmente oggi. Voi capite benissimo: il Papa fa una encicli­ca sull'eucaristia e subito dei sacerdoti gli dicono che è un ignorante; il Papa fa un'enciclica per difendere la vita e confermare tra l'altro la con­danna degli anticoncezionali e subito dei vescovi si affannano a ingarbugliare il discorso arrampi­candosi sui vetri di sofismi profani; il Papa ordina di correggere gli errori del catechismo olandese e i vescovi d'Olanda non danno retta; ecc. ecc. ecc. perfino in Roma ci sono stati preti che di fat­to si sono messi contro il Papa. Ancora oggi que­sto accade. L'avversione di vari preti contro Gio­vanni Paolo II e il suo insegnamento è evidente. Come volete che tutti costoro possano parlare di Fatima che li ha smascherati e bollati con tanta precisione? Si danno piuttosto all'ippica che alla devozione della Madonna di Fatima.

Il quinto motivo d'imbarazzo, ancora più deli­cato, è presto detto.

La Madonna di Fatima ha raccomandato una devozione con modalità inequivocabili tra le quali risulta la comunione eucaristica per cinque sa­bati. La Madonna ha connesso a questa pratica una promessa commovente: a coloro che, con le debite disposizioni, si comunicheranno nel giorno che la Chiesa le ha dedicato, ossia il sabato, e questo con devota insistenza per cinque volte, all'inizio del mese (ossia il primo sabato di ogni mese per cinque mesi) la Madonna promette di non far mancare i mezzi di grazia nel momento della morte.

Permettetemi di spiegare il significato di que­sta celeste raccomandazione.

La devozione al Cuore di Maria mira a solleci­tare l'espiazione dei peccati, ma specialmente quei peccati che - più degli altri - inducono ad oscu­rare la solidarietà che vige nella comunione dei santi. Fra questi peccati hanno conseguenze par­ticolarmente negative quelli relativi al miscono­scimento o al disprezzo della missione ecclesiale della Vergine Maria. Nel corpo corrotto dell'uma­nità la Vergine Maria è l'unico punto non inqui­nato, attraverso il quale ci viene il Salvatore e passa la speranza di costruire il regno: l'offesa a Lei è veramente un suicidio.

Per questo il Cielo ha voluto attirare l'attenzio­ne degli uomini su cinque specifiche forme di questo blasfemo autolesionismo, elencate dalla veggente di Fatima in un importante documento firmato il 12 giugno 1930. Esse sono: 1) la ne­gazione dell'immacolata concezione di Maria; 2) la negazione della perpetua verginità di Maria; 3) la negazione delle vere dimensioni della ma­ternità di Maria; 4) la negazione del valore del­la devozione a Maria; 5) il diretto disprezzo di questa devozione. A queste cinque forme di em­pio autodanneggiamento, i fedeli sono invitati a dare puntuale replica ribadendo la loro incondi-

zionata devozione al cuore della Vergine Madre, modello perfetto della creatura redenta in per­fetta comunione con Dio e con gli uomini.

Purtroppo questa raccomandazione della Ver­gine s'imbatte oggi in tre ostacoli:

1) non mancano sacerdoti che hanno svuotato i dogmi cattolici sulla Vergine Maria;

2) non mancano sacerdoti che deprezzano il valore sacrificale e anche sacramentale dell'euca­ristia, come anche Giovanni Paolo II ha lamen­tato;

3) non mancano sacerdoti che compromettono le disposizioni richieste per una buona comunio­ne eucaristica, svilendo il sacramento della con­fessione, che definiscono superfluo, che pospon­gono alla psicoanalisi, che sostituiscono con equi­voci riti collettivi in aperto dispregio della disci­plina ecclesiastica.

È evidente che costoro non sono nella linea pa­storale indicata dalla Madonna e perciò non c'è da meravigliarsi se essi di Fatima preferiscono la­varsi le mani, pilatescamente. Le loro idee e i loro strani interessi avanti a tutto!

Naturalmente la Madonna non deflette dalla sua iniziativa per questo. Ella ha anche dei sacer­doti fedeli a cui noi guardiamo con docilità filia­le: ripete ancora oggi sicura: « Finalmente il mio cuore materno trionferà ».



Profezie per l'Europa
La Vergine Maria, nel 1917, apparendo, a Fa­tima, a tre fanciulli (dei quali è tuttora supersti­te Lucia, suora di clausura, in Portogallo) insisté sull'urgente necessità che il genere umano si con­vertisse e imparasse da Lei (ed ecco il simbolo del cuore immacolato di Maria) la retta dispo­sizione verso Dio.

La mancanza di una tale conversione, assicurò la Vergine, avrebbe comportato fatali conseguen­ze; l'adesione al suo materno avvertimento avreb­be segnato l'inizio della salvezza.

La Madonna fece ai piccoli portoghesi da Lei prescelti riferimenti precisi alla situazione storica di questo secolo e alla sorte delle nazioni, in par­ticolare della Russia.

Precisamente, la Madonna rivelò ai bambini che la guerra mondiale che era in corso stava per terminare, ma che se gli uomini non si fossero convertiti ne sarebbe cominciata una peggiore. La Madonna puntualizzò: la seconda guerra mondia­le sarebbe cominciata durante il pontificato di Pio XI. Ecco le precise parole della Madonna: « La notte illuminata da una luce sconosciuta sa­rà il grande segno che Dio sta per punire il mon­do dei suoi crimini... ».

Difatti la notte fra il 25 e il 26 gennaio del 1938 il cielo d'Europa fu rischiarato da una strana luce che chiamarono curiosamente « aurora boreale ». Il 12 marzo successivo Hitler invase l'Austria. Nello stesso anno i nazisti occuparono la regione dei Sudeti. Tutta l'Europa s'incamminò verso la guerra e Hitler firmò con Stalin il patto di ag­gressione e spartizione della Polonia cattolica: l'ultimo « Rubicone » era così oltrepassato.

Vengono qui da considerare, almeno nei ter­mini essenziali, le profezie che riguardavano spe­cificamente alcune nazioni e, prima delle altre, il Portogallo. In data 2 dicembre 1940 Suor Lu­cia scrisse al Santo Padre Pio XII che il Porto­gallo sarebbe stato preservato dalla guerra. Effet­tivamente il Portogallo non fu toccato da violenze straniere e la Spagna, sulla quale incombevano moniti minacciosi dal cielo, fu appena lambita dalle vicende della guerra che ripetutamente tentò di attrarla nel suo vortice suicida. Della Francia, nei documenti di Suor Lucia, si dice espressamen­te che non era compresa nella promessa divina di preservarla dalla guerra. Anche della Germania si profetizza: il 19 marzo 1940 Suor Lucia regi­stra che la nazione tedesca si sarebbe convertita dalla sua falsa strada ma, si scandisce, molto tardi. Il termine di questo evento resta così nel vago.

Nel 1941 Suor Lucia scrive: la salvezza dell'Eu­ropa è in cima ai miei pensieri. Dell'Italia non si dice niente espressamente; si afferma però che anche il Papa avrebbe molto sofferto a causa del­la guerra. Sullo scatenamento di questa, Lucia di Fatima è perentoria: l'ha scatenata la Russia: l'in­fernale meccanismo - insiste - è stato messo in moto nella guerra di Spagna.

Ritorniamo alle apparizioni del 1917. La Ma­donna confidò ai tre pastorelli tre complessi se­greti da rivelare in tempi successivi. Il primo di questi segreti era centrato sull'inferno, il secondo sulla devozione al Cuore di Maria; sul terzo ci fermeremo un'altra volta. Fu nel contesto del primo segreto che la Vergine Maria parlò d'una futura guerra, d'un'aspra persecuzione alla Chiesa e della Russia. La Vergine disse ai bambini che sarebbe venuta a chiedere (cosa davvero sorpren­dente) la consacrazione della Russia al Suo Cuore. Difatti, in una lettera del 29 maggio 1930 (la per­secuzione sovietica era in pieno svolgimento), Lu­cia di Fatima scrive: « ... il buon Dio promette di far cessare la persecuzione in Russia, se il Santo Padre si degnerà di fare, ed ordinare che lo faccia­no pure i vescovi del mondo cattolico, un atto so­lenne e pubblico di riparazione e consacrazione della Russia ai santissimi Cuori di Gesù e di Ma­ria ». La divina richiesta fu ribadita da Lucia in una lettera del 12 giugno 1930.

In uno scritto del 21 gennaio 1935 (la Russia si era ormai volta verso l'Europa) Lucia precisa: « Tre anni fa Nostro Signore era abbastanza dispiaciuto perché non si dava retta alla sua richie­sta ». Il 18 maggio 1936 (esplodeva la rivoluzio­ne di Spagna) Lucia scrive: « Mi pare che se il Santo Padre facesse adesso la consacrazione No­stro Signore l'accetterebbe e compirebbe la sua promessa ». La veggente confida questo partico­lare: durante l'apparizione che le ordinava di far­si mediatrice della richiesta consacrazione, la po­vera suora, sgomenta, obbiettò: « Mio Dio, il Santo Padre non mi crederà se Voi stesso non lo muovete con una ispirazione speciale ». La ri­sposta del Signore fu la seguente: « Il Santo Pa­dre! Prega, prega molto per il Santo Padre! Lui la farà, ma sarà tardi. Eppure il Cuore Immaco­lato di Maria deve salvare la Russia. È affidata a Lei ».

All'improvviso (1939) Pio XI morì. Il 21 gen­naio 1940 (la guerra divampava per l'Europa) Lucia scrive: « Mi dispiace che, nonostante l'ispi­razione dello Spirito Santo, si sia lasciata sfuggi­re un'occasione. Anche Nostro Signore si lamen­ta di ciò. Per questo atto Egli avrebbe risparmiato al mondo il flagello della guerra che dalla Spa­gna la Russia sta scatenando tra le nazioni... l'ho detto in termini abbastanza chiari. Dio voglia che si avvicini questo momento. Dio è così buono che è sempre disposto ad agire verso di noi con mi­sericordia. È dunque volontà di Dio che si rinno­vi la richiesta alla Santa Sede ».

24 aprile 1940: « Dio è disgustato a volte non solo dei grandi peccati, ma anche della nostra svogliatezza e negligenza nel dire sì alle sue ri­chieste... Lui ha ragione. Sono molti i delitti, ma soprattutto adesso è molto maggiore la negligen­za delle anime da cui Egli sperava ardore nel suo servizio ».

10 giugno 1940: l'Italia entra in guerra. 15 lu­glio 1940: Lucia scrive: « Quanto alla consacra­zione della Russia al Cuore Immacolato di Maria essa non è stata fatta nel mese di maggio come lei si aspettava. Sarà fatta senz'altro, ma non subito... Mi dispiace immensamente che non sia stata fat­ta. Frattanto molte anime vanno perdute!... ». 18 agosto 1940: « Penso che è una cosa gradita a Nostro Signore che ci sia qualcuno che s'inte­ressi presso il Suo Vicario in terra per la realizza­zione dei suoi desideri. Ma il Santo Padre non lo farà subito. Dubita dell'autenticità dei fatti e ha ragione. Il nostro buon Dio potrebbe, per mezzo di qualche prodigio, far vedere chiaramente che è Lui che lo vuole. Ma... la prova che ci concede è la protezione speciale dell'Immacolato Cuore di Maria sul Portogallo, per riguardo alla consacra­zione che i vescovi Le hanno fatto... Mi fa tanta compassione il Santo Padre e supplico molto, con orazioni e sacrifici, per Sua Santità... ».

Nell'ottobre del 1940 Lucia ricevette dal suo vescovo l'ordine di esporre direttamente al Papa Pio XII, per iscritto, la divina richiesta. La po­vera suora ricapitolò i fatti per « rinnovare una richiesta che varie volte è già stata portata ai pie­di della Santità Vostra e, prima, a Sua Santità Pio XI... » e afferma: « Nel 1929 la Madonna mi disse: È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i ve­scovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato. Dio promette così di sal­varla ».

Lucia così prosegue: « Santissimo Padre! Il no­stro buon Dio, in varie comunicazioni intime, non ha cessato di insistere in questa richiesta, promettendo ultimamente, se la Santità Vostra si degna consacrare il mondo all'immacolato Cuo­re di Maria, con menzione speciale della Russia, di abbreviare i giorni della tribolazione, con cui ha stabilito di punire il mondo per i suoi delitti permettendo la guerra, la fame e la persecuzione alla Chiesa e alla Santità Vostra... Nostro Signo­re promette, per riguardo alla consacrazione che gli ecc.mi prelati portoghesi hanno fatto all'im­macolato Cuore di Maria, una protezione specia­le alla nostra piccola nazione; e che questa prote­zione sarà la prova delle grazie che avrebbe con­cesso alle altre nazioni, se come questa Le fos­sero state consacrate. Mi pare, santissimo Padre, che non mi sbaglio, perché Dio si fa sentire così presente nella mia anima, che non mi è possibile dubitare ».

In una memoria firmata il 24 aprile 1941, Lu­cia scrive che il Signore, in una comunicazione intima, si era lamentato in questi termini: « Non hanno voluto prendere in considerazione la mia richiesta. Come il re di Francia. Se ne pentiranno e quando la faranno, sarà tardi. La Russia avrà già diffuso i suoi errori nel mondo provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire ».

In una memoria richiestale dall'Autorità Ec­clesiastica e firmata il 31 agosto 1941 Lucia di Fatima afferma che la Madonna le aveva assicu­rato: « Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace ».

Il 31 ottobre 1942 Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Egli non menzio­nò esplicitamente la Russia, sebbene ne facesse trasparente allusione con questa frase della strug­gente preghiera di consacrazione da lui composta: « Ai popoli separati dall'errore e dalla discordia, principalmente a quelli che hanno per Voi una singolare devozione, dove non c'era casa che non possedesse una Vostra icone (oggi, forse, nasco­sta e riservata a tempi migliori), date pace e ri­conduceteli all'unico ovile di Cristo sotto l'unico Pastore ».

I termini della richiesta divina erano ben di­versi. Lucia commentò il fatto di questa consa­crazione nei seguenti termini (lettera del 4 mag­gio 1943): « Dio promette la fine della guerra tra poco in riguardo dell'atto che Sua Santità si è degnato di fare, ma siccome è stato incompleto, la conversione della Russia è rimandata a più tardi ».

Solamente al culmine della tirannia staliniana, il 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, Pio XII adempi al suo dovere di consacrare la Russia al Cuore di Maria. Ecco le sue parole: « Noi, affinché le nostre e vostre fervorose preci siano più facilmente ascoltate e per dare una pro­va singolare del nostro affetto, così come alcuni anni fa abbiamo consacrato tutto il genere umano al Cuore Immacolato della Vergine Madre di Dio, così anche ora, in forma specialissima, dedichia­mo e consacriamo tutti i popoli della Russia allo stesso Cuore Immacolato ».

Quest'atto, però, era compiuto da Pio XII sol­tanto, non in manifesta unione coi vescovi, come gli era stato richiesto. Soltanto due anni più tardi proclamò, con atto solenne: « Con la nostra auto­rità apostolica decretiamo e instituiamo la festa di Maria Regina, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo, nel giorno 31 maggio. Ordiniamo con pari autorità che nello stesso giorno si rinnovi la consacrazione del genere umano al suo Cuore Immacolato ». Questa volta i vescovi erano coinvolti. Stalin morì, l'impero sovietico scricchiolò, i vescovi però non rinnovarono solennemente ed unanimemente la consacrazione loro comandata. La Russia si convertirà? Più tardi.

Giovanni Paolo II va in Polonia, lì consacra il suo popolo alla Vergine e pronuncia discorsi sor­prendenti sulle vie che conducono ad Oriente. Intanto la Russia preme sulla Polonia minacciosa­mente, schiera sul confine europeo del suo im­pero centinaia di missili con testata atomica e af­fida ai suoi generali tremende armi chimiche e batteriologiche.

Paolo VI a Fatima prese nella sua la mano di Suor Lucia e la innalzò davanti al mondo come un trofeo. In quel momento mi parvero ravvivarsi le parole della Vergine alla Cueva d'Iria: « Final­mente il mio Cuore materno trionferà ».



I segreti di Fatima
C'è un problema che richiede ponderazione da parte di tutti: il problema dei segreti di Fa­tima.

Le apparizioni non cominciarono, propriamen­te, nel 1917, bensì nel 1915. La prima apparizio­ne della Madonna, verificatasi il 13 maggio 1917 era stata preparata da altre visioni in cui ai pasto­relli apparve e parlò un Angelo. La prima appari­zione dell'Angelo è, appunto, del 1915.

L'Angelo affascinò i bambini con l'idea dell'e­spiazione e Lucia capì immediatamente che si trattava di un'idea molto delicata. Racconta, in­fatti, in una sua memoria: « Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto ». I due bambini più piccoli obbedirono alla più grande fino al 1917, quando intervenne l'apparizione della Madonna. Beninteso. Anche questa volta Lucia prese subito l'iniziativa di proporre il ri­serbo. Racconta, infatti, in una sua memoria: « Le parole della Santissima Vergine che decidemmo di non rivelare sono: Volete offrirvi a Dio per espiare i peccati e chiedere la conversione dei pec­catori? ».

« Fu Giacinta » - precisa Lucia - « che, non potendo tenere per sé tanta gioia (a causa della bellezza della Signora), ruppe il nostro accordo di non dir niente a nessuno ».

Mi sia permesso avanzare due ipotesi per spie­gare il riserbo prudenziale di Lucia.

1) Forse un motivo della decisione di mante­nere il segreto è stato la rivelazione che non c'era nessuno disposto ad offrirsi in espiazione dei pec­cati. Sottolineo che questo impressionante lamento del cielo si trova ribadito in una rivelazione avuta da Lucia nel 1925. Questa cognizione doveva ren­dere i bambini, e specialmente Lucia, molto circo­spetti, quasi che essi fossero in anticipo avvisati, in qualche modo, che la gente aveva ben altri pensieri che i loro e che, pertanto, le eventuali indagini della gente non potevano promettere niente di buono. Per quanto mi riguarda mi sono soffermato pensoso su questa annotazione di Lu­cia: « In particolare il signor priore si lamentava che noi sfuggivamo soprattutto i sacerdoti. Era esatto, il reverendo aveva ragione. Anche perché erano soprattutto i sacerdoti che c'interrogavano, reinterrogavano e ricominciavano ad interrogare. Quando ci vedevamo alla presenza di un sacerdo­te, ci preparavamo per offrire a Dio uno dei no­stri maggiori sacrifici ». Tanta arroganza indaga­trice dei sacerdoti non tradiva forse in loro una profonda dissonanza spirituale?

2) La seconda ipotesi esplicativa appare meno discutibile. Risulta chiaro, infatti, dagli scritti di Suor Lucia, ch'essa voleva evitare curiosità indebite sulla propria intimità spirituale. Tre volte l'autorità ecclesiastica locale le ha ordinato di ri­velare dettagliatamente per iscritto tutto quanto si riferisce alle sue visioni.

Nella prima relazione, però, si legge: « Eccel­lenza reverendissima, nonostante la mia buona volontà nell'ubbidire, mi permetta di conservare il segreto su alcune cose che, per il fatto che si ri­feriscono anche a me, vorrei che fossero lette solo alle soglie dell'eternità ». E anche dalla seconda: dalla terza relazione si può dedurre che la cara suorina non vuotava affatto il sacco per intero. Nella quarta memoria troviamo finalmente scrit­te queste parole: « Mi pare, eccellenza reveren­dissima, di aver scritto tutto quello che V. E. mi ha comandato. Fino ad ora avevo fatto tutto il possibile per nascondere quello che le apparizioni della Madonna a Cova da Iria avevano di più strettamente personale. Tutte le volte che mi sono vista costretta a parlarne, ho cercato di sfiorarle appena, per non scoprire ciò che io tanto deside­ravo tenere riservato. Ma adesso l'obbedienza mi ha obbligato a questo ed eccolo! E io resto come uno scheletro che, spoglio di tutto e perfino della vita stessa, è messo al Museo nazionale a ricorda­re ai visitatori le miserie e il nulla di tutto quello che passa. Così, spogliata, resterò nel museo del mondo, ricordando però a quelli che passano, non la miseria e il nulla, ma la grandezza delle divine misericordie ».

Parole bellissime, perfino commoventi, ma non da prendere come esaustive, perché suor Lucia ha avuto dopo il 1923 molte visioni e almeno alcune di queste sono ben connesse con le precedenti della Cova di Iria, ma nessuno le ha fatto obbligo di rivelarle. Per esempio, in un appunto riservato che riguardava una visione dell'anno 1929, con­cernente il mistero della Santissima Trinità, Suor Lucia annota che non le è permesso di parlarne.

È interessante notare che Suor Lucia, ufficial­mente interrogata dall'autorità ecclesiastica, sot­to giuramento di dire tutta la verità, si guardò bene di rivelare per intero tutti i suoi segreti, com'essa spiega candidamente nella sua quarta relazione scritta. Nella quale, peraltro, si leggono ancora queste parole: « Tranne una parte del se­greto che per ora non mi è permesso di rivelare, dirò tutto ».

Questi rilievi, però, riguardano in maniera pre­ponderante il riserbo personale dei tre fanciulli e specialmente di Lucia, non i famosi tre segreti di Fatima.

Consta con certezza, infatti, che dopo l'autono­ma decisione di mantenere celata la rivelazione della Vergine, fu la Vergine stessa a comandare il segreto per alcuni aspetti speciali del messaggio. Il segreto era comandato in maniera non assoIuta, bensì limitata e condizionata, e comprende­va tre parti.

La prima parte fa perno sulla visione dell'in­ferno.

I bambini videro un orribile mare di fuoco: le fiamme uscivano dagli esseri umani colà immer­si e « cadevano da tutte le parti, simili alle faville che cadono nei grandi incendi senza peso né equi­librio ».

Nella sua terza relazione Lucia si scusa, di aver mantenuto il segreto su questo argomento, nei se­guenti termini: « Può darsi che alcuni pensino che avrei dovuto manifestare queste cose da pa­recchio, perché a loro parere esse avrebbero avuto in questo modo un valore maggiore. E sarebbe così se Dio avesse voluto presentarmi al mondo come profeta. Ma io credo che non fu questa l'in­tenzione di Dio quando mi manifestava tutte que­ste cose. Se così fosse, io penso che, nel 1917 in­vece di ordinarmi di stare zitta, ordine che fu con­fermato da coloro che lo rappresentavano, mi avrebbe piuttosto ordinato di parlare. Io credo, insomma, che Dio ha voluto soltanto servirsi di me per ricordare al mondo che è necessario evitare il peccato e riparare le offese fatte a Dio con l'o­razione e la penitenza. E dove avrei potuto na­scondermi per non rispondere alle innumerevoli domande che a proposito dell'inferno e del resto mi sarebbero state fatte? Ancora adesso ho dei timori, al pensiero di quello che potrà succedere. E confesso che la ripugnanza a manifestarlo è tale che, anche se ho davanti a me la lettera in cui V. E. mi ordina di prendere nota di tutto ciò che mi possa ricordare e anche se sento interiormente che questa è l'ora voluta da Dio per farlo, sono indecisa, in un vero conflitto, se consegnare lo scritto o bruciarlo. Non so ancora quale parte vin­cerà. Sarà quel che Dio vorrà. Il silenzio è stato per me una grande grazia. Che cosa sarebbe suc­cesso se avessi parlato dell'inferno? Non trovan­do le parole giuste, che esprimano la realtà (in­fatti quello che dico io è niente, dà solo una palli­da idea), avrei detto ora una cosa, ora un'altra, volendomi spiegare senza riuscirci. Avrei causato, così, forse, una tale confusione d'idee, da poter anche rovinare, chissà, l'opera di Dio ».

In connessione con la spaventosa visione del­l'inferno (13 luglio 1917) la Madonna dette al­cune spiegazioni centrate sulla desiderata con­versione della Russia e sulla crisi della Chiesa; poi aggiunse: « Questo non lo direte a nessuno ». Dunque, fin dalla seconda apparizione della Ma­donna i fanciulli ebbero l'ordine di tacere su un punto particolare della rivelazione.

Nella minuta scritta da Lucia per la prima let­tera a Pio XII si legge: « Fino al 1926 la consa­crazione della Russia passò sotto silenzio per espressa volontà della nostra buona Madre del

Cielo ». Viene così ulteriormente precisato l'am­bito del segreto imposto dalla Vergine sul messag­gio connesso con la visione dell'inferno.

Nella terza relazione scritta, del 31 agosto 1941, Lucia puntualizza: « Il segreto mi pare di poterlo dire perché ormai il cielo mi ha dato il permesso ». Con queste parole Lucia trasmetteva all'autorità ecclesiastica il permesso di rendere pubblico ciò che fin allora era restato segreto. E difatti nel 1942 il card. Schuster divulgò la parte che concerne le responsabilità della Russia nel contemporaneo dilaniamento generale dell'umani­tà. Si tratta del primo segreto.

La seconda parte del segreto di Fatima, invece, si riferisce alla devozione verso il Cuore Imma­colato di Maria, indicata come il rimedio agli at­tuali mali del mondo. Connessa con questa rive­lazione fu la visione che i bambini ebbero del Pontefice Romano, da loro contemplato isolato, in lacrime, attorniato da malvagi e da violenti, co­me riferisce Lucia nella sua terza relazione scritta.

Quando Giovanni Paolo II cadde nel sangue il 13 maggio u.s. mi venne spontaneo pensare: il Papa della totale consacrazione alla Madonna si è forse offerto vittima d'espiazione.

E la terza parte? Del famoso terzo segreto di Fatima parleremo nel prossimo capitolo, che sarà anche l'ultimo.

L'ansia e la trepidazione, relative a questo terzo segreto, però, non possono ora - e non po­tranno domani - prevalere sulla sovrana pro­messa: « Finalmente il mio cuore materno trion­ferà ».



Il terzo segreto
I primi due segreti furono svelati nel 1941, come abbiamo ricordato nel precedente capitolo. Suor Lucia depositò il contenuto del terzo segre­to in uno scritto per il Papa che fu consegnato nel 1944 alla nunziatura di Lisbona. Suor Lucia pre­cisò che il plico non doveva esser aperto prima del 1960. Data la clausola della veggente, solo do­po la morte di Papa Pacelli, il messaggio su ri­chiesta ufficiale fu portato a Giovanni XXIII il quale, alla presenza del Card. Ottaviani, lo aprì, lo lesse, lo richiuse, lo sigillò e ordinò che fosse riposto.

Però il card. Ottaviani rivelò altre due circo­stanze importanti: la prima è che anche il Papa Paolo VI ha letto il messaggio; la seconda è che l'ha letto anche lui, il cardinale Ottaviani. Citia­mo letteralmente le parole ch'egli pronunciò in pubblico l'11 febbraio 1967:

« Io ho avuto la grazia di leggere il testo del segreto ».

Non basta: il molto discusso mensile « Sì Sì No No » rivelò che una terza persona, alla pre­senza di Paolo VI, ha letto il messaggio che dove­va restare segreto solo fino al 1960. Né Paolo VI, né il Cardinale Ottaviani, né questa terza persona hanno mai formalmente rivelato al pubblico il con­tenuto del famoso terzo segreto, tuttavia:

1) Paolo VI, pellegrino a Fatima nel 1967, vi tenne un discorso diffuso in tutto il mondo che evi­denzia tre elementi interessanti;

2) il card. Ottaviani, nel discorso pubblico cui abbiamo or ora accennato, insistette sui medesimi tre significativi temi;

3) il periodico « Sì Sì No No », evidentemente non ignaro della terza persona che è a conoscenza del segreto, ribadisce i medesimi tre temi. Inoltre:

4) Mentre il plico segreto veniva recapitato nel­le mani di Giovanni XXIII Suor Lucia di Fatima affidava direttamente ad un illustre gesuita un messaggio da divulgare al pubblico nel quale ven­gono sottolineati, ma con un vigore tutto parti­colare, quei medesimi tre temi sui quali successi­vamente Paolo VI, il Card. Ottaviani e presumi­bilmente l'altro personaggio hanno attirato l'at­tenzione del pubblico;

5) qualche mese dopo l'elezione di Paolo VI un giornale di Stuttgard pubblicò uno « strano » documento presentandolo come una indiscrezio­ne diplomatica: si sarebbe trattato di una comu­nicazione confidenziale della Santa Sede ai governi di alcune tra le principali potenze del mondo al tempo della crisi di Cuba, durante il pontificato di Giovanni XXIII: in sostanza il contenuto di questo documento riporterebbe il famoso terzo segreto di Fatima: la versione dell'indiscrezione diplomatica non è apparsa credibile, però « stra­namente » il documento insiste sui medesimi tre temi, cui stiamo facendo riferimento.

Non mi sembrò casuale che un mese prima che Paolo VI si recasse a Fatima questo stesso « stra­no » documento pseudo diplomatico venisse ri­pubblicato dallo Specchio senza provocare la mi­nima smentita.

Nel 1977, ricorrendo il decennale della vi­sita di Paolo VI a Fatima, la Radio Vaticana fece un accenno a questa presunta indiscrezione ormai ampiamente diffusa confermando tuttavia che il suo contenuto non era stato smentito.

Quali sono questi tre temi significativi?

Essi sono tre beni sommi, minacciati da tre gra­vissimi pericoli:

1) la fedeltà della Chiesa, minacciata dalla ete­rodossia;

2) l'unità della Chiesa, minacciata dalla per­secuzione;

3) la pace, anzi la vita, del mondo, minacciate dalla guerra, anzi dallo sterminio.

Il primo tema, la fedeltà alla Chiesa, è al pri­mo posto nel discorso di Paolo VI a Fatima. Egli disse espressamente che la prima intenzione del suo pellegrinaggio penitenziale era proprio que­sta: implorare che la Chiesa fosse preservata da deviazioni dottrinali, aggiungendo che questo pe­ricolo appariva incombente nelle tentazioni del post-concilio. Il Card Ottavíani dice che il segre­to è profetico ed è di particolare importanza per il Papa cui è precisamente destinato: e perché mai, aggiungiamo noi, se non per la ragione che il Papa è il Pastore dei Pastori che deve garantire l'unità della fede ecclesiastica? Ora dobbiaro ri­cordare che cinque anni dopo il suo discorso a Fa­tima, Paolo VI, custode ufficiale dell'ortodossia della Chiesa, confessò al mondo che il fumo di Satana, com'egli lo chiamò, era effettivamente pe­netrato nella Chiesa riuscendo ad annebbiare gli occhi di molti, né si può dire che nel 1981, 9 an­ni dopo questa confessione papale, la situazione sia migliorata. Ma ciò che, nel 1958, disse Suor Lucia al sopra accennato P. Fuentes, postulatore della causa di beatificazione dei due veggenti fati­miti defunti, è addirittura sbalorditivo, riguardo al declino dello spirito ecclesiastico e della fedel­ta della Chiesa e, specialmente, dei sacerdoti e dei religiosi. Il messaggio affidato al P. Fuentes, pubblicato in Italia nella rivista « L'Immacola­ta », numero di gennaio-febbraio 1959, in concomitanza della decisione di Giovanni XXIII di ri­porre nuovamente il segreto, mette espressamente in rilievo che la battaglia decisiva del male con­tro il bene sarebbe stata combattuta sul campo delle vocazioni di speciale consacrazione: la even­tuale caduta dei sacerdoti e dei religiosi sarebbe stata decisiva. A distanza di più di vent'anni da quelle parole si registra una generale decadenza del costume ecclesiastico, del costume morale e religioso del popolo cattolico e una preoccupan­te discesa delle vocazioni di speciale consacrazio­ne, senza che per adesso siano intervenuti segni persuasivi d'un cambiamento di rotta. Ma anche la famosa « indiscrezione » pubblicata dal Neue Europe (15 ottobre 1963), ripresa da « Lo spec­chio » il 14 aprile 1967, mette in rilievo, princi­palmente, il crescente offuscamento della Chiesa, anche a livello gerarchico.

Il secondo tema del discorso di Paolo VI a Fa­tima, l'unità della Chiesa minacciata dalla perse­cuzione, fu espresso in questi termini: « Questo pensiero (della fedeltà e dell'unità della Chiesa)... porta in questo momento il nostro ricordo a quei paesi in cui la libertà religiosa è praticamente op­pressa e dove è promossa la negazione di Dio ».

Nel suo discorso il Card. Ottaviani conferma espressamente il rapporto esistente fra il messag­gio di Fatima e la persecuzione contro la Chiesa e la religione. Lucia di Fatima disse al P. Fuentes: « Nazioni senza Dio saranno il flagello scelto da Dio per il castigo dell'empietà », insinuando che la persecuzione antireligiosa è meritata. Il testo della indiscrezione è nella stessa linea, ma con un linguaggio più apocalittico: la persecu­zione è solo un flagello, l'assaggio di un castigo ancor più orribile, se non interverrà, tempestiva, la conversione richiesta.

Il terzo tema, la minaccia di una guerra ster­minatrice, è trattato da Paolo VI, nel discorso di Fatima, con toni particolarmente accorati: « Noi diciamo: il mondo è in pericolo. Perciò noi siamo venuti ai piedi della Regina della Pace a doman­darle come dono che solo Dio può dare, la pace... Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest'ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione... Il qua­dro del mondo e dei suoi destini qui si presenta immenso e drammatico. È il quadro che la Ma­donna ci apre davanti, il quadro che contemplia­mo con occhi esterrefatti ».

Più freddo e sorvegliato, ma confermativo, il Card. Ottaviani: « La Madonna Santissima ci aveva esortati a preghiera e penitenza per evitare quelle sanzioni... previste per un mondo che cor­risponde così male ai doni della grazia ». Invece Suor Lucia di Fatima si è espressa con sconcer­tante durezza nel suo colloquio con P. Fuentes: « Intere nazioni spariranno dalla faccia della terra ». E il testo della accennata indiscrezione mai smentita precisa: lo scatenamento d'un cataclisma bellico e naturale senza paragoni è previsto pro­prio per quest'ultimo scorcio di secolo (e il tono dell'insieme sembra non far assegnamento sulla penitenza che ottiene salvezza).

Mi pare, pertanto, di non essere azzardato se, in base a queste significative convergenze, con­cludo così:

Primo: il terzo segreto non è stato formalmente pubblicato ma è stato sostanzialmente svelato. Secondo: esso riguarda, prima di tutto, la crisi dottrinale e morale della Chiesa post-concilia­re. La Chiesa in crisi richiama su di sé la per­secuzione purificatrice e non trattiene la fra­na spirituale e sociale dell'umanità che porta alle ultime imminenti conseguenze autodi­struttive.

Mi sembra che questa conclusione sia doppia­mente confermata.

La prima conferma è l'analisi del testo nel qua­le Lucia svela le prime due parti del segreto. Do­po aver profetizzato la seconda guerra mondiale e la persecuzione comunista, la Madonna, riferi­sce Lucia, disse: « Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mon­do un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede; ecc.... questo non lo direte a nessuno ». Tale predilezione sull'orto­dossia del Portogallo, seguita da quello strano eccetera è evidentemente l'inizio d'un discorso sulla crisi dell'ortodossia nelle nazioni cattoliche, da cui è preservato, eccezionalmente, il Portogal­lo e questo è il discorso che resta sotto segreto: questo - dice la Madonna - non lo direte a nessuno. Dunque il testo del segreto riguarda so­prattutto la Chiesa, la fedeltà della Chiesa, e su­bordinatamente la pace del mondo, in quanto una Chiesa decaduta e corrotta non può arrestare l'in­vadenza del materialismo comunista che, secondo Lucia, è l'attizzatore della guerra mondiale (a par­tire dalla tragedia spagnola del 1936, iniziatasi con l'assassinio del sindacalista cattolico Calvo So­telo) ed è giunto ormai ad intossicare tutte le nazioni del mondo.

La seconda conferma viene da un gesuita che non è esagerato definire una autorità in questi problemi: egli conosce alla perfezione tutta la documentazione esistente su Fatima, è anzi il cu­ratore di varie edizioni della medesima documen­tazione: il P. Antonio Maria Martins. Egli affer­ma in modo categorico che il terzo segreto fa per­no sulla crisi della Chiesa.

Certo la crisi interna della Chiesa è evidente; ha investito tutti i gradi della gerarchia arrivando fino agli ultimi gradini delle suore e dei seminaristi. Non ci è dato sapere quanto spazio ci sia an­cora concesso per la nostra penitenza. Questo re­sta un segreto per tutti.

E c'è ancora un ultimo segreto. Dal maggio all'ottobre del 1917 si verificarono solo sei visio­ni alla Cueva da Iria, mentre la Madonna parla di sette visioni. Ecco le parole che la Vergine disse il 13 maggio 1917: « Vi chiedo di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora (mezzogiorno) e vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta ».

Ma dopo il 13 ottobre del 1917 non ci sono state più visioni alla Cueva da Iria. Voglia il cielo che qualcuno di noi possa esser presente alla set­tima apparizione della Madonna di Fatima, per­ché quella sarà certamente la luminosa verifica della più sublime profezia: « Finalmente il mio cuore materno trionferà ».



Auspicio conclusivo
È annunciato, per il 1982, un viaggio del Santo Padre nella penisola iberica.

Non è azzardato sperare che il Papa si rechi, per l'occasione, anche a Fatima.

Vi porterà la rosa sanguigna fiorita il 13 mag­gio 1981 sulla Piazza di San Pietro, vi porterà il cesto di mistiche rose che anime buone e generose di ogni parte del mondo connettono giorno per giorno con inenarrabili sacrifici, vi porterà il no­stro cuore purificato e dirà: TOTUS TUUS.