amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

sabato 9 ottobre 2010

Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesu’ Cristo

Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesu’ Cristo

PREMESSA

Quando il Canonico Annibale Maria Di Francia pubblicò, con una sua prefazione, le Ore Della Passione di Luisa Piccarreta, intendeva certa­mente esaudire il desiderio della Piccarreta stessa; l'anima solitaria, come viene identificata nella prefazione.

L'Associazione del Divin Volere, dopo aver pubblicato le Ore Della Passione, presenta questa introduzione, certa di esaudire ancora il desi­derio della Piccarreta per una maggior comprensione e meditazione dell'Orologio della Passione.

Questa Introduzione è la ristampa di quella del Canonico Annibale Maria Di Francia, pubblicata nella quarta edizione delle Ore Della Passione stampata dalla Tipografia Antoniana di Messina nel 1921.

Gli scritti sono riproposti in forma integrale, come pubblicati dal Canonico Annibale Maria Di Francia nel 1921, senza nulla modificare, nel rispetto dell'interpretazione e del giudizio della Chiesa, per non interferire nella causa di beatificazione in corso.



L'OROLOGIO DELLA PASSIONE

Scritto da Persona devota



La Divina Provvidenza che in ogni tempo suscita anime che La cono­scano, che La amino e che la facciano conoscere ed amare dagli altri, ha suscitato un'anima, che si è consacrata alle pene del Divin Redentore.

La particolare ispirazione che ha avuta quest'anima è un nuovo e assai proficuo metodo sul come contemplare i patimenti di Nostro Signore Gesù Cristo; cioè, richiamarsi ad una ad una le ore ventiquattro, dalle 6 pomeridiane del giovedì Santo, fino allo ore 5 pomeridiane del Venerdì Santo, e contemplare, ora per ora, quello che Gesù Cristo ha sofferto successivamente in quelle 24 Ore.

Abbiamo detto nuovo questo metodo, non in quanto alla riduzione dei patimenti di Nostro Signore alle 24 ore, ma in quanto alla forma, ai sen­timenti e agli scopi che formano un tutto nuovo.

Non è dunque nuovo il dividere nelle 24 ore la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, perché ciò è quello che si chiama Orologio della Passione che si trova in molti libri devoti, come la Filotea del Riva, il Giardino Spirituale, nonché le operette spirituali del Dottore della Chiesa S. Alfonso; sebbene nei diversi Autori esiste qualche piccola dif­ferenza tra gli orari e gli avvenimenti, e ciò perché talvolta un'ora non esaurisce un mistero, o perché lo esaurisce in minor tempo e ne comincia un altro.

Come ognuno vede, questa devozione dell'Orologio doloroso, tra tutte quelle che riguardano la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e i dolori della Sua Santissima Madre, è tra le primarie, perché analizza e medita uno per uno tutti i patimenti esterni ed interni dell'adorabile Nostro Redentore Gesù.

È una specie di Via Crucis più intera e completa, perché prende Nostro Signore, non dalla condanna a morte nel Tribunale di Pilato, ma... da dove propriamente cominciò la dolorosa Passione, cioè dal licenzia­mento di Nostro Signore Gesù Cristo dalla Sua Santissima Madre (come è pia universale credenza) per andare a morire; al che segue il cenaco­lo, l'Orto, la cattura, ecc.

Ma quello che vi è di nuovo nell'Orologio della Passione dell'anima solitaria è in primo luogo che della ripartizione delle 24 ore non ha fatto un solo accenno, come fanno gli Autori sopra citati, contentan­dosi di dire a mo' di esempio: dalle 6 alle 7 del mattino Gesù è con­dotto a Pilato.

Dalle 7 alle 8 è condotto ad Erode, ma di quanto avvenne in ogni ora, la estatica anima solitaria fa una viva descrizione, e vi aggiunge con­siderazioni, affetti e riparazioni. In secondo luogo, questi affetti e queste

riparazioni sono cosi singolari, nuove ed intime, da non sembrare esse­re opera umana, ma celeste!

Tutto appare nuovo in queste sante meditazioni. Sebbene non si medi­tano che quei misteri su cui tanto si è scritto e meditato da svariati e santi Autori, non di meno, la divina ispirazione, che sempre opera cose nuove e varia in tante forme la sua grazia (multi formis gratia Dei), si manifesta per mezzo di quest'anima in un modo tutto singolare. Premettiamo che la pia persona che scrive non è una letterata, appena conosce il leggere e lo scrivere. Eppure i patimenti, i maltrattamenti, gli oltraggi, gli strazii dell'adorabile Redentore Gesù sono al vivo descritti, con termini che penetrano il cuore, lo commuovono, lo impressionano, lo attirano all'amore.

L'amore, e dobbiamo notarlo, sì, l'Amore divino, nella sua tenera espres­sione, è la nota predominante di quest'Orologio della Passione; l’Amore di quest'anima solitaria per Gesù Cristo. È una innamorata che si effon­de nella più amorosa compassione per il suo Diletto.

Lo compatisce, Lo accarezza, Lo abbraccia, Lo bacia, Lo ribacia, Lo accompagna in tutti i singoli patimenti, con una sostituzione continua; cioè si mette essa, per quanto sta in lei, al posto dell'Amato Penante, come per ricevere tutto sopra di sé, come se in questa pia sostituzione volesse risparmiare il Sommo Bene ora per allora.

Per quest'anima contemplativa non c'è passato: essa riproduce le scene come presenti, e vi si immedesima.

Nell'eccesso della compassione e dell'amore, essa si spinge con tanto confidente trasporto verso il Diletto, che nell'abbracciarlo, nel baciarlo nel volto, nella bocca, nelle mani, nei piedi, nel Cuore, domanda anche essa baci amorosi da Gesù con tale confidenza, che in poche anime delle più amanti si riscontra il simile.

È la sposa dei Cantici che esclama: "Mi baci Egli col bacio delle Sue lab­bra". Non si può mettere in dubbio che, se a Nostro Signore piace molto il ricevere timore, non meno piace al Suo amatissimo Cuore la filiale e tenera fiducia. E come non averla con Colui che, potendo sal­varci con lo spargere una sola stilla del Sangue Suo preziosissimo, tutto lo volle spargere in mezzo ai più inauditi tormenti e ai più ignominiosi oltraggi, per dimostrarci quanto ci ama?

Forse chiede assai un'anima quando chiede baci a quel Gesù che pur ci ha dato e ci dà sempre tutto Se stesso? E perché dovrebbero trattener­ci da questa gran fiducia di amore i nostri peccati, quando ce ne siamo purificati con la Penitenza e con l'Amore? Forse non è vero che il padre del figliol prodigo, quando se lo vide ritornato, gli gettò le braccia al collo e lo colmò di baci?

E la pecorella sulle spalle del Buon Pastore, non sarà stata anch'essa accarezzata e supponiamo anche baciata?

Forse non è molto vero ciò che diceva quell'angelica innamorata di Gesù, S. Agnese: lo amo Colui che quanto più l'abbraccio e Lo tocco, tanto più divento pura e casta? Ah, la confidenza amorosa che parte da un cuore umile, si ruba il Cuore di Dio!

È in questo modo, che si diventa bambini, come insegnò Nostro Signore, quando, abbracciando ai Suo Seno amoroso un tenero fan­ciullino, disse: Di questi è il Regno dei Cieli.

Tale è la fiducia che traspira da ogni pagina di quest'Orologio della Passione. E l'anima che si mette in mano questo libro, e s'interna in questo pio esercizio con questa guida, a poco a poco si troverà parte­cipe dei sentimenti, della compassione, dell'amore, della confidenza di cui esso è pieno e riboccante.

Alle volte l'Anima solitaria, in questo libro, introduce a parlare Nostro Signore Gesù Cristo, e allora quelle parole che essa riferisce non sono più un particolare suo sentimento, ma un'ispirazione che si manifesta con quelle espressioni di cui l'anima è capace: poiché, ogni ispirazione e ogni rivelazione, che passa per il canale umano, ne sortisce a secon­da della capacità, ovvero dell'intuito mistico dello stesso soggetto.

Di ciò la diversità di esprimersi delle anime contemplative sopra uno stesso argomento.

Ma se l'Anima Autrice di quest'Orologio doloroso, riesce nuova negli affetti, è nuovissima, e sarei per dire, unica, nelle riparazioni.

In verità la riparazione di tutte le offese che riceve Nostro Signore Gesù Cristo, è stata sempre il principale oggetto di tante anime amanti, di tanti libri di devozione, e talvolta di speciali rivelazioni.

Così, per esempio, abbiamo gli scritti di S. Margherita Maria Alacoque, che nella devozione del Cuore Santissimo di Gesù include delle specia­li riparazioni. Più dirette ancora a questo scopo sono le devozioni del Nome SS di Gesù e del Suo Sacro Volto, di cui ebbe belle rivelazio­ni la Serva di Dio Suor Maria di S. Pietro, carmelitana.

Ordinariamente tutte queste riparazioni vengono formate di ossequi, di ammende e di preghiere.

Le riparazioni di quest'Orologio della Passione, che diamo alle stampe, sono invece una immedesimazione con le stesse riparazioni di Nostro Signore Gesù Cristo.

È un internarsi nei sentimenti del Cuore SS.mo di Gesù, nei suoi Divini patimenti; e con Gesù che patisce, che offre e ripara, l'anima compati­sce, prega, offre, ripara.

E per che cosa ripara? Qui le riparazioni si estendono, si moltiplicano nell'infinito, e si adattano ad ogni specie di peccati, che possono avere relazione coi singoli patimenti di Nostro Signore.

Dalla prima all'ultima parola, si può dire, questa operetta, è una conti­nua e svariata riparazione di tutti i peccati con tutte le loro specie, e non solamente delle colpe gravi ma anche delle più lievi; e non solamente dei peccati che venivano commessi contro la Persona adorabile di Gesù Cristo, quando era nelle mani dei suoi nemici,ma tutte le colpe presenti, passate e future in persona di tutti i peccatori, sia prescelti che eletti. L'Anima compaziente si tuffa, direi quasi, in ogni patimento di Nostro Signore, ne misura, per quanto può farlo essere umano, l'infinito abis­so, e unendosi alle infinite intenzioni riparatrici dell'Uomo-Dio penante, offre a Lui, offre àl Padre, offre alla Divina Giustizia, riparazioni infinite per tutti e per tutto.

È appunto la grande, necessaria, universale riparazione che chiedono i nostri tempi, le moltiplicate iniquità delle presenti generazioni e il giusto e tremendo infuriare dei divini castighi!







DEL VALORE ED UTILITA DI QUESTA OPERA SULL'OROLOGIO DELLA PASSIONE E QUANTO TORNI GRADITA A NOSTRO SIGNORE



LE PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE A CHI PRATICA

LE ORE DELLA PASSIONE



Con la più perfetta sottomissione al giudizio della Santa Chiesa, e non richiedendo altra fede che l'umana, giusto il sapiente Decreto di Papa Urbano VIII, trascriviamo qui alcune rivelazioni che Nostro Signore Gesù Cristo avrebbe fatto a quell'anima solitaria, cui ispirò questa ope­retta: rivelazioni che mostrerebbero quanto sia grato al Cuore adorabi­le di Gesù che se ne faccia profitto.

Riportiamo una lettera inviata dalla pia autrice al Rev. Can. di Francia:

"Molto Rev. Padre,

Ecco finalmente, Le rimetto le Ore scritte della Passione, e tutto a gloria di Nostro Signore. Le accludo pure un foglietto in cui si contengono gli affetti e le belle promesse di Gesù per chi fa queste Ore della Passione. lo credo che, se colui che le medita è peccatore, si convertirà, se è imperfetto diverrà perfetto, se è santo si farà più santo, se è tentato tro­verà la vittoria, se è sofferente troverà in queste Ore la forza, la medici­na, il conforto; e se l'anima sua è debole e povera, troverà un cibo spi­rituale ed uno specchio dove si rimirerà di continuo per abbellirsi e farsi simile a Gesù nostro modello.

È tanto il compiacimento che ne prova Gesù benedetto dalla meditazio­ne di queste Ore, che vorrebbe che di queste meditazioni vi fosse almeno una copia per ogni città o paese, e si praticassero; allora avverrebbe che in quelle riparazioni Gesù sentirebbe riprodursi la Sua stessa voce e le Sue preghiere, quali le levava al Padre Suo nelle 24 ore della Sua dolorosa Passione; e se ciò si facesse almeno in ogni paese o città da alquante anime, Gesù pare che mi faccia intendere che la Divina Giustizia rimarrebbe in parte placata, e verrebbero in parte arrestati e come smorzati i suoi flagelli in questi tristi tempi di strazi e di spargi­mento di sangue (ferveva la tremenda guerra Europea).

Faccia Lei, Reverendo Padre, appello a tutti. compia così l'operetta che il mio amabile Gesù mi ha fatto fare. Onde le dico pure che lo scopo di queste Ore della Passione, non tanto è di raccontare la storia della Passione, perché molti libri ci sono che trattano questo pietoso argo­mento, e non sarebbe stato necessario farne un altro; ma lo scopo è la riparazione, unendo insieme (si noti) i diversi punti della Passione di Nostro Signore con la diversità di tante "offese, e insieme a Gesù farne degna riparazione, rifacendolo quasi di tutto ciò che le creature tutte Gli debbono, e da ciò i diversi modi di riparare; in queste Ore, in alcuni trat­ti si benedice, in altri si compatisce, in altri si loda, in altri si conforta il penante Gesù, in altri si compensa, in altri si supplica, si prega, si domanda.

Perciò lascio a Lei, Reverendo Padre, di far conoscere con una prefa­zione, lo scopo di questi scritti".



Il foglietto di cui l'Autrice di quest'Orologio della Passione parla in principio della su trascritta lettera, contiene quanto Nostro Signore le abbia detto:

"Chi pensa sempre alla mia Passione, forma nel suo cuore come una sorgente salutare, la quale tanto più si accresce di volume, quanto più l'anima attende a ripensare e meditare la mia dolorosa Passione.

E siccome le acque che scorrono da una fonte sono acque comuni a tutti, così questa sorgente di salute, che si forma nel cuore di chi medita la mia Passione, serve alla mia gloria, al bene dell'anima che la pro­duce, e al vantaggio di molte altre anime".



Altra volta, riferisce l'anima solitaria, averle cosi parlato il Signore:

"Mi è tanto gradito che uno vada ripensando costantemente alla mia dolorosa Passione, che lo soffrii nell'anima e nel corpo con tanto infini­to Amore e dolore, e che meditandola se ne affligga e mi compatisca affettuosamente, che mi sento come rinfrancato di quanti strazii, igno­minie e pene interne lo soffrii in tutto il corso del mio patire, dall'incar­nazione all'ultimo respiro sulla Croce.

L'anima che spesso medita la mia Passione, mi viene ad apprestare con­tinui e diversi conforti; cosicchè, se nel corso della mia Passione mi det­tero funi e catene per legarmi, l'anima che considera e mi compatisce così legato, mi scioglie e mi dà la libertà; gli sgherri mi disprezzarono, mi sputarono e mi disonorarono; l'anima mi apprezza, mi pulisce da quegli sputi e mi onora; quelli mi spogliarono e mi flagellarono, l'anima mi risana e mi veste; quelli mi coronarono di spine trattandomi da re di burla, mi amareggiarono la bocca di fiele e mi crocifissero; l'anima, con­siderando tutte le mie pene, mi corona di gloria e mi onora per suo Re, mi riempie la bocca. di dolcezza dandomi il cibo più squisito qual'è la memoria delle mie stesse opere, e come se mi schiodasse dalla Croce, mi fa risorgere nel suo cuore; ed io per compenso di tanta amorosa meditazione e considerazione delle mie pene, le dò ogni volta una nuova vita di grazie; e questa consiste, che mentre essa mi attira a sé con la contemplazione e compassione dei miei patimenti, lo l'attiro a me; lo mi dò ad essa come cibo spirituale, mentre essa si forma un pascolo continuo delle mie piaghe, dei miei abbrobrii e delle lunghe e incomprese agonie del mio Cuore ed lo mi ristoro e mi cibo di tutta l'a­nima, assorbendola in me per amore. Si è perciò che assai gradita è a me la devota e frequente memoria della mia Passione".



Da questi termini generali del gradimento che prova il Cuore Santissimo di Gesù, quando si medita la Passione, veniamo ancora a termini più particolari circa questo Orologio della Passione.

L’Anima contemplativa domandò al diletto Signore:



"Dimmi, o mio Bene che cosa darai in compenso alle anime che faran­no le Ore della Passione come Tu me le hai insegnate?"

Nostro Signore diede questa risposta:



“Figlia mia, queste Ore non le riguarderò come cose vostre, ma come fatte da me; e a te e a quelli che le mediteranno, darò i miei meriti, e ve li applicherò come se lo stessi soffrendo la mia Passione ora per ora in quel tempo stesso che la meditate. Gli effetti che allora produceva la mia Passione quando lo la sopportavo, e che può produrre in ogni tempo, saranno rinnovati nelle anime che meditano queste Ore, e il tutto a seconda della disposizione maggiore o minore di ogni anima.

Maggior premio di questo non può meritarsi in questa vita. Nel paradi­so poi queste anime me le porrò al mio Divino cospetto dinanzi al mio stesso Volto, e le saetterò con saette di Amore e di eterni contenti, per quante volte hanno meditato le Ore della mia Passione, ed esse, ine­briate dal mio Amore, mi corrisponderanno col saettare il mio Cuore di tutta la capacità di amore che avrà l'anima beatificata; il che formerà un dolce incanto a tutti i celesti comprensori".



Gesù un'altra volta avrebbe detto all'anima solitaria:

"Le Ore della mia Passione furono piene di tutte le mie preghiere, di tutte le mie riparazioni e di tutto l'infinito mio Amore.

Questo pio esercizio di riparare meditando, è uscito proprio dal mio Cuore. Ah, quante volte in grazia di queste meditazioni, che si pratica-

no segretamente in tutta la Chiesa da tante anime a me care, non ho lo cambiato i flagelli in grazia su tutta la terra! Esse sono di un pezzo incal­colabile se il pio esercizio che tu hai praticato e scritto, sarà praticato da altri con amore, l'amor mio troverà il suo sfogo e conforto; e sappi, o figlia, che non è cosa indifferente che la creatura dia sollievo e sfogo all'Amore del Creatore».



Altra volta disse:

“I1 mondo sta in continuo atto di rinnovare la mia Passione, e siccome la mia immensità involge tutte le creature dentro e fuori, così sono costretto dal loro contatto a ricevere chiodi, spine, flagelli, disprezzi, sputi e tutto il resto che soffrii nella mia Passione, ed anche di più.

Ora, quando un'anima fa queste Ore della Passione, avviene che dal contatto di quell'anima mi sento togliere i chiodi, frantumare le spine, raddolcire le piaghe, pulire gli sputi, lenirmi il dolore delle percosse, ungermi le piaghe: mi sento contraccambiare in bene il male che mi fanno gli altri, ed lo, vedendo che il contatto spirituale di quell'anima che medita le Ore della mia Passione mi apporta tanto sollievo, mi appoggio sempre più su quell'anima.

Oltre ciò, chi fa queste Ore della mia Passione, fa suoi i miei pensieri, fa sue le mie riparazioni, fa sue le mie preghiere, suoi i miei affetti, suoi i più intimi palpiti del mio Cuore; e siccome lo, quando volli redimere il mondo, mi presentai al mio eterno Padre dicendoGli: "Ecce ego mitte me": "Ecco qua ci sono lo, mandami o Padre sulla terra per patire e morire per gli uomini'; così l'anima che a me unita s'interna nella medi­tazione delle Ore della mia dolorosa Passione, e s'immedesima ai miei dolori, alle mie pene, al mio spirito penante, quasi elevandosi tra cielo e la terra, quest'anima con me esclama innanzi al Padre mio: Ecce ego mitte me; eccomi qua o Signore voglio anch'io con Gesù riparare per tutti, rispondere per tutti, patire e morire per tutti".



L’anima solitaria si effondeva in compassione ed in amore verso Gesù penante, dalle ore 17 del giovedì alle ore 17 del Venerdi Santo in cui si conclude con la sepoltura del Corpo adorabile di Gesù Signore Nostro; e avendo scritto questo Orologio della Passione, domandava con quel­la speciale fiducia che lo Sposo Celeste le ha donato, quanto gli fosse gradita questa operetta. Gesù le rispose:

"Per compenso che hai scritto le Ore della mia Passione, ad ogni paro­la che hai scritto darò un bacio alla tua anima, ed a ogni parola, ti accor­derò un'anima».



L’anima contemplativa soggiunse:

“Signore, questo è quello che tu a me darai, ma questo stesso lo darai anche a chiunque medita queste ore? "Sì", rispose Nostro Signore, "e ad ognuno darò pure un'anima per ogni parola, Purché la mediti unita a me e alla mia stessa Volontà"'; poiché tutta la maggiore o minore efficacia di queste ore della mia Passione, sta nella maggiore o minore unione che si ha con me; e facendole con la mia Volontà, la creatura si nasconde con me nel mio Volere e mettendosi in azione il mio Volere, io posso fare tutti i beni che voglio, anche per una sola parola, e ciò tante volte quante volte si farà questa meditazione".



L’anima solitaria scrive pure:

"Un'altra volta stavo lamentandomi con Gesù che, dopo tanti sacrifici nello scrivere queste Ore della Passione, erano tanto poche le anime che le praticavano. "

E Gesù disse:

"Non ti lamentare, figlia, quand'anche un'anima sola le praticasse, tu sempre dovresti essere contenta. E forse che lo non avrei sofferto la mia dolorosa Passione e la Morte di Croce anche per la salvezza di un'a­nima sola? Cosi devi operare anche tu e giammai si deve omettere il bene perché pochi se ne avvalgono; tutto il male è di chi non profitta.

E come la Passione e Morte fece acquistare il merito alla mia Santissima Umanità come se tutti si salvassero, perché tale era la mia Volontà e il fine di ogni mio patire e della mia morte, così tu, a secondo che la tua volontà si sarà immedesimata con la mia Volontà, di volere e di fare bene a tutti, così ne resterai ricompensata per queste Ore che hai scrit­te della mia Passione. Tutto il male è di quelli che non le praticheranno, o per pretesti dell'inferma natura, o per diaboliche suggestioni".



Sulla preziosità di queste Ore della Passione Nostro Signore così le avrebbe pure detto:

"Queste Ore sono preziose a preferenza anche di altri esercizi, poiché non è altro questa meditazione che un rinnovare e dilatare continuo dei meriti di tutto ciò che lo feci e patii nel corso della mia vita morta­le, e di quanto ho operato e opero continuamente nella SS.ma Eucaristia.

Quando ascolto queste Ore della mia Passione ascolto la mia stessa voce, le mie stesse preghiere, vedo la mia stessa Volontà in quell'anima, cioè di volere il bene di tutti, e di riparare per tutti, ed lo mi sento tra­sportato a dimorare in essa; e mentre essa in me medita e riproduce gli effetti dei miei patimenti, lo in essa opero e mi compiaccio di fare quel­lo che fa essa stessa".



Concluse Nostro Signore con queste espressive parole, che risuonano nell'intimo di quell'anima contemplativa:

"Oh, quanto amerei che anche una sola anima in ogni città o paese si applicasse a queste Ore della mia Passione! Allora lo sentirei me stesso in ogni città o paese, e la mia Giustizia, in questi tempi grandemente sdegnata, ne resterebbe in parte placata!".



IN CHE MODO SI POSSONO FARE QUESTE ORE DELLA PASSIONE

* Un metodo è quello di meditare ogni giorno un'ORA, leggendola da soli o in famiglia o con altri. Così, nel giro di 24 giorni si completano le 24 ORE. Un buon orologio non si ferma mai; la vita non si ferma mai.

* Un altro metodo sarebbe quello di formare gruppi di varie persone - 4, 8, 12, persino 24 persone, che possono essere anche famiglie -, ognuna delle quali si compromette seriamente a fare una delle ORE, quella che le viene affidata, e questo per un certo periodo di tempo, prima di cambiare ORA. Un buon orologio segna tutte le ore, non salta nessuna...

* Un terzo metodo, poi, è quello di fare ogni giorno almeno un'ORA, quella che coincide proprio con il momento che capita della giornata; e comunque, arrivare a tale familiarità con le ORE DELLA PASSIONE e tanto assimilarle, da riuscire a seguirle mentalmente nel loro contenuto lungo tutta la giornata.

"Fare" un'ORA DELLA PASSIONE significa leggerla con attenzione, meditandola, contemplandola, facendola vita propria... Sì, perché non è la meditazione generica della passione, che ognuno fa come può, come si fa per esempio considerando i misteri dolorosi del S. Rosario; ma è un modo concreto e specifico, ispirato dall'amore di Gesù, d'immedesimarci innanzi tutto con la sua Volontà Divina e rivivere in continuazione, ininterrottamente, la sua vita interiore, tutto ciò che egli fece nel corso della sua passione.

Ogni ORA occupa poche pagine, qualcuna di più, qualcuna di meno. Una lettura calma e attenta occupa, in media, meno di un quarto d'ora; eccezionalmente può essere più lunga. Le ORE difficili da farsi nel tempo indicato, come sono in genere le ore notturne, possono essere spostate in altri momenti, per esempio prima di coricarsi.

È molto importante tuttavia che l'impegno preso venga compiuto ogni giorno. Quando una persona s'impegna a fare una certa ORA per un dato periodo di tempo, non deve preoccuparsi col pensiero: "Ma, sempre la stessa ORA?". Innanzi tutto, se si fa con l'attenzione e l'amore dovuto, mai la si trova uguale; poi, conviene esercitarsi nella costanza di farla sempre, non tenendo conto di altro che di tener compagnia a Nostro Signore. E dopo un certo tempo, quando si vede che l'OROLOGIO funziona bene, si può allora passare a fare altre ORE.

Si comprende, dunque, che non è qualcosa "da leggere" e basta, e nemmeno un esercizio di devozione o di pietà in più, ma si tratta dell'educazione ad una vita: la vita interiore personale di Gesù. In questo modo, arriverà il momento in cui, oltre a quello spazio di 15 o 20 minuti di lettura, riempirà la mente ed il cuore per tutto il resto dell'ora e della giornata, mentre si fanno altre cose o si tratta con altre persone. Allora sentiremo, un po' per volta, che in noi Gesù vive, non solo la nostra vita, ma proprio la sua vita.

Preparazione ad ogni Ora

O Signor mio Gesù Cristo, prostrato alla tua divina presenza, supplico l'amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell'anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh, dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre adesso medito l'Ora...(si dica l’ora che si sta pregando)

E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretto ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.

Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa intenzione, e fa che sia di profitto per me e per tutti, come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare.Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, ché per mezzo della preghiera mi chiami all'unione con te e, per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutto nella tua Volontà e nel tuo amore, e, stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio implorando l’aiuto della tua Santissima Madre e del mio Angelo Custode.

Si reciti un’Ave Maria alla Ss. Vergine, un Gloria al Padre al Santo Angelo Custode e un L’eterno riposo alle Anime Sante del Purgatorio, alle quali non si manchi di applicare queste potentissime orazioni e l’eventuali indulgenze


Offerta e Ringraziamento dopo ogni Ora

Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamato, in quest'ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuto. Mi pareva di sentirti, angosciato e dolente, pregare, riparare e patire e con le voci più commoventi ed eloquenti perorare la salvezza delle anime.

Ho cercato di seguirti in tutto, e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazione, sento il dovere di dirti "Grazie" e "sii benededetto!".Sì, o Gesù, grazie ti ripeto mille e mille volte, e ti benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e ti benedico per ogni goccia di sangue o lacrima che hai versato, per ogni respiro, per ogni palpito, per ogni passo, parola, sguardo, amarezza ed offesa che hai sopportato. In tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un "Grazie" e un "Ti benedico".

Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e di benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue benedizioni e grazie. Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore e con le tue mani santissime segna ogni particella del mio essere col tuo "Ti benedico", per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo d’amore verso di te. Perciò mi lascio in Te per seguirti in ciò che farai, anzi opererai tu stesso per me; ed io fin d’ora lascio i miei pensieri in Te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti “Ti amo”, e rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che tolgono i tuoi nemici con gli insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per custodia. Dolce mio Amore, sebbene debba attendere alle mie occupazioni, resto nel Tuo Cuore; ho paura di uscire, tu mi terrai in Te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme, in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con Te.

Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo Cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoTi, mi lasci subito tirare all’unione con te. Deh, mio Gesù, dammi il bacio del divino Amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel tuo dolcissimo Cuore e resto in te.

La benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo discenda su di noi e rimanga sempre. Amen

Prima Ora
Dalle 5 alle 6 del pomeriggio
Gesù si congeda dalla sua Madre SS.

O celeste Mamma, l'ora del distacco già s'appressa ed io a te ne vengo. O Madre, dammi il tuo amore e le tue riparazioni, dammi il tuo dolore, perché insieme con te voglio seguire passo a passo l'adorato Gesù.

Ed ecco che Gesù viene, e tu, con l'animo traboccante d'amore, gli corri incontro, e nel vederlo così pallido e triste, il cuore ti si stringe per il dolore, le forze ti vengono meno e sei già per cadergli ai piedi.

O dolce Mamma mia, sai tu perché è venuto da te l'adorabile Gesù? Ah, egli è venuto per darti l'ultimo addio, per dirti l'ultima parola, per ricevere l'ultimo abbraccio!

O Mamma, a te mi stringo con tutta la tenerezza di cui è capace questo mio povero cuore, affinché stretto e avvinto a te, anch'io possa ricevere gli abbracci dell'adorato Gesù. Mi disdegnerai tu forse? O non è piuttosto un conforto per il tuo cuore avere un'anima a te vicina, che ne divida le pene, gli affetti, le riparazioni?O Gesù, in quest'ora così straziante per il tuo tenerissimo cuore, quale ammaestramento non ci dai tu di filiale ed amorosa ubbidienza verso la Mamma tua! Quale dolce armonia non passa fra te e Maria! Che incanto soave d'amore, che sale fino al trono dell'Eterno e si dilata a salvezza di tutte le creature della terra!

O celeste Mamma mia, sai tu che vuole da te l'adorato Gesù? Non altro che l'ultima benedizione. E' vero che da tutte le particelle del tuo essere altro non escono che benedizioni e lodi al tuo Creatore; ma Gesù, nel congedarsi da te, vuol sentire la dolce parola: "Ti benedico, o Figlio". E quel "Ti benedico" storna tutte le bestemmie dal suo udito e dolce e soave scende al suo cuore; e, quasi a mettere un riparo a tutte le offese delle creature, Gesù vuole il tuo "Ti benedico".

Anch'io mi unisco a te, o dolce Mamma: sulle ali dei venti voglio girare il cielo per chiedere al Padre, allo Spirito Santo, agli angeli tutti, un "Ti benedico" a Gesù, affinché, andando da lui, gli possa portare le loro benedizioni. E qui in terra voglio andare da tutte le creature e chiedere da ogni labbro, da ogni palpito, da ogni passo, da ogni respiro, da ogni sguardo, da ogni pensiero, benedizioni e lodi a Gesù; e se nessuno me le vorrà dare, intendo io darle per loro.

O dolce Mamma, dopo aver girato e rigirato, per chiedere alla Trinità Sacrosanta, agli angeli, alle creature tutte, alla luce del sole, al profumo dei fiori, alle onde del mare, ad ogni alito di vento, ad ogni favilla di fuoco, ad ogni foglia che si muove, al luccicar delle stelle, ad ogni movimento della natura, un "Ti benedico", me ne vengo a te ed insieme alle tue metto le mie benedizioni.Dolce Mamma mia, vedo che tu ne ricevi conforto e sollievo ed offri a Gesù tutte le mie benedizioni, in riparazione delle bestemmie e maledizioni che lui riceve dalle creature. Ma mentre offro tutto a te, sento la tua voce tremante che dice: "Figlio, benedici me pure!"O dolce mio Amore, Gesù, benedici ancora me insieme alla Mamma tua; benedici i miei pensieri, il mio cuore, le mie mani, le mie opere, i miei passi, e con la Madre tua benedici tutte le creature.

O Madre mia, nel mirare il volto dell'addolorato Gesù, pallido, triste, straziante, si risveglia in te il ricordo dei dolori che tra poco egli dovrà soffrire. Prevedi il suo volto coperto di sputi e lo benedici, il capo trapassato dalle spine, gli occhi bendati, il corpo straziato dai flagelli, le mani e i piedi forati dai chiodi, e dovunque egli è per andare tu lo segui con le tue benedizioni; ed insieme a te lo seguo anch'io. Quando Gesù sarà colpito dai flagelli, coronato di spine, schiaffeggiato, trapassato dai chiodi, dovunque troverà insieme al tuo, il mio "Ti benedico".

O Gesù, o Madre, vi compatisco; immenso è il vostro dolore in questi ultimi momenti; il cuore dell'uno pare che strappi il cuore dell'altro.

O Madre, strappa il mio cuore dalla terra e legalo forte a Gesù, affinché, stretto a lui, possa prendere parte ai tuoi dolori e, mentre vi stringete, vi abbracciate, vi gettate gli ultimi sguardi, gli ultimi baci, stando io in mezzo ai vostri due cuori, possa ricevere i vostri ultimi baci, gli ultimi vostri abbracci. Non vedete che io non posso stare senza di voi, malgrado la mia miseria e la mia freddezza?

Gesù, Mamma, tenetemi stretto a voi; datemi il vostro amore, il vostro Volere; saettate il povero mio cuore, stringetemi fra le vostre braccia; e insieme con te, o dolce Madre, voglio seguire passo passo l'adorato Gesù, con l'intenzione di dargli conforto, sollievo, amore e riparazione per tutti.

O Gesù, insieme alla Mamma tua ti bacio il piede sinistro, pregandoti di voler perdonare a me e a tutte le creature per quante volte non abbiamo camminato verso Dio.

Gloria al Padre e al Figlio ….

Bacio il tuo piede destro: perdona a me e a tutti per quante volte non abbiamo seguito la perfezione che tu volevi da noi.

Gloria al Padre…

Ti bacio la mano sinistra: comunicaci la tua purità.

Gloria al Padre….

Bacio la tua mano destra: benedicimi tutti i palpiti, pensieri, affetti, affinché, avvalorati dalla tua benedizione, tutti si santifichino; e con me benedici ancora tutte le creature e suggella la salvezza delle loro anime con la tua benedizione.

Gloria al Padre…

O Gesù, insieme alla Mamma tua ti abbraccio e, baciandoti il cuore, ti prego di mettere in mezzo ai vostri due cuore il mio, acciò si alimenti continuamente dei vostri amori, dei vostri dolori, dei vostri stessi affetti e desideri e della vostra stessa vita. Così sia.

Riflessioni e Pratiche
Gesu’, prima di dar principio all sua passione, va dalla sua Madre per chiederle la benedizione. In quest’atto Gesu’ c’insegna l’ubbidienza, non solo esterna, ma anche interna, che dobbiamo avere per corrispondere alle ispirazioni della grazia. Alle volte noi non siamo pronti ad eseguire una buona ispirazione, o perche’ trattenuti dall’amor proprio a cui si unisce la tentazione, o per rispetto umano, o per non fare santa violenza a noi stessi.

Ma il respingere la buona ispirazione di esercitare una virtu’, di compiere un atto virtuoso, di fare una buona opera, di praticare una devozione, fa ritirare il Signore che ci priva di nuove ispirazioni.Invece la pronta corrispondenza pia e prudente alle sante ispiraizoni, ci attira maggiori lumi e grazie.

Nei casi dubbi si ricorre prontamente e con retta intenzione, al gran mezzo della preghiera e al retto e probo consiglio. Cosi’ il buon Dio non lascia di illuminare l’anima ad eseguire la salutare ispirazione, e ad accrescergliele con sempre maggior profitto della medesima.

Le nostre azioni, i nostri atti, le nostre preghiere, le ore della Passione, dobbiamo farle con le stesse intenzioni di Gesu’, nella sua Volonta’, e sacrificando noi stessi come Lui, per la gloria del Padre e per il bene delle anime.

Dobbiamo metterci nella disposizione di sacrificarci in tutto per amore del nostro amabile Gesu’, uniformandoci al suo spirito, operando con gli stessi suoi sentimenti e abbandonandoci in Lui, non solo in tutti i dolori e contrarieta’ esterni, ma molto piu’ in tutto cio’ che potra’ disporre nel nostro interno; e cosi’, all’occasione, ci troveremo pronti ad accettare qualunque pena. Cosi’ facendo noi daremo al nostro Gesu’ piccoli sorsi dolci; se poi tutto cio’ lo faremo nella Volonta’ di Dio, che contiene tutte le dolcezze, tutti i contenti ed in modo immenso, noi daremo a Gesu’ dei larghi sorsi dolci, in modo da mitigare l’attossicamento che Gli arrecano le creature e consolare il suo Divin Cuore.

Prima di cominciare qualunque azione invochiamo sempre la benedizione di Dio, per fare che le nostre azioni abbiano il tocco della divinita’ e attirino su di noi, non solo, ma su tutte le creature, le sue benedizioni. Mio Gesu’, la tua benedizione mi preceda, mi accompagni e mi segua, affinche’ tutto cio’ che faccio porti l’impronta del tuo "ti benedico".



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Seconda Ora
Dalle 6 alle 7 del pomeriggio
Gesù si separa dalla sua Madre SS.
e si avvia al cenacolo

Mio adorabile Gesù, mentre insieme con te ho preso parte ai tuoi dolori e a quelli dell'afflitta Mamma, vedo che ti decidi a partire per andare dove il Volere del Padre ti chiama. E' tanto l'amore tra Figlio e Madre che vi rende inseparabili, per cui tu ti lasci nel cuore della Mamma e la Regina e dolce Mamma si depone nel tuo, altrimenti vi sarebbe stato impossibile il separarvi. Ma poi, benedicendovi a vicenda, tu le dai l'ultimo bacio per rafforzarla negli acerbi dolori che sta per sostenere, le dai l'ultimo addio e te ne parti.

Ma la pallidezza del tuo volto, le tue labbra tremanti, la tua voce soffocata, come se volessi dare in pianto nel dirle addio, ah, tutto mi dice quanto l'ami e quanto soffri nel laciarla!

Ma per adempiere la Volontà del Padre, coi vostri cuori fusi l'uno nell'altro, a tutto vi sottoponete, volendo riparare per quelli che, per non vincere le tenerezze dei parenti e amici, i vincoli e gli attacchi, non si curano di adempiere il Volere santo di Dio e di corrispondere allo stato di santità a cui Dio li chiama. Quale dolore non ti danno queste anime, nel respingere dal loro cuore l'amore che vuoi dar loro, per contentarsi dell'amore delle creature!

Amabile amor mio, mentre con te riparo, permettimi che rimanga con la tua Mamma per consolarla e sostenerla, mentre tu parti; poi accelererò i passi, per venire a raggiungerti. Ma con mio sommo dolore vedo che la mia angosciata Mamma trema, ed è tanto il dolore che, mentre fa per dire al Figlio addio, la voce le muore sulle labbra e non può articolare parola, quasi viene meno e nel suo deliquio d'amore dice: "Figlio mio, Figlio mio, ti benedico! Che amara separazione, crudele più di ogni morte!" Ma il dolore le impedisce ancora di parlare e la rende muta!

Sconsolata Regina, lasciami che ti sostenga, ti asciughi le lacrime e ti compatisca nel tuo amaro dolore! Mamma mia, io non ti lascerò sola; e tu prendimi con te, insegnami in questo periodo così doloroso per te e per Gesù ciò che devo fare, come devo difenderlo, come ripararlo e consolarlo e se devo mettere la mia vita per difendere la sua. No, non mi sposterò da sotto il tuo manto. Ai tuoi cenni volerò da Gesù e gli porgerò il tuo amore, i tuoi affetti, i tuoi baci insieme ai miei, e li metterò in ogni piaga, in ogni goccia del suo sangue, in ogni pena ed insulto, affinché, sentendo lui in ogni pena i baci e l'amore della Mamma, le sue pene restino raddolcite. Poi ritornerò sotto il tuo manto, portandoti i suoi baci per raddolcire il tuo cuore trafitto. Mamma mia, il cuore mi batte, voglio andare da Gesù. E mentre io bacio le tue mani materne, tu benedicimi come hai benedetto Gesù e permettimi che vada da lui.

Mio dolce Gesù, l'amore mi addita i tuoi passi e ti raggiungo, mentre percorri le vie di Gerusalemme insieme ai tuoi amati discepoli. Ti guardo e ti vedo ancora pallido. Sento la tua voce, dolce, sì, ma mesta, tanto da spezzare il cuore dei tuoi discepoli, che ne sono conturbati.

"E' l'ultima volta - tu dici - che percorro queste vie da me solo; domani le percorrerò legato, trascinato tra mille insulti". E additando i punti dove sarai più vituperato e straziato, segui a dire: "La mia vita sta per tramontare quaggiù, come sta per tramontare il sole, e domani a quest'ora non ci sarò più... Ma come sole risorgerò il terzo giorno".

Al tuo dire, gli apostoli divengono mesti e taciturni e non sanno che rispondere. Ma tu soggiungi: "Coraggio, non vi abbattete; io non vi lascio, sarò sempre con voi; però è necessario che io muoia per il bene di voi tutti".

Così dicendo, sei commosso, ma con voce tremula continui ad istruirli. E prima che ti chiuda nel cenacolo guardi il sole che tramonta, come sta per tramontare la tua vita, offri i tuoi passi per quelli che si trovano al tramonto della vita e dai loro la grazia di farla tramontare in te, riparando per quelli che, nonostante i dispiaceri e i disinganni della vita, si ostinano a non arrendersi a te.

Poi guardi di nuovo Gerusalemme, il centro dei tuoi prodigi e delle predilezioni del tuo cuore, che per contraccambio ti sta preparando la croce, aguzzando i chiodi per compiere il deicidio, e tu fremi, ti si schianta il cuore e piangi la sua distruzione.

Con ciò ripari per tante anime a te consacrate, che con tanta cura cercavi di formare come portenti del tuo amore, ed esse, ingrate ed in corrispondenti, ti fanno patire più amarezze. Voglio riparare insieme con te, per raddolcire lo schianto del tuo cuore.

Ma vedo che resti inorridito alla vista di Gerusalemme e, ritirando lo sguardo, entri nel cenacolo. Amor mio, stringimi al tuo cuore, affinché faccia mie le tue amarezze, per offrirle insieme con te, e tu guarda pietoso l'anima mia e, versando in essa il tuo amore, benedicimi.

Riflessioni e Pratiche
Gesu’ con prontezza si separa dalla sua Madre, sebbene il suo Cuore tenerissimo ne subisca uno schianto.

Siamo noi cosi’ pronti a sacrificare, per adempiere i divini voleri, anche gli affetti piu’ legittimi e santi?

(Esaminiamoci specialmente nei casi di allontanamento della Divina Presenza sensibile, o della sensibile devozione).

Gesu’ facendo gli ultimi passi, non li faceva a vuoto, in questi glorificava il Padre e chiedeva la salvezza delle anime. Nei nostri passi dobbiamo mettere le stesse intenzioni che metteva Gesu’, cioe’ di sacrificarci per la gloria del Padre e per il bene delle anime. Dobbiamo inoltre immaginarci di mettere i nostri passi in quelli di Gesu’ Cristo; e come Gesu’ Cristo non li metteva a vuoto, ma racchiudeva nei suoi tutti quelli delle creature, riparando tutti i passi cattivi, per dare al Padre la gloria dovuta, e vita a tutti i passi cattivi delle creature perche’ potessero camminare per la via del bene, cosi’ faremo ancora noi mettendo i nostri passi in quelli di Gesu’ Cristo con le sue stesse intenzioni.

Per la strada andiamo modesti, raccolti in modo da essere di esempio agli altri? Mentre l’afflitto Gesu’ camminava, rivolgeva di tanto in tanto qualche parola agli Apostoli, parlando loro della sua imminente Passione; e nei nostri discorsi che diciamo?

Facciamo noi, quando si offre l’occasione, argomento dei nostri discorsi la Passione del Divin Redentore?

L’amante Gesu’ vedendo gli Apostoli tristi e scoraggiati cercava di confortarli. Nei nostri discorsi mettiamo noi l’intenzione di sollevare Gesu’ Cristo, cerchiamo noi di farli nella Volonta’ di Dio con l’infondere negli altri lo Spirito di Gesu’ Cristo? Gesu’ va al cenacolo: i pensieri, gli affetti, i palpiti, le preghiere, le azioni, il cibo, il lavoro, dobbiamo racchiuderli nel Cuore di Gesu’ Cristo nell’atto di operare, e cosi’ facendo, le nostre azioni prenderanno l’attitudine divina. Ma essendo difficile poter tenere sempre quest’attitudine divina, perche’ l’anima difficilmente puo’ fondere continuamente in Lui i suoi atti, puo’ supplire allora con l’attitudine della sua buona volonta’, e Gesu’ lo gradira’ tanto; si fara’ vigile sentinella d’ogni suo pensiero, di ogni sua parola, d’ogni suo palpito; questi atti se li mettera’ in corteggio dentro e fuori di Se’ guardandoli con tanto amore, come frutto del buon volere della creatura. Quando poi l’anima, fondendosi in Lui, fa i suoi atti immediati con Gesu’, il buon Gesu’ si sente tanto tirato verso quest’anima, che fara’ insieme cio’ che ella fa, e trasmutera’ in divino l’operato della creatura. Tutto questo e’ effetto della Bonta’ di Dio, che fa conto di tutto e premia tutto, anche un piccolo atto nella Volonta’ di Dio, per fare che la creatura non resti defraudata in nulla.

O mia vita e mio tutto, i tuoi passi dirigano i miei, e mentre calpesto la terra, fa che i miei pensieri siano nel Cielo!

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Terza Ora
Dalle 7 alle 8 della sera
La Cena Legale

O Gesù, già arrivi al cenacolo insieme con gli amati discepoli e ti metti a cena con loro. Quale dolcezza, quale affabilità non mostri in tutta la tua persona, nell'abbassarti a prendere l'ultima volta il cibo materiale! Ivi tutto è amore in te; anche in questo tu non solo ripari i peccati di gola, ma impetri anche la santificazione del cibo e, come questo si converte in forza, così impetri per noi la santità anche nelle cose più basse e più comuni.

Gesù, vita mia, il tuo sguardo dolce e penetrante pare che scruti tutti gli apostoli, ed anche in quell'atto di prendere il cibo il tuo cuore rimane trafitto, nel vedere i tuoi cari apostoli deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che ha già messo piede nell'inferno. E tu, dal fondo del cuore, amaramente dici: "Qual'è l'utilità del mio sangue? Ecco un'anima da me tanto beneficata: è perduta!"

E con i tuoi occhi sfavillanti di luce lo guardi, come a volergli far comprendere il gran male compiuto. Ma la tua suprema carità ti fa sopportare questo dolore e non lo fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli.

E mentre soffri per Giuda, il tuo cuore si vorrebbe riempire di gioia nel vedere alla sinistra il tuo amato discepolo Giovanni, tanto che, non potendo contenere più l'amore, attirandolo dolcemente a te, gli fai posare il capo sul tuo cuore, facendogli provare il paradiso anticipato.

Ed è in quest'ora solenne che nei due discepoli vengono raffigurati i due popoli, il reprobo e l'eletto: il reprobo in Giuda, che sente già l'inferno nel cuore; l'eletto in Giovanni, che in te riposa e gode.

O dolce mio Bene, anch'io mi metto a ti vicino e insieme al tuo amato discepolo voglio poggiare il mio capo stanco sul tuo cuore adorabile e pregarti di farmi sentire, anche su questa terra, le delizie del cielo, onde rapito dalle dolci armonie del tuo cuore, la terra non sia per me più terra, ma cielo.

Ma in quelle armonie dolcissime e divine sento che ti sfuggono dolorosi palpiti: sono per le anime perdute! O Gesù, deh, non permettere che nuove anime si perdano; fa che il tuo palpito, scorrendo nel loro, li faccia sentire i palpiti della vita del cielo, come li sente il tuo amato discepolo Giovanni, e attratti dalla soavità e dolcezza del tuo amore, possano tutti arrendersi a te.

O Gesù, mentre rimango nel tuo cuore, dà anche a me il cibo, come lo desti agli apostoli: il cibo della tua Divina Volontà, il cibo dell'amore, il cibo della divina parola. Mai mi negare, o mio Gesù, questo cibo che tu tanto desideri di darmi, in modo da formare in me la tua stessa vita.

Dolce mio Bene, mentre me ne sto a te vicino, vedo che il cibo che tu prendi insieme ai tuoi cari discepoli non è altro che un agnello. E' questo l'agnello figurativo; e come in questo agnello non rimane umore vitale per la forza del fuoco, così tu, Agnello mistico, che tutto devi consumarti per le creature per forza di amore, neppure una goccia di sangue serberai per te, versandolo tutto per amore nostro.

Sicché, o Gesù, niente tu fai che non raffiguri al vivo la tua dolorosissima passione, che hai sempre presente nella mente, nel cuore, in tutto; e ciò m'insegna che, se anch'io avessi innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della tua passione, mai mi negheresti il cibo dell'amor tuo. Quanto te ne ringrazio!

O mio Gesù, nessun atto ti sfugge che non abbia me presente e che non intenda farmi un bene speciale. perciò ti prego che la tua passione sia sempre nella mia mente nel mio cuore, nei miei sguardi, nelle mie opere e nei miei passi, affinché dovunque mi volga, dentro e fuori di me, trovi te sempre a me presente; e dammi la grazia che mai dimentichi ciò che hai sofferto e patito per me. Sia questa sia la mia calamita, che attirando tutto il mio essere in te, non mi faccia più allontanare da te.

Riflessioni e Pratiche


Prima di prendere il cibo, uniamo le nostre intenzioni a quelle del nostro amabile e buon Gesu’, immaginandoci di avere nella nostra bocca la bocca di Gesu’, e muoviamo la nostra lingua e le nostre guance insieme con le sue. Cosi’ facendo, non solo attireremo in noi la vita di Gesu’ Cristo, ma ci uniremo con Lui, per dare al Padre la gloria, la lode, l’amore, il ringraziamento, la riparazione completa dovuta dalle creature, e che il buon Gesu’ faceva in quest’atto di prendere il cibo. Immaginiamoci anche di stare a tavola vicino a Gesu’ Cristo, ed ora di darGli uno sguardo, ora do pregarLo di dividere con noi un boccone, ora di baciare un lembo del suo manto, ora di contemplare il muoversi delle sue labbra, dei suoi celesti occhi, ora di notare il subitaneo annuvolarsi del suo amabilissimo Volto, quando prevede tante umane ingratitudini!

Come l’amante Gesu’ durante la cena parlava della sua Passione, cosi’ noi, prendendo il cibo, faremo qualche riflessione sul modo come abbiamo fatto le ore della Passione. Gli Angeli pendono dalle nostre labbra per raccogliere le nostre preghiere, le nostre riparazioni, e portarle innanzi al Padre per mitigare, in qualche modo, il suo giusto sdegno per le tante offese che riceve dalle creature, come le portavano quando Gesu’ stava sulla terra. E noi, quando preghiamo, possiamo dire che gli Angeli sono stati contenti, che siamo stati raccolti, riverenti, in modo da poter essi portare in Cielo con gioia, le nostre preghiere come portavano quelle del nostro Gesu’, ovvero ne sono stati contristati?

Mentre l’afflitto Gesu’ prendeva il cibo, restava trafitto alla vista della perdita di Giuda, e in Giuda vedeva tutte le anime che dovevano andare perdute; ed essendo la perdita delle anime il più grande dei suoi dolori, non potendo contenerlo, tirò a Se’ Giovanni per averne ristoro. Cosi’ noi Gli staremo come Giovanni sempre d’appresso, compatendoLo nei suoi dolori, sollevandoLo e dandoGli riposo nel nostro cuore; faremo nostra la sua pena, ci immedesimeremo in Lui, e cosi’ sentiremo i palpiti di quel Cuore Divino, trafitto dalla perdita delle anime. E noi Gli daremo i nostri palpiti per togliere quelle trafitture, e al posto di quelle trafitture gli metteremo le anime che vogliono andare perdute, perche’ si convertano e si salvino.

Ogni palpito del Cuore di Gesu’ e’ un "ti amo" che si ripercuote in tutti i palpiti delle creature, che vorrebbe racchiudere tutte nel suo Cuore per avere in ricambio il palpito di esse; ma l’amante Gesu’ da molti non lo ha, e percio’ il suo palpito resta come soffocato ed amareggiato. E noi preghiamo che Gesu’ segni il nostro palpito col suo "ti amo" affinché anche il nostro cuore possa fare la vita del suo Cuore, che ripercuotendosi nel palpito delle creature, le costringa a dire "Ti amo, Gesu’!" Anzi ci fonderemo in Lui, e l’amabile Gesu’ ci fara’ sentire il suo "ti amo" che riempie Cielo e Terra, circola nei Santi, scende in Purgatorio; tutti i cuori delle creature sono toccati da questo "ti amo", gli stessi elementi sentono nuova vita, in modo che tutti ne provano gli effetti. Gesu’ anche nel suo respiro si sente come soffocare per la perdita delle anime; e noi Gli daremo il nostro respiro d’amore a suo sollievo e, prendendo il suo respiro, toccheremo le anime che si distaccano dalle sue braccia per dar loro la vita del respiro divino; affinche’ invece di fuggire, possano ritornarGli, e stringersi piu’ a Lui.

E quando ci troviamo in pena e sentiamo che quasi il nostro respiro non esce libero, pensiamo allora a Gesu’, che nel suo respiro contiene il respiro di tutte le creature: anch’Egli, come le anime vanno perdute, si sente togliere un respiro; e noi mettiamo allora il nostro respiro dolente a affannato nel respiro di Gesu’ per sollevarLo, e con la nostra pena corriamo appresso al peccatore per costringerlo a rinchiudersi nel Cuore di Gesu’.

Amato mio Bene, il mio respiro sia grido continuo ad ogni respiro di creatura, e la costringa a rinchiudersi nel tuo respiro.

La prima parola che l’amante Gesu’ disse sulla Croce, fu la parola di perdono, per scusare innanzi al Padre tutte le anime, cambiar la giustizia in misericordia. E noi Gli daremo i nostri atti per scusare il peccatore, affinche’ intenerito dalle nostre scuse, nessun’anima possa andare all’inferno. Ci uniremo con Lui a fare la sentinella ai cuori delle creature, affinche’ nessuno l’offenda. Lo faremo sfogare nell’amore, accettando di buon animo tutto cio’ che disporra’ di noi, freddezze, durezze, oscurita’, oppressioni, tentazioni, distrazioni, calunnie, malattie ed altro per rinfrancarlo di cio’ che riceve dalle creature. Non è col solo amore che Gesu’ si sfoga con le anime, ma molte volte, quando sente il freddo delle creature, se ne va all’anima e le fa sentire il suo freddo per sfogare con lei; e se l’anima l’accetta, Gesu’ si sentira’ rinfrancato di tutte le freddezze delle creature, e questo freddo sara’ di sentinella al cuore altrui per fare amare l’amante Gesu’.

Altre volte, Gesu’ sente la durezza dei cuori nel suo, e non potendola contenere, vuole sfogare e viene da noi; tocca il suo Cuore col nostro facendoci parte della sua pena; e noi facendo nostra la sua pena, la metteremo intorno al cuore del peccatore per sciogliere la sua durezza e ricondurlo a Lui.

Amato mio Bene, Tu soffri tanto per la perdita della anime, ed io per compassione, metto a tua disposizione l’essere mio; prendero’ su di me le tue pene e le pene dei peccatori, e lascero’ Te sollevato, e il peccatore avvinto a Te.

O mio Gesu’, deh, fa che tutto il mio essere si sciolga in amore, affinche’ possa essere di continuo sollievo per raddolcire tutte le tue amarezze.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Quarta Ora
Dalle 8 alle 9 della sera
La Cena Eucaristica

Dolce Amor mio, incontentabile sempre nel tuo amore, vedo che mentre finisci la cena legale insieme coi tuoi cari discepoli ti alzi da tavola e, unito con loro, innalzi l'inno di ringraziamento al Padre per avervi dato il cibo, volendo riparare con ciò tutte le mancanze di ringraziamento delle creature, e per i tanti mezzi che ci dà per il mantenimento della vita corporale. Perciò tu, o Gesù, in ciò che fai, tocchi o vedi, hai sempre sul labbro la parola "Grazie ti siano rese, o Padre". Anch'io, Gesù, unito a te, prendo la parola dalle tue stesse labbra e dirò sempre ed in tutto: "Grazie per me e per tutti", per continuare la riparazione per le mancanze di ringraziamento.

La lavanda dei piedi


Ma, o mio Gesù, il tuo amore pare che non ha posa. Vedo che fai sedere di nuovo i tuoi amati discepoli; prendi un catino di acqua, ti cingi di bianca tovaglia e ti prostri ai piedi degli apostoli, in gesto così umile da attirare l'attenzione di tutto il cielo e farlo rimanere estatico. Gli stessi apostoli rimangono quasi senza moto, nel vederti prostrato ai loro piedi. Ma dimmi, Amor mio, che vuoi? Che intendi con quest'atto così umile? Umiltà non mai vista e che mai si vedrà!

"Ah, figlio mio, voglio tutte le anime e, prostrato ai loro piedi, come povero mendico, le chiedo, le importuno e, piangendo, tramo loro insidie d'amore per averle!

Voglio, prostrato ai loro piedi, con questo catino d'acqua mescolata con le mie lacrime lavarle da qualunque imperfezione e prepararle a ricevere me nel SS. Sacramento.

Mi sta tanto a cuore quest'atto di ricevermi nell'Eucaristia, che non voglio affidare questo ufficio agli angeli e neppure alla mia cara Mamma, ma io stesso voglio purificarne anche le fibre più intime, per disporle a ricevere il frutto del Sacramento; e negli apostoli intendevo preparare tutte le anime.

Intendo riparare tutte le opere sante e l'amministrazione dei Sacramenti, soprattutto fatta dai sacerdoti con spirito di superbia, vuote di spirito divino e di disinteresse. Ah, quante opere buone mi giungono più per farmi disonore che per darmi onore! Più per amareggiarmi che per compiacermi! Più per darmi morte che per darmi vita! Queste sono le offese che più mi contristano. Ah, sì, figlio mio, numera tutte le offese più intime che mi si fanno e riparami con le mie stesse riparazioni; consola il mio cuore amareggiato".

O mio afflitto Bene, faccio mai la tua vita ed insieme con te intendo ripararti tutte queste offese. Voglio entrare nei più intimi nascondigli del tuo cuore divino e riparare col tuo stesso cuore le offese più intime e segrete che ricevi dai tuoi più cari. Voglio, o mio Gesù, seguirti in tutto ed insieme con te voglio girare per tutte le anime che ti devono ricevere nell'Eucaristia ed entrare nei loro cuori, ed insieme alle tue metto le mie mani per purificarle.

Deh, o Gesù, con queste tue lacrime ed acqua, con cui lavasti i piedi degli apostoli, laviamo le anime che ti devono ricevere, purifichiamo i loro cuori, infiammiamoli, scuotiamone la povere di cui sono imbrattati, affinché ricevendoti, tu possa trovare in loro le tue compiacenze anziché le tue amarezze.

Ma, affettuoso mio Bene, mentre stai tutto intento a lavare i piedi degli apostoli, ti guardo e vedo un altro dolore che trafigge il tuo Cuore SS.mo. Questi apostoli ti rappresentano tutti i futuri figli della Chiesa e ciascuno di loro la serie di ciascuno dei tuoi dolori. In chi le debolezze, in chi gli inganni; in questo le ipocrisie, in quello l'amore smodato agli interessi; in San Pietro le mancanze di proposito e tutte le offese dei capi della Chiesa; in San Giovanni stesso (che anche lui si addormentò nell’orto, dopo che riposò sul tuo Cuore, e poi fuggì) le offese dei tuoi più fidi; in Giuda tutti gli apostati, con tutta la serie dei gravi mali che da questi si commettono.

Ah, il tuo Cuore è soffocato dal dolore e dall'amore, tanto che, non potendo reggere, ti soffermi ai piedi di ciascun apostolo e dai in pianto, e preghi e ripari per ciascuna di queste offese, ed impetri per tutti il rimedio opportuno.

Mio Gesù, anch'io mi unisco a te; faccio mie le tue preghiere, le tue riparazioni e i tuoi rimedi opportuni per ciascun'anima. Voglio mescolare le mie lacrime alle tue, affinché tu mai sia solo, ma sempre mi abbia con te per dividere insieme le tue pene.

Ma mentre t'inoltri, dolce Amor mio, nel lavare i piedi degli apostoli, vedo che già sei ai piedi di Giuda. Ti sento il respiro affannoso. Vedo che non solo piangi, ma singhiozzi, e mentre lavi quei piedi, te li baci, ti li stringi al cuore e, non potendo parlare con la voce perché soffocata dal pianto, lo guardi con quegli occhi gonfi di lacrime e gli dici col cuore:

"Figlio mio, deh, ti prego con le voci delle lacrime, non andare all'inferno! Dammi la tua anima, che prostrato ai tuoi piedi ti chiedo. Dì, che vuoi? Che pretendi? Tutto ti darò, purché non ti perda. Deh, risparmia questo dolore a me, tuo Dio!"

E ritorni a stringerti quei piedi al tuo cuore. Ma vedendo la durezza di Giuda, il tuo cuore è messo alle strette, il tuo cuore ti soffoca e stai in atto di venir meno. Cuor mio e Vita mia, permettimi che ti sostenga fra le mie braccia. Capisco che questi sono i tuoi stratagemmi amorosi, che usi con ciascun peccatore ostinato.

Deh, ti prego, Cuor mio, mentre ti compatisco e ti riparo le offese che ricevi dalle anime che si ostinano a non volersi convertire, giriamo insieme la terra e dove stanno peccatori ostinati diamo loro le tue lacrime per ammollirli, i tuoi baci e le tue strette d'amore per incatenarli a te, in modo da non poter sfuggire, e così rinfrancarti del dolore della perdita di Giuda.



Istituzione dell'Eucaristia
Mio Gesù, gioia e delizia mia, vedo che il tuo amore corre e rapidamente corre. Ti alzi, dolente come sei, e quasi corri all'altare dov'è preparato il pane ed il vino per la consacrazione. Ti vedo, cuor mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto: la tua Divina Persona prende un aspetto tenero, amoroso, affettuoso; i tuoi occhi sfolgorano luce, più che se fossero soli; il tuo volto roseo è splendente; le tue labbra sorridenti e bruciante d'amore; le tue mani creatrici si mettono in atteggiamento di creare. Ti vedo, Amor mio, tutto trasformato; la Divinità pare come se traboccasse fuori dell'umanità.

Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo tuo aspetto non mai visto chiama l'attenzione di tutti gli apostoli; sono presi da un dolce incanto e non osano neppure fiatare. La dolce Mamma corre in spirito ai piedi dell'altare, a mirare i portenti del tuo amore. Gli angeli scendono dal cielo e si domandano fra loro: "Che c'è? Che c'è? Sono vere follie, veri eccessi! Un Dio che crea, non il cielo o la terra, ma sé stesso... E dove? Dentro la materia corruttibile di poco pane e poco vino".

Ma mentre sono tutti intorno a te, oh Amore insaziabile, vedo che prendi il pane fra le mani, lo offri al Padre, e sento la tua voce dolcissima che dice:

"Padre santo, grazie ti sian rese, ché sempre esaudisci il Figlio tuo. Padre santo, concorri con me. Tu, un giorno, mi mandasti dal cielo in terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia, per venire a salvare i nostri figli; ora permettimi che m'incarni in ciascun'Ostia, per continuare la loro salvezza ed essere vita di ciascuno dei miei figli. Vedi, o Padre? Poche ore restano della mia vita: chi avrà il cuore di lasciare i miei figli orfani e soli? Molti sono i loro nemici, le tenebre, le passioni, le debolezze cui vanno soggetti. Chi li aiuterà? Deh, ti supplico, che rimanga in ciascun'Ostia, per essere vita di ognuno e quindi mettere in fuga i nemici, ed essere loro luce, fortezza ed aiuto in tutto. Altrimenti, dove andranno? Chi li aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è irresistibile: non posso né voglio lasciare i miei figli".

Il Padre s'intenerisce alla voce tenera ed affettuosa del Figlio. Scende dal cielo; è già sull'altare ed unito con lo Spirito Santo a concorrere col Figlio... E Gesù, con voce sonora e commovente, pronuncia le parole della Consacrazione e, senza lasciare sé stesso, crei te stesso Sacramentalmente in quel pane e vino.

Poi comunichi i tuoi apostoli; e credo che la nostra celeste Mamma non restò priva dal riceverti. Ah, Gesù, i cieli s'inchinano e tutti t'inviano un atto di adorazione nel tuo nuovo stato di profondo annichilamento.

Ma, o dolce Gesù, mentre il tuo amore resta contentato e soddisfatto, non avendo altro che fare, vedo, o mio Bene, su questo altare, nelle tue mani tutte le Ostie consacrate che si perpetueranno fino alla fine dei secoli; ed in ciascuna Ostia schierata tutta la tua dolorosa passione, perché le creature, agli eccessi del tuo amore, ti preparano eccessi d'ingratitudine e di enormi delitti. Ed io, Cuore del mio cuore, voglio trovarmi sempre insieme con te in ogni Tabernacolo, in tutte le pissidi ed in ciascuna Ostia consacrata che si troverà fino alla fine del mondo, ad emettere i miei atti di riparazione, a seconda delle offese che ricevi.

O Gesu’, Ti contemplo nell’Ostia Santa e come se Ti vedessi nella Tua adorabile Persona, bacio la Tua fronte maestosa, ma baciandoti sento le punture delle tue spine. O mio Gesù, in quest'Ostia santa quante creature non ti risparmiano le spine: esse si portano innanzi a te e, invece di mandarti l'omaggio dei loro buoni pensieri, ti mandano i loro pensieri cattivi, e tu di nuovo abbassi la testa come nella passione e ricevi e tolleri le spine di questi pensieri cattivi. O mio Amore, mi avvicino a te per dividere le tue pene; metto tutti i miei pensieri nella tua mente, per respingere queste spine che tanto ti addolorano, ed ogni mio pensiero scorra in ogni tuo pensiero, per farti l'atto di riparazione per ogni pensiero cattivo e così consolare la tua mesta mente.

Gesù, mio Bene, bacio i tuoi occhi belli. Vedo il tuo sguardo amoroso rivolto a quelli che si portano alla tua presenza, ansiosi di avere il ricambio dei loro sguardi d'amore. Ma quanti vengono innanzi a te e, invece di guardare e cercare Te, guardano cose che li distraggono e privano Te del gusto che provi nello scambio degli sguardi d'amore! Tu piangi, ed io, baciandoti, sento le mie labbra bagnate dalle tue lacrime. Mio Gesù, non piangere; voglio mettere i miei occhi nei tuoi, per dividere insieme queste tue pene e piangere con Te; e volendo riparare tutti gli sguardi distratti delle creature, ti offro i miei sguardi sempre fissi in Te.

Gesù, mio Amore, bacio le tue santissime orecchie e Ti vedo intento ad ascoltare ciò che vogliono da Te le creature per consolarle. Ma queste invece, Ti fanno giungere alle orecchie preghiere malamente recitate, piene di diffidenza, preghiere fatte per abitudine, ed il tuo udito in quest'Ostia santa è molestato più che nella stessa Passione. O mio Gesù, voglio prendere tutte le armonie del cielo e metterle nelle tue orecchie per ripararti, e voglio mettere le mie orecchie nelle tue, non solo per dividere insieme queste pene, ma per offrirti il mio atto continuo di riparazione e consolarti.

Gesù, mia Vita, bacio il tuo Santissimo Volto; lo vedo insanguinato, livido e gonfio. Le creature, o Gesù, vengono innanzi a questa Ostia santa e con le loro posizioni indecenti e con i loro discorsi cattivi, invece di darti onore Ti mandano schiaffi e sputi. E Tu, come nella Passione, in tutta pace e pazienza le ricevi e tutto sopporti! O Gesù, voglio mettere il mio volto vicino al tuo, non solo per baciarti e ricevere gl’insulti che Ti vengono dalle creature, ma per dividere con Te tutte le tue pene; e con le mie mani intendo accarezzarti, toglierti gli sputi e stringerti forte al mio cuore; e del mio essere fare tanti minutissimi brani e metterli innanzi a Te, come tante anime che Ti adorano, e tutti i miei movimenti intendo che siano continue prostrazioni, per ripararti i disonori che ricevi da tutte le creature.

Gesù mio, bacio la tua Santissima bocca; veggo che nello scendere sacramentato nei cuori delle creature sei costretto a poggiarti su molte lingue mordaci, impure, cattive. Oh, come ne resti amareggiato! Ti senti come attossicare da queste lingue, e peggio quando scendi nei loro cuori! O Gesù, se fosse possibile, vorrei trovarmi nella bocca di ciascuna creatura, per mutare in lodi tutte le offese che da esse ricevi.

Affaticato mio Bene, bacio la tua Santissima testa. La vedo stanca, sfinita e tutta occupata nel tuo lavorio d'amore; dimmi, che fai? E tu: "Figlio mio, in quest'Ostia lavoro da mane a sera, formando catene d'amore; e come le anime vengono da Me, io le incateno al mio Cuore; ma sai tu che Mi fanno esse? Molte, a via di sforzi, si svincolano e mettono le mie amorose catene in frantumi; e siccome queste catene sono legate al mio Cuore, io ne resto torturato e vado in delirio. Esse poi, nello spezzare le mie catene, mandano a vuoto il mio lavorio, cercando le catene delle creature; e questo lo fanno anche alla mia presenza, servendosi di Me per raggiungere i loro intenti. Ciò Mi addolora tanto, che Mi dà febbre violenta, da farmi venir meno e delirare". Quanto Ti compatisco, o Gesù! Il tuo amore è messo alle strette, ed io, per rinfrancarti delle offese che ricevi da queste anime, Ti prego di incatenare il mio cuore con queste catene, da esse spezzate, per poterti dare per loro il mio ricambio di amore.

Mio Gesù, mio Frecciero divino, bacio il tuo petto. E' tale e tanto il fuoco che in esso contieni, che per dare un po' di sfogo alle tue fiamme e volendo fare un po' di sosta nel tuo lavoro, Ti metti a giocare con le anime che vengono a te, tirando loro frecce d'amore, che escono dal tuo petto. Il tuo gioco è formare frecce, dardi, saette; e quando queste colpiscono le anime, Tu vai in festa. Ma molti, o Gesù, te le respingono, mandandoti per ricambio frecce di freddezza, dardi di tiepidezza e saette d'ingratitudini; e Tu ne resti così afflitto, da piangere amaramente! O Gesù, ecco il mio petto, pronto a ricevere non solo le tue frecce destinate a me, ma anche quelle che Ti respingono le altre anime, e così non più resterai sconfitto nel tuo gioco d'amore; e voglio pure ripararti le freddezze, le tiepidezze e le ingratitudini che da esse ricevi.

O Gesù, bacio la tua mano sinistra e intendo riparare tutti i tocchi illeciti o riprovevoli, fatti alla tua presenza, e Ti prego di tenermi sempre stretto al tuo Cuore.

Gloria al Padre e al Figlio ecc…

O Gesù, bacio la tua mano destra e intendo riparare tutti i sacrilegi, specie le Messe malamente celebrate! Quante volte, Amor mio, Tu sei costretto a scendere dal Cielo in mani e petti indegni e, sebbene senti nausea di trovarti in quelle mani, l'amor Ti costringe a rimanervi; anzi, in certi tuoi ministri, Tu trovi i rinnovatori tua Passione, che coi loro enormi delitti e sacrilegi rinnovano il Deicidio! Gesù, mi fa spavento a pensar ciò! Ma purtroppo, come nella passione stavi nelle mani dei Giudei, Tu Te ne stai in quelle mani indegne, quale agnellino mansueto, aspettando di nuovo la tua morte e anche la loro conversione. O Gesù, quanto soffri! Tu vorresti una mano amante per liberarti da quelle mani sanguinarie. O Gesù, quando Ti troverai in tali mani, Ti prego di chiamarmi a Te vicino, e per ripararti, Ti coprirò con la purità degli Angeli, Ti profumerò con le tue virtù per attutire la nausea che provi nel trovarti in quelle mani, ed il mio cuore Te l'offrirò per scampo e rifugio. E mentre resterai in me, io Ti pregherò per i Sacerdoti, acciocché tutti siano degni tuoi Ministri. Cosi’ sia.

Gloria al Padre….

O Gesù, bacio il tuo piede sinistro ed intendo ripararti per quelli che Ti ricevono per abitudine e senza le dovute disposizioni.

Gloria al Padre….

O Gesù, bacio il tuo piede destro e intendo riparare per quelli che Ti ricevono per oltraggiarti. Deh, Ti prego, quando ardiranno di fare cio’, di rinnovare il miracolo che operasti a Longino; e come lo risanasti e lo convertisti al tocco del Sangue che sgorgò dal tuo cuore, trapassato dalla sua lancia, così, al tuo tocco sacramentale converti le offese in amore e gli offensori in amanti!

Gloria al Padre….

O Gesù, bacio il tuo dolcissimo Cuore, nel quale si riversano tutte le offese, ed io di tutto intendo ripararti, darti per tutti un contraccambio d'amore e sempre insieme con Te dividere le tue pene!

Gloria al Padre…..

O celeste Frecciero, se qualche offesa sfugge alla mia riparazione, Ti prego d'imprigionarmi nel tuo cuore e nella tua Volontà, affinché tutto ripari. Pregherò la dolce Mamma che mi tenga sempre insieme con Lei, al fine di riparare tutto e per tutti; Ti baceremo insieme e facendoti riparo, Ti allontaneremo le onde delle amarezze che ricevi dalle creature. Deh, o Gesù, ricordati che anch'io sono una povera peccatrice, rinchiudimi nel tuo Cuore, e con le catene del tuo amore non solo imprigionami, ma lega uno per uno i miei pensieri, gli affetti, i desideri; incatena le mie mani e i miei piedi al tuo Cuore, perché io non abbia altre mani e altri piedi che i tuoi!

Sicché, Amor mio, il mio carcere sarà il tuo Cuore, le mie catene saranno formate dall'amore, le tue fiamme saranno il mio cibo; il tuo respiro sarà il mio, i cancelli che m'impediranno di uscire sara’ la tua Santissima Volontà; e così non vedrò che fiamme, non toccherò che fuoco, che, mentre mi daranno vita, mi daranno morte, come quella che subisci Tu nell'Ostia santa. Ti darò la mia vita, e cosi’ mentre io resterò prigioniero in Te, tu resterai sprigionato in me. Non è questo il tuo intento nel carcerarti nell'Ostia, per essere scarcerato dalle anime che Ti ricevono, prendendo vita in loro? Ed ora, in segno d'amore, benedicimi, da’ il mistico bacio d’amore all’anima mia, mentre io mi rimango a stretto e abbracciato.

Gloria al Padre….

O dolce Cuor mio, vedo che, dopo che hai istituito il SS. Sacramento e hai visto l'enorme ingratitudine e le offese delle creature agli eccessi del tuo amore, sebbene ne resti ferito ed amareggiato, pure non indietreggi, anzi vuoi affogare tutto nell'immensità del tuo amore.

Ti vedo, o Gesù, che amministri te stesso ai tuoi apostoli e dopo soggiungi che ciò che hai fatto tu lo devono far loro, dando loro la potestà di consacrare, e perciò li ordini sacerdoti, ed istituisci altri Sacramenti. Sicché a tutto ci pensi e tutto ripari: le prediche fatte malamente, i Sacramenti amministrati e ricevuti senza disposizione e perciò senza effetti, le vocazioni sbagliate dei sacerdoti, da parte loro e da parte di chi li ordina, non usando tutti i mezzi per conoscere le vere vocazioni. Ah, niente ti sfugge, o Gesù, ed io intendo seguirti e ripararti tutte queste offese.

Onde, dopo che hai dato adempimento a tutto, prendi i tuoi apostoli e t'incammini all'Orto di Getsemani, per dar principio alla tua dolorosa Passione. Ti seguirò in tutto per tenerti fedele compagnia e mentre tu tristemente procedi, io intendo ripararTi per quelle anime che escono dalla chiesa con la mente divagata e disfatta, e pregarTi affinché tu dia luce e grazie a queste anime, che mentre praticano le cose sante, non ne ricavano nessun profitto, perché non se ne servono bene.

Riflessioni e Pratiche


Gesù é nascosto nell’Ostia per dare vita a tutti; nel suo nascondimento abbraccia tutti i secoli e dà luce a tutti. Così noi, nascondendoci in Lui, con le nostre preghiere e riparazioni daremo luce e vita a tutti, ed anche agli stessi eretici ed infedeli, perché Gesù non esclude nessuno.

Che fare in questo nascondimento? Per farci simili a Gesù Cristo dobbiamo nascondere tutto in Lui, cioè pensieri, sguardi, parole, palpiti, affetti, desideri, passi ed opere, e fin le stesse preghiere nasconderle nelle preghiere di Gesù. E come l’amante Gesù nell’Eucaristia abbraccia tutti i secoli, così li abbracceremo insieme, stretti a Lui saremo pensiero di ogni mente, parola di ogni lingua, desiderio d’ogni cuore, passo d’ogni piede, opera d’ogni braccio, Così facendo storneremo dal Cuore di Gesù il male che vorrebbero farGli tutte le creature; cercando di sostituire a tutto questo male, tutto il bene che ci sarà possibile di fare; e in tal modo pressare Gesù di dare a tutte le anime salvezza, santità, amore.

La vita nostra, per corrispondere a quella di Gesù, dev’essere tutta uniformata alla sua. L’anima deve con l’intenzione, trovarsi in tutti i Tabernacoli del mondo, per farGli continua compagnia e darGli sollievo e riparazione continua, e con questa intenzione fare tutte le azioni della giornata. Il primo tabernacolo é in noi, nel nostro cuore; bisogna quindi prestare grande attenzione a tutto ciò che il buon Gesù vuole fare in noi. Molte volte Gesù stando nel nostro cuore, ci fa sentire il bisogno della preghiera. Ah, é Gesù, che vuol pregare e ci vuole con Lui, quasi immedesimandosi con la nostra voce, coi nostri affetti, con tutto il nostro cuore, per fare che la nostra preghiera sia una sola con la sua! E così per fare onore alla preghiera di Gesù, staremo attenti a prestarGli tutto il nostro essere in modo che l’amante Gesù innalzi al Cielo la sua preghiera per parlare al Padre e per rinnovare nel mondo gli effetti della sua stessa preghiera.

Bisogna stare attenti a tutti i nostri moti interni, perché il buon Gesù ora ci fa soffrire, ora ci vuole alla preghiera, ora ci mette in uno stato di animo, ora in un altro per poter ripetere in noi la sua stessa vita.

Supponiamo che Gesù ci metta nell’occasione di esercitare la pazienza. Egli riceve tali e tante offese dalle creature, che si sente spinto a mettere mano ai flagelli per colpire le creature; ed ecco che dà a noi l’occasione di esercitare la pazienza, e noi dobbiamo farGli onore sopportando tutto con pace, come lo sopporta Gesù; e la nostra pazienza Gli strapperà di mano i flagelli che da Lui attirano le altre creature, perché in noi Egli eserciterà la stessa sua Divina Paziena. E come la pazienza così di tutte le altre virtù. L’amante Gesù, nel Sacramento, esercita tutte le virtù, e noi da Lui attingeremo la fortezza, la mansuetudine, la pazienza, la tolleranza, l’umiltà, l’ubbidienza.

Il buon Gesù dà a noi le sue carni in cibo, e noi per alimento Gli daremo l’amore, la volontà, i desideri, i pensieri, gli affetti; così gareggeremo con l’amore di Gesù. Non faremo entrare nulla in noi che non sia Lui, sicché tutto ciò che faremo, tutto deve servire per alimento al nostro amato Gesù. Il pensiero nostro deve alimentare il pensiero divino, cioè pensare che Gesù é nascosto in noi e vuole l’alimento del nostro pensiero; così pensando santamente alimentiamo il pensiero divino; la parola, i palpiti, gli affetti, i desideri, i passi, le opere, tutto deve servire per alimentare Gesù, dobbiamo mettere l’intenzione di alimentare in Gesù le creature.

O dolce Amor mio, Tu in quest’ora transustanziasti Te stesso nel pane e nel vino. Deh, fa, o Gesù, che tutto ciò che dico e faccio, sia una continua consacrazione di Te in me e nelle anime.

Dolce mia Vita, quando vieni in me, fa che ogni mio palpito, ogni desiderio, ogni affetto, pensiero, parola, possano sentire la potenza della consacrazione sacramentale, in mondo che, consacrato tutto il mio piccolo essere, divenga tante ostie per dare Te alle anime.

O Gesù, dolce Amor mio, sia io la tua piccola ostia per racchiudere in me, come Ostia vivente, tutto Te stesso.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora







LE TRE ORE DEL GETSEMANI



Orazione preparatoria

O mio divino Redentore Gesù, conducimi, deh, con Te, insieme ai tuoi tre cari Apostoli, per assistere alla tua ago­nia nell'Orto degli Ulivi! Ammonito dal dolce rimprovero che Tu facesti a Pietro e gli altri due dormienti discepoli, io voglio vegliare almeno un'ora con Te nel Getsemani, voglio sentire almeno una trafittura del tuo Cuore agonizzante, un alito del tuo affannoso respiro.

Voglio fissare il mio sguardo sul tuo Divin Volto e contem­plare come impallidisce, come si turba, come soffre, come si curva fino alla polvere!...

Già vedo, o penante mio Gesù, come la tua Persona vacil­la, e cade, or da un lato, or dall'altro, come le tue amorose mani irrigidite s'intrecciano; comincio a sentire i gemiti, le grida di amore e di incomprensibile dolore che levi al Cielo!

O mio Gesù, agonizzante nel tetro Orto del Getsemani, fa scorrere su di me, in quest'ora che Ti terrò compagnia, un rivolo, uno spruzzo di quell'adorabilissimo Sangue che scorre come torrenti da tutte le tue adorabili membra!

Oh! lavacro preziosissimo del mio Sommo Bene che per me agonizza, deh! che io ti succhi, ti beva fino all'ultima stilla, e con succhi e beva un sorso almeno dell'amaro calice del Diletto, e senta dentro di me le pene del suo Divin Cuore, anzi senta spezzarmi il cuore per il pentimento di aver offeso il mio Signore, che per me si riduce all'agonia di morte!

Ah, mio Gesù, dammi grazia, dammi aiuto di penare, sospi­rare e piangere con Te, almeno un'Ora sola nell'Orto degli ulivi!

O addolorata Madre Maria, fammi sentire la compassione del tuo trafitto Cuore per Gesù agonizzante nel Getsemani. Cosi sia!





Quinta Ora
Dalle 9 alle 10 della notte
La Prima ora di Agonia
nell'Orto di Getsemani

Mio afflitto Gesù, come da corrente elettrica mi sento attirato dal tuo amore in quest'Orto. Vengo a farti compagnia. Comprendo che tu, calamita potente del mio ferito cuore, mi chiami, ed io corro, pensando tra me: che sono queste attrattive d'amore che sento in me? Ah, forse il mio perseguitato Gesù si trova in tale stato di amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia. Ed io volo.

Macché! Mi sento raccapricciare nell'entrare in quest'Orto. L'oscurità della notte, l'intensità del freddo, il lento muoversi delle foglie, che come flebili voci annunziano pene, tristezze e morte per il mio addolorato Gesù; il dolce scintillio delle stelle che, come occhi piangenti, sono tutte intente a guardare, facendo eco alle lacrime di Gesù, rimproverano a me le mie ingratitudini. Ed io tremo ed a tentoni lo vado cercando e lo chiamo: "Gesù, dove sei? Mi chiami e non ti fai vedere? Mi chiami e ti nascondi?"

Tutto è terrore, tutto è spavento e silenzio profondo. Ma faccio per tendere l'orecchio; sento un respiro affannoso ed è proprio Gesù che trovo. Ma che cambiamento funesto! Non è più il dolce Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva sul volto una bellezza smagliante e rapitrice, ma è triste, di una tristezza mortale, da sfigurare la sua natia beltà. Già agonizza, e mi sento turbato pensando che forse non ascolterò più la sua voce, perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi piedi; mi faccio più ardito, mi avvicino alle sue braccia, gli metto la mia mano alla fronte per sostenerlo e sottovoce lo chiamo: "Gesù, Gesù!"

E lui, scosso dalla mia voce, mi guarda e mi dice: "Figlio, sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva, il totale abbandono di tutti; e aspettavo te per farti essere spettatore delle mie pene e farti bere insieme con me il calice delle amarezze che tra poco il mio Padre celeste mi manderà per mezzo dell'angelo. Lo sorseggeremo insieme, perché non sarà calice di conforto, ma di amarezze intense, e sento il bisogno che qualche anima amante ne beva qualche goccia almeno. Perciò ti ho chiamato, perché tu lo accetti e divida con me le mie pene e mi assicuri di non lasciarmi solo in tanto abbandono!"

"Ah, sì, mio affannato Gesù, berremo insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi sposterò mai dal tuo fianco!"

E l'afflitto Gesù, assicurato da me, entra in agonia mortale, soffre pene mai viste né intese. Ed io, non potendo reggere e volendo compatirlo e sollevarlo, gli dico:

"Dimmi, perché sei così mesto ed afflitto e solo, in quest'Orto e in questa notte? E' l'ultima notte della tua vita sulla terra; poche ore ti rimangono per dar principio alla tua passione. Credevo di trovare almeno la celeste Mamma, la cara Maddalena, i fidi apostoli, ed invece ti trovo solo sole, in preda ad una mestizia che ti dà morte spietata, senza farti morire. Oh mio Bene e mio Tutto, non mi rispondi? Parlami! Ma pare che ti manca la parola, tanta è la tristezza che ti opprime. Ma, oh mio Gesù, quel tuo sguardo, pieno di luce, sì, ma afflitto ed indagatore, che pare che cerchi aiuto, il tuo volto pallido, le tue labbra riarse dall'amore, la tua Divina Persona, che da capo a piè trema tutta, il tuo cuore, che forte forte ti batte - e quei battiti cercano anime e ti danno un affanno da sembrare che da un momento all'altro tu spiri -, mi dicono che tu sei solo e perciò vuoi la mia compagnia.

Eccomi, o Gesù, tutto a te, insieme con te; anzi, non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo fra le mie braccia, ti stringo al mio cuore; voglio numerare uno per uno i tuoi affanni, una per una le offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto sollievo, per tutto riparazione e per tutto darti almeno un mio compatimento.

Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono. Sento, Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco e sento che il sangue ti bolle e vuole rompere le vene per uscire fuori. Dimmi, Amor mio, che hai? Non vedo flagelli, né spine, né chiodi, né croce; eppure, poggiando la testa sul tuo Cuore, sento che spine crudeli ti trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano nessuna particella dentro e fuori della tua Divina Persona, e che le tue mani sono paralizzate e contorte più che dai chiodi. Dimmi, dolce mio Bene, chi è che ha tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti per quanti tormenti ti dà?"

Ah, pare che Gesù benedetto schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica: "Figlio mio, vuoi sapere chi è che mi tormenta più degli stessi carnefici? Anzi, quelli sono nulla a paragone di questo! E' l'amore eterno, che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo soffrire tutto insieme e nelle parti più intime ciò che i carnefici mi faranno soffrire a poco a poco. Ah, figlio mio, è l'amore, che tutto prevale su di me ed in me: l'amore mi è chiodo, l'amore mi è flagello, l'amore mi è corona di spine, l'amore mi è tutto; l'amore è la mia passione perenne, mentre quella degli uomini è del tempo. Ah, figlio mio, entra nel mio cuore, vieni a perderti nel mio amore e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti ho amato, ed imparerai ad amarmi e a soffrire solo per amore."

O mio Gesù, giacché tu mi chiami dentro del tuo cuore per farmi vedere ciò che l'amore ti ha fatto soffrire, io vi entro, ma mentre vi entro vedo i portenti dell'amore, che non di spine materiali ti corona la testa, ma di spine di fuoco; che ti flagella, non con flagelli di funi, ma con flagelli di fuoco; che ti crocifigge con chiodi, non di ferro, ma di fuoco. Tutto è fuoco, che penetra fin nelle ossa e nelle stesse midolla e, distillando tutta la tua SS. Umanità in fuoco, ti dà pene mortali, certo più della stessa Passione, e prepara col tuo Sangue un bagno d'amore a tutte le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto di figlio dell'amore.

Oh Amore senza termine, io mi sento indietreggiare dinanzi a tanta immensità d'amore e vedo che per poter entrare nell'amore e comprenderlo, dovrei essere tutto amore! O mio Gesù, non lo sono! Ma giacché tu vuoi la mia compagnia e vuoi che entri in te, ti prego di farmi diventare tutto amore.

Perciò ti supplico di coronare la mia testa e ogni mio pensiero con la corona dell'amore. Ti scongiuro, o Gesù, di flagellare col flagello dell'amore la mia anima, il mio corpo, le mie potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli affetti, insomma, tutto, ed in tutto resti flagellato e suggellato dall'amore. Fa, oh Amore interminabile, che non ci sia cosa in me che non prenda vita dall'amore.

O Gesù, centro di tutti gli amori, Ti supplico d'inchiodare le mie mani, i miei piedi, coi chiodi dell'amore, affinché tutto inchiodato dall'amore, amore diventi, l'amore intenda, di amore mi vesta, d'amore mi nutra, l'amore mi tenga tutto inchiodato in te, affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire di torcermi e distogliermi dall'amore, o Gesù!

Riflessioni e Pratiche
Gesù Cristo, in quest’ora, abbandonato dall’Eterno suo Padre soffrì tale incendio d’infuocato amore, da poter distruggere tutti i peccati anche immaginabili e possibili, da poter infiammare del suo amore tutte le creature anche di milioni e milioni di mondi, tutti i reprobi dell’inferno se non fossero eternamente ostinati nella loro malvagità. Entriamo in Gesù, e dopo di esserci penetrati in tutto il suo interno nelle sue più intime fibre, in quei palpiti di fuoco, nella sua intelligenza, che era come incendiata, prendiamo questo amore, e rivestiamoci dentro e fuori, del fuoco che incendiava Gesù. Poi uscendo fuori da Lui e, riversandoci nella sua Volontà, vi troveremo tutte le creature; diamo ad ognuna l’amore di Gesù e ritoccando i loro cuori, le loro menti, con questo amore cerchiamo di trasformarle tutte in amore; e poi, coi desideri, coi palpiti, coi pensieri di Gesù, formiamo Gesù in ogni cuore di creatura. Indi Gli porteremo tutte le creature che tengono Gesù nel proprio cuore e le metteremo intorno a Lui dicendoGli: O Gesù, Ti portiamo tutte le creature con altrettanti Gesù nel Cuore per darTi ristoro e conforto; non abbiamo altri modi per poter dare ristoro al tuo amore che portarTi ogni creatura nel Cuore! Ciò facendo daremo i veri sollievi a Gesù, che sono tante le fiamme che Lo bruciano che va ripetendo: "Son bruciato e non vi é chi prenda il mio amore, deh! DateMi ristoro, prendete il mio amore e dateMi amore".

Per conformarci in tutto a Gesù, dobbiamo rientrare in noi stessi applicando a noi queste riflessioni: in tutto ciò che facciamo, possiamo dire che é un continuo flusso di amore che corre tra noi e Dio? La nostra vita é un continuo flusso d’amore che riceviamo da Dio; se pensiamo, é un continuo flusso d’amore che riceviamo da Dio; se pensiamo, é un flusso di amore; se operiamo, é un flusso d’amore; la parola é amore, il palpito é amore; tutto riceviamo da Dio, ma tutte queste nostre azioni corrono verso Dio con amore? Gesù trova in noi il dolce incanto del suo Amore che corre a Lui, affinché rapito da questo incanto, sovrabbondi con noi di più abbondante amore?

Se in tutto ciò che abbiamo fatto, non abbiamo messo l’intenzione di correre insieme nell’amore di Gesù, entreremo in noi stessi e Gli chiederemo perdono di averGli fatto perdere il dolce incanto del suo amore verso di noi.

Ci facciamo lavorare dalle mani divine come si fece lavorare l’Umanità di Gesù Cristo? Tutto ciò che succede in noi, che non sia il peccato, dobbiamo prenderlo come lavorio divino; facendo il contrario neghiamo la gloria al Padre, facciamo sfuggire la vita divina e perdiamo la santità. Tutto ciò che sentiamo in noi, ispirazioni, mortificazioni, grazie, non é altro che lavorio d’amore. E noi le prendiamo in quel modo da Dio voluto? Diamo la libertà di far lavorare Gesù, oppure, col prendere il tutto in senso umano e come cose indifferenti, respigiamo il lavorio divino e lo costringiamo a piegarsi le mani? Ci abbandoniamo nelle sue braccia come morti per ricevere tutti quei colpi che il Signore disporrà per la nostra santificazione?

Amor mio e mio tutto, il tuo amore m’inondi dappertutto e mi bruci tutto ciò che non é tuo e fa che il mio corra sempre verso di Te, per bruciare tutto ciò che possa contristare il tuo Cuore.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Sesta Ora
Dalle 10 alle 11 della notte
La Seconda Ora di Agonia
nell'Orto di Getsemani

O mio dolce Gesù, è già passata un'ora che ti trovi in quest'Orto. L'amore ha preso il primato in tutto, facendoti soffrire tutto insieme tutto ciò che i carnefici ti faranno soffrire in tutto il corso della tua amarissima Passione; anzi, supplisce e giunge a farti soffrire ciò che loro non possono farti, nelle parti più interne della tua Divina Persona.

O mio Gesù, già ti vedo vacillante nei passi, eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio Bene, dove vuoi andare? Ah, ho capito: a trovare i tuoi amati discepoli. Anch'io voglio accompagnarti, affinché, se tu vacilli, io ti sostenga.

Ma, o mio Gesù, un'altra amarezza per il tuo cuore: già essi dormono, e tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli e con amore tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la preghiera. E ritorni nell'Orto; ma ti porti un'altra trafittura nel cuore. In quella trafittura vedo, oh Amor mio, tutte le trafitture delle anime a te consacrate che, o per tentazione, o per stato d'animo, o per mancanza di mortificazione, invece di stringersi a te, di vegliare e pregare, si abbandonano a sé stesse e, sonnacchiose, invece di progredire nell'amore e nell'unione con te, indietreggiano. Quanto ti compatisco, oh Amante appassionato, e ti riparo tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che più contristano il tuo cuore adorabile ed è tale e tanta la loro amarezza che ti fanno dare in delirio.

Ma, oh Amore senza confini, il tuo amore, che già ti bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo prostrato a terra e preghi, ti offri, ripari ed in tutto cerchi di glorificare il Padre per le offese fatte a lui dalle creature. Anch'io, o mio Gesù, mi prostro con te ed insieme con te intendo fare ciò che fai tu.

Ma, o Gesù, delizia del mio cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere, ti si fanno incontro, ti si gettano addosso, ti schiacciano, ti feriscono, ti mordono, e tu, che fai? Il sangue, che ti bolle nelle vene, fa fronte a tutte queste offese, rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, ti bagna tutto, scorre a terra, e dai sangue per offese, vita per morte. Ah, Amore, a che stato ti vedo ridotto! Già tu spiri. Oh, mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da questa terra che hai bagnata col tuo SS. sangue! Vieni fra le mie braccia! Fa che io muoia in vece tua!

Ma sento la voce tremola e moribonda del mio dolce Gesù, che dice: "Padre, se è possibile, passi da me questo calice; però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta."

E' già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù. Ma che cosa mi fai intendere con questo "Padre, se è possibile, passi da me questo calice"? O Gesù, ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature; quel "Fiat Voluntas tua", quel "Sia fatta la tua Volontà", che doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutte ed invece di trovare la vita trovano la morte; e tu, volendo dare la vita a tutti e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per ben tre volte ripeti: "Padre, se è possibile, passi da me questo calice, cioè, che le anime, sottraendosi dalla nostra Volontà, vadano perdute. Questo calice per me è molto amaro; però, non la mia volontà, ma la Tua sua fatta".

Ma mentre dici questo, è tale e tanta la tua amarezza, che ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di dare l'ultimo anelito.

O mio Gesù, mio Bene, giacché sei nelle mie braccia, voglio anch'io unirmi con te, voglio ripararti e compatirti tutte le mancanze e i peccati che si fanno contro il tuo SS. Volere ed insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua SS. Volontà. La tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito, il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia morte.

Ma deh, non morire! Dove andrò senza di te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto finirà per me! Deh, non mi lasciare, tienimi come vuoi, come più ti piace, ma tienimi con te, sempre con te! Non sia mai che anche per un istante resti separato da te! Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti, perché vedo che tutti i peccati, di qualunque specie siano, ti pesano sopra.

Perciò, Amor mio, bacio la tua SS. testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi, e tu senti ribrezzo per loro. Alla tua sacratissima testa ogni pensiero cattivo è una spina che ti punge acerbamente. Ah, non ha che farci la corona di spine che i giudei ti metteranno! Quante corone di spine ti mettono sul capo adorabile i pensieri cattivi delle creature, tanto che il sangue ti gronda dappertutto, dalla fronte e da dentro i capelli! Gesù, ti compatisco e vorrei metterti altrettante corone di gloria; e per raddolcirti ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti.

O Gesù, bacio i tuoi occhi pietosi e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno scorrere sul tuo volto lacrime di sangue. Ti compatisco e vorrei raddolcire la tua vista, col metterti davanti tutte le delizie che si possono trovare in cielo e in terra.

Gesù, mio Bene, bacio le tue santissime orecchie. Ma che sento? Sento in esse l'eco delle bestemmie orrende, le grida di vendetta e di maldicenza. Non vi è voce che non risuoni nel tuo castissimo udito. Oh Amore insaziabile, ti compatisco e voglio consolarti col far risuonare in esso tutte le armonie del cielo, la voce dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della Maddalena e di tutte le anime amanti.

Gesù, Vita mia, un bacio più fervido voglio stampare sul tuo volto, la cui bellezza non ha pari. Ah, questo è quel volto innanzi al quale gli Angeli cupidamente desiderano fissare, per la tanta bellezza che li rapisce. Eppure, le creature lo insozzano con sputi, lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga! Ti compatisco e per riparare tutti questi insulti vado dalla Trinità Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici; vado pure dalla celeste Mamma, affinché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue mani materne, le sue adorazioni profonde; vado poi da tutte le anime a te consacrate e tutto ti offro, per ripararti le offese che si fanno al tuo SS. volto.

Dolce mio Bene, bacio la tua dolcissima bocca, amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti cattivi, da tutto ciò che di male fa l'uomo con la lingua. Gesù, ti compatisco e voglio addolcire la tua bocca con l'offrirti tutte le lodi angeliche e il buon uso che fa la lingua di tanti santi cristiani.

Oppresso Amor mio, bacio il tuo collo e lo vedo carico di funi e catene, per gli attacchi e i peccati delle creature. Ti compatisco e per sollevarti ti offro l'unione indissolubile delle Divine Persone, ed io, fondendomi in questa unione, ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d'amore al tuo collo, voglio allontanarti le funi degli attacchi che quasi ti soffocano e per raddolcirti ti stringo forte al cuore.

Fortezza divina, bacio le tue SS. spalle. Le vedo lacerate e quasi a brandelli strappate le carni dagli scandali e dai cattivi esempi delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro i tuoi SS. esempi, gli esempi della Regina Mamma e quelli di tutti i santi; ed io, o mio Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali ti sono state strappate dal cuore e così rinsaldare le carni alla tua SS. umanità.

Mio affannato Gesù, bacio il tuo petto, che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispondenze ed ingratitudini delle creature. Ti compatisco e per raddolcirti ti offro l'amore vicendevole del Padre, di te e dello Spirito Santo, la corrispondenza perfetta delle Divine Persone, ed io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per poter respingere i nuovi colpi che le creature ti lanciano coi loro peccati; e prendendo il tuo amore voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più di offenderti, e voglio versarlo sul tuo petto, per raddolcirti e risanarti.

Mio Gesù, bacio le tue mani creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come altrettanti chiodi, trafiggono le tue SS. mani; sicché, non con tre chiodi, come sulla croce, tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive commettono le creature. Ti compatisco e per raddolcirti ti offro tutte le opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il sangue e la vita per amor tuo. Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti chiodi delle opere cattive.

O Gesù, bacio i tuoi piedi santissimi, sempre instancabili nel cercare anime; in essi racchiudi tutti i passi delle creature, ma molte di queste te le senti sfuggire e tu vorresti afferrarle. Ad ogni loro passo cattivo ti senti mettere un chiodo e tu vuoi servirti dei loro stessi chiodi per inchiodarle al tuo amore; ed è tale e tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo amore, che tremi tutto. Mio Dio e mio Bene, ti compatisco e per consolarti ti offro i passi di tutte le anime fedeli, che espongono la loro vita per salvare le anime.

O Gesù, bacio il tuo cuore. Tu continui ad agonizzare, non per quello che ti faranno soffrire i giudei, ma per il dolore che ti arrecano tutte le offese delle creature.

In queste ore tu vuoi dare il primato all'amore; il secondo posto a tutti i peccati, per i quali tu espii, ripari, glorifichi il Padre e plachi la Divina Giustizia; e il terzo ai giudei. Cosi' mostri che la passione che ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che la rappresentazione della doppia amarissima passione che ti fanno soffrire l'amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo cuore tutto riconcentrato: la lancia dell'amore, la lancia del peccato, ed aspetti la terza, la lancia dei giudei; ed il tuo cuore, soffocato dall'amore, soffre moti violenti, affetti impazienti d'amore, desideri che ti consumano e palpiti infocati, che vorrebbero dar vita ad ogni cuore.

Ed è proprio qui, nel cuore, dove senti tutto il dolore che ti arrecano le creature, le quali, coi loro desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il tuo amore, cercano altri amori. Gesù, quanto soffri! Ti vedo venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità. Ti compatisco e voglio raddolcire l'amarezza del tuo cuore, triplicatamente trafitto, con l'offrirti le dolcezze eternali e l'amore dolcissimo della cara Mamma Maria e quello di tutti i tuoi veri amanti.

Ed ora, o mio Gesù, fa che da questo tuo cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva più che col solo tuo cuore; ed in ogni offesa che riceverai, fa’ che io sia sempre pronto ad offrirti un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai interrotto.

Riflessioni e Pratiche
Nella seconda ora del Getsemani innanzi a Gesù si presentano tutti i peccati di tutti i tempi passati, presenti e futuri, ed Egli si addossa sopra di Sé tutti questi peccati, per dar al Padre la gloria completa. Gesù Cristo quindi espio, pregò, e nel suo Cuore provò tutti i nostri stati d’animo senza mai smettere la preghiera. E noi, in qualunque stato di anima ci troviamo, freddi, duri, tentati, preghiamo sempre? Siamo noi costanti nella preghiera? Diamo a Gesù le pene dell’anima nostra come riparazione e come sollievo per poterLo tutto ricopiare in noi, pensando che ogni stato di animo é una pena di Lui? Come pena di Gesù, dobbiamo metterla intorno a Lui per compatirLo e sollevarLo e se fosse possibile dobbiamo dirGli: Tu hai sofferto troppo, prendi riposo, soffriremo noi in vece tua.

Ci abbattiamo, oppure stiamo con coraggio ai piedi di Gesù dandoGli tutto ciò che soffriamo per fare che Gesù trovi in noi la sua stessa Umanità? Cioé siamo noi di Umanità a Gesù? L’Umanità di Gesù che faceva? Glorificava il Padre suo, espiava, impetrava la salvezza delle anime, e noi, in tutto ciò che facciamo, racchiudiamo in noi queste tre intenzioni di Gesù, in modo da poter dire: racchiudiamo in noi tutta l’Umanità di Gesù Cristo?

Nelle nostre oscurità, mettiamo l’intenzione di far splendere negli altri la luce della verità? E quando preghiamo con fervore, mettiamo l’intenzione di sciogliere il ghiaccio di tanti cuori induriti nella colpa?

Mio Gesù, per compatirTi e poterti sollevare dall’abbattimento totale in cui Ti trovi, m’innalzo fino al Cielo e faccio mai la Tua stessa Divinità, e mettendola intorno a Te, voglio allontanarTi tutte le offese delle creature. Voglio offrirTi la Tua bellezza per allontanare da Te la bruttezza del peccato; la Tua santità per allontanare l’orrore di tutte quelle anime che Ti fanno provare tanto ribrezzo, perché morte alla grazia; la tua pace per allontanare da Te le discordie, le ribellioni e i turbamenti di tutte le creature; le tue armonie per rinfrancare l’udito tuo dalle onde di tante voci cattive. Mio Gesù, intendo offrirTi tanti atti divini riparatori per quante offese Ti assaltano, come se volessero darTi morte, ed io ciò tuoi stessi atti voglio darTi vita; e poi, o mio Gesù, voglio gettare un’onda della Tua Divinità su tutte le creature, affinché, al tuo contatto divino, non più ardiscano offenderTi.

Così solo o Gesù, potrò compatirTi per tutte le offese che ricevi dalle creature.

O Gesù, doce mia vita, le mie preghiere e le mie pene s’innalzino sempre verso il Cielo per far piovere su di tutti la luce della grazia e assorbire in me la tua stessa vita.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora



Settima Ora
Dalle 11 a mezzanotte
La Terza Ora di Agonia
nell'Orto di Getsemani

Dolce mio Bene, il cuore piu’ non mi regge; Ti guardo e vedo che continui ad agonizzare. Il sangue a rivi Ti scorre da tutto il corpo ed in tanta copia che, non reggendo piu’ in piedi, ne sei caduto in un lago. O mio Amore, mi si spezza il cuore nel vederti cosi’ debole e sfinito! Il tuo adorabile Volto e le tue mani creatrici poggiano in terra e s’imbrattano di sangue; parmi che ai fiumi d’iniquita’, che le creauture Ti mandano, Tu voglia dare fiumi di sangue per fare che queste colpe restino affogate in esso e cosi’ con esso dare a ciascuno il rescritto del tup perdono. Ma deh, o mio Gesu’, sollevati, e’ troppo cio’ che soffri; basti fin qui al tuo Amore!

E mentre pare che il mio amabile Gesu’ muoia nel proprio Sangue, l’Amore Gli da nuova vita. Lo vedo muoversi stentatamente; si alza, e cosi’ intriso di sangue e di fango, par che voglia camminare, e, non avendo forza, a stento si trascina. Dolce mia Vita, lascia che Ti porti fra le mie braccia. Vai forse dai cari discepoli? Ma quale non e’ il dolore del tuo adorabile Cuore nel trovarli di nuovo addormentati!

E Tu, con voce tremula e fioca, li chiami: "Figli miei, non dormite! L’ora e’ vicina. Non vedete come Mi sono ridotto? Deh, aiutatemi, non Mi abbandonate in queste ore estreme!"

E quasi vacillante stai per cadere vicino a loro, mentre Giovanni stende le braccia per sorreggerti. Sei tanto irriconoscibile che, se non fosse stato per la soavita’ e dolcezza della tua voce, non Ti avrebbero riconosciuto. Poi, raccomandando loro la veglia e la preghiera, ritorni nell’Orto, ma con una seconda trafittura nel Cuore. In questa trafittura vedo, mio Bene, tutte le colpe di quelle anime che, nonostante le manifestazioni dei tuoi favori in doni, baci e carezze, nelle notti della prova, dimenticando il tuo Amore e i tuoi doni, sono rimaste come assopite e assonnate, perdendo cosi’ lo spirito di continua preghiera e di veglia.

Mio Gesu’, e’ pur vero che dopo aver visto Te, dopo aver gustato i tuoi doni, rimanerne privi e resistere ci vuole gran forza; solo un miracolo puo’ fare che tali anime reggano alla prova.

Percio’, mentre Ti compatisco per queste anime, le cui negligenze, leggerezze e offese sono le piu’ amare al tuo Cuore, Ti prego che, qualora esse giungessero a dare un solo passo che possa minimamente dispiacerti, Tu le circondi di tanta Grazia da arrestarle, perche’ non perdano lo spirito di continua preghiera!

Mio dolce Gesu’, mentre ritorni nell’Orto, pare che Tu non ne possa piu’; alzi al Cielo la faccia intrisa di Sangue e di terra e ripeti la terza volta: "Padre, se e’ possibile, passi da Me questo calice. Padre Santo, aiutami! Ho bisogno di conforto! E’ vero che per le colpe addossatemi sono nauseante, ributtante, l’ultimo fra gli uomini innanzi alla tua Maesta’ infinita; la tua giustizia e’ sdegnata verso di Me; ma guardami, o Padre, sono sempre tuo Figlio, che formo una sola cosa con Te. Deh, aiuto, pieta’ o Padre! Non mi lasciare senza conforto!"

Poi mi pare di sentire, o dolce mio bene, che chiami in aiuto la cara Mamma: "Dolce Mamma, stringimi fra le tue braccia come Mi stringevi Bambino! Dammi quel latte che succhiai da Te, per ristorarmi e raddolcire le amarezze della mia agonia. Dammi il tuo Cuore, che formava tutto il mio contento. Mamma mia, Maddalena, cari Apostoli, voi tutti che Mi amate, aiutatemi, confortatemi! Non mi lasciate solo in questi momenti estremi; fate tutti corona a Me dintorno; datemi per conforto la vostra compagnia, il vostro amore!"

Gesu’ Amor mio, che puo’ resistere nel vederti in questi estremi? Qual cuore sara’ mai cosi’ duro, che non si pezzi nel vederi cosi’ affogato nel Sangue? Chi non versera’ a torrenti lacrime amare nel sentire gli accenti tuoi dolorosi che cercano aiuto e conforto?

Mio Gesu’, consolati, gia’ vedo che il Padre Ti spedisce un Angelo per conforto e aiuto, onde uscire da questo stato di agonia e poterti dare in mano ai giudei; e mentre starai con l’Angelo, io girerò Cielo e terra. Tu mi permetterai di prendere questo Sangue che hai versato, affinche’ possa darlo a tutti gli uomini come pegno della salvezza di ciascuno e portarti per conforto ed in ricambio, i loro affetti, palpiti, pensieri, passi ed opere.

Celeste Mamma mia, vengo a Te per andare insieme a tutte le anime dando loro il Sangue di Gesu’. Dolce Mamma. Gesu’ vuole conforto, e il maggior conforto che Gli posiamo dare è portargli anime.

Maddalena, accompagnaci! Angeli tutti, venite a vedere come e’ ridotto Gesu’! Egli vuole da tutti conforto, ed e’ tale e tanto l’abbattimento in cui si trova, che non rifiuta nessuno.

Mio Gesu’, mentre bevi il calice pieno di intense amarezze che il Celeste Padre Ti ha mandato, sento che piu’ sospiri, gemi, deliri e con voce soffocata dici: "Anime, anime, venite, sollevatemi! Prendete posto nella mia Umanita’; vi voglio, vi sospiro! Deh, non siate sorde alle mie voci, non rendete vani i miei desideri ardenti, il mio Sangue, il mio Amore, le mie pene! Venie, anime, venite!"

Delirante Gesu’, ogni tuo gemito e sospiro e’ una ferita al mio cuore che non mi da’ pace; per cui faccio mio il tuo Sangue, il tuo Volere, l’ardente tuo zelo, il tuo Amore e, girando cielo e terra, voglio andare per tutte le anime, per dar loro il tuo Sangue come pegno della loro salvezza e portarle a Te, per calmare le tue smanie, i tuoi deliri e raddolcire le amarezze della tua agonia. E mentre cio’ faro’, Tu accompagnami col tuo sguardo.

Mamma mia, vengo da te perche’ Gesu’ vuole anime, vuole conforto. Dunque, dammi la tua mano materna e giriamo insieme per tutto il mondo in cerca di anime. Racchiudiamo nel suo Sangue gli affetti, i desideri, i pensieri, le opere, i passi di tutte le creature, e gettiamo nelle loro anime le fiamme del suo Cuore affinche’ si arrendano, e cosi’, chiuse nel suo Sangue e trasformate nelle sue fiamme, le condurremo intorno a Gesu’, per raddolcire le pene della sua amarissima agonia.

Angelo mio custode, precedici tu; va’ disponendo le anime che devono ricevere questo Sangue, affinche’ nessuna goccia resti senza il suo copioso effetto. Mamma mia, presto giriamo! Vedo lo sguardo di Gesu’ che ci segue; sento i suoi singhiozzi ripetuti, che ci spingono ad affrettare il nostro compito.

Ed ecco, Mamma, ai primi passi gia’ siamo alla porta delle case dove giacciono gli infermi. Quante membra straziate; quanti, sotto l’atrocita’ degli spasimi, prorompono in bestemmie e tentano di togliersi la vita. Altri sono abbandonati da tutti e non hanno che presti loro una parola di conforto, I piu’ necessari soccorsi, e percio’ maggiormente imprecano e si disperano. Ah, Mamma, sento i singhiozzi di Gesu’ che si vede ricambiate in offese le sue piu’ care predilezioni d’amore che fan patire le anime per renderle simili a Se. Deh, diamo loro il suo Sangue, affinche’ somministri ad esse gli aiuti necessari e con la sua luce faccia comprendere il bene che c’e’ nel patire e la somiglianza che acquistano di Gesu’; e Tu, Mamma mia, mettiti vicino a loro, e come madre affettuosa, tocca con le tue mani materne le loro membra addolorate, lenisci i loro dolori, prendile fra le tue braccia e dal tuo Cuore versa torrenti di grazie su tutte le loro pene: fa’ compagnia agli abbandonati, consola gli afflitti; a chi manca di mezzi necessari disponi Tu anime generose per soccorrerli, a chi si trova sotto l’atrocita’ degli spasimi impetra tregua e riposo, onde rinfrancati, possano con piu’ pazienza sopportare quanto Gesu’ dispone per loro.

Giriamo ancora ed entriamo nelle stanze dei moribondi. Mamma mia, che terrore! Quante anime stanno per cadere nell’inferno! Quanti, dopo una vita di peccato, vogliono dare l’ultimo dolore a quel Cuore ripetutamente trafitto, coronando l’ultimo anelito con un atto di disperazione. Molti demoni stanno intorno ad essi gettando nei loro cuori terrore e spavento dei divini giudizi e cosi’ dar l’ultimo assalto per condurli all’inferno; vorrebbero sprigionare le fiamme infernali per avvolgerli in esse e cosi’ non dar luogo alla speranza. Altri, allacciati ai vincoli della terra non sanno rassegnarsi a dare l’ultimo passo; deh, o Mamma, i momenti sono estremi, essi hanno molto bisogno di aiuto; non vedi come tremano, come si dibattono tra gli spasimi dell’agonia, come chiedono aiuto e pieta’? Gia’ la terra e’ sparita per loro! Mamma Santa, metti la tua mano materna sulla loro gelida fronte, accogli Tu gli ultimi loro aneliti; diamo a ciascun moribondo il Sangue di Gesu’ e cosi’, mettendo in fuga i demoni, li disponga tutti a ricevere gli ultimi Sacramenti e ad una buona e santa morte. Per conforto diamo loro le agonie di Gesu’, i suoi baci, le sue lacrime, le sue piaghe; rompiamo i lacci che li tengono avvinti, facciamo sentire a tutti la parola del perdono e gettiamo tale fiducia nel cuore, da farli slanciare nelle braccia di Gesu’. Quando Gesu’ li giudichera’ li trovera’ coperti col suo sangue, abbandonati nelle sue braccia e a tutti dara’ il suo perdono.

Giriamo ancora, o Mamma; il tuo sguardo materno guardi con amore la terra e si muova a compassione di tante povere creature che hanno bisogno di questo sangue. Mamma mia, mi sento spingere dallo sguardo indagatore di Gesu’ a correre, perche’ vuole anime; sento i suoi gemiti nel fondo del mio cuore che mi ripetono: "Figlia mia, aiutami, dammi le anime!"

Ma vedi, o mamma, come la terra e’ piena di anime che stanno per cadere nel peccato e Gesu’ erompe in pianto nel vedere il suo sangue subire nuove profanazioni. Ci vorrebbe un miracolo che ne impedisse la caduta; percio’ diamo loro il sangue di Gesu’ onde troviamo in Esso la forza e la grazia per non cadere nel peccato.

Un altro passo ancora, o Mamma, ed ecco anime gia’ cadute nella colpa, le quali vorrebbero una mano per rialzarsi. Gesu’ le ama, ma le guarda inorridito perche’ infangate, e la sua agonia si fa piu’ intensa. Diamo loro il sangue di Gesu’, onde trovino la mano che le rialzi. Vedi o Mamma, sono anime che hanno bisogno di questo sangue, anime morte alla grazia; Oh, com’e’ deplorevole il loro stato! Il Cielo le guarda e piange con dolore, la terra le mira con ribrezzo, tutti gli elementi sono contro di loro e le vorrebbero distruggere, perche’ nemiche del Creatore. Deh, o Mamma, il Sangue di Gesu’ contiene la vita, diamolo dunque, affinche’ al tocco di esso, queste anime risorgano e risorgano piu’ belle da far sorridere tutto il cielo e tutta la terra.

Giriamo ancora, o Mamma; vedi, ci sono anime che portano l’impronta della perdizione, anime che peccano e fuggono da Gesu’, che l’offendono e disperano del suo perdono; sono queste I nuovi Giuda sparsi sulla terra e che trafiggono quel Cuore tanto amareggiato. Diamo loro il Sangue di Gesu’, affinche’ questo sangue cancelli l’impronta della perdizione e vi imprima quella della salvezza; vi getti nei loro cuori tale fiducia e amore dopo la colpa, da farle correre ai piedi di Gesu’ e stringersi a quei piedi divini, per non distaccarsene piu’.

Vedi, o Mamma, vi sono anime che corrono all’impazzata verso la perdizione e non vi e’ chi arresti la loro corsa. Deh, mettiamo questo sangue avanti ai loro piedi, affinche’ al tocco e alla luce di esso, alle sue voci supplichevoli che le vuole salve, possano indietreggiare e mettersi sulla via della salvezza!

Continuiamo, o Mamma, a girare: vedi, vi sono anime buone, anime innocenti in cui Gesu’ trova le sue compiacenze ed il riposo nella creazione, ma le creature vanno intorno a loro con tante insidie e scandali, per strappare questa innocenza e cambiare le compiacenze ed il riposo di Gesu’ in pianto e amarezze, come se non avessero altra mira se non quella di dare continui dolori a quel Cuore divino. Suggelliamo e circondiamo dunque la loro innocenza col sangue di Gesu’ come un muro di difesa, affinche’ non entri in esse la colpa; con esso metti in fuga chi vorrebbe contaminarle e conservale illibate e pure, affinche’ Gesu’ trovi il suo riposo nella creazione e tutte le sue compiacenze e, per amor loro, si muova a pieta’ di tante altre povere creature. Mamma mia, mettiamo queste anime nel sangue di Gesu’, leghiamole e rileghiamole col santo Voler di Dio, portiamole nelle sue braccia e, con le dolci catene del suo amore, leghiamole al suo Cuore per raddolcire le amarezze della sua mortale agonia.

Ma senti, o Mamma, questo sangue grida e vuole altre anime ancora; corriamo insieme e portiamo nelle regioni degli eretici e degli infedeli. Quanto dolore non sente Gesu’ in queste regioni: Egli che e’ vita di tutti, non ha in contraccambio neppure un piccolo atto d’amore, non e’ conosciuto dalle sue stesse creature. Deh, o Mamma, diamo loro questo sangue, affinche’ fughi le tenebre dell’ignoranza e dell’eresia; fa compredere che hanno un’anima e che apri ad esse il Cielo. Poi mettiamole tutte nel sangue di Gesu’, conduciamole intorno a lui come tanti figli orfani ed esiliati che trovano il loro Padre, e cosi’ Gesu’ si sentira’ confortato nella sua amarissima agonia.

Ma Gesu’ sembra che non sia ancora contento, perche’ vuole altre anime ancora. Le anime moribonde di queste regioni se le sente strappare dalle sue braccia per andare a cadere nell’inferno. Gia’ queste anime stanno per spirare e precipitare nell’abisso; nessuno e’ vicino a loro per salvarle; il tempo manca, i momenti sono estremi, si perderanno certo! No, Mamma, questo sangue non sara’ sparso inutilmente per esse, percio’ voliamo subito da loro, versiamo il sangue di Gesu’ sul loro capo onde serva loro di battesimo ed infonda in esse fede, speranza ed amore. Mettiti, o Mamma, vicino a loro, supplisci a tutto quello che loro manca, anzi fatti vedere; sul tuo volto splende la bellezza di Gesu’, i tuoi modi sono tutti simili ai suoi e cosi’ vedendo Te, con certezza potranno conoscere Gesu’. Poi stringile al tuo cuore materno, infondi in esse la vita di Gesu’ che Tu possiedi, di’ che come loro madre le vuoi felici per sempre con Te in Cielo e cosi’, mentre spirano, ricevile nelle tue braccia e fa che dalle tue passino in quelle di Gesu’; e se Gesu’, secondo i diritti di Giustizia, mostrera’ di non volerle ricevere, ricordagli l’amore con cui te le affido sotto la croce, reclama i tuoi diritti di madre, cosi’ che al tuo amore ed alle tue preghiere, Egli non sapra’ resistere, e mentre accontenterà il tuo Cuore, accontenterà anche i suoi ardenti desideri.

Ed ora, o Mamma, prendiamo questo Sangue e diamolo a tutti: agli afflitti, perche’ ne ricevano conforto; ai poveri, perche’ soffrano rassegnati la loro poverta’; ai tentati, perche’ ottengano la vittoria; agli increduli, perche’ trionfi in loro la virtu’ della Fede; ai bestemmiatori, perche’ cambino le bestemmie in benedizioni; ai Sacerdoti, cosi che comprendano la loro missione e siano degni ministri di Gesu’. Con questo sangue tocca le loro labbra, affinche’ non dicano parole che non siano di gloria a Dio; tocca i loro piedi, affinche’ li mettano in volo per andare in cerca di anime da condurre a Gesu’.

Diamo questo sangue ai reggitori dei popoli, perche’ siano uniti fra loro e sentano mitezza ed amore verso i propri sudditi.

Voliamo ora nel Purgatorio e diamolo anche alle anime purganti, perche’ esse tanto piangono e reclamano questo Sangue per la lor liberazione. Non senti, o Mamma, i loro gemiti, le smanie d’amore, le torture, come continuamente si sentono attratte verso il Sommo Bene? Vedi come Gesu’ stesso vuol purgarle piu’ subito per averle per Se’; le attira col suo amore, ed esse ne contraccambiano continui slanci verso di Lui; e mentre si trovano alla sua presenza, non potendo ancora sostenere la purita’ dello sguardo divino, sono costrette ad indietreggiare ed a piombare di nuovo nelle fiamme!

Mamma mia, scendiamo in questo carcere profondo e versando su di esse questo sangue, portiamo loro la luce, quietiamo le loro smanie d’amore, smorziamo il fuoco che le brucia, purifichiamo le loro macchie, e cosi’, libere da ogni pena, voleranno tra le braccia del Sommo Bene. Diamo questo Sangue alle anime piu’ abbandonate, affinche’ trovino in esse tutti i suffragi che le creature le negano; a tutte, o Mamma, diamo questo Sangue, ne’ priviamo nessuna, affinche’ tutte in virtu’ d’esso trovino sollievo e liberazione. Fa’ da Regina in queste regioni di pianto e di lamenti, stendi le tue mani materne e, ad una ad una, mettile fuori da queste fiamme ardenti, e fa’ che tutte prendano il volo verso il Cielo. Ed ora facciamo anche noi un volo verso il Cielo, mettiamoci alle porte eternali e permetti, o Mamma, che dia anche a Te questo Sangue per tua gloria maggiore. Questo Sangue T’inondi di nuova luce e di nuovi contenti e fa’ che questa luce scenda a beneficio di tutte le creature, per dare a tutti grazie di salvezza.

Mamma mia, da’ anche a me questo Sangue; Tu conosci quanto ne ho bisogno. Con le tue stesse mani materne ritoccami tutto con questo Sangue, e ritoccandomi, purifica le mie macchie, sana le mie piaghe, arricchisci la mia povertà; fa’ che questo Sangue circoli nelle mie vene e mi ridoni tutta la vita di Gesu’. Scenda nel mio cuore e me lo trasformi nel Cuore stesso di Lui, mi abbellisca tanto, che Gesu’ possa trovare tutti i suoi contenti in me. Infine, o Mamma, entriamo nelle regioni celesti e diamo questo sangue a tutti i Santi, a tutti gli Angeli, affinche’ possano ricevere gloria maggiore, prorompere in ringraziamenti a Gesu’ e pregare per noi, onde in virtu’ di questo Sangue li possiamo raggiungere. E dopo aver dato a tutti questo Sangue, portiamoci di nuovo a Gesu’. Angeli, Santi, venite con noi; ah, Lui sospira le anime, vuol farle rientrare tutte nella sua Umanita’ per dare a tutte i frutti del suo Sangue; mettiamole intorno a Lui e si sentira’ ritornare la vita e ricompensare dell’amarissima agonia che ha patito. Ed ora, Mamma Santa, chiamiamo tutti gli elementi a fargli compagnia, affinche’ anche loro diano onore a Gesu’.

O luce del sole, vieni a diradare le tenebre di questa notte per dare conforto a Gesu’. O stelle, coi vostri tremuli raggi, scendete giu’ dal cielo, venite a dar conforto a Gesu’. Fiori della terra, venite con i vostri profumi;, uccelli, venite con i vostri gorgheggi; elementi tutti della terra, venite a confortare Gesu’. Vieni, o mare, a rinfrescare e lavare Gesu’. Egli e’ il nostro Creatore, la nostra vita, il nostro tutto; venite tutti a confortarlo, a prestargli omaggio come a nostro Sovrano Signore. Ma ahi, che Gesu’ non cerca luce, stelle, fiori, uccelli; Egli vuole anime, anime!

Ecco, o dolce mio Bene, tutti insieme con me: Ti e’ vicina la cara Mamma, riposati pure fra le sue braccia; ne avra’ conforto anch’Essa, stringendoti al seno, perche’ molta parte ha preso alla tua dolorosa agonia; e’ qui anche Maddalena, e’ qui Maria, e tutte le anime amanti di tutti i secoli. Deh, o Gesu’, accettale, e di’ a tutte una parola di perdono e di amore, legale tutte nel tuo amore, affinche’ nessun’anima piu’ Ti sfugga!

Ma ahi, a me sembra che Tu dica: "O figlio, quante anime a forza Mi sfuggono e piombano nell’eterna rovina! Come potra’ dunque calmarsi il mio dolore se un’anima sola Io amo tanto, quanto amo tutte le anime insieme?"

Agonizzante Gesu’, pare che stia per spegnersi la tua vita. Gia’ sento il rantolo dell’agonia, i tuoi begli occhi eclissati dalla tua vicina morte, tutte le tue membra abbandonate e spesso mi sembra che non respiri più. Mi sento scoppiare il cuore dal dolore. Ti abbraccio e Ti sento gelido; Ti scuoto e non dai segno di vita! Gesu’, sei morto? Afflitta Mamma, Angeli del Cielo, venite a piangere Gesu’ e non permettete chi io continui a vivere senza di Lui. Ah, non posso! Me lo stringo piu’ forte e sento che da’ un altro respiro, e poi di nuovo non da’ segni di vita! Lo chiamo: "Gesu’, Gesu’, Vita mia, non morire!" Ma gia’ sento lo strepito dei tuoi nemici che vengono a prenderti; chi Ti difendera’ nello stato in cui Ti trovi? Ma ecco che scotendoti come se risorgessi da morte a vita, mi guardi e mi dici: "O anima, sei qui? Sei stata dunque spettatrice delle mie pene e delle tante morti che ho subito? Or sappi che in queste tre ore d’amarissima agonia nell’Orto, ho racchiuso in Me tutte le vite delle creature ed ho sofferto tutte le loro pene e la stessa loro morte, dando a ciascuna la mia stessa vita. Le mie agonie sosterranno le loro, le mie amarezze e la mia morte si cambieranno per loro in fonte di dolcezza e di vita. Quanto mi costano le anime! Ne fossi almeno contraccambiato! Tu hai visto che mentre morivo ritornavo a respirare; erano le morti delle creature che sentivo in Me."

Mio affannato Gesu’, giacche’ hai voluto racchiudere in Te anche la mia vita e quindi anche la mia morte, Ti prego, per questa tua amarissima agonia, di venirmi ad assistere nel punto della mia morte. Io ti ho dato il mio cuore per rifugio e riposo, le mie braccia per sostenerti e tutto il mio essere a tua disposizione; ed Oh, quanto volentieri mi darei nelle mani dei tuoi nemici per poter morire io in vece tua! Vieni, o Vita del mio cuore, in quel punto a ridarmi cio’ che Ti ho dato: la tua compagnia, il tuo Cuore per letto e riposo, le tue braccia per sostegno, il tuo respiro affannoso per alleviare i miei affanni, in modo che io respirando, respirerò per mezzo del tuo respiro, che come aria purificatrice mi purifichera’ da qualunque macchia e mi disporra’ all’ingresso della eterna beatitudine.

Anzi, mio dolce, Gesu’, darai allora all’anima mia la tua stessa SS.ma Umanita’, in modo che Tu guardandomi, mi guardi attraverso Te stesso, e guardando Te stesso, non trovi nulla di che giudicarmi; e poi mi bagnerai nel tuo Sangue, mi vestirai con la candida veste della tua SS. Volonta’, mi fregerai col tuo Amore e, dandomi l’ultimo bacio, mi farai spiccare il volo dalla terra al Cielo. E cio’ che voglio per me, fallo a tutti gli agonizzanti; stringili tutti nel tuo amplesso d’amore, e dando loro il bacio dell’unione con Te, salvali tutti e non permettere che alcuno si perda!

Afflitto mio Bene, Ti offro quest’Ora santa in memoria della tua Passione e Morte, per disarmare la giusta collera di Dio per i tanti peccati, per il trionfo della S. Chiesa, per la conversione di tutti i peccatori, per la pace dei popoli, specialmente dell’Italia nostra, per la nostra santificazione ed in suffragio delle anime purganti.

Ma vedo che i tuoi nemici sono vicini e Tu vuoi lasciarmi per andare loro incontro. Gesu’, permettimi che offra tutti i santi baci della tua Santissima Madre, lascia che Ti baci quelle labbra che Giuda or ora ardira’ baciare col suo bacio infernale; che Ti asciughi il Volto bagnato di sangue, su cui ora pioveranno schiaffi e sputi; mi stringo forte al tuo Cuore, non Ti lascio, ma Ti seguo e Tu mi benedici e mi assisti. Cosi’ sia.

Riflessioni e Pratiche
Gesù in questa terz’ora del Getsemani chiese dal Cielo aiuto, ed erano tante le sue pene, che chiese conforto anche ai suoi discepoli, E noi, in qualunque circostanza dolore, sventure, chiediamo sempre aiuto dal Cielo? E se anche ci rivolgiamo alle creature, facciamo ciò ordinatamente, presso chi può santamente confortarci? Siamo rassegnati almeno, se non abbiamo quei conforti che speravamo, servendoci della noncuranza delle creature per abbandonarci di più nelle braccia di Gesù? Gesù fu confortato da un Angelo, e noi, possiamo dire che siamo l’angelo di Gesù con lo starci intorno a Lui per confortarLo e prendere parte alle sue amarezze? Ma per poter fare da vero Angelo a Gesù, é necessario prendere le pene come mandateci da Lui, perciò come pene divine; solo allora possiamo osare di confortare un Dio tanto amareggiato; altrimenti se le pene le prendiamo in senso umano, non possiamo servicene per confortare quest’Uomo-Dio, e quindi non possiamo fare da Angeli.

Nelle pene che Gesù c’invia, pare ci mandi il calice dove noi dobbiamo mettere il frutto delle stesse, e queste pene, sofferte con amore e rassegnazione, si convertiranno in dolcissimo nettare per Gesù. In ogni pena diremo: Gesù ci chiama a fare l’angelo intorno a Lui, vuole i nostri conforti, e percio ci fa parte delle sue pene.

Amore mio Gesù, nelle mie pene cerco il tuo Cuore per riposo e nelle tue intendo di darTi riparo con le mie pene, per scambiarcele insieme, ed io sia il tuo angelo consolatore.

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Ottava Ora
Da mezzanotte all’1
La Cattura di Gesu’

O mio Gesu’, siamo gia’ a mezzanotte; senti che i nemici si avvicinano, e Tu, rassettandoti e rasciugandoti il Sangue, rafforzato dai conforti ricevuti, vai di nuovo dai tuoi discepoli. Li chiami, li ammonisci e Te li porti insieme con Te, e vai incontro ai nemici, volendo riparare con la tua prontezza la mia lentezza, svogliatezza e pigrizia nell’operare e nel patire per amor tuo.

Ma, o dolce Gesu’, mio Bene, che scena commovente vedo! Incontri per primo il perfido Giuda, il quale, avvicinandosi a Te e gettandoti le braccia al collo, Ti saluta e ti bacia; e Tu, Amore svisceratissimo, non disdegni di baciare quelle labbra infernali, lo abbracci e te lo stringi al Cuore, volendolo strappare all’inferno e dandogli segni di nuovo amore. Mio Gesu’, com’e’ possibile non amarti? E’ tanta la tenerezza del tuo Amore che dovrebbe strappare ogni cuore ad amarti, eppure non Ti amano! E Tu, o mio Gesu’ in questo bacio di Giuda, sopportandolo, ripari i tradimenti, le finzioni, gli inganni sotto l’aspetto di amicizia e di santita’, specialmente dei sacerdoti. Il tuo bacio, poi, manifesta che a nessun peccatore, purche’ venga a Te umiliato, rifiuteresti il tuo perdono.

Tenerissimo mio Gesu’, gia’ Ti dai in mano ai nemici, dando loro potere di farti soffrire cio’ che loro vogliono. Anch’io, o mio Gesu’, mi do nelle tue mani, affinche’ liberamente Tu possa fare di me cio’ che piu’ Ti piace; ed insieme con Te voglio seguire la tua Volonta’, le tue riparazioni e soffrire le tue pene. Voglio stare sempre a Te dintorno, per fare che non ci sia offesa che io non ripari, amarezza che io non raddolcisca, sputi e schiaffi che Tu non ricevi che non siano seguiti da un mio bacio e carezza. Nelle cadute che farai, le mie mani saranno sempre pronte ad aiutarti per alzarti. Sicche’ sempre con Te voglio stare, o mio Gesu’, nemmeno un minuto voglio lasciarti solo; e per essere piu’ sicuro, mettimi dentro di Te ed io staro’ nella tua mente, nei tuoi sguardi, nel tuo Cuore e in tutto Te stesso, per fare che cio’ che fai Tu possa farlo anch’io. Cosi’ potrò tenerti fedele compagnia e nulla potra’ sfuggirmi delle tue pene, per darti per tutto il mio ricambio d’amore.

Dolce mio Bene, staro’ al tuo fianco per difenderti, per imparare i tuoi insegnamenti, per numerare una ad una tutte le tue parole. Ah, come mi scende dolce la parola che rivolgesti a Giuda: "Amico, a che sei venuto?", e sento che anche a me rivolgi la stessa parola, non chiamandomi amico, ma col dolce nome di figlio: "Figlio, a che sei venuto?", per sentirti rispondere: "Gesu’, ad amarti". "A che sei venuto?", mi ripeti se mi sveglio al mattino; "A che sei venuto?", se prego; "A che sei venuto?", mi ripeti dall’Ostia santa, se vengo a riceverti nel mio cuore.

Che bel richiamo per me e per tutti! Ma quanti al tuo "A che sei venuto?", rispondono: "Vengo per offenderti!" Altri, fingendo di non sentirti, si danno ad ogni sorta di peccati e rispondono al tuo "A che sei venuto?", con l’andare all’inferno! Quanto Ti compatisco, o mio Gesu’! Vorrei prendere le stesse funi con cui stanno per legarti I tuoi nemici, per legare queste anime e risparmiarti questo dolore.

Ma di nuovo sento la tua voce tenerissima che dice, mentre vai incontro ai tuoi nemici: "Chi cercate?", e quelli rispondono: "Gesu’ Nazareno"; e Tu a loro: "Io sono". Con questa sola parola Tu dici tutto e Ti dai a conoscere per quello che sei, tanto che i tuoi nemici tremano e cadono come morti a terra; e Tu, Amore che non ha pari, ripetendo di nuovo: "Io sono", li richiami a vita, e da Te stesso Ti dai in potere dei nemici. Ed essi, perfidi ed ingrati, invece di cadere umili e palpitanti ai tuoi piedi e chiederti perdono, abusando della tua bonta’ e disprezzando grazie e prodigi, Ti mettono le mani addosso e con funi e catene Ti legano, Ti stringono, Ti gettano per terra, ti mettono sotto i piedi, Ti strappano, i capelli, e Tu con pazienza inaudita taci, soffri e ripari le offese di coloro che, malgrado i miracoli, non si arrendono alla tua Grazia e si ostinano di più.

Con le funi e catene impetri dal Padre la grazia di spezzare le catene delle nostre colpe e ci leghi con la dolce catena dell’Amore. E correggi amorosamente Pietro, che vuole difenderti persino tagliando l’orecchio a Malco; intendi riparare con cio’ le opere buone non fatte con santa prudenza o che per troppo zelo cadono nella colpa.

Mio pazientissimo Gesu’, Queste funi e catene pare che mettono qualcosa di piu’ bello alla tua Divina Persona: la tua fronte si fa piu’ maestosa, tanto da attirare l’attenzione dei tuoi stessi nemici, i tuoi occhi sfolgorano di piu’ luce, il tuo Volto divino si atteggia ad una pace e dolcezza suprema, da innamorare i tuoi stessi carnefici; coi tuoi accenti soavi e penetranti, sebbene pochi, li fai tremare, tanto che, se ardiscono di offenderti, e’ perche’ Tu stesso glielo permetti.

Oh Amore incatenato e legato, potrai mai permettere che Tu sia legato per me, facendo piu’ sfoggio d’amore verso di me, ed io, piccolo fliglio tuo, stia senza catene? No, no, anzi legami con le tue stesse funi e catene, con le tue mani SS.

Percio’ Ti prego di legare, mentre bacio la tua fronte divina, tutti i miei pensieri, gli occhi, le orecchie, la lingua, il cuore, i miei affetti e tutto me stesso ed insieme lega tutte le creature, affinche’ sentendo le dolcezze delle tue amorose catene, non più ardiscano di offenderti.

Dolce mio Bene, siamo già all’una. La mente incomincia ad assopirsi; faro’ il piu’ possibile per mantenermi sveglio, ma se il sonno mi sorprende, mi lascio in Te per seguire cio’ che fai Tu, anzi lo farai Tu stesso per me. In Te lascio i miei pensieri, a difenderti dai tuoi nemici, il mio respiro per corteggio e compagnia, il mio palpito per dirti sempre che Ti amo ed a rifarti dell’amore che gli altri non Ti danno, le gocce del mio sangue a ripararti ed a restituirti l’onore e la stima che Ti toglieranno con gli insulti, sputi e schiaffi. Mio Gesù, baciami, abbracciami e benedicimi e fammi dormire nel tuo adorabile Cuore e dai tuoi palpiti accelerati dall’Amore o dal dolore spesso potrò svegliarmi, e cosi’ mai interrompere la nostra compagnia; cosi’ restiamo intesi, o Gesu’!

Riflessioni e Pratiche




Gesu’ prontamente si diede nelle mani dei nemici guardando nei suoi nemici la Volonta’ del Padre.

Negli inganni delle creture, nei tradimenti, siamo noi pronti a perdonare come ha perdonato Gesu"? Tutto il male che riceviamo dalle creature, lo prendiamo tutto dalle mani di Dio? Siamo noi pronti a fare tutto quello che Gesu’ vuole da noi? Nelle croci, negli strapazzi, possiamo dire che la nostra pazienza imiti quella di Gesu’?

Incatenato mio Gesu’, le tue catene leghino il mio cuore e melo tengano fermo per farlo pronto a soffrire ciò che vuoi Tu.

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Nona Ora
Dall’1 alle2 di notte
Gesu’, sbalzato da una rupe, cade nel torrente Cedron

Amato mio Bene, la mia povera mente tra la veglia ed il sonno Ti segue. Come posso darmi in preda del sonno, se vedo che tutti Ti lasciano e fuggono da Te? Gli stessi Apostoli, il fervente Pietro, che poco fa ha detto di voler dare la vita per Te, il prediletto discepolo che con tanto amore hai fatto riposare sul tuo Cuore, ah, tutti Ti abbandonano e Ti lasciano in balia dei tuoi crudeli nemici!

Mio Gesu’, sei solo! I tuoi purissimi occhi guardano d’intorno per vedere se almeno uno dei tuoi beneficati Ti segua per attestarti il suo amore e per difenderti; e mentre scorgi che nessuno, nessuno Ti e’ rimasto fedele, il Cuore Ti si stringe e dai in dirotto di pianto. E Tu senti piu’ dolore per l’abbandono dei tuoi fidi, che per quello che Ti stanno facendo gli stessi nemici. Mio Gesu’, non piangere, o piuttosto fa che pianga io insieme con Te. E l’amabile Gesu’ par che dica: "Ah, figlio, piangiamo insieme la sorte di tante anime a Me consacrate, che per piccole prove, per incidenti della vita, non piu’ si prendono cura di Me e Mi lasciano solo; per tante altre, timide e vili, che per mancanza di coraggio e di fiducia Mi abbandonano; per tanti e tanti che, non trovando il loro tornaconto nelle cose sante, non si curano di Me; per tanti sacerdoti che predicano, che celebrano, che confessano per amore d’interesse e di propria gloria; costoro fan vedere che sono intorno a Me, ma Io rimango sempre solo! Ah figlio, quanto mi e’ duro questo abbandono! Non solo mi piangono gli occhi, ma Mi sanguina il Cuore! Deh, ti prego di riparare il mio acerbo dolore col promettermi di non lasciarmi mai solo."

Si, o mio Gesu’, lo prometto, aiutato dalla tua grazia immedesimandomi alla tua Divina Volonta’. Ma mentre, o Gesu’, Tu piangi l’abbandono dei tuoi cari, i nemici non Ti risparmiano alcun oltraggio che Ti possano fare; stretto e legato come stai, o mio Bene, tanto che da te stesso neppure puoi fare un passo, Ti calpestano, ti trascinano per quelle vie piene di pietre e di spine, cosi che non c’e’ movimento che non ti faccia urtare nelle pietre e pungerti nelle spine. Ah, mio Gesu’, veggo che mentre Ti trascinano, Tu lasci dietro di te il Sangue tuo prezioso, i dorati capelli che dal capo Ti strappano! Mia Vita e mio Tutto, permettimi che li raccolga, affinche’ possa legare tutti i passi delle creature, le quali anche di notte non Ti risparmiano, anzi si servono della notte per offenderti maggiormente: chi per ritrovi, chi per piaceri, chi per teatri, chi per compiere furti sacrileghi! Mio Gesu’, mi unisco a Te per riparare tutte queste offese.

Ma, o mio Gesu’ siamo gia’ al torrente Cedron, ed i perfidi Giudei si dispongono a gettarti dentro, Ti fanno urtare contro un sasso che ivi e’, con tanto impeto, da farti versare dalla bocca Sangue preziosissimo di cui lasciasti segnato quel sasso! Poi, tirandoti, Ti menano giù in fondo a quelle acque putride, in modo che esse ti entrano nelle orecchie, nella bocca, nelle narici. Oh, amore inarrivabile, Tu resti inondato e come ammantato da quelle acque putride, nauseanti e fredde, e in questo modo mi rappresenti al vivo lo stato lacrimevole delle creature quando commettono il peccato! Oh, come restano coperte e dentro e fuori di un manto di luridezze, da fare schifo al Cielo e a chiunque possa vederle, attirandosi cosi’ i fulmini della divina Giustizia! Oh, Vita della mia vita, puo’ darsi mai amore piu’ grande? Per toglierci questo manto di luridezze Tu permetti che i nemici Ti buttino in questo torrente e tutto soffri per riparare i sacrilegi e le freddezze delle anime che Ti ricevono sacrilegamente e che Ti costringono di piu’ che il torrente a farti entrare nei loro cuori, e farti sentire tutta la nausea di esse! Tu permetti ancora che queste acque Ti penetrino fin nelle viscere; tanto che i nemici, temendo che rimanessi affogato, per riserbarti a maggiori tormenti, ti tirano su; ma fai tanto schifo, che essi stessi sentono nausea di toccarti.

Mio tenero Gesu’, sei gia’ fuori del torrente. Il cuore non mi regge di vederti cosi’ bagnato da queste acque nauseanti; vedo che Tu tremi da capo a pie’ per il freddo; guardi d’intorno cercando cogli occhi cio’ che non fai con la voce, uno almeno che Ti riasciughi, Ti pulisca e Ti riscaldi; ma invano, nessuno si muove a pieta’ di Te, i nemici Ti beffano e Ti deridono, i tuoi Ti hanno abbandonato, la dolce Mamma e’ lontana, perche’ cosi’ il Padre dispone!

Eccomi, o Gesu’, vieni nelle mie braccia, voglio tanto piangere da formarti un bagno per lavarti, pulirti ed aggiustarti, con le mie mani, i tuoi capelli tutti scarmigliati. Mio amore, voglio chiuderti nel mio cuore per riscaldarti col calore dei miei affetti, voglio profumarti coi miei desideri santi, voglio riparare tutte queste offese e mettere la mia vita insieme alla tua per salvare tutte le anime. Il mio cuore voglio offrirtelo come luogo di riposo, per poterti rinfrancare in qualche modo delle pene sofferte fin qui e poi riprenderemo insieme la via della tua Passione.

Riflessioni e Pratiche
In quest’ora Gesu’ si diede in balia dei suoi nemici i quali giunsero fino a gettarLo nel torrente Cedron; ma l’amante Gesu’ li guardava tutti con amore, sopportando tutto per amor loro.

E noi ci diamo in balia della Volonta’ di Dio?

Nelle nostre debolezze e cadute siamo pronti a rialzarci per gettarci nelle braccia di Gesu’? Il tormentato Gesu’ fu gettato nel torrente Cedron provando soffocazioni, nausea e ribrezzo; e noi aborriamo qualunque macchia e ombra di peccato? Siamo noi pronti a dare un ricetto a Gesu’ nel nostro cuore, per non farGli sentire la nausea che le altre anime Gli danno col peccato e per compensarLo di quella che Gli abbiamo dati tante volte noi stessi?

Mio tormentato Gesu’, non mi risparmiare in nulla e fa che possa essere oggetto delle tue mire divine ed amorose!

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Decima Ora
Dalle 2 alle 3 di notte
Gesu’ e’ presentato ad Anna

Gesu’, sii sempre con me; dolce Mamma, seguiamo insieme Gesu’. Mio Gesu’, Sentinella divina, vegliandomi Tu nel Cuore e non volendo restare solo senza di me, mi desti e mi fai trovere insieme con Te nella casa di Anna.

Gia’ Ti trovi a quel punto in cui Anna T’interroga sulla tua dottrina e sui tuoi discepoli, e Tu, o Gesu’, per difendere la gloria del Padre, apri la tua sacratissima bocca e con voce sonora e dignitosa rispondi: "Io ho parlato in pubblico, e tutti quelli che qui stanno Mi hanno ascoltato."

Ai tuoi accenti dignitosi tutti si sentono tremare, ma la perfidia e’ tanta, che un servo, volendo fare onore ad Anna, si avvicina a Te, e con mano ferrata, Ti dà unto schiaffo, ma tanto forte da farti barcollare ed illividire il tuo SS. Volto.

Ora capisco, dolce Vita mia, perchè mi hai destato. Tu avevi ragione; chi doveva sostenerti, in questo momento in cui stai per cadere? I tuoi nemici erompono in risate sataniche, fischi e battimani, applaudendo ad un atto cosi’ ingiusto, e Tu, barcollando, non hai a chi appoggiarti. Mio Gesu’, Ti abbraccio, anzi, voglio farti muro col mio essere e Ti offro la mai guancia con coraggio, pronto a sopportare qualsiasi pena per amor tuo. Ti compatisco per questo oltraggio ed insieme con Te Ti riparo le timidezze di tante anime che facilmente si scoraggiano, Ti riparo per tutti quelli che per timore non dicono la verita’, per le mancanze di rispetto dovuto ai Sacerdoti e per le mormorazioni.

Ma vedo, afflitto Gesu’ mio, che Anna Ti manda a Caifa; i tuoi nemici Ti precipitano per le scale, e Tu, Amor mio, in questa dolorosa caduta ripari per quelli che di nottetempo precipitano nella colpa col favore delle tenebre, e chiami alla luce della Fede gli eretici e gli infedeli.

Anch’io voglio seguirti in queste riparazioni e, finche’ giungi a Caifa, Ti mando i miei sospiri per difenderti dai tuoi nemici; e mentre io dormirò, continua a farmi da sentinella, destandomi quando ne avrai bisogno. Percio’ dammi il tuo bacio e la tua benedizione ed io Ti bacio il Cuore ed in Esso continuo il mio sonno.

Riflessioni e Pratiche


Gesu’ presentato innazi ad Anna e’ da questi interrogato sulla sua dottrina e sui suoi discepoli; per glorificare il Padre, risponde circa la sua dottrina, ma non tocca i discepoli per non mancare alla Carità. E noi quando si tratta di glorificare il Signore, siamo intrepidi e coraggiosi, oppure ci facciamo vincere dal rispetto umano? Dobbiamo sempre dire la verita’, fosse pure innanzi a persone di riguardo. Nel nostro dire cerchiamo sempre la gloria di Dio? Per esaltare la gloria di Dio sopportiamo tutto con pazienza come Gesu’? Evitiamo sempre di parlare male del prossimo, e lo scusiamo se sentiamo che altri ne sparla? Gesu’ vigila il nostro cuore, e noi vigiliamo il Cuore di Gesu’, affinche’ nessuna offesa riceva che non sia da noi riparata? Vigiliamo noi stessi in tutto, affinche’ ogni nostro pensiero, sguardo, parola, affetto, palpito, desiderio, siano tante sentinelle intorno a Gesu’, per vigilare il suo Cuore e ripararLo da tutte le offese? E per poter far cio’ preghiamo Gesu’ che vigili ogni nostro atto e ci aiuti Egli stesso a vigilare il nostro cuore? Ogni atto che facciamo in Dio e’ una vita divina che prendiamo in noi; e siccome noi siamo molto ristretti, e Dio è immenso, non possiamo rinchiudere un Dio nel nostro semplice atto, quindi moltiplichiamoli quanto piu’ e’ possibile, per poter cosi’ almeno allargare la nostra capacita’ di intendere e di amare. E quando il nostro Gesu’ ci chiama, siamo pronti a rispondere? La chiamata di Dio si puo’ far sentire in tanti modi: con le ispirazioni, con la lettura dei libri buoni, con l’esempio; si puo’ far sentire sensibilmente con le attrattive della grazia, ed anche con le stesse intemperie dell’aria.

Mio dolce Gesu’, la tua voce risuoni sempre nel mio cuore; e tutto cio’ che mi circonda, dentro e fuori, sia la voce continua che mi chiama sempre ad amarTi, e l’armonia della tua voce divina mi impedisca di sentire qualunque altra voce umana dissipatrice.

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Undicesima Ora
Dalle 3 alle 4 del mattino
Gesu’ in casa di Caifa

Afflitto ed abbandonato mio Bene, mentre dorme la mie debole natura nel tuo addolorato Cuore, il mio sonno spesso viene interrotto dalle strette d’amore e di dolore del tuo Cuore Divino. Tra la veglia ed il sonno sento gli urti che Ti danno e mi sveglio e dico: Povero mio Gesu’, abbandonato da tutti! Non c’e’ chi di Te prenda difesa; ma da dentro il tuo Cuore io Ti offro la mia vita, per farti da appoggio nell’atto che Ti fanno urtare. E mi assopisco di nuovo; ma un’altra stretta d’amore del tuo Cuore Divino mi sveglia e mi sento assordare le orecchie dagli insulti che Ti fanno, dai bisbigli, dalle grida e dal correre di gente.

Amor mio, come mai sono tutti contro di Te? Che hai fatto, che come tanti lupi arrabbiati Ti vogliono sbranare? Mi sento gelare il sangue nel sentire i preparativi dei tuoi nemici, ed io tremo e sono angosciato, pensando come fare per difenderti.

Ma il mio afflitto Gesu’, tenendomi nel suo Cuore, mi stringe piu’ forte e mi dice: "Figlio mio, non ho fatto nulla di male, e ho fatto tutto: ho il delitto dell’amore, che contiene tutti i sacrifici, l’amore di costo immensurabile. Siamo ancora al principio; tu sta’ nel mio Cuore, osserva tutto, amami, taci e impara. Fa che il tuo sangue gelato scorra nelle mie vene per dare ristoro al mio Sangue, che va tutto in fiamme; fa che il tuo tremito scorra nelle mie membra, affinche’, immedesimato in Me, possa raffermarti e riscaldarti, per sentire parte delle mie pene, ed insieme possa acquistare forza nel vedermi tanto soffrire. Questa sara’ la piu’ bella difesa che Mi farai; siimi fedele ed attento".

Dolce Amor mio, e’ tale e tanto lo strepito dei tuoi nemici, che non mi lasciano prendere piu’ sonno. Gli urti si fanno piu’ violenti; sento il rumore delle catene con cui Ti hanno legato, e tanto stretto, che ti fanno uscire dai polsi vivo sangue, con cui Tu segni quelle vie. Ricordati che il mio sangue e’ nel Tuo, e come Tu lo versi, il mio Te lo bacia, lo adora e lo ripara. Il tuo Sangue sia luce a tutti quelli che di notte Ti offendono e calamita per attirare tutti i cuori intorno a Te.

Amor mio e Tutto mio mentre Ti trascinano, l’aria pare assordare di grida e di fischi. Gia’ arrivi davanti a Caifa; Tu sei tutto mansueto, modesto, umile; la tua dolcezza e pazienza e’ tanta da terrorizzare gli stessi nemici, e Caifa, tutto furore, vorrebbe divorarti. Ah, come si distinguono bene l’Innocenza ed il peccato!

Amor mio, Tu sei dinanzi a Caifa come il piu’ colpevole, in atto di essere condannato. Gia’ Caifa domanda ai testimoni quali sono i tuoi delitti. Ah, avrebbe fatto meglio domandando qual e’ il tuo Amore! E chi Ti accusa di una cosa e chi di un’altra, spropositando e contraddicendosi fra di loro; e come Ti accusano, i soldati che Ti stanno accanto Ti tirano i capelli, Ti scaricano sul Volto SS. orribili schiaffi da far rimbombare tutta la sala, Ti torcono le labbra, Ti battono, e Tu taci, soffri, e se li guardi, la luce dei tuoi occhi scende nei loro cuori, e non potendo sopportarla, si allontanano da Te, ma altri subentrano, per fare di Te maggiore scempio.

Ma in tante accuse ed oltraggi, Ti vedo tendere l’orecchio e il tuo Cuore batte forte, in atto di scoppiare per il dolore. Dimmi, afflitto mio Bene, che c’e’ di nuovo? Perche’ di quello che Ti stanno facendo i nemici, vedo che e’ tanto il tuo Amore, che ansioso lo aspetti e lo offri per la nostra salvezza; ed il tuo Cuore ripara con tutta calma le calunnie, gli odi, le false testimonianze, il male che si fa agli innocenti con premeditazione, e ripari per quelli che Ti offendono per istigazione dei capi e le offese degli ecclesiastici. E mentre unito a Te seguo le tue stesse riparazioni, sento in Te un cambiamento di un nuovo dolore, non mai inteso finora. Dimmi, dimmi, che c’e’? Fammi parte di tutto, o Gesu’.

"Figlio, vuoi saperlo? Sento la voce di Pietro, che dice di non conoscermi; poi ha giurato e poi ancora ha spergiurato e anatemizza di non conoscermi. O Pietro, come! Non mi conosci? Non ti ricordi di quanti beni ti ho colmato? Ah, se gli altri Mi fanno morire di pene, tu Mi fai morire di dolore! Ah, quanto male hai fatto col seguirmi da lontano, esponendoti poi alle occasioni!"

Negato mio Bene, come si conoscono subito le offese dei tuoi piu’ cari! O Gesu’, voglio far scorrere il mio palpito nel tuo per raddolcire lo spasimo atroce che soffri, ed il mio palpito nel tuo Ti giura fedelta’ e amore, e ripete e giura mille e mille volte di conoscerti.

Ma il tuo Amore non si calma ancora e cerchi di guardare Pietro. Ai tuoi sguardi amorosi, grondanti lacrime per la tua negazione, Pietro s’intenerisce e piange e si allontana; e Tu, avendolo messo in salvo, Ti calmi, e cosi’ ripari le offese dei Papi e dei capi della Chiesa, specialmente di quelli che si espongono alle occasioni.

Intanto, i tuoi nemici continuano ad accusarti, e vedendo Caifa che niente rispondi alle loro accuse, Ti dice: "Ti scongiuro per il Dio vivente, dimmi, veramente sei Tu il vero Figlio di Dio?"

E Tu, Amor mio, avendo sempre sul tuo labbro la parola della verita’, atteggiandoti a Maesta’ suprema, con voce sonora e soave, tanto che tutti restano colpiti e gli stessi demoni sprofondano nell’abisso, rispondi: "Tu lo dici: si, Io sono il vero Figlio di Dio, ed un giorno scendero’ sulle nubi del Cielo a giudicare tutte le nazioni".

Alle tue parole creatrici, tutti fanno silenzio, si sentono rabbrividire e spaventare; ma Caifa, dopo pochi attimi di spavento, riavendosi e tutto furibondo, piu’ che belva feroce, dice a tutti: "Che bisogno abbiamo piu’ di testimoni? Ha detto gia’ una grande bestemmia! Che piu’ aspettiamo per condannarlo? E’ gia’ reo di morte!"

E per dare piu’ forza alle sue sacrileghe parole, si straccia le vesti con tanta rabbia e furore che tutti, come se fossero uno solo, si avventano contro di Te, mio Bene, e chi Ti da’ pugni sulla testa, chi Ti tira i capelli, chi Ti da’ schiaffi, chi Ti sputa sul Volto, chi Ti calpesta sotto i piedi. Sono tali e tanti i tormenti che Ti danno, che la terra trema e i Cieli ne restano scossi.

Amor mio e Vita mia, Gesu’, come Ti tormentano, cosi’ il mio povero cuore e’ lacerato dal dolore. Deh, permettimi che esca dal tuo addolorato Cuore e che in vece tua affronti tutti questi oltraggi. Ah, se mi fosse possibile vorrei trafugarti dalle mani dei tuoi nemici; ma Tu non vuoi, poiche’ lo richiede la salvezza di tutti, ed io son costretto a rassegnarmi. Ma dolce Amor mio, lasciami che Ti rassetti, che Ti aggiusti i capelli, che Ti tolga gli sputi, che Ti rasciughi il Sangue e mi chiuda nel tuo Cuore, perche’ vedo che Caifa, stanco, vuole ritirarsi, consegnandoti in mano ai soldati.

Percio’ Ti adoro e Ti benedico, e Tu benedicimi e dammi il bacio del tuo Amore; ed io mi chiudo nella fornace del tuo Cuore divino per prendere sonno. Metto sul tuo Cuore la mia bocca, affinche’ respirando, Ti baci, e dalla diversita’ dei tuoi palpiti piu’ o meno sofferenti possa avvertire se Tu soffri o riposi. Percio’, facendoti ala con le mie braccia per tenerti difeso, ti abbraccio, mi stringo forte al tuo Cuore e prendo sonno.

Riflessioni e Pratiche
Gesu’ presentato a Caifa, e’ accusato ingiustamente e sottoposto a torture inaudite; interrogato, Egli dice sempre la verita’.

E noi, quando il Signore permette che ci calunnino e ci accusino ingiustamente, cerchiamo solo Iddio che conosce la nostra innocenza? Oppure mendichiamo la stima e l’onore delle creature? Sul nostro labbro spunta sempre la verita’? Siamo noi nemici di qualunque artifizio e bugia? Sopportiamo con pazienza i dileggi e le confusioni che ci danno le creature? Siamo pronti a dare la vita per la loro salvezza?

O mio dolce Gesu’, quanto diverso da Te io sono! Deh, fa che il mio labbro dica sempre la verita’ in modo da ferire il cuore di chi mi ascolta per condurre tutti a Te!

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Dodicesima Ora
Dalle 4 alle 5 del mattino
Gesu’ in balia dei soldati

Vita mia dolcissima, Gesu’, mentre dormivo stretto al tuo Cuore, spesso mi sentivo pungere dalle spine che pungono il tuo SS. Cuore e, volendo svegliarmi insieme con Te, perche’ Tu abbia uno almeno che noti tutte le tue pene e Ti compatisca, mi stringo piu’ forte al tuo Cuore; e sentendo piu’ al vivo le tue punture, mi sveglio. Ma che vedo, che sento? Vorrei nasconderti nel mio cuore, per espormi in vece tua a ricevere su di me pene cosi’ dolorose, insulti ed umiliazioni cosi’ incredibili; ma solo il tuo Amore poteva sostenere tanti oltraggi. Mio pazientissimo Gesu’, che cosa potevi sperare da gente cosi’ inumana?

Gia’ vedo che si prendono gioco di Te, Ti coprono il Volto di densi sputi, la luce dei tuoi begli occhi resta coperta di sputi, e Tu, mandando fiumi di lacrime per la nostra salvezza, spingi dai tuoi occhi quegli sputi e i tuoi nemici, non essendo il loro cuore capace di vedere la luce dei tuoi occhi, tornano di nuovo a coprirli di sputi. Altri, facendosi piu’ bravi nel male, Ti aprono la dolcissima bocca e Te la riempiono di sputi fetenti, tanto che loro stessi ne sentono la nausea. E siccome quegli sputi in parte scendono e mostrano in parte la maesta’ del tuo Volto e la tua sovrumana dolcezza, si sentono rabbrividire e si vergognano di se’ stessi; e per sentirsi piu’ liberi Ti bendano gli occhi con uno straccio vilissimo, in modo da potersi del tutto sfrenare sulla tua adorabile Persona, sicche’ Ti battono senza pieta’, Ti trascinano, Ti pestano sotto i piedi e ripetono i pugni, gli schiaffi sul tuo Volto e sulla testa, graffiandoti e tirandoti per i capelli, e Ti sbalzano da un punto all’altro.

Gesu’, Amor mio, il mio cuore non regge vedendoti in tante pene. Tu vuoi che noti tutto, ma io mi sento che vorrei coprirmi gli occhi per non vedere scene cosi’ dolorose, che fanno strappare il cuore da ogni petto, ma l’amore per Te mi costringe a guardare che ne e’ di Te.

E vedo che non fiati, che non dici una parola per difenderti, che stai in mano a questi soldati come uno straccio e possono fare di Te quello che vogliono; e vedendoli saltare sopra di Te, temo che Tu muoia sotto i loro piedi.

Mio Bene e mio Tutto, e’ tanto il dolore che sento per le tue pene, che vorrei dare grida cosi’ forti da farmi sentire su nel Cielo e chiamare il Padre, lo Spirito Santo e gli Angeli tutti, e qui in terra, da un punto all’altro, chiamare per prima la dolce Mamma e tutte le anime che Ti amano, in modo che formando cerchio attorno a Te, impediamo a questi insolenti soldati di avvicinarsi a Te per insultarti e tormentarti ancora; ed insieme con Te ripariamo tutte le specie di peccati notturni, soprattutto quelli commessi dai settari sulla tua Sacramentale Persona durante la notte, e tutte le offese delle anime che non si mantengono fedeli nella notte della prova.

Ma vedo, insultato mio Bene, che i soldati, stanchi ed ubriachi, vorrebbero riposarsi, ed il povero mio cuore, oppresso e lacerato da tante tue pene, non vuol restare solo insieme con Te, sente il bisogno di un’altra compagnia. Deh, dolce Mamma mia, sii Tu la mia inseparabile compagna; abbracciamo insieme Gesu’ per consolarlo! O Gesu’, insieme con la Mamma Ti bacio e benedico e con Lei prendero’ il sonno dell’amore sul tuo adorabile Cuore.

Riflessioni e Pratiche


Gesu’ in quest’ora e’ in mezzo ai soldati con animo imperturbabile, con costanza ferrea; da quel Dio che e’, soffre tutti gli strapazzi che i soldati Gli fanno, e li guarda con tanto amore, da sembrare che li inviti a darGli piu’ pene. E noi, nelle ripetute sofferenze, siamo costanti, oppure ci lamentiamo, ci infastidiamo, perdiamo la pace, quella pace del cuore necessaria per fare che Gesu’ possa trovare in noi una felice dimora?

La fermezza e’ quella virtu’ che fa conoscere se Dio regna veramente in noi; se e’ vera virtu’ la nostra, saremo fermi nella prova, con una fermezza, non a periodi, ma sempre uguale a se’ stessa; ed e’ questa sola fermezza che da’ la pace. Come piu’ ci rendiamo fermi nel bene, nel patire e nell’operare, cosi’ veniamo ad allargare il campo intorno a noi, dove Gesu’ allargherà le sue grazie. Sicche’, se noi saremo incostanti, piccolo sara’ il nostro campo, e Gesu’ poco o nulla potra’ spaziarsi. Se invece noi saremo fermi e costanti, trovando Gesu’ il campo molto esteso, trovera’ in noi il suo appoggio e sostegno e dove distendere le sue grazie.

Se vogliamo che il nostro amato Gesu’ riposi in noi, circondiamoLo della stessa fermezza con cui operava per la salvezza delle anime nostre. Egli cosi’ difeso stara’ nel nostro cuore in dolce riposo. Gesu’ guardava con amore quelli che lo maltrattavano; e noi guardiamo con lo stesso amore quelli che ci offendono? E l’amore che mostriamo loro e’ tanto, da far che sia voce cosi’ potente per i loro cuori, da convertirli a Gesu’?

Mio Gesu’ Amore senza confine, dammi questo amore e fa che ogni pena chiami anime a Te.

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Tredicesima Ora
Dalle 5 alle 6 del mattino
Gesu’ nella prigione

Mio Prigioniero Gesu’, mi son destato e non Ti trovo. Il cuore mi batte forte forte, smania di amore. Dimmi, dove sei? Angelo mio, portami nella casa di Caifa. Ma giro e rigiro, frugo dappertutto e non Ti trovo. Amor mio, presto, con le tue mani muovi le catene con cui tieni legato il mio cuore al Tuo e tirami a Te affinche’ possa prendere il volo per venirmi a gettare nelle tue braccia. E Tu, Gesu’, Amor mio, ferito dalla mia voce e volendo la mia compagnia, gia’ mi attiri e vedo che Ti hanno messo in prigione. Il mio cuore esulta di gioia nel trovarti, ma sento che e’ ferito dal dolore, vedendo lo stato in cui Ti hanno ridotto.

Ti vedo con le mani legate all’indietro ad una colonna, coi piedi legati e stretti; vedo il tuo Volto Santissimo contuso, gonfio e sanguinante per gli orribili schiaffi ricevuti. I tuoi purissimi occhi lividi, la tua pupilla stanca e mesta per la veglia, I tuoi capelli tutti in disordine, la tua SS. Persona tutta pesta e, per giunta, non puoi aiutarti a pulirti, perche’ sei legato.

Ed io, o mio Gesu’, in un singhiozzo di pianto, abbracciandomi ai tuoi piedi, dico: "Ahime, come sei ridotto, o Gesu’!"

E Gesu’, guardandomi, mi risponde: "Vieni, o figlio mio, e sta attento a tutto cio’ che Mi vedi fare, per farlo insieme con Me cosi’ poter continuare la mia Vita in te."

Ed ecco, con mio stupore vedo che invece di occuparti delle tue pene, con un amore indescrivibile pensi a glorificare il Padre, per rifarlo di cio’ che noi siamo obbligati, e chiami tutte le anime intorno a Te, per prendere tutti i loro mali su di Te e dare loro tutti i tuoi beni. E siccome siamo all’albeggiare del giorno, sento la tua voce dolcissima che dice:

"Padre Santo, grazie Ti rendo di tutto cio’ che ho sofferto e di quello che Mi resta da soffrire. E come quest’alba chiama il giorno ed il giorno fa sorgere il sole, cosi’ l’alba della Grazia spunti in tutti i cuori e, facendosi giorno, Io, Sole Divino possa sorgere in tutti i cuori e regnare su tutti. Vedi queste anime, o Padre? Ed Io voglio risponderti per tutti, per i loro pensieri, parole opere e passi, a costo di Sangue e di morte."

Gesu’ mio, Amore senza confini, a Te mi unisco e anch’io Ti ringrazio di quanto mi hai fatto soffrire e per quello che mi rimane da soffrire e Ti prego di far spuntare in tutti i cuori l’alba della Grazia, perche’ Tu, Sole Divino, possa risorgere in tutti i cuori e regnare su tutti.

Ma vedo ancora, mio dolce Gesu’, che Tu ripari tutte le primizie dei pensieri, degli affetti e delle parole che al principio del giorno non sono offerti a Te per onorarti, e che richiami a Te, come in consegna, i pensieri, gli affetti e le parole delle creature, per riparare e dare al Padre la gloria che Gli devono.

Gesu’ mio, Maestro Divino, giacche’ in questa prigione abbiamo un’ora libera e siamo soli, non solo voglio fare cio’ che fai Tu, ma ripulirti, aggiustarti i capelli e fondermi tutto in Te. Mi avvicino percio’ all tua sacratissima testa e, riordinandoti i capelli, voglio riparare per tante menti stravolte e piene di terra, che non hanno un pensiero per Te; e fondendomi nella tua mente, voglio riunire in Te tutti i pensieri delle creature e fonderli nei tuoi pensieri, per trovare sufficiente riparazione per tutti i pensieri cattivi, per tanti lumi ed ispirazioni soffocati. Vorrei fare di tutti i pensieri uno solo con i tuoi, per darti vera riparazione e perfetta gloria.

Mio afflitto Gesu’, bacio i tuoi occhi mesti e pregni di lacrime. Avendo le mani legate alla colonna, non puoi asciugarli ne’ toglierti gli sputi con cui Ti hanno imbrattato; e siccome la posizione in cui Ti hanno legato e’ straziante, non puoi chiudere i tuoi occhi stanchi per prendere riposo. Amor mio, quanto volentieri vorrei che le mie braccia Ti facessero da letto per darti riposo; e voglio asciugarti gli occhi, e chiederti perdono e ripararti per quante volte non abbiamo avuto la mira di piacerti e di guardarti per vedere che volevi da noi, che cosa dovevamo fare e dove volevi che andassimo. Voglio fondere i miei occhi nei tuoi, e anche quelli di tutte le creature, per poter riparare con gli stessi occhi tuoi tutto il male che abbiamo fatto con la vista.

Mio pietoso Gesu’, bacio le tue SS. Orecchie, stanche dagli insulti di tutta la notte e molto piu’ dall’eco di tutte le offese delle creature, che si ripercuote nel tuo udito. Ti chiedo perdono e Ti riparo per quante volte ci hai chiamato e siamo stati sordi o abbiamo fatto finta di non ascoltarti, e Tu, stanco mio Bene, hai ripetuto le tue chiamate, ma in vano! Voglio fondere il mio udito nel tuo e anche quello di tutte le creature, per farti una continua e complete riparazione.

Innamorato Gesu’, adoro e bacio il tuo SS. Volto, tutto illividito dagli schiaffi. Ti chiedo perdono e Ti riparo per quante volte Tu ci hai chiamato ad offrirti riparazione, e noi, unendoci ai tuoi nemici, Ti abbiamo dato schiaffi e sputi. Mio Gesu’, voglio fondere il mio volto nel Tuo, per restituirti la tua naturale bellezza, dandoti piena riparazione per tutti i disprezzi che si fanno alla tua adorabile Maesta’.

Amareggiato mio bene, bacio la tua dolcissima bocca, addolorata dai pugni e riarsa dall’amore. Voglio fondere la mia lingua nella tua, e anche la lingua di tutte le creature, per riparare con la tua stessa lingua tutti i peccati e i discorsi cattivi che si fanno; e voglio, assetato mio Gesu’, unire tutte le voci in una sola con la Tua, per fare che, quando stiamo per offenderti, scorrendo la tua voce in quelle di tutte le creature, possa soffocare le voci del peccato e cambiarle in voci di lode e di amore.

Incatenato mio Gesu’, bacio il tuo collo, oppresso da pesanti catene e da funi, che scorrendoti dal petto fin dietro le spalle e passando dalle braccia, Ti tengono stretto stretto legato alla colonna. Le tue mani gia’ sono gonfie ed annerite dalla strettezza delle legature e da piu’ parti sprizzano sangue. Deh, permettimi che Ti sciolga, mio legato Gesu’, e se ami di essere legato, che Ti leghi con le catene dell’amore, che essendo dolci, invece di farti soffrire, Ti raddolciranno. E mentre Ti sciolgo, voglio fondermi nel tuo collo, nel tuo petto, nelle tue spalle, nelle tue mani, nei tuoi piedi, per poter riparare insieme con Te tutti gli attacchi e cosi’ dare a tutti le catene del tuo Amore; per poter riparare con Te tutte le freddezze e cosi’ riempire il petto di tutte le creature del tuo fuoco, che’ vedo che ne contieni tanto che non puoi contenerlo; e per poter riparare con Te tutti i piaceri illeciti e l’amore alle comodita’ per dare a tutti lo spirito di sacrificio e l’amore al patire.

E voglio fondermi nelle tue mani, per riparare tutte le opere cattive, il bene fatto malamente e con presunzione, e dare a tutti il profumo delle tue opere; e fondermi nei tuoi piedi, per chiudere tutti i passi delle creature e cosi’ ripararli e dare a tutti i tuoi passi, per farli camminare santamente.

Infine, dolce mia Vita, permettimi che, fondendomi nel tuo Cuore, racchiuda tutti gli affetti, i palpiti e i desideri, per ripararli insieme con Te e per dare a tutti i tuoi affetti, palpiti e desideri, affinche’ nessuno piu’ Ti offenda.

Ma sento il rumore dello scricchiolio della chiave; sono i tuoi nemici che vengono a scarcerarti. Ed io tremo, Gesu’, mi sento agghiacciare; Tu sarai di nuovo nelle mani dei tuoi nemici: che ne sara’ di Te? Mi pare di sentire ancora lo scricchiolio delle chiavi dei tabernacoli. Quante mani profanatrici non vengono ad aprirli, e forse per farti scendere in cuori sacrileghi? In quante mani indegne sei costretto a trovarti! Mio prigioniero Gesu’, voglio trovarmi in tutte le tue prigioni d’amore, per essere spettatore quando i tuoi ministri Ti sprigionano e per farti compagnia e ripararti le offese che puoi ricevere.

Vedo che i tuoi nemici sono vicini, mentre Tu saluti il sole nascente nell’ultimo dei tuoi giorni; e loro, sciogliendoti, nel vederti tutto maesta’ e che li guardi con tanto amore, per ricambio Ti scaricano sul Volto schiaffi si’ forti da farlo arrossare col tuo preziosissimo Sangue.

Gesu’ Amor mio, prima di uscire dalla prigione, nel mio dolore Ti prego di benedirmi per ricevere forza per seguirti nel resto della tua Passione.



Riflessioni e Pratiche


Gesu’ in prigione, legato ad una colonna ed immobilizzato, e’ imbrattato di sputi e di fango. Egli cerca l’anima nostra perche’ Gli faccia compagnia. E noi siamo contenti di stare solo con Gesu’, oppure cerchiamo la compagnia delle creature? L’unico nostro respiro, l’unico nostro palpito non e’ Gesu’ solo?

L’amante Gesu’, per averci somiglianti a Lui, lega le anime nostre con le aridita’, con le oppressioni, coi dolori e con qualunque altra specie di mortificazione; e noi siamo contenti di farci legare da Gesu’ in quella prigione in cui il suo amore ci mette, cioe’ oscurita’, oppressioni ed altro?

Gesu’ e’ in prigione; sentiamo in noi tutti la forza e la prontezza d’imprigionarci in Gesu’ per amor suo? L’afflitto Gesu’ sospirava l’anima nostra per essere slegato e sostenuto nella dolorosa posizione in cui si trovava; e noi sospiriamo che solo Gesu’ venga a farci compagnia, a scioglierci dalle catene di ogni passione e farci legare con catene piu’ forti nel suo Cuore? E le nostre pene le mettiamo in corteggio intorno al penante Gesu’ per allontanarGli gli sputi e il fango che i peccatori Gli mandano? Gesu’ in prigione prega, e la nostra preghiera e’ costante con Gesu’?

Incatenato mio Gesu’, Tu Ti sei fatto prigioniero per amor mio, ed io Ti prego d’imprigionare in Te la mente, la lingua, il cuore, e tutto me stesso, perche’ io non abbia liberta’ alcuna e Tu abbia assoluta padronanza su di me.

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Quattordicesima Ora
Dalle 6 alle 7 del mattino
Gesu’ di nuovo innanzi a Caifa,
che conferma la condanna a morte e lo invia a Pilato

Mio addolorato Gesu’, gia’ sei fuori della prigione; sei tanto sfinito che vacilli ad ogni passo. Voglio mettermi al tuo fianco per sorreggerti, quando vedro’ che starai per cadere.

Ma vedo che i soldati Ti portano innanzi a Caifa, e Tu, O mio Gesu’, ricompari in mezzo a loro come Sole, e sebbene sfigurato, spandi luce dappertutto. Gia’ vedo che Caifa gongola di gioia, nel vederti si’ malamente ridotto. Ai riflessi della tua Luce si acceca maggiormente e nel suo furore Ti domanda di nuovo: "Sicche’ Tu sei veramente il vero Figlio di Dio?"

E Tu, Amor mio, con una maesta’ suprema, con una grazia del tuo dire e col tuo solito accento dolce e commuovente, da rapire i cuori, rispondi: "Si, Io sono il vero Figlio di Dio."

E i tuoi nemici, sebbene sentano in se’ tutta la forza della tua parola, soffocando tutto, senza voler sapere altro, ad unanime voce, gridano: "E’ reo di morte, e’ reo di morte!"

Caifa conferma la sentenza di morte e T’invia a Pilato. E Tu, mio condannato Gesu’, accetti questa sentenza con tanto amore e rassegnazione, quasi da strapparla all’iniquo Pontefice, e ripari tutti i peccati fatti deliberatamente e con tutta malizia, e per quelli che invece di affliggersi nel male, ne gongolano ed esultano per lo stesso peccato, e questo li porta alla cecita’ ed a soffocare qualsiasi lume e grazia. Vita mia, Gesu’, le tue riparazioni e preghiere fanno eco nel mio cuore, e riparo e prego insieme con Te.

Dolce mio Amore, vedo che i soldati, avendo perduto quel poco di stima di Te, vedendoti sentenziato a morte, Ti prendono, aggiungono funi e catene, Ti stringono tanto forte da togliere quasi il moto alla tua Divina Persona e, spingendoti e trascinandoti, Ti mettono fuori del palazzo di Caifa.

Turbe di popolo Ti attendono, ma nessuno per difenderti; e Tu, mio Sole Divino, esci in mezzo a loro, volendo con la tua luce ravvolgere tutti. E come muovi i primi passi, volendo racchiudere tutti i passi delle creature nei tuoi, preghi e ripari per coloro che muovono i primi passi ad operare con fini cattivi: chi per vendicarsi, chi per rubare, chi per tradire, chi per uccidere ed altro. Oh, come Ti feriscono il Cuore tutte queste colpe! E per impedire tanto male, preghi, ripari ed offri tutto Te stesso.

Ma, mentre Ti seguo, vedo che Tu, mio sole Gesu’, al momento dal palazzo di Caifa, T’incontri con la bella Maria, nostra dolce Mamma. I vostri sguardi a vicenda s’incontrano e si feriscono e, benche’ ne restiate sollevati nel vedervi, nascono pure nuovi dolori: Tu, nel vedere la bella Mamma trafitta, pallida e ammantata di lutto, e la cara Mamma nel vedere Te, Sole Divino, eclissato e coperto di tanti obbrobri, piangente ed ammantato di Sangue. Ma non potete godere a lungo lo scambio di sguardi, e col dolore di non potervi dire neppure una parola, i vostri Cuori si dicono tutto, e fuso l’uno nell’altro, cessate di guardarvi, perche’ i soldati Ti spingono; e cosi’, calpestato e trascinato, giungi a Pilato.

Mio Gesu’, mi unisco alla trafitta Mamma nel seguirti, per fondermi in Te insieme con Lei e, dandomi un tuo sguardo di amore, benedicimi.

Riflessioni e Pratiche


Gesu’ esce alla luce del giorno ed e’ portato innanzi a Caifa, e con animo fermo conferma che Egli e’ il Figlio di Dio.

E noi quando usciamo ci facciamo dirigere da Gesu’: il nostro contegno e’ di esempio agli altri, e i nostri passi, come calamita, chiamano le anime intorno a Gesu’? Tutta la vita di Gesu’ e’ un richiamo continuo di anime. Se noi ci uniformeremo alla sua Volonta’, cioe’ se i nostri piedi come camminano chiamano le anime, se i nostri palpiti, faendo eco ai palpiti divini, si armonizzano insieme e chiedono anime, e cosi’ di tutto il resto, noi, a seconda che operiamo cosi’ formeremo in noi la stessa Umanita’ di Gesu’. Sicche’, ogni richiamo di anime in piu’, che facciamo, e’ un’impronta di piu’ che dal nostro Gesu’ riceviamo. La nostra vita e’ sempre uguale, oppure la cambiamo in peggio a seconda degl’incontri che ci vengono?

Mio Gesu’, santita’ che non ha pari, Tu mi guidi, fa che anche il mio portamento esterno manifesti tutta la tua vita divina.

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Quindicesima Ora
Dalle 7 alle 8 del mattino
Gesu’ innanzi a Pilato;
Pilato lo manda ad Erode

Legato mio Bene, Gesu’, i tuoi nemici, insieme ai sacerdoti, Ti presentano a Pilato e, affettando santita’ e scrupolosita’, siccome devono festeggiare la Pasqua, restano fuori dell’atrio. E Tu, Amor mio, vedendo il fondo della loro malizia, ripari tutte le ipocrisie del corpo religioso; anch’io riparo insieme con Te. Ma mentre Tu Ti occupi del loro bene, loro invece incominciano ad accusarti presso Pilato, vomitando tutto il veleno che hanno contro di Te.

Pilato, mostrandosi insoddisfatto delle accuse che Ti fanno, per poterti con ragione condannare, Ti chiama in disparte e da solo Ti esamina e Ti domanda: "Sei Tu il Re dei Giudei?"

E Tu, Gesu’, mio vero Re, rispondi: "Il mio Regno non e’ di questo mondo; altrimenti, migliaia di legioni di Angeli Mi difenderebbero".

E Pilato, commosso dalla soavita’ e dignita’ del tuo dire, sorpreso Ti dice: "Come, Re sei Tu?"

E Tu: "Tu lo dici, Io lo sono e son venuto nel mondo ad insegnare la Verita’".

E Pilato, senza voler sapere altro, convinto della tua innocenza, esce alla terrazza e dice: "Io non trovo colpa alcuna in quest’Uomo".

I giudei, arrabbiati, Ti accusano di tante altre cose, e Tu taci e non Ti difendi, e ripari le debolezze dei giudici quando si trovano di fronte ai prepotenti, ripari le loro ingiustizie e preghi per gli innocenti oppressi ed abbandonati.

Onde Pilato, vedendo il furore dei tuoi nemici e per sbarazzarsi di Te, T’invia ad Erode.

Gesu’ innanzi ad Erode
Mio Re Divino, voglio ripetere le tue preghiere e riparazioni ed accompagnarti fino ad Erode.

Vedo che i nemici, infuriati, vorrebbero divorarti e Ti conducono fra insulti, scherni e derisioni, e cosi’ Ti fanno giungere innanzi ad Erode, il quale, gonfiandosi, Ti fa molte domande. Tu non rispondi e nemmeno lo guardi; ed Erode, irritato perche’ non si vede soddisfatto nelle sue curiosita’ e sentendosi umiliato dal tuo lungo silenzio, dichiara a tutti che Tu sei un pazzo e senza senno, e come tale ordina che Tu venga trattato. E per burlarti, Ti fa vestire di bianca veste e Ti consegna in mano ai soldati, affinche’ Ti facciano il peggio che possono.

Mio innocente Gesu’, nessuno trova colpa in Te; solo i giudei, perche’ la loro affettata religiosita’ non merita che splenda la luce della Verita’ nelle loro menti.

Gesu’ mio, Sapienza infinita, quanto Ti costa l’essere stato dichiarato pazzo! I soldati, abusando di Te, Ti gettano per terra, Ti calpestano, T’imbrattano di sputi, Ti vilipendono, Ti battono con bastoni, e sono tanti i colpi, che Ti senti morire. Sono tali e tante le pene, gli obbrobri, le umiliazioni che Ti fanno, che gli Angeli piangono e si coprono il volto con le loro ali per non vederle.

Mio pazzo Gesu’, anch’io voglio chiamarti pazzo, ma pazzo d’amore. Ed e’ tanta la tua pazzia di amore, che invece di adontarti, preghi e ripari per le ambizioni dei re e dei capi che ambiscono regni per la rovina dei popoli, per tante stragi che fanno e tanto sangue che fanno spargere per loro capriccio, per le colpe che si commettono nelle corti e palazzi e nelle milizie.

Mio, Gesu’, com’e’ tenero vederti in mezzo a tanti oltraggi pregare e riparare! La tua voce risuona nel mio cuore e seguo cio’ che fai Tu. Ed ora lascia che mi metta a Te vicino, che prenda parte alle tue pene e Ti consoli col mio amore, ed allontanandoti i nemici, Ti prenda fra le mie braccia per ristorarti e baciarti la fronte.

Le tue voci si ripercuotono nel mio cuore e seguo ciò che fai Tu. Ed ora lascia, o Gesù, che mi metta a Te vicino, prenda parte alle tue pene e Ti consoli col mio amore; e per allontanarTi i nemici e ristorarTi Ti prenda fra le mie braccia. Bacio, o Gesù mio, la tua fronte, e Ti prego: per amor di queste pene purifica i miei pensieri. Bacio i tuoi begli occhi sfavillanti di luce: questa tua luce mi circondi dovunque e penetri nei miei pensieri, nei miei sguardi, nelle mie parole, nel mio cuore, in modo da farmi nuotare interamente in essa. Bacio le tue orecchie, e Tu santifica le mie. Bacio il tuo Volto, innamorarmi della tua bellezza e con me, tutte le crea­ture, per rifarli di tutti gli insulti e scherni che ricevi nel palazzo di Erode. Bacio la tua bocca: dammi la grazia di non dir mai parole che potrebbe­ro offendere la tua SS. Persona e metto l'intenzione di riparare tutte le offese che Ti fanno gli altri. Intendo stenderli le braccia e stringerli forte al cuore, pregandoti di voler imprimere la tua immagine nella mia mente, nel mio cuore, nelle mie opere, in tutto. Ti bacio la mano destra e con­cedi tutte le grazie efficaci per la conversione nei peccatori e dà a me ed a tutti il frutto salutare di tutte le tue santissime opere. Ti bacio la tua mano sinistra: imprimi in me le tue virtù e specialmente la carità. Ti bacio il piede sinistro: dammi la conoscenza di me stesso. Ti bacio il piede destro: dammi la grazia di ubbidire con prontezza. Bacio infine il tuo Cuore purissimo: consumami fra le ardentissime fiamme del tuo Amore! Dolce mio Amore, vedo che quei cattivi non Ti danno tregua ed Erode T'invia a Pilato. Se dolorosa è stata la venuta, più tragico sarà il ritorno, perché vedo che i Giudei sono più arrabbiati di prima ed a qualunque costo sono risoluti di farli morire; perciò, prima che Tu esca dal palazzo di Erode, voglio stringerli al mio cuore per attestarli il mio amore in mezzo a tante pene; e Tu fortificami col tuo mistico bacio e con la tua benedizione ed io Ti seguirò fino innanzi a Pilato.

Dolce Amor mio, vedo che non Ti danno pace ed Erode T’invia a Pilato. Se doloroso e’ stato il venire, piu’ tragico sara’ il ritorno, perche’ vedo che i giudei sono piu’ arrabbiati di prima ed a qualunque costo sono risoluti a farti morire.

Percio’, prima che Tu esca dal palazzo di Erode, voglio baciarti per attestarti il mio amore in mezzo a tante pene, e Tu fortificami col tuo bacio e con la tua benedizione, per poterti seguire dinanzi a Pilato.

Riflessioni e Pratiche


Gesu’ presentato a Pilato, in mezzo a tanti insulti e disprezzi, e’ sempre dolce, non disdegna nessuno, e in tutti cerca di far splendere la luce della verita’. E noi ci sentiamo uguali con tutti? Cerchiamo di vincere il nostro cattivo naturale, se qualche persona non ci simpatizza? Trattando con le creature, cerchiamo sempre di far conoscere Gesu’ e far risplendere in loro la luce della verita’?

O Gesu’, dolce mia vita, metti sulle mie labbra la tua parola e fa che parli sempre con la tua lingua.

Gesu’ innanzi ad Erode tace vestito da pazzo, e soffre pene inaudite; e noi quando siamo calunniati, scherniti, insultati, derisi, pensiamo che il Signore vuole darci una somiglianza divina? Nelle nostre pene, nei disprezzi e in tutto cio’ che il nostro cuore potra’ sentire, pensiamo che e’ Gesu’ che col suo tocco ci da dolore, che col suo tocco ci trasforma in Se’ e ci da’ la sua somiglianza? E tornando a noi il patire, pensiamo che Gesu’ rimirandoci non e’ contento di noi, e quindi ci da’ un’altra stretta per poterci del tutto rassomigliare a Lui? Ad esempio di Gesu’, possiamo dire che abbiamo il dominio di noi stessi? Che invece di rispondere alle contrarieta’ preferiamo tacere? Ci facciamo mai vincere dalle curiosita’? In ogni pena che si puo’ soffrire, bisogna metter la intenzione che essa e’ una vita che si da’ a Gesu’, per impetrare anime; e mettendo le anime nella Volonta’ di Dio, il nostro dolore fa cerchio, e racchiudiamo in esso Dio e le anime per congiungerle a Gesu’.

Amor mio a mio Tutto, prendi Tu solo il dominio di questo mio cuore e tienilo nelle tue mani, affinche’ negli incontri possa ricopiare in me la tua grande pazienza.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Sedicesima Ora
Dalle 8 alle 9 del mattino
Gesu’ e’ riportato a Pilato e posposto a Barabba.
Gesu’ e’ flagellato

Mio tormentato Gesu’, il mio povero cuore Ti segue tra ansie e pene e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo Chi sei Tu, Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vo’ in delirio e dico: Come! Gesu’ pazzo? Gesu’ malfattore? E se cio’ non bastasse, ora sarai posposto al piu’ grande malfattore, a Barabba!

Mio Gesu’, Santita’ che non ha pari, sei gia’ di nuovo dinanzi a Pilato. Egli, nel vederti cosi’ malamente ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode Ti ha condannato, resta piu’ indignato contro i Giudei e si convince maggiormente della tua innocenza e di non condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai Giudei, quasi per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che hanno del tuo Sangue, Ti propone alla loro scelta insieme con Barabba; ma i Giudei gridano: "Non vogliamo libero Gesu’, ma Barabba! Gesù nazareno sia crocifisso!". O eccesso dell’umana ingratitudine! Un popolo da Te tanto beneficato, ora ti pospone ad un malfattore e ti condanna alla Croce!

E allora Pilato, non sapendo che fare per calmarli, Ti condanna alla flagellazione.

Mio posposto Gesu’, mi si spezza il cuore nel vedere che, mentre i Giudei si occupano di Te per farti morire, Tu invece, racchiuso in Te stesso, pensi a dare la Vita a tutti; e tendendo l’orecchio, Ti sento dire: "Padre Santo, guarda il Figlio tuo vestito da pazzo; questo Ti ripari la pazzia di tante creature cadute nel peccato. Questa veste bianca sia dinanzi a Te come discolpa per tante anime che si vestono della lugubre veste della colpa. Vedi, O Padre, l’odio, il furore, la rabbia che hanno contro di Me, che quasi fa loro perdere la luce della ragione, per la sete del mio Sangue? Ed Io voglio ripararti tutti gli odi, le vendette, l’ira, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce della ragione.

Guardami ancora, Padre mio: si puo’ fare insulto maggiore? Mi hanno posposto al piu’ grande malfattore; ed Io voglio ripararti tutte le posposizioni che si fanno. Ah, tutto il mondo e’ pieno di posposizioni: chi Ci pospone ad un vile interesse, che agli onori, chi alle vanita’, chi ai piaceri, chi ai propri attacchi, chi alle dignita’, chi alle crapule e perfino allo stesso peccato. Ad unanimita’ tutte le creature, anche ad ogni piccola sciocchezza, Ci pospongono; ed Io sono pronto ad accettare di essere posposto a Barabba, per riparare le posposizioni che Ci fanno le creature."

Gesu’ mio, mi sento morire di dolore e di confusione nel vedere il tuo grande Amore in mezzo a tante pene e l'eroismo delle tue virtu’ in mezzo a tante pene ed insulti. Le tue parole e riparazioni si ripercuotono nel mio povero cuore come tante ferite e, nel mio strazio, ripeto le tue preghiere e le tue riparazioni. Neppure un istante voglio distaccarmi da Te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di cio’ che fai Tu. Ed ecco, che vedo? Che i soldati Ti conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, Ti seguo, e Tu guardami col tuo sguardo d’amore e dammi la forza per assistere all tua dolorosa carneficina.



Gesu’ flagellato
Mio purissimo Gesu’, gia’ sei vicino alla colonna. I soldati, inferociti, Ti sciolgono per legarti ad essa; ma non basta, Ti spogliano delle tue vesti per fare crudele carneficina del tuo SS. Corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per il dolore di vederti nudo. Tu tremi da capo a piedi, ed il tuo Volto SS. Si tinge di verginale rossore; ed e’ tanta la tua confusione e lo sfinimento che, non reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati Ti sostengono, non per aiutarti ma per poterti legare, e non Ti fanno cadere.

Gia’ prendono le funi e Ti legano le braccia, tanto stretto che subito si gonfiano e il sangue sprizza dalla punta delle dita. Poi, dall’anello della colonna passano le funi e catene intorno alla tua SS. Persona, fino ai piedi, e Ti legano alla colonna, tanto stretto da non poter fare nemmeno un movimento, per poter cosi’ sfrenarsi liberamente su di Te.

Mio spogliato Gesu’, permettimi che mi sfoghi, altrimenti non posso piu’ continuare a vederti tanto soffrire. Come, Tu che vesti le cose create, il Sole di luce, il cielo di stelle, le piante di foglie, gli uccelli di piume, Tu spogliato!? Che ardire!

Ma il mio amante Gesu’, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice: "Taci, O figlio; era necessario che fossi spohliato, per riparare per tanti che si spogliano di ogni pudore, di candore e d’innocenza, che si spohliano di ogni bene e virtu’ e della mia Grazia e si vestono di ogni brutalita’, vivendo a modo di bruti. Nel mio verginale rossore volli riparare tante disonesta’, mollezze e piaceri brutali. Percio’ fa attenzione a cio’ che faccio e prega e ripara con Me e quietati."

Flagellato Gesu’, il tuo Amore passa di eccesso in eccesso. Vedo che i carnefici prendono le funi e Ti battono senza pieta’, tanto da illividire tutto il tuo SS. Corpo, ed e’ tanta la ferocia, il furore nel batterti, che sono gia’ stanchi; ma altri due sottentrano, prendono verghe spinose e Ti battono tanto che subito dal tuo Corpo SS. incomincia a scorrere a rivi il Sangue; poi lo pestano tutto, formano dei solchi e lo riempiono di piaghe. Ma non basta, altri due sottentrano ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa carneficina. Ai primi colpi, quelle carni peste e piagate si squarciano di piu’ e cadono a brandelli per terra, restano scoperte le ossa, il sangue diluvia, tanto da formarsi un lago di sangue intorno alla colonna.

Mio Gesu’, denudato Amor mio, mentre Tu sei sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi per poter prendere parte alle tue pene e restare tutto coperto dal tuo preziosissimo Sangue.

Gesù, flagellami la mente e metti in fuga tutti i pensieri che potreb­bero allontanarmi da Te. Flagellami gli occhi, e se si volgeranno a guar­dare cose di terra, fa che un colpo dei tuoi flagelli li attiri a mirare sol­tanto Te. II rumore dei tuoi flagelli giunga alle mie orecchie, o Gesù! Gesù mio,quando mi vedrai intento ad ascoltare cose che mi distraggo­no da Te, fa che un colpo dei tuoi flagelli mi tiri ad ascoltare solo la tua

voce. 0 Gesù, flagellami il volto, e se qualche atto di compiacenza o di stima propria potesse impressionarmi, i colpi dei tuoi flagelli mi stacchi­no dalla terra e mi spingano a guardare soltanto il cielo. 0 Gesù, flagel­la la mia lingua e le mie labbra, e se ardissero pronunciare parola che non sia amore, gloria tua, fa che i tuoi flagelli, battendomi, mi gettino fuoco e fiamme da farmi bruciare d'amore.

O Gesù, flagellami le mani, affinché nessun movimento io faccia, né opera io compia, che non sia segnata dal suggello del tuo amore. 0 Gesù i tuoi flagelli colpiscano i miei piedi, che Ti prego di legare stretti a tuoi, affinché io resti impedito di far qualunque passo che non sia per Te, e tiri gli altri ad amarTi. 0 Gesù, flagellami il cuore con le sue ten­denze, i suoi affetti e desideri, affinché ogni colpo che riceverò sia una ferita al mio cuore, e questi colpi facciano rinascere in me la vita d'a­more

Ma ogni colpo che ricevi e’ una ferita al mio cuore, molto piu’ che tendendo l’orecchio sento i tuoi gemiti, ma non sono uditi, perche’ la tempesta di colpi assorda l’aria dintorno; e in quei gemiti Tu dici: "Voi, tutti che Mi amate, venite ad imparare l’eroismo del vero amore! Venire a smorzare nel mio Sangue la sete delle vostre passioni, la sete ti tante ambizioni, di tanti fumi e piaceri, ti tante sensualita’! In questo mio Sangue troverete il rimedio a tutti i vostri mali."

I tuoi gemiti continuano a dire: "Guardami, O Padre, tutto piagato sotto questa tempesta di copli; ma non basta, voglio formare tante piaghe nel mio Corpo da dare sufficienti stanze ne Cielo della mia Umanita’ a tutte le anime, in modo da formare in Me stesso la loro salvezza, e poi farle passare nel Cielo della Divinita’. Padre mio, ogni colpo di questi flagelli ripari innanzi a Te ogni specie di peccato ad uno ad uno, e come colpiscono Me cosi’ scusino quelli che li commettono. Questi colpi colpiscano i cuori delle creature e parlino loro del mio Amore, tanto da forzarle ad arrendersi a Me."

E mentre cio’ dici, e’ tanto grande il tuo Amore, anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti di piu’. Mio scarnificato Gesu’, il tuo Amore mi schiaccia, mi sento impazzire. Il tuo Amore non e’ stanco, mentre invece i carnefici sono sfiniti di forze e non possono piu’ continuare la dolorosa carneficina.

Gia’ ti tagliano le funi e Tu cadi quasi morto nel tuo stesso Sangue; e nel vedere i brandelli delle tue carni Ti senti morire di dolore vedendo in quelle carni separate da Te le anime riprovate, ed e’ tanto il tuo dolore, che stai boccheggiando nel tuo proprio Sangue.

Gesu’ mio, lasciami che Ti prenda fra le braccia per ristorarti un po’ col mio amore. Ti bacio, e col mio bacio chiudo in Te tutte le anime, cosi’ nessuno si perdera’, e Tu benedicimi.

Riflessioni e Pratiche


Dalle 8 alle 9 Gesu’ e’ spogliato nudo e sottoposto a crudeli battiture. E noi siamo spogliati di tutto? Gesu’ e’ legato alla colonna, e noi ci facciamo legare dall’amore? Gesu’ e’ legato alla colonna mentre noi, coi nostri peccati e attachi, alle volte anche a cose indifferenti, o buone in se’ stesse, aggiungiamo le nostre funi, non contenti delle funi con cui Lo hanno legato i Giudei. Intanto Gesu’ col suo sguardo pietoso ci chiama per farsi slegare; non vediamo in quello sguardo che c’e’ anche un rimprovero per noi, avendo contribuito anche noi a legarLo? Per sollevare l’afflitto Gesu’ dobbiamo togliere prima le nostre catene per poter giungere poi a togliere le catene delle altre creature; queste nostre piccole catene molte volte non sono altro che piccoli attacchi alla nostra volonta’, al nostro amor proprio un po’ risentito, alle nostre piccole vanita’ che, formando intreccio, legano dolorosamente l’amabile Gesu’.

Talvolta poi, Gesu’, preso d’amore per la nostra povera anima, vuol toglierci Lui queste catene per non farci ripetere da noi il doloroso legamento. Ah, quanto ci lamentiamo perche’ non vogliamo stare legati con Gesu’, Lo costringiamo, quasi contristato, a ritirarsi da noi.

Il nostro straziato Gesu’, mentre soffre, ripara tutti i peccati contro la modestia, e noi siamo puri nella mente, nello sguardo, nelle parole, negli affetti, in modo da non aggiungere altri colpi su quel Corpo innocente? Siamo sempre legati a Gesu’, in modo da trovarci pronti a difenderLo quando le creature Lo colpiscono con le loro offese?

Mio incatenato Gesu’, le tue catene siano le mie in modo che io senta sempre Te in me, e Tu sempre me in Te.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Diciassettesima Ora
Dalle 9 alle 10 del mattino
Gesu’ e’ coronato di spine.
Presentato al Popolo: "Ecco l’Uomo!"
Gesu’ e’ condannato a morte.

Gesu’ mio, Amore infinito, piu’ Ti guardo e piu’ comprendo quanto soffri. Gia’ sei tutto lacerato, non c’e’ parte sana in Te. I carnefici, inferociti nel vedere che in tante pene li guardi con tanto amore nel vedere che il tuo sguardo amoroso, formando un dolce incanto, quasi come tante voci prega e supplica piu’ pene e nuove pene, sebbene siano inumani, ma pur forzati dal tuo Amore, Ti mettono in piedi; Tu, non reggendoti, cadi di nuovo nel tuo proprio Sangue, e questi, irritati, con calci e spinte Ti fanno giungere nel posto dove T’incoroneranno di spine.

Amor mio, se Tu non mi sorreggi col tuo sguardo di amore, io non posso continuare vedendoti soffrire. Sento gia’ il brivido nelle ossa, il cuore mi batte, mi sento morire, Gesu’ Gesu’ aiutami!

Ed il mio amabile Gesu’ mi dice: "Figlio mio, coraggio, non perdere nulla di quanto ho sofferto; sii attento ai miei insegnamenti. Io devo rifare l’uomo in tutto. La colpa gli ha tolto la corona e lo ha coronato di obbrobri e di confusione, sicche’ dinanzi alla mia Maesta’ non puo’ comparire; la colpa lo ha disonorato, facendogli perdere qualsiasi diritto agli onori ed alla gloria. Percio’ voglio essere coronato di spine, per mettere sulla fronte dell’uomo la corona e restituirgli tutti I diritti a qualsiasi onore e gloria. Le mie spine saranno, innanzi al mio Padre, riparazioni e voci di discolpa per tanti peccati di pensiero, specialmente di superbia, e ad ogni mente creata saranno voci di luce e di supplica perche’ non Mi offendano. Percio’ tu unisciti a Me e prega e ripara insieme con Me."

Coronato Gesu’, i tuoi nemici incrudeliti Ti fanno sedere, Ti mettono uno straccio di porpora, prendono la corona di spine e con furia infernale Te la mettono sul capo adorabile. Poi, a colpi di bastone Ti fanno penetrare le spine nella fronte, e parte Ti giungono negli occhi, nelle orecchie, nel cranio e fin dietro la nuca. Amor mio, che strazio, che pene inenarrabili! Quante morti crudeli subisci!

Gia’ il Sangue Ti scorre sul Volto, in modo che non si vede che Sangue; ma sotto quelle spine e quel Sangue si vede il tuo Volto SS. raggiante di dolcezza, di pace e di amore. E i carnefici, volendo finire la tragedia, Ti bendano gli occhi, Ti mettono per scettro una canna in mano ed incominciano le loro burle. Ti salutano Re dei Giudei, Ti battono la corona, Ti danno schiaffi e Ti dicono: "Indovina chi Ti ha percosso!"

E Tu taci e rispondi col riparare l’ambizione di chi aspira ai regni, alle dignita’, agli onori, e per coloro che trovandosi in tali posti di autorita’ e non comportandosi bene formano la rovina dei popoli e delle anime a loro affidate, e I loro cattivi esempi sono causa di spinta al male e di perdita di anime.

Con questa canna che stringi in mano Tu ripari tante opere buone, ma vuote di spirito interno e fatte anche con intenzioni cattive. Negli insulti e bende Tu ripari per quelli che mettono in ridicolo le cose piu’ sante, screditandole e profanandole, e ripari per quelli che si bendano la vista dell’intelligenza per non vedere la luce della verita’. Con questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le bende delle passioni, delle ricchezze e dei piaceri.

Mio Re Gesu’, i tuoi nemici continuano i loro insulti; il Sangue che scorre dal tuo SS. capo è tanto, che giungendoti fino alla bocca T’impedisce di farmi sentire chiaramente la tua dolcissima voce, e quindi non passo fare ciò che fai Tu. Perciò vengo nelle tue braccia, voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato, voglio mettere la testa sotto queste spine per sentire le loro punture.

Ma mentre dico ciò, il mio Gesù mi chiama col suo sguardo di amore ed io subito mi abbraccio al suo Cuore e cerco di sostenere la sua testa. Oh, come’è bello stare con Gesù anche in mezzo a mille tormenti! E Lui mi dice: "Figlio mio, queste spine dicono che voglio essere costituito Re di ogni cuore; a Me spetta ogni dominio. Tu prendi queste spine e pungi il tuo cuore, fanne uscire tutto ciò che a Me non appartiene e poi lascia dentro una spine, come suggello che Io sono il tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa entri in te. Poi gira per tutti i cuori e, pungendoli, fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che contengono, e costituiscimi Re di tutti".

Amor mio, il cuore mi si stringe nel lasciarti; perciò Ti prego di assordarmi le orecchie con le tue spine, perché senta solo la tua voce; coprimi gli occhi con le tue spine, per poter guardare Te solo; riempimi con le tue spine la bocca, in modo che la mia lingua resti muta a tutto ciò che possa offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in tutto. O mio Re Gesù, circondami di spine, affinché mi custodiscano, mi difendano e mi tengano in Te tutto intento. Ed ora voglio asciugarti il Sangue e baciarti, perché vedo che i tuoi nemici Ti conducono a Pilato, il quale Ti condannerà a morte. Amor mio, aiutami a continuare la tua Via dolorosa e benedicimi.

Gesù di nuovo innanzi a Pilato, che Lo mostra al popolo
Mio coronato Gesù, il povero mio cuore, ferito dal tuo amore e trafitto dalle tue pene, non può vivere senza di e, perciò Ti cerco e Ti trovo di nuovo innanzi a Pilato.

Ma quale spettacolo commovente! I Cieli inorridiscono, e l’inferno trema di paura e di rabbia! Vita del mio cuore, il mio sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire; ma la forza rapitrice del tuo amore mi costringe a guardarti per farmi ben comprendere le tue pene; ed io, fra lagrime e sospiri, Ti contemplo.

Mio Gesù, sei nudo, ed invece di vesti, Ti vedo vestito di sangue, le carni squarciate, le ossa denudate, il tuo Volto SS. irriconoscibile; le spine infisse nella tua SS. testa Ti giungono negli occhi, nel Volto, ed io non vedo che sangue, che scorrendo fino a terra, forma un sanguigno ruscello dietro i tuoi piedi.

Mio Gesù, non ti riconosco più per come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi più profondi delle umiliazioni e degli spasimi! Ah, io non posso più sostenere la tua vista sì dolorosa, mi sento morire; vorrei strapparti dalla presenza di Pilato per chiuderti nel mio cuore e darti riposo; vorrei sanare le tue piaghe col mio amore, e col tuo Sangue vorrei allagare tutto il mondo per chiudervi tutte le anime e condurle a Te, come conquista delle tue pene!

E Tu, o paziente Gesù, a stento par che mi guardi attraverso le spine, e mi dici: "Figlio mio, vieni fra queste mie braccia legate, poggia il tuo capo sul mio seno e vedrai dolori più intensi ed acerbi, perchè quello che vedi al di fuori della mia Umanità non è altro che lo sbocco delle mie pene interne. Fa attenzione ai palpiti del mio cuore, e sentirai che riparo le ingiustizie di chi comanda, le oppressioni de’ poveri, degl’innocenti posposti ai rei, la superbia di quelli che per sostenere le dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di rompere qualunque legge e di far male al prossime, chiudendo gli occhi alla luce della verità. Con queste spine voglio frantumare lo spirito di superbia delle loro signorie, e coi fori che formano nella mia testa, voglio farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse tutte le cose secondo la luce della verità. Con lo starmi così umiliato innanzi a questo ingiusto giudice, voglio fare a tutti comprendere che la sola virtù è quella che costituisce l’uomo re di sé stesso, e insegno a chi comanda, che la sola virtù, unita al retto sapere, è sola degna e capace di governare e di reggere gli altri: mentre tutte le altre dignità, senza la virtù, sono cose pericolose e da deplorarsi. Figlio mio, fa eco alle mie riparazioni e segui a far attenzione alle mie pene".

Amor mio, vedo che Pilato, nel vederti sì malamente ridotto, si sente rabbrividire e, tutto impressionato, esclama: "Possibile tanta crudeltà in petti umani? Ah, non era questa la mia volontà nel condannarlo alle battiture!" E volendo liberarti dalle mani dei tuoi nemici per poter trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso, distogliendo il suo sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo dolorosa, torna ad interrogarti: "Ma dimmi, che hai fatto? La tua gente mi Ti ha dato nelle mani, dimmi, sei Tu re? Qual è il tuo regno?"

Alle domande tempestose di Pilato, Tu, o mio Gesù, non rispondi, e racchiuso in Te stesso pensi a salvare la povera anima mia a costo di tante pene!

E Pilato, poiché non rispondi, soggiunge: "Non sai Tu che sta in mio potere il liberarti o il condannarti?" Ma Tu, o Amor mio, volendo fare splendere nella mente di Pilato la luce della verità, rispondi: "Non avresti alcun potere su di Me se non ti venisse dall’alto; però quelli che Mi hanno dato nelle tue mani hanno commesso un peccato più grave del tuo." Allora Pilato, quasi mosso dalle dolcezza della tua voce, irrisoluto come sta, col cuore in tempesta, credendo che i cuori dei Giudei fossero più pietosi, si decise di mostrarti dalla loggia, sperando che si muovessero a compassiione nel vederti sì straziato, e così poterti liberare.

Addolorato Gesù, il cuore mi vien meno nel vederti seguir Pilato; a stento cammini e curvo sotto quel la orribile corona di spine, il Sangue segna i tuoi passi, e come esci fuori, senti la folla tumultuante che, ansiosa, aspetta la tua condanna. Pilato imponendo silenzio, per richiamare l’attenzione di tutti e farsi da tutti ascoltare, prende con ribrezzo i due lembi della porpora che Ti copre il petto e le spalle, la solleva, per farti da tutti vedere come sei ridotto, e ad alta volce dice: "Ecce Homo! Guardatelo, non ha più figura di uomo, osservate le sue piaghe, non più si riconosce; se male ha fatto, ha già sofferto abbastanza, anzi troppo; io son già pentito d’averlo fatto tanto soffrire, lasciamolo perciò libero."

Gesù, Amor mio, lascia che ti sostenga, perché vedo che non reggendoti in piedi sotto il peso di tante pene, vacilli. Ah, in questo momento solenne si decide la tua sorte: alle parole di Pilato si fa silenzio profondo in Cielo, in terra e nell’inferno! E poi, come in una sola voce sento il grido di tutti: - "Crocifiggilo, crocifiggilo, a qualunque costo Lo vogliamo morte!"

Vita mia, Gesù, vedo che tremi. Il grido di morte scende nel tuo Cuore, ed in queste voci scorgi la voce del tuo caro Padre che dice: "Figlio mio, Ti voglio morto, e morto crocifisso!" Ah senti pure la tua Mamma, che sebbene trafitta, desolata, fa eco al tuo caro Padre: "Figlio, Ti voglio morto!" Gli Angeli, i Santi, l’inferno, tutti ad unanime voce gridano: "Crocifiggilo, crocifiggilo." Sicché non c’è anima che Ti voglia vivo. Ed ahi, ahi! Con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch’io mi sento costretto da una forza suprema a gridare: "Crocifigglio!"

Mio Gesù perdonami, se io pure misera anima peccatrice Ti voglio morto! Però, Ti prego di far morire me insieme a Te.

E Tu intanto, o mio straziato Gesù, mosso dal mio dolore par che mi dica: "Figlio mio, stringiti al mio Cuore, e prendi parte alle mie pene ad alle mie riparazioni; il momento è solenne, si deve decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature. In questo momento due correnti si riversano nel mio Cuore; in una vi sono le anime che, se Mi vogliono morto, gli è perché vogliono trovare in Me la vita; e così con l’accettare Io per loro la morte, vengono sciolte dalla condanna eterna e le porte del Cielo si schiudono per riceverle. Nell’altra corrente vi sono quelle che Mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, ed il mio Cuore è lacerato, e sente la morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno! Ah, il mio Cuore non regge a questi dolori acerbi; sento la morte ad ogni palpito, ad ogni respiro, e vado ripetendo: ‘Perché tanto sangue sarà sparso invano? Perché le mie pene saranno inutili per tanti?’ Ah, figlio, sorreggimi che più non posso, prendi parte alle mie pene, la tua vita sia una continua offerta per salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti!"

Cuor mio, Gesù, le tue pene sono le mie e faccio eco alle tue riparazioni. Ma vedo che Pilato rimane sbalordito, e si affretta a dire: "Come, debbo crocifiggere il vostro Re? Io non trovo colpa in Lui per condannarlo." E i Giudei gridano, assordando l’aria: - "Non abbiamo altro re che Cesare e, se tu non Lo condanni, non sei amico di Cesare; folle, folle, crocifiggilo, crocifiggilo!"

Pilato, non sapendo più che fare, per timore di essere spodestato, si fa portare un catino d’acqua e, lavandosi le mani, dice: "Io sono innocente del Sangue di questo giusto." E ti condanna a morte. Ma i Giudei gridano: - Il suo Sangue cada su di noi e sui figli nostri!" E nel vederti condannato vanno in festa, battono le mani, fischiano, urlano; mentre tu, o Gesù, ripari per quelli che trovandosi in alto, per vano timore e per non perdere i posti, rompono le leggi più sacre, non curando la rovina dei popoli interi, favorendo gli empii e condannando gli innocenti; ripari anche per quelli che dopo la colpa, istigano l’ira divina a punirli. Ma mentre ciò ripari, il Cuore Ti sanguina per il dolore nel vedere il popolo da Te eletto fulminato dalla maledizione del Cielo, che loro stessi con piena volontà hanno voluto, suggellandola col tuo Sangue che hanno imprecato! Ah, il Cuore Ti vien meno, lasciami che lo sostenga fra le mie mani, facendo mia le tue riparazioni e le tue pene; ma il tuo amore Ti spinge più in alto e, impaziente, già cerchi la Croce!

Vita mia, Ti seguirò, ma per ora riposati nelle mie braccia, e dopo giungeremo insieme al monte Calvario; perciò rimani in me e benedicimi.

Riflessioni e Pratiche


Dalle 9 alle 10, Gesù coronato di spine è trattato come re da burla e sottoposto ad insulti e pene inaudite; ripara in mode speciale i peccati di superbia. E noi evitiamo i sentimenti di orgoglio? Attribuiamo a Dio il bene che facciamo? Ci stimiamo inferiori agli altri? La nostra mente è sempre vuota d’altri pensieri per poter dar luogo alla grazia?

Molte volte non diamo luogo alla grazia col tenere la mente ripiena d’altri pensieri; allora non essendo la nostra mente tutta piena di Dio, siamo noi stessi causa che il demonio ci molesti e quasi quasi noi stessi fomentiamo le tentazioni. Sicché quando la nostra mente è piena di Dio, il demonio avvicinandosi a noi, non trovando il posto dove dirigere le sue tentazioni, confuso si allontana, perché i pensieri santi hanno tanta forza contro il demonio, che mentre questi si fa per avvicinare, quelli come tante spade lo feriscono e lo allontanano.

A torto quindi ci lamentiamo quando la nostra mente è molestata e tentata dal nemico; è la mostra poca vigilanza che spinge il nemico ad assalirci, il quale sta quasi spiando nella nostra mente per poter trovare i piccoli vuoti e darci l’assalto. Allora invece di sollevare Gesù coi nostri santi pensieri, e toglierGli le spine, ingrati glieLe calchiamo sulla testa, e Gli facciamo sentire più acerbamente le punture; la grazia così resta frustrata e non può svolgere nella nostra mente il lavorio delle sante ispirazioni.

Molte volte facciamo peggio ancora: mentre sentiamo il peso delle tentazioni, invece di portarle a Gesù facendone un fascio per farle bruciare dal fuoco del suo amore, c’impensieriamo, ci rattristiamo, facciamo calcoli sulle stesse tentazioni, sicché non solo la nostra mente resta occupata dai cattivi pensieri, ma anche tutto il nostro povero essere ne resta come inzuppato; per cui ci vorrebbe quasi un miracolo di Gesù per svincolarci. E Gesù, attraverso quelle spine ci guarda e chimandoci par che dica: "Ah, figlio mio, sei tu stesso che non vuoi stare stretto con Me, se tu fossi venuto subito a Me, ti averi aiutato a liberati dalle molestie che il nemico ha portato nella tua mente, e non Mi avresti fatto sospirare tanto il tuo ritorno. Ho cercato un aiuto da te per liberarMi da spine così pungenti; invano aspettai, perché tu te ne stavi occupato nel lavorio che il tuo nemico ti aveva dato. Oh! Quanto saresti meno tentato se subito venissi nelle mie braccia; allora il nemico, temendo non te ma Me, subito ti lascerebbe".

Mio Gesù, le tue spine suggellino i miei pensieri nella tua mente ed impediscano al nemico ogni sorta di tentazione.

Quando Gesù si fa sentire nella nostra mente e nel nostro cuore, corrispondiamo alle sue ispirazioni o le mettiamo in oblio? Gesù è trattato da re da burla, e noi rispettiamo tutte le cose sante? Usiamo tutta quella riverenza che si conviene come se toccassimo Gesù Cristo stesso?

Coronato mio Gesù, fa ch’io senta le tue spine, affinché dalle loro punture possa comprendere quanto Tu soffri, e Ti costituisca Re di tutto me stesso.

Gesù esposto dalla loggia è condannato a morte da quel popolo da Lui tanto amato e beneficato.

L’amante Gesù, per darci la vita, accetta per noi la morte; e noi siamo pronti ad accettare qualunque pena perché Gesù non si offeso e non soffra? La nostra pena dev’essere accettata per non far soffrire Gesù; e perché nella sua Umanità soffrì infinitamente, noi, dovendo continuare la sua vita sulla terra, dobbiamo contraccambiare con le nostre pene le pene dell’Umanità di Gesù Christo.

Come compatiamo le pene che Gesù soffre nel vedere le tante anime strappate dal suo Cuore? Facciamo nostre le sue pene per rinfrancarLo di tutto ciò che soffre? I Giudei Lo vogliono crocifisso per far che egli muoia come un infame ed il suo nome venga cancellato dalla faccia della terra. E noi cerchiamo che Gesù viva sulla terra? Coi nostri atti, coi nostri esempi, coi nostri passi dobbiamo mettere una impronta divina nel mondo per far che Gesù venga da tutti conosciuto e, col nostro operare, la sua vita abbia un’eco divina da sentirsi da un estremo all’altro del mondo. Siamo pronti a dar la nostra vita per far che l’amato Gesù sia rinfrancato di tutte le offese, oppure imitiamo i Giudei, popolo tanto favorito quasi a somiglianza della povera anima nostra, tanto amata da Gesù, e gridiamo come loro "Crucifigatur" (sia crocifisso)?

Mio condannato Gesù, la tua condanna sia la mia che accetto per amor tuo; e per consolarTi mi riverserò continuamente in Te, per portarTi nei cuori di tutte le creature, farTi conoscere da tutti e dare la tua vita a tutti.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Diciottesima Ora
Dalle 10 alle 11 del mattino
Gesu’ prende la Croce e si avvia al Calvario, dove e’ spogliato

Mio Gesu’, amore insaziabile, vedo che non Ti dai pace, sento le tue smanie d’amore, i tuoi dolori; il Cuore ti batte forte, ed in ogni palpito sento scoppi, torture, violenze d’amore, e Tu, non potendo contenere il fuoco che Ti divora, Ti affanni, gemi, sospiri e, in ogni gemito, Ti sento dire: "Croce!" Ogni goccia del tuo Sangue ripete: "Croce!" Tutte le tue pene, nelle quali come in mare interminabile Tu nuoti dentro, ripetono fra loro: "Croce!" E Tu esclami: "O Croce diletta e sospirata, Tu sola salverai I miei figli, ed Io concentro in Te tutto il mio Amore!"

Seconda Incoronazione di Spine
Intanto, i tuoi nemici Ti fanno rientrare nel Pretorio, Ti tolgono la porpora volendoti rivestire delle tue vesti. Ma ahi, quanto dolore! Mi sarebbe piu’ dolce il morire che vederti tanto soffrire! La veste si attacca alla corona e non possono tirarla su; quindi, con crudelta’ mai vista, Ti strappano tutto insieme e veste e corona. Allo strappo crudele, molte spine si spezzano e restano infitte nella tua SS. Testa; il Sangue a ruscelli Ti piove, ed e’ tanto il tuo dolore, che Tu gemi; ma i nemici, non curando le tue torture, Ti mettono la veste, di nuovo ritornando a metterti la corona e, premendola fortemente sul tuo capo, le spine giungono negli occhi, nelle orecchie: sicche’ non c’e’ parte della tua SS. Testa che non senta le trafitture di esse. E’ tanto il tuo dolore, che vacilli sotto quelle mani crudeli, tremi da capo a pie’, tra spasimi atroci stai per morire, e con i tuoi occhi languidi e ripieni di sangue a stento mi guardi, per chiedermi aiuto in tanto dolore!

Mio Gesu’, Re di dolori, lascia che Ti sostenga e Ti stringa al mio cuore. Vorrei prendere il fuoco che Ti divora per incenerire i tuoi nemici e metterti in salvo, ma Tu non vuoi perche’ le ansie della Croce si fanno piu’ ardenti e vuoi su di Essa subito immolarti, anche per i tuoi stessi nemici! Ma mentre Ti stringo al mio cuore, Tu stringendomi al tuo, mi dici: "Figlio mio, fammi sfogare il mio amore, ed insieme con Me ripara per quelli che fanno il bene e Mi disonorano. Questi Giudei Mi vestono delle mie vesti per screditarmi maggiormente innanzi al popolo, per convincerlo che io sia un malfattore. Apparentemente l’azione di vestirmi era buona, ma in se’ stessa era cattiva. Ah, quanti fanno opere buone, amministrano Sacramenti, li frequentano, con fini umani ed anche cattivi; ma il bene, fatto malamente, porta alla durezza; ed Io voglio essere coronato una seconda volta, con dolori piu’ acerbi della prima, per frangere questa durezza e cosi’, con le mie spine, attirarli a Me. Ah, figlio mio, questa seconda coronazione Mi e’ ben piu’ dolorosa; Mi sento la testa come nuotare dentro le spine e, ad ogni movimento che faccio, o urto che mi danno, tante morti crudeli Io subisco. Riparo cosi’ la malizia delle offese, riparo per quelli che in qualunque stato d’animo si trovano, invece di pensare alla propria santificazione, si dissipano e rigettano la mia grazia, ritornano a darmi spine piu’ pungenti; mentre Io sono costretto a gemere, a piangere con lagrime di sangue e a sospirare la loro salvezza.

Ah, Io faccio tutto per amarle e le creature fanno di tutto per offendermi! Almeno Tu non lasciarmi solo nelle mie pene e nelle mie riparazioni"

Gesu’ abbraccia la Croce
Straziato mio Bene, con Te riparo, con Te soffro; ma vedo che i tuoi nemici Ti precipitano dalle scale, il popolo con furore ed ansie Ti aspetta; gia’ Ti fanno trovare pronta la Croce che con tanti sospiri Tu cerchi e Tu, con amore, la guardi e, con passo franco, Ti avvicini ad abbracciarla; ma prima la baci e correndoti un brivido di gioia oer la tua SS. Umanita’, con sommo tuo contento ritorni a guardarla e ne misuri la lunghezza e la larghezza. In essa gia’ stabilisci la porzione per tutte le creature; le doti sufficientemente per vincolarle alla Divinita’ con nodo di sposalizio e renderle eredi del Regno dei Cieli; poi non potendo contenere l’amore con cui le ami, ritorni a baciare la Croce e le dici: "Croce adorata, finalmente ti abbraccio; eri tu il sospiro del mio Cuore, il martirio del mio amore; ma tu, o Croce, tardasti finora, mentre i miei passi sempre verso di te si dirigevano. Croce Santa, eri tu la meta dei miei desideri, lo scopo della mia esistenza quaggiu’; in te concentro tutto l’essere mio, in te metto tutti i miei figli e tu sarai la loro vita, e la loro luce, la difesa, la custodia, la forza; tu li sovverrai in tutto, e gloriosi me li condurrai in Cielo. Oh Croce, Cattedra di sapienza, tu sola insegnerai la vera santita’, tu sola formerai gli eroi, gli atleti, i martiri, i santi. Croce bella, tu sei il mio Trono e, dovendo Io partie dalla terra, tu rimarrai in vece mia; a te do in dote tutte le anime; Me le custodisci, Me le salvi, a te le affido!"

Cosi’ dicendo, ansioso Te la fai mettere sulle tue SS. Spalle. Ah, mio Gesu’, la Croce per il tuo amore e’ troppo leggera, ma al peso della Croce si unisce quello delle nostre colpe enormi ed immense quanto la distesa dei cieli; e Tu, affranto mio Bene, Ti senti schiacciare sotto il peso di tante colpe; la tua anima inorridisce all vista di esse e sente la pena di ogni colpa; la tua santita’ resta scossa di fronte a tanta bruttezza e percio’, addossando la Croce sulle tue spalle, vacilli, affanni, e dalla tua SS. Umanita’ trafila un sudore mortale. Deh, Amor mio, non mi regge l’animo di lasciarti solo, voglio dividere insieme a Te il peso della Croce e, per sollevarti il peso delle colpe, mi stringo ai tuoi piedi; voglio darti, a nome di tutte le creature, amore per chi non Ti ama, lodi per chi Ti disprezza, benedizioni, ringraziamenti, ubbidienza per tutti. Protesto che in qualunque offesa riceverai, io intendo offrirti tutto me stesso per ripararti, fare l’atto opposto alle offese che le creature Ti fanno e consolarti coi miei baci e continui atti d’amore. Ma vedo che sono troppo misero, ho bisogno di Te per poterti riparare davvero: percio’ mi unisco alla tua SS. Umanita’ e, insieme a Te unisco i miei pensieri ai tuoi per riparare i pensieri cattivi miei e di tutti; la mia bocca alla tua, per riparare le bestemmie e i discorsi cattivi; il mio cuore al tuo per riparare le tendenze, i desideri e gli affetti cattivi; in una parola, voglio riparare tutto cio’ che ripara la tua Santissima Umanita’, unendomi all’immensita’ del tuo amore per tutti ed al bene immenso che fai a tutti.

Ma non sono contento ancora; voglio unirmi alla tua Divinita’ e questo mio nulla lo sperdo in Essa, e cosi’ ti do il tutto. Ti do il tuo amore per ristorare le tue amarezze; ti do il tuo cuore per ristorarti delle nostre freddezze, incorrispondenze, ingratitudini e poco amore delle creature. Ti do le tue armonie per rinfrancarti l’udito dagli assordamenti che riceve con le bestemmie. Ti do la tua bellezza per rinfrancarti delle bruttezze delle anime nostre quando ci infanghiamo nella colpa. Ti do la tua purita’ per rinfrancarti delle mancanze di rettitudine d’intenzione e del fango e del marciume che vedi in tante anime. Ti do la tua immensita’ per rinfrancarti delle volontarie strettezze in cui si mettono le anime. Ti do il tuo ardore per bruciare tutti i peccati e tutti I cuori, affinche’ tutti ti amino e nessuno piu’ Ti offenda. Insomma Ti do tutto cio’ che sei Tu per darti soddisfazione infinita, amore eterno, immenso ed infinito.

La Via Dolorosa al Calvario
Mio pazientissimo Gesu’, vedo che fai i primi passi sotto il peso enorme della Croce ed io unisco i miei passi ai tuoi e quando Tu, debole, svenato e vacillante starai per cadere, io saro’ al tuo fianco per sorreggerti, prestero’ le mie spalle sotto di essa per dividerne insieme con Te il peso; Tu non disdegnarmi, ma accettami per tuo fedele compagno. Oh Gesu’, Tu mi guardi e vedo che ripari per quelli che non portano con rassegnazione la propria croce, anzi imprecano. s’irritano, si suicidano e fanno omicidi; e Tu impetri a tutti amore e rassegnazione alla propria Croce. Ma e’ tanto il tuo dolore, che Ti senti come stritolare sotto la Croce. Sono appena i primi passi che muovi e gia’ Tu cadi sotto di essa e, mentre cadi, urti nelle pietre; le spine si conficcano di piu’ nel tuo capo, mentre tutte le piaghe s’inaspriscono e danno nuovo sangue; e siccome non hai forza per alzarti, i tuoi nemici irritati, con calci e con spinte cercano di metterti in piedi.

Caduto amor mio, lascia che Ti aiuti a metterti in piedi, Ti baci, Ti rasciughi il sangue, ed insieme con Te ripari per quelli che peccano per ignoranza, per fragilita’ e debolezza; e Ti prego di dare aiuto a queste anime.

Vita mia, Gesu’, i tuoi nemici, facendoti soffrire spasimi inauditi, sono giunti a metterti in piedi e, mentre barcollando Tu cammini, sento il tuo respiro affannoso; il tuo Cuore batte piu’ forte e nuove pene te lo trafiggono intensamente; gia’ scuoti la testa per sgombrare i tuoi occhi dal sangue che li riempie e ansioso guardi. Ah, mio Gesu’ ho capito tutto; la tua Mamma che, come gemebonda colomba va in cerca di Te, vuol dirti un’ultima parola e ricevere un tuo ultimo sguardo; e Tu senti le sue pene, il suo cuore lacerato nel tuo ed intenerito e ferito dal suo e dal tuo amore. Gia’ la scorgi che spingendosi attraverso la folla, a qualunque costo vuol vederi, abbracciarti e darti l’ultimo addio. Ma Tu resti piu’ trafitto nel vedere la sua pallidezza mortale, tutte le tue pene per forza di amore riprodotte in Lei; se Essa vive, e’ solo miracolo della tua Onnipotenza. Gia’ Tu muovi i passi incontro ai suoi, ma a stento vi potete scambiare gli sguardi!

Oh, schianto di Cuori d’ambo le parti! I soldati avvertono e, con urti e spine, impediscono che Mamma e Figlio vi diate l’ultimo addio. E’ tanta l’ambascia d’entrambi, che la tua Mamma resta impietrita dal dolore e quasi sta per soccombere; il fedele Giovanni e le pie donne La sorreggono, mentre Tu di nuovo cadi sotto la Croce. Allora la tua dolente Mamma cio’ che no fa col Corpo, perche’ impedita, lo fa con l’anima: entra in Te, fa suo il Volere dell’Eterno e, associandosi in tutte le tue pene, Ti fa l’ufficio di Mamma, Ti bacia, Ti ripara, Ti lenisce ed in tutte le tue piaghe versa il balsamo del suo doloroso amore!

Mio penante Gesu’, anch’io mi unisco con la trafitta Mamma; faccio mie tutte le tue pene ed in ogni goccia del tuo Sangue, in ogni piaga, voglio farti da mamma ed insieme con Lei e con Te, riparo per tutti gli incontri pericolosi, e per quelli che si espongono alle occasioni di peccare, o costretti dalla necessita’ di esporsi, restano allacciati nel peccato.

Tu intanto gemi, caduto sotto la Croce; i soldati temono che Tu muoia sotto il peso di tanti martiri e per lo spargimento di tanto Sangue. Cio’ non pertanto a via di frustate e calci, stentatamente giungono a metteti di nuovo in piedi. Cosi’ ripari le ripetute cadute nel peccato, i peccati gravi commessi da ogni classe di persone e preghi per i peccatori ostinati e piangi con lagrime di sangue per la loro conversione.

Affranto Amor mio, mentre ti seguo nelle riparazioni, vedo che non reggi sotto il peso enorme della Croce. Gia’ tremi tutto; le spine, ai continui urti che ricevi, penetrano sempre piu’ dentro la tua SS. Testa; la Croce per il suo grave peso si addentra nella spalla, tanto da formare una piaga cosi’ profonda da scoprire le ossa e ad ogni passo mi sembra che muori e quindi impossibilitato ad andare piu’ avanti. Ma il tuo amore che tutto puo’, Ti da la forza e, come Ti senti penetrare la Croce nella spalla, ripari per i peccati nascosti, che non essendo riparati, accrescono l’accerbita’ dei tuoi spasimi. Mio Gesu’, lascia che metta la mia spalla sotto la Croce per sollevarti e con Te ripari tutti il peccati occulti.

Ma i tuoi nemici per timore che Tu muoia sotto di essa, costringono il Cireneo ad aiutarti a portare la Croce, il quale mal volentieri e brontolando, non per amore, Ti aiuta, ma per forza. E nel tuo Cuore allora fanno eco tutti i lamenti di chi soffre, le mancanze di rassegnazione, le ribellioni, le ire e i disprezzi nel soffrire; ma molto piu’ resti trafitto nel vedere che le anime a Te consacrate, che chiami a compagne ed aiuto nel tuo dolore Ti sfuggono e se Tu le stringi a Te col dolore, ah, esse si svincolano dalle tue braccia, per andare in cerca di godimenti e cosi’ lasciano Te solo a dolorare!

Mio Gesu’, mentre riparo con Te, Ti prego di stringermi tra le tue braccia e tanto forte, che non ci sia pena che Tu soffra di cui non prenda parte anch’io, per trasformarmi in esse e per rifarti dell’abbandono di tutte le creature. Affranto mio Gesu’, a stento cammini e tutto incurvato; ma vedo che ti soffermi e cerchi di guardare. Cuor mio, ma che c’e’, che vuoi? Ah, e’ la Veronica che nulla temendo, coraggiosamente con un panno Ti rasciuga il Volto tutto coperto di sangue e Tu ve lo lasci impresso in segno di gradimento. Mio generoso Gesu’, anch’io voglio asciugarti, e non con un panno, ma voglio esibire tutto me stesso a sollevarti, voglio entrare nel tuo interno e darti, o Gesu’, palpiti per palpiti, respiri per respiri, affetti per affetti, desideri per desideri; intendo tuffarmi nella tua SS. Intelligenza e facendo scorrere tutti questi palpiti, respiri, affetti e desideri nell’immensita’ della tua Volonta’, intendo moltiplicarli all’infinito. Voglio, o mio Gesu’, formare onde di palpiti per fare che nessun palpito cattivo si ripercuota nel tuo Cuore e cosi’ lenire tutte le sue interne amarezze; intendo formare one di affetti e di desideri, per allontanare tutti gli affetti e i desideri cattivi che potrebbero menomamente contristare il tuo Cuore; intendo ancora o mio Gesu’, formare onde di respiri e di pensieri, per allontanare qualunque respiro e pensiero che potrebbe menomamente dispiacerti. Staro’ bene in guardia, o Gesu’, affinche’ nulla piu’ affligga e aggiunga alle tue pene interne altre amarezze. O mio Gesu’ deh, fa che tutto il mio interno nuoti nell’immensita’ del tuo: cosi’ potro’ ritrovare amore sufficiente e volonta’ sufficiente per far che non entri nel tuo interno amore cattivo, ne’ volonta’ che potrebbe dispiacerti.

O mio Gesu’, per essere piu’ sicuro ti prego di suggellare con i tuoi pensieri i miei, con la tua Volonta’ la mia, con i tuoi desideri i miei, con i tuoi affetti a con i tuoi palpiti i miei; affinche’, suggellati, non prendano vita che da Te. Ti prego ancora, o mio Gesu’, di accettare il mio povero corpo che vorrei fare a brani per amor tuo e ridurlo in minutissime particelle, per metterle su ciascuna delle tue piaghe: su quella piaga, o Gesu’, che Ti da’ dolore per le tante bestemmie, pongo una particella del mio corpo ed intendo che ti dica sempre: "Ti benedico". Su quella piaga che Ti da’ tanto dolore per le tante ingratitudini, intendo, o Gesu’, mettere una porzione del mio corpo, per attestarti la mia gratitudine. Su quella piaga, o Gesu’, che tanto Ti fa soffrire per le freddezze e le mancanze di amore, intendo mettere tante particelle della mia carne, che Ti dicano sempre: "Ti amo, Ti amo, Ti amo!" Su quella piaga che Ti da’ dolore per le tante irriverenze verso la tua SS. Persona, intendo metter un brano di me stesso, che Ti dica sempre: "Ti adoro, Ti adoro, Ti adoro!" O mio Gesu’, in tutto voglio diffondermi ed in quelle piaghe inasprite per le tante miscredenze, intendo che i brani del mio corpo Ti dicano sempre: "Credo, credo in Te, o mio Gesu’, Dio mio, e nella tua S. Chiesa e intendo dare la mia vita per attestarti la mia Fede!" O mio Gesu’, m’immergo nella immensita’ del tuo Volere e, facendolo mio, voglio supplire per tutti, chiudere le anime di tutti nella potenza della tua SS. Volonta’. O Gesu’ mi e’ rimasto ancora il sangue, che voglio versare come balsamo e lenitivo sulle tue piaghe, per sollevarti e poterti del tutto risanare. Intendo ancora, o Gesu’, fare scorrere i miei pensieri nel cuore di ciascun peccatore, per sgridarlo continuamente, affinche’ non ardisca offenderti; e Ti prego, con le voci del tuo Sangue, affinche’ tutti si arrendano alle mie povere preghiere: cosi’ potro’ portarli nel tuo Cuore! Un’altra grazia, o mio Gesu’, Ti chiedo: che in tutto cio’ che vedo, tocco e sento, io veda, tocchi e senta sempre Te; e che la tua santissima immagine e il tuo santissmo Nome siano sempre impressi in ogni particella del mio povero essere.

Intanto i nemici, mal vedendo quest’atto della Veronica, Ti frustano, Ti spingono e Ti mettono in via! Altri pochi passi e ti fermi ancora: il tuo amore, sotto il peso di tante pene, non si arresta e, vedendo le pie donne che piangono per causa delle tue pene, Tu dimentichi Te stesso e le consoli col dir loro: "Figlie non piangete sulle mie pene, ma sopra I peccati vostri e dei figli vostri". Che insegnamento sublime, come dolce e’ la tua parola! O Gesu’, con Te riparo le mancanze di carita’ e Ti chiedo grazia di farmi dimenticare me stesso, perche’ non ricordi altro che Te solo.

Ma i tuoi nemici, sentendoti parlare, vanno in furia, Ti tirano per le funi, Ti spingono con tanta rabbia, che Ti fanno cadere e mentre cadi, urti nelle pietre: il peso della Croce Ti cruccia, e Ti Ti senti morire! Lascia che Ti sostenga e faccia riparo con le mie mani al tuo SS. Volto. Vedo che tocchi la terra e boccheggi nel Sangue; ma i tuoi nemici Ti vogliono mettere in piedi, Ti tirano con le funi, Ti alzano per I capelli, Ti danno calci, ma tutto invano. Tu muori, mio Gesu’! Che pena, mi si spezza il cuore per il dolore! E, quasi trascinandoti, Ti conducono al monte Calvario. Mentre Ti trascinano, sento che ripari tutti le offese delle anime a Te consacrate, che Ti danno tanto peso, che per quanto Tu Ti sforzi per alzarti, Ti riesce inutile! E cosi’ trascinato e calpestato, giungi al Calvario lasciando, da dove passi, rossa traccia del tuo Sangue prezioso.



Gesu’ e’ spogliato e coronato la terza volta di spine
Ma qui nuovi dolori Ti aspettano, Ti spogliano di nuovo e Ti strappano vesti e corona di spine. Ah, Tu gemi nel sentire strappare da dentro la tua testa le spine; e mentre Ti strappano la veste, Ti strappano pure le carni lacere attaccate ad essa. Le piaghe si squarciano, il Sangue a rivi scorre fino a terra, ed e’ tanto il dolore, che, quasi morto, tu cadi.

Ma nessuno si muove a compassione di Te, mio Bene! Anzi con bestiale furore di nuovo Ti mettono la corona di spine, Te la battono ben bene, ed e’ tanto lo strazio per i laceramenti e per lo strappo che fanno ai tuoi capelli ammassati nel sangue coagulato, che solo gli Angeli potrebbero dire cio’ che Tu soffri, mentre, inorriditi, ritorcono i loro sguardi celesti e piangono!

Spogliato mio Gesu’, permettimi che Ti stringa al mio cuore per riscaldarti, perche’ vedo che tremi ed un sudore gelido di morte invade la tua SS. Umanita’. Quanto vorrei darti la mia vita, il mio sangue per sostituire il tuo, che hai perduto per darmi vita!

Gesu’ intanto quasi guardandomi con i suoi occhi languidi e moribondi par che mi dica: "Figlio mio, quanto mi costano le anime! Qui e’ il luogo dove tutti aspetto per salvarli, dove voglio riparare i peccati di quelli che giungono a degradarsi al di sotto delle bestie e si ostinano tanto nell’offendermi, che giungono a non saper vivere senza fare peccati. La loro ragione resta cieca e peccano all’impazzata; ecco perche’ una terza volta mi coronano di spine; e con lo spogliarmi, riparo per quelli che indossano vesti di lusso e indecenti, per i peccati contro la modestia e per quelli che sono tanto legati alle ricchezze, agli onori, ai piaceri, che ne formano un dio per i loro cuori.

Ah si, ognuna di queste offese e’ una morte che sento e, se non muoio, e’ perche’ il Volere dell’Eterno mio Padre non ha decretato ancora il momento della mia morte!"

Denudato mio Bene, mentre con Te riparo, Ti prego di spogliarmi di tutto con le tue SS. Mani e non permettere che alcun affetto cattivo entri nel mio cuore; Tu me lo vigili, me lo circondi con le tue pene, me lo riempi del tuo amore; la mia vita non sia altro che la ripetizione della tua e rafferma con la tua benedizione il mio spogliamento; benedicimi di cuore e dammi la forza d’assistere alla tua dolorosa crocifissione, per rimanere crocifisso insieme con Te!

Riflessioni e Pratiche


Gesù porta la Croce. L’amore di Gesù alla Croce, il suo ansioso ardore di morire sulla stessa per salvare le anime, sono immensi! E noi amiamo come Gesù il patire? Possiamo dire che i nostri palpiti fanno eco ai suoi palpiti divini e che anche noi chiediamo la nostra croce?!…

Quando soffriamo, abbiamo noi l’intenzione di farci compagni di Gesù, per alleggerirGli il peso della sua Croce? Come Lo accompagniamo? E negli insulti che riceve siamo sempre pronti a darGli il nostro piccolo patire per sollievo delle sue pene?

Nell’operare, nel pregare, e quando sotto il peso di pene interne sentiamo lo sento del nostro patire, facciamo volare la nostra pena a Gesù, che come velo, asciugandoGli i sudori Lo rinfranchi, facendo nostro il suo stento?

O mio Gesù, chiamami sempre a Te vicino e fa che Tu sii sempre presso di me, perché Ti conforti sempre con le mio pene.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Diciannovesima Ora
Dalle 11 a mezzogiorno
Gesu’ e Crocifisso

Prima parte: la crocifissione


Amor mio, Gesu’ gia’ sei stato spogliato delle tue vesti ed hai il tuo SS.mo corpo tutto lacero, che mi sembri un agnello scorticato; vedo che tremi tutto e il cuore mi si stringe per il dolore nel vederti grondante Sangue da tutte le parti del tuo SS.mo corpo! I tuoi nemici stanchi, ma non sazi di tormentarti, nello spogliarti ti strappano dal capo, con tuo indicibile dolore, la corona di spine e poi di nuovo Te la conficcano, facendoti provare spasimi inauditi, aggiungendo alle prime, altre piu; dolorose ferite.

Ah, Gesu’ mio, in questa terza coronazione Tu ripari la perfidia dell’uomo e la sua ostinazione nel peccato!

Gesu’ mio, se l’amore non avesse voluto farti soffrire pene maggiori di queste, certo Tu saresti morto per l’intensità del dolore che hai sofferto in questa terza coronazione di spine; ma ormai vedo che non puoi piu’ reggere al dolore e, con gli occhi coperti di Sangue, guardi se qualcuno almeno si avvicini a Te per sorreggerti in tanti patimenti e in tanta confusione.

Dolce mio Bene, cara mia Vita, qui non sei solo come nella notte scorsa; v’e’ la tua dolente Mamma, che, trafitta nel cuore da intenso dolore, tante morti subisce, per quante pene Tu soffri! Vi sono pure l’amante Maddalena ed il fido Giovanni che alla vista delle tue pene restano muti per il dolore. Dimmi, Amor mio, chi vuoi per sorreggerti in tanto dolore? Deh, permettimi che venga io, che piu’ di tutti sento il bisogno di esserti vicino in questi momenti; la cara Mamma e gli altri mi cedono il posto, ed ecco, mio Gesu’ mi avvicino a Te, Ti abbraccio e Ti prego di poggiare la tua testa sulla mia spalla e di farmi sentire le trafitture delle tue spine, per riparare tutte le offese di pensiero che commettono le creature. Amor mio, deh, stringiti a me; voglio baciare una ad una le gocce di Sangue che corrono dal tuo SS. Volto e Ti prego che ognuna di queste gocce sia luce ad ogni mente di creatura affinche’ nessuna Ti offenda con pensieri cattivi.

Intanto mio Gesu’, Tu guardi la Croce che i tuoi nemici Ti stanno preparando; senti i colpi di martello con cui i tuoi carnefici formano i fori ove conficcare i chiodi che Ti terranno crocifisso ed il tuo Cuore batte forte forte, sussulta di ebbrezza divina, agognando di distenderti su quel letto di dolore, per suggellare con la tua morte la salvezza delle anime nostre. Gia’ ti sento dire: "Deh, o Croce, ricevimi presto nelle tue braccia, io sono impaziente di aspettare! Croce santa, su Te verro’ a dare compimento a tutto: presto Croce, adempi il desiderio ardente che Mi consuma di dar vita alle anime; non piu’ indugiare, con ansia aspetto di stendermi su di Te per aprire il Cielo a tutti i figli miei.

Oh Croce, e’ vero che tu sei il mio martirio, ma fra poco sarai anche la mia vittoria ed il trionfo piu’ completo; e per te daro’ copiose eredita’ vittorie, trionfi e corone ai figli miei."

Ed ecco che mentre Gesu’ cosi’ parla, i nemici Gli comandano di stendersi su di essa ed Egli, pronto, ubbidisce loro, per riparare le nostre disubbidienze.

Amor mio, prima che Ti distendi sulla Croce, permettimi che Ti stringa piu’ forte al mio cuore e che baci le tue amorose ferite sanguinanti. Senti, o Gesu’, non voglio lasciarti, voglio venire con Te a distendermi sulla Croce e rimanere con Te inchiodato su di essa. Il vero amore non sopporta separazione e Tu perdonerai l’arditezza del mio amore, concedimi di rimanere con Te crocifisso. Vedi, tenero Amor mio, non sono io solo che cio’ Ti chiedo, am anche la dolente Mamma, la inseparabile Maddalena, il prediletto Giovanni; tutti Ti diciamo che sara’ piu’ sopportabile rimanere inchiodati con Te sulla Croce, che vedere te solo crocifisso! Percio’ insieme con Te mi offro all’Eterno Padre, immedesimato con la tua Volonta’, col tuo Cuore, con le tue riparazioni e con tutte le tue pene.

Ah, pare che il mio adorato Gesu’ mi dica: "Foglio mio, hai prevenuto il mio amore, questa e’ la mia Volonta’, che tutti quelli che mi amano, siano con Me crocifissi. Ah si, vieni pure a distenderti con Me sulla Croce, ti daro’ vita con la mia vita, ti terrò come il prediletto del mio Cuore."

Ed ecco, dolce mio Bene, che Ti distendi sulla Croce e guardi con tanto amore e con tanta dolcezza i carnefici, che gia’ tengono pronti nelle mani chiodi e martelli per inchiodarti, da far loro dolce invito a sollecitare la crocifissione; infatti con ferocia inumana gia’ prendono la tua destra, fermano il chiodo nella palma di essa, e a colpi di martello lo fanno uscire dalla parte opposta della Croce. E’ tale e tanto il dolore che soffri, o mio Gesu’, che tremi; la luce dei tuoi begli occhi si eclissa ed il tuo Volto santissimo impallidisce e sembra di morte.

Destra benedetta del mio Gesu’, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti: quanti colpi ricevi, tante anime ti chiedo di liberare in questo momento dalla condanna eterna; quante gocce di Sangue versi, tante anime ti prego di lavare in questo tuo preziosissimo Sangue. O mio Gesu’, per il dolore acerbo che soffri, Ti prego di aprire il Cielo a tutti e di benedire tutte le creature; possa la tua benedizione chiamare alla conversione tutti i peccatori ed alla luce della Fede tutti gli eretici ed infedeli.

Oh Gesu’, dolce mia Vita, il tuo tormento e’ ancora agli inizi ed ecco che, terminato d’inchiodarti le destra, i tuoi carnefici, con crudelta’ inaudita, prendono la tua mano sinistra, con violenza la stirano tanto per farla giungere al foro segnato, che Tu resti slogato nelle giungure delle braccia e delle spalle e per la forza del dolore anche le gambe restano attratte e convulse; poscia, con ferocia instancabile, egualmente come la destra la inchiodano sulla croce.

Sinistra mano del mio Gesu’, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti prego, per i colpi che ricevi e per gli acerbi dolori che soffri mentre ti conficcano il chiodo, di concedere in questo momento alle anime purganti la loro liberazione dal Purgatorio. Si, per il Sangue che spargi, o Gesu’, da questa mano, Ti prego di estinguere le fiamme che bruciano quelle anime; e questo Sangue sia a tutte di refrigerio e bagno salutare da purgarle da qualunque macchia per disporle alla visione beatifica. Amor mio e mio tutto, per questo acuto dolore che soffri, Ti prego di chiudere l’inferno a tutte le anime e di trattenere i fulmini della divina Giustizia, purtroppo irritata dalle nostre colpe! Fa, o Gesu’, che si calmi la divina Giustizia per non far piovere i divini flagelli sulla Terra e si aprano i tesori della divina Misericordia a pro di tutti. Gesu’ mio, nelle tue braccia metto il mondo e le generazioni tutte e Ti prego, o dolce Amor mio, con le voci dello stesso tuo Sangue, di non negare il perdono a nessuno, e per i meriti di questo tuo preziosissimo Sangue, di concedere a tutti la salvezza della propria anima! Non escludere nessuno, o Gesu’!

Amor mio, Gesu’, i tuoi nemici non sono contenti ancora: con ferocia diabolica prendono i tuoi SS. Piedi, attratti per il grande dolore provato nelle stirature delle mani e litirano tanto, che restano slogate le ginocchia, le costole e tutte le ossa del petto. Il cuore non mi regge, caro mio Bene; veggo i tuoi begli occhi, per la forza del dolore, eclissati e velati di Sangue; le tue labbra livide si contorcono, le tue guance si affossano, i denti si battono, mentre il petto e’ celermente affannato. Ahi, Amor mio, quanto volentieri prenderei il tuo posto per risparmiarti tanto dolore! Voglio su tutte le tue membra darti un lenitivo, un bacio, un conforto, una riparazione per tutti.

Mio Gesu’, gia’ ti mettono un piede sull’altro e vi conficcano un chiodo senza punta. Piedi benedetti del mio Gesu’, vi bacio, vi adoro, vi ringrazio e vi prego, per gli acerbissimi dolori che soffrite, per le stirature e per il Sangue che spargete, di rinchiudere tutte le anime nelle vostre piaghe sacratissime.

O Gesu’, non disdegnare nessuno! I tuoi chiodi inchiodino le nostre potenze, perche’ non si spostino da Te; inchiodino il nostro cuore, affinche’ si fissi sempre e solamente in Te; inchiodino tutti i nostri sentimenti, affinche’ non prendano alcun gusto che non venga da Te. Oh mio Gesu’ crocifisso, Ti vedo tutto insanguinato come nuotare in un bagno di Sangue, che chiede continuamente anime. Per la potenza dunque di questo Sangue Ti chiedo o Gesu’, che nessuna piu’ Ti sfugga!

Oh Gesu’, mi avvicino al tuo Cuore straziato; vedo che non ne puoi piu’, ma l’amore grida piu’ forte: "Pene, pene, pene ancora."

Mio Gesu’, Ti abbraccio, Ti bacio, Ti compatisco, Ti adoro e Ti ringrazio per me e per tutti. Gesu’, voglio poggiare la mia testa sul tuo Cuore per sentire cio’ che soffri in questa dolorosa Crocifissione. Ah, sento che ogni colpo di martello fa eco in esso; tutto in esso si accentra, per cui da esso incominciano i dolori ed in esso finiscono. Ah, se non fosse gia’ decretato che una lancia dovra’ squarciarti il Cuore, le fiamme del tuo amore si farebbero via e te lo farebbero scoppiare! Queste fiamme chiamano le anime amanti a far felice dimora nel tuo Cuore, ed io, o Gesu’, per il tuo preziosissimo Sangue Ti chiedo la santita’ per queste anime: deh, non farle uscire giammai dal tuo Cuore e, con la tua grazia, moltiplica le vocazioni delle anime vittime, che continuino la tua vita sulla Terra. Tu volesti dare un posto distinto nel tuo Cuore alle anime amanti; fa che questo posto non lo perdano mai. Oh Gesu’, le fiamme del tuo Cuore mi brucino e mi consumino, il tuo Sangue mi abbellisca, il tuo amore mi tenga sempre inchiodato ad essa col dolore e con la riparazione.

O mio Gesu’, gia’ i carnefici hanno inchiodato le tue mani e i tuoi piedi alla Croce, e voltando questa per ribattere i chiodi, costringono il tuo Volto adorabile a toccare la terra insanguinata dallo stesso tuo Sangue e Tu, con le tue labbra divine, la baci. Con questo tuo bacio, o dolce Amor mio, Tu intendi baciare tutte le anime e vincolarle al tuo amore, suggellandone la loro salvezza. O Gesu’, lascia che prenda io il tuo posto e mentre i carnefici ribattono i chiodi, fa che questi colpi feriscano me pure e m’inchiodino tutto al tuo amore.

Gesu’ mio, mentre le spine si vanno addentrando sempre piu’ nella tua testa, voglio offrirti, o dolce mio Bene, tutti i miei pensieri che, come baci affettuosi, Ti consolino e leniscano l’amarezza delle tue spine.

O Gesu’, vedo che i tuoi nemici non sono ancora sazi d’insultarti e deriderti, ed io voglio confortare i tuoi sguardi divini con i miei sguardi di amore.

La tua lingua e’ quasi attaccata al palato per l’amarezza del fiele e per la sete ardente. Per ristoro alla tue sete, o mio Gesu’, Tu vorresti tutti i cuori delle creature traboccanti d’amore e, non avendoli, bruci sempre piu’ per loro. Dolce amor mio, intendo io mandarti fiumi d’amore, per mitigarti in qualche modo l’amarezza del fiele e la tue sete ardente. O Gesu’, vedo che ad ogni movimento che fai, le piaghe delle tue mani piu’ si squarciano e il dolore si fa piu intenso e acerbo. Caro mio Bene, per ristorare e raddolcire questo dolore, Ti offro le opere sante di tutte le creature. O Gesu’, quanto soffri nei tuoi santissimi piedi! Tutti i movimenti del sacratissimo tuo Corpo pare che si ripercuotano in esse e nessuno e’ a Te vicino per sorreggerti e lenire alquanto l’acerbita’ dei tuoi dolori! Vita mia dolcissima, vorrei riunire i passi delle creature di tutte le generazioni pasate, presenti e future ed indirizzarli tutti a Te, per venirti a consolare nelle tue dure pene.

O mio Gesu’, ahi, come e’ straziato il tuo povero Cuore! Come confortare tanto dolore? Mi diffonderò in Te, mettero’ il mio cuore nel tuo, i miei desideri ardenti nei tuoi, perche’ sia distrutto qualunque desiderio cattivo; diffonderò il mio amore nel tuo, perche’ col tuo fuoco siano bruciati i cuori di tutte le creature e distrutti gli amori profani. Il tuo Cuore sacratissimo rimarra’ confortato ed io, fin d’ora, prometto, o Gesu’, di tenermi sempre inchiodato a questo Cuore amorosissimo con i chiodi dei tuoi desideri, del tuo amore e della tua Volonta’.

O mio Gesu’, crocifisso Tu, crocifisso io in Te. Tu non permette che mi schiodi menomamente da Te, ma vi resti sempre inchiodato, per poterti amare e riparare per tutti e lenire il dolore che Ti arrecano le creature con le loro colpe.

Seconda parte: Gesu' Crocifisso. Con Lui disarmiamo la Divina Giustizia
Mio buon Gesu’, vedo che i tuoi nemici innalzano il pesante legno della Croce e lo lasciano cadere nella fossa da essi preparata; e Tu, dolce Amor mio, resti sospeso fra cielo e terra. In questo solenne momento Ti volgi al Padre e, con voce debole e fioca, Gli dici: "Padre santo, eccomi qui, carico di tutti i peccati del mondo; non vi e’ colpa che non si riversi su di Me, percio’ non piu’ scaricare sugli uomini i flagelli della tua divina Giustizia, ma su di Me, tuo Figlio. O Padre, permettimi che leghi tutte le anime a questa Croce, e che loro implori perdono con le voci del mio Sangue e delle mie piaghe. O Padre, non vedi come Mi son ridotto? Per questa Croce, in virtu’ di questi dolori, concedi a tutti verace conversione, pace, perdono e santita’. Arresta il tuo furore contro la povera Umanita’, contro i figli miei; sono ciechi e non sanno quello che fanno; percio’, guardami bene come sono ridotto per causa loro: se non Ti muovi a compassione per essi, T’intenerisca almeno questo mio Volto insozzato di sputi, coperto di Sangue, illividito e gonfio per i tanti schiaffi e colpi ricevuti. Pieta’ Padre mio! Ero Io il piu’ bello di tutti, ed ora sono tutto sfigurato tanto, che non mi riconosco piu’; son diventato l’abiezione di tutti, percio’, a qualunque costo voglio salva la povera creatura!"

Mio Gesu’, possibile che ci ami tanto? Il tuo amore stritola questo mio povero cuore. Oh, vorrei portarmi in mezzo a tutte le creature e far vedere loro questo tuo Volto cosi’ sfigurato per causa loro, per muoverle a compassione delle loro anime e del tuo Amore; e con la luce che tramanda questo tuo Volto, e con la forza rapitrice del tuo amore, far loro comprendere chi sei Tu e chi sono esse che ardiscono offenderti, perche’ si prostrino innanzi a Te, per adorarti e glorificarti.

Mio Gesu’, Crocifisso adorabile, la creatura va sempre irritando la divina Giustizia e fa risuonare con la sua lingua l’eco di bestemmie orrende, voci d’imprecazioni e maledizioni, discorsi cattivi. Ah, tutte queste voci assordano la terra e, penetrando fin nei Cieli, mentre assordano l’udito divino, imprecano e chiedono vendetta e giustizia contro essa stessa! Oh, come la divina Giustizia si sente spingere a scagliare i suoi flagelli! Oh, come tante bestemmie orrende accendono il suo furore contro la creatura! Ma Tu, o mio Gesu’, amandoci di amore sommo, fai fronte a queste voci micidiali, con la tua voce onnipotente e creatrice e gridi misericordia, grazie, amore per essa. E per placare lo sdegno del Padre, tutto amore Gli dici: "Padre mio, tornami a guardare, non sentire le voci delle creature, ma la mia; son Io che soddisfo per tutti, percio’ Ti prego di guardare la creatura e di guardarla in Me; se la guardi fuori di Me, che sara’ di essa? E’ debole, ignorante, capace solo di far male, piena di tutte le miserie; pieta’ pieta’ della povera creatura; rispondo Io per essa con questa lingua amareggiata dal fiele, inaridita dalla sete, arsa e riarsa dall’amore."

Mio amareggiato Gesu’, la mia voce nella tua vuole far fronte a tutte queste offese, a tutte le bestemmie, per poter cambiare tutte le voci umane in voci di benedizioni e lodi.

Mio Crocifisso Gesu’, la creatura, a tanto tuo amore e dolore, non si arrende ancora, anzi disprezzandoti, va aggiungendo colpe a colpe, commettendo sacrilegi enormi, omicidi, suicidi, duelli, frodi, inganni, crudelta’ e tradimenti. Ah, tutte queste opere cattive appesantiscono le braccia del tuo Celeste Padre che, non potendo sostenere il peso, sta per abbassarle e riversare sulla terra furore e distruzione. E Tu, o mio Gesu’, per strappare la creatura dal furore divino, temendo di vederla distrutta, stendi le tue braccia al Padre, Lo disarmi e impedisci che la Divina Giustizia faccia il suo corso; e per muoverlo a compassione della misera Umanita’ ed intenerirlo, Gli dici con la voce piu’ insinuante: "Padre mio, guarda queste mani squarciate e questi chiodi che Me le trafiggono, che Me le inchiodano insieme a tutte queste opere cattive. Ah, e’ in queste mani che sento tutti gli spasimi che mi danno queste opere cattive. Non sei contento, o Padre mio, dei miei dolori? Non sono forse capace di soddisfarti? Si, queste mie braccia slogate saranno sempre catene che terranno strette le povere creature, affinche’ non mi sfuggano, tranne quelle che volessero strapparsi a viva forza; e queste mie braccia saranno catene amorose che Ti legheranno, Padre mio, per impedire che Tu distrugga la povera creatura; anzi Ti attirero’ sempre vicino ad essa, perche’ versi su di lei le tue grazie e misericordie!"

Mio Gesu’, il tuo amore e’ un dolce incato per me e mi spinge a fare cio’ che fai Tu; percio’ insieme con Te voglio impedire, a costo di qualunque pena, che la Divina Giustizia faccia il suo corso contro la povera Umanita’; col Sangue che scorre da queste tue mani voglio smorzare il fuoco della colpa che l’accende e calmare il suo furore. Permettimi che io metta in queste tue braccia i dolori e gli strazi di tutti gli uomini ed i tanti cuori addolorati ed oppressi; permettimi che io giri per tutte le creature e le stringa tutte in queste tue braccia, affinche’ tutte ritornino al tuo Cuore; permettimi che con la potenza delle tue mani creatrici arresti la corrente di tante opere malvagie e ritragga tutti dall’operare il male.

Mio amabile crocifisso Gesu’, la creatura non e’ contenta ancora d’offenderti; vuol bere fino al fondo tutta la feccia della colpa e corre quasi all’impazzata nella via del male; si precipita di colpa in colpa, disobbedisce alle tue leggi e, disconoscendoti, si ribella a Te, e quasi per farti dispetto, vuol andare all’inferno. Oh, come si sdegna la Maesta’ suprema! E Tu, o mio Gesu’, trionfando di tutto, anche dell’ostinatezza delle creature, per placare il Divin Padre, Gli fai vedere tutta la tua SS. Umanita’ lacerata, slogata, straziata in modo orribile; mostri i tuoi SS. Piedi trafitti, contorti dall’atrocita’ degli spasimi e sento la tua voce piu’ che mai commuovente come in atto di spirare, che vuol vincere per forza di amore e di dolore la creatua e trionfare sul Cuore Paterno: "Padre mio, guardami dalla testa ai piedi: non c’e’ parte sana in Me, non ho dov’altro farmi aprire alte piaghe e procurarmi altri dolori: se non Ti plachi a questo spettacolo di amore e di dolore, chi mai potra’ placarti? O creature, se non vi arrendete a tanto Amore, che speranza vi resta di convertirvi? Queste mie piaghe e questo Sangue saranno sempre voci che chiameranno dal Cielo alla Terra grazie di pentimento, perdono, compassione per voi!"

Mio Gesu’, amante Crocifisso, vedo che non ne puoi piu’; la tensione terribile che subisci sulla Croce, lo scricchiolio continuo delle tue ossa che sempre piu’ si slogano ad ogni piccolo movimento, le carni che piu’ si squarciano, la sete ardente che Ti consuma, le pene interne che Ti soffocano di amarezza, di dolore e di amore e con tanti tuoi martiri la ingratitudine umana che Ti affronta e che, come onda impetuosa, penetra fin dentro il trafitto tuo Cuore, Ti opprimono tanto, che la tua SS. Umanita’, non reggendo sotto il peso di tanti martiri, sta per finire e come delirando di amore e di patire, chiede aiuto e pieta’! Crocifisso Gesu’, possibile, Tu che reggi tutto e dai vita a tutti, chiedi poi aiuto?

Ah, come vorrei penetrare in ogni goccia del tuo preziosissimo Sangue e versare il mio per lenirti ogni piaga, per attutire e rendere meno dolorose le punture di ogni spina e in ogni pena interna del tuo Cuore per sollevare le intensita’ delle tue amarezze; vorrei darti vita per vita: se mi fosse possibile vorrei schiodarti dalla Croce per sostituirmi in vece tua; ma vedo che sono nulla e nulla posso, sono troppo insignificante, percio’ dammi Te stesso, prendero’ vita in Te e in Te daro’ Te stesso. Cosi’ contenterai le mie brame. Straziato Gesu’ vedo che la tua SS. Umanita’ finisce non per Te, ma per compiere in tutto la nostra Redenzione; hai bisogno di aiuto divino e percio’ Ti getti nelle braccia paterne e chiedi aiuto e soccorso. Oh, come il Divin Padre s’intenerisce nel guardar l’orrendo strazio della tua SS. Umanita’, il lavorìo terribile che la colpa ha fatto sulle tue SS. Membra!

E per contentare le tue brame d’amore, ti stringe al suo Cuore paterno e ti da’ gli aiuti necessari per compiere la nostra Redenzione e, mentre Ti stringe, senti nel tuo Cuore piu’ forte ripetere I colpi dei chiodi, le sferze dei flagelli, gli squarci delle piaghe, le punture delle spine. Oh, come il Padre ne resta colpito! Come si sdegna nel vedere che tutte queste pene Te le recano fin nel tuo Cuore anche anime a Te consacrate! E nel suo dolore Ti dice: "Possibile, Figlio mio, che neppure la parte da Te eletta e’ tutta con Te? Anzi pare che queste anime chiedano rifugio e nascondimento in questo tuo Cuore per amareggiarti e darti morte piu’ dolorosa, e quel che e’ piu’, tutti questi dolori che Ti danno, sono nascosti e coperti da ipocrisie. Ah Figlio, non posso piu’ contenere lo sdegno per l’ingratitudine di queste anime, le quali Mi addolorano piu’ che le altre creature tutte insieme!"

Ma Tu, o mio Gesu’, trionfando di tutto, difendi anche queste anime e fai riparo con l’amore immenso di questo tuo Cuore, alle onde delle amarezze e trafitture che queste anime Ti danno, e per placare il Padre Gli dici: "Padre mio, guarda questo mio Cuore; tutti questi dolori Ti soddisfino e quanto piu’ acerbi essi sono, altrettanto piu’ potenti siano sul tuo Cuore di Padre, per impetrare loro grazie, luce e perdono. Padre mio, non li rigettare, saranno essi i miei difensori che continueranno la mia vita sulla terra."

Vita mia, Crocifisso Gesu’, vedo che ancora agonizzi sulla Croce, non essendo ancor pago il tuo amore per dare compimento a tutto. Anch’io, si, agonizzo insieme con Te e voi tutti, Angeli, Santi, venite sul monte Calvario a mirare gli eccessi e le follie dell’amore d’un Dio! Baciamo le sue piaghe sanguinanti, adoriamole, sosteniamo quelle membra lacerate, ringraziamo Gesu’ dell’operata Redenzione, diamo uno sguardo alla trafitta Madre che tante pene e morti sente nell’Immacolato suo Cuore, per quante pene vede nel suo Figlio Dio: le sue stesse vesti ne sono intrise di Sangue; il monte Calvario n’e’ cosparso tutto; percio’ tutti insieme prendiamo questo Sangue, preghiamo la dolente Madre che si unisca a noi, dividiamoci in tutto il mondo e andiamo in aiuto a tutti. Aiutiamo i pericolanti, affinche’ non periscano, i caduti affinche’ si rialzino, quelli che stanno per cadere affinche’ non cadano; diamo questo Sangue a tanti poveri ciechi, affinche’ splenda in essi la luce della verita’; e, in modo speciale, portiamoci in mezzo ai poveri combattenti, facciamo loro da vigili sentinelle e, se stanno per cadere colpiti da piombo nemico, riceviamoli nelle nostre braccia per confortarli, e se vengono abbandonati da tutti, se sono disperati della loro triste sorte, diamo loro questo Sangue, perche’ si rassegnino e venga lenita l’atrocita’ dei dolori; e se vediamo che vi sono anime per cadere nell’inferno, diamo loro questo Sangue divino, che contiene il prezzo della Redenzione e strappiamole a satana! E mentre mi terro’ Gesu’ stretto al mio cuore per difenderlo e ripararlo da tutto, stringero’ tutti a questo Cuore, affinche’ tutti ottengano grazia efficace di conversione, forza e salvezza.

Intanto vedo, o Gesu’, che il Sangue a rivi scorre dalle tue mani e dai tuoi piedi; gli Angeli, piangenti, facendoti corona, ammirano i portenti dell’immenso tuo Amore. Vedo la tua dolce Mamma ai pie’ della Croce trafitta dal dolore, la tua cara Maddalena, il prediletto Giovanni, tutti presi da estasi di stupore, d’amore e di dolore! O Gesu’, mi unisco a Te e mi stringo alla tua Croce, prendo tutte le gocce del tuo Sangue e le verso nel mio Cuore.

Quando vedro’ la tua Giustizia irritata contro i peccatori, io, per placarti, Ti mostrerò questo Sangue. Quando vorro’ la conversione di anime ostinate nella colpa, Ti mostrero’ questo Sangue e per virtu’ di esso, non rigetterai la mia preghiera, perche’ ne ho il pegno nelle mani. Ed ora, Crocifisso mio Bene, a nome di tutte le generazioni passate, presenti e future, insieme con la tua Mamma e con tutti gli Angeli mi prostro innanzi a Te e Ti dico: "Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perche’ con la tua Santa Croce hai redento il mondo."

Riflessioni e pratiche


Gesù crocifisso ubbidisce ai carnefici, accetta con amore tutti gl’insulti e pene che gli danno. Per il grande amore che Gesù sentiva per la povera anima nostra, trovò nella Croce il suo letto di riposo; e noi in tutte le pene ci riposiamo in Lui? Con la nostra pazienza e col nostro amore possiamo dire che prepariamo un letto nel nostro cuore a Gesù?

Mentre Gesù è crocifisso, non c’è parte interna ed esterna che non senta uno speciale patire; e noi ci teniamo tutti crocifissi a Lui, almeno coi nostri sensi principali? Quando in una vana conversazione od altro simile divertimento troviamo il nostro gusto9, allora è Gesù che resta inchiodato alla croce; ma se questo medesimo gusto lo sacrifichiamo per amor suo, allora schiodiamo Gesù e c’inchiodiamo noi.

Teniamo sempre inchiodato coi chiodi della sua santissima Volontà la nostra mente, il nostro cuore, tutto l’essere nostro? Gesù, mentre è crocifisso, guarda con amore i carnefici: e noi per amor suo guardiamo con amore chi ci offende?

Tutti: Mio crocifisso Gesù, i tuoi chiodi siano fitti nel mio cuore, affinché non ci sia palpito, affetto, desiderio che non senta le punture di essi, ed il sangue che verserà questo mio cuore, sia il balsamo che lenisca tutte le tue piaghe.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Ventesima Ora
Da mezzogiorno all’1
Prima ora di agonia sulla Croce.
La prima parola di Gesù

Crocifisso mio Bene, Ti vedo sulla Croce, come sul tuo Trono di trionfo, in atto di conquistare tutto e tutti i cuori, e di attirarli tanto a Te, che tutti sentano il tuo sovrumano potere. La natura, inorridita di tanto misfatto, si prostra innanzi a Te, ed in silenzio aspetta un tuo detto, per renderti onore e far riconoscere il tuo dominio; il sole piangente ritira la sua luce, non potendo sostenere la vista di Te, troppo dolorosa. L’inferno sente terrore e, silenzioso, aspetta. Sicché tutto è silenzio: la tua trafitta Mamma, i tuoi fidi sono tutti muti e co0sì pietrificati alla vista, ahi, troppo dolorosa della tua squarciata e slogata Umanità, silenziosi aspettano una tua parola! La tua stessa Umanità che giace in un mare di dolori tra gli spasimi atroci dell’agonia, è silenziosa, tanto che si teme che da un respiro all’altro Tu muoia! Che più? Gli stessi perfidi Giudei, gli stessi spietati carnefici, che sino a poco fa Ti oltraggiavano, Ti schernivano, Ti chiamavano impostore, malfattore, gli stessi ladroni che ti bestemmiavano, tutti tacciono, ammutoliscono, il rimorso li invade, e se si sforzano di lanciarti qualche insulto, questo muore sulle loro labbra. Ma penetrando nel tuo interno, vedo che l’amore rigurgita, Ti soffoca e non puoi contenerlo; e costretto dal tuo amore, che Ti tormenta più delle stesse pene con voce forte e commovente Tu parli, dal quel Dio che sei, elevi i morenti tuoi occhi al Cielo, ed esclami: "Padre, perdona loro, ché non sanno quel che fanno!" E di nuovo ti chiudi nel silenzio immerso in pene inaudite. Crocifisso Gesù, possibile tanto amore? Ah, dopo tante pene ed insulti, la prima parola è il perdono e ci scusi innanzi al Padre di tanti peccati! Ah, questa parola la fai scendere in ogni cuore dopo la colpa e sei Tu il primo ad offrire il perdono. Ma quanti la respingono e non l’accettano; il tuo amore allora va in follie, perché Tu smaniando vuoi dare a tutti il perdono ed il bacio di pace!

A questa tua parola l’inferno trema e Ti riconosce per Dio; la natura e tutti restano attoniti e riconoscono la tua Divinità, il tuo inestinguibile amore e, silenziosi aspettano per vedere dove esso giunge. E non è solo la tua voce, ma è anche il tuo Sangue, le tue piaghe che gridano ad ogni cuore dopo il peccato: "Vieni nelle mie braccia, ché Ti perdono e il suggello del perdono è il prezzo del mio Sangue". O mio amabile Gesù, ripeti ancora questa parola a quanti peccatori stanno nel mondo; per tutti implora misericordia, per tutti applica i meriti infiniti del tuo preziosissimo Sangue, per tutti, o buon Gesù, continua a placare la divina Giustizia e concedi grazia a chi, trovandosi in atto di dover perdonare, non ne sente la forza. Mio Gesù, Crocifisso adorato, in queste tree ore di amarissima agonia Tu vuoi dare compimento a tutto, e mentre silenzioso Te ne stai su questa Croce, vedo che nel tuo interno vuoi soddisfare in tutto il Padre. Lo ringrazi per tutti, soddisfi Tu per tutti, per tutti chiedi perdono e a tutti impetri grazia che mai più Ti offendano; e per impetrare ciò dal Padre, riepiloghi tutta la tua vita dal prima istante del tuo concepimento fino all’ultimo respiro. Mio Gesù, amore interminabile, lascia che ancor io riepiloghi tutta la tua vita con Te, con l’inconsolabile Mamma, con San Giovanni e con le pie donne.

Riepiloghiamo la Vita e le pene di Gesù
Mio dolce Gesù, Ti ringrazio delle tante spine che hanno trafitto la tua adorabile testa, delle gocce di Sangue da questa versate, dei colpi che su di essa hai ricevuti e dei capelli che Ti hanno strappato. Ti ringrazio di quanto bene hai fatto e hai impetrato a tutti, dei lumi e delle buone ispirazioni che ci hai date, e di quante volte hai perdonato tutti i nostri peccati di pensieri, di superbia, di orgoglio e di propria stima.

Ti chiedo perdono a nome di tutti, o mio Gesù, de quante volte Ti abbiamo coronato di spine, di quante gocce di Sangue Ti abbiamo fatto versare dal sacratissimo tuo capo, di quante volte non abbiamo corrisposto alle tue ispirazioni; per tutti questi dolori da Te sofferti, Ti prego, o buon Gesù, d’impetrarci la grazia di non commettere mai più peccati di pensieri. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nella tua santissima testa, per darti tutta quella gloria che le creature Ti avrebbero dato se avessero fatto buon uso della loro intelligenza.



Adoro, o Gesù mio, i tuoi SS. Occhi e Ti ringrazio di quante lagrime e sangue hai versato, per le punture crudeli delle spine, per gli insulti, le derisioni e i vilipendi sostenuti in tutta la tua Passione. Ti chiedo perdono per tutti quelli che si servono della vista per offenderti e oltraggiarti, pregandoti, per i dolori sofferti nei tuoi sacratissimi occhi, a compartirci la grazia che nessuno più Ti offenda con gli sguardi cattivi. Intendo ancora offrirti tutto quello che Tu stesso soffristi nei tuoi SS. Occhi, per darti tutta quella gloria che le creature Ti avrebbero dato, se i loro sguardi fossero fissi solo al Cielo, alla Divinità e a Te, o mio Gesù.

Adoro le tue SS. Orecchie; Ti ringrazio di quanto soffristi mentre i manigoldi sul Calvario Te le assordavano con grida e scherni. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quanti discorsi cattivi si ascoltano e Ti prego che si aprano le orecchie di tutti gli uomini alle verità eterne, alle voci della Grazia e che nessuno più Ti offenda col senso dell’udito. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo SS. Udito, per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se di quest’organo avessero fatto santo uso.

Adoro e bacio, o Gesù mio, il tuo SS. Volto e Ti ringrazio di quanto soffristi per gli sputi, schiaffi e scherni ricevuti, e per quante volte Ti lasciasti calpestare dai tuoi nemici. Ti domando perdono a nome di tutti, per quante volte si è avuto l’ardire d’offenderti, pregandoti per questi schiaffi e per questi sputi di far si che da tutti venga riconosciuta, lodata, glorificata la tua Divinità; anzi, o mio Gesù, intendo io stesso andare per tutto il mondo, dall’oriente all’occidente, da mezzogiorno a settentrione, unire tutte le voci delle creature e cambiarle in altrettanti atti di lode, d’amore e di adorazione. Intendo ancora, o mio Gesù, portare a Te tutti i cuori delle creature, affinché in tutti Tu possa gettare luce, verità, amore, compatimento alla tua divina Persona; e mentre perdonerai tutti, io Ti prego di non permettere che alcuno più Ti offenda, e se fosse possibile anche a costo del mio sangue. Intendo infine offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo SS. Volto, per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se nessuno avesse ardito offenderti.

Adoro la tua santissima bocca e Ti ringrazio dei tuoi primi vagiti, di quanto latte succhiasti, di quante parole dicesti, dei baci infuocati che desti alla tua santissima Madre, del cibo che prendesti, dell’amarezza del fiele e della sete ardente che soffristi sulla Croce, delle preghiere che innalzasti al Padre, e Ti chiedo perdono per quante mormorazioni e discorsi cattivi e mondani si fanno e per quante bestemmie pronunziano le creature. Intendo offrire i tuoi santi discorsi in riparazione dei loro discorsi non buoni, la mortificazione del tuo gusto per riparare le loro golosità e tutte le offese che Ti hanno arrecato col cattivo uso della lingua. Intendo offrirti tutto ciò che soffristi nella tua SS. Bocca, per darti io tutta la gloria che le creature Ti avrebbero data, se nessuna avesse ardito offenderti col senso del gusto e con l’abuso della lingua.

O Gesù, di tutto Ti ringrazio e a nome di tutti, T’innalzo l’inno di un ringraziamento eterno, infinito. Intendo, o mio Gesù, offrirti tutto ciò che hai sofferto nella tua SS. Persona, per darti tutta la gloria che Ti avrebbero dato tutte le creature, se avessero uniformato la loro vita alla tua.

Ti ringrazio, o Gesù, per quanto hai sofferto nelle tue SS. Spalle, per quanti colpi hai ricevuto, per quante piaghe Ti sei lasciato aprire sul tuo sacratissimo Corpo e per quante gocce di Sangue hai versato. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quante volte, per amore delle comodità, Ti hanno offeso con piaceri illeciti e non buoni. Ti offro la tua dolorosa flagellazione per riparare tutti i peccati commessi con tutti i sensi, l’amore ai propri gusti, ai piaceri sensibili, al proprio io, a tutte le soddisfazioni naturali, e intendo pure offrirti tutto ciò che hai sofferto nelle tue spalle, per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero data, se in tutto avessero cercato di piacere a Te solo e di rifugiarsi all’ombra della tua divina protezione.

Gesù mio, bacio il tuo piede sinistro; Ti ringrazio di quanti passi facesti nella tua vita mortale e di quante volte stancasti le tue povere membra per andare in cerca di anime da condurre al tuo Cuore. Ti offro perciò, o mio Gesù, tutte le mie azioni, passi e movimenti, con l’intenzione di darti riparazione per tutto e per tutti. Ti chiedo perdono per quelli che non operano con retta intenzione; unisco le mie azioni alle tue per divinizzarle e le offro unite a tutte le opere che facesti con la tua SS. Umanità, per darti tutta la gloria che Ti avrebbero dato le creature, se avessero operato santamente e con fini retti.

Ti bacio, o Gesù mio, il piede destro e Ti ringrazio di quanto hai sofferto e soffri per me, specialmente iin quest’ora che sei pendente dalla Croce: Ti ringrazio per lo straziante lavorio che fanno i chiodi nelle tue piaghe, le quali si squarciano sempre più al peso del tuo sacratissimo Corpo.

Ti chiedo perdono di tutte le ribellioni e disobbedienze che commettono le creature, offrendoti i dolori dei tuoi Ss. Piedi in riparazione di queste offese, per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se in tutto fossero state soggette a Te.

O mio Gesù, bacio la tua santissima mano sinistra; Ti ringrazio di quanto hai sofferto per me, di quante volte hai placato la divina Giustizia soddisfacendo per tutto! Bacio la tua mano destra e Ti ringrazio di quanto bene hai operato e operi per tutti, in modo speciale Ti ringrazio delle opere della Creazione, delle Redenzione e della Santificazione. Ti chiedo perdono a nome di tutti, di quante volte siamo stati ingrati ai tuoi benefici, delle tante nostre opere fatte senza retta intenzione. In riparazione di tutte queste offese, intendo offrirti tutta la perfezione e santità delle tue opere, per darti tutta quella gloria che le creature Ti avrebbero dato, se avessero corrisposto a tutti questi benefici.

O Gesù mio, bacio il tuo sacratissimo Cuore e Ti ringrazio di quanto hai sofferto, desiderato e zelato per amor di tutti e per ognuno in particolare. Ti chiedo perdono di tanti desideri cattivi, affetti e tendenze non buone: perdono, o Gesù, per tanti che pospongono il tuo amore all’amore delle creature; e per darti tutta la gloria che queste Ti hanno negato, Ti offro tutto ciò che ha fatto e continua a fare il tuo adorabilissimo Cuore.

Riflessioni e pratiche


Gesù innalzato in Croce, resta sospeso senza toccare la terra; e noi cerchiamo di vivere distaccati dal mondo, dalle creature e da quanto sa di terra? Tutto deve concorrere a formare la croce sulla quale dobbiamo distenderci e rimanere sospesi come Gesù, lontani da tutto ciò che è terra, affinché le creature non si attacchino a noi.

Il penante Gesù non ha altro letto che la Croce, altro refrigerio che le piaghe e gli insulti; ed il nostro amore giunge a tanto per Gesù, da trovare riposo nel patir? Tutto ciò che facciamo, preghiere, sofferenze, ed altro, rinchiudiamolo in quelle piaghe, intingiamolo nel Sangue di Gesù e non troveremo conforto che nelle sue pene. Sicché, le piaghe di Gesù saranno le nostre, il suo Sangue lavorerà continuamente in noi per lavarci ed abbellirci e così attingeremo qualunque grazia per noi e per la salvezza delle anime. Col deposito del Sangue di Gesù nel nostro cuore, se commetteremo qualche mancanza, ma col suo Sangue ci lavi e ci tenga insieme con Lui. Se ci sentiremo deboli, pregheremo Gesù che dia un sorso del suo Sangue all’anima nostra, affinché ci dia la forza. Il dolce Gesù prega per i suoi carnefici, anzi, li scusa; e noi facciamo nostra la preghiera di Gesù, per scusare continuamente i peccatori innanzi di Gesù, per scusare continuamente i peccatori innanzi al Padre e per impetrare loro misericordi, anche per quelli che ci offendessero?

Mentre preghiamo, operiamo, camminiamo, non dimentichiamo pure le povere anime che stanno per dare l’ultimo anelito. Portiamo loro in aiuto e conforto le preghiere e i baci di Gesù, perché il suo preziosissimo Sangue le purifichi e faccia loro prendere il volo verso il Cielo.

Mio Gesù, dalle tue piaghe, dal tuo sangue voglio attingere la forza di poter ripetere in me la tua stessa vita e così potrò impetrare a tutti il bene che facesti Tu stesso.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Ventunesima Ora
Dall’1 alle 2 del pomeriggio
Seconda ora di agonia sulla Croce.
Seconda, terza e quarta parola di Gesù

Seconda parola sulla Croce


Confitto Amor mio, mentre con Te prego, la forza rapitrice del tuo amore e delle tue pene mantiene fisso il mio sguardo su di te; ma il cuore mi si spezza nel vederti tanto soffrire. Tu spasimi d’amore e di dolore e le fiamme che bruciano il tuo Cuore si elevano tanto in alto, che stanno in atto d’incenerirti; il tuo amore contenuto è più forte della stessa morte e tu, volendolo sfogare, guardando il ladrone alla tua destra, lo rubi all’Inferno: con la tua grazia gli tocchi il cuore, e quel ladro è tutto mutato, Ti riconosce, ti confessa per Dio, e tutto contrito dice: "Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno." E tu non esiti a rispondergli: "Oggi sarai con me in Paradiso"; e ne fai il primo trionfo del tuo amore. Ma nel tuo amore vedo che non è al solo ladrone che rubi il cuore, ma anche a tanti morenti! Ah, tu metti a loro disposizione il tuo Sangue, il tuo amore, i tuoi meriti ed usi tutti gli artifizi e stratagemmi divini per toccare i loro cuori e rubarli tutti a Te. Ma anche qui il tuo amore è contrastato! Quante ripulse, quante sconfidenze, quante disperazioni! E tanto il dolore, che di nuovo ti riduce al silenzio!

Intendo, o mio Gesù, riparare per quelli che disperano della divina Misericordia in punto di morte. Dolce Amor mio, ispira in Te fiducia e confidenza illuminata a tutti, specialmente a quelli che si trovano fra le strette dell’agonia; e in virtù di questa tua parola, concedi loro luce, forza e aiuto per poter morire santamente e volare da questa Terra al Cielo. Nel tuo SS. Corpo, nel tuo Sangue, nelle tue piaghe, contieni tutte, tutte, le anime, o Gesù. Per i meriti dunque di questo tuo preziosissimo Sangue, non permettere che anche un’anima sola vada perduta! Il tuo Sangue gridi ancora per tutte, insieme con la tua voce: "Oggi sarete con me in Paradiso".

Terza parola sulla Croce
Mio Gesù, Crocifisso straziato, le tue pene aumentano sempre di più: ah, su questa Croce tu sei il vero Re dei dolori; fra tante pene nessun’anima Ti sfugge, anzi dai a ciascuna la tua propria vita. Ma il tuo amore si vede contrastato dalle creature, disprezzato, non curato e, non potendo sfogare, si fa più intenso, Ti da torture indicibili; in queste torture va investigando che altro può dare all’uomo per vincerlo e ti fa dire: "Vedi, o anima, quanto ti ho amato, se non vuoi aver pietà di Te stesso, abbi pietà almeno del mio amore!" Intanto, vedendo che non hai più che dargli, avendogli dato tutto, volgi il tuo languido sguardo alla tua Mamma; anch’essa è più che morente per le tue pene, ed è tanto l’amore che la tortura, che la rende crocifissa al par di Te. Madre e Figlio V’intendete: e Tu sospiri con soddisfazione e ti conforti nel vedere che puoi dare alla creatura la tua Mamma, e, considerando in Giovanni tutto l’Umano Genere, con voce così tenera da intenerire tutti i cuori dici: "Donna, ecco il tuo figlio;" ed a Giovanni: "Ecco la Madre tua.". La tua voce scende nel suo cuore materno, ed unita alle voci del tuo Sangue continua a dire: "Madre mia, ti affido tutti i miei figli, tutto l’amore che senti per Me, sentilo per loro; tutte le tue premure e tenerezze materne siano per i miei figli; Tu me li salverai tutti". La tua mamma accetta. Intanto le pene sono così forti, che Ti riducono di nuovo al silenzio.

Intendo, o mio Gesù, riparare le offese che si fanno alla Ss. Vergine, le bestemmie e le ingratitudini di tanti che non vogliono riconoscere i benefizi che Tu hai fatto a tutti dandocela per Madre.

Come possiamo noi ringraziarti di tanto benefizio? Ricorriamo, o Gesù, alla tua stessa fonte e ti offriamo il tuo Sangue, le tue piaghe, l’amore infinito del tuo Cuore! O Vergine SS. quale non è la tua commozione nell’udir la voce del buon Gesù che Ti lascia a noi tutti per Madre?

Te ne ringraziamo, o Vergine benedetta, e, per ringraziarti come meriti, ti offriamo gli stesi ringraziamenti del tuo Gesù. O dolce Mamma, sii tu la nostra Madre, prendi cura di noi e non permettere mai che ti offendiamo anche menomamente. Tienici sempre stretti a Gesù, con le tue mani legaci tutti, tutti a Lui, in modo da non potergli sfuggire mai più. Con le tue stesse intenzioni intendo per tutti riparare le offese che si fanno al tuo Gesù ed a Te, dolce Mamma mia!

O mio Gesù, mentre Te ne stai immerso in tante pene, Tu perori maggiormente la causa della salvezza delle anime; io però non me ne starò indifferente, ma come colomba voglio spiccare il mio volo sulle tue piaghe, baciarle, lenirle e tuffarmi nel tuo Sangue, per poter dire con Te: "Anime, anime!" Voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato per ripararti e chiederti misericordia, amore e perdono per tutti.

Regna nella mia mente, o mio Gesù, e risanala in virtù delle spine che trafiggono la tua testa; e non permettere che paura alcuna entri in me. Fronte maestosa del mio Gesù ti bacio, attira tutti i miei pensieri a contemplarti, a comprenderti. Occhi dolcissimi del mio Bene, quantunque coperti di Sangue, guardatemi; guardate la mia miseria, guardate la mia debolezza, guardate il povero mio cuore e fate che possa provare gli effetti mirabili del vostro sguardo divino. Orecchi del mio Gesù, sebbene assordati dagli insulti e dalle bestemmie degli empi, ma pure intendi ad ascoltarci; deh, ascoltate le mie preghiere e non disdegnate le mie riparazioni. Sì ascolta, o Gesù, il grido del mio cuore; allora si calmerà quando me lo avrai riempito del tuo amore. Volto bellissimo del mio Gesù, mostrati, fa che io Ti veda, affinché da tutti e da tutto possa staccare il mio povero cuore. La tua bellezza m’innamori continuamente e mi tenga sempre rapito in Te. Bocca soavissima del mio Gesù parlami, risuoni sempre la tua voce in me e la potenza della tua parola distrugga tutto ciò che non è Volontà di Dio, che non è amore.

O Gesù, stendo le mie braccia al tuo collo per abbracciarti, e Tu stendimi le tue per abbracciarmi. Deh fa, o mio Bene, che sia tanto stretto questo amplesso d’amore, che nessuna forza umana, possa svincolarci, e così abbracciati, io poggerò le tue labbra, e Tu mi darai il tuo bacio di amore. Così mi farai respirare il tuo alito dolcissimo, il tuo amore, il tuo Volere, le tue pene e tutta la tua vita divina. Spalle SS. del mio Gesù, sempre forti e costanti nel patire per amor mio, date a me fortezza, costanza ed eroismo nel patire per amor suo.

O Gesù, deh, non permettere che io sia incostante nell’amore, anzi fammi parte della tua immutabilità! Petto infiammato del mio Gesù, dammi le tue fiamme: Tu non puoi più contenerle ed il mio cuore, con ansia, le cerca attraverso quel Sangue e quelle piaghe. Sono le fiamme del tuo amore, o Gesù, che più Ti tormentano; o mio Bene, fammene parte: non Ti muove a compassione un’anima così fredda e povera del tuo amore? Mani SS. del mio Gesù, voi che avete creato il Cielo e la Terra, siete ridotte a non potervi più muovere! O mio Gesù, continua la tua creazione: la creazione dell’amore. Crea in tutto il mio essere vita nuova, vita divine; pronunzia le tue parole sul povero mio cuore e trasformalo tutto nel tuo. Piedi SS. del mio Gesù, non mi lasciate mai solo, fate che io corra sempre con voi e che io non faccia un sol passo da voi lontano. Gesù, col mio amore e con le mie riparazioni intendo ristorarti delle pene che Tu soffri nei tuoi SS. Piedi.

O mio Gesù crocifisso, adoro il Sangue tuo preziosissimo, bacio una per una le tue piaghe intendendo profondere in esse tutto il mio amore, le mie adorazioni, le riparazioni più sentite. Sia il tuo Sangue per tutte le anime luce nelle tenebre, conforto nelle pene, forza nella debolezza, perdono nella colpa, aiuto nelle tentazioni, difesa nei pericoli, sostegno in morte e ali per trasportarle da questa Terra al Cielo.

O Gesù, a Te vengo e nel tuo Cuore faccio il mio nido e la mia dimora. Da dentro il tuo Cuore,o mio dolce Amore, chiamerò tutti a Te; e se qualcuno vorrà avvicinarsi per offenderti, io esporrò il mio petto e non permetterò che ti ferisca, anzi lo chiuderò nel tuo Cuore, parlerò del tuo amore e farò convertire le offese in amore.

O Gesù, non permettere ch’io esca giammai dal tuo Cuore, alimentami con le tue fiamme, dammi vita con la tua vita per poterti amare come tu stesso brami essere amato.

Quarta parola sulla Croce
Penante Gesù, mentre stretto al tuo Cuore io mi sto abbandonato numerando le tue pene, vedo che un tremito convulso invade la tua Ss. Umanità; le tue membra si dibattono come se uno si volesse distaccare dall’altro, e tra i contorcimenti, per gli atroci spasimi tu gridi forte: "Dio mio, Dio mio, perché Mi hai abbandonato?" A questo grido tutti tremano, le tenebre si fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e sviene!

Mia vita! Mio tutto! Mio Gesù, che vedo? Ah, tu sei vicino a morire, le stesse pene tanto a Te fedeli, stanno per lasciarti; ed intanto, dopo tanto patire, con immenso dolore vedi le anime non tutte incorporate in Te, anzi scorgi che molte andranno perdute e senti la dolorosa separazione di esse che si distaccano dalle tue membra. E Tu, dovendo soddisfare la Divina Giustizia anche per loro, senti la morte di ciascuna e le stesse pene che soffriranno nell’inferno, e gridi forte, a tutti i cuori: "Non Mi abbandonate; se volete più pene sono pronto, ma non vi separate dalla mia Umanità. Questa è il dolore dei dolori, è la morte delle morti; tutto il resto mi sarebbe nulla, se non subissi la vostra separazione da Me! Deh, pietà delmio Sangue, delle mie piaghe della mia morte! Questo grido sarà continuo ai vostri cuori. Deh, non Mi abbandonate!"

Amore mio, quanto mi dolgo insieme a Te! Tu affanni; la tua Ss. Testa cade già sul tuo petto, la vita Ti abbandona.

Mio Amore, mi sento morire, anch’io voglio gridare con Te "anime, anime!" Non mi distaccherò da questa Croce, da queste piaghe, per chiederti anime, e se Tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò delle tue pene, affincheé non mi sfuggano e, se mi fosse possibile, mi vorrei mettere sulla porta dell’inferno per fare indietreggiare le anime ivi destinate e condurle al tuo Cuore. Ma tu agonizzi e taci ed io piango la tua vicina morte. O mio Gesù, Ti compatisco, stringo il tuo Cuore forte al mio, lo bacio e lo guardo con tutta la tenerezza di cui son capace e, per darti un son capace e, per darti un sollievo maggiore, faccio mia la tenerezza divina e con questa intendo compatirti, cambiare il mio cuore in fiume di dolcezza e versarlo nel tuo per raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. È doloroso purtroppo questo tuo grido, o mio Gesù; più che l’abbandono del Padre, è la perdita della anime, che si allontanano da Te, che fa sfuggire dal tuo Cuore questo doloroso lamento! O mio Gesù, aumenta in tutti la grazia, affinché nessuno si perda, e sia la mia riparazione a pro di quelle anime che si dovrebbero perdere, perché non vadano perdute.

Ti prego ancora, o mio Gesù, per questo estremo abbandono, a dare aiuto a tante anime amanti, che per averle compagne nel tuo abbandono, par che le privi di Te, lasciandole nelle tenebre. Siano o Gesù, le pene di queste come preci che chiamino le anime a Te vicino e Ti sollevino nel tuo dolore.

Riflessioni e pratiche


Gesù perdona il buon ladrone, e con tanto amore, che subito se lo porta con Sè in Paradiso; e noi, preghiamo sempre per le anime dei tanti morenti che hanno bisogno di una prece, perché si chiuda loro l’inferno e si aprano le porte del Cielo?

Le pene di Gesù sulla Croce crescono, ma dimentico di Sé stesso, prega sempre per noi; non lascia nulla per Sé e dà tutto a noi, fin la sua Santissima Madre, facendone dono il più caro che avesse il suo Cuore. E noi diamo tutto a Gesù?

In tutto ciò che facciamo: preghiere, azioni ed altro, mettiamo sempre l’intenzione di assorbire nuovo amore in noi, per poter poi ridare tutto a Lui? Dobbiamo assorbirlo per darlo, affinché tutto ciò che facciamo porti l’impronta dell’operato di Gesù.

Quando il Signore ci dona fervore, luce, amore, ce ne serviamo a bene degli altri? Cerchiamo di rinchiudere le anime in questa luce e in questo fervore per premurare il Cuore di Gesù a convertirle? Oppure egoisti ci teniamo per noi soli le sue grazie?

O mio Gesù, ogni piccola scintilla d’amore che sento nel mio cuore diventi un incendio che consumi tutti i cuori delle creature e le rinchiuda nel tuo Cuore.

Che uso facciamo del gran dono che ci fece della sua Mamma? Facciamo nostro l’amore di Gesù, le tenerezze di Gesù e tutto ciò che faceva Gesù, per rendere contenta la Mamma sua? Possiamo dire che la nostra divina Madre trova in noi il contento che trovava in Gesù? Stiamo sempre a Lei vicini come figli fedeli, l’ubbidiamo, imitiamo le sue virtù? Cerchiamo tutti i modi per non sfuggire al suo sguardo materno, affinché ci tenga sempre stretti a Gesù? In tutto ciò che facciamo chiamiamo gli sguardi della Madre celeste a guidarci, per poter agire santamente, da veri figli, sotto il suo pietoso sguardo? E per poterle dare il contento come glielo dava il Figlio suo, chiediamo a Gesù tutto l’amroe che portava alla sua santissima Madre, la gloria che le dava continuamente, le tenerezza e tutte le sue finezze d’amore; tutto cio facciamolo nostro e diciamo alla celeste Mamma: Abbiamo in noi Gesù, e per renderTi contenta e perpoter trovare in noi ciò che trovavi in Gesù, diamo tutto a Te. Inoltre Mamma bella, vogliamo ancor noi dare a Gesù tutti i contenti che trovava in Te, perciò vogliamo entrare nel tuo Cuore e prendere il tuo amore, tutti i tuoi contenti, tutte le tue tenerezze e premure materne, peer darli tutti a Lui. Mamma nostra, le tuemani materne siano le dolci catene che ci tengano legati a Te e a Gesù.

Gesù non si risparmia in nulla: amandoci con amore sommo, vorrebbe salvarci tutti e, se fosse possibile, vorrebbe strappare dall’inferno tutte le anime anche a subirne tutte le pene. Ciò non pertanto vede che a via di sforzi le anime vogliono svincolarsi dalle sue braccia e, non potendo contenere il suo dolore, esclama: "Dio mo, dio mio perché mi hai abbandonato?" E noi possiamo dire, che il nostro amore verso le anime è simile a quello di Gesù? Le nostre preghiere, le nostre pene, tutti i nostri più piccoli atti sono uniti agli atti, alle preghiere di Gesù, per strappare anime dall’inferno? Come compatiamo Gesù in questo suo immenso dolore? Se la nostra vita si potesse consumare in olocausto continuo, non sarebbe bastante a compatire questo dolore. Ogni piccolo atto, pena, pensiero che facciamo uniti a Gesù, poò servire a strappare anime perché non cadano nell’Inferno. Uniti con Gesù avremo nelle nostre mani il suo stesso potere; se invece non faremo i nostri atti uniti con Lui, essi non serviranno a impedire che neppure un’anima sola vada all’inferno.

Amor mio e mio tutto, tienimi stretto al tuo Cuore, affinché senta subito quanto il peccatore Ti addolora nel distaccarsi da Te e così poter far subito la mia parte. O mio Gesù, il tuo amore leghi il mio cuore, affinché bruciato dal tuo fuoco, possa sentire l’amore che tu stesso avesti per le anime. Quando soffro dolori, pene, amarezze, allora, o Gesù, sfoga la tua giustizia su di me, e prendi la soddisfazione che vuoi; ma il peccatore, o Gesù, sia salvo e le mie pene siano vincolo che leghino Te e il peccatore e la mia anima abbia la consolazione di vedere la tua Giustizia soddisfatta.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Ventiduesima Ora
Dalle 2 alle 3 del pomeriggio
Terza ora di agonia sulla Croce.
Quinta, sesta e settima parola di Gesù. La morte di Gesù

Quinta parola sulla Croce
O mio Crocifisso moribondo, abbracciato alla Croce, sento il fuoco che brucia tutta la tua SS. Persona; il Cuore Ti batte sì forte, che, sollevandoti le costole, Ti tormenta in modo sì straziante e orribile, che tutta la tua SS. Umanità subisce una trasformazione da renderti irriconoscibile. L’amore da cui è avvampato il tuo Cuore tutto ti dissecca e brucia; e Tu, non potendo contenerlo, senti forte il tormento, non solo della sete corporale, per lo spargimento di tutto il tuo Sangue, ma molto più della sete ardente della salute delle anime nostre. Tu, come acqua vorresti berci per metterci tutti in salvo dentro di Te, perciò raccogliendo le tue affievolite forze, gridi: "Ho sete". Ah, questa voce la ripeti ad ogni cuore: "Ho sete della tua volontà, dei tuoi affetti, dei tuoi desideri, del tuo amore; acqua più fresca e dolce non puoi darmi, che la tua anima. Deh, non farmi bruciare. Ho sete ardente, per cui non solo Mi sento bruciare la lingua e la gola, tanto che non posso più articolare parola, ma Mi sento anche disseccare il Cuore e le viscere. Pietà della mia sete, pietà!" E come delirante per la gran sete, Ti abbandoni alla Volontà del Padre.

Ah, il mio cuore non può più vivere nel vedere l’empietà dei tuoi nemici che, invece di acqua, Ti danno fiele e aceto, e Tu non li rifiuti! Ah, comprendo, è il fiele di tante colpe, è l’aceto delle nostre passioni non domate che vogliono darti, e che invece di ristorarti Ti bruciano di più. O mio Gesù, ecco il mio cuore, i miei pensieri, i miei affetti, ecco tutto il mio essere affinché Ti disseti e dia un ristoro alla tua bocca arsa ed amareggiata.

Tutto quello che ho, tutto quello che sono, tutto è per Te, o mio Gesù. Se fossero necessarie le mie pene per poter salvare anche una sola anima, eccomi, io son pronto a tutto soffrire: a Te io mi offro interamente, fa’di me ciò che a Te meglio piacerà.

Intendo riparare il dolore che Tu soffri per tutte le anime che si perdono e la pena che Ti danno quelle, alle quali, mentre Tu permetti le tristezze, gli abbandoni, esse invece di offrirli a Te, come ristoro alla cocente sete che Ti divora, si abbandonano a se stesse e così Ti fanno penare di più.

Sesta parola sulla Croce
Morente mio Bene, il mare interminabile delle tue pene, il fuoco che Ti consuma e più che tutto il Volere supremo del Padre, che vuole che Tu muoia, non ci fanno più sperare che Tu possa continuare a vivere. Ed io come potrò vivere senza di Te? Gile forze Ti mancano, gli occhi si velano, il volto si trasforma e si copre di pallore mortale, la bocca è semiaperta, il respiro affannoso ed interrotto, tanto che non vi è più speranza che ti possa rianimare. Al fuoco che Ti brucia, sottentra un gelo ed un sudore freddo che Ti bagna la fronte. I muscoli e i nervi si contraggono sempre di più per l’acerbità dei dolori e per le trafitture dei chiodi; le piaghe si squarciano ancora ed io tremo, mi sento morire. Ti guardo, o mio Bene e vedo scendere dai tuoi occhi le ultime lagrime, foriere della vicina morte, mentre a stento fai sentire ancora una parola: "Tutto è consumato".

O mio Gesù, già tutto hai esaurito, altro non Ti resta; l’amore è giunto al suo termine. Ed io mi son consumato tutto del tuo amore? Qual ringraziamento non dovrò io renderti, qual non dovrà essere la mia gratitudine per Te? O mio Gesù, intendo riparare per tutti, riparare le incorrispondenze al tuo amore e consolarti degli affronti che ricevi dalle creature, mentre Ti stai consumando d’amore sulla Croce.

Settima parola sulla Croce
Mio Crocifisso spirante, Gesù, già stai per dare gli ultimi aneliti della vita mortale; la tua Ss. Umanità è già irrigidita; il Cuore sembra che più non Ti batte. Con la Maddalena mi abbraccio ai tuoi piedi e vorrei, se fosse possibile, dare la mia vita per animare la tua.

Intanto, o Gesù, vedo che riapri i tuoi occhi moribondi e guardi intorno alla Croce, come se volessi dare l’ultimo addio a tutti. Guardi la tua morente Mamma che non ha più moto e voce, tante sono le pene che sente, e dici: "Addio, Mamma, Io parto, ma ti terrò nel mio Cuore; Tu abbi cura dei miei e dei tuoi figli." Guardi la piangente Maddalena, il fidato Giovanni e gli stessi tuoi nemici, e con i tuoi sguardi dici loro: "Io vi perdono, vi do il bacio di pace." Il tuo sguardo niente sfugge; da tutti ti licenzi e perdoni a tutti, poi raccogli tutte le tue forze e con voce forte e tonante gridi: "Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio". E chinato il capo, spiri.

Mio Gesù, a questo grido la natura tuta si sconvolge e piange la tua morte, la morte del suo Creatore! La terra trema forte e col suo tremito par che pianga e voglia scuotere gli animi a riconoscerti per vero Dio. Il velo del Tempio si squarcia, i morti risorgono, il sole, che fin’ora ha pianto le tue pene, ha ritirato con orrore la sua luce. I tuoi nemici a questo grido s’inginocchiano, si percuotono il petto e dicono: "Veramente costui è il Figlio di Dio"; e la tua Madre, impietrita e morente, soffre pene più dure della morte.

Morto mio Gesù, con questo grido Tu metti anche noi tutti nelle mani del Padre, perché non ci rigetti; perciò gridi forte non solo con la voce, ma con tutte le tue pene e con le voci del tuo Sangue: "Padre, nelle tue mani metto il mio spirito e tutte le anime". Mio Gesù, anch’io mi abbandono in Te e dammi grazia di morire tutto nel tuo amore, nel tuo Volere, pregandoti di non permettere mai né in vita né in morte, ch’io esca dalla tua SS. Volontà. Intendo intanto riparare per tutti quelli che non si abbandonano perfettamente alla tua Ss. Volontà, perdendo così, o menomando il prezioso frutto della tua Redenzione. Qual non è il dolore del tuo Cuore, o mio Gesù, nel vedere tante creature che sfuggono dalle tue braccia e si abbandonano a se stesse? Pietà per tutti, o mio Gesù, pietà per me. Bacio la tua testa coronata di spine e ti chiedo perdono di tanti miei pensieri di superbia, di ambizione e di propria stima e ti prometto che ogni qual volta mi verrà un pensiero che non sia tutto per Te, o Gesù, e mi troverò nelle occassioni di offenderti, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù, bacio i tuoi begli occhi bagnati ancora di lacrime e coperti di Sangue raggrumito e Ti chiedo perdono di quante volte ti offesi con gli sguardi cattivi e immodesti; ti prometto che ogni qual volta i miei occhi saranno portati a guadare cose di terra, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù mio, bacio le tue sacratissime orecchie assordate fin negli ultimi momenti da insulti e orribili bestemmie e Ti chiedo perdono di quante volte ho ascoltato o ho fatto ascoltare discorsi che ci allontanano da Te; di tanti discorsi cattivi che fanno le creature; e Ti prometto che ogni qual volta mi troverò nell’occasione di udire discorsi che non convengono, "Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù mio, bacio il tuo SS. Volto, pallido, livido e sanguinante e ti domando perdono dei tanti disprezzi, affronti e insulti che ricevi da noi, vilissime creature, coi nostri peccati; io Ti prometto che ogni qual volta mi verrà la tentazione di non dare a Te tutta la gloria, l’amore e l’adorazione a Te dovuta, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù mio, bacio la tua sacratissima bocca arsa e amareggiata. Ti chiedo perdono di quante volte Ti ho offeso coi miei discorsi cattivi, di quante volte ho concorso ad amareggiarti e ad accrescere la tua sete; Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di far discorsi che potrebbero offenderti, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù mio, bacio il tuo SS. Collo e vedo ancora i segni delle catene e delle funi che Ti hanno oppresso; Ti domando perdono di tanti legami e di tanti attacchi delle creature che hanno accresciuto funi e catene al tuo sacratissimo collo; e Ti prometto che ogni qual volta mi sentirò turbato da attacchi, desideri e affetti che non saranno per Te, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

Gesù mio, bacio le tue SS. Spalle e Ti chiedo perdono di tante illecite soddisfazioni, perdono di tanti peccati commessi con tutti i cinque sensi del nostro corpo; Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di prendermi qualche piacere o soddisfazione che non sia per la tua gloria, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

Gesù mio, bacio il SS. Petto e Ti chiedo perdono di tante freddezze, indifferenze, tiepidezze e ingratitudini orrende che ricevi dalle creature e Ti prometto che ogni qual volta mi sentirò raffreddare nel tuo amore, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

Gesù mio, bacio le tue sacratissime mani; Ti chiedo perdono di tutte le opere cattive e indifferenti, di tanti atti malignati dall’amor proprio e dalla propria stima. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di non operare per il tuo solo amore, griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù mio, bacio i tuoi SS. Piedi e Ti domando perdono di tanti passi, di tante vie battute senza la retta intenzione, per tanti che si allontano da Te per andare in cerca dei piaceri della terra. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di scostarmi da Te griderò subito: "Gesu e Maria, vi raccomando l’anima mia".

O Gesù mio, bacio il tuo sacratissimo Cuore ed in esso, con l’anima mia, intendo chiudervi tutte le anime da Te redente, perché tutte siano salve, nessuna esclusa.

O Gesù, serrami nel tuo Cuore, e chiudimi le porte in modo che io non abbia a vedere altro che Te. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di voler uscire da questo Cuore, io griderò subito: "Gesù e Maria, a Voi dono il cuore e l’anima mia".

Riflessioni e pratiche


Gesù brucia dalla sete, e noi bruciamo d’amore per Gesù? I nostri pensieri, i nostri affetti hanno sempre il fine di ristorare la sua sete ardente?

L’assetato Gesù non potendo sostenere la sete che Lo brucia soggiunge: "Gutto è consumato!". Gesù dunque si è consumato tutto per noi, e noi, in ogni cosa, ci sforziamo di essere una continua consumazione d’amore per Gesù? Ogni atto, parola e pensiero portavano Gesù verso la consumazione; ed ogni nostro atto, parola, pensiero ci spingono a consumarci per amore di Gesù?

O Gesù, dolce mia vita, il tuo alito consumato soffi sempre nel mio povero cuore per poter ricevere l’impronta della tua consumazione.

Gesù, sulla Croce compie in tutto la Volontà del Padre e spira con un atto perfetto d’abbandono nella sua SS. Volontà; e noi compiamo in tutto la Volontà di Dio? Ci abbandoniamo perfettamente nel suo Volere senza guardare se ci viene bene o male, contenti solo di trovarci abbandonati nelle sue braccia santissime? Il morire a noi stessi è continuo per amore di Gesù? Possiamo dire che pur vivendo, non viviamo, che siamo morti a tutto, per vivere solo non della nostra vita, ma della vita di Gesù?

Cioè tutto ciò che facciamo che pensiamo, che desideriamo, che amiamo, richiama in noi il vivere di Gesù, per far morire la nostra parola, il nostro passo, il nostro desiderio, il nostro pensiero tutto in Gesù?

O mio Gesù, la mia morte sia una morte continua per amor tuo ed ogni morte che subisco sia una vita che intendo dare a tutte le anime.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Ventitreesima Ora
Dalle 3 alle 4 del pomeriggio
Gesù morto è trapassato con un colpo di lanci.
La deposizione dalla Croce

Morto mio Gesù, la natura tutta ha mandato un grido di dolore al tuo spirare ed ha pianto la tua dolorosa morte, riconoscendoti per suo Creatore. Gli Angeli a mille a mille sorvolano intorno alla Croce e piangono la tua morte; Ti adorano vero nostro Dio e Ti accompagnano al Limbo, dove vai a beatificare tante anime che da secoli e secoli Ti sospirano ardentemente. Morto mio Gesù, io non so distaccarmi dalla tua Croce, né mi sazio di baciare e ribaciare le tue SS. Piaghe, che mi parlano eloquentemente di quanto mi hai amato; nel vedere gli orrendi squarci, la profondità delle tue piaghe, tanto che scoprono le tue ossa, ahi, mi sento morire! Vorrei tanto piangere su queste piaghe, da lavarle con le mie lagrime; vorrei tanto amarti, da risanarti tutto col mio amore e restituire alla tua irriconoscibile Umanità, la tua naturale bellezza; vorrei svenarmi per riempire le tue vuotate vene del mio sangue e richiamarti a vita.

O mio Gesù, che non può l’amore? L’amore è vita, ed io col mio amore voglio darti vita e, se non basta il mio,dammi il tuo amore e col tuo amore tutto portò; sì, potrò dar vita alla tua SS. Umanità. O mio Gesù, anche dopo morto vuoi mostrarmi che mi ami, attestarmi il tuo amore e darmi un rifugio, un ricetto nel tuo sacrato Cuore; perciò, un soldato, spinto da forza suprema, per assicurarsi della tua morte, con una lancia Ti squarcia il Cuore, aprendoti una piaga profonda; e Tu, Amor mio, versi le ultime gocce di Sangue ed acqua che contiene il tuo infuocato Cuore.

Ah, quante cose mi dice questa piaga aperta dall’amore! E se la tua bocca è muta, mi parla il tuo Cuore e sento che dice: "Figlio mio, dopo aver dato tutto, da questa lancia ho voluto farmi aprire un ricovero per tutte le anime in questo mio cuore. Esso, aperto, griderà continuamente a tutti: Venite in me se volete essere salvi. In questo Cuore troverete la santità e vi farete santi, troverete il sollievo nelle afflizioni, la forza nella debolezza, la pace nei dubbi, la compagnia negli abbandoni. O anime che mi amaate, se volete amarmi davvero, venite a dimorare sempre in questo Cuore; qui troverete il vero amore per amarmi e fiamme ardenti per bruciarvi e consumarvi tutte d’amore. Tutto è accentrato in questo Cuore: pui si contengono i Sacramenti, qui la mia Chiesa, qui la vita della mia Chiesa e la vita di tutte le anime. In esso sento anche le profanazioni che si fanno alla mia Chiesa, le trame dei nemici, le saette che le lanciano, i miei figli conculcati, perché non cè offesa che questo mio Cuore non senta. Perciò figlio mio, la tua vita sia in questo mio Cuore; difendimi, riparami, conducimi tutti in esso".

Amor mio, se una lancia ha ferito il tuo Cuore per me, ti prego, che anche Tu con le tue mani ferisca il cuor mio, i miei affetti, i miei desideri, tutto me stesso; non ci sia cosa in me che non resti ferita dal tuo amore. Tutto unisco alle pene strazianti della nostra cara Mamma, la quale, per il dolore nel vedere squarciare il tuo Cuore, cade in delirio di dolore ed amore e, quale colomba vola in Essa a prendere il primo posto, per essere la prima riparatrice, la Regina dello stesso tuo Cuore, la mezzana fra Te e le creature. Anch’io con la mia Mamma voglio volare nel tuo Cuore per sentire come Essa Ti ripara e ripetere le sue riparazioni per tutte le offese che Tu ricevi. O mio Gesù, in questo tuo Cuore ferito io ritroverò la mia vita; sicché qualunque cosa sarò per fare, l’attingerò sempre da esso. Non più darò vita ai pensieri, ma se questi vita vorranno, prenderò i tuoi. Non più vita avrà il mio volere, ma se vita vorrà prenderò la tua SS. volontà; non più avrà vita il mio amore, se vita vorrà prenderò il tuo amore. O mio Gesù, tutta la tua vita è mia, questa è la tua Volontà, questo è il mio volere.

Gesù è deposto dalla Croce
Morto mio Gesù, vedo che i tuoi discepoli si affrettano a deporti dalla Croce; Giuseppe e Nicodemo finora rimasti occulti, ora con coraggio, senza nulla temere, vogliono darti onorevo0le sepoltura e perciò prendono martelli e tenaglie per compiere il sacro e mesto schiodamento dalla Croce, mentre la tua trafitta Madre stende le sue braccia materne per riceverti nel suo grembo.

Mio Gesù, mentre Ti schiodano, voglio anch’io aiutare i tuoi discepoli a sostenere il Tuo SS. Corpo e con i chiodi che ti tolgono, inchiodami tutto a Te, e con la tua santa Madre voglio adorarti e baciarti e poi chiudermi nel tuo Cuore per non uscirne mai più.

Riflessioni e pratiche


Gesù, dopo la sua morte volle che per nostro amore fosse ferito da una lancia; e noi ci facciamo ferire in tutto dall’amore di Gesù? Oppure ci facciamo ferire dall’amore delle creature, dai piaceri e dall’attacco a noi stessi? Anche le freddezze, le oscurità, le mortificazioni interne ed esterne sono ferite che il Signore fa all’anima; se non le prediamo dalle mani di Dio, ci feriamo da noi stessi, e le nostre ferite accrescono le passioni, le debolezze, la propria stima e, in una parole, ogni male. Invece se le prediamo come ferite fatte da Gesù, in queste ferite Egli ci metterà il suo amore, le sue virtù, la sua somiglianza, che ci faranno meritare i suoi baci, le sue carezze e tutti gli stratagemmi d’un amore divino. Queste ferite saranno voci continue che Lo chiameranno e Lo costringeranno a dimorare con noi continuamente.

O mio Gesù, la tua lancia sia la mia guardia che mi difenda da qualunque ferita della creature.

Gesù si fa deporre dalla Croce, nelle braccia della Mamma, e noi deponiamo nelle mani della nostra Mamma tutti i nostri timori, i nostri dubbi, le nostre ansie? Gesù, riposò nel grembo della divina Madre, e noi facciamo riposare Gesù allontanando i nostri timori, le nostre agitazioni? Mamma mia, colle tue mani materne togli dal mio cuore tutto ciò che possa impedire che Gesù riposi in me.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

Ventiquattresima Ora
Dalle 4 alle 5 del pomeriggio
La sepoltura di Gesù.
Maria Santissima desolata

Mio Gesù, la prima a riceverTi nel suo grembo, deposto dalla Croce, è la Madre tua Addolorata; e fra le sue braccia il tuo capo trafitto dolce­mente riposa. O dolce Mamma, non disdegnare di avermi in tua com­pagnia, e insieme con Te fa che io possa prestare gli ultimi uffici al mio amato Gesù. Madre mia dolcissima, è vero che Tu mi superi nell'amore e nella delicatezza per toccare il mio Gesù, ma io procurerò d'imitarTi nel miglior modo possibile, per compiacerGli in tutto. Perciò insieme alle tue SS. mani voglio anche con le mie estrarre tutte le spine che cir­condano la Sua testa adorata, ed intendo unire le mie alle tue profonde adorazioni.

Celeste Mamma, già le tue mani si accingono a togliere il Sangue aggru­mito dagli occhi di Gesù, da quegli occhi che un giorno davano luce a tutto il mondo, ed ora sono oscurati e spenti. O Mamma, a Te mi uni­sco, baciamoli insieme, e profondamente adoriamoli! Vedo le orecchie del mio Gesù intrise di Sangue, peste dagli schiaffi, lacerate dalle spine; prestiamo, Madre, le nostre adorazioni a quelle orecchie che più non odono, e che hanno pure tanto sofferto per richiamare tante anime sorde ed ostinate alle voci della grazia. O dolce Mamma vedo il tuo volto lacrimoso e addolorato nel mirare il Volto dell'addolorato Gesù; unisco il mio dolore al tuo, e insieme togliamoGli il fango e gli sputi che l'han­no così deformato, e adoriamo quel Volto di maestà divina che innamo­rava Cielo e Terra, e che ora non dà più segno di vita!

Baciamo insieme, o dolce Mamma, la sua bocca; quella bocca divina, che con la soavità della sua parola tante anime ha attirato al suo Cuore! Madre, con la tua stessa bocca intendo baciare quelle labbra livide ed insanguinate, e profondamente le adoro.

Dolce Mamma mia, insieme con Te voglio baciare e ribaciare l'adora­bile Corpo del mio Gesù, ridotto tutto una piaga; insieme con Te metto le mie mani per rinsaldare quei pezzi di carne da esso pendenti e pro­fondamente adoriamolo.

Baciamo, o Madre, quelle mani creatrici, che tanti prodigi hanno opera­to per noi, quelle mani traforate, contorte, già fredde e irrigidite dalla morte!

O dolce Mamma, racchiudiamo in queste sacrosante ferite la sorte di tutte le anime: Gesù risorgendo le troverà qui messe da Te e nessuna andrà perduta. 0 Madre, insieme adoriamo queste profonde ferite a nome di tutti, e insieme con tutti.

O Celeste Mamma, già Ti accingi a baciare i Piedi del povero Gesù. Quanto sono strazianti queste ferite! I chiodi hanno portato via parte della carne e della pelle, e il peso del sacratissimo Corpo li ha orribil­mente squarciati! Baciamo insieme queste ferite, adoriamole profonda­mente. In esse rinchiudiamo tutti i passi dei peccatori, affinché, cammi­nando, sentano il passo di Gesù che da vicino li segue, e così non ardi­scano di offenderlo.

Ti vedo, o dolce Mamma, fissare il Cuore aperto dell'adorato Gesù. Deh, seppelliscimi e chiudimi in esso e fi depositando il mio cuore e la mia vita, rimarrò nascosto fino all'eternità. Dammi il tuo amore, o Mamma, per amare Gesù, dammi il tuo dolore per patire e perorare per tutti e riparare qualunque offesa si fa a questo Cuore!

Ricordati o Mamma, che come seppellisci Gesù, con le tue stesse mani voglio essere con lui seppellito anch'io, affinché poi possa risorgere con Lui, e con tutto ciò ch'è suo. Così sia.

Ed ora anche a Te, o amorosissima Madre, il mio tributo figliale. Ti compatisco assai, e con tutta l'effusione del mio povero cuore, se fosse pos­sibile, vorrei riunire tutti i palpiti, tutti i desideri, tutte le vite delle crea­ture e prostrarli innanzi a Te, in atto di compatimento e di amore.

Ti compatisco per l'estremo dolore da Te sofferto nel vedere Gesù morto, coronato di spine, straziato dalle battiture e dai chiodi; nel vede­re quegli occhi che più non Ti guardano, quelle orecchie che più non ascoltano la tua voce, quella bocca che più non Ti parla, quelle mani che più non Ti accarezzano, quei piedi che non più Ti seguiranno. Se fosse possibile, vorrei offrirTi il Cuore dello stesso Gesù, riboccante d'amore, per compatirTi, come meriti, e per dare un sollievo ai tuoi acerbissimi dolori.

A MARIA DESOLATA

Dolente Mamma mia, vedo che ti disponi all’ultimo sacrificio di dover dare sepoltura al tuo morto Figlio Gesù. Rassegnatissima al Volere di Dio, Lo accompagni e con le tue stesse mani Lo deponi nel sepolcro; ma mentre componi quelle membra e fai per dargli l’ultimo addio e l’ultimo bacio, per il dolore Ti senti strappare il Cuore dal petto. L’amore T’inchioda su quelle membra e per forza d’amore e di dolore la tua vita sta per spegnersi insieme col tuo estinto Figlio. Povera Mamma, come farai senza di Gesù? È la tua Vita, il tuo tutto; eppure è il Volere dell’Eterno che così vuole. Dovrai combattere con due potenze insormontabili: l'Amore e il volere Divino. L'Amore T'inchioda, in modo da non poter separarti; il Volere Divino s’impone e vuole il sacrificio. Povera Mamma, come farai? Quanto ti compatisco! Deh, Angeli del Cielo, venite a sollevarla dalle membra irrigidite di Gesù, altrimenti morirà!

Ma, o portento, mentre pareva estinta insieme con Gesù, sento la sua voce tremante ed interrotta dai singhiozzi, che dice: "Figlio amato, Figlio, era questo l’unico sollievo che Mi restava e che dimezzava le mie pene, la tua SS. Umanità, sfogarmi su queste piaghe, adorarle, baciarle. Ora anche questo Mi viene tolto, perché il Voler Divino così vuole ed Io Mi rassegno; ma sappi, Figlio, che lo voglio e non posso. Al solo pensiero di farlo Mi mancano le forze e la vita Mi sfugge. Deh, permettimi, o figlio, per poter avere vita e forza di separarmi, che rimanga sepolta tutta in Te e che prenda per Me la tua vita, le tue pene, le tue riparazioni e tutto ciò che sei Tu. Ah, solo uno scambio di vita tra Te e Me Può darmi forza per compiere il sacrificio di separarmi da Te!"

Così decisa, afflitta Mamma mia, vedo che di nuovo passi su quelle membra e deponi nella testa di Gesù la tua; baciandola racchiudi in Essa i tuoi pensieri e prendi per te le sue spine, i suoi afflitti ed offesi pensieri e tutto ciò che ha sofferto nella sua SS. Testa. Oh, come vorresti animare l’Intelligenza di Gesù con la tua, per poter dare vita per vita! Già Ti senti incominciare a rivivere, con aver preso nella tua mente i pensieri e le spine di Gesù.

Addolorata Mamma, Ti vedo baciare gli occhi spenti di Gesù e mi sento trafitto nel vedere che Gesù più non ti guarda. Quante volte i suoi sguardi Ti riempivano di Paradiso e ti facevano risorgere da morte a vita, ed ora, non vedendoti guardata, Ti senti morire! Perciò negli occhi di Gesù deponi i tuoi e prendi per Te i suoi, le sue lacrime ed amarezze nel vedere le offese delle creature, i tanti insulti e disprezzi.

Ma vedo, trafitta Mamma mia, che baci le sue Ss. Orecchie e Lo chiami e richiami dicendo: "Figlio mio, possibile che più non Mi ascolti, Tu che ad ogni mio piccolo cenno Mi sentivi? Ed ora piango, ti chiamo e non Mi ascolti? Ah, l’amore è il più crudele tiranno! Tu eri per Me più che la mia stessa vita, ed ora dovrò sopravvivere a tanto dolore? Perciò, o figlio, lascio nel tuo udito il mio e prendo per Me ciò che ha sofferto il tuo udito SS., l’eco di tutte le offese che in esso risuonavano; solo questo Mi può dare vita, le tue pene, i tuoi dolori". E mentre dici così, è tanto il dolore e le strette al cuore, che perdi la voce e resti senza moto. Povera Mamma mia, povera Mamma mia, quanto ti compatisco! Quante morti crudeli non subisci!

Ma il Volere Divino s’impone e ti mette in moto e Tu guardi il suo SS. Volto, lo baci ed esclami: "Adorato Figlio, come sei sfigurato! Ah, se l’amore non Mi dicesse che sei il Figlio mio, la mia Vita, il mio tutto, non più ti riconoscerei, tanto sei irriconoscibile! La tua bellezza si è trasformata in deformità, le tue guance in lividure e la luce, la grazia del tuo volto — che vederti e rimanere beatificata era lo stesso — si è convertita in pallore di morte, o Figlio amato. Figlio, come sei ridotto! deh brutto lavorio ha fatto il peccato sulle tue SS. Membra! Ah, come la tua indivisibile Mamma vorrebbe restituirti la tua primiera bellezza! Voglio fondere il mio volto nel tuo e prendere per Me il tuo, e gli schiaffi, gli sputi, i disprezzi e tutto ciò che hai sofferto nel tuo Volto SS. Ah, Figlio, se Mi vuoi viva, dammi le tue pene, altrimenti Io muoio!"

Ed è tanto il tuo dolore, che ti soffoca, Ti tronca la parola e resti come estinta sul Volto di Gesù. Povera Mamma, quanto ti compatisco! Angeli miei, venite a sollevare la Mamma mia; il suo dolore è immenso, La inonda, La soffoca e non Le resta più vita né forza. Ma il Volere Divino, infrangendo queste onde, Le ridà la vita.

Sei già sulla bocca di Gesù e, baciandola, Ti senti amareggiare le labbra dal fiele che ha tanto amareggiato la sua bocca e singhiozzando continui: "Figlio, dì un’ultima parola alla tua Mamma. Possibile che non dovrò più ascoltare la tua voce? Tutte le parole che Mi hai detto in vita, come tante frecce Mi feriscono il Cuore di dolore e di amore, ed ora, vedendoti muto, si rimettono in moto nel mio lacerato Cuore, Mi danno tante morti e a viva forza vorrebbero strappare un’ultima tua parola. Ma non avendola, Mi straziano e Mi dicono: Sicché non più Lo ascolterai, non sentirai più il suo dolce accento, la melodia della sua parola creatrice! Tanti Paradisi creava in Me per quante parole diceva. Ah, il mio Paradiso è finito e non avrò altro che amarezze! Ah, figlio, voglio darti la mia lingua per animare la tua. Dammi ciò che tu hai sofferto nella tua SS. Bocca, l’amarezza del fiele, la tua sete ardente, le tue riparazioni e preghiere; e sentendo così la tua voce per mezzo di queste, il mio dolore sarà più sopportabile e la tua Mamma potrà vivere mediante le tue pene".

Mamma straziata, vedo che ti affretti, perché quelli che ti stanno intorno vogliono chiudere il sepolcro e, quasi di volata prendi le mani di Gesù fra le tue, le baci, Te le stringi al cuore e, deponendo le tue mani nelle sue, prendi per te i dolori e le trafitture di quelle mani SS. Poi sorvoli sui piedi di Gesù, guardando lo strazio crudele che i chiodi hanno fatto in essi, e mentre vi deponi i tuoi, prendi per Te quelle piaghe e Ti offri a correre al posto di Gesù presso i peccatori, per strapparli all’inferno.

Angosciata Mamma, ti vedo dare l’ultimo addio al Cuore trafitto di Gesù. Qui fai sosta; è l’ultimo assalto al tuo cuore Materno; Te lo senti strappare dal petto per la veemenza dell’amore e del dolore e, da solo, fugge a deporsi nel Cuore SS. di Gesù.. E Tu, vedendoti senza cuore, Ti affretti a prendere nel tuo il suo Cuore Sacratissimo, il suo Amore respinto da tante creature, i tanti suoi desideri ardenti non compiuti per le loro ingratitudini e i dolori e le trafitture di quel Cuore Ss., che ti terranno crocifissa per tutta la vita. E guardando la larga ferita, la baci, ne lambisci il Sangue e, sentendoti la Vita di Gesù, senti la forza di fare l’amara separazione. Quindi Lo abbracci e permetti che la pietra sepolcrale Lo rinserri.

Dolente Mamma mia, piangendo Ti prego di non permettere per adesso che Gesù sia tolto al nostro sguardo; aspetta che prima mi chiuda in Gesù, per prendere in me la sua Vita. Se Tu che sei la Senza macchia, la tutto Santa, la piena di Grazia, non puoi vivere senza di Gesù, molto meno io, che sono la debolezza, la miseria, pieno di peccati. Come posso vivere senza di Gesù? Mamma dolente, non mi lasciare solo, portami con Te, ma prima deponimi tutto in Gesù, svuotami di tutto per poter mettere tutto Gesù in me, come Lo hai messo in Te. Incomincia da me l’ufficio materno che Gesù Ti ha dato sulla Croce, e facendo breccia sul tuo Cuore materno la mia povertà estrema, con le tue stesse mani, chiudimi tutto in Gesù.

Chiudi nella mia mente i pensieri di Gesù, affinché nessun altro pensiero entri in me. Chiudi gli occhi di Gesù nei miei, perché mai possa sfuggire dal mio sguardo e il suo udito nel mio, onde sempre lo ascolti ed in tutto compia il suo SS. volere. Deponi il suo Volto nel mio, affinché mirandolo così sfiguarato per amor mio, Lo ami, Lo compatisca e ripari; la sua lingua nella mia, onde parli, preghi ed insegni con la lingua di Gesù; le sue mani nelle mie, affinché ogni movimento che faccio ed ogni opera che compio abbia vita dalle opere e dalle azioni di Gesù; metti i suoi piedi nei miei, affinché ogni mio passo sia per le altre creature una vita di salvezza, di forza, di zelo.

Ed ora, afflitta Mamma mia, permettimi di baciare il suo Cuore e di lambire il suo preziosissimo Sangue e, chiudendo Tu il suo Cuore nel mio, possa vivere del suo amore, dei suoi desideri, delle sue pene. Infine prendi la destra irrigidita di Gesù, affinché mi dia l’ultima benedizione.

La pietra chiude il sepolcro e tu, straziata, lo baci e piangendo gli dai l’ultimo addio e te ne vai; ma è tanto il tuo dolore che a momenti resti impietrita e agghiacciata. Trafitta Mamma mia, insieme con Te dico addio a Gesù, e piangendo voglio compatirti ed accompagnarti nella tua amara desolazione. Voglio mettermi al tuo fianco, per darti ad ogni tuo sospiro, affanno e dolore, una parola di conforto, una sguardo di compassione. Raccoglierò le tue lacrime e ti sosterrò nelle mie braccia, se ti vedrò venir meno.

Ma vedo che sei costretta a ritornare a Gerusalemme dalla via donde venisti. Appena pochi passi, e sei già dinanzi alla Croce su cui Gesù tanto ha sofferto ed è poi morto, e tu corri, l’abbracci e, vedendola tinta di Sangue, uno per uno si rinnovano nel tuo Cuore i dolori che Gesù ha sofferto su di essa; ma non potendo contenere il dolori, singhiozzando esclami: "O Croce, come, così crudele con mio figlio? Ah, in nulla Lo hai risparmiato! Che male ti aveva fatto? Non hai permesso a Me, dolente mamma, di dargli neppure un sorso d’acqua mentre lo chiedeva e alla bocca riarsa hai dato fiele ed aceto! Il mio cuore trafitto Me lo sento liquefare, e Glielo avrei voluto apprestare alle sue labbra per dissetarlo, ma ebbi il dolore di vedermi respinta. O Croce, crudele sì, ma santa, perché divinizzata e santificata dal contatto del mio Figlio! Quella crudeltà che usasti con Lui, ricambiala in compassione per i miseri mortali, e per le pene che ha sofferto su di te, impetra grazia e forza alle anime che soffrono, affinché nessuna si perda per causa di tribolazioni e croci. Troppo Mi costano le anime: Mi costano la vita d’un Figlio Dio, ed Io, come Corredentrice e Madre, le lego a Te, o Croce".

E baciandola e ribaciandola parti. Povera Mamma, quanto ti compatisco! Ad ogni passo ed incontro sorgono nuovi dolori, che crescendo nella loro immensità e rendendosi più amari, T’inondano, Ti affogano e ad ogni istante Ti senti morire. Ed ecco che sei già al punto dove stamattina Lo incontrasti sfinito sotto l’enorme peso della Croce, grondante sangue e con un fascio di spine in testa, le quali, urtando con la Croce, penetravano dentro dentro, dandogli ad ogni urto dolori di morte. Gli sguardi di Gesù, incrociandosi coi tuoi, cercavano pietà, ma i soldati, per impedirvi questo sollievo, Lo spinsero e Lo fecero cadere, facendogli versare nuovo Sangue. Tu ne vedi il terreno inzuppato, ti getti e terra e, mentre baci quel Sangue, Ti sento dire: "Angeli miei, venite a mettervi a guardia di questo Sangue, affinché non sia calpestata e profanata nessuna goccia".

Dolente Mamma, lascia che Ti dia la mano per alzarti e sollevarti, perché ti vedo svenire sul Sangue di Gesù. Come cammini, nuovi dolori trovi; dovunque vedi tracce di sangue, ricordi i dolori di Gesù, quindi affretti il passo e Ti chiudi nel Cenacolo. Anch’io mi chiudo nel Cenacolo, ma il mio Cenacolo è il Cuore SS. di Gesù e da lì voglio venire a Te per tenerti compagnia in quest’ora di amara desolazione. Non mi regge il cuore di lasciarti sola in tanto dolore.

Ma mi sento trafiggere nel vedere che, come muovi la testa, Ti senti penetrare le spine che hai preso da Gesù, le punture di tutti i nostri peccati di pensiero, che penetrandoti fin negli occhi, ti fanno piangere lacrime e sangue. Ed avendo nei tuoi occhi la vista di Gesù, innanzi alla tua vista passano tutte le offese delle creature. Come ne resti amareggiata! Come comprendi ciò che ha sofferto Gesù, avendo in Te le sue stesse pene! Ma un dolore non aspetta l’altro. Come tendi l’orecchino, ti senti assordare dall’eco delle voci delle creature e dalla varietà di queste offese, che arrivandoti al Cuore te lo trafiggono, e Tu ripeti: "Figlio, quanto hai sofferto!"

Desolata Mamma, quanto ti compatisco! Permettimi che Ti rasciughi il volto bagnato di lacrime e di sangue; ma mi sento indietreggiare nel vederlo adesso coperto di lividure, irriconoscibile e pallido, d’un pallore mortale. Comprendo: sono i maltrattamenti di Gesù che hai preso su di Te, che ti fanno soffrire tanto che come muovi le labbra nella preghiera o come sospira il tuo infuocato petto, Ti senti l’alito amore e le labbra bruciate dalla sete di Gesù. Povera Mamma, quanto ti compatisco! I tuoi dolori crescono sempre più e, prendendo le tue mani nelle mie, le vedo trafitte dai chiodi. È nelle mani che senti il dolore e vedi gli omicidi, i tradimenti, i sacrilegi e tutte le opere cattive, che ripetono i colpi, allargando le piaghe ed inasprendole sempre più. Quanto ti compatisco! Tu sei la vera Mamma crocifissa, tanto che nemmeno i piedi restano senza chiodi, anzi, non solo Te li senti inchiodare, ma come strappare da tanti passi iniqui e dalle anime che vanno all’inferno e Tu corri appresso a loro, affinché non cadano nelle fiamme infernali.

Ma ancora non è tutto, trafitta Mamma. Tutte le tue pene, riunendosi insieme, fanno eco nel tuo Cuore e Te lo trafiggono, non con sette spade, ma con mille e mille spade; molto più che, avendo in Te il Cuore Divino di Gesù, che contiene tutti i cuori e nel cui palpito ravvolge i palpiti di tutti, come palpita dice: "Anime!", nel tuo palpito ti senti scorrere tutti i peccati e Ti senti dare morte, e nel palpito "Amore!" ti senti dare vita, sicché stai in continuo atto di morte e di vita.

Mamma crocifissa, guardandoti compatisco i tuoi dolori; sono inenarrabili. Vorrei trasformare il mio essere in lingua e voce per compatirti, ma innanzi a tanto dolore il mio compatimento è nulla. Perciò chiamo gli Angeli, la stessa Trinità Sacrosanta e prego che mettano intorno a Te le loro armonie, i loro contenti e la loro bellezza, per raddolcire e compatire i tuoi intensi dolori; che Ti sostengano fra le loro braccia e Ti ricambino in amore tutte le tue pene.

Ed ora, desolata Mamma, grazie a nome di tutti, per tutto ciò che hai sofferto, e Ti prego, per questa tua amara desolazione, di venirmi ad asistere nel momento della mia morte. Quando mi troverò solo ed abbandonato da tutti, in mezzo a mille ansie e timore, vieni tu allora a ridarmi la compagnia che tante volte Ti ho fatto invita, vieni ad assistermi, mettiti al mio fianco e mettimi in fuga il nemico; lava l’anima mia con le tue lacrime, coprimi col Sangue di Gesù, vestimi coi suoi meriti, abbelliscimi e risanami coi tuoi dolori e con tutte le pene e le opere di Gesù ed in virtù di esse, fa scomparire tutti i miei peccati, dandomi totale perdono. E nello spirare, ricevimi fra le tue braccia , mettimi sotto il tuo manto, nascondimi allo sguardo del nemico, portami di volata al Cielo e mettimi nelle braccia di Gesù. Così restiamo intesi, cara Mamma mia!

Ed ora ti prego di ridare la compagnia che ti ho fatto oggi a tutti gli agonizzanti. Fa a tutti da Mamma; sono momenti estremi e ci vogliono grandi aiuti. Perciò non negare a nessuno il tuo ufficio materno.

Un’ultima parola: mentre Ti lascio, ti prego di chiudermi nel Cuore Sacratissimo di Gesù e Tu, dolente Mamma mia, fammi da sentinella, affinché Gesù non mi metta fuori ed io, anche a volerlo, non ne possa uscire. Perciò ti bacio la mano materna e tu benedicimi. Così sia.

Nos cum prole pia, benedicat Virgo Maria.

Riflessioni e pratiche


Gesù viene sepolto; una pietra Lo rinserra ed impedisce alla Mamma che piú rimiri il Figlio. E noi ci nascondiamo agli sguardi delle creature, siamo indifferenti se tutti ci dimenticano? Nelle cose sante, rimaniamo indifferenti, con quella santa indifferenza che non ci fa trasgredire nulla? Nell’abbandono totale di Gesù, vinciamo tutto con una santa indifferenza che ci porta continuamente a Lui? E con la nostra costanza, Gli formiamo dolce catena per attirarLo a noi? Il nostro sguardo è sepolto nelle sguardo di Gesù, in modo che non guardiamo altro, se non ciò che vuole Gesù? La nostra voce e sepolta nella voce di Gesù, in modo che se vogliamo parlare non parliamo che con la lingua di Gesù? I nostri passi sono sepolti nei suoi, in modo che come camminiamo resti l’impronta non dei nostri, ma dei passi di Gesù? E il nostro cuore è sepolto nel suo, per poter amare e desiderare come ama e desidera il suo Cuore?

Mamma mia, quando Gesù, pel bene della mia anima, a me si nasconde, dammi la grazia che avesti Tu nella privazione di Lui, affinché io Gli possa dare tutta la gloria che tu Gli desti, quando Egli fu deposto nel Sepolcro.

O Gesù, Ti voglio pregare con la tua voce, e come la tua voce penetrava i Cieli e si percuoteva nelle voci di tutti, così la mia, facendo onore alla tua stessa voce, penetri fin nei Cieli per darTi la gloria e l’amore della tua stessa parola.

Mio Gesù, il mio cuore palpita, ma non son contento se non mi fai palpitare col tuo e, col tuo palpito, amerò come ami Tu. Ti darò l’amore di tutte le creature ed uno sarà il grido: amore, Amore!!… O mio Gesù, fa onore a Te stesso e in tutto ciò che faccio, metti l’impronta del tuo stesso potere, del tuo amore e della tua gloria.

Offerta e Ringraziamento dopo ogni ora

APPENDICE



QUANTO RIESCA GRADITA A NOSTRO SIGNORE LA MEDITA­ZIONE DELLA SUA PASSIONE. Il DOVERE CHE ABBIAMO DI MEDITARLA E IL GRANDE PROFITTO CHE SE NE RICAVA.



Anzitutto è verità indiscutibile che qualunque meditazione sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, riesce di sommo gradimento al Cuore adorabile di Gesù e di somma utilità spirituale per chiunque devo­tamente vi si applica.

Per questo leggiamo nelle rivelazioni di S. Geltrude di S. Metilde, dalla venia Royer, del Beato Enrico Susone, e di molti altri santi contemplati­vi, aver rivelato Gesù Cristo stesso, che Egli accetta la pietosa contempla­zione dei Suoi divini patimenti, come se nel tempo della Sua Passione l'a­nima che oggi lo compatisce, Lo avesse aiutato e soccorso allora, e gli avesse dato rifugio e riposo nelle sue stesse braccia, sul suo stesso petto. Quanto poi sia il bene spirituale che ne ritrae un'anima dall'assidua e quotidiana meditazione dei patimenti dell'amorosissimo Nostro Bene Gesù, non c'è lingua umana che possa degnamente esprimerlo. Prima di tutto è impossibile che l'anima non si senta accendere di giorno in giorno di amore verso il Divin Redentore. Qui si avverte il detto del pro­feta: in meditazione mea exardescit ignis1'': Nella mia meditazione il fuoco si accende. E come mai può restare indifferente un'anima consi­derando giornalmente gli eccessi, ovvero gli estremi della Passione di Nostro Signore? .



INTRODUZIONE ALLE ORE DELLA PASSIONE DI N. S. GESÙ CRISTO

E quali sono questi estremi? In primo luogo: chi è Colui che si assog­getta ai patire e alle umiliazioni? È il Figlio eterno dell'Eterno Padre, Dio uguale al Padre, col Padre Creatore del Cielo e della Terra, degli Angeli e degli uomini! Colui che, se guarda sdegnato la Terra, la terra trema e i monti fumigano. Colui sotto ai cui piedi si curvano i sublimi Cori degli Angeli; Colui del quale nessuno può parlare degnamente e le cui gran­dezze sono così infinite, che nemmeno Maria SS.ma può arrivare a comprenderle interamente! Questi è Gesù Cristo Uomo-Dio, il Santissimo, Lo speciosissimo, di bellezza inenarrabile, la dolcezza, la bontà, la carità infinita. E questo Uomo-Dio, degno di tutte le adorazio­ni e gli omaggi degli Angeli e degli uomini è Colui che per nostro amore divenne come un lebbroso, percosso ed umiliato, saziato di obbrobrii e calpestato come un verme della terra!

In secondo luogo, quali sono le pene che patisce? Queste sono di tre specie: patimenti corporali, ignominie, e patimenti interiori. Ognuna di queste categorie è un abisso immensurabile.

Se contempliamo i patimenti che sostenne Gesù Cristo Nostro Signore nel Suo Corpo adorabile, noi ci sentiamo rabbrividire dinanzi all'Uomo dei dolori. Come lo chiamò Isaia, nel quale non vi è più santità perché è divenuto una piaga dalla pianta dei piedi fino al vertice del capo, tale da non essere più riconoscibile! Vidimus eum et non erat aspectusl. Meditanto sui patimenti dell'Umanità SS.ma di Gesù Cristo Nostro Sommo bene, i santi si disfacevano in lacrime, tramortivano di amore, e non cessavano di flagellarsi ed inasprire in ogni maniera contro se stessi. Un'altra categoria d'inauditi patimenti sono le ignominie sofferte dal Verbo Divino fatto Uomo.



Qui l'anima contemplativa si sente venire meno, vedendo la maestosa, divina persona di Gesù Cristo, abbandonata alla ferocia più diabolica che MEDITAZIONE SULLA PASSIONE DI N. S. GESù CRISTO terrena di perfidi e vilissimi uomini che non si saziavano di coprire di

oltraggi e d'ignominie l'Onnipotente, l'Eterno, l'Infinito! E urtarlo, get­tarlo a terra, calpestarlo, trascinarlo, percuoterlo, con pugni, schiaffi, sputarGli sulla faccia SS.ma, sulla bocca adorabile, colmarlo con ogni sorta d'ingiurie, strapparGli i capelli e la barba con indicibile spasimo!... Quale spettacolo inesprimibile, che ha spinto i servi di Dio a desidera­re, sospirare gli oltraggi, le ignominie e i disprezzi come il più grande tesoro che possa esservi su questa terra!

Una terza serie di pene ineffabili, e poco o nulla comprensibili dell'Uomo-Dio, sono quelle che Egli soffri nell'anima Sua SS.ma, nel Suo amorosissimo e sensibilissimo Cuore!

Qui entriamo in un pelago senza sponda! In un grado infinito Egli soffrì le tristezze, le angosce, lo spasimo, l'abbandono, l'infedeltà, l'ingratitu­dine, gli spaventi, i terrori. Come da quattro immense cataratte, si river­sarono nel Suo interno, da quattro motivi le acque di tutte le pene che si dicono dell'anima! Primo: la vista orrenda di tutte le umane iniquità, di tutte le offese al Padre Suo, che Egli aveva prese sopra di Sé come se ne fosse il responsabile e il colpevole, Egli che era la Santità Infinita! Secondo: la vista continua del conto che doveva darne la Giustizia ine­sorabile della Divinità e le pene con cui doveva tutto scontare! Terzo: la vista amarissima di tutte le umane ingratitudini, e lo stesso spettacolo terrificante di tutte le anime che si sarebbero perdute, e a cui la Sua Passione non sarebbe servita che a renderle più infelici in eterno! Oh quale strazio del Cuore SS.mo di Gesù che ama infinitamente ogni anima! Per questo Egli si espresse col Profeta dicendo: "Dolores Inferni circumdederunt me!": " i dolori dell'inferno mi circondarono!" Come se dicesse, sento in Me gli acerbissimi dolori onde saranno tormentati in eterno i peccatori che si danneranno! Quarto: la vista delle afflizioni che avrebbe sofferte la Santa Chiesa, di tutte le pene fisiche e morali a cui sarebbero stati sottoposti inevitabilmente tutti gli eletti in questa vita e nel Purgatorio, e molto più la pena del detrimento degli eletti nelle virtù e nell'acquisto dei beni eterni, avendo Egli detto che l'acquisto di tutto l'Universo non è da paragonarsi ad un semplice detrimento dello spirito!



Quid proderit homini si universum mundum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur?

Tra gli estremi di queste. interminabili categorie di patimenti dell'anima e del corpo del Signor Nostro Gesù Cristo, è da mettere la durata la quale non è dal giovedì Santo a sera fino al Venerdì a ventun'ora, ma dal primo istante della Sua incarnazione nel seno purissimo di Maria Vergine, fino all'ultimo respiro dato sulla Croce. Sono trentaquattro anni di continua agonia, e di continuo patire ineffabile dell'anima e del corpo, in cui si avvera in modo misteriosissimo il detto del Profeta: “Abyssus abyssum invocat in voce cataractarum tuarumI": l'abisso chiama l'abisso nel fra­gore delle tue cataratte.

L'anima Santissima di Gesù Cristo, sotto l'impeto e l'urto continuo delle cataratte inondatrici delle sue pene mentali e delle agonie del Suo Divin Cuore, passava di abisso in abisso, perché ogni abisso di pene ne chia­mava un altro, e un altro, sino all'infinito! Ah, Egli doveva scontare in Se stesso tutto il debito di colpa e di pena eterna dei suoi eletti, e sentirne tutte le pene temporali! Da ciò proveniva che Nostro Signore amorosis­simo moriva in tutti i momenti, in quanto il colmo delle Sue pene era tale, che come puro uomo, Egli sarebbe morto ad ogni istante: ma come Dio, sosteneva con un miracolo continuo la Sua vita mortale per prolungare sino alla fine i Suoi patimenti e coronarli con tutti gli strazii e gli oltraggi della Sua Passione e della Sua Morte di Croce.

Quanto dunque è vero che siamo obbligati al nostro Sommo Bene Gesù, non di una morte sola, ma di migliaia e centinaia di migliaia di morti per nostro amore!

Eppure, Gesù Cristo Signor Nostro, trattando con le Sue creature nei trentatre anni e tre mesi di Sua vita terrena, appariva calmo, dolce, sere­no, tranquillo, mansueto, conversevole, sebbene mai sorridente! Egli aveva assai bene espresso questo stato di tanta pace e serena quiete in mezzo ad abissi così inescrutabili di pene interiori, dicendo per bocca del Profeta con una espressione che solo lo Spirito Santo poteva detta­re: Ecce in pace amaritudo mea amarissima! Ecco in pace l'amarissi­ma mia amarezza!

Un altro estremo, owero eccesso, da meditare nella Passione adorabi­le di Gesù Cristo è che, per salvare le anime nostre, per redimere il mondo tutto, non era affatto necessario che Egli patisse le pene ineffa­bili dell'Anima e del Corpo a cui si volle assoggettare e tutte le ignomi­nie a cui si volle sottoporre. Fattosi Uomo nel Seno Immacolato della Sua SS.ma Madre, Gli bastava elevare una sola preghiera al Padre Suo, fare un solo atto di adorazione alla Divinità, spargere anche una stilla del Sangue Suo preziosissimo, quanto se ne possa trarre con la puntura di uno spillo! E con ciò avrebbe potuto redimere non un mondo solo, ma milioni e milioni di mondi, essendo di infinito valore il merito di ogni azione dell'adorabile Signor Nostro Gesù Cristo!

Ma perché dunque volle essere, più che inondato, sommerso da tanti crudelissimi, acerbissimi e straziantissimi tormenti, pene, ignominie ed agonie, da dire col Profeta: "Veni in altitudinem maris et tempestas demersit me?" Mi sono inoltrato in alto mare e la tempesta mi sommerse? Oh mistero dell'amore infinito del Cuore di Gesù! Ciò che basta­va a redimere milioni di mondi, era nulla per l'amor Suo verso di Noi! Egli voleva mostrarci quanto ci ama, fin dove si estende il Suo amore per noi, voleva prepararci una Redenzione copiosa di dimostrazioni, di espiazioni, di esempi mirabilissimi, e di indiscutibili argomenti e prove del Suo tenerissimo ed obbligantissimo amore! Ah, disse purtroppo bene l'Apostolo S. Paolo: "Chi non ama Gesù Cristo sia maledetto: Si quis non amatjesum Christum anathema sita". E che cuore è il nostro, se siamo insensibili ad un amore che per convincerci ed attirarci si volle a noi manifestare con le prove di pene così inaudite e continue?

Ah, una causa di questa durezza e insensibilità è appunto l'imperdona­bile trascuranza del non meditare e considerare giornalmente la Passione adorabile del nostro Sommo Bene Gesù! Gesù non si stancò di patire, spasimare e agonizzare 34 anni nell'anima e nel corpo per noi e noi ci tediamo di rivolgere, almeno mezz'ora al giorno, lo sguardo del­l'anima a meditare pene così ineffabili per noi sofferte dal Figlio di Dio fatto Uomo, dal Santo dei Santi, dall'impeccabile divenuto per noi pec­cato cioè vittima di tutti i peccati, come lo proclamò l'innamorato Battista! Per cui S. Bonaventura sapientemente scrisse: "Non debet nós taedere meditare quod Christum ipsum non taeduit tolerari": Non dob­biamo noi tediarci di meditare quello che Gesù Cristo non si tediò di tol­lerare per nostro amore.

Ma un altro estremo di tanto infinito amore dobbiamo considerare nella dolorosa e ignominiosa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo: un estremo che è come il colpo decisivo per espugnare la freddezza e durezza del nostro cuore, e incatenarlo tutto all'amore del Divino Eterno Amante delle anime: estremo che, se non basta a commuoverci, basterà a renderci rei della più colpevole crudeltà e a precipitarci giù per la china della perdizione!

Questo estremo è il considerare che tutto quello che Cristo Signore Nostro soffrì per l'amore e la salvezza di tutte le umane generazioni, cioè di un numero interminabile di anime, lo soffrì ugualmente per ogni anima in particolare! Vale a dire, che se nel mondo non vi fosse stata che una anima sola, per la cui salvezza fosse stato necessario o conve­niente che Gesù patisse e morisse come fece per tutti, per quell'anima sola Nostro Signore Gesù Cristo avrebbe operato e sofferto quanto operò e soffri per la redenzione di tutto il genere umano!

Vale a dire, mio lettore, che se nel mondo non vi fosse stata che l'ani­ma tua sola da salvare, per essa il Figlio di Dio sarebbe sceso dal Cielo in terra e si sarebbe incarnato prendendo un corpo passibile, avrebbe sofferto i trentaquattro anni, senza un solo istante di tregua, nell'anima e nel corpo; si sarebbe dato per essa sola in preda ai patimenti, agli oltraggi, alle agonie, ai flagelli, alle spine, alla Croce, alla morte! Si, così è! Poiché sarà sempre vero che Nostro Signore Gesù Cristo ama tanto un'anima sola, quanto ama tutte le anime presenti, passate, future, prese assieme!

Chi può restare indifferente dinanzi a questa carità infinita e particolare? L'anima che contempla la dolorosa e ignominiosa Passione del Redentore Divino deve contemplarla con questa considerazione. Essa deve dire: per me Gesù sudò sangue nell'orto, per me si fece catturare, per me si fece condurre ai Tribunali, per me sopportò ignominie, schiaf­fi, sputi, urtoni; per me si fece flagellare, coronare di spine, condanna­re a morte; per me salì sul calvario, si fece crocifiggere, agonizzò tre ore, soffrì la sete, il fiele, l'aceto, l'abbandono; per me, per amor mio, morì sommerso in un abisso di patimenti!

Tutto questo insegna l'Apostolo S. Paolo quando dice: Gesù mi amò e diede Se stesso per me! Et tradivit semetipsum pro me! Quale ingrati­tudine dimenticarsi di Gesù penante! Cioè di quanto patì per amor di noi, che siamo altro che vermi vilissimi! Che forse Egli aveva di noi biso­gno? Ah, senza creatura alcuna, Gesù Cristo Signore Nostro sarebbe stato per virtù della Sua stessa Divinità, eternamente ed infinitamente felice, come lo è!



UN PARAGONE



L’enorme ingratitudine dell'uomo, che non corrisponde amore per amore, e dimentica quanto per lui ha patito il Sommo Eterno Amante, si mostra con questo paragone accennato dal gran Dottore della Chiesa, S. Alfonso De Liguori, che io mi studio di riportare ampliandolo.

Uno schiavo per i suoi delitti, fu condannato a morte da un Re. Posto in carcere, fra catene, egli aspettava tremante il momento di essere con­dotto al patibolo. Il Re aveva un figlio unico che era tutta la sua delizia. Questo giovane principe, per bontà tutta speciale, da tempo aveva con­cepito un grande affetto, misto ad una grande compassione per quel misero schiavo. Avendo appreso lo stato infelice in cui si trovava, già prossimo ad essere giustiziato, fu preso da tanto dolore, da tanto tene­ro e pietoso amore, che, presentandosi al Padre Suo e gettandosi ai suoi piedi, con lacrime e sospiri, lo supplicò di perdonare al misero schiavo e revocare la terribile sentenza.

Il Padre che amava immensamente il suo unico Figlio, fu preso anch'Egli da un fiero e inaudito dolore nel più intimo del suo cuore e volto al Figlio, gli disse: "O Figlio mio e delizia del mio cuore, grande è la mia pena per essere io stato costretto a condannare alla morte quel colpevole schia­vo; ma tu ben conosci le inevitabili esigenze della mia tremenda Giustizia. Tu sai che io non posso, senza mio disonore, dispensarmi dal richiede­re una soddisfazione degna della mia Maestà oltraggiata, e la soddisfa­zione non può avvenirmi che dalla morte del colpevole: bisogna che la mia Giustizia sia soddisfatta': "O Padre mio amatissimo" - replicò il gio­vane Principe - "è tempo ormai che io vi manifesti che il mio amore per questo schiavo è tale e tanto, che io non posso resistere al pensiero della sua condanna; quindi, o Padre mio, giacché la vostra Giustizia non può revocare la tremenda sentenza, io vi domando un'altra grazia. Padre mio promettetemi che me l'accorderete". "Figliolo mio"; soggiunse il Re, "io ti dò la mia parola che, purché non mi chiedi ciò che possa ledere la mia Giustizia, qualunque altra grazia te la concederò. Impegnando così il Padre la sua parola il Figlio, stemprandosi in lacrime di amore gli disse: "Padre mio, Padre mio, e Signor mio, accettate un altra vittima, e lascia­te libero lo schiavo. Un'altra vittima?" - esclama il Padre - "Oh Figliuol mio diletto, per poter accettare io un'altra vittima invece del colpevole, questa dovrebbe essere non un altro schiavo, non un essere qualunque, ma una vittima degna della mia Maestà offesa, un par mio! E dove trova­re questa vittima? Eccomi, eccomi Padre, questa vittima sono io, rispon­de il Figliolo: mandate me, mandate me alla morte l'°' Ecce ego, mitte me. Muoia io e viva lo schiavo! Questa è la grazia che Vi siete impegnato di concedermi! Oh momento tremendo! II Re non può più ritrattare la sua parola, la sua Giustizia non può risparmiarsi dall'avere una soddisfazione. Egli è costretto ad accettare il cambio, e lo accetta. Ma il generoso figlio­lo non è ancor pago; domanda al Padre suo un'altra grazia ancora. "Padre mio, gli dice, in questo momento non potete nulla negarmi, io Vi supplico che lo schiavo colpevole non solo lo perdoniate di cuore, ma pure lo prendiate come figlio in vece mia e lo facciate partecipe di tuffi i. beni del Vostro Regno, ed erede dello stesso". Il Re e Padre è già vinto! Trafitto dal dolore e profondamente commosso, egli accorda tutto al figlio; il quale subito, licenziatosi dal Suo Re e Padre si avvia alla prigione dello schiavo, fa aprire quelle ferree porte, toglie di sua mano le catene al colpevole, lo bacia teneramente, lo stringe con forte amplesso al suo nobile cuore, e piangendo gli dice: "O schiavo, vedi ora quanto io ti ho amato! Tu sei libero; tu sei il nuovo figlio e l'erede del Regno di mio Padre, il quale ti accoglierà al Suo seno come la mia stessa persona; ma io vado a morire in vece tua per soddisfare alla Giustizia del Re mio Padre. Addio fratello mio diletto, figlio del mio dolore e della mia morte, vedi quanto io ti amo! Tu peccasti, ed io pago per te! Prima di morire io soffrirò, secondo la legge del Regno, mille torture che dovevi tu soffrire, e poi sarò sospeso ad un patibolo. Ora io una cosa sola ti domando, che tu non dimentichi quanto io ti amai e quanto per te vado a patire! Non essermi ingrato e irriconoscente, promettimi che ti ricorderai sempre delle torture e dei tormenti che vado ad incontrare per tuo amore, e della morte ignominiosa che vado a subire per te: Me lo prometti ?" : A questo punto pondera, o mio lettore, quale sarebbe stata la tua risposta se tu ti fossi trovato al posto di quello schiavo colpevole. Certo che gettandoti ai piedi di così innamorato Principe, in mezzo ad un profluvio di lacrime; gli avresti detto: "Oh generoso e inapprezzabile Principe, oh nobilissimo cuore ricco d'ineffabile bontà e carità! E che mai avete trovato in me per amarmi fino a questo eccesso? lo ho peccato, io miserabile schiavo, che nulla valgo sarò libero, sarò figlio del gran Re, partecipe dei beni del suo Regno, suo erede; la mia felicità sarà cambiata in una sorte così grande, che io nemmeno potevo sognarla. E tutto ciò perché Voi Vi siete offerto a patire e morire per me! Oh generoso mio amante! Ora Voi in questo momento che andate incontro ai tormenti e alla morte del patibolo per amor mio, mi domandate in grazia che io non Vi dimentichi, che io non dimentichi i Vostri dolori e la Vostra morte, l'amore con cui per render­mi felice li abbracciate. Ah! Mio tenerissimo amante, come potrò di ciò dimenticarmi? No, no, da questo momento la mia vita non sarà che una vita di lacrime pensando a quanto patiste e alla morte che incontraste per amor mio! lo ve lo prometto, io ve lo giuro, che verrò ogni giorno sulla strada per la quale ora andate a morire, mi prostrerò sulla Vostra tomba, qui penserò al Vostro amore, alle tenerezze del Vostro nobile cuore per me; richiamerò al mio pensiero quelle torture che per rigoroso decreto reale spettavano a me, e Voi le voleste soffrire per me, ripenserò a quel­l'agonia mortale a quella morte lenta e ignominiosa che ora vi sarà data al cospetto di tutto il popolo, e voglio tanto piangere ed amarVi, che vorrò morire di affanno e di dolore sulla Vostra tomba!".

Mio caro lettore, tu hai già compreso il significato di questo paragone, il quale, per quanto commovente sia, pure è immensamente lontano dal poter rappresentare gli estremi dell'amore del Figliolo Eterno di Dio per l'uo­mo; e non solo per tutta l'umanità, ma per ciascuna anima in particolare! Ognuno di noi è lo schiavo colpevole innanzi al Sommo Dio, che è il Re del Cielo e della Terra; schiavo degno di eterna morte e di eterni tor­menti! II Figlio unigenito di Dio, delizia eterna dell'Eterno Genitore, preso da amore infinito, incomprensibile per questo schiavo, si presentò al Padre e Gli disse: "Padre mio, la Tua Divina Giustizia esige una vittima degna di Te per poter liberare il misero schiavo; nessuno potrebbe darti tale condegna soddisfazione, tranne che Me. Ebbene muoia lo, e viva lo schiavo! Ecce Ego, mitte Me, furono le parole con cui, al dire del Profeta Isaia, il Figlio di Dio domandò al Padre Suo di mandarlo sulla terra a pati­re e morire per noi! Ecce Ego mitte Me. Ecco che ci sono lo, manda Me sulla terra, adattami un corpo passibile, nel quale lo possa provare i più atroci, i più strazianti dolori e la morte più dolorosa e ignominiosa per amore di quello schiavo! lo voglio mettermi interamente al suo posto, diventerò io lo schiavo, mi farò legare, mi farò trascinare ai tribunali, mi sottoporrò al giudizio di iniqui giudici. da incolpevole e innocente, pas­serò ad essere dichiarato reo e malfattore; lo voglio dimostrare al mise­ro schiavo fin dove giunge il mio amore per lui. Purché egli sia libero e felice. lo mi farò oltraggiare, percuotere, maledire, diventerò l'obbro­brio, il vituperio di tutti, sarò simile ad un verme che tutti calpestano; ma di una cosa Ti supplico, o Padre mio, che lo schiavo, purché Ti-sia fede­le e grato, entri nelle Tue grazie come la mia stessa Persona, che Tu lo ami come ami Me stesso, che egli Ti sia figlio adottivo, che tutti i nostri beni eterni glieli partecipi in vita e dopo morte, che per i meriti della mia morte di Croce egli sia arricchito di grazie, sia confortato in mezzo alle sue pene, gli siano leniti gli indispensabili dolori della vita, gli si ascriva a merito eterno la stessa necessaria penitenza del peccato, abbia al termi­ne della sua vita una morte tranquilla e preziosa, e indi venga a regnare con Noi eternamente nel gaudio nostro stesso".



Così e meglio assai che così, parlò il Verbo Divino al Padre Suo; e il Padre, acceso di uguale amore per il misero schiavo colpevole, che sono io, che sei tu, o lettore, gli concesse tutto ciò che con le lacrime e sospiri e clamore Gli domandò, come dice l'Apostolo S. Paolo: Oravit cum lacrimis et clamore valido, et exauditus est pro reverentia sua: "Pregò con le lacrime e clamore e fu esaudito per la sua riverenza" Così avvenne che per questo misero schiavo ribelle, il Santo dei Santi, l'impeccabile, l'innocentissimo, l'agnello immacolato, si diede ad ogni sorta di patire, e visse 34 anni in mezzo ad ineffabili pene, mai interrotte per un solo momento: pene nell'anima e nel corpo, che poi tutte si riuni­rono nella tremenda sua Passione, dalla sera del Giovedì Santo al Venerdì Santo a 21 ora, in cui spirò come il più abbietto e il più nefando dei col­pevoli, sopra il patibolo, allora infame, della Croce in mezzo a due assas­sini! Oh uomo, come potrai tu dimenticare quanto ti amò e quanto per te patì e tollerò il tuo divino Amante?! Non sei tu, non sono io, più duro del gelido granito e più crudele di efferrata belva se dimentichiamo quel­lo che Gesù Cristo sommo bene patì per nostro amore? Fa' conto, o anima cristiana, che Gesù andando a morire e patire per te, ti abbia detto, come quel giovane principe del misterioso racconto: Oh figlio mio, o anima, che io vado a redimere spargendo tutto il mio Sangue; questa corrispondenza all'amor mio lo ti domando e questo compenso; che tu non dimentichi quanto avrò patito per amor tuo, ricordati spesso dello strazio del mio corpo Santissimo a cui mi sono assoggettato, ricordati, per strapparti alla morte eterna ho incontrato una tale lotta con l'umana ripugnanza al patire, che agonizzai e sudai sangue! Ricordati deh, quan­to Mi costi! Come per amor tuo ho presentato il mio adorabile volto agli schiaffi, agli sputi, ai crudeli strappamenti della barba, ai pugni, guarda questa corona di spine che mi trafigge il capo con pene tali, che creatu­ra umana o angelica non le comprenderà mai! Ecco che mi condannano alla morte come indegno di più vivere, ecco che mi caricano di pesantis­sima Croce... addio, figlio mio diletto, delizia del mio Cuore, non più schiavo, ma erede del mio Regno, addio; altri tormenti più atroci Mi aspettano, sarò stirato orribilmente e inchiodato ad un tronco di Croce, starò tre ore in agonia così terribile; così destituito da ogni soccorso, da tutti abbandonato, perfino dal Padre mio, così miserabile ed oppresso nell'anima e nel corpo, che quelle tre ore non mi sembreranno tre ore, ma tre secoli di spasimi. Tutto, tutto vado a soffrire per te: per amor tuo, ma tu non essermi tanto ingrato, che abbia a dimenticarti del mio patire e del mio morire! lo salirò contento la strada dolorosa, porterò contento la croce, abbraccerò le terribili agonie che mi spettano, Mi sarà lieve l'i­gnominiosa e amarissima morte, purché tu mi prometta che non dimen­ticherai il mio patire e il mio morire, e l'amore infinito con cui l'uno e l'al­tro per te sostenni! Anima, che cosa avresti risposto in quel momento al tuo Dio, al tuo Divin Redentore?

Gesù Cristo vero Uomo e vero Dio,ebbe tutto presente! Egli vide la fred­dezza e la indifferenza inescusabile di quelli che mai o assai di rado, meditano la Sua adorabilissima Passione e Morte, e il pio e santo fervo­re di quelle anime che fanno di questa salutare e doverosa meditazione il loro pascolo quotidiano. Sari al Calvario col Cuore desolato per i primi, e provò un conforto per la fedeltà e l'amore dei secondi. Che cosa vide Egli di te, o mio lettore? Sei tu lo schiavo redento con tante pene, che dimentichi chi ti redense e quello che per te soffrì il tuo Redentore, per distrarsi piuttosto in mezzo alle bagatelle o vanità del mondo, o per rin­novare al Diletto Amante delle anime tutti i suoi patimenti e l'atrocissi­ma Sua morte coi tuoi peccati e con la tua ingratitudine ?...



Ah, meditiamo, meditiamo giornalmente la Passione adorabile dell'ama­tissimo nostro Redentore Gesù! Non debet nos taedere meditari quod Christum ipsum non taeduit tolerari Non ci tediamo di meditare ciò che Gesù non si tediò di tollerare per noi!

La meditazione quotidiana della Passione santissima di Nostro Signore Gesù Cristo produce beni inestimabili a chi la fa attentamente. Essa accende di amore e di gratitudine, produce vera e preziosa contrizione dei peccati, cioè il pentimento non per il timore dei castighi temporali ed eterni ma per il motivo del puro amore di Dio; distacca dalle cose ter­rene, allontana il peccato, che non può sussistere con questa santa meditazione, mortifica senza violenza, ma per via di amore, le passioni; purifica lo spirito, infonde scienza e sapienza, suscita grandi desideri di perfezione, fortifica l'anima nel patire e glielo fa anche desiderare arden­temente; la rende generosa nel sacrificio, aumenta di giorno in giorno la grazia santificante, accelera la perfetta unione con Dio. "Oh uomo" - esclama S. Bonaventura - "vuoi crescere sempre più di virtù in virtù, di grazia in grazia? Medita giornalmente la Passione dei Redentore" . L'anima che medita giornalmente con amore la Passione dell'adorabile nostro Redentore e Sommo Bene dei nostri cuori, la medita si può dire in compagnia di Gesù penante. Gesù l'assiste, la trasporta, la compunge, la compenetra, la illumina, la infiamma, e spesso le comunica il dono tanto prezioso delle lacrime, quel dono che forma una delle otto beatitu­dini su questa terra avendo detto nostro Signore Gesù Cristo: Beati qui lugent "beati quelli che piangono". Ed oh, quante anime elette, meditando giornalmente le dolorose scene della Passione, finalmente, dall'a­ridità o dall'indifferenza, sono passate alla profonda commozione dei gemiti, del pianto e dei sospiri! Voglia anche a noi il Sommo Bene accor­dare così grande grazia, dandoci la santa perseveranza in questa amoro­sa Meditazione! Leggiamo di S. Francesco d'Assisi, che per il tanto pian­gere sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo diventò cieco. II Profeta Zaccaria, come se avesse presente tutte le lacrime, che avrebbero versa­to nel tempo del cristianesimo le anime amanti di Gesù Cristo sulle Sue pene, e tutti i lamenti che avrebbero levati, diceva: e si piangerà su di Lui, come si suole piangere dalle madri sulla morte dell'unigenito! "

Fra i segni di predestinazione alla vita eterna, uno dei maggiori è que­sto, poiché l’Apostolo disse che se noi compatiamo Gesù Cristo, sare­mo con Lui glorificati. Se ora piangiamo e ci interessiamo dei patimen­ti, delle ignominie, delle angosce sofferte da Gesù Cristo per nostro amore, è ben giusto che un giorno siamo a parte del suo gaudio e della sua eterna felicità. Un altro grande vantaggio del meditare giornalmen­te la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo è quello del più efficace mezzo che si acquista per ottenere ogni grazia dall'Eterno Padre.

Chi si familiarizza coi misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, i quali sono innumerevoli, acquista come diritto di presentarli al Divin Genitore e chiedere tutto ciò che vuole. Fu questa pure una rive­lazione fatta da Nostro Signore Gesù Cristo a S. Geltrude. `91 Padre mio, le disse, non può negare nulla se Gli si chiede per virtù della mia Passione". Né dobbiamo dimenticarci che l'oggetto principale di Nostro Signore Gesù Cristo nel Suo immenso patire ed umiliarsi fu l'amore, l'obbedienza e lo zelo verso il Suo Eterno Genitore, e perciò Egli stesso nel Vangelo ci lasciò detto: "Finora avete domandato e non avete otte­nuto perché non avete domandato nel Nome mio; ma ora lo vi dico in verità, che tutto ciò che domanderete al Padre nel Nome mio ve lo darà; e il vostro gaudio sarà pieno": Usquemodo non petistis quidquam in nomine meo, petite et accipietis ut gaudium vestrum sit plenum. Ma dove questa petizione fatta all'Eterno Padre per i meriti della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua maggiore effi­cacia, è nel gran Sacrificio della S. Messa dove si rinnova, sebbene in modo incruento ed impassibile, il Mistero del Golgota. E cosa è mai la SS.ma Eucaristia se non il memoriale continuo della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo? Per questo appunto Nostro Signore la isti­tuì la sera del Giovedì Santo mentre i suoi nemici preparavano i suoi patimenti e la Sua Morte; e nell'istituirla, quale eccesso del suo infinito amore per l'uomo, Egli disse agli Apostoli:

"Prendete e mangiate questo è il mio Corpo che per voi sarà dato ai fla­gelli, alla morte; prendete, bevete questo è il mio Sangue, il Sangue del nuovo ed eterno Testamento che sarà sparso per voi e per molti in remis­sione dei peccati, e questo che lo ho fatto, voi fatelo in mio ricordo ". Ciò posto, chi mai può separare la Passione di Nostro Signore dalla SS.ma Eucaristia, o questa da quella?

Ed ecco un altro grande immenso vantaggio della quotidiana meditazio­ne della Passione e Morte del Divin Redentore, cioè il crescere nella conoscenza, nell'amore e nell'attaccamento al SS. Sacramento dell'altare. Dai piedi di Gesù Crocifisso si va ai piedi dei Tabernacolo dove si adora, si ama e si passa all'unione più intima che vi può essere tra l'anima e Dio mediante la SS. Comunione Eucaristica. Nessuno che si avvicina a rice­vere la SS. Comunione dovrebbe trascurare di premettervi qualche tempo di meditazione sui patimenti di Nostro Signore Gesù Cristo; spe­cialmente quelle anime che hanno il grande bene di accostarsi giornalmente alla mensa degni Angeli, debbono attendere e meditare qualche punto della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. II Dott. della Chiesa S. Alfonso esprime questo concetto, quando comincia il preparamento della S. Comunione nelle sue operette spirituali con quelle parole della Sacra Cantica: "Ecce iste venit in montes, transaliens colles". "Ecco che Egli se ne viene su per i monti, travalicando i colli”: E spiega: "O mio Divin Redentore Gesù, voi per venire ad univi con me in questo Sacramento, quanti colli difficili ed aspri avete dovuto sormontare!” Chi trascura la santa meditazione della Passione adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo, non farà mai una comunione fervorosa da trame vero profitto.



Lettore mio, la meditazione quotidiana dei patimenti e della Morte di Nostro Signore Gesù Cristo mentre in noi produce tutti i sovraccennati vantaggi e mille altri ancora un altro bene grande produce, e del quale gran conto dobbiamo tenere. Essa ci spinge alla compassione della più pura, della più santa fra tutte le creature, della Santissima Vergine Maria, della Madre stessa dei Verbo fatto Uomo. Oh, quale altro mistero di amore e di dolore vi è qui che il cristiano non deve trascurare! Maria Santissima Addolorata, desolata Regina dei martiri, compartecipe di tutte le pene del Redentore Divino! Maria Santissima corredentrice del genere umano, in unione all'Uomo-Dio!

I dolori della gran Madre di Dio tanto meno si possono comprendere e penetrare per chi non li medita quotidianamente, in quanto non hanno nulla di materiale e visibile, ma sono tutte pene interiori, desolazioni intime, proporzionate all'amore incomprensibile di questa Gran Madre verso Gesù Cristo suo Dio e Suo Figlio; gli estremi sono anch'essi eccessivi, sia per la sensibilità muliebre e materna della SS.ma Vergine, che per quanto era Immacolata, Purissima, Santissima e Sapientissima, tanto più era suscetti­bile di pena interiore; sia per la misura dell'amore verso Gesù, che in Maria ha dello smisurato, da superare l'ardore di tutti i serafini; sia per la cono­scenza dell'infinita Maestà e dignità, nonché della perfettissima sensibilità di Gesù Cristo, che Ella vedeva tanto ignominiosamente oltraggiato e calpestato come un verme, e sottoposto ad indicibili strazi! Sia per la immen­sità della Sua carità per il genere umano e per ogni anima in particolare! Poiché per ogni anima offriva, col pieno consenso della Sua volontà, il Suo Divin Figlio agli strazii, agli obbrobri, alla morte; eppure conosceva e ponderava la perdita di tante anime! Comprese Essa sola e divise le pene mentali e le agonie del Cuore Santissimo di Gesù dall'incarnazio­ne alla morte, e tutte le assaporò sino alla feccia del calice doloroso. Cosicché il martirio della Santissima Vergine, come dicono i Sacri Autori, cominciò nel momento dell'incarnazione, o forse anche molto prima, e andò sempre crescendo fino alla morte del Redentore Divino. Di qui alla Resurrezione di Gesù Cristo Signor Nostro, abbiamo quella che chiamasi desolazione della Santissima Vergine, che è anche qualche cosa di più degli stessi insuperabili suoi dolori.

Dopo i Misteri della Resurrezione, abbiamo ancora un periodo di pene sensibilissime della Immacolata Signora, che è propriamente la grande scuola aperta a tutte le anime amanti di Gesù Cristo, circa l'obbligo e il modo di meditare la Passione di Gesù Cristo benedetto: periodo che durò tutto il rimanente della vita della SS.ma Vergine Maria, che, secon­do taluni è di anni dodici, e secondo altri di anni ventuno.

In questo periodo di tempo la Santissima Vergine non fece che ripassare giorno e notte, nell'anima Sua SS.ma uno ad uno tutti i patimenti di Nostro Signore Gesù Cristo nel modo più intimo, che Ella sola poteva ricordare e penetrare; sia i patimenti che Gesù sopportò nella Sua Santissima Umanità, sia le ignominie, sia gli oltraggi a cui si volle assoggettare, sia le pene ancora più tremende del Suo Divin Cuore e dell'anima Sua Divina. La SS.ma Vergine, nel ricordare questi divini patimenti, li rinnovava tutti dentro Se stessa con tanto dolore e con tanta pena, come se in quel momento stesso vedesse rinnovare tutte le pene dei Suo Divin Figlio, talmente che ne avrebbe potuto morire ogni momento di puro spasimo, se la virtù divina non l'avesse continuamente sostenuta, come la sosten­ne, con continuo miracolo, nella Passione di Nostro Signore, in cui non una, ma molte volte sarebbe morta per l'eccessivo patire.

Visitava Ella in tutto il tempo che dimorò in Gerusalemme, tutti i luoghi in cui il Suo Divin Figlio patì per noi, e in modo particolare tracciava per­sonalmente e con profonde e dolorose contemplazioni, la Via della Croce, a cominciare dal Palazzo di Pilato dove Nostro Signore fu con­dannato a morte, e cosi proseguendo fino al Calvario.

Da ciò nacque il pio Esercizio della Via Crucis che è una delle più Sante Devozioni della Santa Chiesa.

Ed ecco che la scuola della meditazione della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo la troviamo in Maria Addolorata e Desolata! Oh beata anima che se ne sta tutto il tempo a penare tra Gesù e Maria, un po' com­patendo il Figlio, un po' compatendo la Madre, un po' piangendo con l'uno, un po' con l'altra, un po' rappresentandosi le scene dell'Orto, della cattura, dei Tribunali, degli schiaffi, degli sputi, dei flagelli, delle spine, della condanna; del viaggio al Calvario, della Crocifissione, delle tre ore di ago­nia, della sete, dell'abbandono; e poi rivolgendo l'occhio dell'anima a tutta la parte che ebbe in tali misteri di amore e di dolore la Madre di Dio, la più afflitta delle madri, la quale divise con Gesù Cristo tutte le sue pene in modo spirituale! Beata l'anima che internandosi nei Cuori Santissimi di Gesù e di Maria, ne intravede, per quanto sia possibile, l'abisso delle pene interiori, e in mezzo ai frutti tempestosi di questa contrizione grande come un mare senza sponde, magna velut mare contritio tual, mischia amoro­samente le sue lacrime premuta dalla quotidiana contemplazione delle pene di Gesù e di Maria, e dalla pura contrizione dei suoi peccati.



PROFILO BIOGRAFICO



La serva di Dio Luisa Piccarreta, Terziaria Domenicana, nacque a Corato, in provincia di Bari, il 23 Aprile 1865. Anima eletta, serafica sposa di Cristo, umile, pia, dotata da Dio di doni straordinari: Aralda del Regno della Divina Volontà, vera ed innocente vittima e perciò efficace e conti­nuo parafulmine presso la divina Giustizia, indignata per i peccati dell'u­manità. Fanciulla a 13 anni (visione o sogno? All'Autorità Ecclesiastica il giudizio vede Gesù, curvo sotto la croce che le dice: «Anima aiutami; e da allora l'Anima solitaria è vissuta in continua unione dei patimenti inef­fabili del suo sposo Divino. Iniziarono allora per lei le prime sofferenze fisi­che, sebbene nascoste, della Passione di Gesù, e morali.

A tutto questo si aggiunse una terribile prova, che durò 3 anni, di lotta contro i demoni, resistendo ai loro assalti, suggestioni, tentazioni e tor­menti, fino alla loro piena sconfitta. All'ultimo assalto che soffri in questa lotta, Luisa perdette i sensi ed ebbe una seconda visione di Gesù penan­te per le offese dei peccatori. Fu allora che accettò lo stato di Vittima, a cui Gesù e Maria Addolorata la invitavano. In seguito, moltiplicandosi queste visioni di Gesù, Luisa prendeva abitualmente parte a diverse pene della Passione, in particolare all'incoronazione di spine. Effetto della quale fu l'impossibilità di mangiare, rimettendo sempre tutto e vivendo, da quell'e­tà in poi, in una totale inedia fino alla sua morte. Si nutri soltanto dell'Eucaristia. II suo cibo era la Volontà del Padre. Soleva chiamarsi: «LA PICCOLA FIGLIA DELLA DIVINA VOLONTA», a tutti e sempre parlava della Divina Volontà, come operare e vivere in Essa, come l'unico e sicu­ro mezzo per conseguire la propria santificazione. Coloro che l'ascoltava­no rimanevano stupiti e meravigliati per il suo dire pieno di sapienza e di unione divina, e non pochi uscivano dalla sua stanzetta spiritualmente tra­sformati e... purificati. Tutti la stimavano santa, tutti la chiamavano: «Luisa La Santa». Piena di meriti, il 4 marzo 1947, nella luce eterna del Divin Volere chiuse, come visse, i suoi giorni, per trionfare cogli Angeli e Santi negli splendori eterni della Divina Volontà.