amami come sei...

AMAMI COME SEI (Gesù parla a un’anima) “Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo: - so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “Dammi il tuo cuore, amami come sei...”. Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei. In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami... come sei.., Voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai. Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore ? non sono io l'Onnipotente ?. E se ml piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore? Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: “Gesù ti amo”. Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore. Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore. Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allegare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia. Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare… Ma ricordati… amami come sei… Ti ho dato mia Madre; fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro. Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va…”

sabato 9 ottobre 2010

BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES p. Luigi Chierotti C.M.

BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES p. Luigi Chierotti C.M.

PREMESSA

Come le cinque precedenti, anche questa sesta edizione del «Mese di maggio» che vi presento, non vuol essere una storia completa e critica dei fatti di Lourdes. Vi sono oggi a tal fine opere di grande valore e su certi punti definitive.

Lo scopo di queste pagine è di offrire ai devoti, che forse non avranno la fortuna di recarsi a Lourdes, un racconto delle apparizioni fedele ma succinto, diviso in capitoletti, in calce ai quali, giorno per giorno, saranno suggeriti alcuni pensieri utili per una breve meditazione, con un fioretto, una giaculatoria ed un fatterello, il più possibile critico ed autentico.

In tal modo il lavoro potrà servire ai devoti dei 18 sabati di Lourdes o per un intero mese mariano.

A bella posta non ho seguito un ordine particolare in queste brevi meditazioni, preferendo cogliere dall'appari­zione del giorno l'insegnamento più ovvio.

Nessuno poi farà meraviglia che nel libro abbiano trova­to posto, seppur in breve, le maggiori apparizioni degli ulti­mi 170 anni, così strettamente unite nelle finalità alle manifestazioni di Lourdes. Queste infatti non possono esse­re considerate una parentesi mariana a sé stante, ma sono naturalmente legate a tutto il risveglio di fervore mariano e di rivelazioni straordinarie, che ebbe inizio appunto a Pari­gi (1830) e dura tuttora.

Il libro si rivolge al popolo. Non si cerchi quindi in esso voli di alta speculazione mariana o teologica e nemmeno un linguaggio forbito o difficile. Tutto vuol essere pane di casa, semplice, ma nutriente.

Il racconto delle apparizioni è stato tolto dagli storici francesi più recenti e critici, di cui la bibliografia reca l'e­lenco delle opere più importanti consultate.

Con questo prego l'Immacolata di voler concedere a que­ste pagine, pur così inadeguate allo scopo, la grazia di fare del bene, come già fecero le precedenti edizioni.

Genova, 21 giugno 2006

Luigi Chierotti c.m.



CAPITOLO I

LOURDES COME CI APPARE 150 ANNI DOPO

A chi giunge da lontano, dopo un viaggio disagevole, il cuore sobbalza di gioia e di emozione quando sente scan­dire dagli altoparlanti della piccola stazione il nome della città di Maria: «Lourdes!Lourdes!».

Immagino appena che cosa debbano provare gli amma­lati, che durante le lunghe ore di sofferenza, hanno sogna­to, forse per anni interi, Lourdes come la terra dei miracoli, ove sperano di ritrovare salute, forza, serenità, rassegnazio­ne.

Un senso di curiosità invade subito il pellegrino, che per la prima volta si affaccia al margine della città. Si cerca con gli occhi la basilica, la grotta. Si immagina di poter incon­trare per via Bernadette, avvolta nel suo mantello bianco, ma Lourdes, a primo colpo d'occhio, si presenta ben diver­sa dal minuscolo paesino dei Pirenei, quale doveva essere tanti anni fa.

Allora aveva da tre a quattro mila abitanti: oggi è una città ridente, con tanti alberghi, grandi ospizi, costruzioni nuove e soprattutto bazar di oggetti religiosi, lussuosi e modesti. Si può dire che la Lourdes esterna al recinto del Santuario, sia tutta una sola grande bottega di «souvenirs», medagliette, oggetti sacri. Questo commercio dissacra un poco Lourdes e ci serra il cuore.

Presto però si dimentica tutto questo. Nel recinto del Santuario, a circa 600-700 metri ad ovest della città, vi è l'at­mosfera del soprannaturale. Colà si va per pregare, per can­tare alla Vergine, per invocare la sua bontà, per inginoc­chiarsi davanti alla grotta senza rispetto umano, per bagnarsi nelle piscine di acqua miracolosa con spirito di fede, per assistere alle funzioni religiose sempre tanto commoventi. Colà è una gara continua tra fedeli di tutto il mondo per meglio onorare Maria e purificarsi interiormente con i Sacra­menti, onde essere più facilmente esauditi nelle richieste che ognuno porta di lontano ai piedi della Mamma.

La grotta. - Le rocce di Massabielle e particolarmen­te la grotta delle apparizioni, sono rimaste quali erano, la Grotta è il cuore di Lourdes. Affumicata dai ceri, levigata dai baci dei pellegrini, col torrente Gave, appena canalizza­to, che lambisce ancora il piazzale sorto su quello che fu il greto del corso d'acqua, la grotta commuove anche i cuori più duri, anche i fedeli più distratti, che a Lourdes si recano forse solo per curiosità.

La statua bianca posta nel cavo della roccia, di mediocre fattura, non è bella. Meglio chiudere gli occhi e pensare alla radiosa immacolata, che ciascuno si è raffigurato in mente fin da bambino.

Ai piedi della Vergine vi è un'urna, nella quale piovono quotidianamente plichi di lettere in tutte le lingue. Ogni giorno essa viene vuotata e le richieste bruciate, ma ogni giorno si riempie di nuovo.

Davanti alla Mamma tutti si sentono fratelli e questa è la prima grande lezione di Lourdes. Colà si tocca con mano che la Madonna, come una madre terrena, ama di più solo chi soffre di più e meglio, e chi è più buono. Davanti alla grotta di Lourdes si perdona, si prega per tutti, si fanno i più santi propositi.

E' la Mediatrice che versa i torrenti delle sue grazie spiri­tuali e materiali.

La sorgente e le piscine miracolose. - A sinistra della grotta, quella che fu la prima sorgente fangosa, a cui bevve la veggente, versa ora da dodici rubinetti un'acqua abbon­dante (122.000 litri al giorno), limpida e fresca, mentre a destra si allineano, nello stabilimento apposito, le vasche di pietra delle piscine, per ammalati di ogni specie.

Quanti si siano levati da quelle piscine risanati improvvi­samente nel corpo e nell'anima, per intercessione della SS. Vergine, a Dio solo è noto.



Riflessioni: Maria nel piano della salvezza

I cattolici furono spesso ingiustamente accusati di nutrire e pro­muovere una esagerata ed errata devozione verso la SS. Vergine. Si attribuì loro una devozione ricca di sentimentalismo, fondata di pre­ferenza sul meraviglioso delle apparizioni più che sulle basi della scrittura e della Teologia. Quando però Maria è collocata al suo posto giusto, quello che le è stato assegnato da Dio stesso, non è possibile esagerare ed errare nel venerarla ed amarla.

Il piano universale di salvezza, infatti, stabilito dal Padre nella eternità ed eseguito nel tempo dal Figlio e dallo Spirito Santo, com­prende anche la duplice presenza di Maria e della Chiesa e quindi la presenza di Maria nella Chiesa. Nella pienezza dei tempi, quando Dio mandò il Figlio suo nato da donna», Maria venne inserita nell'e­vento dell'Incarnazione come Madre del Redentore, unico ed uni­versale. Essa fu associata non solo all'esistenza umana, ma anche all'opera del Figlio, all'opera di salvezza del mondo.

Subordinazione a Cristo. - Maria e la Chiesa hanno certo un ufficio positivo nella storia della salvezza, però soltanto ed esclusi­vamente in completa dipendenza da Cristo e dallo Spirito. Quindi un ruolo totalmente subordinato e derivato. Sia Maria che la Chiesa sono orientate in riferimento a Cristo. È da Cristo che si deve partire per comprendere l'una e l'altra. Un dato comunque è certo: Maria entra in tutto l'orizzonte della redenzione e del mistero pasquale. Essa non è solo «Regina degli Apostoli», ma ha una relazione materna con tutti gli uomini.

Perchè possiamo e dobbiamo venerare Maria. - «Ad Jesum per Mariam», andare a Gesù attraverso alla Madonna pertanto, resta la via più facile, naturale ed utile per ogni suo figlio. Se noi diciamo «Maria!,, essa ripete «Gesù!», ed a Lui porta automaticamente le anime che ricorrono a lei. Essa prende, ripulisce ed arricchisce il bene che facciamo e lo presenta al Figlio suo per noi. Da Lui ci ottiene la gra­zia del ritorno ed il perdono quando ci siamo allontanati ed ogni altro aiuto spirituale e materiale di cui abbiamo bisogno. Per questo i cattolici amano e venerano la SS. Vergine, non come una figura staccata dall'insieme del dogma, quasi fosse una dea, ma come Mamma di Gesù, Madre del Redentore, della sua Chiesa e di ciascu­no di noi. Come si potrebbe rimproverare ad un figliolo di esagerare nell'amare e venerare la propria madre?

Fioretto: Rinnova un bell'atto di perdono, verso coloro che ti aves­sero fatto soffrire.

Giaculatoria: Padre, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimet­tiamo ai nostri debitori.



A LOURDES SI PERDONA!

La prima lezione di Lourdes al mondo, troppo spesso diviso da odio profondo, è un insegnamento di fratellanza e di amore. Davan­ti alla Madonnina della grotta tutti si sentono suoi figli e quindi fra­telli.

Nel giugno del 1951, durante l'annuale pellegrinaggio dell'eserci­to francese (circa ventimila soldati), arrivarono pure alcuni malati tedeschi. Al momento di trasportarli alle piscine, non si trovò nessun barelliere della loro nazionalità. Fu allora rivolto l'invito ad un grup­po di soldati francesi.

Si fece avanti un giovane: era dell'Alsazia, la regione perpetua­mente contesa tra le due nazioni e che ha già fatto versare tanto sangue.

- Io stesso - disse - stavo per chiedere quest'onore. E aggiunse visibilmente commosso:

- I Tedeschi mi hanno fatto tanto male.. Torturato ed ucciso mio padre e mio fratello!... Bruciata la mia casa!... Ma qui siamo a Lour­des ed io perdono!

Passò i due giorni della sua permanenza a Lourdes al servizio dei malati tedeschi. (Riduzione da “Madre e Regina”).



CAPITOLO II

LOURDES: MANIFESTAZIONI DI FEDE

La basilica. - Costruita davanti alla grande spianata del Rosario, ricca di alberi e di verde, la basilica si compone di due chiese sovrapposte, mentre una terza sotterranea, capace di contenere venti o trenta mila persone, è stata ricavata sotto il piazzale. Inaugurata il 25 marzo 1958, anno centenario delle apparizioni, essa è stata dedicata a S. Pio X.

Sul colle, a sinistra della basilica, si snoda la Via Crucis con figure bronzee di grandezza naturale, poste nel verde del bosco a cielo aperto.

Qua e là statue candide della Vergine, di Bernadette, nel caratteristico vestito dei Pirenei, di Santa Teresa del Bambi­no Gesù, di Santa Caterina Labouré, di S. Vincenzo De Pao­li, di S. Francesco di Sales, del Santo Curato d'Ars e di altri santi di Francia, abbelliscono il recinto del santuario, che costantemente brulica di pellegrini.

Una doppia salita da una parte e dall'altra della basilica, chiude il grande anello di asfalto della spianata, su cui ogni sera si muove la spettacolare processione con le fiaccole.

Questo è lo scenario che accoglie ogni giorno centinaia di ammalati, in attesa che il sacerdote li benedica col SS. Sacramento ed in attesa del... miracolo.

La benedizione dei malati. - Le barelle degli ammalati vengono allineate da una parte e dall'altra del piazzale del­la basilica e verso le ore 16,30 si muove la guardia d'onore di Gesù Sacramentato. Il sacerdote, spesso un vescovo o un cardinale, si ferma su ogni infermo e benedice lenta­mente, mentre gli amplificatori fanno pregare la folla a voce alta.

Senza volerlo gli occhi di ciascuno si riempiono di lacri­me...

Spesso la Vergine ottiene da Gesù la grazia, ed allora il miracolo è palese ed improvviso; l'entusiasmo della folla, a stento represso, finisce per esplodere, finché il miracolato non viene condotto via.

Più spesso la SS. Vergine dona a tutti rassegnazione, for­za, gioia nella sofferenza e questo non si vede esteriormen­te, ma è pure miracolo.

La fiaccolata della sera. - Ed ecco la sera. La folla dei pellegrini che si trovano a Lourdes, folla sempre nuova ogni giorno, si riversa verso la basilica con le fiaccole acce­se; si dispone in lunghissima fila e la processione si snoda lentamente, come un torrente di fuoco, lungo la spianata del Rosario. Guidata e sostenuta dagli amplificatori disposti sugli alberi lungo il percorso, quella fiumana di gente canta una sola lode, per turno nelle principali lingue d'Europa: «È l'ora che pia...», che rievoca la patetica storia di Bernardette e delle apparizioni.

Al ritornello «Ave, Ave, Ave Maria» è un solo coro immenso di voci di tante nazioni, unite sotto il manto della Vergine: «E tutte le nazioni mi chiameranno beata!».

Il canto del «Credo» e della «Salve Regina». - Poi, quando tutti sono raccolti davanti al piazzale della basilica, il canto del Credo e della Salve Regina in latino, chiude la giornata mariana di Lourdes. È la solenne professione di fede della Chiesa, che non ha frontiere e di cui Maria è Madre e Regina.

Un'ultima visita alla grotta e poi i pellegrini ritornano ai propri alberghi, con gli occhi ed il cuore gonfio di tenerezza. Vi sono anime che si attardano ancora: preferiscono il silenzio della notte per starsene in colloquio con Maria davanti alla grotta benedetta e così per tutta la notte.

Questa è Lourdes e la sua vita quotidiana, quella Lourdes ove affluiscono ogni anno milioni di fedeli ai piedi di Maria. Questa è la Lourdes di cui stiamo per narrare i fatti meravi­gliosi, principio di tanta grandezza ed entusiasmo, e per meditare il messaggio di amore materno in essa racchiuso.



Riflessioni: L'Eucarestia e la SS. Vergine

In tutti i maggiori santuari mariani, ma specialmente a Lourdes, è commovente la funzione eucaristica del pomeriggio. Su ogni malato Gesù si ferma e benedice, mentre la folla prega per intercessione dell'Immacolata.

A Lourdes centinaia di Messe, migliaia di Comunioni quotidiane, precedute da sincere confessioni, fanno toccare con mano come la Madonna porti le anime a Gesù, missionaria infaticabile di bontà nel mondo cattolico.

Come sono vere le parole di Francesco Saverio: «Gesù non è mai così ben conosciuto, come quando è presentato sulle braccia di Maria!».

L'Eucarestia nella tua vita. - Per te Gesù Eucaristico è uno sco­nosciuto? Oppure è un fratello ed un amico vivo, col quale vai spes­so ad intrattenerti?

Alla S. Messa festiva sei sempre puntuale? Vi assisti come alla rin­novazione del Sacrificio del Calvario, accanto alla Madonna Addolo­rata? La tua Comunione, forse quotidiana, è attesa come la cosa più grande e preziosa della tua giornata, oppure non reca nulla di nuo­vo ed è soltanto un'abitudine come un'altra?

Ti prepari a ricevere Gesù con la Madonna? Chi meglio di Lei sa disporre il tuo cuore a questo incontro divino?

La visita a Gesù Eucaristico. - Non capirai mai abbastanza l'im­portanza della visita quotidiana al SS. Sacramento, anche se di soli cinque minuti. Don Bosco soleva dire giustamente: «Se volete che le tentazioni aumentino e si facciano minacciose, non andate a trovare Gesù Eucarestia; se volete invece che diminuiscano, andate da Lui!,,.

Fioretto: Procura domani di fare una bella S. Comunione, in unione con la Madonna.

Giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento.



PITIGRILLI NARRA UN MIRACOLO A CUI HA ASSISTITO

Racconterò il caso che ho visto.

Mi ero disposto, con i miei compagni di viaggio, sul percorso, della processione, mescolandomi ai malati. Una donna cieca, sui quarant'anni, accanto a me, leggeva le preghiere, facendo scorrere le dita sui caratteri Braille: i suoi occhi guardavano obliquamente verso il suolo, e si levavano di quando in quando al di sopra della processione.

Era pallida ed esangue.

- Inginocchiati! - le suggerì una giovinetta che l'accompagna­va. Era la nipote. - Passa il Santissimo - aggiunse, e la donna si inginocchiò.

- Passa il Santissimo - ripetè la donna con voce ispirata: e dis­se più volte come per convincere se stessa:

- Il Santissimo, passa il Santissimo. Dio fa che ti véda!

Ad un tratto su quelle teste mormoranti si levò un urlo e tutti si volsero verso di lei; tremava tenendo le braccia innanzi, come se stesse per coglierla una crisi di epilessia.

- Io vedo!

- Che cosa vedi? - Vedo!... Vedo....

Non seppe dire che cosa vedeva; non potè parlare di forma, per­ché non sapeva che cosa fosse la forma; né di colori, né di luce; non sapeva che cosa fossero i colori e la luce. Ma vide qualcosa di stupendamente bello, perché lo vedeva per la prima volta e perché aveva lo splendore di un ostensorio. Non disse altro. Dall'emozione svenne.

La folla gridò al miracolo: in tutte le lingue: il miracolo, le mira­cle, el milagro... I fogli di carattere Braille le furono strappati di mano ed i fedeli se li contesero come reliquie.

- La miracolata - gridavano, - la miracolata!

Gli infermieri dovettero circondarla per difenderla da quella tur­ba entusiasta, che si pigiava, per baciarle le vesti, per partecipare al prodigio...

I medici dell'ufficio delle constatazioni rifiutarono di prendere in esame la guarigione, perché non esisteva la scheda della donna negli archivi. Sono presi in considerazione solo i casi che furono preventivamente sottoposti ad un perizia clinica. I certificati dei medici curanti, le dichiarazioni dei testimoni non contano. La Chiesa non ha bisogno di miracoli...

Oggi la donna ci vede come voi e come me...

Io allora non credevo in Dio e negavo perciò tutte le sublimi conseguenze del credere in Lui. Oggi sì, e non solo per quel miracolo che ho veduto a Lourdes.



CAPITOLO III

LA VEGGENTE: BERNADETTE SOUBIROUS

Il 1858 segna per la Francia il sesto anno dell'Impero di Napoleone III, ma non è alla corte dell'Imperatore dei fran­cesi che si dirige la Madonna. Essa si rivolge ad una delle bimbe più povere forse della Francia in quel momento, Maria Bernarda Soubirous, detta più semplicemente in casa, ed oggi in tutto il mondo, Bernadette.

Il babbo, di professione mugnaio, ha fallito in diversi molini della zona ed ora non ha più un lavoro fisso. Vivono in sei, genitori e quattro figli, in una casetta angusta ed umi­da, ex-prigione di Lourdes, ceduta loro per carità dalla pub­blica amministrazione. Bernadette è travagliata dall'asma fin dall'infanzia, ma per fortuna una buona famiglia di cam­pagna l'accoglie spesso in casa propria al sole e all'aria pura. A 10 anni è pure stata vittima del colera che infieriva a Lour­des. Si è salvata a stento, ma la sua costituzione gracile ne soffre ancora e sembra una bimba di 11 anni, mentre ne ha 14 compiuti, essendo nata il 7 gennaio 1844.

È vivacissima però, direi irrequieta, e corre e salta come tutti i bambini. In casa è una donnina e bada alle faccende domestiche ed ai fratellini, perchè la mamma si reca a pre­star servizio presso alcune buone famiglie del vicinato..

Intelligenza mediocre?. - Bernardette è povera anche di intelligenza, almeno così dicono le Suore del catechismo.

Non sa né leggere né scrivere, perchè non ha mai potuto frequentare la scuola.

Non ha fatto ancora la prima comunione, per via di quel benedetto catechismo che non riesce a imparare a memo­ria. Le preghiere stesse che sa si possono contare sulle dita di una mano: il Padre Nostro, l'Ave Maria, il Gloria al Padre, l'Atto di dolore. A mala pena recita i Comandamenti ed il Credo.

Dalle risposte che saprà dare a chi cercherà di metterla nel sacco, desideroso di coglierla in contraddizione con se stessa, bisognerà invece dire che Bernadette è tutt'altro che addormentata. Poliziotti, sacerdoti, medici, forestieri, suore, tutti si meraviglieranno dell'esattezza ed opportunità delle sue risposte alle domande più imbarazzanti.

Povertà materiale ma ricchezza di Fede. - La famiglia di Bernadette finanziariamente fa parte dell'infimo popoli­no. Nella casa dei Soubirous però vi è un tesoro inestima­bile: una mamma santa che è l'angelo protettore dell'inno­cenza dei suoi figli e che istilla loro una pietà semplice ma sentita, specialmente verso la Vergine Santa. Per questo soprattutto Bernadette è cresciuta limpida, innocente, sem­plice e caritatevole. La sofferenza, che la mamma le ha insegnato a valorizzare per il cielo, l'ha affinata e Bernadet­te è forse la ragazza più ricca di doni spirituali di tutta la Francia agli occhi di Dio e dell'Immacolata. Sarà uno stru­mento docile e fedele nelle mani della Madonna.

I giudizi di Dio non sono i nostri giudizi e le sue vie non sono le nostre. Proprio a lei, alla povera Bernadette Soubirous, si dirige la SS. Vergine, per questa sua ricchezza interiore. Molti ne faranno meraviglia, persino le Suore che le insegnano il catechismo. «Dio ha scelto le cose stolte del mondo per confondere i sapienti; le cose deboli del mondo ha scelto Dio per confondere le forti» (I Cor. I-27). Anche Santa Caterina Labouré dirà con umiltà profonda: «Sono sta­ta scelta perché, essendo io un nulla, tutti saranno certi che cose tanto grandi sono opera soltanto di Dio. ».

Anche la SS. Vergine ama agire così, quando desidera scegliersi delle anime per affidar loro un messaggio. A La Salette saranno due poveri bambini innocenti, Massimo e Melania; a Fatima tre fanciulli ricchi solo di fede e innocen­za, Lucia, Giacinta e Francesco. Le vie del Signore non sono le nostre.

Bernadette e la sua ora di gloria. - Intanto è giunta l'o­ra del «meraviglioso» nella vita della tisicuccia di via Piccoli Fossati.

Dal gennaio del 1858 essa è rientrata a casa nella più squallida miseria, e da sei settimane va a scuola di catechi­smo all'Ospizio di Lourdes, tenuto dalle Suore di Nevers, per prepararsi a ricevere la prima comunione.

La Madonna però l'attende prima alla grotta di Massabielle. Quella fanciulla di nessun conto porterà il messag­gio dell'Immacolata al mondo.



Riflessioni: Maria Madre della Chiesa e Madre nostra

Le riflessioni suggerite oggi sono strettamente collegate con le riflessioni del primo giorno. Sarebbe bene pertanto rileggere anche quelle e farne una sola meditazione.

Il Papa Paolo VI, concludendo, il 21 novembre 1964, la terza ses­sione del Concilio Vaticano II, proclamò solennemente «Maria San­tissima Madre della Chiesa, cioè Madre di tutto il popolo di Dio, tan­to dei fèdeli come dei pastori». Con felice sintesi venivano così supe­rate due tendenze della Mariologia, se non contrapposte, divergenti: quella che tendeva a promuovere sempre più i privilegi di Maria, istituire nuove feste liturgiche e definire nuovi dogmi mariani; e quella che non voleva tanto nuove «conquiste mariane», quanto piuttosto ricollocare al «centro, la dottrina mariana nell'insieme del dogma. Paolo VI ha orientato gli spiriti «ponendo Maria nella Chie­sa, ma riserbandole il posto suo proprio, il più alto.

Maria Madre del Capo e delle Membra del Corpo Mistico. - Il Concilio Vaticano II afferma di Maria che è la creatura «più vicina a Dio e la più vicina a noi, e nella grazia precede di gran lunga tutte le creature. Come tale Maria entra nella Chiesa. Vi entra per prima nell'ordine dei redenti, riscattata in modo del tutto singolare in vista della sua maternità divina, per i meriti «previsti» del Redentore. In tal senso Essa è figlia della Chiesa, perchè spiritualmente generata da Cristo: «Figlia del tuo Figlio» dice Dante.

Rimane accanto a noi, come nostra sorella e modello più perfetto da imitarsi.

Ma prima di tutto e sopra tutto la Vergine Santa è Madre, Madre di Cristo, Capo del Corpo mistico e Madre spirituale delle sue mem­bra, che siamo noi, e Madre della Chiesa. Maria, portando nel suo seno il Salvatore - scrisse S. Pio X (Enc. Ad diem illum del 1904) - ha anche portato tutti coloro la cui vita era contenuta in quella del Salvatore». Da questa associazione di Maria con il Redentore nell'o­pera della salvezza umana, nasce quella regale potenza «per cui Ella può dispensare i tesori del Regno del Divin Redentore...» (Pio XII, Enc. Ad coeli Reginam del 1954).

Fioretto: Non permetterò che in casa mia si bestemmino il Signore e la Vergine Santa. Se non potrò far altro, riparerò con un atto interiore di ossequio a Dio.

Giaculatoria: Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra, prega per noi!



LE APPARIZIONI DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA Parigi 1830

Avendo queste apparizioni un nesso molto stretto con quelle di Lourdes, è utile richiamarle alla memoria.

In Cappelta la Madonna ti aspetta! - Nella notte dal 18 al 19 luglio 1830, vigilia della festa di S. Vincenzo De Paoli, Suor Caterina Labouré, novizia delle Figlie della Carità, si sentì chiamare sommes­samente dai piedi del letto. Erano le undici e mezzo.

- Suor Labouré... Suor Labouré... Suor Labouré!...

Aperti gli occhi, vide un fanciullino risplendente di luce, il suo angelo custode, che la invitava a recarsi in cappella:

- Vieni, in cappella la Madonna ti aspetta!

La novizia si vestì e seguì la sua guida, senza che le compagne del dormitorio se ne accorgessero. Le lampade a petrolio si accen­devano al loro passaggio e la cappella apparve illuminata «come nel­la notte di Natate perla Messa solenne».

In cappella la Madonna non si fece attendere. Un fruscio di veste di seta ed ecco la SS. Vergine avanzare nel presbiterio e sedersi sulla poltroncina, da cui il direttore soleva tenere le sue istruzioni.

Suor Caterina, col cuore pieno di gioia, si gettò in ginocchio davanti alla Mamma Celeste, giunse le mani e le posò in grembo di Lei, dando inizio ad un dolcissimo colloquio, durato due ore.

La Madonna era afflitta ed il pianto le faceva nodo alla gola. Annunciò gravi disordini in Francia, ma soggiunse: - Abbiate fiducia, io sarò con voi!

Quando la visione svanì nell'aria e la Suora fu accompagnata di nuovo in dormitorio dall'angelo, suonarono all'orologio le due dopo la mezzanotte.

La missione della Madonna. - Prima di accomiatarsi, la SS. Ver­gine aveva detto a Santa Caterina: - Verrò ancora a trovarti; voglio incaricarli di una missione! Con quale ansia la novizia aspettasse la nuova visita della Regina del cielo, nessuno lo può immaginare.

Il 27 novembre finalmente, verso le 17,30, mentre Suor Caterina si trovava in cappella per la meditazione consueta, ecco, l'ormai noto fruscio di veste di seta la scosse. Alzò gli occhi e vide sull'alta­re, dalla parte destra, la SS. Vergine. Era vestita di bianco col manto azzurro e stava ritta sopra il globo del mondo, avvolto dalle spire di un serpente. All'altezza del cuore Ella teneva un altro globicino dorato, in atto di offrirlo a Dio. Era la Mediatrice che offriva al suo Divin Figlio «tutto l'universo ed ogni anima in particolare ».

Ad un tratto il globicino scomparve, le dita di Maria si riempiro­no di anelli splendenti e le sue braccia, come se non reggessero più al dolce peso, si abbassarono, avvolgendo il mondo su cui poggia­vano i piedi con due fasci di raggi luminosi. Quei raggi erano sim­bolo delle grazie, che la Vergine implora ed ottiene per noi.

Si formò quindi attorno alla Madonna una cornice ovale ed apparvero scritte le parole della giaculatoria: «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi!».

Poi il quadro sembrò voltarsi ed apparve una grande M nel cen­tro, sormontata da una croce e, sotto di essa, i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, mentre all'intorno splendevano dodici stelle.

La veggente sentì allora una voce che le disse «Fa' coniare una Medaglia su questo modello; le persone che la porteranno al collo con fiducia, riceveranno grandi grazie».

La stessa apparizione si ripeté una seconda volta. Era la Madon­na che veniva a sollecitare l'adempimento dei suoi desideri.

Il conio della Medaglia non fu senza difficoltà, ma quando due

anni dopo se ne venne a capo, i miracoli si moltiplicarono per mez­zo suo, tanto che il popolo stesso la battezzò subito con l'appellati­vo di «Medaglia Miracolosa».

Santa Caterina Labouré visse sconosciuta ed umile fino al 31 dicembre del 1876, prodigando tutta la sua vita al servizio dei poveri vecchi, nella casa di riposo di Enghien. Solo il confessore ed i supe­riori maggiori sapevano in segreto che era lei la confidente della Immacolata di Parigi.

Fu coronata con l'aureola dei santi nel 1947 non per aver veduto la Madonna, ma per la virtù eroica praticata nella sua vita religiosa. Le sue mani, che si erano posate in grembo alla Vergine Santa, si conservano rinsecchite ma intatte, in un reliquiario a Parigi, nella Casa Madre delle Figlie della Carità.



CAPITOLO IV

L'APPARIZIONE DELLA «BELLA SIGNORA»

11 febbraio 1858 - Giovedì grasso

L'orologio della chiesa ha già scandito le undici. Da tutte le case si leva il vociare allegro del Carnevale. Si attende il pranzo del giovedì grasso.

Solo una famiglia di via Piccoli Fossati non fa chiasso. Non vi è in casa un sol briciolo di legna da ardere, per cuocere lo scarso desinare. - Tonina, va' a raccogliere un po' di legna sulle rive del Gave!- aveva detto la mamma alla figlia mino­re e la ragazza si disponeva a partire, calzando gli zoccoli di legno, quando giunse a farle compagnia una sua amica.

Allora anche Bernadette volle andare con loro, a racco­gliere il suo piccolo fascio di rami secchi.

Bernadette tossiva. La mamma tentennò un poco, poi le annodò il fazzoletto in testa e le mise sulle spalle il mantel­lo a cappuccio, di color bianco.

La veste di Bernadette era nera, rammendata in più pun­ti. Nei piedi i soliti zoccoletti di legno, molto simili agli zoc­coli olandesi.

Le tre amiche giunsero fino alle rocce di Massabielle, raccogliendo qua e là rami secchi.

Bernadette era rimasta un po' indietro e le sue compa­gne, quando furono sulle rive del torrente, senza attender­la, tolsero gli zoccoli ed essendo senza calze, attraversaro­no la corrente gelida. Speravano di aver miglior fortuna nel bosco, che era sull'altra sponda.

Giunse anche Bernadette e volle far altrettanto, ma essa portava le calze per la salute malferma e perciò, appoggia­tasi ad un masso, cominciò a togliersi la prima calza.

La bella signora. - Era mezzogiorno circa. Forse stava suonando l'Angelus dal campanile della chiesa. Improvvisamente una vivace folata di vento scosse la fanciulla. Essa si voltò, ma i pioppi della riva erano immo­bili.

- Mi sarò ingannata! - pensò e riprese a scalzarsi. Una nuova folata di vento la interruppe.

Alzò gli occhi verso la roccia e volle gettare un grido, che rimase soffocato nella sua gola.

Era sbigottita, fremeva tutta e fissava qualcosa che era davanti a lei. Poi si lasciò scivolare sulle ginocchia; istinti­vamente cercò la corona del S. Rosario che aveva sempre con sé e fece atto di portare la mano alla fronte per fare il segno della croce, come soleva nei momenti di pericolo, ma non poté segnarsi.

Davanti a lei vi era una giovane Signora, bellissima, vestita di bianco, la quale sorrise, prese anche Lei tra le mani il Rosario che le pendeva dal braccio e si fece il segno della croce.

!Allora anch'io tentai di farlo per la seconda volta - raccontò poi Bernadette; - vi riuscii e subito disparve ogni sentimento di paura. Mi inginocchiai e alla presenza della Bella Signora, recitai il Rosario.

«Quand'ebbi finito, Essa mi fece cenno di andarle vicino, ma io non osai ed Essa disparve.

«Allora mi tolsi l'altra calza, attraversai l'acqua dinanzi alla grotta e raggiunsi le compagne».

L'apparizione era durata circa quindici minuti. Quando Bernadette ebbe raggiunto le amiche:

- Voi, non avete visto nulla? - chiese loro tutta ansi­mante.

- Noi no.! Perché? - risposero quelle incuriosite. Bernadette dapprima tacque interdetta, ma poi raccontò loro ogni cosa, raccomandando il segreto.

Giunte che furono a casa, le ragazze non seppero tace­re, nonostante la promessa, cosicché il giorno dopo tutto il vicinato parlava della «Bella Signora?», che la figlia dei Sou­birous diceva di aver visto alle rocce di Massabielle, e chi dava una spiegazione, chi un'altra, chi diceva che erano tutte fóle e chi ci credeva per davvero.

Mamma Soubirous volle tagliar corto, e proibì alla figlia di ritornare da quelle parti e di accennare a quel fatto. Fino alla domenica non se ne parlerà più.



Riflessioni: Il segno della Croce

«Subito disparve ogni sentimento di paura». Bernadette come per istinto tentò di portare la mano alla fronte, ma non potè segnarsi, se non dopo che anche la Madonna ebbe fatto il segno della croce; allora ogni sentimento di paura disparve. La Mediatrice le aveva ottenuta la grazia della serenità, della calma, il senso della presenza di Dio, che è pace e dolcezza.

Il segno di croce della SS. Vergine con quale esattezza e con qua­le amore deve essere stato fatto! Quel segno benedetto ricordava a Maria la morte redentrice del suo Gesù per gli altri suoi figli; ricor­dava soprattutto il martirio lento di tanti anni, quando stringendo il suo piccolo Gesù, che Lei allevava come una vittima, i suoi occhi avevano dinanzi la visione continua del Calvario, con le sue tre cro­ci!

Il segno di croce di Bernadette ha la semplicità delle cose infanti­li; il mettersi in ginocchio e cercare la coroncina che portava con sè, ci rammenta come fosse abituale nella sua vita la presenza di Dio e della SS. Vergine, sopratutto nei momenti di pericolo. Per tutta la vita Bernadette porrà un'attenzione particolare nel fare il suo «bel segno di croce».

Il nostro segno di croce. Quando ci portarono al fonte battesima­le, il sacerdote tracciò sulla nostra fronte e sul nostro cuore, un pic­colo segno di croce, ed ingiunse al demonio di non osare mai di violarlo, inducendo in peccato quella nuova creatura di Dio. Abbia­mo assecondato forse noi stessi l'opera funesta del demonio?

Poi, dietro la guida premurosa della mamma, le nostre manine tracciarono mattina e sera il segno della croce sulla nostra persona, prima di prendere il cibo, prima della scuola, in chiesa, davanti ad un'immagine.

Oggi forse ci rammentiamo appena di farlo qualche volta e spes­so è un gesto frettoloso, che non ha alcun significato!

Fioretto: Farò con attenzione il segno di croce, prima e dopo la preghiera della sera.

Giaculatoria: O Gesù, noi Ti adoriamo e Ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo!



IL SEGNO DI CROCE DI S. TOMMASO D'AQUINO

S. Tomaso d'Aquino ebbe da parte dei parenti, gli ostacoli mag­giori alla sua vocazione domenicana.

Quando ebbe fatto sapere che intendeva vestire la divisa di San Domenico e divenire sacerdote, essi lo rinchiusero senza pietà nella torre del castello. A nulla valsero però le lusinghe della madre e del­le due sorelle, Marotta (divenuta poi benedettina) e Teodora. I suoi due fratelli, Rinaldo e Landolfo, credettero di aver trovato il mezzo per farlo rinsavire, con una prova stimata più efficace.

Essi pensavano che, se fossero riusciti a far perdere la virtù più bella al giovane testardo, il suo volere si sarebbe piegato.

Portarono pertanto da Napoli una delle loro amiche, celebre per la sua bellezza e, avendole detto chiaro ciò che aspettavano da lei, una sera la introdussero di nascosto nella torre di Tommaso.

Il giovane, accortosi, si rizzò di scatto, afferrò nel focolare un tiz­zone ardente e mise in fuga quella sciagurata.

Poi, tracciata sul muro una croce nera, si inginocchiò davanti ad essa a pregare lungamente, chiedendo al Signore ed alla Vergine Santa di difenderlo per quel segno benedetto della nostra Redenzio­ne, e di serbargli la più bella delle virtù.

Quando poi, stanco per il sonno, si sdraiò sul suo giaciglio e si addormentò, egli vide in sogno due angioli che venivano a cingergli i lombi con un cordone incandescente.

Dette un grido e si destò. Da quel momento la sua virtù non ebbe più ostacoli. Il cingolo miracoloso, che davvero gli angeli gli avevano stretto ai fianchi, si conserva ancora oggi nella chiesa di S. Domenico in Chieri (Torino).



CAPITOLO V

PARIGI - LOURDES - FATIMA

Mi pare interessante, prima di procedere nel racconto della storia di Lourdes, fare un raffronto fra le tre maggiori serie di apparizioni di questi ultimi due secoli, fermandoci ad esaminare le circostanze esteriori di ognuna ed il loro scopo principale.

Parigi 1830. - Tre apparizioni, di cui la prima prepara­toria nel cuore della notte (18-19 luglio 1830) e le altre, pressoché eguali, con tre fasi, che possiamo riassumere cosi: Madonna del globo, o Virgo Potens - Madonna dei raggi o quadro anteriore della Medaglia Miracolosa - Rove­scio della Medaglia col Monogramma di Maria, i due Cuori e le Stelle.

Le apparizioni avvengono tutte nella Cappella della Casa Madre delle Figlie della Carità a Parigi. Nessuno viene a sapere delle apparizioni eccetto poche persone, i superiori ed il confessore della veggente, S. Caterina Labourè, la quale rimane poi nascosta nel silenzio fino alla sua morte (1876).

Scopo: preparare gli animi dei fedeli di tutto il mondo, alla prossima definizione del dogma dell'Immacolata Con­cezione di Maria (1854).

La Madonna lascia a tal fine la Medaglia, detta poi Mira­colosa, fedele riproduzione delle apparizioni, insegna la giaculatoria: «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi!» e richiede la istituzione delle Figlie di Maria.

La SS. Vergine appariva così: Di statura media, con una veste di seta color bianco-aurora. In testa un velo bianco che scendeva sino a terra e un manto azzurro. Sotto il velo le si vedevano i capelli divisi in due, raccolti in una specie di cuffietta ornata di un pizzo. 1 piedi poggiavano su di una mezza sfera bianca e sotto i piedi aveva un serpente verda­stro con chiazze gialle. Teneva le mani all'altezza del cuore e tra le mani aveva un'altra piccola sfera d'oro, sormontata da una crocetta. I suoi occhi erano rivolti al cielo.

- Era d'una bellezza indescrivibile!- dice la santa.

Lourdes 1858. - Diciotto apparizioni, quasi sempre al mattino presto, alla grotta di Massabielle, presenti molte persone fin dai primi giorni. La Francia intera si commuo­ve; la veggente Bernadette è nota a tutti.

Scopo: confermare quanto ha fatto il Papa con la defini­zione del dogma della Immacolata Concezione, con la parola e con i miracoli. Con la parola quando la Bella Signora afferma finalmente: «Io sono l'Immacolata Conce­zione!». Con i miracoli quando sgorga la polla d'acqua miracolosa ai piedi della grotta e Lourdes comincia ad esse­re la terra dei prodigi.

La Madonna appariva così: ««Ha l'aspetto di una giovane donna di sedici o diciassette anni. Vestita di bianco, è stret­ta ai fianchi da una fascia azzurra, le cui estremità pendo­no lungo la veste. Porta sulla testa un velo ugualmente bianco, che lascia appena vedere i suoi capelli e che cade indietro fino al fondo della sua persona. I suoi piedi sono nudi, ma coperti dagli estremi lembi della veste e sulla loro punta brillano due rose d'oro. Al braccio destro tiene infila­ta una corona del S. Rosario, dai grani bianchi e la catena d'oro, lucente come le due rose dei piedi ».

Fatima 1917. - Questa volta la SS. Vergine sceglie il Portogallo, e compare a tre bambini (Lucia, Giacinta e Francesco) all'aperto, mentre stanno al pascolo.

Avvengono sei apparizioni (una al mese), le ultime delle quali alla presenza di molte decine di migliaia di persone, e sono chiuse col famoso miracolo del sole.

Scopo: la Madonna raccomanda la penitenza e la recita del S. Rosario, affinchè possa cessare presto la guerra in corso e l'umanità possa evitarne un'altra più terribile, sotto il prossimo pontificato. Chiede infine la devozione e la consacrazione del Mondo e di ogni anima al suo Cuore Immacolato, con la S. Comunione riparatrice al primo saba­to d'ogni mese.

La SS. Vergine appariva così: «La meravigliosa Signora sembrava avere dai 15 ai 18 anni. La sua veste bianca come la neve, era stretta al collo da un cordone d'oro e scendera sino ai piedi.

Un manto pure bianco e ricamato ai bordi in oro, le ricopriva la testa e la persona. Dalle mani giunte sul petto pendeva un rosario con i grani bianchi come perle, termi­nante con una piccola croce d'argento brunito. Il volto del­la Madonna, delicatissimo nei lineamenti, era circondato da un'aureola di sole, ma sembrava velato da un'ombra di tristezza».



Riflessioni: Gli insegnamenti della Medaglia Miracolosa

lo spero che tu la conosca e che la porti al collo giorno e notte. Come un figliolo che voglia bene a sua madre, quando è da lei lon­tano, custodisce gelosamente la sua fotografia e spesso la contempla con affetto, così un degno figlio della Madonna contempla spesso la sua effigie, quella che proprio Lei ci ha portato dal cielo, la Meda­glia Miracolosa. Da essa devi trarre quegli insegnamenti e quella for­za che ti è necessaria per vivere in modo degno dell'Immacolata, in un mondo tanto corrotto e corruttore.

La Mediatrice. - Osserva la faccia anteriore della tua medagliet­ta. Ti presenta la SS. Vergine in atto di versare torrenti di grazie sul mondo, che ha sotto i piedi. Alla veggente che le chiedeva come mai alcuni dei suoi anelli non mandassero luce, la Madonna rispose: - Sono le grazie che io vorrei fare, ma che nessuno mi chiede!

Non ti dicono queste parole tutta la bontà preveniente della Mamma del cielo? Essa desidera aiutarci e non attende da noi che un ricordo, una preghiera fatta di cuore.

Il monogramma di Maria e le Stelle. - Guarda ora la faccia posteriore della medaglietta. Quella grande M sormontata dalla cro­ce è Maria, dal cui cuore verginale è nato Gesù. Gesù è stato per Lei una croce, una spada continua di dolore, per la partecipazione che la Madre ha avuto alle sofferenze del Figlio.

Anche al centro del tuo cuore dovrebbe trovarsi sempre l'amore di Gesù e di Maria, attorniato dalle stelle, che rappresentano le virtù più care all'Immacolata. Ogni suo figlio deve sforzarsi di imitarle e riprodurle in se stesso: l'umiltà, la purezza, la mansuetudine, la carità.

I due cuori. - Contempla ora i due Cuori, l'uno coronato di spi­ne, l'altro trafitto dalla spada. Quando Santa Caterina chiese alla Ver­gine se si dovesse incidere qualche parola attorno ai due cuori, la Madonna rispose: , «I due cuori dicono abbastanza».

Fioretto: Bacerò mattino e sera la Medaglietta e la porterò costante­mente al collo con amore.

Giaculatoria: ”O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te!”.



«BABBO, LEGGIMI QUESTE PAROLE!»

In una chiesa di Lione si predica la missione. Un giorno una bambina sui sette anni, si presenta al Missionario e gli chiede una Medaglia di Maria Immacolata. Egli le domanda sorridendo che cosa ne voglia fare, e la bambina: - Voi avete detto che chi reciterà tre volte le parole che vi sono incise: "O Maria, concepita ecc. " si convertirà, e così spero di riuscire anch'io a convertire un'anima...

Il pio missionario sorride, le dà la medaglia e la benedice. Eccola a casa; va da suo padre, lo accarezza e con tutta grazia: - Vedi - gli dice - che bella medaglia mi ha dato il missiona­rio! Fammi il favore di leggere quelle paroline che vi sono scritte all'interno.

Il padre prende la medaglia e legge a mezza voce: «O Maria con­cepita ecc.» La fanciulla giubila, ringrazia il babbo ed esclama tra sè: - Il primo passo è fatto!

Poco dopo è di nuovo dal babbo, ad accarezzarlo e baciarlo; ed egli sorpreso: - Ma che cosa vuoi, bambina mia?

- Ecco - disse - vorrei che mi leggessi una seconda volta quel­la bella preghiera, che sta incisa sulla mia medaglia... - ed intanto gliela pone sott'occhio.

Il padre si annoia, la manda a giuocare; ma che volete? Quell'an­gioletto sa tanto fare che il buon uomo deve cedere e legge: «O Maria concepita senza peccato ecc.- Poi le restituisce la medaglia dicendole: - Ora sarai contenta; va' e lasciami stare.

La fanciulla se ne va festante... Ora deve studiare il modo di far­gliela ripetere una terza volta, e la bimba attende il giorno seguente. Al mattino, mentre il babbo è ancora a letto, la piccina pian pia­nino, gli va vicino e lo prende con tanta dolcezza, che il buon uomo è costretto, per accontentarla, a rileggere una terza volta la giaculatoria.

La bimba non vuole di più e salta dalla gioia.

Il babbo è meravigliato di tanta festa; ne vuol sapere la ragione e la bambina gli spiega ogni cosa: - Babbo mio, anche tu hai detto tre volte la giaculatoria della Madonna; dunque andrai a confessarti e comunicarti e così farai contenta la mamma. E tanto tempo che non vai più in chiesa!... Il missionario infatti ha promesso che chi avesse detto, anche solo tre volte, la giaculatoria della Immacolata, si sarebbe convertito!...

Il babbo è commosso: non può rifiutare e baciando il suo angio­letto: - Sì, sì, - le promette, - andrò anch'io a confessarmi e ren­derò contenta te e la tua buona mamma.

Mantenne la parola ed in quella casa si amarono più ancora che per il passato.



CAPITOLO VI

II APPARIZIONE

Domenica, 14 febbraio 1858 - Pomeriggio

Sono passati due giorni soltanto dalla prima apparizione e Bernadette ha sempre il divieto della mamma di recarsi alla grotta.

Oggi, dopo la S. Messa, la fanciulla prega la sorella e alcune amiche di intercedere presso la mamma e di ottene­re il permesso di andare alla roccia di Massabielle.

Nel pomeriggio la mamma finisce per cedere. Prima di recarsi alla grotta però, il gruppetto di ragazze passa dalla chiesa e prende una bottiglietta d'acqua santa.

- Quando la vedrai - suggeriscono le amiche a Berna­dette -, la spruzzerai di acqua benedetta, dicendo: «Se venite da parte di Dio, avvicinatevi; ma se venite da parte del demonio, andatevene! ».

Ecco il piccolo gruppo inginocchiato davanti alla grotta, ma Bernadette non vede nulla ed esorta le compagne ad incominciare il S. Rosario, che ciascuna recita per proprio conto, inginocchiate chi qua chi là per terra.

Ad un tratto Bernadette si trasfigura: Eccola, eccola!

Tutte fissano lo sguardo verso la roccia, ma nulla vedo­no. Solo Bernadette è in estasi.

Una bimba le pone la bottiglia dell'acqua santa tra le mani ed allora Bernadette, a più riprese, spruzza la Bella Signora, che si trova a qualche passo di distanza, dinanzi a lei:

- Se venite da parte di Dio, avvicinatevi; ma se...

La Bella Signora si avvicina sorridendo ed è tanto bella, che Bernadette non osa e non riesce a finire la formula concertata dello scongiuro.

Bernadette e le amiche continuano il loro Rosario ed anche la Signora fa scorrere la sua corona candida tra le dita, ma recita soltanto il Gloria Patri. Non è conveniente infatti che la Madonna reciti a sè stessa l’Ave Maria.

Mia sorella muore! - Intanto Bernadette si fa pallida e la sorella piange, temendo che muoia.

Alcune sue compagne corrono allora al molino a chiede­re soccorso e viene il giovane mugnaio Nicolau con sua madre.

Essi prendono dolcemente Bernadette sotto le ascelle e la costringono ad avviarsi verso il molino. Bernadette non può staccare lo sguardo dalla grotta, ove vede ancora risplendere la Bella Signora e solo quando è a notevole distanza, l'apparizione scompare.

Al molino giunge anche la madre di Bernadette, che, vedendo la figliuola ridotta in quello stato, accesa di collera perchè aveva voluto ritornare alla grotta, le si avventa con­tro con una verga, mentre i circostanti a stento la trattengo­no.

- Che fate? Vostra figlia è un angelo!

La mamma, in preda all'emozione, si accascia allora piangendo su di una sedia e solo dopo qualche tempo può riprendere la strada di Lourdes, confortata da Bernadette stessa, che spesso camminando si volge a guardare ancora verso quella grotta, ove per la seconda volta ha visto la Bella Signora.



Riflessioni: ”Se venite da parte di Dio avvicinatevi!,,

Come deve essere stato pieno di bontà e di comprensione mater­na il sorriso della SS. Vergine, mentre Bernadette, tutta tremante, la spruzzava di acqua benedetta! Essa si avvicinò subito, come per dire: ,,Vedi non ho paura delle cose sante... Sta' tranquilla, vengo da Dio”.

Il cuore della piccola, che batteva forte forte, si rasserenò subito. Le tue amicizie, i libri che leggi, gli spettacoli che vedi alla televi­sione, sono tutti da Dio. - Vengono e ti portano a Lui, ti rasserenano o ti lasciano l'animo turbato e forse con il rimorso della colpa?

Chi viene da Dio non insegna il male, non parla male, non ha paura dell'acqua santa, della Chiesa, dei Sacramenti. dei Sacerdoti...

«Ma se venite da parte del demonio, andatevene!». Spesso anche i lupi si vestono con manto di agnello... Anche il demonio si può tra­sfigurare in angelo di luce, per meglio ingannare... Ma come un albero si conosce dai suoi frutti - ci avverte Gesù, - così dalle opere conoscerai le cose e le persone che vengono da Dio e tendo­no a Lui, le cose e le persone che vengopo invece dal demonio e ti portano a lui.

Le prime avvicinale: ne avrai giovamento; ma le seconde fuggile, anche se lì per li ti parranno luminose ed attraenti.

Fioretto: Non ricercherò spettacoli osceni alla televisione.

Giaculatoria: Maria, Madre della Divina Grazia, pregate per noi!



160 ANNI FA LA MADONNA APPARIVA A LA SALETTE (1846-2006)

La Salette è una località del Delfinato, circondario di Grenoble (Francia), a 1800 m. di altitudine, tra valli profonde e dirupi. Oggi gli abitanti si sono ridotti di numero, ma il santuario, sorto sul luo­go dell'apparizione, è imponente e molti sono i pellegrini che sal­gono a visitarlo ed a pregare.

Il 19 settembre 1846, la Madonna apparve a due pastorelli, Mela­nia Calvat di 15 anni e Massimino Giraud di 11, presso la fontana "dei pastori". Era detta così perché i pastori solevano consumare il loro desinare, seduti sulle pietre disposte attorno alla fontana. Erano le tre del pomeriggio.

I ragazzi videro improvvisamente un globo luminosissimo, di quattro o cinque metri di diametro, sul bordo della fontana; poi il globo si divise in due parti e lasciò apparire al centro, una bellissi­ma Signora, seduta su di una pietra. Aveva i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani. Pareva che piangesse.

Fu la Signora che per prima si alzò e andò incontro ai ragazzi impauriti:

- Venite, figlioli... non abbiate paura!

Aveva messo le sue mani nelle ampie maniche della splendida veste ed i suoi occhi apparivano davvero pieni di lacrime. Massimino e Melania si avvicinarono fino a pochi passi.

Com'era bella quella Signora! Una doppia aureola luminosa la cir­condava ed essa appariva sollevata da terra di circa venti centimetri. Il messaggio della Signora

Poi la SS. Vergine parlò, in dialetto, affinché i ragazzi compren­dessero bene:

- Se il mio popolo non mi ascolterà, sarò costretta a lasciare cadere il braccio di mio Figlio, che è così pesante e non posso più trattenerlo... Da tanto tempo io soffro per voi... Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concede­re. È questo che appesantisce il braccio di mio Figlio!... E i carrettieri bestemmiano il nome di mio Figlio... Se il raccolto va male, è soltanto per causa vostra...

Poi la Madonna interrogò i ragazzi:

- E voi le dite bene le vostre preghiere? Massimino e Melania furono sinceri: - Non sempre, Signora.

- O figli miei, bisogna dirle bene.

Quando non avete tempo, almeno un Ave ed un Pater... Ma quando avete tempo, ditene di più.

E aggiunse: - A Messa non va più che qualche vecchietta. Gli altri non vanno se non d'inverno, quando non sanno che cosa fare.

Dopo aver richiamato l'attenzione dei ragazzi su altri punti della legge di Dio, tanto calpestata, la bella Signora concluse: - Ebbene quanto vi ho detto propagatelo in mezzo al popolo! Ciò detto, risalì verso il poggio, quasi scivolando sull'erba. Massimino e Melania la guardavano rapiti, poi le corsero dietro, ma la Signora camminava lesta e, quando fu sulla sommità, si alzò da terra e scomparve, lasciando solo un altro globo di luce, che a sua volta svanì gradatamente.

Il messaggio della Vergine di La Salette è un richiamo materno ad un'osservanza più fedele dei Comandamenti di Dio e dei Precetti della Chiesa, e ricorda il monito ben più severo ed accorato rivolto al mondo da Fatima (1917).



CAPITOLO VII

III APPARIZIONE

Giovedì, 18 febbraio 1858 - Mattino presto Ore sei. Albeggia appena.

Bernadette ha ascoltato la S. Messa delle cinque e mez­zo e si avvia alla grotta in compagnia di due sole persone: la signorina Antonietta Peyret, Figlia di Maria di 23 anni, e la signora Millet, le quali pensano che l'apparizione sia qualche anima del Purgatorio e precisamente quella della presidente della Congregazione Mariana, morta poco pri­ma, che venga a chiedere suffragi.

La signorina Peyret reca con sè penna, carta e calamaio, affinchè lo strano fantasma possa scrivere i suoi desideri e la signora Millet porta un cero benedetto nel giorno della Candelora, contro gli spiriti maligni.

Bernadette ha fretta di giungere alla grotta; pare che abbia le ali ai piedi questa mattina e precede di qualche poco le compagne.

Alla grotta si inginocchia subito e comincia il S. Rosario, guardando la nicchia ancor vuota.

Ad un tratto manda un grido di gioia. La Madonna è là, sorridente e con la mano l'invita ad avvicinarsi.

Le sue compagne non vedono nulla, per quanto si sfor­zino di fissare la roccia.

- Chiedile se non ha piacere che restiamo qui noi o se dobbiamo ritirarci.

Bernadette interroga la SS. Vergine e poi dice: - Potete rimanere!

Allora le due amiche si inginocchiano ed accendono il cero, il primo cero che brilla davanti alla roccia di Massabielle.

Bernadette in estasi contempla la bellezza della SS. Ver­gine e tace. La signorina Peyret le porge allora carta, penna e calamaio, che ha portato con sè e, pensando sempre che si tratti dell'anima. della sua presidente defunta, le suggeri­sce:

- Dille che scriva qui i suoi desideri!

Bernadette prende ogni cosa, si avvicina alla SS. Vergine e si alza in punta di piedi, per arrivare a porgerle gli oggetti e dice: - Signora, se avete qualcosa da comunicare, abbiate la bontà di scrivere qui quanto desiderate!

La Bella Signora parla per la prima volta - Allora per la prima volta la Bella Signora parla sorridendo ed usando nella sua bontà il dialetto di Bernadette, affinché la fanciul­la possa capire: - Ciò che debbo dire, non è necessario scriverlo. Vuoi farmi la gentilezza di venir qui per quindici giorni?

- Sì, ve lo prometto! - risponde Bernadette.

La Vergine sorride ancora e dice: - Ed io non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell'altro sì!

Poco dopo scompare, lasciando dietro di sé una lumino­sità che si spegne poco a poco. L'apparizione è durata circa un'ora ed ha lasciato nell'animo di Bernadette una profon­da impressione, non solo per la voce dolcissima della Bella Signora e la nitidezza dei suoi occhi azzurri «con cui guar­da tutti con molta bontà» dirà Bernadette, ma per la pro­messa soprattutto da lei fatta alla SS. Vergine e per quella della SS. Vergine fatta a lei: «Ed io non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell'altro sì! ».



Riflessioni: Il dolore nella vita umana

Mediteremo presto come si siano realizzate le parole della SS. Vergine nella vita di Bernadette. Visse per trentasei anni, si può dire tra le sofferenze e si spense nel dolore. Ma il suo diario è chiuso da queste parole rivelatrici: «Più verrò crocifissa, più mi rallegrerò!»».

C'è davvero qualcosa di grande nella sofferenza, che tante volte noi non comprendiamo, soprattutto nel dolore degli innocenti!...

È come una continuazione della Passione e della Redenzione di Gesù, secondo la parola di S. Paolo: «Compio in me ciò che ancora manca ai patimenti di Cristo, apro del corpo di Lui, che è la Chiesa,, (Colos. 1-24).

La sofferenza degli innocenti, unita a quella redentrice di Gesù, acquista così un valore più vasto, universale, per la salvezza di chi non è innocente e deve essere lavato dal sangue redentore di qual­cuno.

Il tuo dolore. - Il dolore è compagno di ogni vita umana e quin­di, o presto o tardi, anche della tua. Dolore fisico, acciacchi o malat­tie, e dolore più spesso spirituale, incomprensioni, solitudine, umi­liazioni, lotte.

Vi è però modo e modo di soffrire: come lo schiavo, imprecan­do; come la bestia inconsciamente e come il cristiano, per amore... Il tuo dolore deve essere moneta per il cielo: Il mio penare è una chiavina d'oro... piccola, ma che apre un gran tesoro. È croce, ma è la croce di Gesù: quando l'abbraccio, non la sento più!

Ti ritornino spesso alla mente, quando più pesante ti sembra la tua croce, le parole della SS. Vergine: «Non ti prometto di farti felice in questo mondo...». Il mondo ha tante cose belle per le persone felici, per le infelici nulla... Ma come è labile la felicità del mondo, come ingannevole, superficiale, esterna!

Nell'altro sì!», è la grande speranza della nostra vita! Due stille ancora dell'amaro pianto, e di vittoria poi l'eterno canto.

Fioretto: Se mi accadrà oggi di soffrire qualcosa, ne ringrazierò il Signore.

Giaculatoria: Cuore Immacolato di Maria, prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte.



LE APPARIZIONI DI FATIMA (1917)

Prima apparizione (13 maggio 1917). - E' mezzogiorno e tre pastorelli, i fratelli Francesco e Giacinta Marto e Lucia Dos Santos (oggi Suor Dolores) loro cugina, giocano nella località della Cova o Conca di Iria, a circa tre chilometri da Fatima (Portogallo), mentre badano al gregge.

Lucia ha 10 anni, Francesco 9 e Giacinta 7.

Il cielo è sereno e splende un sole meraviglioso, ma d'un tratto i ragazzi vedono guizzare un lampo e mentre guardano attorno impau­riti, scorgono sopra la chioma di una pianticella una bellissima Signora.

- Non abbiate paura - Essa dice. - Non voglio farvi alcun male!

E' così bella e pare così buona, che Lucia osa interrogarla: - Di che paese siete voi?

- Il mio paese è il Cielo! Sono venuta a domandarvi che veniate qui, alla medesima ora, il giorno 13 di ogni mese, per sei volte conse­cutive, fino ad ottobre. In ottobre vi dirò chi sono e che cosa voglio da voi.

Poi la Madonna promette ai fanciulli che andranno anche loro in Cielo e chiede loro se siano disposti a soffrire, in riparazione delle bestemmie e delle offese, fatte al Cuore Immacolato di Maria.

Lucia accetta a nome di tutti e tre.

La SS. Vergine sorride compiaciuta e, investendo i piccoli con una viva luce, raccomanda loro di recitare tutti i giorni il S. Rosario con devozione, per ottenere la cessazione della guerra. Poi si dile­gua leggera verso il Cielo.

Seconda apparizione (13 giugno 1917). - I tre pastorelli sono puntuali alla Cova di Iria. Recitano la terza parte del S. Rosario con una cinquantina di persone, che li hanno seguiti per curiosità, ed ecco guizzare il lampo premonitore. Alzano gli occhi ed ecco la Madonna sulla chioma della solita pianticella.

La SS. Vergine predice a Lucia che Francesco e Giacinta moriran­no presto, mentre lei dovrà lavorare più a lungo, per stabilire nel mondo la devozione al suo Cuore Immacolato.

Così dicendo la Madonna investe nuovamente di luce i tre ragaz­zi e fa vedere il suo Cuore circondato di spine, che lo pungono da tutte le parti.

Terza apparizione (13 luglio 1917). - In questa apparizione, avvenuta esattamente a mezzogiorno, la Madonna fa vedere per un istante ai tre fanciulli il baratro dell'inferno e poi dice:

- La guerra (1914-18) sta per finire, ma se non si cessa di offen­dere il Signore, non passerà molto tempo, sotto il prossimo pontificato (quello di Pio XI)) ne incomincerà un'altra più terribile (1939-1945). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta (forse la straordinaria aurora boreale del 4 novembre 1938), sappiate che questo è il grande segno che Dio vi dà, della prossima punizione dei peccati del mondo con la guerra, la fame, la persecuzione contro la Chiesa e contro il Santo Padre. Per impedire questo io verrò a chie­dervi la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei brimi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace. Altrimenti si diffonde­ranno errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa; molti buoni verranno martirizzati; il Santo Padre avrà molto da soffrire; molte nazioni verranno soppresse... Ma infine il mio Cuore Immacolato trionferà; il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace...

Quarta apparizione (19 agosto 1917). - 1 veggenti sono stati ostacolati e non possono quindi recarsi all'appuntamento del giorno 13. Ma la Madonna appare egualmente a Lucia ed a Giacinta in un'altra località, chiamata Valinhos (piccole valli) il giorno 19 agosto.

- Pregate, pregate molto - dice la SS. Vergine tra le altre cose -, fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime van­no all'inferno, perché non c'è chi si sacrifichi per loro!

La visione dura come al solito 10 minuti ed è annunciata dal soli­to lampo all'inizio e salutata dal tuono alla fine.

Quinta apparizione (13 settembre 1917). - Davanti ad una folla calcolata di 20.000 persone in preghiera, nella primitiva località di Cova d'Iria, a mezzogiorno preciso, la SS. Vergine appare ai tre pastorelli e raccomanda loro ed a tutti la recita del S. Rosario, per ottenere la fine della guerra.

Ultima apparizione (13 ottobre 1917). - La folla è salita a 70.000 persone. Piove ma, verso mezzogiorno, Lucia comanda di chiudere gli ombrelli e incomincia il S. Rosario.

Poco dopo ecco il lampo e subito dopo la Bella Signora.

- Chi siete e che cosa volete da me? - chiede ancora Lucia.

- Io sono la Madonna del Rosario e voglio in questo luogo una cappella in mio onore. Sono venuta per esortare i fedeli a recitare ogni giorno il S. Rosario e far penitenza dei loro peccati e a cambiar vita.

Prendendo poi un aspetto più triste: - Che non si offenda più Nostro Signore - supplica -, che è già tanto offeso!

Nel congedarsi la Madonna apre le mani e indica il sole. Allora Lucia: - Guardate il solei - grida.

La pioggia è cessata come di incanto; le nubi si squarciano e compare il sole che gira, come un disco d'argento, su di se stesso, proiettando all'intorno fasci di luce gialla, rossa, verde, azzurra, vio­lacea. Tutto si colora di quella luce, mentre la folla ammutolisce dal­lo stupore.

Per tre volte si compie questo spettacolo miracoloso, visto anche a distanza da tante altre persone.

Poi il sole pare che si stacchi dal cielo e precipiti sulla folla, che cade in ginocchio gridando: «Miracolo, miracolo!».

Quando il fenomeno cessa, i vestiti di ognuno, prima inzuppati di acqua, si sono completamente asciugati. La Madonna è scompar­sa verso il Cielo.

Francesco e Giacinta sono falciati dalla «spagnola» rispettivamente nel 1918 e 1920. Lucia vive tuttora nel Carmelo di Coimbra (Porto­gallo) e sembra che sia stata favorita da altre apparizioni nel 1926 e nel 1929.



CAPITOLO VIII

IV APPARIZIONE

Venerdì, 19 febbraio 1858 - Mattino presto

Quando Bernadette giunse con la mamma alla grotta, verso le ore sei, l'attendevano già diverse persone. Alla domenica sarebbero state centinaia. La notizia si era diffu­sa. Il popolino parlava di apparizioni della SS. Vergine, per­ché tutti pensavano che la Bella Signora non fosse altri che la Madonna. Eppure tutta quella gente non vedeva altro che rocce, sterpi e rovi. Non sentiva nulla dei colloqui della veggente con l'essere misterioso.

Bernadette si inginocchiò ed una zia le porse un cero benedetto acceso, mentre dall'altra mano la fanciulla teneva il S. Rosario. Non aveva ancora recitato tre Ave Maria che il suo viso si trasfigurò ed i suoi occhi rimasero immobili ver­so la roccia.

Mio Dio, non prendetemi mia figlia! - Solo le sue lab­bra di tanto in tanto si muovevano impercettibilmente e qualche volta salutava anche col capo e con le mani l'ap­parizione sorridendo.

- Mio Dio, non prendetemi mia figlia! - esclamò la mamma quando vide Bernadette così trasformata.

Attorno alla fanciulla tutti piangevano di tenerezza. L'estasi durò circa mezz'ora, poi Bernadette sembrò risvegliarsi e, mentre la zia la sosteneva, si gettò al collo della mamma, come oppressa da tanta felicità.

Poi le tre donne si incamminarono verso casa seguite da un codazzo di gente.

Bernadette narrò subito che la Madonna le aveva sorriso, ma il fatto che più l'aveva colpita ed impressionata era­no state voci orribili, uscite come dalle viscere della terra, che durante l'apparizione volevano spaventarla. La voce più forte gridava: «Salvati, salvati! Fuggi, fuggi!..». La Bella Signora però aveva subito sollevato il suo capo, aggrottan­do le ciglia e quelle voci di inferno si erano disperse.

Senza dubbio era il demonio che fremeva contro l'im­macolata e la sua prediletta.



Riflessioni: L'ira del serpente

È la lotta che continua tra il serpente e l'Immacolata, tra i figli di Lei, Cristo e i suoi seguaci, ed i figli del Demonio: Porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa (il Redento­re, stirpe di Maria) ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen. III-15).

Questa stirpe o discendenza della Donna non va intesa infatti soltanto in senso individuale, cioè limitata al Salvatore, ma va intesa anche in senso collettivo, cioè comprende tutti i membri del Corpo Mistico di Cristo, il regno stesso del Messia, la Chiesa intera.

La visione dellApocalisse. - S. Giovanni descrive una visione drammatica, che rappresenta al vivo la lotta tra il Serpente e la Don­na: «Nel cielo apparve un segno grandioso. una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stel­le...». Ed ecco apparire nel quadro l'avversario della Donna: «Un enorme Drago rosso» che è «il Serpente antico, colui che chiamiamo il Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra». Cacciato dal cielo da Michele e dagli angeli fedeli, il Drago con i suoi seguaci fu precipi­tato sulla terra: «Guai a voi, terra e mare, perché il Diavolo è precipi­tato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo». Dopo avere inutilmente tentato di insidiare la Donna, l'anti­co Serpente ingaggiò un ultimo disperato combattimento, che dura ancor oggi e del quale gli uomini sono spettatori e partecipi. Allora - conclude S. Giovanni - «il Drago si infuriò contro la Donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Apoc. X11-1-17).

Il Redentore ti schiaccerà la testa: è l'annuncio e la promessa del­la vittoria del Redentore e dell'Immacolata. Non bisogna quindi temere. Con un solo sguardo verso il Gave, da cui sembravano pro­venire le orribili voci, l'Immacolata di Lourdes tranquillizzò Berna­dette e fece tacere tutta l'ira infernale.

Bernadette rimarrà sotto il suo manto; vicino a Lei non potrà aver paura; si sentirà forte contro tutti gli alleati dell'inferno, i liberi pensatori, gli anticlericali, che ben presto scateneranno la loro rea­zione contro i fatti di Lourdes.

Fioretto: Se sai di non essere in grazia di Dio, fa un bell'atto di contrizione e prometti di confessarti oggi stesso.

Giaculatoria: Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno; porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia!



LA PRESENZA DI MARIA NELLA STORIA

Oggi non leggiamo un fatto edificante, ma ci soffermiamo ad osservare un parallelismo storico assai eloquente per chi ha fede. Questa visione di insieme ci palesa quanto Maria segua da vicino i suoi figli e li difenda dal Serpente e dai suoi alleati. Prendiamo in considerazione gli ultimi anni di storia e troveremo delle coinciden­ze cronologiche, non del tutto fortuite.

1830: A Parigi, l'Immacolata appare a S. Caterina Labouré, porta la Medaglia Miracolosa e ci assicura: Abbiate fiducia, io sarò con voi!».

1830: Per l'Europa intera inizia un periodo di disordini e di irreligiosità.

1842: A Roma, l'Immacolata appare e converte il banchiere ebreo Alfonso Ratisbonne.

1846: Apparizione alla Salette della SS. Vergine, che ci richia­ma alla osservanza della legge di Dio.

1841: Feuerbach pubblica il suo libro blasfemo: «Essenza del Cristianesimo». Per lui il cri­stianesimo è morto e sepolto.

1854: A Roma, Pio IX definisce solennemente il dogma del­l'Immacolata Concezione di Maria.

1848: Pubblicazione del Manife­sto Comunista di Engels e Marx.

1858: L'Immacolata appare a Lourdes e ci addita il cielo e la via della virtù per raggiunger­lo.

1858: Darwin con la sua opera «Sull'origine delle specie», afferma che l'uomo deriva solo dalla scimmia e il suo destino non va oltre la biologia.

1875: Giunge a Pompei il qua­dro miracoloso della Madonna del Rosario.

1867: Marx pubblica Il Capitale» e indica nell'economia la base di ogni vita e di ogni cultura. Il problema religioso per lui, dopo Feuerbach, non esiste più.

1883: Lettera Enciclica del Papa Leone XIII sul Rosario.

1873-1883: Matura il pensiero di Nietzche e del «Superuomo». Il vecchio Dio è morto - dice Nietzche - e nessun nuovo Dio giace in fasce nella culla».

1917: Apparizioni a Fatima della Madonna, che predice una nuova crudele guerra.

1917: Rivoluzione russa ed avvento del Comunismo. Freud pubblica la sua «Intro­duzione alla psicanalisi». Nul­la è più peccato!

1933: Apparizioni della Madon­na dei poveri a Banneux, in Belgio.

1922-1939: Prevale la statolatria: comunismo, fascismo, nazi­smo, culto dei superuomini». Persecuzioni religiose e razzi­ste.

1942: Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, fatta da Pio XII.

1939-1945: La seconda guerra mondiale miete spietatamente milioni di vittime.

1950: Definizione del dogma dell'Assunzione di Maria al cielo in corpo ed anima.

1946-1960: Avviata faticosamen­te la ricostruzione, le lotte politiche si fanno più aspre e coinvolgono anche i valori e gli ideali più nobili.

1953: A Siracusa, negli ultimi giorni di agosto, una Madon­nina di ceramica piange lacri­me umane per tre giorni.

1° novembre: Proclamazione della Regalità di Maria.

1954: Anno Mariano.

1962-1965: Concilio Vaticano II e rinnovamento delle strutture della Chiesa.

1964: Paolo VI proclama Maria Madre della Chiesa» La crea­tura più vicina a Dio e la più vicina a noi».

1964-1977: Il culto di Maria len­tamente si spoglia delle prati­che devozionali più superficia­li e viene posto al centro del dogma.

1965-1977: Lo spirito innovatore del Concilio non è da tutti inteso rettamente.

Sorge una contestazione peri­colosa. Certe forme di moder­nismo rinnovato, di irreligio­sità, pongono la Chiesa e la fede stessa di molti in crisi. Le vocazioni sacerdotali e religio­se diminuiscono paurosamen­te di numero. Sembra che il Serpente prevalga. In nazioni cattoliche come l'Italia vengo­no approvate le leggi del divorzio e dell'aborto facile.

Ma l'Immacolata non ci abbandona, anzi sembra ripe­terci proprio in questo momento le parole che disse un giorno a Parigi: «Abbiate fiducia, io sono con voi!…

1981: A Medjugorie, in Iugosla­via, la Madonna, sotto il titolo di Regina della Pace, sembra moltiplicare le sue apparizioni a quattro ragazze e a due ragazzi. La Chiesa non si è ancora pronunciata su questi avvenimenti.

1989: Conversione della Russia alla democrazia e alla fede. Si avvera la profezia della Madonnina di Fatima?

Crollo del Comunismo inter­nazionale.



CAPITOLO IX

V APPARIZIONE

Sabato, 20 febbraio 1858 -Mattino presto

Bernadette giunse accompagnata dalla mamma anche quel mattino, verso le ore 6,30. La folla non era grande, benchè la notizia che la fanciulla si sarebbe recata alla grot­ta, si fosse diffusa.

Era presente anche il Sig. Estrade, e appunto dalla sua relazione tolgo la descrizione di quanto si svolse quel mat­tino a Massabielle.

Bernadette si inginocchiò e cominciò la recita del S. Rosario, guardando verso la nicchia. Qualche momento dopo ecco la Bella Signora ed il viso di Bernadette si trasfi­gura, divenendo come cera bianchissima. Il suo atteggia­mento, l'attenzione dello sguardo, i gesti graziosi ed il muovere quasi impercettibile delle labbra, con cui accom­pagna il dialogo che si svolge tra lei e la visione, attirano gli occhi e frasi di ammirazione da tutti. La fanciulla però non si accorge e non sente nulla, eccetto la SS. Vergine che le sta dinanzi.

- Io non riconosco più mia figlia! Io perdo la testa... - esclama la mamma di Bernadette, che le sta vicino vicino. L'estasi dura una quarantina di minuti, poi la veggente si risveglia come da un sonno profondo e risponde alle domande che le piovono da tutte la parti: Sì - dice -, la Signora mi ha parlato e mi ha insegnato parola per parola una preghiera particolare e speciale per me. - Insegnala anche a noi questa preghiera!

- Oh, no, non posso. Non credo che la Signora lo per­metta!

Alla mamma che l'accompagna nel ritorno verso Lour­des, confida che è un segreto che non deve manifestare a nessuno.

Nessuno infatti ebbe mai il testo della preghiera, che Bernadette recitò ogni giorno della sua vita e poi portò con sè nella tomba.

A chi gliela chiedeva Bernadette rispondeva che non era autorizzata a rivelarla, ma si capiva che a quella preghiera, scaturita dal cuore della Mamma Celeste, era legata la forza che doveva sostenerla nel momento della prova e nel duro Calvario della sua breve vita.



Riflessioni: La preghiera della mamma

Buona, paziente, la SS. Vergine insegna a Bernadette una pre­ghiera tutta particolare e non si stanca di ripeterla con lei, finchè non l'ha imparata ben bene a memoria e non la dimenticherà più per tutta la vita.

Come doveva essere bella quella preghiera! Era un segreto e Ber­nadette non ce l'ha rivelata.

Anche la nostra mamma terrena un giorno, quando eravamo pic­cini, ci insegnò a pregare, ripetendo con noi, parola per parola, quanto il suo cuore le suggeriva.

La preghiera della mamma resta sempre la più bella...

Prega con Maria. - La mamma terrena non può essere sempre con noi e quando il Signore la chiama a sé, ci lascia soli.

La Mamma Celeste è sempre con noi, ovunque. Possiamo sem­pre pregare con Lei, assistere alla S. Messa con Lei, andare alla S. Comunione con Lei, lavorare, soffrire con Lei. Il suo sguardo mater­no non ci abbandona mai!

Prega per mezzo di Maria. - Le tue richieste passeranno attra­verso alle mani dell'Immacolata. Essa ripulirà la tua preghiera, spes­so così difettosa, distratta, immeritevole e la arricchirà coi suoi meri­ti. Maria è la grande Mediatrice: prenderà da te le tue suppliche e le presenterà a Dio ed otterrà più facilmente quanto a Dio richiedi per mezzo suo.

Fermati un istante sulle parole di un'anima dannata, che qui ti trascrivo, e rileggile spesso:

La preghiera è il primo passo verso Dio e rimane il passo decisivo.

Specialmente la preghiera a Colei che fu Madre di Cristo, il nome della quale noi non nominiamo mai!

La devozione a Lei strappa al demonio innumerevoli anime, che il peccato gli consegnerebbe infallibilmente nelle mani.». (Da Lettera dal mondo di là» - Roma 1952).

Fioretto: Cercherò di fare attentamente la mia preghiera del mat­tino e della sera.

Giaculatoria: Maria Immacolata, Mediatrice di tutte le Grazie, prega per noi!



NON SAPRAI MAI DI ESSER SALVO PER MARIA!

Il sergente Fortini Umberto racconta questo fatto straordinario, avvenuto sul fronte di Tobruc, durante l'ultima guerra: «Una notte uscii dalle trincee strisciando sul terreno come una biscia. Eravamo cinque, tutti volontari. Dopo cinquanta metri di len­ta marcia, ci dividemmo, augurandoci di rivederci.

Mi inoltrai cautamente per circa un'ora. L'alba sorgeva dal mare luminosa e gradita... Radunai due mucchietti di sabbia; dall'uno all'altro distesi alcune aride alghe e da quell'improvviso osservatorio, stetti in vigile attesa. Le ore erano lunghe e silenti. Ero sul punto di disperare dell'impresa, quando, attraverso uno spiraglio, scorsi qual­che cosa che si muoveva. Dubitai che si trattasse di una ondata di sabbia, ma col binocolo vidi la sagoma di un soldato inglese, così netta e vicina, che istintivamente feci l'atto di indietreggiare.

Fu un istante; poi l'istinto del combattente si fece sentire nel mio animo e, imbracciato il fucile, presi la mira.

Attesi qualche istante; volevo colpirlo alla testa per evitargli il dolore. Egli si era chinato, lasciando scoperta la schiena. Abbassai l'ar­ma ed osservai: scavava nella sabbia un solco, probabilmente per nascondersi. Poi frugò nel tascapane, ne tirò fuori un oggetto. Infine rialzò la testa e venne tutto allo scoperto: una testa bionda, giovanile.

Mi doleva il doverlo uccidere come un innocente preda di cac­cia. Il senso del dovere mi riscosse; imbracciai il fucile; contempora­neamente il giovane nemico si segnò col Rosario in mano e, volti gli occhi al cielo, incominciò la sua preghiera.

Sembrava un angelo, dimentico della terra. Sul braccio e sul pet­to portava una visibile croce rossa: era certamente un cappellano militare. Restai interdetto il fucile mi cadde dalle mani. Un fremito di commozione mi invase.

Come avrei potuto, sparare contro un ministro di Dio, che con tanta fede invocava Maria?

Giunsi le mani, chinai la testa e anch'io pregai.

Non so quanto tempo trascorse. Quando rialzai la testa, il soldato non c'era più.

Fra le ombre della sera raggiunsi l'accamparnento. Dormii di un sonno profondo, tranquillo. L'indomani ci fu l'assalto; mi guadagnai la medaglia d'argento. Ma tu, anima gentile di soldato, di Sacerdote, non saprai mai di essere salvo, per Maria!» (Da »Giornata della Voca­zione»» - Albano Laziale 1949).



CAPITOLO X

VI APPARIZIONE

Domenica, 21 febbraio 1858 -Mattino presto

Prima ancora che il sole sorgesse, alla grotta di Massa­bielle vi era già una folla di centinaia di persone. La prima folla di pellegrini a Lourdes.

Bernadette giunse avvolta nel suo mantello bianco, un po' sdrucito, accompagnata dalla mamma e dalla sorella, che ormai credevano decisamente alla realtà delle appari­zioni della Bella Signora.

Con semplicità la fanciulla attraversò due ali di folla, tenendo un cero acceso in mano e andò ad inginocchiarsi davanti alla nicchia della roccia, sotto il roveto.

Qualche istante dopo il suo volto divenne più pallido ed entrò in estasi. Contemplava la SS. Vergine, ma non aveva perso la coscienza; difatti, quando il suo cero si spense, lo porse alla persona più vicina, affinché glielo riaccendesse.

Qualcuno anzi volle toccare il roveto con un bastone, ma Bernadette fece cenno spaventata di desistere: - Avevo paura - disse poi -, che si toccasse la Signo­ra e le si facesse del male!

Un dottore, il Signor Dozous, tastò il polso della ragaz­za: era calmissimo, tranquillo.

Pregate per i peccatori! - A questo punto la veggente fece con le ginocchia qualche passo avanti nella grotta. Lo sguardo della Vergine si volse lontano e poi si posò, pieno di dolore, su Bernadette.

- Che avete? Che occorre fare? - chiese la fanciulla. - Pregate per i peccatori! - rispose la Madonna.

Bernadette, vedendo il dolore della Signora, fu assalita da profonda tristezza e due lacrime rigarono il suo volto; ma, prima che la Vergine Santa svanisse, un nuovo raggio di gioia e di speranza si manifestò nel suo sguardo e in quello di Bernadette.

La luce, come d'ordinario, rimase nel cavo della roccia ancora per qualche istante e poi scomparve.

La figura della veggente tornò a poco a poco normale, serena, mentre attorno a lei si addensava la folla, la quale non aveva visto né udito nulla, ma ciononostante era ansiosa di sapere e commossa al tempo stesso.

Bernadette al Palazzo di Giustizia - Quel mattino, dopo la Messa solenne, Bernadette venne convocata dal procuratore imperiale e interrogata. La semplicità delle sue risposte fece impressione sull'uomo di legge, che la trattò con molta gentilezza. Più rude fu invece il commissario di polizia, che volle a sua volta interrogarla nel pomeriggio. Egli era convinto che tutta «quella montatura» dovesse finire presto con le buone o con le cattive. Fece pertanto promet­tere al babbo di Bernadette di non permettere più alla figlia di recarsi alla grotta.



Riflessioni: «Pregate per i peccatori!»

È la prima volta che sentiamo dalle labbra della Madonna di Lourdes questo invito, e più che le parole, ci commuove l'atteggia­mento accorato della SS. Vergine. Anche a Bernadette fecero tanta impressione queste parole, che pregare e soffrire per i peccatori divenne come lo scopo della sua giovane vita.

Quando soffrirà molto esclamerà a volte: - E per quel grande peccatore.

- Dov'è questo grande peccatore? - le si chiedeva. - Oh, la Madonna lo conosce bene!

Il pianto di Maria SS. - Ai piedi della croce la Madonna ha accettato un triste scambio tra noi e Gesù, il suo Gesù buono, inno­cente, che moriva per gli altri fratelli. Là è divenuta nostra madre, madre dei peccatori. Li ha tutti nel cuore i suoi figli, perché una madre per ciascun figliuolo ha sofferto qualcosa di particolare e cia­scuno ama con un amore singolare.

Per questo Essa soffre quando qualcuno dei suoi figli abbandona la retta via e si pone sulla strada comoda e larga della perdizione. Se un'anima costa a Gesù il suo sangue, a Maria costa il suo Gesù.

La Madonna piange forse anche per te! - Forse, se non fosse stata la sua preghiera, saresti già perduto anche tu.

Non voler più addolorare la tua Mamma Celeste, ma ora che sai quanto ha sofferto per te, promettile un amore più grande e lavora affinché i peccatori si ravvedano e si salvino.

Fioretto: Contempla per qualche minuto il crocifisso ed osserva le sue piaghe sanguinanti!

Giaculatoria: O Gesù, vittima dei peccatori, abbi pietà di me!



LA MADONNINA DELLE LACRIME CONVERTE UN COMUNISTA

Il 29-30-31 agosto ed il primo settembre 1953 a Siracusa una Madonnina di ceramica, a forma di lunetta, ha lacrimato silenziosa­mente e abbondantemente.

Accorsi medici e studiosi, esaminata ben bene la statua, si dovet­te confessare che la cosa aveva del prodigioso, poiché le lacrime raccolte, risultarono all'analisi lacrime umane.

Oggi, a tanti anni di distanza, avvenuti ormai tanti miracoli, la Chiesa ha parlato ed è stato costruito un tempio grandioso, che ricorderà il fatto miracoloso.

La Sicilia ha così uno dei più grandi santuari mariani, anche se a Siracusa la Madonna non ha parlato come a Parigi, a Lourdes, a Fati­ma, ma pianto.

Una mamma non piange per un nonnulla.

Tra i fatti prodigiosi verificatisi, merita di essere riportata una conversione singolare, quella di Vincenzo Mincella, dirigente del Partito Comunista siracusano, cosi come la raccontò il «Quotidiano Liberale» (Catania, 14 febbraio 1954):

«Risulta che il Mincella fece parte della Commissione di inchiesta, costituitasi in seno al Partito Comunista, allorché si effettuò la lacri­mazione, per effettuare sopraluoghi nelle case dei miracolati, per accertare l'autenticità delle notizie delle prodigiose guarigioni, che esaltavano e commuovevano l'opinione pubblica, facevano accorre­re folle di pellegrini da tutte le parti.

Sistematicamente si cercò di sminuire o di ridicolizzare gli eventi straordinari, che si verificavano con tanta frequenza e tale opera fu sostenuta con accanita, quanto sterile campagna della stampa comu­nista.

Vincenzo Mincella ebbe così modo di constatare gli effetti della Grazia Divina, discesa a sollevare le pene di tanta gente, immersa nel dolore e nella disperazione e vide, con i proprii occhi increduli, quanta luce e conforto scaturissero dalla Fede. Da questo contatto fecondo di rivelazioni e di meditazioni, che inutilmente la ideologia comunista tentava di soffocare, nacque nel Mincella il bisogno urgente di una revisione delle proprie convinzioni, l'esigenza di un equilibrio interiore che potesse tranquillizzare il suo spirito. La crisi è sempre più maturata, fino a quando il giovane attivista ha avuto il coraggio di risolverla con un atto franco e leale».



CAPITOLO XI

L'APPARIZIONE MANCATA

Lunedì, 22 febbraio 1858 - Verso le ore 14

Il lunedì 22 febbraio Bernadette ubbidì e andò a scuola, inghiottendo grossi lacrimoni. Aveva promesso alla Signora di recarsi per quindici giorni alla grotta ed ecco che non avrebbe potuto mantenere la sua promessa.

Dalle Suore dovette subire altre umiliazioni.

- Cattiva bambina! - le disse una Suora che sospetta­va un'impostura. - Tu cambi la quaresima in una inde­gna carnevalata!

Altre le rinfacciarono di voler far credere di essere una santa. Bernadette taceva e più che queste frecciate, le mor­deva il cuore il rincrescimento di non potersi recare alla grotta.

A mezzogiorno le scolare rientravano a casa per il desi­nare. Dopo pranzo, Bernadette si accinse a ritornare a scuola, ma quando fu al bivio del sentiero che portava alla grotta, una forza particolare vinse la sua volontà di obbedi­re, si impadronì di lei e delle sue gambe e la condusse suo malgrado dalla Madonna.

Perché mi avete abbandonata? - La gente, che aveva atteso invano tutta la mattina, si era assottigliata. Bernadette si inginocchiò e incominciò la recita del S. Rosario, ma il suo volto non si trasfigurò e la Bella Signora non si fece vedere. Anche lei l'aveva abbandonata? Avevano forse ragione le Suore? Bernadette piangeva dirottamente.

- Perché non apparite? diceva tra le lacrime. - Per­ché mi avete abbandonata?

Rivolta poi alla piccola folla confermò: - Nulla! Oggi la Signora non mi è apparsa. Non ho visto nulla!

Tornando a Lourdes triste, umiliata, la fanciulla si chiede quale mancanza da lei commessa abbia potuto dispiacere alla Signora. Come risposta la Madonna fa provare a Berna­dette una gioia vivissima quella sera stessa: il babbo e la mamma hanno creduto che Bernadette è stata spinta alla grotta da una forza superiore e che perciò non ha disobbe­dito né mentito e le tolgono la proibizione di recarsi dalla Bella Signora.

- D'ora innanzi - dice il babbo -, ti lascio libera di andare alla grotta quando vuoi!



Riflessioni: L'ora della prova

«Perché mi avete abbandonata?». - Anche Gesù sulla croce ha voluto provare questo triste momento ed ha esclamato accoratamen­te: «Dio mio, Dio mio, perché mi avete abbandonato?».

Un simile lamento abbiamo lasciato uscire dalle nostre labbra forse anche noi, quando tutti gli appoggi umani ci sembravano caduti a noi d'intorno. La nostra fede non ci è parsa sufficiente, per­ché non era talmente forte da credere senza sentire Dio.

È l'ora della prova che purifica la virtù, come l'oro si purifica col fuoco nel crogiuolo e ci fa toccare con mano come l'entusiasmo per il bene, che noi credevamo tanto sicuro, era solo un fuoco di paglia e si reggeva solo perché senza ostacoli.

Ma perché Dio si nasconde? - Sembra nascondersi, ma in realtà è più vicino a noi nella prova che nella gioia.

Santa Caterina da Siena, un giorno in cui la tentazione l'aveva sconvolta e Gesù sembrava assente e taceva, se ne lamentò con Lui, appena ne ebbe di nuovo la percezione sensibile: - Dove eravate, Signore, mentre io lottavo tanto?

E Gesù rispose: - Caterina, io ero nel più intimo del tuo cuore ed osservavo con quale generosità tu lottavi per amor mio.

Mezzi per non soccombere nella prova - A Bernadette per supe­rare quella triste giornata del 22 febbraio, fu certamente di grande conforto la preghiera che le aveva insegnato la Madonna, e l'amore­volezza con cui i suoi genitori seppero trattarla in casa.

Anche per te la preghiera resterà in simili circostanze la tavola di salvezza, e quando il Signore ti dona anche la comprensione delle persone care, ringrazialo. Ma anche se questa comprensione man­casse, Gesù è nel profondo del tuo cuore che osserva la tua genero­sità!

Fioretto: Non mi lamenterò oggi con i familiari di nulla e di nessuno.

Giaculutoria: Cuori di Gesù e di Maria, io confido in Voi!



“O LA MADONNA MI GUARISCE, O MI UCCIDO”!

Tutti conoscono l'”Unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes”, ma pochi sanno che essa è dovuta ad un singolare miraco­lo della Madonna. Essa fu suggerita da un giovane che, ammalato, si era recato a Lourdes dicendo: «O la Madonna a Lourdes mi guarisce, oppure là, dinanzi al suo santuario mi uccido!». Ma là né guari, né si uccise: tornò rassegnato.

Ecco come narra il fatto Mons. Ciccone: ««Col pellegrinaggio nazionale italiano del 1903, organizzato dal Comm. Filippo Tolli e Conte Acquaderni e diretto da Mons. Radini Tedeschi, viaggiavano per proprio conto quattro ammalati, uno dei quali attirava l'attenzione per la sua figura poco... simpatica. Era un giovane romano di circa 30 anni, dal viso pallido, dallo sguardo tru­ce. Il suo comportamento, il suo fare sprezzante ed altero allontana­vano da lui quella naturale e spontanea simpatia, che ogni anima cristiana sente verso un infelice. Solo a guardarlo negli occhi, si capiva che quel poveretto doveva sostenere dentro di sé una lotta terribile, che poteva volgere al tragico. Ma la Vergine vegliava amo­rosamente su quel giovane. Avrebbe Essa permesso che ai suoi pie­di, un suo figlio, in un momento di follia... di disperazione, mandas­se ad effetto il suo triste disegno?

Il 2 settembre era il giorno stabilito per il ritorno in Italia. Una giornata triste. Dopo un ultimo commovente saluto alla grotta, i pel­legrini si affrettano alla stazione. Nell'attraversare i binari vedo, den­tro una carrozzella, il giovane pallido, sfinito dal male; ma il suo sguardo questa volta è lieto e sereno. È così trasformato che mi sembra di sognare.

- È lui, è proprio lui! - mi dice Mons. Radini Tedeschi, che aveva notato la mia profonda meraviglia.

- Guarito? - Sì - soggiunge spiccando bene le parole -, guarito... nell'a­nima. Guardi... - e così dicendo Mons. Radini estrae dalla tasca una rivoltella!

- Me l'ha consegnata poco fa.

- Tenga - mi ha detto -, non mi serve più. Son venuto a Lourdes deciso a porre fine ai miei giorni con un colpo di rivoltella qualora non avessi ottenuto la guarigione. Iddio ha disposto altri­menti ed un sorriso della Vergine è bastato a mutarmi. Mi sento ras­segnato, mi sento felice nella mia infelicità e voglio dedicare le mie deboli forze per onorare la Madonna.

Quel giovane, Giovanni Battista Tommasi, mantenne la parola. Tornato a Roma, manifestò a Mons. Radini Tedeschi l'idea di fonda­re l'««Unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes,».

Mons. Radini accettò l'idea, l'aiutò, l'assecondò ed in breve tem­po sorse in Roma l'Opera Nazionale. G.B. Tommasi ne fu non solo il fondatore ma il primo presidente per parecchi anni.



CAPITOLO XII

VII APPARIZIONE

Martedì 23 febbraio 1858 - Mattino presto

È appena l'alba, ma già un centinaio di persone attendo­no alla grotta.

Bernadette teme di non veder più la Bella Signora; la sofferenza del giorno innanzi e l'apprensione della notte hanno lasciato i segni sul suo volto. Si inginocchia treman­do e si appoggia con una mano ad un cero acceso, mentre con l'altra tiene la coroncina del Santo Rosario. La Madon­na appare subito e, sorridendo piena di tenerezza, la chia­ma per nome; il viso della veggente si trasforma con gioia celestiale.

Il dialogo continuò per circa un'ora, ma non si è mai saputo che cosa riguardasse, o meglio, dalla veggente si seppe solo che la Madonna le aveva manifestato tre segreti, che riguardavano solo lei e con lei sono scesi nella tomba. Da alcuni indizi avuti più tardi da Bernadette, è lecito pen­sare che la Vergine Santa le avesse parlato della sua voca­zione religiosa e della brevità della sua vita; ma sono sol­tanto congetture.

Il primo convertito di Lourdes

Questa settima apparizione provoca invece un fatto di grande risonanza: la conversione, se così si può definire, del Sig. Estrade, ricevitore delle tasse di Lourdes e giornali­sta, autore di documenti importanti sugli avvenimenti da lui vissuti così da vicino. Quel mattino egli si era recato in anticipo alla grotta con alcuni amici, tra cui il Dottor Dozous, ed avevano discusso su tutte le possibili cause dei fenomeni che avvenivano.

«Ci domandammo anche - egli scrive -, se nel cavo della roccia non si trovasse qualche forma bizzarra o qual­che gioco di luce che poteva ingannare l'occhio prevenuto della ragazzetta. Esplorammo dunque la grotta in tutti i sensi e dovemmo concludere che non appariva possibile alcuna illusione di tal genere».

Assistette all'apparizione con gli amici, accanto a Berna­dette, e la grazia li trasformò. «Inutilmente - egli prosegue - la Signora della roccia mi si era celata; io avevo sentito la sua presenza... Ora solenne della mia vita! Mi turbavo fino al delirio pensando che io, l'uomo dei sogghigni e della boria, ero stato ammesso ad occupare un posto presso la Regina del cielo... Ci dirigemmo verso il pendio e facemmo la salita senza parlare: una grande lotta si combatteva in noi; i pregiudizi cadevano. Infine, dando libero sfogo all'e­mozione fino allora contenuta, ci gridammo l'un l'altro. - È un prodigio!... È sublime!... È divino!...».



Riflessioni: La virtù dell'umiltà

L'umiltà è come il filo di una corona del Santo Rosario; i grani sono le virtù. Se il filo si spezza, i grani se ne vanno.

L'umiltà e la purezza sono come i due piatti di una bilancia. Quando l'umiltà è profonda, la purezza si innalza. Se l'umiltà si innalza e diviene superbia, la purezza si inabissa e scompare.

Perché praticare l'umiltà. - Benché il mondo pensi in modo contrario, senza umiltà non si può piacere a Dio, non si può piacere alla Madonna e dirsi suoi devoti. Il «Serpente» è superbia ed i suoi seguaci sono superbi.

«Non servirò a Dio!,, fu il grido di Lucifero. L'Immacolata ama invece l'umiltà ed i suoi figli debbono essere umili. «Ecco la schiava del Signore», rispose Maria all'Angelo.

Bernadette comprese subito molto bene questa lezione di umiltà. Quando le chiedevano:

- Non hai sentito qualche tentazione di orgoglio, per essere stata così favorita dalla Santa Vergine?

- Oh, - rispondeva -, se la S. Vergine mi ha scelto, è solo per­ché ero la più ignorante. Se avesse trovato una più ignorante di me, avrebbe scelto quella!

Come praticare l'umiltà. - Non stimarsi migliori degli altri e non pensare di aver maggiori doti. Non giudicare mai gli altri, ma pensa­re alle proprie colpe e difetti.

Dei doni che Dio ti ha elargito, non insuperbirti. Li hai ricevuti e devi farli fruttificare; non sono tua proprietà e ne dovrai rendere conto.

Comportati con gli altri con mitezza e bontà di tratto e di pensiero.

Fioretto: Non parlerò oggi di me o delle mie imprese con super­bia o vanagloria.

Giaculatoria: O Gesù, mite ed umile di cuore, rendi il mio cuo­re simile al tuo!



GUARIGIONE E CONVERSIONE DI ENRICO LASSERRE PRIMO STORICO DELLE APPARIZIONI DI LOURDES (1862) Giornalista, scrittore e uomo illustre per cultura, Enrico Lasserre non si era mai curato troppo delle cose di Religione, ma nel 1862 la sua vista, che era stata sino allora eccellente, si indebolì talmente che dovette abbandonare i libri e la penna e mettersi in assoluto riposo.

Sacrificio enorme per un uomo di grande attività come il Lasser­re.

Fu un suo amico, protestante, ad indurlo a rivolgersi alla Madon­na di Lourdes.

- «Se io fossi cattolico - gli scriveva questo amico, dopo essere per caso passato da Lourdes e dopo aver veduto l'entusiasmo delle folle -, non esiterei a tentare la sorte!».

Enrico Lasserre aveva un presentimento che la Madonna lo avrebbe esaudito, ma, leale com'era, confessò al suo amico che egli addirittura temeva un miracolo: «Un miracolo come quello di cui io potrei essere l'oggetto, mi imporrebbe l'obbligo di sacrificare tutto e di diventare un santo; ed io non ne ho né la voglia, né la vocazione!».

Ciononostante l'amico protestante scrisse al parroco di Lourdes, perché gli venisse inviata a Parigi un po' di acqua della sorgente miracolosa e, strano eretico davvero, esortò nell'attesa il Lasserre a confessarsi e comunicarsi bene, «come deve fare un buon cattolico», diceva.

Ecco come il Lasserre stesso racconterà più tardi, nel libro Notre Dame de Lourdes», la sua guarigione:

,Prima di supplicare Dio di guarire il mio corpo, pensai, devo fare qualche cosa per guarire la mia anima. E, riflettendo a queste serie considerazioni, mi diressi verso la casa del confessore... ma non lo potei vedere in quel momento e dovetti tornare più tardi...

Rientrato in casa vide sul caminetto la cassetona dell'acqua di Lourdes.

«Conteneva - egli dice proseguendo nel racconto -, una botti­glia piena di acqua. Tolsi il turacciolo, versai dell'acqua in una chicchera e presi dal cassettone un tovagliolino...

La fede, una fede ardente, intensa, era venuta a infiammarmi l'a­nima.

"Santa Vergine Maria, - dissi a voce alta -, abbiate pietà di me e guarite la mia cecità fisica e morale".

E, dicendo queste parole, col cuore pieno di fiducia, bagnai suc­cessivamente tutti e due gli occhi e la fronte col tovagliolo, che avevo immerso nell'acqua di Lourdes.

Appena ebbi toccato con l'acqua miracolosa gli occhi e la fronte, mi sentii d'un tratto guarito, bruscamente, senza intervallo di tempo, con una velocità che, nel mio modo di esprimermi imperfetto, non posso paragonare che al fulmine.

Strana contraddizione! Un momento prima credevo, avevo fede che sarei guarito, ed ora invece non potevo credere che la guarigione fosse avvenuta!...

Andai a cercare sul caminetto un opuscolo sulle apparizioni; lessi 104 pagine senza interrompermi e senza l'ombra di stanchezza. Venti minuti prima non avrei potuto leggere tre righe! E, se mi fer­mai a pag. 104, fu perché erano le 17,35 del 10 ottobre e a Parigi, a quest'ora, è quasi notte: nei negozi si accende la luce...».

Enrico Lasserre il mattino seguente faceva la Comunione in rin­graziamento a Dio ed alla Vergine Santa e più tardi diveniva il primo storico dei fatti di Lourdes. La sua opera «Notre Dame de Lourdes» ha avuto numerose edizioni in tutte le lingue, con oltre un milione di copie. Forse fu il libro che ebbe maggior successo nel secolo XIX (Cfr. L. Manent, op. cit. p. 13).



CAPITOLO XIII

VIII APPARIZIONE

Mercoledì 24 febbraio 1858 -Mattino presto

Penitenza! Penitenza! Penitenza! - Bernadette giunse, come al solito, al sorgere del sole. Una folla di 400-500 per­sone l'attendeva alla grotta. Si inginocchiò e incominciò il S. Rosario.

Subito il suo volto si accese, come se riflettesse una luce divina, straordinaria. Ora sorrideva, ora pareva triste, men­tre i suoi grandi occhi sembravano insaziabili di contempla­re la Regina del cielo. Poi un dolore profondo parve impa­dronirsi del suo viso ed i suoi occhi si riempirono di lacri­me. Si alzò in piedi, consegnò il suo cero ad una vicina, e lentamente a piccoli passi, avanzò verso l'interno della grotta. Poi, inginocchiatasi nuovamente, sembrò assistere ad uno spettacolo impressionante.

Di che cosa le parlava la Bella Signora? Da quanto si seppe dopo, si può pensare che la Vergine Santa le facesse passare davanti agli occhi il quadro terrificante dei peccati degli uomi­ni e le facesse sentire l'urgenza di espiare per i peccatori.

Il primo messaggio di Lourdes. - Poi Bernadette, sem­pre in lacrime, si alzò e si volse verso la folla con le mani giunte sul suo Rosario. Le sue labbra mormoravano una sola parola: «Penitenza!... Penitenza!... Penitenza!...». Era la parola che le aveva suggerito la SS. Vergine, sempre in ansia nel suo cuore materno, per la salvezza eterna dei suoi figli.

La folla ricevette il messaggio con umiltà e riflessione e la parola «Penitenza! passò di bocca in bocca. Era il primo messaggio di Lourdes.



Riflessioni: Il peccato

Il peccato è una parola, un'azione, un pensiero contro la legge di Dio, calpestata ad occhi aperti.

Se in questa disobbedienza a Dio concorrono i tre elementi: materia grave, piena avvertenza e pieno consenso, si ha il peccato mortale; se manca uno solo di questi tre elementi, la disobbedienza è lieve ed il peccato si dice veniale.

«Il peccato - scrive Bernadette (lettera del 4-VIII-1876) - è la più grande disgrazia, è quello che ci attira i castighi.

Conseguenze del peccato mortale. - Il peccato mortale dà morte all'anima, donde il suo nome; la stacca dalla vera vita, che è la vita della Grazia; l'allontana da Dio, la rende sua nemica e incapace di qualsiasi azione meritevole sul piano soprannaturale. In questo sen­so il peccato è veramente la più grande sventura in cui un'anima, chiamata da Dio con tanta bontà alla sua amicizia, alla vita sopran­naturale della Grazia, possa cadere. L'anima, volutamente, calpesta tutti questi doni, lascia tutto per un istante di piacere o di superbia, e, con la sua libertà, che è pure un dono di Dio, si apre le porte di un castigo eterno.

Coloro che commettono il peccato mortale calpestano il sangue di Gesù Redentore e rinnovano in un certo senso la causa della sua passione e della sua morte: «...crocifiggono di nuovo in se stessi il Figlio di Dio!» (Ebrei, VI-6).

Il peccato veniale dispone al peccato mortale. È un terribile tarlo che rode l'edificio della virtù a poco a poco, indebolendo l'efficien­za e la prontezza della volontà a respingere gli assalti del demonio sempre in agguato.

Il peccato veniale, se non rinnova la causa della passione e mor­te di Gesù, impugna però lo staffile, per usare una metafora elo­quente, e batte qualche colpo sulle spalle del Salvatore; prende il martello e dà alcuni colpi sui chiodi che gli trapassano le mani; con­ficca nel suo capo alcune delle pungenti spine.

Fuggi più che puoi il peccato mortale ed il peccato veniale deli­berato. Sono la vera rovina dell'anima.

Fioretto: Nelle tue confessioni non far lunghi elenchi di mancanze veniali; fermati sui tre peccati veniali in cui cadi più frequente­mente, a fine di concentrare su di essi la tua attenzione e correg­gertene meglio.

Giaculatoria: «Gesù e Maria, fate sì che tutta la mia consolazione in questo mondo sia di amarvi e di soffrire per i peccatori!» (Dal «Dia­rio di Bernadette»).



CONVERSIONE DELL'EBREO ALFONSO RATISBONNE

Gli anni 1841 e 1842 segnarono per la Francia le date di due avvenimenti contrapposti: la stampa del libro blasfemo «Essenza del Cristianesimo» di Feuerbach, pietra basilare dell'ateismo, e la conver­sione, per diretto intervento di Maria, del giovane banchiere ebreo e libero pensatore, Alfonso Ratisbonne.

Giunto a Roma in visita turistica il 6 gennaio 1842, il banchiere di Strasburgo accettò per pura deferenza da un amico protestante con­vertitosi al cattolicesimo, una Medaglia Miracolosa dell'Immacolata e promise di portarla al collo. «Un portufortuna come un altro!», egli pensava nel suo cuore.

Il 20 gennaio, Alfonso e l'amico Teodoro entrano nella chiesetta di Sant'Andrea delle Fratte e mentre il primo gironzola distrattamen­te per le cappelle, il secondo si reca un momento in sacrestia. Quando rientra in Chiesa trova Alfonso inginocchiato nella cappella di S. Michele, come in estasi e con gli occhi pieni di lacrime di gioia.

Ha tra le mani la Medaglia Miracolosa, la bacia con affetto e ripe­te con riconoscenza: «L'ho vista, l'ho vista, l'ho vista!... Io che mezz'o­ra fa bestemmiavo ancorai Io che provavo tanto odio per la Chiesa Cattolica!... ».

Quando poté parlare, a quanti erano accorsi presso di lui, così raccontò l'accaduto: «Ero da poco nella chiesa, quando, tutto ad un tratto, mi sono sentito pervaso da un turbamento indicibile. Ho alza­to gli occhi: l'edificio era sparito ai miei sguardi; una sola cappella aveva, per così dire, concentrata tutta la luce e, in quello splendore, è apparsa in piedi, grande, sfolgorante, piena di maestà e di dolcez­za, la vergine Maria, così com'è sulla Medaglia... Mi ha fatto segno di inginocchiarmi... Non ha parlato, ma io ho capito tutto.!».

Alfonso Ratisbonne divenne cattolico e sacerdote (1847) nella Compagnia di Gesù. Cinque anni dopo, col permesso del Papa Pio IX, lasciò la Compagnia, si recò in Palestina e si dedicò alla conver­sione del suo popolo e all'assistenza dei bambini del Medio Oriente, senza alcuna distinzione di razza. Ricostruì il santuario dell'Ecce mo e morì santamente il 6 maggio 1884, ad Ain-Karim, il paese natio di S. Giovanni Battista.



CAPITOLO XIV

IX APPARIZIONE

Giovedì 25 febbraio 1858 - Mattino presto

La sorgente miracolosa. - Bernadette giunse alla grotta qualche minuto prima dell'aurora, mentre una folla di circa 400 persone l'attendeva con alcune lanterne accese. La veg­gente si inginocchiò e quasi subito le apparve la Bella Signora nel cavo della roccia, con i piedi che sfioravano appena il rosaio selvatico.

Poi la Vergine Santa diede un ordine che sconcertò la ragazza, ma ancor più la folla che non udiva le sue parole: - Va' a bere e a lavami alla sorgente e mangia dell'erba che vi cresce accanto!... - disse la Madonna.

Bernadette si guardò attorno. Non vi era mai stata alcuna sorgente in quel luogo e, senza perder di vista la SS. Vergine, si diresse naturalmente verso il torrente Gave, trascinandosi ginocchioni tra le pietre e le irregola­rità del suolo. Ma un gesto della Bella Signora la tratten­ne, indicandole con una mano la parte sinistra (per chi guarda) della grotta. Bernadette ubbidì, trascinandosi sempre sulle ginocchia, ma neppure colà vi era una sor­gente. Dal terreno trasudava però un po' di umidità. Istintivamente Bernadette cominciò a raspare con le mani per terra e la piccola buca che ella fece si riempì subito di acqua fangosa. «Per tre volte - dirà - l'ho dovuta but­tar via; alla quarta potei berne». Poi la piccola strappò qualche ciuffo d'erba che cresceva negli anfratti della roccia e cominciò a masticarla. Si bagnò quindi il viso con l'acqua che cominciava a fluire limpida e ritornò al

suo solito posto in ginocchio. Dopo qualche minuto la visione ebbe termine.

Bernadette è impazzita! - La gente che non vedeva l'apparizione e non udiva la sua voce, non sapeva cosa dire. Alcuni cominciarono a ridere ed a pensare che la fan­ciulla avesse smarrito il cervello. Il suo volto appariva spor­co di fango e anche dopo che l'ebbero riordinata e ripulita, Bernadette faceva più soltanto pietà a tutti. Molti se ne andarono scandalizzati. La messaggera dell'appello alla penitenza, aveva incominciato a realizzare personalmente con una lezione pratica di mortificazione, bevendo acqua fangosa e masticando un'erba dal sapore ributtante, il pro­gramma austero della vigilia.

Proprio in quel momento però, la piccola buca scavata dalle mani della veggente, si era riempita d'acqua ed un rigagnoletto si dirigeva verso le poche persone rimaste alla grotta. Erano circa le ore sette del 25 febbraio 1858. Era nata così la polla d'acqua miracolosa di Lourdes. Ai curiosi accorsi sul posto nel pomeriggio dello stesso giorno, la sorgente apparve limpida e l'acqua tanto abbondante che fluiva già verso il Gave, attraverso una via apertasi nel ter­reno. Qualche giorno dopo la sorgente cominciò la sua erogazione normale: 85 litri al minuto, 5.100 all'ora, 122.400 al giorno!



Riflessione: La confessione

La sorgente e le piscine miracolose di Lourdes, ove ogni sorta di malati e di miserie corporali vengono risanate, ci fanno pensare spontaneamente a quell'altra piscina miracolosa, che risana le pia­ghe, a volte ben più gravi e profonde, delle nostre anime: la confes­sione. In essa è il sangue di Gesù che ci lava da ogni macchia, pur­ché Egli veda in noi la sincerità del pentimento per le colpe com­messe.

Per ben confessarsi son necessarie cinque cose:

- esame di coscienza fatto con diligenza sulle mancanze com­messe contro i Comandamenti di Dio, i Precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato, cominciando dall'ultima confessione fatta bene.

- dolore dei peccati commessi: sia dolore perfetto, cioè il cui motivo parte dall'amore di Dio: per esempio per il dispiacere recato al Signore con le nostre colpe; sia dolore imperfetto, sufficiente con la confessione per ottenere il perdono, che parte da motivi di timo­re: per esempio per la paura dell'inferno, in cui si piomberebbe se la morte sopraggiungesse.

- oponimento di non offendere più il Signore: proposito che per quanto è possibile deve essere sincero ed efficace e disporci perciò ad abbandonare le occasioni, che prevediamo pericolose per il futu­ro.

- cusa: fatta lealmente, brevemente, ma in modo completo, sen­za tacer apposta nulla di quanto sappiamo che fa parte della inte­grità del Sacramento.

- nitenza: fatta con cuore e riconoscenza al Signore, per la bontà e misericordia, con cui ci ha perdonato.

Quale uso fai tu della Confessione? - Vai almeno ogni mese a deporre ai piedi del confessore, il tuo piccolo o grande fardello di miserie spirituali? Quando ti capitasse di cadere in peccato grave, corri subito a rimetterti in grazia di Dio, con un fermo proposito di perseverare nel bene?

Hai un confessore fisso, da cui attendi, oltre all'assoluzione dei peccati, anche una parola buona di conforto, di guida, di ammoni­mento?

La confessione è un atto di umiltà e costa a tutti, perché il pecca­to è un atto di superbia contro Dio.

Fioretto: Propongo di fare bene «i nove primi venerdì del mese».

Giaculatoria: «Gesù mio, fate che io vi ami; amatemi e poi crocefig­getemi quanto vi piacerà». (Dal «Diario di Bernadette»).



LUIGI BOURIETTE, IL CAVAPIETRE (26-2-1858)

Tutti lo conoscevano in Lourdes. Vent'anni prima una scheggia gli aveva offeso irreparabilmente un occhio ed anche l'altro si era molto indebolito, minacciando il pover'uomo di cecità completa.

Appena Bouriette sente parlare della sorgente di Massabielle, manda la figliuola ad attingere un po' di quell'acqua, ancora motosa, e si bagna con essa l'occhio offeso.

Miracolo improvviso: ad ogni applicazione dell'acqua, il buon uomo si accorge che la sua vista migliora e che anche l'occhio, da vent'anni cieco, ora vede.

Fuor di sé dalla gioia va incontro al medico curante, il Signor Dozous, e gli grida:

- Sono guarito! Sono guarito!

- È impossibile! - è la risposta del dottore -. La lesione del­l'occhio è organica.

«Tuttavia - racconterà lo stesso dottor Dozous -, mi misi ad una ventina di passi da lui e feci con le mani dei movimenti, che Luigi Bouriette vide perfettamente. Dopo di ciò, avvicinatomi a lui scrissi a matita qualche riga sul mio taccuino; ed egli lesse senza dif­ficoltà.

«Queste due prove così eloquenti mi gettarono nella più grande meraviglia ed allora, in presenza di 25 uomini, chiesi a Bouriette che cosa avesse fatto per ottenere un simile risultato».

Bouriette naturalmente raccontò di aver applicato sull'occhio, l'acqua limacciosa della nuova sorgente di Massabielle.

«Esaminai allora - continua il Dottor Dozous - gli occhi di Luigi Bouriette, che non mi parvero offrire nella loro forma e orga­namento delle loro diverse parti alcuna differenza. Le pupille dei due occhi funzionavano regolarmente, sotto l'azione della luce. Sull'oc­chio destro (quello offeso dalla scheggia) e nella sua parte inferiore, vi era una cicatrice, ben visibile nel punto di unione della circonfe­renza della cornea trasparente con la sclerotica, di una lunghezza di un centimetro circa. Era la sola traccia che rimanesse su quest'or­gano, dell'azione della scheggia che l'aveva colpito».



CAPITOLO XV

X APPARIZIONE

Sabato 27 febbraio 1858 - Poco dopo le 6,30

Atti di umiltà e di penitenza. - Nonostante la rigidità della temperatura la gente è assai numerosa. In tutti vi è attesa e incertezza, dopo il giovedì «dello scandalo», e dopo che il giorno innanzi, venerdì 26, la Bella Signora non si è fatta vedere. Invano Bernadette aveva pregato e pianto. La Madonna sembrava esigere proprio da lei, dalla veggente, che molti invidiavano segretamente, sacrificio, rinunzia e penitenza per i peccati.

Bernadette giunse alla grotta alle sei e mezzo e la sua vista suscitò un vociare di entusiasmo, ma quando si fu inginocchiata, tutti fecero silenzio. Essa pregò per qualche tempo immobile, con un cero acceso in mano e lo sguardo fisso verso la nicchia della roccia, poi cominciò a fare cenni di saluto alla Bella Signora, che senza dubbio ormai con­templava. Dapprima sorrise, ma poi una tristezza immensa si dipinse sul suo volto. Consegnò il cero ad una persona vicina e cominciò a trascinarsi sulle ginocchia, come aveva fatto due giorni prima, fino al fondo della grotta, baciando la terra e aprendo le mani in atteggiamento di preghiera fervorosa. Quando fu al fondo della grotta ridiscese e rico­minciò a salire sulle ginocchia, con un ardore che commo­veva. Anche la gente imitò la veggente, baciando la terra in segno di umiltà e di penitenza. L'invito era partito dalla Bella Signora: Bacia la terra in penitenza peri peccatori!».

Va' a dire ai sacerdoti di costruire una cappella. - L'e­stasi durò un quarto d'ora o poco più. Poi Bernadette si recò alla sorgente, bevve, si bagnò il viso e mangiò ancora alcuni ciuffi d'erba che spuntavano tra le rocce. Si diresse quindi verso Lourdes, attorniata dalla folla, premurosa di correre dal parroco a portare un messaggio: la Signora ave­va chiesto la costruzione di una cappella in quel luogo.

L'atteggiamento del Clero. - Mentre Bernadette si apprestava ad obbedire alla Bella Signora, benché il parro­co le imponesse tanta soggezione, il clero di Lourdes rice­veva la proibizione di recarsi alla grotta di Massabielle. Pro­prio il giorno innanzi, infatti, Mons. Laurence, vescovo di Tarbes, aveva esortato Don Peyramale e gli altri sacerdoti della circoscrizione di Lourdes a non presenziare alle cosi­dette apparizioni della grotta di Massabielle. È una misura prudenziale che la Chiesa prende sempre in simili casi. In realtà, durante tutto il periodo delle apparizioni, solo un giovane sacerdote, Don Dézirat, che pensava di non cadere sotto la proibizione perché non era di Lourdes, partecipò ad una apparizione privatamente. Aveva giocato su di lui più la curiosità che la devozione, ma ne rimase ugualmente impressionato e lasciò una testimonianza scritta di valore.

Comunque, se la fede è una grande cosa, la prudenza e la circospezione del parroco di Lourdes e dell'autorità ecclesiastica erano volute da Dio, per far risplendere più luminosa la verità.

L'incredulità di Tommaso - afferma S. Gregorio Magno - fu più utile alla nostra fede che la fiducia degli altri Apostoli».



Riflessioni: L'obbedienza

Bernadette aveva un sacro terrore del suo parroco; eppure biso­gnava obbedire alla Signora. I sacerdoti di Lourdes si sarebbero aggregati volentieri alla folla che si recava alla grotta, ma sapevano che un atto di obbedienza vale più che un'estasi.

Per la virtù dell'obbedienza Bernadette ebbe sempre una venera­zione particolare. Quando il suo confessore, il Rev. Don Pomian, le proibirà di toccare i rosari della gente, dirà semplicemente: «Me lo hanno proibito!». E quando le proibiranno pure di dar via ciocche di capelli, scriverà semplicemente: «Quanto ai capelli, non mi è più permesso di darne via!»

Don Peyramale per un certo periodo dopo le apparizioni, per evitare il fanatismo della folla, le ingiungerà di non più recarsi alla grotta, e Bernadette obbedirà.

- Ma se l’Apparizione ti richiamasse alla grotta? - le facevano osservare.

- Andrei a chiedere il permesso al Sig. Parroco! - rispondeva Bernadette.

A chi, obbedire. - Dobbiamo obbedire a Dio e a chi lo rappre­senta in tutto ciò che non è peccato.

Come obbedire. - Vi sono due maniere di obbedire: l'una meri­toria, l'altra no.

L'obbedienza soprannaturale, fatta per amor di Dio, è somma­mente utile. Essa può mutare tutto, anche le cose più insignificanti, in tanto oro per il cielo. Questa obbedienza è pronta, schietta, non ricerca i motivi del comando e non guarda da chi l'ordine provenga, perché nel superiore, nella campana, nelle Regole, scorge Dio stesso e la voce di Dio.

Tuttavia è obbedienza di persone libere, responsabili. Deve esse­re pertanto un'obbedienza intelligente, fatta con spirito sincero di collaborazione.

L'obbedienza fatta per forza è quella dello schiavo, che agisce solo per paura della sferza o per essere veduto e considerato.

In questo modo non si agisce per Dio; come dovrebbe egli dun­que rendercene merito?

La prima obbedienza trasforma anche le cose più piccole, fatte per amor di Dio, in valori preziosi per il cielo; la seconda no.

Fioretto: Oggi sarò puntuale al mio lavoro come se mi chiamasse Dio.

Giaculatoria: O Gesù, o Maria, santificatemi nel mio lavoro!



«IO DIRO' A TUA MADRE!»

Il pellegrinaggio nazionale francese del 1926 a Lourdes fu testi­mone di un fatto veramente singolare e commovente. Tra la folla degli ammalati vi era pure un giovane, del quale si attendeva la morte ora per ora e perciò prima di condurlo alla grotta gli erano stati amministrati gli ultimi sacramenti.

Alla processione del SS. Sacramento, mentre il cardinale teneva l'ostensorio al di sopra della sua testa, il morente ripeteva con gran­de pietà, ma sommessamente:

- Gesù, Figlio di Maria, dammi la salute!

Gesù passò senza aver esaudito, almeno in apparenza, la pre­ghiera del povero infermo. Allora il giovane si sollevò penosamente sui gomiti e, raccogliendo le ultime sue forze, esclamò:

- Gesù, Figlio di Maria, tu non mi hai guarito: lo dirò a tua Madre!

Poi ricadde sul guanciale.

Commosso per una confidenza così filiale, il cardinale tornò dinanzi al morente e per la seconda volta gli diede quella benedi­zione, che già tanti miracoli aveva operato.

Ed ecco che una forza misteriosa uscì dal Figlio di Dio e le rive del Gave risuonarono delle grida di gioia della folla, che esaltava il miracolo dell'avvenuta guarigione. Il più felice era naturalmente il miracolato, il quale, ritto, gridava:

- Gesù Figlio di Maria, tu mi hai guarito; lo dirò a tua Madre, perché mi aiuti a ringraziarti. (Oberhammer - Nouveau receuil de exemples).



CAPITOLO XVI

«DILLE CHE FACCIA FIORIRE IL ROSAIO! »

Il parroco Don Peyramale. - Santo e prudente sacerdo­te, il parroco di Lourdes aveva 47 anni e da quattro svolge­va la missione di pastore di quel gregge. Burbero dal cuore tenero, egli accolse freddamente e con diffidenza Bernadet­te, che entrò in canonica da sola, mentre la folla si arresta­va davanti al giardino.

- Signor Parroco, - cominciò la ragazza - io vengo da parte della Signora che mi è apparsa alla grotta di Mas­sabielle...

- Ah, sì... - fece il sacerdoe interrompendola. - Tu pretendi di aver delle visioni e fai correre tutto il paese con le tue storie! Che significa tutto questo?

Bernadette sentiva il cuore battere, ma era decisa a fare la commissione della Madonna.

- E non sai come si chiami questa Signora? - riprese il parroco.

- No, non mi ha detto il suo nome. E una Signora molto bella, tutta circonfusa di luce, che mi appare a Massabiel­le... E mi ha incaricata di dire ai sacerdoti che desidera una cappella tra quelle rocce, dove mi appare.

Se vuole la cappella, dille che faccia fiorire il rosaio. - Il parroco la guardò con curiosità e volle sentire le parole precise della Signora. Poi, senza nemmeno riflettere, come cogliendo un pensiero improvviso che gli attraversava la mente, soggiunse:

- Se questa Signora crede di avere diritto ad una cap­pella, domandale da parte mia una prova. L'apparizione, mi dici, avviene sopra un rosaio selvatico, che germoglia tra le rocce. Ebbene, siamo nel mese di febbraio. Dille da parte mia che, se vuole la cappella, faccia fiorire subito il rosaio... Con tali parole congedò la ragazza.



Riflessioni: Lo spirito di fede

È il filo che lega a Dio, istante per istante, la nostra vita e guai se lo spezziamo! Esso ci fa vedere Dio negli avvenimenti e nelle circo­stanze liete e tristi di ogni giorno, nel prossimo, nei superiori, nelle persone e nelle cose che ci circondano.

Ovunque e sempre, con lo spirito di fede, ci fidiamo della parola di Dio, riposiamo su di Lui, certi del suo amore misericordioso per noi, per ciascuno di noi.

Spesso, però, si trova in noi l'incredulità dell'Apostolo Tommaso: «Se non vedo non credo; se non tocco con le mie mani, non credo!». Vogliamo il segno straordinario: «Dille che faccia fiorire il rosaio!».

La fede di Maria. - La vita di Maria SS. fu tutta un atto di fede dall'Annunciazione al Natale, da Nazaret al Calvario. Considera le circostanze della vita di Maria e vedrai quanta fede nel cuore della tua Mamma Celeste!

La tua fede. - È forte e limpida anche nelle croci e nelle prove, oppure vacilla e vien meno al primo ostacolo, specialmente nel dolore?

È facile andare con Gesù sul Tabor, ove Egli ebbe la sua trasfigu­razione e dirgli: «Ti amo!» quando tutto va bene e non ci sono diffi­coltà. Più difficile è seguire Gesù al Getsemani e al Calvario!

La tua fede non ha forse la ruggine del rispetto umano? Ti senti cristiano solo in chiesa e non, per esempio, nell'ambiente del tuo lavoro, quando occorre dare buon esempio e difendere magari la Chiesa, il Papa, i sacerdoti?

La tua fede non è offuscata dalla superstizione?

La tua fede non è sminuita forse dall'ignoranza religiosa?

Hai saputo rendere adulta la tua fede con l'istruzione, la ricerca, la discussione con qualche buon sacerdote che ti guidi?

Fioretto: Non permetterò che si parli male della Chiesa, del Papa o dei sacerdoti in casa mia!

Giaculatoria: O Gesù, o Maria, aumentate la mia fede!



IL MIRACOLO PERENNE Dl BRA (CN)

Ogni anno per il 29 dicembre, nel recinto del Santuario della Madonna dei Fiori (Bra), una grossa siepe di pruni selvatici fiorisce miracolosamente nel cuore del rigido inverno piemontese e spesso sotto la neve. I candidi fiori compaiono sui nudi rami e si conserva­no talvolta per tutto il mese di gennaio, per testimoniare col loro muto linguaggio, che il cristiano trova sempre in Colei che è il fiore dei fiori, aiuto e difesa nei pericoli.

L'origine del Santuario si ricollega ad un fatto miracoloso, avve­nuto il 29 dicembre 1336. Quella sera una giovane sposa di non ancora 20 anni, tornava verso la cittadina di Bra, percorrendo un sentiero deserto e buio.

Improvvisamente la poveretta, Egidia Mattis, si accorge che due soldatacci della guarnigione la seguono, con manifeste cattive inten­zioni. La giovane accelera il passo e quando giunge presso il pilone della Madonna che si trova sul bivio, vi si aggrappa e prega la SS. Vergine di difenderla: - Madonnina, salvatemi!

Ed ecco che appare una Signora di aspetto sereno e maestoso tutta luce nel volto e nell'abito; scaccia i due sgherri impauriti, con­sola Egidia, la rasserena e, prima di scomparire, lascia un segno perenne del miracolo: i pruni selvatici che vi sono attorno, fiorisco­no improvvisamente di bianco. Da quel giorno (da oltre 600 anni) il miracolo si rinnova puntualmente ogni anno ed ognuno lo può con­statare. Il pruno della Madonna dei fiori fiorisce due volte, la prima in dicembre e la seconda in primavera, come tutti gli altri fiori.

Una sola volta fece eccezione, nell'inverno 1877-78, in cui ritardò la prima fioritura al 20 febbraio, giorno della elezione di Papa Leone XIII.



CAPITOLO XVII

XI APPARIZIONE

Domenica 28 febbraio 1858 - verso le ore 7

Nuovi atti di penitenza di Bernadette e della folla. - Nonostante la pioggia, che nell'ultima parte della notte ha reso molle il terreno, si contano, secondo alcune testimo­nianze, circa 2.000 persone. Numerosi sono gli operai e molti i soldati della guarnigione di Lourdes, che conta al castello 600 uomini. Nello spazio angusto lasciato dal Gave, la folla appare anche più numerosa. È difficile rimanere vicino alla veggente. Quelli che sono giunti prima non cedono di certo il posto e bisogna aprire la strada anche a Bernadette con molta fatica. Finalmente può inginocchiarsi e cominciare il Rosario, ma quasi subito smette di pregare e diviene immobile, con lo sguardo fisso verso la nicchia. Essa ascolta attentamente la SS. Vergine; poi, come obbe­dendo ad un ordine ricevuto, si toglie il cappuccio e lo affi­da col cero alla zia che le sta vicino; rimessasi quindi in ginocchio, comincia l'esercizio di penitenza del giorno innanzi.

Baciando ad ogni passo la terra, risale fino al fondo del­la grotta, ne ridiscende e risale nuovamente. Il terreno è umido e Bernadette si insudicia gli abiti ed il viso, ma non desiste. La moltitudine la segue con attenzione e commo­zione. La persona più commossa e impressionata sembra la guardia campestre Callet, che ad un certo punto grida ad alta voce: «Baciate tutti la terra!». Tutti obbediscono e anche lui bacia più volte la terra.

Prima che la visione scompaia, Bernadette si preoccu­pa di riferire alla Madonna la richiesta del parroco di far fiorire il rosaio, ma la Santa Vergine sorride, senza nulla rispondere.

Quando l'apparizione ha termine, Bernadette si dirige con un codazzo di gente verso la chiesa di Lourdes, sia per rassicurare il parroco della commissione fatta alla Bella Signora, sia per ascoltarvi la S. Messa.

Di nuovo in questura. - Al termine della S. Messa una brutta sorpresa attende Bernadette. Ha appena oltrepassata la soglia della chiesa in compagnia delle Suore, quando le si avvicina il Commissario Jacomet con un altro signore, invitandola a seguirli.

- Ragazza, devi venire con noi!

Bernadette, perfettamente calma, si avvia con loro dicendo in tono scherzoso:

- Tenetemi stretta, altrimenti fuggirò!

Dal giudice istruttore viene di nuovo interrogata, minac­ciata di finire in prigione, ma poi viene rilasciata, perché le sue risposte sono cosi schiette e imbarazzanti che gli uomi­ni della legge debbono concludere: «Non abbiamo nulla da guadagnare con costei!».

In casa di Bernadette tuttavia, questo secondo interroga­torio getta lo sgomento e tutti piangono impauriti. «Non piangere, mamma, - esclama Bernadette gettandosi al collo della povera donna -; la Vergine Santa ci difen­derà! ».



Riflessioni: Mortificazione e penitenza

«Bacia la terra e mangia quell'erba in penitenza per i peccatori!» - Forse tu sorriderai di questi atti di umiltà e penitenza richiesti dalla SS. Vergine. La virtù non consiste in essi, d'accordo, ma essi dispongono alla virtù.

«Se una persona avesse già un piede in cielo - diceva S. Vincen­zo De Paoli - e smettesse di praticare la mortificazione, nell'inter­vallo di tempo necessario per mettervi l'altro piede, correrebbe rischio di perdersi! -

È una pia esagerazione, che dice però in quale conto tenessero i santi l'abitudine virtuosa di mortificarsi. Le cadute infatti avvengono sempre per mancanza di mortificazione.

Per quali motivi mortificarsi

1) Per evitare il peccato e vincere il mondo, il quale è tutto «con­cupiscenza degli occhi e della carne, e superbia della vita» (I Giov. 11-16).

2) Per temprare la volontà. È un esercizio per irrobustire la volontà, meritorio per l'amore con cui si compie. Ecco perchè la mortificazione si può estendere anche a cose lecite.

3) Per espiare le proprie colpe e le altrui, ed in tal senso la morti­ficazione si denomina più esattamente penitenza. Senza preghiera e penitenza non vi è conversione di anime, ritorno di peccatori a Dio, anche se non mancano altri mezzi, quali sono le prediche dotte ed esaurienti e le conversazioni con uomini che sanno rispondere a tut­te le difficoltà contro la fede.

A noi stessi poi, la penitenza accorcia il Purgatorio ed estingue anche del tutto la pena dovuta per le nostre colpe.

Come mortificarsi

1) Per amore di Cristo e fine soprannaturale. La mortificazione che avesse solo fine a se stessa non avrebbe alcun senso cristiano. Il suo significato cristiano è quello di un mezzo per meglio aderire a Dio, il quale non guarda quanto gli si dà, ma con quale amore ci sacrifichiamo per Lui.

2) Con retta intenzione, non per farsi vedere: «Quando. digiunate non fatevi vedere melanconici, come gli ipocriti...» (Matteo VI-16).

3) Facendo precedere a qualsiasi mortificazione la prudenza e l'obbedienza. È sempre più meritoria infatti, l'obbedienza di qualun­que sacrificio fatto contro di essa.

Le mortificazioni più belle e fruttuose sono quelle imposte dal dovere.

Fioretto: Accetterò il mio lavoro con spirito di pazienza e di sacri­ficio.

Giaculatoria: La Passione di N. Signore Gesù Cristo, i meriti della Beata vergine Maria e di tutti i santi, tutto ciò che io avrò fatto di bene e ciò che avrò sofferto di male, mi serva di remissione dei miei peccati, di aumento di grazia e di premio per la vita eterna.



IL PRIMO PICCINO GUARITO DALL'ACQUA DELLA SORGENTE

Giustino Bouhorts aveva appena due anni e non si era mai retto sulle gambette. Pallido, cadaverico per magrezza e colorito, era costantemente preda di una febbre lenta e continua, che nulla aveva potuto vincere.

La mamma disperata lo portò alla sorgente il mattino presto del 28 febbraio 1858.

L'acqua aveva cominciato a zampillare tre giorni prima.

Colà, davanti al pozzetto provvisorio che avevano costruito i muratori di Lourdes, la povera donna fece su di sè e sul bimbo il segno della croce e, tolti gli abitini al piccolo, lo immerse fino al collo nell'acqua gelida, tenendovelo per qualche tempo, nonostante le grida di orrore, di indignazione e di stupore della gente. Sembra­va un atto pazzesco. Il piccolo sarebbe morto, doveva di certo mori­re per congestione. Ed invece, portato a casa e coricato nel suo letti­no, si addormentò dolcemente. Il giorno seguente voleva alzarsi, ma la mamma prudente non glielo permise. Il secondo giorno si alzò da solo. Camminava: era guarito.

Dieci anni dopo lo vide uno dei primi storici di Lourdes, anch'e­gli miracolato, Enrico Lasserre: era perfettamente guarito e la mam­ma si lamentava solo di lui «che corresse troppo».

Nel 1920 - aveva allora 64 anni - Giustino si presentò ancora all'ufficio medico di Lourdes, per fare constatare che egli era ancora sano come un pesce.

Ed i medici? Riconobbero che quella guarigione era umanamente inspiegabile.

La Madonna aveva premiato la grande fede di una mamma.



CAPITOLO XVIII

XII APPARIZIONE

Lunedì l° marzo - Verso le ore 7

Questa apparizione non si differenzia molto da quelle dei giorni precedenti. La folla fu calcolata di 1.300 persone circa. Ci fu tuttavia una novità: la presenza di un giovane sacerdote forestiero, Don Dézirat, che poté stare accanto alla veggente e ne descrisse poi minutamente gli atteggia­menti e le diverse fasi dell'apparizione. Egli però se ne andò prima che la visione terminasse, preso dallo scrupolo che la proibizione di Don Peyramale e del Vescovo toccas­se anche lui, benché forestiero.

Bernadette entrò in colloquio con la SS. Vergine e poi si alzò, depose il cero ed il mantello e ripetè l'esercizio di penitenza dei giorni precedenti. Dal fondo della grotta si recò ginocchioni verso la sorgente, sempre baciando passo passo la terra.

La coroncina del S. Rosario. - Quando Bernadette fu di ritorno al suo posto abituale, prese secondo il solito la corona del S. Rosa, ma subito la sua faccia si rannuvolò. Stupita alzò la sua coroncina col braccio teso e rimase un attimo incerta. Poi, rasserenata, rimise in tasca la prima coroncina e ne tirò fuori un'altra, alzandola verso la Bella Signora e ricominciando tutta sorridente la preghiera.

«Con movimento spontaneo allora - racconta Giovanni Battista Estrade che presenziava all'apparizione -, tutti alzano ed agitano le proprie coroncine. Si grida: "Viva Maria" e ciascuno si inginocchia e prega con le lacrime agli occhi. Gli avversari dell'apparizione sparsero poi la voce che Bernadette aveva benedetto le corone del Rosario».

Che cosa aveva voluto significare quell'atto, che nessuno dei presenti aveva potuto ben comprendere? Lo spiegò la stessa Bernadette al sacerdote Don Pène. Un'amica di Ber­nadette, Paolina Sans, troppo debole per recarsi a Massa­bielle, aveva pregato la veggente di recitare una volta il S. Rosario servendosi della sua corona, che poi avrebbe con­servato come un caro ricordo. Bernadette aveva acconsen­tito innocentemente, ma, verso la fine dell'apparizione, la Madonna aveva chiesto alla fanciulla dove fosse la sua corona. «Le ho risposto che l'avevo in tasca. Mi ha detto: "Vediamola". Allora ho messo la mano in tasca, ne ho trat­ta la corona e l'ho mostrata, tenendola un po' sollevata. La Signora ha detto: "serviti di quella!". Cosa che ho fatto subi­to».

Lo scopo della Madonna era evidente: impedire un fana­tismo sconveniente e nocivo anche per Bernadette.



Riflessioni: Il S. Rosario

Il Rosario è come un serto di rose (e di qui il nome di rosario o ««rosaio»») che, con la recita delle Ave Maria, si dispone attorno alla SS. Vergine. È un omaggio di fiori spirituali che quotidianamente si offre all'Immacolata, ripetendole tante volte il saluto dell'Angelo Gabriele. Se un bimbo ripetesse cento volte con affetto il nome del­la mamma e cento volte le sorridesse, cento volte la farebbe felice.

Il Rosario è il libro di preghiera di tutti: lo sgrana con amore il cieco, l'ammalato, l'analfabeta ed il professore, consola chi soffre, accompagna chi viaggia, difende chi lotta per la propria virtù, pre­para il cielo a tutti coloro che lo recitano devotamente.

Il Rosario scenderà con noi sottoterra, accanto a noi nella bara e si trasformerà in una gloriosa corona in Paradiso.

Le preghiere che compongono il S. Rosario. - Sono le preghiere più belle: anzitutto il Padre Nostro, che le labbra stesse di Gesù ci hanno insegnato; poi l'Ave Maria, composta dall'Angelo e dalla Chiesa; poi il Gloria al Padre, preghiera di lode completa per la SS. Trinità.

Ad ogni decina ecco le meditazione della vita di Gesù e della sua SS. Madre nei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Ed infine la Salve Regina e le litanie lauretane, aspirazioni d'amore per la nostra Mam­ma Celeste.

Non credo si possa trovare preghiera vocale più completa del S. Rosario.

Il tuo Rosario. - Recitalo dunque ogni giorno, con raccoglimen­to, devozione ed amore, per te, per i tuoi cari, vivi e defunti; recita­lo da solo e, meglio ancora, in comune.

La Madonna a Lourdes è apparsa con la corona al braccio ed ha preso parte (per quanto conveniva a Lei, recitando solo il Gloria Patri alla recita pubblica, che Bernadette iniziava ogni volta.

A Fatima, la Madonna ha più "e raccomandato ai tre veggenti e per mezzo loro a tutti, di recitare con devozione il S. Rosario, da soli ed in famiglia, per ottenere la cessazione del flagello della guerra.

Ama pertanto la tua coroncina e portala sempre con te. Nei peri­coli, materiali e spirituali in cui puoi trovarti, stringila con fiducia, con la fiducia stessa di Bernadette, quando per la prima volta vide la Bella Signora e ne fu per un attimo spaventata.

Non credere che il S. Rosario sia una devozione da vecchierelle: Cristoforo Colombo, Andrea Ampère, Federico Ozanam, Augusto Conti, Daniele O'Connel, Garcia Moreno e cento altri grandi uomini, recitavano il loro Rosario.

Michelangelo Buonarroti recitava il S. Rosario e ne lasciò traccia nel suo capolavoro pittorico, il Giudizio.

Ama dunque il tuo rosario e non passi giorno senza che tu l'ab­bia recitato con amore filiale verso la SS. Vergine.

Fioretto: Cercherò di riportare nella mia famiglia l'usanza di recitare il S. Rosario ogni sera.

Giaculatoria: O Regina del S. Rosario, prega per noi!



LA CORONCINA DELLA MAMMA

Giovanni Bovio (1841-1903), filosofo e letterato di una certa fama, professore dell'università di Napoli, repubblicano radicale e miscredente, era solito rincasare la sera verso le dieci ed ogni volta trovava la sua vecchierella, come chiamava la mamma, seduta nel salottino che l'attendeva con la corona del s. Rosario in mano.

Una sera, dopo averla salutata affettuosamente, non poté tratte­nersi dal dirle: «Sempre con quel gingillo in mano, mamma!... Sem­pre, sempre!... E buttalo via una buona volta!...».

A quelle parole inaspettate, gli occhi della vecchietta si riempiro­no di lacrime. Poi la signora si alzò lentamente, si accostò al tavolo che era nel mezzo del salotto e, deposta la corona in un canto:

- Ecco Giovanni, - disse con voce tremula - ho fatto come desideri. Ma ora che cosa metti tra te mani della tua vecchia mam­ma? Con la coroncina io passavo le mie giornate, pregando, attin­gendo speranza e conforto, luce e serenità in questo dolce tramonto della mia vita. Che cosa metti ora tra le mie mani che riempia in modo altrettanto completo il mio cuore, la mia mente, la mia sete di Dio. Uno dei tuoi libri eruditi?... Essi non sono per me... Non li com­prenderei!...

L'illustre professore ebbe un tuffo al cuore. Per tutta risposta abbracciò e baciò la sua cara vecchierella e, raccogliendo la coronci­na, gliela ripose in mano dicendo:

- Mamma, forse hai ragione tu!... Prendi la tua coroncina e dil­la anche per me!

Con tutta la sua scienza, il filosofo non aveva potuto trovare nul­la che potesse sostituire il S. Rosario nella vita della sua buona mamma, povera di sapere umano, ma tanto ricca di fede (Riduzione da Mons. F. De santa, Mese Mariano).



CAPITOLO XIX

XIII APPARIZIONE

Martedì 2 marzo 1858 verso le ore 7

Una processione e una cappella. - Il commissario Sig. Jacomet annota in un suo rapporto che in quel giorno si contarono alla grotta da 1700 a 1800 persone. Ciò che più interessa, però, è la nuova richiesta della SS. Vergine: «Vai a dire ai sacerdoti che facciano una processione e che costruiscano una cappella!».

La richiesta della cappella non era nuova, ma quella di una processione alla grotta non era ancora stata fatta.

Alla ragazza costava molto presentarsi di nuovo al parro­co. Il suo carattere rude la faceva tremare. Pur tuttavia non voleva disobbedire alla Signora. Prese pertanto il coraggio con i denti e, accompagnata dalla zia Basilia Castérot, entrò nella canonica.

L'accoglienza fu così sconcertante che Bernadette finì per dimenticare metà del messaggio:

- Ah, sei qui tu che continui ad andare a Massabielle! - gridò don Peyramale. - Che cosa ritorni a fare qui?

- La Signora mi ha detto che vuole che si faccia una processione alla grotta...

Don Peyramale non lasciò che finisse. «Era furente e passeggiava per la stanza a grandi passi» racconta la zia di Bernadette.

- Che disgrazia - diceva -, avere una fanciulla come questa, che mette in subbuglio il paese e fa correre tanta gente!... Nel mondo intero si parlerà di te, della grotta! Il sacerdote non pensava certo di fare una profezia.

- Ma andiamo... Ma andiamo.. Una Signora... Una processione!... Mandatela a scuola - concluse -, e non se ne parli più!

Le due donne se ne andarono spaventate, lasciando il sacerdote sempre inquieto.

Nuovo colloquio col parroco alla sera. - Appena uscita, Bernadette si ricordò che la Signora aveva chiesto nuova­mente la costruzione della cappella, ma non osò tornare indietro, perché la zia Basilia si rifiutò di accompagnarla.

Alla sera, però, verso le ore 19, Bernadette trovò un'ami­ca, Figlia di Maria, Domenica Cazenave, che si disse dispo­sta ad accompagnarla dal parroco.

Questa volta Bernadette fu fatta sedere e fu ascoltata con pazienza, ma Don Peyramale, irremovibile, concluse: - Domanda ancora una volta alla Signora come si chiama e quando sapremo il suo nome, le edificheremo una cappella, e non sarà molto piccola, sta' tranquilla, sarà molto grande!».

Senza saperlo il sacerdote faceva un'altra meravigliosa profezia.

- Ora sono contenta! - disse Bernadette all'amica uscendo fuori dalla casa parrocchiale. - Ho fatto la mia commissione.



Riflessioni: Apostolato e zelo

L'impegno posto da Bernadette nel far sì che fosse accolto e sod­disfatto il desiderio della Madonna, ci fa pensare al nostro dovere di far amare Gesù e la sua legge, da chi la calpesta, senza conoscere il suo amore.

«Lo zelo per la salvezza delle anime, è ciò che di più perfetto vi è nell'amor di Dio. - diceva S. Vincenzo De Paoli. - Poichè se l'a­mor di Dio è un fuoco, lo zelo ne è la fiamma; se l'amor di Dio è un sole, lo zelo ne è il raggio -.

Duplice apostolato. - Vi è però un apostolato di azione: quello del missionario che parte e lascia ogni cosa, per amor di Dio e delle anime. Gesù conta e rimunera tutti i suoi passi.

E vi è l'apostolato della soffèrenza: la vita di S. Teresa del Bambi­no Gesù, patrona delle Missioni, benchè fosse una claustrale, è elo­quente. Ed eloquente è pure la vita di Santa Bernadette, che si potrebbe riassumere in tre pensieri dominanti: 1) l'applicazione costante a pregare e soffrire per i peccatori; 2) la conoscenza antici­pata della sua vita di sofferenza e l'accettazione generosa di essa; 3) un desiderio grande di vita nascosta, dopo essere stata sul candela­bro della popolarità durante il periodo delle apparizioni.

Come si alimenta il vero zelo ed il vero apostolato. - Qualsiasi possa essere l'apostolato che il Signore richiede da te, esso si ali­menta sempre con una profonda vita interiore, basata sulla frequen­za sentita ai sacramenti, soprattutto della Confessione e della Comu­nione e sulla unione con Gesù, l'amico Divino.

Solo un calice ripieno riversa all'esterno ciò che possiede. L'apostolato deve essere esuberanza di vita interiore e la vita interiore ne rimane sempre l'anima insostituibile.

Fioretto: Rifletti se ti è possibile una partecipazione più attiva alla vita di apostolato nella tua parrocchia.

Giaculatoria: O Gesù, centro d'amore, infiamma il mio cuore di carità!



“SON VENUTO A SALVARTI”

In una piccola parrocchia della Bretagna, il vecchio parroco moribondo, steso sul suo letto, attende l'ora non più lontana di par­tire per il cielo. Ed ecco gli si annunzia che uno dei suoi parrocchia­ni, che da molto tempo era in rotta con Dio e con la Chiesa, è anche lui moribondo. Manda subito il suo coadiutore. Questi vede l'ammalato, ma non può fare nulla, perché viene tosto congedato.

- Mio Dio! - esclama il vecchio sacerdote. - Vada di nuovo e dica a quel disgraziato, che mi aveva promesso di non morire senza riconciliarsi con Dio.

Il coadiutore obbedisce!

- Ma io l'ho promesso al parroco e non a lei! - risponde il mala­to con un'aria sinistra e congeda di nuovo il sacerdote.

Il vecchio parroco allora alza le braccia e gli occhi al cielo, poi come per un'improvvisa ispirazione dice: - Portatemi una barella, subito!

Si fa stendere sopra un materasso: si fa coprire bene e via.

Il moribondo percorre nella notte nera, alla luce vacillante di una lanterna, un cammino lungo ed aspro. Quando il peccatore vede entrare nella camera quella barella e quel volto pallido, rizzandosi sul letto esclama: - Oh, che viene a fare qui?

- A salvarti! - risponde il vecchio.

Si scorre la barella presso il letto e i due moribondi sono lasciati soli.

Quando i familiari rientrano, li trovano in lacrime. Il vecchio curato benedice allora il malato e dice: - Addio, arrivederci in Cielo!

Il corteo riprende il cammino nella notte, silenzioso come un corteo funebre. Al ritorno, quando si scopre la barella, il volto palli­dissimo del parroco rimane immobile. L'anima era partita! (Da P. Plus - La mia Meditazione).



CAPITOLO XX

XIV APPARIZIONE

Mercoledì 3 marzo 1858 - Poco dopo le ore 9

Nuova assenza della Bella Signora. - Bernadette, accompagnata dalla mamma, giunse alla grotta alle ore set­te. La folla era enorme. Alcune testimonianze parlano di 4.000 persone, altre di 3.000, riunite sulle rive del Gave per assistere all'apparizione. Alcuni gruppi avevano addirittura bivaccato nei pressi della grotta per tutta la notte, ma il comportamento di alcune persone non era stato gradito alla SS. Vergine.

Infatti, Bernadette, con grande delusione di tutti, non cadde in estasi e non vide la Madonna. Dopo una lunga attesa con il Rosario tra le mani, si alzò triste e con gli occhi pieni di lacrime e si allontanò con la mamma in un silenzio profondo.

A casa, poco dopo, alcune buone persone la trovarono appoggiata contro un letto col viso tra le mani. «Che cos'ho fatto? - diceva. - La Signora è forse inquieta con me?».

Più tardi la Madonna le appare. - Verso le ore a otto e mezzo, Bernadette sentì un invito inspiegabile a recarsi alla grotta. La gente era diminuita di numero.

La Bella Signora le apparve subito e le disse il motivo per cui quel mattino non l'aveva veduta, un motivo ben tri­ste!

- Tu non mi hai veduta, perché vi erano delle persone venute qui solo per osservare l'atteggiamento che tu tenevi alla mia presenza e che non erano degne; hanno passato la notte alla grotta e l'hanno disonorata!

Non possiamo immaginare quanta pena abbia provato Bernadette. La grotta era ormai un luogo sacro; eppure tra tanta gente che vi si recava a pregare in pellegrinaggio, vi erano persone che non avevano portato rispetto nemmeno alla presenza della Regina del cielo.

Per la terza volta dal parroco. - Alla sera di quello stes­so mercoledì 3 marzo, Bernadette ritornò in canonica da Don Peyramale.

- Che vieni nuovamente a comunicarmi? - le fece il sacerdote.

- La Signora ha sorriso quando le ho detto che voi chie­devate un miracolo. Le ho detto di far fiorire il rosaio che le sta vicino. Ha sorriso di nuovo. Ma vuole la cappella.

- Li hai tu i denari per costruirla? - le chiese il parroco. - Io no, Signor Parroco.

- Nemmeno io. Di' alla Signora che te li dia!

Bernadette tacque, contenta di aver esposto di nuovo il desiderio della Madonna. Fece una riverenza e se ne andò.



Riflessioni: Rispetto per la casa del Signore

È ben triste il lamento della Madonna: «Tu non mi hai veduta, perchè vi erano delle persone venute qui solo per osservare l'atteggia­mento che tu tenevi alla mia presenza e che non erano degne; han­no passato la notte alla grotta e l'hanno disonorata!». La grotta era considerata da tutti ormai un luogo sacro, dove appariva la SS. Ver­gine, dove avvenivano miracoli, dove si pregava e continuamente ardevano ceri benedetti. Eppure anche questo luogo viene preso di mira dalla perfidia e dalla malvagità. Si va per spiare la veggente, onde poterla mettere poi in ridicolo anche per mezzo della stampa. È lo spirito con cui più tardi Emilio Zola andrà a Lourdes ed assi­sterà anche a miracoli, ma li interpreterà con calcolo di materialista tendenzioso.

Lo sdegno di Gesù contro i profanatori del tempio. - Gesù aveva un giorno scacciato i profanatori dal tempio con uno staffile. Oh, se tornasse oggi a cacciare dalle sue chiese coloro che vi entrano sol­tanto per soppesare le parole del sacerdote, per sindacare ciò che egli dice e badar bene che egli non difenda la legge di Dio oltre i limiti permessi dalla legge umana e dai compromessi della politica!

Come si sono moltiplicati i profanatori della casa del Signore!

Quale contegno devi tenere nella casa di Dio. - La chiesa è il centro della vita spirituale del popolo cristiano. Vi è presente Gesù; vi sono in adorazione la Madonna e gli angeli.

Quando entri in chiesa tu devi poter essere uno di loro.

Non parlare quindi in chiesa inutilmente. I tuoi occhi siano modesti, la tua preghiera umile e raccolta, poichè al contegno ester­no deve corrispondere il raccoglimento interno della mente: sei alla presenza di Dio che tutto vede!

Esaminati particolarmente sulla tua assistenza alla S. Messa domenicale, che è la rinnovazione del sacrificio della Croce.

Vi sono persone che vi assistono come l'Immacolata, come S. Giovanni, l'amore innocente; come la Maddalena, l'amore penitente; come le pie donne ed il centurione, la fede viva. Ma vi sono anche molte persone che vi assistono come i soldatacci, che tiravano a sor­te la veste di Gesù, come gli scribi e farisei, bestemmiando e goden­do della sua morte; come la folla indifferente e curiosa.

A quale gruppo vuoi appartenere d'ora innanzi?

Fioretto: Sarò puntuale alla S. Messa festiva e vi assisterò con rac­coglimento.

Giaculatoria: Adoriamo, ringraziamo, preghiamo e consoliamo con Maria Immacolata, il sacratissimo e amatissimo Cuore Eucaristico di Gesù!



«SE TU NON CREDI, CREDE TUA MADRE!» GUARIGIONE DI GABRIELE GARGÀM (20-8-1901)

Il 17 dicembre 1899 in uno scontro ferroviario presso Parigi, in cui trovarono la morte tanti viaggiatori, Gabriele Gargam fu estratto dai rottami e portato all'ospedale moribondo. Era un impiegato delle Ferrovie, non ancora trentenne e sino allora si era sempre dichiarato miscredente.

Quattro medici lo giudicarono inguaribile ed infatti dopo 20 mesi di ospedale, sembrava che non gli rimanessero più che pochi giorni di vita e ne fu perciò avvertita l'infelice madre.

Affranta dal dolore, ma piena di fede, essa venne in ospedale e propose al figlio di prender parte al pellegrinaggio nazionale, che sarebbe andato a Lourdes.

- Io, a Lourdes? Mamma, tu lo sai, io non credo!

- Lo so, figlio mio - risponde lei singhiozzando, - ma se tu non credi in Dio, crede tua madre e la Vergine di Lourdes ad una madre non negherà la grazia.

Vinto da queste parole Gargam accetta.

Il suo corpo è uno scheletro vivente. Gli si deve preparare una speciale barella perché possa sopportare il viaggio. Così il 20 agosto giunge a Lourdes e viene portato direttamente alla grotta. Qui si opera in lui il primo miracolo quello della sua conversione.

Si comunica infatti con una piccola particella di ostia, poiché non può più inghiottire e poi lo assale una grande commozione ed un desiderio di pregare.

Alle ore 16 Gargam viene portato alle piscine ed è immerso su di una tavola di legno poiché non può sopportare alcuna flessione. Alle ore 17 è schierato con gli altri malati sul piazzale, mentre passa la processione del Santissimo.

È pallido e ad un certo punto perde la conoscenza.

- Se muore - dice tra sé l'infermiere, - gli coprirò la testa e così nessuno si accorgerà di nulla.

Ma Gargam riapre gli occhi. Sente le preghiere che 30.000 perso­ne fanno a voce alta e tenta per tre volte di sollevarsi sui gomiti.

- Aiutatemi! - dice alle persone che gli sono accanto. - Aiu­tatemi!

Lo si aiuta e tra la meraviglia di tutti, egli si leva in piedi e fa anche qualche passo dietro al santissimo. Ma non ha né vestiti, né scarpe, perciò lo si ferma e lo si ripone sulla barella.

Ormai è guarito. La folla lo attornia. I barellieri lo difendono dal­l'entusiasmo e lo accompagnano all'ufficio delle constatazioni. Più di trenta medici, tra cui il celebre dottor Boissarie, constatano la sua guarigione improvvisa.

Il momento più commovente fu l'incontro con la mamma. Cia­scuno se lo immagini. Ambedue erano come paralizzati, soffocati dalla commozione e dalla gioia.

Da quel giorno Gargam divenne barelliere. Passò lunghi mesi dell'anno a Lourdes e nel 1951 vi ha celebrato il cinquantenario del­la sua guarigione, che resta una delle più strepitose.



CAPITOLO XXI

XV APPARIZIONE

Giovedì 4 marzo 1858 - Poco dopo le ore 7

Si era diffusa intanto la voce che la Madonna sarebbe apparsa per l'ultima volta ed avrebbe operato il miracolo del rosaio. Era infatti l'ultimo giorno della quindicina richie­sta dalla SS. Vergine. I pellegrini si mossero da ogni parte. Testimonianze discordi parlano di una folla da 8.000 sino a 15.000 persone e forse più. Le autorità, prevedendo un grande afflusso di gente, avevano predisposto un servizio d'ordine per quei tempi imponente e quando, poco dopo le sette, giunse Bernadette avvolta nel suo mantello bianco, due gendarmi le fecero largo fino alla pietra su cui soleva inginocchiarsi. La giovinetta, che era già stata in chiesa a pregare, sembrava assorta profondamente e non si accorge­va nemmeno di tutto il trambusto che vi era attorno a lei e delle grida di entusiasmo della gente che la chiamava a gran voce.

L'apparizione. - Appena Bernadette ebbe incominciato la recita del S. Rosario, col cero acceso e la corona in mano, la gente fece silenzio. Alla terza Ave Maria del secondo mistero, il volto della veggente si trasfigurò. Essa vedeva la Bella Signora; le sorrideva o si faceva triste, secondo l'atteggiamento della Madonna. Dirà più tardi che la SS. Vergine si rattristava quando pensava ai poveri pec­catori e le raccomandava di pregare per loro.

Ad un certo punto Bernadette si alzò e si portò sotto la volta della grotta, vicina vicina alla Madonna, sorridendo e salutando. La cugina Giovanna Védère la seguì e, ad appa­rizione avvenuta, si sentì dire da Bernadette: - Se tu avessi steso la mano, l'avresti toccata!

Ritornata al suo posto Bernadette continuò la recita del S. Rosario, che del resto non aveva mai interrotto. Durante questa quindicesima apparizione, la più lunga forse di tut­te, la veggente fece scorrere per ben tre volte la corona per intero. Poi si alzò nuovamente e ritornò vicino alla Bella Signora sorridendo. Alla fine, imitando la SS. Vergine, fece un bel segno di croce e la visione sparì.

Bernadette se ne andò silenziosa e profondamente assorta.

La gente era stata delusa. Il rosaio non era fiorito. Cio­nonostante migliaia di persone accompagnarono Bernadet­te alla sua povera stamberga di via Piccoli Fossati e qui tutti vollero abbracciare la giovinetta. Si stabilì finalmente un po' d'ordine e per ben due ore i pellegrini sfilarono ed abbracciarono Bernadette.

«Chiedile il suo nome!». - Nel pomeriggio, come attesta la cugina Giovanna Védère, Bernadette si recò a ricordare al parroco i due messaggi della Madonna, ma il sacerdote non aveva mutato la sua richiesta: - Che la tua Bella Signora dica il suo nome! Se sapessi che è la Madonna, farei tutto ciò che desidera... Ti ha detto che ritornerà?

- No, signor parroco.

- Ti ha detto che non ritornerà più? - Nemmeno questo, signor parroco.

- Ebbene, se ritornerà, la pregherai di dirti il suo nome! Così aveva termine la quindicina promessa da Bernadet­te alla SS. Vergine. Troppe cose tuttavia rimanevano sospe­se e la giovinetta aveva in cuore la ferma fiducia che l'a­vrebbe veduta ancora.

La prudente condotta di don Peyramale. - Giustamente Lourdes ha innalzato un monumento a questo degno sacer­dote, generoso soprattutto con i poveri, di carattere franco, a volte impetuoso e deciso, ma retto e prudente. Fu il vero uomo di Dio, dalla scorza rude, ma buono nel cuore, che amerà a suo modo e difenderà Bernadette, la guiderà sapientemente e non permetterà ai nemici della Chiesa, sempre pronti a gridare alla montatura del clero, di specu­lare sugli avvenimenti della grotta. Solo tenendo presente la mentalità del secolo si comprende la condotta di Don Peyramale. Egli chiese senza reticenze alla Madonna, come prova, un miracolo e proibì al suo clero di recarsi alla grot­ta. Asteniamoci, cari confratelli, - egli diceva ai suoi sacerdoti - dal farci vedere alla grotta... Se la faccenda avesse da fallire, ci copriremmo di ridicolo... e per colpa nostra la religione ne sarebbe danneggiata... il divino non ha bisogno di noi per vincere!».

Con queste ultime parole egli definiva bene la missione del sacerdote, quale collaboratore, così imperfetto a volte, dell'opera invisibile di Dio nelle anime.



Riflessioni: Il sacerdote

È un altro Gesù. Ha le mani consacrate, amministra i Sacramenti, consola, accoglie, guida, perdona. Pur essendo un uomo, deve ave­re il cuore in cielo e cercare di condurvi quelle anime che Dio gli affida.

Figura complessa quella del sacerdote, vocazione difficile, ben­chè sia senza dubbio la più bella!

Come il mondo giudica il sacerdote. - I più benevoli spesso lo giudicano un illuso; i malevoli lo credono un ipocrita, che non prati­ca quello che insegna. Chi lo pensa un parassita della società, chi ne ha paura superstiziosa, come se si trattasse di un essere misterioso; chi lo odia per la franchezza con cui difende gli interessi di Dio, della Chiesa, e dei poveri; chi tenta di sfruttare la sua posizione ed il suo ascendente, perchè sa che il prete accoglie tutti e non pretende riconoscenza!

I tuoi sacerdoti. - Ama i tuoi sacerdoti, difendili, prega per loro e sappi compatire un loro scatto, un'impazienza, una manchevolezza. Aiutali a portare il loro pesante fardello di responsabilità e riguardali come Gesù stesso. Con Gesù avresti certo confidenza, ma unitamente un grande rispetto e riverenza.

Preghiera per i sacerdoti. - Cuore Immacolato di Maria, Madre del Sacerdote Eterno: Gesù, accogli le preghiere, le azioni e i sacrifici che io ti offro in questo nuovo giorno, per tutti i tuoi figli prediletti, secondo le intenzioni del tuo materno amore per essi.

Incatenali sempre più al tuo Cuore; proteggili e liberali da ogni assalto del maligno; rendi fecondo il loro ministero e fa' che la tua benedizione sia sempre sopra di loro.

Fa' che siano tuoi nella volontà, nel pensiero, nel cuore e nel corpo. Ispirali perchè ogni cosa sia pura ed accetta al momento del Sacrificio immacolato.

Rendili santi, o Buona Madre, come il tuo e il nostro cuore ardentemente desidera. Amen.

Fioretto: Saluterò per via, senza rispetto umano, i sacerdoti che incontrerò.

Giaculatoria: O Maria, Regina del clero, prega per noi e ottieni­ci numerosi e santi sacerdoti!



UN ESAME SULLA VOCAZIONE SACERDOTALE

Il parroco, celebrata la Messa, passeggiava malinconicamente nell'orticello. La Lega «rossa» doveva inaugurare il vessillo nuovo. Un canto lontano lo scosse: Bandiera rossa!...

Veniva il corteo. Egli salì su di un rialzo e guardò. Erano loro, i figli del suo cuore, per i quali aveva sacrificato la vita, che conosce­vano il suo zelo. Il frutto di tanti anni di lavoro era scomparso. Tutto crollato... Ed il povero parroco piangeva.

Una scampanellata. Un giovane, Enrico, che pochi giorni prima aveva ottenuta la licenza liceale, si presenta a lui, per l'esame della vocazione. Vuole ora sapere la parola decisiva.

- Tu, prete? - gli chiede il sacerdote, mentre dalla piazza la fol­la impreca: - Alla forca í preti!

- Li vedi? - singhiozza il parroco. - Son vissuto povero per abbel­lire la loro chiesa; ho sofferto tutte le privazioni per dare il pane ai loro orfani. Ed ora... li vedi? Vedi che cos'è una vocazione? Sei tu disposto ad amare questa turba che odia, e benedire questa orda che maledice? - Sì, - risponde il giovane puro.

- Ebbene, va! L'esame sulla vocazione è fatto. Entra in seminario. Un sasso passava frattanto sulle loro teste... (Da: Chiot - Novelle: La Vocazione).



CAPITOLO XXII

XVI APPARIZIONE

Giovedi 25 marzo 1858 - Verso le ore 5

La divina chiamata. - Non ha grande importanza per noi sapere se Bernadette si sia recata ancora alla grotta nei giorni che intercorsero tra il 4 marzo ed il 25 dello stesso mese. In quel periodo essa non provò mai quel presenti­mento particolare, che era come una chiamata della SS. Vergine. Quando la Madonna la voleva, un desiderio forte si impadroniva di lei ed allora più nulla avrebbe potuto trattenerla.

La gente continuava a recarsi alla grotta, ormai trasfor­mata in una specie di chiesa all'aperto, ove brillavano can­dele, si ammassavano fiori e cominciavano a comparire i primi ex-voto per le grazie ricevute.

I pellegrini aumentavano sempre più di numero e tutti portavano a casa un po' di quell'acqua, a tutti già nota come l'acqua miracolosa di Lourdes.

Il giorno 24 marzo, vigilia della festa dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria, Bernadette senti che la Bella Signora la voleva alla grotta per il giorno seguente. Ne chiese il per­messo ai propri genitori, cosicché la notizia si diffuse ed al mattino dopo la folla alla grotta era enorme.

«Io sono l'Immacolata Concezione». - Quando Bernardette giunse al suo solito posto, la Madonna era già sopra il rosaio, circonfusa di luce. La SS. Vergine aveva preceduto la veggente. «Le domandai perdono del ritardo - raccon­terà in seguito Bernadette. - Sempre buona con me, mi fece segno col capo che non avevo bisogno di scusarmi. Allora le esprimevo tutto il mio affetto, tutto il mio rispetto e la felicità che provavo nel rivederla. Dopo averle manifesta­to quanto avevo nel cuore, presi la mia corona».

Ecco però che l'ovale di luce si avvicina al suolo e si fer­ma all'entrata della grotta. Anche Bernadette si alza e rima­ne in piedi, col cero acceso in mano, faccia a faccia con la Bella Signora. Un desiderio vivissimo di sapere finalmente il suo nome invade Bernadette e per ben tre volte la sup­plica dolcemente: - Signora, volete aver la bontà di dirmi chi siete?

La Madonna sorride ad ogni richiesta. Finalmente, aprendo le mani che tiene giunte, allarga le braccia e le abbassa «come sulla Medaglia Miracolosa», lasciando scivo­lare verso il polso la sua corona di alabastro e d'oro; infine, con gli occhi al cielo, nell'espressione del Magnificat, escla­ma: Io sono l'Immacolata Concezione!

Dopo aver sorriso ancora, l'apparizione scompare e la luce dilegua lentamente.

Il pellegrino che giunge oggi alla grotta di Massabielle, si meraviglia di leggere le parole della Madonna in francese sulla aureola della statua e in una strana lingua alla sua base: «Que soy éra Immaculada Councepciou». Si tratta del caratteristico dialetto dei Pirenei e di Lourdes. Bernadette non capiva e non parlava in altro modo e la SS. Vergine aveva sempre usato questo dialetto per comunicare con lei.



Riflessioni: La virtù della Purezza

Per essere puri, occorre essere umili.

Quanto è bella un'anima pura! La purezza è la gemma più fulgida della corona di Maria Immacolata. La purezza rende felici. La purezza rende simili agli angeli.

Quanto è brutta un'anima impura! L'impurità rende odiosi agli occhi di Dio e dell'Immacolata. L'impurità strappa dal cuore la Gra­zia e la felicità. L'impurità abbassa l'uomo al livello delle bestie.

Ciò che è bello costa: ciò che ha valore costa!

Il martirio di san­gue - dice S. Bernardo -, sofferto per mano del carnefice, pare più crudele; ma per la breve durata, è meno doloroso di quello della castità!».

Mezzi per mantenersi puri: Umiltà di cuore e bontà nel giudicare gli altri.

Preghiera, Confessione e Comunione, fatte bene. Chiedi a Dio quello che senti di non poter ottenere da solo!

Fuga delle occasioni. Senza questa ultima cosa, i propositi più santi cadono sempre, senza possibilità di illusione.

Vivere alla presenza di Dio che tutto vede. “La mosca nera, nella notte nera, sulla pietra nera, Dio la vede!” (Prov. arabo).

Aggrappati anche tu a Maria e sarai salvo! - «O tu che nel flusso e riflusso di questo secolo, navighi in mezzo alle procelle ed alle tem­peste, più di quel che non cammini sulla terra, tieni i tuoi occhi fissi su questa stella, per non perire nella tormenta.

Se i venti delle tentazioni si scatenano, se urti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, chiama Maria.

Se sei agitato dai flutti dell'orgoglio, dell'ambizione, della maldi­cenza, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria.

Se le onde della collera, dell'avarizia o della cupidigia, sbattono la, fragile navicella della tua mente, alzagli occhi verso Maria.

Se oppresso dall'enormità delle tue colpe, confuso per le orribili piaghe della tua coscienza, spaventato dal rigore del giudizio, cominci a sprofondare nell'abisso della tristezza e della disperazio­ne, pensa a Maria, invoca Maria.

Che Maria non sia mai lontana dalle tue labbra, mai lontana dal tuo cuore, e per ottenere il suffragio della sua preghiera, non dimenticare l'esempio della sua vita. Seguendola tu non ti smarrisci, pregandola non disperi; contemplandola non sbagli; sotto la sua gui­da non ti stanchi, se Lei ti è propizia, raggiungerai il porto» (S. Ber­nardo - Spiegaz. del «Missus est,).

Preghiera di S. Vincenzo. - Santissima Vergine, io credo e con­fesso la vostra santa ed Immacolata Concezione pura e senza mac­chia. O Vergine purissima, deh! per la vostra verginal purità, per l'Immacolata vostra Concezione, per la gloriosa vostra qualità di Madre di Dio, ottenetemi dal vostro carissimo Figlio, l'umiltà e la carità, una grande purità di cuore, di corpo e di spirito, la santa perseveranza nel bene, il dono della preghiera, una buona vita ed una santa morte. Così sia.

Fioretto: Non ricercherò spettacoli osceni alla televisione.

Giaculatoria: Cuore purissimo di Maria vergine, ottenetemi da Gesù la purità e l'umiltà del cuore.



GUARIGIONE DI PIETRO DE RUDDER (7 Aprile 1875)

Era un operaio di 45 anni, orrendamente martoriato ad una gam­ba dalla caduta di un tronco d'albero.

La tibia ed il perone della gamba sinistra erano fratturate in un modo così brutto che, al termine del primo anno di degenza, i medici erano decisi ad amputare l'arto. Il poveretto si oppose e per otto anni cercò inutilmente rimedio nei ritrovati della scienza medica.

Il 7 aprile 1875, egli supplicò che lo portassero presso la grotta di Lourdes, che i Belgi avevano edificato, in tutto simile a quella vera, nella località chiamata Oostacker e fu accontentato.

Vi giunse a stento con le stampelle, accompagnato dalla moglie. La sua gamba era gonfia e orribile a vedersi: i due moncherini delle ossa fratturate uscivano ancor fuori della pelle, e vi si erano formate due piaghe suppurative.

Pietro de Rudder si sedette davanti alla grotta e pregò fervorosa­mente per qualche istante. Poi, tutto sconvolto, commosso, agitato, si alza, lascia cadere le stampelle e va ad inginocchiarsi davanti alla statua della Madonna. Solo allora ha la percezione di ciò che è acca­duto in lui.

- Io ho camminato!... Io sono in ginocchio!... Sono dunque gua­rito!... Era la realtà. Le piaghe della gamba non esistevano più; le ossa si erano istantaneamente saldate assieme ed il malato inguaribi­le di pochi istanti prima, poteva ora camminare bene, speditamente, senza zoppicare minimamente. Il gonfiore dell'arto era scomparso e le bende cadevano spontaneamente per terra. Nessuno può descri­vere la commozione di Pietro e di tutta la popolazione, a cui era noto il suo stato. Egli raccolse le grucce e le depose presso la grotta come ex-voto.

Le autorità civili, mediche e religiose si inchinarono davanti a quel fatto miracoloso e firmarono questa dichiarazione: «Dichiaria­mo che Pietro de Rudder, dopo aver esaurito tutti i ritrovati della scienza chirurgica, abbandonato e dichiarato inguaribile dagli uomini e ritenuto tale da tutti coloro che lo conoscevano... ha invo­cato Nostra Signora di Lourdes, che si venera ad Oostacker, ed è tor­nato a casa guarito perfettamente e senza stampelle, di modo che può ora fare qualsiasi lavoro, come prima dell'infortunio. Noi dichiariamo che questa guarigione, istantanea e strepitosa, è avve­nuta in quel luogo il 7 aprile 1875».

Vi è una cosa ancora più sorprendente. Pietro de Rudder morì nel 1898. Un anno dopo la sua morte uno dei medici che l'avevano curato, ottenne di riesumare il suo corpo, per esaminare le ossa del­le sue gambe. Il dottore Van Hoenstenberghe constatò che le ossa disseccate delle due gambe erano della medesima lunghezza, ben­ché in una operazione, precedente al miracolo, fosse stato tolto alla gamba sinistra un pezzo d'osso lungo tre centimetri. La saldatura dei due tronconi appariva ancora netta e precisa e di colore leggermen­te diverso. Si era formato istantaneamente nel miracolo un pezzo d'osso nuovo.

Il caso di Pietro de Rudder, studiato da molti insigni dottori, e dichiarato miracoloso, è stato pure riconosciuto tale da una inchiesta canonica, con a capo Mons. Waffelaert.

Quando si vedono tali prodigi - confessava il dottor Affenaer che aveva assistito l'infermo -, è impossibile rimanere indifferenti. La realtà di Dio non si crede piu, si tocca -.



CAPITOLO XXIII

L'IMMACOLATA

Ora sappiamo chi è la Bella Signora di Massabielle, ma Bernadette non aveva capito l'espressione e ripetendo le mosse della bianca Signora e raccontando il fatto, chiedeva smarrita alla signorina Estrade: - Ma che cosa vogliono dire queste parole: «Io sono l'Im­macolata Concezione»?

L'espressione non era invero molto comune, benché fos­sero già trascorsi quasi quattro anni da quell'otto dicembre 1854, quando Pio IX aveva solennemente definito il dogma della Immacolata Concezione di Maria.

Unica tra tutte le creature umane, Colei che doveva essere la Madre di Dio, era stata preservata dalla colpa d'o­rigine, trasmessa per generazione ai figli di Adamo. Preser­vata in vista dei meriti del Redentore, che da Lei sarebbe nato e che in tal modo la faceva sua prima «redenta».

Contenuto nel deposito della fede, questo dogma aveva dovuto attendere diciannove secoli, prima che il Papa ponesse fine con la sua parola infallibile, alla discussione dei più grandi teologi della cristianità, proclamando Maria SS. immune sempre, fin dal primo istante della sua esisten­za, dal peccato originale, vale a dire immacolata, concepita senza peccato.

Il significato delle apparizioni di Parigi e di Lourdes. - Allora si cominciò a capire, ciò che per noi ora, dopo più di un secolo di clima mariano, appare così chiaro, vale a dire il significato delle apparizioni di Parigi e di Lourdes.

Parigi 1830. la SS. Vergine porta a S. Caterina Labouré la Medaglia Miracolosa (che anche Bernadette conosceva ed amava) ed insegna la giaculatoria, che doveva preparare gli animi alla definizione del dogma dell'Immacolata: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorria­mo a Te!».

Roma 1854: Pio IX definisce il dogma con una solennità mai vista, mentre un raggio di sole, come divino prodigio, rompe le nubi del cielo, fino allora chiuso ed imbronciato, ed illumina il volto del Pontefice.

Lourdes 1858: L'Immacolata stessa viene a confermare ciò che ha fatto il Papa, direi, e viene ad inaugurare in un mondo che sembra non più credere nel soprannaturale, un'era di miracoli fisici e spirituali ed a richiamare i suoi figli ad una vita più pura, più cristiana, che meno faccia soffrire il Signore.

Il richiamo alla penitenza e ad una vita più pura si com­pleterà con il messaggio di Fatima, del Cuore immacolato di Maria (1917), che soffre per il flagello della prima e della seconda guerra mondiale, prevista e predetta. Il richiamo avrà un'eco anche nel messaggio della Madonnina di Sira­cusa, che per tre giorni versa lacrime silenziose, ma assai eloquenti (30-31 agosto-1 settembre 1953).

I cent'anni trascorsi sono stati di certo il secolo più intensamente mariano della storia della Chiesa, per l'impor­tanza dei dogmi mariani definiti (Immacolata Concezione, 1854 - Assunzione di Maria SS. in corpo ed anima al cielo, 1950) e, soprattutto, per la sollecitudine materna della nostra Mamma Celeste, che ha moltiplicato le sue appari­zioni, per meglio guidarci.



Riflessioni: Le apparizioni della Madonna

In ogni luogo del mondo cattolico ed in ogni tempo della storia della Chiesa, si contano apparizioni della SS. Vergine. È la Mamma buona, che non abbandona i propri figli e perciò li viene a richia­mare, a correggere, a confortare, a premunire.

Come appare la Madonna. - Molti fedeli faranno le meraviglie quando sapranno che, secondo la teologia cattolica, «ordinariamen­te» le apparizioni non vanno intese come se il corpo stesso della SS. Vergine assunto in Cielo, lasciasse il Cielo e si rendesse presente a Lourdes, o a Parigi, o a Fatima, o altrove, durante le manifestazioni straordinarie; ma nel senso che la Madonna agisce in questi luoghi e sui sensi dei veggenti con una forma sensibile che La rappresenta. Ciò spiega come ora Essa appaia in un modo, ora in un altro.

Realtà delle apparizioni. - La realtà delle apparizioni tuttavia non resta per questo sminuita. L'apparizione è reale se il veggente o la veggente è veramente in contatto col Signore o con la Madonna, senza che occorra la presenza fisica del corpo di Gesù o di Maria. Basta che Essi agiscano in quel luogo ed operino personalmente.

Lo scopo delle apparizioni. - Le apparizioni possono avvenire tanto a vantaggio del veggente, quanto a vantaggio ed edificazione dei fedeli. L'elemento che costituisce il richiamo particolarmente uti­le della grazia di queste manifestazioni, è la loro straordinarietà. Troppe volte infatti si è sordi alla economia normale della grazia!

L'azione di Maria ordinaria e profonda sull'anima nostra, come madre della nostra vita spirituale, non è diversa da quella che si manifesta in modo straordinario. Nelle apparizioni la sua materna opera viene resa sensibile, ma quella che si svolge nel silenzio sulla nostra vita ed attività, non è meno reale, efficace e mirabile, se ci teniamo in contatto con Lei con la fede, e ci rendiamo abituale la sua presenza.

Con ciò non si toglie nulla al valore delle apparizioni. In esse vi è davvero l'opera di Maria ed i veggenti sono davvero in contatto con Lei.

Fioretto: Appena mi si presenterà l'occasione, mi recherò in pel­legrinaggio a qualche santuario della Madonna.

Giaculatoria: Sia benedetta la santa ed Immacolata Concezione della Beatissíma Vergina Maria, Madre di Dio!



LA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

L'8 dicembre 1854 tutta Roma era in festa: una folla immensa si pigiava dinanzi alla basilica Vaticana, incapace di contenerla. Sfilarono processionalmente ben 192 Vescovi venuti da tutte le parti del mondo, eccetto che dalla Russia ove il despota Nicola 1 (morto nel 1854) si oppose al loro viaggio a Roma. Ai Vescovi fece­ro seguito i Cardinali; il corteo era chiuso dal Sommo Pontefice, cir­condato dalle sue guardie nobili.

Si recitarono le litanie dei Santi, per invitare la Chiesa Trionfante ad unirsi a quella Militante. Ricevuta l'obbedienza dei Cardinali e dei Vescovi, Pio IX iniziò la solenne Messa Pontificale...

Una circostanza degna di rilievo: i fedeli si erano recati in S. Pie­tro sotto una pioggia accompagnata da tuoni e fulmini, come se il demonio avesse voluto terrorizzare i buoni, che si recavano a glorifi­care Maria. Ebbene proprio nel momento in cui Pio IX pronunciava la formula dogmatica, con voce potente che commosse l'intera mol­titudine, un raggio di sole, squarciando le nubi, penetrava nella basilica attraverso i finestroni della cupola, avvolgendo il Papa in un nimbo di luce. Fu allora che un brivido di commozione e di irrefre­nabile gioia pervase l'anima di tutti e proruppero dalla folla immen­sa alte acclamazioni alla Madonna e al Pontefice dell'Immacolata.

Tuonò il cannone a Castel S. Angelo per dare il felice annuncio alla città Eterna, mentre tutte le campane dell'Urbe suonavano lun­gamente a distesa, in segno del giubilo universale.

Ovunque si celebrarono grandi feste. In Roma tutte le case erano ornate con nastri bianchi ed azzurri. Alla sera una illuminazione fan­tastica fece impallidire il trionfo popolare di Efeso, quando Maria era stata proclamata Madre di Dio. Il Municipio di Roma provvide alla illuminazione della cupola di San Pietro e fu coniata una specia­le medaglia commemorativa.



CAPITOLO XXIV

LA TENTAZIONE DEL DENARO

Molti erano i pellegrini che giungevano a Lourdes e tutti, dopo la grotta, desideravano vedere Bernadette, ma rima­nevano mortificati nel constatare in quale stato di povertà vivesse lei e la sua famiglia.

In quell'entusiasmo sarebbe stato facile accettare sponta­nei aiuti che quotidianamente venivano offerti, ma Berna­dette ed i suoi genitori furono sempre dignitosamente irre­movibili. Questo loro atteggiamento li salvò anche da tra­nelli ingegnosamente architettati.

Il primo storico dei fatti di Lourdes, Enrico Lasserre, nar­ra che una sera entrò in casa Soubirous un signore che pre­se ad interrogare minutamente Bernadette, interessandosi al suo racconto, con esclamazioni di entusiasmo.

Poi, guardando la miseria che vi era attorno: - Io sono ricco - disse -, permettetemi di aiutarvi, e così dicendo depose sul tavolo una borsa che egli aprì a bella posta per metà, perchè si vedesse che era piena di monete d'oro.

Il volto di Bernadette si fece rosso di indignazione: - Io non voglio nulla! Riprendetevi la vostra borsa!

- Non è per voi, bambina. È per i vostri genitori che ne hanno bisogno!

- Nè Bernadette, nè noi! - dissero allora il babbo e la mamma. - Non vogliamo nulla!

- Ma voi siete poveri! Io vi ho disturbato e voglio interes­sarmi di voi. E’ per orgoglio che voi rifiutate!

- No, signore, ma noi non vogliamo ricevere nulla, assolutamente nulla. Prendetevi il vostro denaro!

Il forestiero allora, assai contrariato, riprese la sua borsa e se ne usci. Era un inviato della polizia che veniva a tenta­re la povera famiglia, a fine di avere un'arma contro i Sou­birous?



LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO. - Tuttavia lo spiri­to di povertà, l'amore alla povertà che animava Bernadette e la sua famiglia, non partivano dalla paura di fornire ai nemici un'arma. Era un amore sincero, fatto di modestia naturale e di lunga assuefazione alla sofferenza.

Don Peyramale, che da osservatore prudente degli avve­nimenti di Lourdes, si era mutato in protettore incondizio­nato di Bernadette, ebbe a scrivere al suo vescovo di lei: «Nell'ordine morale il più grande fenomeno è vedere questa fanciulla del popolo, povera fino a mancare spesso del pane, rifiutare con tanta dignità le offerte che le si fanno». In una intervista col corrispondente di un giornale pari­gino, venuta recentemente alla luce con i verbali degli interrogatori subiti la prima volta da Bernadette negli uffici della polizia, si legge: «È povera, poverissima e vuol restare povera. Se avesse accettato solo la metà dei doni che le sono stati offerti, avrebbe già una piccola fortuna; ma ha rifiuta­to ogni cosa. Io stesso (l'inviato del Courrier Français, del 26 settembre 1858) ho cercato di ammaliarla facendole balu­ginare una speranza di ricchezza.

- Ascoltate, Bernadette, - le ho proposto -, sapete che cosa dobbiamo fare? Verrete con me a Parigi e in tre settimane sarete ricca.

- Oh, no.! - ha risposto. - Voglio rimanere povera!

- Ma, bambina mia, è pazzesco rifiutare. Non verrete sola con me; condurrete con voi i genitori, non li lascerete mai!

Bernadette è stata inflessibile: - È inutile, non voglio, non voglio!.



Riflessioni: La povertà

Secondo il concetto evangelico «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!, (Matt. V-3), la virtù della povertà non consiste nell'essere di fatto privo di beni materiali, ma nell'essere da essi distaccati col cuore, nel non riporre in essi la nostra fiducia, nel riguardarli come doni di Dio da fare fruttare, da amministrare per far del bene al prossimo.

«Dio ti ha dato del bene, perché tu faccia del bene!».

Il mondo di fronte alla povertà. - Quanto è lontano da questo pensiero il mondo. Esso proclama. «Beati i ricchi, che per mezzo del danaro sanno farsi valere, ottengono ciò che vogliono, soddisfano ogni loro capriccio ed opprimono ingiustamente gli umili!».

Al danaro tutto si inchina nel mondo: si comprano anche le coscienze, le innocenze, tutto. Per esso si commettono delitti, si vio­lano i diritti più santi.

È la fame esecranda dell'oro»!

L'esempio di Gesù, di Maria e dei Santi. - Eppure Gesù e Maria vollero vivere poveri ed i santi li imitarono.

Bernadette era povera, non desiderò mai la ricchezza. Rimase povera anche quando sarebbe stato facile a lei o alla sua famiglia accettare almeno il necessario per vivere, senza guadagnarselo col sudore della fronte.

Una ricca famiglia volle adottare Bernadette per una ingente somma di denaro, pur permettendo che essa rimanesse con i suoi parenti; ma sia la fanciulla che i parenti rifiutarono.

Altri signori lasciarono al parroco di Lourdes del denaro per i Soubirous. Il sacerdote pensò di consegnare quella somma al for­naio Maisongrosse, perché fornisse di pane quei poveretti. Ma i Sou­birous rifiutarono ed il denaro ritornò al sacerdote.

Il tuo atteggiamento davanti al denaro. - La grande ricchezza di Gesù e Maria erano le loro braccia, il loro lavoro e la fiducia nella Provvidenza. Se tu hai di più di loro, ringraziali, ma non lasciare che l'amore per il denaro entri nel tuo cuore e non fare sfoggio di moni­li inutili, che non recano vantaggio che alla tua vanità.

Quando un vescovo, di passaggio per Lourdes, volle donare a Bernadette un rosario montato in oro, in cambio della sua povera corona, Bernadette rifiutò l'oro, pur donando la sua corona.

Fioretto: Farò una piccola elemosina al primo povero che mi sten­derà la mano, senza inutili riflessioni.

Giaculatoria: «Cerchino pure gli altri i beni terreni, o mio Gesù... Per me non desidero, non voglio, non cerco altro tesoro che il vostro amore! (S. Alfonso).



LA CONVERSIONE DI ALEXIS CARREL (premio Nobel per la medicina)

Nell'estate del 1903 Alexis Carrel, colui che più tardi doveva scri­vere «L'uomo, questo sconosciuto -, accompagnò a Lourdes per curio­sità un treno di malati, dei quali alcuni moribondi.

Carrel era sui trent'anni. Non aveva ancora compiuto le scoperte mediche, né scritto i libri che gli dettero più tardi fama mondia­le. Scienziato ed ateo, restava tuttavia un miscredente onesto, pronto a prendere almeno in esame i fatti prodigiosi di Lourdes, dei quali i più dei suoi colleghi sdegnavano persino di occuparsi.

Su Lourdes aveva letto con attenzione i libri di Zola, Lasserre, Didary, Boissarie ed era rimasto incredulo. Voleva vedere, controlla­re...

Per questo Carrel, munito di etere, soluzioni di morfina e caffei­na e di siringa di Provaz, intraprese il viaggio a Lourdes, in sostitu­zione di un amico medico che non aveva potuto andare.

A Lourdes assistette con i suoi occhi ad una guarigione miracolo­sa. Sotto il suo sguardo, proprio davanti alla grotta, la giovane Maria Ferrand, già entrata in agonia per una peritonite tubercolare, comin­ciò a riprendersi. Carrel vide scomparire in pochi minuti l'orrenda enfiagione del ventre della ragazza. Scosso, ma ancora sulla difensi­va contro la propria emozione, controllò, palpò, visitò e fece visitare da amici medici il corpo della paziente. Egli l'aveva presa, quasi per caso, sotto particolare osservazione durante tutto il viaggio. L'aveva data scientificamente perduta proprio pochi minuti prima del miracolo...

L'incontro col miracolo determinò nell'ancor giovane scienziato, la prima seria spinta alla ricerca di quella conciliazione reale tra spirito e materia, tra fede e scienza, che fu poi la dinamica umana e cristiana dei suoi esperimenti e del suo pensiero...

All'amico don Alex Presse, Carrel disse un giorno, a questo pro­posito, parole estremamente umili e ferme: «Io voglio credere, io cre­do tutto ciò che la Chiesa Cattolica vuole che noi crediamo, e per far ciò, non trovo difficoltà alcuna, poiché non incontro nelle verità del­la Chiesa, alcuna reale opposizione coi dati sicuri della scienza».

Questa volontà di accostare per sé e per gli altri, la scienza alla fede, risulta in modo speciale dai frammenti di diario e dalle medita­zioni scritte, la maggior parte, nel raccoglimento della sua isola di Saint Gildas.

Davanti al miracolo, a Lourdes, lo scienziato aveva pregato così la Vergine: «Vergine dolce... io credo in Voi, Voi avete voluto rispon­dere al mio dubbio con un miracolo manifesto. Io non so vederlo, io dubito ancora. Ma il mio desiderio più vivo, il fine più alto di tutte le mie aspirazioni è di credere perdutamente, ciecamente credere, sen­za più discutere, senza criticare. Il Vostro nome è più dolce del sole del mattino. Prendete Voi il peccatore inquieto dal cuore in tempesta, dalla fronte corrugata, che si consuma nella ricerca delle chimere».

Quasi 40 anni più tardi, in uno slancio mistico delle Meditazioni, egli prega così: La vita non consiste nel capire, ma nell'amare, nel­l'aiutare gli altri, nel pregare, e nel lavorare. Fate, mio Dio, che non sia troppo tardi: Parlate, il vostro servo indegno ascolta. Egli Vi offre ciò che gli rimane!». (N. Fabretti - «Il Popolo» 7-7-1947).



CAPITOLO XXV

XVII APPARIZIONE

Mercoledì, 7 aprile 1858 - Poco dopo le ore 6

Bernadette si sentì richiamata alla grotta il giorno 7 apri­le, e poichè fin dalla sera precedente aveva diffuso la noti­zia che si sarebbe recata a Massabielle, quel mattino vi trovò una grande folla in attesa. Il Commissario di polizia calcolò 1.200 persone, ma egli tendeva sempre a minimiz­zare l'avvenimento ed i presenti furono certamente di più.

La veggente cadde pressochè subito in estasi e vi rimase per circa tre quarti d'ora, durante i quali sorrise all'appari­zione, salutò con i suoi soliti inchini, si avanzò fin dentro la grotta e rimase a lungo immobile a contemplare la SS. Ver­gine.

La folla pregava «con molto raccoglimento» afferma il Commissario di polizia, che aggiunge pure «l'ordine fu per­fetto e niente l'ha turbato».

Il miracolo del cero. - A questa apparizione si ascrive un fatto prodigioso, osservato anche durante altre appari­zioni alla grotta di Massabielle. Sentiamolo descritto dal Dottor Dozous, che l'ha registrato più volte, ma special­mente durante questa apparizione: «Bernadette teneva dalla mano sinistra il S. Rosario e dalla destra un grosso cero acceso.

Al momento in cui essa incominciava a far in ginocchio il suo tratto di ascesa verso la grotta, si arrestò un istante in questo movimento e la sua mano destra avvicinandosi alla sinistra, mise proprio sotto le sue dita la fiamma del grosso cero... Prendendo in mano il mio orologio potei osservare questo fatto per un quarto d'ora.

Bernadette, dopo questo intervallo, avanzò sempre in estasi verso la parte alta della grotta, muovendo allora le mani e allontanandole l'una dall'altra. Così fece cessare l'azione della fiamma sulla mano sinistra... Terminata la sua preghiera... io trattenni un istante Bernadette e la pre­gai di farmi vedere la mano sinistra, che io esaminai con la più grande cura. Non trovai nessuna traccia di bruciatu­ra».

Il dottore non si dette pervinto e volle personalmente provare l'azione del cero acceso sotto la mano sinistra di Bernadette, la quale allontanandola subito: «Voi mi brucia­te!».

Nell'estasi invece l'azione della fiamma era stata nulla. «Questo fatto - conclude il dottor Dozous - io lo narro qui come l'ho veduto e come l'hanno veduto molte persone che erano vicine a Bernadette; io lo espongo come si è pro­dotto, senza però poterlo spiegare! .



Riflessioni: La preghiera

Il pellegrino che giunge per la prima volta a Lourdes, rimane col­pito dalla preghiera fiduciosa, pubblica e privata, che continuamente risuona, o si scorge fare, dinanzi alla grotta, nella basilica e sul piaz­zale di essa, dai malati, da chi li serve, da religiosi.e da laici. Pre­ghiera senza rispetto umano, in tutte le lingue.

Come Bernadette, la gente si inginocchia davanti alla SS. Vergine, apre le braccia in croce, bacia la terra e prega. Pregano, facendo scorrere la corona del S. Rosario uomini e donne: pregano col cuore e con le labbra. Preghiera di domanda, preghiera di ringraziamento, aspirazioni di amore filiale. Oh, quanta preghiera sarebbe dato di scorgere, se fosse permesso, anche nella posta per la Madonna, che ogni giorno giunge ai Suoi piedi da tutto il mondo! La preghiera è il primo passo verso Dio, quello che ci mette in comunicazione con Lui, che tutto può!

Come pregare. - Nella preghiera bisogna parlare anzitutto di lin­guaggio del cielo. Iddio nella sua bontà e la SS. Vergine ascoltano anche la preghiera di un peccatore, ma la preghiera di un cuore in grazia di Dio penetra più facilmente in cielo. Per essere più facil­mente uditi, bisogna dunque pregare con cuore puro, o purificato nella Confessione.

Pregare con umiltà, con fede, con perseveranza. - Fermati su ciascuno di queste espressioni e cerca di darti ragione del loro signi­ficato.

Molte volte la SS. Vergine ottiene da Dio la rassegnazione, al posto della guarigione; a volte fa attendere, vuol che la preghiera si purifichi, si nobiliti, lasciando cadere i motivi umani della domanda e ponendo innanzi gli interessi spirituali.

La tua preghiera. - Non parlo soltanto della preghiera del matti­no e della sera, che spero non ometterai nessun giorno. Parlo soprattutto di quella disposizione abituale di offerta a Dio di tutta la tua giornata, che cambia in preghiera ogni tua azione. Le parole del Vangelo: Bisogna sempre pregare e non mai stancarsi!»» (Lc. XVIII­1), hanno questo significato.

Fioretto: Acquista un Crocifisso o una immagine dell'Immacolata e mettila nella tua camera, o nel tuo studio.

Giaculatoria: O Signore, insegnaci a pregare! (Lc. XIA).



UN COMUNISTA GUARITO A LOURDES

- Io a Lourdes? Ma se non credo né a Dio, né ai suoi miracoli! Perché dovrei andare a Lourdes?

Questa era la risposta, accompagnata da una cattiva risata, di Lui­gi Olivari, al prete che gli aveva proposto un pellegrinaggio alla città dell'Immacolata.

Comunista convinto e praticante ateo, Olivari trovava assurdo chiedere alla Madonna che intervenisse con un miracolo, per resti­tuirgli i movimenti del braccio e della gamba destra, paralizzati in seguito alla caduta da una scala.

I medici avevano detto che egli non avrebbe mai più riacquistato l'uso degli arti. Quella sentenza era dura, sia per lui, sia per la moglie ed i quattro figli, che vedevano profilarsi sulla loro casa l'ombra della miseria...

Ma la SS. Vergine lavorò in quel cuore e così Olivari si recò a Lourdes.

Quello che avvenne ai piedi di Maria lo racconta egli stesso: Mentre mi portavo alla vasca, incontrai un ragazzo cieco che anda­va a pregare la Madonna miracolosa per la quinta volta. Il bimbo pregava accanto a me e mi esortava a fare altrettanto. Io non avevo voglia: ero disgustato dall'ingenuità di tutta quella gente, che aspet­tava l'intervento divino. Quando toccò a me entrare nella piscina, rifiutai con sdegno; ma un'infermiera mi costrinse a bagnarmi. Due altri infermieri mi spogliarono e mi immersero nell'acqua fredda. Accanto a me il bimbo cieco implorava la grazia.

- Dio mio, - gridai -, se veramente esisti, guarisci questo bim­bo che lo merita molto più di me!

Subito dopo cominciai a camminare e istintivamente presi i miei vestiti con il braccio destro.

Al dispensario venni esaminato da una ventina di medici: ero guarito!».

La Madonna aveva voluto premiare la sua preghiera di bontà per quel bimbo, col miracolo della sua guarigione.

Olivari tornò a Nizza perfettamente guarito. Andò a salutare i compagni di cellula ed affermò loro che i suoi ideali politici non erano per nulla mutati. Ma è un fatto - soggiunse - che, se sono guarito, miracolo o no, lo devo a Lourdes!».

I vecchi compagni, nemmeno a dirlo, non gli vollero credere; lo chiamarono «traditore» e minacciarono di espellerlo dal partito, se non avesse ritrattato ogni cosa. Cosicché, secondo questi signori, egli avrebbe dovuto rifiutare la guarigione miracolosa e distendersi nuovamente sul letto delle sue sofferenze, anziché riprendere la sua vita ed il suo lavoro. Logica... progressista!

I giornali (1956) hanno molto parlato di questa singolare guari­gione avvenuta a Lourdes. (Sunteggiato da “Madre e Regina”, 1956).



CAPITOLO XXVI

BERNADETTE FA LA PRIMA COMUNIONE

Giovedì, 3 giugno 1858 - Festa del Corpus Domini

Bernadette intanto si prepara con impegno straordinario alla sua prima comunione. Non sapendo ancora leggere, è costretta a imparare a memoria il catechismo oralmente parola per parola. Ma quale differenza da quella povera fanciulla di qualche mese prima, che non riusciva a impa­rar nulla!

- La Signora farebbe meglio ad insegnarti il catechi­smo! - le aveva detto celiando una suora. E la Signora, in si poco tempo, aveva davvero trasformato quell'anima, por­tandola ben avanti nel cammino della perfezione. Berna­dette dal canto suo, aveva corrisposto fedelmente alle pre­mure della SS. Vergine.

Una nera nube di tempesta però sembra addensarsi su Bernadette e sulla grotta di Massabielle. L'autorità civile è decisa questa volta a far internare in un manicomio la «visionaria», come viene definita in certi ambienti Bernadet­te, mentre per la sorgente miracolosa della grotta ci sono delle mire commercialistiche proprio del sindaco di Lour­des, il Sig. Lacadé.

Tuttavia ora sulla veggente veglia il parroco, Don Peyra­male, e quanto alla sorgente ci sono gli abitanti di Lourdes, che non permetteranno alcuna speculazione.

Dal 6 al 22 maggio pertanto, Bernadette, per consiglio del parroco, viene allontanata da Lourdes e va a riposarsi a Cauterets con una cugina. Le emozioni, e la folla soprattut­to, hanno indebolito la sua salute.

La prima Comunione. - Quando ritorna, uno solo è il centro dei suoi pensieri: ricevere Gesù Eucarestia. Vi si pre­para come un angelo e su questo punto la testimonianza del parroco è una delle più preziose: «Bernadette - egli scrive al Vescovo - ha fatto ieri (3 giugno) la sua prima comunione. Pareva tutta penetrata dall'atto santo che stava compiendo. Durante il ritiro che io ho tenuto a questi fanciulli, essa è stata di un contegno, di un raccoglimento e di un'attenzione, che migliore non si poteva desiderare. Tutto si compie in lei in modo sorpren­dente...».

A chi chiedeva direttamente a Bernadette se avesse pro­vato maggior gioia nel vedere e parlare con la Madonna, oppure nel ricevere per la prima volta Gesù nel suo cuore, rispondeva: - Non so che cosa mi abbia reso più felice. Queste cose vanno insieme e non possono essere paragonate. Quello che so è che sono stata infinitamente felice in ambedue le circo­stanze!

La Grotta viene chiusa da uno steccato. - Qualche gior­no dopo la prima comunione di Bernadette, svoltasi nell'o­ratorio dell'Ospizio, l'accesso alla grotta veniva chiuso dalla questura ed attorno alla sua imboccatura veniva elevata una palizzata. Era il giorno 8 giugno 1858.

Il decreto del sindaco della città di Lourdes parla di due motivi: 1° è necessario, «nell'interesse della religione», met­tere termine alle spiacevoli scene che accadono alla grotta; 2° l'acqua della sorgente non si può prudentemente usare se prima non viene analizzata. Noi però sappiamo già quali calcoli «commerciali» aveva fatto il Sig. Lacadé su quella sorgente. Ad onore degli abitanti di Lourdes, va detto che ben quattro volte lo steccato fu rovesciato e, anche in pie­di, non impedì a nessuno di recarsi ad attingere alla fonte miracolosa.

Nuovo tentativo di «internare» Bernadette. - Un'altra ignobile manovra veniva macchinata in quei giorni per toglier di mezzo Bernadette. Richiamandosi ad una legge del 1838, che permetteva di internare ogni persona sospet­ta di alterazione mentale, il prefetto, il commissario e il sin­daco, con la complicità di tre medici, decidono di far richiudere Bernadette «in osservazione. Prima però il sin­daco ed il procuratore hanno la buona idea di passare dal parroco, per avvertirlo del piano escogitato. La discussione è burrascosa. Quanto era stato prima prudente l'atteggia­mento di Don Peyramale, altrettanto è deciso ora. Al termi­ne egli conclude minaccioso: «Signori, Bernadette non è la malata che pretendete. Non cade sotto la legge che voi invo­cate. Essa non causa alcun disordine, non è un danno pubblico. È debole, è povera, ma sappiate che non è sola... Vogliate comunicare al Sig. Prefetto che i suoi gendarmi dovranno passare sul mio corpo, prima di toccare un capel­lo in testa a questa fanciulla!».

Protesta appassionata e commovente - commenta il Trochu -, che compensava tante incomprensioni e tante scortesie di Don Peyramale.

A Bernadette nessuno più diede noia; il prefetto ritirò gli ordini impartiti. Solo la grotta fu chiusa com'era stato deciso.



Riflessioni: La Via Crucis

È una cosa che impressiona, dopo la grotta, dopo la basilica, dopo la benedizione degli ammalati, dopo la fiaccolata, una visita alla grande Via Crucis, che si snoda su per il monte di Lourdes.

Sì, perché a Lourdes non affluiscono solo dei malati nel corpo, ma più ancora forse malati nell'anima, nel cuore: peccatori che van­no a lavare la loro vita presso la Mamma Celeste. Uno sguardo può essere salutare! Con lo stesso ardore di penitenza, con cui Bernadet­te si trascinava in ginocchio e baciava la terra, tanti pellegrini per­corrono oggi la salita della Via Crucis e meditano sulle sofferenze di Gesù e di Maria.

La Via Crucis della Madonna. - Essa la percorse realmente quel primo venerdì santo, per le vie di Gerusalemme. Incontrò Gesù sfi­nito e non lo poté aiutare! Con Lei, di tante persone beneficate da Gesù, non si trovò che Giovanni, l'apostolo più giovane, il predilet­to, e la Maddalena, l'anima rifatta bella dal suo pianto.

Chi potrà mai misurare il dolore di Maria, durante quel triste tra­gitto? Lo si potrebbe comprendere, solo se si potesse misurare il suo amore per Gesù.

La tua Via Crucis. - Non intendo solo parlare del pio esercizio, che spero talvolta almeno farai devotamente, intendo farti riflettere un poco sul modo con cui porti anche tu la tua croce, ogni giorno, verso il Calvario. Ti lasci spesso accasciare sotto il peso delle contra­rietà, oppure ricorri al tuo Buon Cireneo, che per te deve essere Maria?

Preghiera (leggila con attenzione e ripetila spesso). - O dolce mio Gesù, dammi l'amore per eccellenza, l'amore della croce. Non di quelle croci eroiche, il cui splendore pasce l'amor proprio, ma di quelle croci comuni che portiamo con tanta ripugnanza; di quelle croci di ogni giorno, di cui è seminata la vita e che ad ogni ora si incontrano lungo il cammino: la contraddizione, l'insuccesso, l'ab­bandono, le prevenzioni, le contrarietà, la freddezza o le impazien­ze degli uni, il rifiuto o il disprezzo degli altri; le infermità del corpo, le tenebre della mente, il silenzio e le aridità del cuore. Allora saprai che ti amo, benché né lo sappia, né lo senta io stesso e questo mi basta. Si, o Signore, senza se, senza ma, senza eccezione, che la tua volontà si compia perfettamente in me! (Carri. Tosi - Arciv. di Milano dal 1922 al 1929).

Fioretto: Farò un atto di accettazione delle sofferenze della giorna­ta, fin dal mattino.

Giaculatoria: Eterno Padre, io vi offro il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo, in isconto dei miei peccati, in suffragio delle anime sante del Purgatorio e per i bisogni della santa Chiesa.



LA VERGINE FERITA DI VICOFORTE

A pochi chilometri da Mondovì si innalza la mole di uno dei più bei santuari d'Italia, il santuario della Madonna del Pilone di Vicofor­te. Sotto il cupolone maestoso, nel centro della grande rotonda, attorniato da luci e da marmi, si conserva il pilone e la antica imma­gine miracolosa della Vergine, che stringe amorosamente al seno il Bambino Gesù. Ma chi si fa più dappresso scorge all'altezza del cuore della Madonna, una ferita, larga quanto una grossa moneta, un calcinaccio caduto a terra.

La tradizione racconta che nel 1592 un giovane di Vico, di nome Giulio Sargiano, disceso nella valle per esercitarsi nel tiro allo schioppo, colpi inavvertitamente l'immagine. Accortosene dal cadere del calcinaccio, corse presso il pilone e vedendo che la Madonna sanguinava, ne fu talmente affranto che ne pianse per tutta la vita. Chiese perdono alla Vergine Santa dello sbaglio involontario e quan­do morì (1624) lasciò il suo schioppo in memoria al santuario, ove ancor oggi si può ammirare.

Lo sbaglio di quel giovane era involontario. Ma quanti suoi figli le fanno sanguinare il cuore con la loro vita di peccato, lontani da Dio!



CAPITOLO XXVII

XVIII ED ULTIMA APPARIZIONE

Venerdì, 16 luglio 1858 - Verso le ore 20, oltre lo steccato.

Sono passati tre mesi dall'ultima apparizione (7 aprile 1858) e nella vita di Bernadette, ma soprattutto nell'anima sua, molte cose sono mutate. Al dire degli storici di Lour­des, essa non ha più riveduto la grotta da quel giorno, ma la presenza della Madonna ha invaso tutta la sua vita e l'ha interiormente maturata. Ogni giorno, afferma il Trochu, quando non ha i fratellini da guardare ed ha sbrigato le faccende domestiche, si ritira nella sua cameretta, una cameretta che i cugini Saious hanno messo a sua disposi­zione, e là, davanti ad una povera statuetta della Madonna, chiude gli occhi e rivive la visione ineffabile della grotta.

L'Addio della «bella Signora». - Venerdì, 16 luglio, ricor­re la festa della Madonna del Carmine, di cui anche Berna­dette porta lo scapolare dal giorno della sua prima comu­nione. A Lourdes i cavatori di ardesia celebrano la loro Patrona. Bernadette si comunica con loro «per la terza o quarta volta» ed è felice di poterlo fare, ma nulla lascia pre­sagire che la SS. Vergine la voglia nuovamente alla grotta. Verso sera, in compagnia di una zia, essa si reca in chiesa a pregare, ma nel silenzio della preghiera sente quasi subito l'invito della Madonna. «Presto, presto - esclama -, devo recarmi alla grotta!». Zia e nipote si avviano subito verso la roccia di Massabielle, pur sapendo che la palizzata di assi impedirà loro di avvicinarsi alla sua imboccatura. Proprio per questo esse si recano sulla riva destra del Gave, di fronte alla grotta, seguite da un gruppetto di donne. Sono circa le venti e il giorno declina. Dal luogo ove si trovano, Bernadette e le sue compagne possono vedere solo la volta della grotta al di là del torrente ed i rami più alti del rosaio. Per nulla intimorita da tutto questo, la veggente si ingi­nocchia e incomincia la recita del S. Rosario. Dopo poche Ave Maria, Bernadette apre le braccia e le tende verso la Bella Signora, esclamando felice:

- Eccola, eccola! Ci saluta e ci sorride al di sopra dello steccato!

La Madonna non parla e dopo un quarto d'ora scompare per sempre.

Bernadette confesserà più tardi: - Non l'avevo mai vista così bella!

Una delle sue amiche più care le farà osservare: - Ma come hai fatto a vederla, se il Gave è così largo in quel punto e le assi dello steccato così alte?

- In quel momento - risponderà Bernadette - non vedevo né il Gave né le assi. La distanza tra me e la Signora mi parve che non fosse più grande delle altre volte. Io non vedevo altro che Lei! Dopo d'allora non l'ho più riveduta!

Era l'addio della Bella Signora su questa terra. Bernadet­te non farà altro che attendere con ansia il momento di poterla contemplare nel cielo, dopo gli anni di sofferenza qui in terra, secondo la promessa che la SS. Vergine le ave­va fatto fin dalla terza apparizione: «Non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell'altro sì!».



Riflessioni: La Madonna del Carmelo

Non è certo senza motivo che la SS. Vergine ha scelto questa sua festa per accomiatarsi da Bernadette, come non senza motivo aveva scelto la festa dell'Annunciazione (25 marzo) per dire finalmente: «Io sono l'Immacolata Concezione!». Maternità Divina e Immacolata Concezione di Maria sono due dogmi strettamente uniti.

La scelta della festa del Carmine penso sia stata fatta per ricorda­re agli uomini l'appello alla penitenza e al ravvedimento, che a Pari­gi, a Lourdes, a Fatima, a Siracusa, la SS. Vergine via via rinnova, come una mamma in apprensione, che ci vuole salvare ad ogni costo. La devozione alla Madonna del Carmelo, ben intesa, ha pure questo preciso scopo, di salvarci dalle pene del Purgatorio e dal fuoco dell'Inferno, verità che nessun ragionamento filosofico moder­no, per quanto sottile, riuscirà mai a cancellare.

Lo scapolare. - Secondo una pia tradizione dell'Ordine Carmeli­tano fu appunto il 16 luglio del 1251 che la SS. Vergine apparve a S. Simone Stock, circondata da angeli e circonfusa di luce. Presentando al santo uno scapolare di colore marrone, Essa avrebbe detto: «Rice­vi, figlio mio, questo scapolare... È una salvaguardia nei pericoli e un pegno di salvezza. Chi morirà, piamente rivestito di quest'abito, sarà preservato dal fuoco dell'Inferno». Queste parole indicano però che lo scapolare è soltanto un «segno esterno», che presuppone una più interiore adesione ed amore verso la SS. Vergine. Nessuno infatti può presumere di salvarsi, se la sua vita non è conforme alla legge di Dio. Chi invece porta «piamente e con amore» questo segno mariano, afferma in modo visibile la sua adesione al Signore e alla sua legge.

Il privilegio sabatino. - Sempre secondo la tradizione dell'Ordi­ne Carmelitano, cinquant'anni dopo l'apparizione a S. Simone Stock, la Madonna volle aggiungere un altro dono per i suoi devoti. Essa promise a coloro che avessero portato in vita il santo Abitino del Carmine con impegno cristiano, la liberazione dalle pene del Purga­torio il sabato dopo la loro morte. Anche questa promessa va intesa correttamente. Essa non esclude infatti congrui suffragi per i defunti, anzi li richiede, perché la Madonna li avvalora con la sua interces­sione in modo tutto particolare.

Fioretto: Procurerò di ricevere, alla prima occasione, lo scapolare del Carmelo e di portarlo con amore.

Giaculatoria: O Regina, decoro del Carmelo, prega per noi!



IL GRANELLO D'ORO (Leggenda)

Un'antica leggenda orientale narra di un mendicante che un gior­no aveva fatto un magro bottino, stendendo la mano ai contadini. Assorto in tristi pensieri egli camminava lungo la strada, soppesando la bisaccia, che conteneva solo poche manciate di grano, quando un rumore lontano lo scosse. Alzò gli occhi e vide venirgli incontro una carrozza lussuosa, tirata da magnifici cavalli bianchi.

- Deve essere la figlia del Maragià! - pensò il poveretto e tutto contento si dispose a lato della carreggiata, per stendere la mano alla bella principessa.

La carrozza infatti, rallentò la corsa, si fermò ed un volto bellissi­mo di donna apparve al finestrino.

- Che volete, buon uomo? - essa chiese al mendico.

L'uomo non parlò, ma stese la sua mano rugosa e nera di polvere. - Oh, no.! - disse la principessa sorridendo. - Oggi sono io che chiedo a voi la carità! - e così dicendo tirò fuori la sua mano delicata.

Col cuore pieno di sdegno, il mendicante la guardò torvo per un istante, poi aprì lentamente la bisaccia, ne tolse un grano di frumen­to, uno solo, e lo depose ironicamente nella mano della principessa, che ringraziò tutta gentile.

I cavalli ripresero il galoppo ed il mendicante il suo cammino imprecando.

Poco dopo il poveretto giunse alla sua capanna e rovesciò sul tavolaccio il contenuto della sua bisaccia.

Un bagliore insolito attirò subito la sua attenzione. Rimestando il mucchietto di grano s'accorse che un chicco, uno solo, brillava, per­ché era divenuto d'oro!

Capì allora che la sua avarizia, la sua grettezza nel donare, aveva limitato il miracolo della bella principessa, ma era troppo tardi.

- Oh! - diceva -, se le avessi donato tutto il mio grano, ora sarei ricco.! (Da una poesia di Tagore)

La graziosa leggenda fa ben comprendere l'atteggiamento che dobbiamo tenere verso la Madonna. Essa non si lascia mai vincere in generosità, ma commisura la sua generosità alla nostra.



CAPITOLO XXVIII

BERNADETTE SUL CANDELABRO DELLA POPOLARITA’

Dopo l'ultima apparizione, quella del 16 luglio, Berna­dette riprese la sua vita normale di scolara, preoccupata delle lezioni, perchè capiva che era giocoforza ricuperare il tempo perduto. Ogni mattina pertanto la si vedeva andare a scuola con il suo sillabario ed un pezzo di pane sotto il mantello. Ora la sua famiglia non abitava più nella stam­berga di via Piccoli Fossati, ma, dal principio del mese di luglio, era stata sistemata in una casa più decente, presso la chiesa. Poco dopo, con l'aiuto del parroco, anche il babbo potè riprendere il suo lavoro di mugnaio nel molino Gras e la famiglia si recò ad abitare colà.

Intanto ogni giorno piovevano numerosi i visitatori ed i pellegrini in casa Soubirous e naturalmente non si stanca­vano di sentire cento volte la storia delle apparizioni dalle labbra della giovane, facendole mille domande, a volte anche sciocche. Così quel po' di tempo che Bernadette aveva per studiare le lezioni, se ne volava via.

La Madonna non le appariva più, ma le faceva sentire la sua presenza e le concedeva anche delle gioie spirituali vivissime. Il giorno 8 settembre 1858, Bernadette fu accolta nella Congregazione delle Figlie di Maria di Lourdes, men­tre il confessore le concedeva eccezionalmente di potersi comunicare ogni mese e poi ogni 15 giorni e anche setti­manalmente.

La Grotta viene riaperta al pubblico. - Il 5 ottobre, il Sindaco di Lourdes, Sig. Lacadè, fece annunziare dal bandi­tore che l'accesso alla grotta era riaperto al pubblico, per esplicito volere dell'Imperatore Napoleone III. Con un atto di sapiente chiaroveggenza, l'Imperatore aveva accolto la supplica delle popolazioni vicine e gli operai di Lourdes non tardarono quel mattino stesso a rovesciare la palizzata, con cui si era chiusa la grotta il giorno 8 giugno 1858.

Benché sia ormai autunno, l'afflusso della gente ripren­de subito in grande stile. Anche Bernadette, appena ha un momento di tempo libero ed il permesso del parroco, si reca alla grotta. Colà, inginocchiata, essa fissa la nicchia e prega con fervore, benchè sappia che non vedrà più la Signora su questa terra.

La gente l'assale da ogni parte; le fanno toccare oggetti, carezzare bambini. Una sola cosa non si può far accettare a Bernadette, denaro, nè per sè nè per i parenti.

Don Peyramale, il parroco che non risparmia a Berna­dette avvertimenti e critiche anche se le vuole bene, ad un certo punto le proibisce di recarsi alla grotta, onde far ces­sare queste scene di fanatismo che la Chiesa non approva. Bernadette obbedisce scrupolosamente.

Il «segno» della Madonna a Don Peyramale. - Tutti ricordano che il sacerdote aveva chiesto alla SS. Vergine, come prova, di far rifiorire in pieno inverno il rosaio selva­tico della grotta, ma la Madonna non aveva raccolto la sfi­da. Forse perchè sarebbe stato un miracolo troppo eviden­te, che non avrebbe dato più luogo al merito della fede. A Don Peyramale tuttavia, la Bella Signora volle dare un «segno» personale, una domenica, mentre distribuiva la comunione ai fedeli. Ecco come raccontò egli stesso questo fatto straordinario alle Suore dell'Ospizio: «Scorsi alla balaustra una persona che aveva attorno alla testa un'au­reola luminosa. Fui molto colpito da questa vista. Le diedi la comunione senza rendermi conto di chi potesse essere, ma la seguii con lo sguardo fino a che giunse al proprio posto e, quando si girò per inginocchiarsi, riconobbi Berna­dette Soubirous. Da quel momento cessarono le mie inquie­tudini e non ebbi più alcun dubbio sulle apparizioni!». Bernadette presso le suore. - Questa convinzione acqui­sita in modo così straordinario, indusse Don Peyramale a suggerire a Bernadette di ritirarsi presso le Suore dell'Ospi­zio. Le Suore l'avrebbero difesa dalla curiosità della gente, permettendole di studiare e pregare con maggior tranquil­lità come desiderava.

Anche all'Ospizio però le visite non finirono e quella giovane illetterata e ignorante dovette rispondere a tutti, specialmente alle sottigliezze degli inquisitori, e firmare centinaia di immagini, con la sua scrittura incerta ed infan­tile. Il suo saluto era sempre lo stesso: P. p. Bernadette!» e cioè; Pregate per Bernadette!».

Gli storici di Lourdes ed i biografi di Bernadette sono concordi nell'affermare che nei due anni 1858-60 la giova­ne, straziata sempre dall'asma, premuta dalla folla, spiata, ammonita, tormentata, dimostrò un controllo di sé vera­mente straordinario.

L'Approvazione del vescovo. - Intanto, dopo più di tre anni di esami, di rapporti e di studi, la Commissione nomi­nata da Mons. Laurence il 28 luglio 1858, ha terminato i suoi lavori ed il 18 gennaio 1862, il vescovo firma il decre­to che esprime il suo giudizio sulle apparizioni avvenute alla grotta di Lourdes: «...Giudichiamo che l'Immacolata Maria, Madre di Dio, è realmente apparsa a Bernadette Soubirous l'11 febbraio 1858 e nei giorni seguenti in numero di diciotto volte nella grotta di Massabielle, alla periferia di Lourdes; che quest'ap­parizione riveste tutti i caratteri della verità é che i fedeli pos­sono con tranquillità prestarvi fede. Sottomettiamo umilmen­te il nostro giudizio al giudizio del Sovrano Pontefice ecc.».

Nello stesso tempo, Mons. Laurence, vescovo di una diocesi povera, si rivolge agli altri vescovi della Francia, affinchè vogliano fornirgli quell'aiuto materiale necessario per innalzare un santuario sul luogo delle apparizioni.

Bernadette è felice. Finalmente il desiderio della Bella Signora sarà esaudito: «Va' a dire ai sacerdoti di costruire una cappella!».



Riflessioni: Che significa «consacrarsi» alla Madonna

Spesso avrai sentito parlare di consacrazione alla SS. Vergine di persone singole, di famiglie, di città, di intere nazioni. Orbene «con­sacrarsi» alla Madonna significa:

a) donarsi a Lei totalmente per amore;

b) mettere nelle sue mani anche i nostri interessi materiali e spiri­tuali, perché li regoli Lei per il nostro maggior vantaggio.

È vero, noi siamo già interamente della Madonna. Essa è madre dell'umanità intera, fin dal momento supremo del Calvario, e tutto ciò che da Dio scende a noi e ciò che da noi sale a Dio, passa attra­verso alle sue mani di Mediatrice Universale presso Gesù Mediatore tra Dio e gli uomini.

Ma un atto spontaneo di donazione Le è particolarmente gradito, come è sempre gradito ad una mamma, una dimostrazione di affet­to, di venerazione o di sudditanza di un figlio affezionato.

Quale, forma di consacrazione scegliere. - Tante sono le forme e le formule di consacrazione alla SS. Vergine. Si può dire che ogni par­ticolare devozione alla Madonna ha il suo atto proprio di consacrazio­ne, che pone in evidenza aspetti caratteristici di quella devozione.

Ogni anima quindi ha modo di scegliere quella maniera di con­sacrarsi alla SS. Vergine, eleggendola come sua Regina, che più si adatta alle sue tendenze e formazione spirituale.

Mi sembra tuttavia che la maniera più completa per riconoscere i diritti di Maria su di un cuore e per vivere in dipendenza da Lei istante per istante, sia la «Schiavitù d'amore» di S. Luigi Grignion de Montfort. Con essa noi ci mettiamo totalmente nelle mani della Madonna come ,schiavi d'amore, per vivere continuamente in Lei, con Lei, per Lei -, perché ci porti più presto e sicuramente a Gesù. «Gesù infatti non è mai così ben conosciuto ed amato, come quando è presentato sulle braccia di Maria!», diceva S. Francesco Saverio.

Vivere la propria consacrazione. - Qualsiasi consacrazione un'anima abbia fatto di sé alla SS. Vergine, dopo matura riflessione e preparazione, l'essenziale consiste nel viverla, altrimenti resta una formula vuota, ripetuta magari spesso, ma priva di frutto pratico.

Ciò che ricerca in noi la Madonna non sono le parole, le escla­mazioni e la devozione sensibile, ma il cuore, la volontà, per guidar­ci a Gesù.

Fioretto: Cercherò di ottenere la consacrazione della mia famiglia ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Giaculatoria: Io sono tutto vostro e tutto quanto posseggo ve lo offro, amabile mio Gesù, per mezzo di Maria, vostra SS. Madre!



“SI', LA STATUA È MOLTO BELLA, MA NON È LEI...!”

Nel settembre del 1863, alcune pie e generose persone avevano preso l'iniziativa di far scolpire una statua dell'Immacolata da collo­care nel cavo della roccia di Massabielle, proprio dove era apparsa la Madonna. L'incarico venne affidato al signor Giuseppe Fabisch, professore di scultura alla scuola di Belle Arti di Lione, artista già noto per aver realizzato la statua di Nostra Signora di La Salette.

Lo scultore, prima di mettere mano all'opera, volle che Bernadette gli facesse conoscere tutti i particolari dell'apparizione, che tanto l'a­veva rapita con la sua sovrumana bellezza. La interrogò circa la fisio­nomia della Bella Signora, il vestito, l'atteggiamento ed i gesti di quando aveva pronunciato le parole: «Io sono l'Immacolata Concezio­ne! -. La ragazza - racconta l'artista - si alzò, con grande semplicità giunse le mani ed elevò gli occhi al cielo... Ma né il Beato Angetico, né il Perugino, né Raffaello non ci hanno dato nulla di così soave e nello stesso tempo di così profondo, come lo sguardo di quella giovinetta. Non dimenticherò mai più una simile incantevote espressione!».

Il signor Fabisch preparò diversi bozzetti, ma nessuno di essi poté soddisfare Bernadette. Quando l'opera fu terminata, né Berna­dette, né il parroco Don Peyramale poterono assistere alla sua collo­cazione nella nicchia, avvenuta il 4 aprile 1864, perché ambedue ammalati.

Quando potè recarsi alla grotta, Bernadette rimase a lungo ingi­nocchiata al suo solito posto, a pregare e a contemplare la bianca immagine di marmo di Carrara.

- Ebbene, che cosa ne dici? - le fu chiesto. - Sì, è motto bella, ma non è Lei!...

- Ma è possibile almeno, guardando questa statua, immaginare la bellezza della Signora?

- Oh, no.! - rispondeva ancora. - C'è differenza come tra la terra e il cielo!



CAPITOLO XXIX

BERNADETTE NEL SILENZIO DELLA VITA RELIGIOSA

Un miracolo anche per Bernadette. - La salute della giovane è sempre precaria e nella primavera del 1862, si aggrava improvvisamente. Frequenti crisi di asma ed una solenne polmonite la conducono alle porte dell'eternità. Quando le si dice:

- L'acqua della grotta guarisce gli altri ammalati. Per­chè non guarisce anche te?

- La Santa Vergine - risponde -, forse vuole che io soffra!

- E perché può voler che tu soffra? - Perché ne ho bisogno!...

Il 28 aprile le condizioni di Bernadette precipitano. Ven­gono chiamati d'urgenza i suoi genitori e le vengono amministrati gli ultimi sacramenti, mentre i medici fanno consulto al suo capezzale. Bernadette respira a fatica e tutti attendono la sua fine. Ad un tratto essa chiede l'acqua della grotta; la beve e quasi subito il suo respiro si fa normale ed il suo volto si rianima.

- Mi sento guarita! - dice. - Ho sentito come una montagna staccarsi dal mio petto!

Il giorno seguente è lei che riceve il dottor Balancie stu­pefatto nel parlatorio dell'Ospizio.

«Sono stanca di veder tanta gente». - Bernadette ha un desiderio vivissimo di scomparire e supplica sacerdoti e vescovi che l'avvicinano che le indichino in quale comunità religiosa debba chiedere di essere accolta. È povera, non ha dote per farsi suora, è malaticcia, non potrà far gran che e le comunità diffidano non poco, ricordando il caso di Melania, la veggente di La Salette, che aveva preferito abbandonare la vocazione piuttosto che ripetere il novizia­to. Attendendo che la SS. Vergine le significhi la sua volontà, Bernadette scrive in data 22 agosto 1864: «Sono stanca di veder tanta gente! Pregate per me, affinché Dio mi prenda con sé o mi faccia entrar presto nel numero delle sue spose. E il mio più grande desiderio, sebbene ne sia mol­to indegna».

Addio alla folla e alla grotta. - Finalmente nel 1866, quando Bernadette conta ormai 22 anni, le Suore della Carità di Nevers, le stesse che dirigono l'Ospizio di Lour­des, le aprono le porte della loro comunità. Viene accolta come postulante nella casa stessa di Lourdes, ma, terminato il postulantato, anche lei deve raggiungere la Casa Madre di Nevers per il noviziato. Prima di lasciare Lourdes per sempre, la Madonna le concede la gioia di poter assistere alla inaugurazione di una parte del grandioso santuario in costruzione. Si tratta della cripta, corrispondente al coro dell'attuale chiesa superiore. Il 21 maggio 1866, 50.000 pel­legrini assistono alla Messa pontificiale, celebrata da Mons. . Laurence su di un altare posto tra la grotta ed il Gave. Gli occhi di tutti però sono puntati su Bernadette, che vi assi­ste con il gruppo di Figlie di Maria. È quello il suo addio alla folla che per tanti anni l'ha cercata e venerata.

Il 3 di luglio Bernadette si reca alla grotta e prega lunga­mente, baciando la roccia e gemendo:

«O Madre mia, o Madre mia, come potrò lasciarvi? La grotta era il mio para­diso!».

Non l'avrebbe più riveduta! Il 4 luglio parte da Lourdes dopo un doloroso distacco dai suoi parenti, e il 7 luglio 1866, entra con una compagna di vocazione nella Casa Madre delle Suore a Nevers. Ma quante lacrime al ricordo di Lourdes e dei suoi cari! Il giorno seguente la giovane è invitata a fare alle Suore un breve racconto delle apparizio­ni, poi non se ne parlerà mai più. Né lei né le compagne non dovranno mai più accennare ad esse. Bernadette divie­ne semplicemente una novizia come le altre e non avrà alcuna preferenza. Quando verranno a cercarla alla porta per vederla, si risponderà negativamente, eccetto in casi straordinari e per alcuni personaggi particolari.

Professione religiosa in punto di morte. - Ricevuto l'abi­to religioso il 29 luglio, Bernadette continua il suo Calvario. Le crisi di asma si ripetono: ha vomiti di sangue e una tos­se terribile le squarcia il petto. Deve passare intere notti seduta sulla sponda del letto, con i piedi sopra una sedia per poter meglio respirare. Il 25 ottobre è in pericolo di vita. Accorre Mons. Fourcade, vescovo di Nevers, e vengo­no amministrati a Bernadette gli ultimi sacramenti. Poi il vescovo pronuncia la formula dei Voti religiosi e l'ammalata risponde debolmente: «Così sia!». In tal modo può morire da vera religiosa. Ma non è ancora la sua ora. Si riprende, perchè, a suo dire, deve ancor soffrire molto, prima di poter rivedere la Bella Signora» in cielo.

La notizia più dolorosa per la giovane novizia giunge da Lourdes: l'8 dicembre, festa dell'Immacolata, è morta la sua buona mamma. Aveva appena quarantun anni e due mesi. Bernadette piange come una bambina e pensa al babbo rimasto solo con i fratellini. Il pensiero del Paradiso la con­sola un poco. Sa che lassù ora l'attendono la Mamma del cielo e quella della terra.



Riflessioni: La Croce della malattia

Il collaudo della virtù di una persona spesso è la malattia. Finché non si è visto il suo comportamento su di un letto di dolore, la sua virtù può essere anche tutto orpello che riluce, ma che non resiste alla prova del crogiuolo.

Quando soprattutto la malattia dura a lungo, le anime che ne sanno usare bene, si affinano e si santificano più che con qualsiasi altro mezzo. Ma quale croce pesante è a volte la malattia, per sé e per gli altri!

Come comportarsi nella malattia. - Se il Signore permette che questa croce si posi anche sulle tue spalle, non perdere la fede, non lamentarti con Dio, ma fa' in modo di tendervi le braccia, direi con generosità, se non proprio con gioia.

Non far pesare sugli altri la tua sofferenza! Soffri nel silenzio fin­ché ti è possibile, dando giorno per giorno uno scopo ben preciso al tuo dolore.

Se poi giungerai a velare il tuo martirio con un perpetuo sorriso, quale spettacolo più bello?

Allora la tua sofferenza sarà tutta moneta per il cielo.

Il soffrire passa - diceva Santa Teresa -, ma il merito di aver sofferto non passerà mai!».

Come assistere gli infermi. - Difficilmente si comprendono gli ammalati, se non si è mai provato, un poco almeno, la croce dell'in­fermità.

Il malato ridiventa bambino; a volte è capriccioso, instabile di umore, esigente.

Guardalo come se fosse Gesù stesso! Ti sarà più facile la pazien­za, la bontà, la delicatezza verso di lui.

«Bernadette - dicevano le suore sue compagne - aveva per le ammalate cure materne», ed ebbe per questo l'ufficio di infermiera per molti anni.

Preghiera di accettazione nelle malattie. - Signore, che nella tua sapienza e bontà permetti che io sia oppresso da questa tribola­zione, gradisci l'omaggio della mia rassegnazione volenterosa alle disposizioni della tua Provvidenza. Così vuoi tu e così voglio anch'io: si faccia sempre di me, secondo la tua volontà adorabile.

Degnati di accettare il mio sacrificio ed in ricambio infondi nel mio cuore la virtù della pazienza e della rassegnazione amorosa alla tua santa volontà. Sì, dammi pure tutte le croci che vuoi, ma insieme dammi la forza di portarle con pazienza, per tuo amore.

O Maria, tu che sei la «Salute degli infermi», ottienimi la guarigio­ne, perché io possa lavorare ancora per la gloria di Dio e per il bene delle anime, o almeno ottienimi una perfetta rassegnazione alla volontà di Dio a mio riguardo (Sant'Alfonso).

Fioretto: Assisterò con pazienza gli ammalati della famiglia, oppure farò una visita a qualche infermo, con spirito di fede e di vera carità.

Giaculatoria: Sia fatta, o Padre, la tua volontà!



“NON HO TEMPO DI RESTARE A LETTO. VA' A CHIEDERE ALLA SANTA VERGINE Dl GUARIRMI SUBITO”

Madre Alessandra Roques, superiora dell'Ospizio nel quale si tro­va Bernadette, si è procurata inavvertitamente una grave distorsione a un piede ed il medico ha giudicato quaranta giorni di riposo asso­luto.

Con una semplicità da far stupire, la superiora chiama accanto a sé Bernadette e le dice:

- Figlia mia, io non ho tempo di restare a letto. Va' a chiedere alla Vergine Santa di guarirmi subito!

- Sì, Madre, - risponde Bernadette e si allontana per pregare la sua bella Immacolata.

Il giorno dopo la superiora è alzata e riprende il suo lavoro con grande meraviglia dei medici, che non sanno spiegarsi la improvvisa guarigione.

D'ora innanzi però, i medici di Lourdes dovranno meravigliarsi spesso di questi fatti straordinari e guarigioni inspiegabili, che i loro libri di scienza non contemplano.



CAPITOLO XXX

«NON TI PROMETTO DI FARTI FELICE IN QUESTO MONDO»

Con alterne vicende riguardo alla salute, Bernadette potè compiere il suo noviziato ed il 30 ottobre 1867 rin­novò la professione religiosa temporanea. Quella fatta in punto di morte infatti, avendo ricuperata la salute, non aveva più che un valore simbolico. Per dieci anni Suor Maria Bernarda, come si chiama adesso, rinnoverà la pro­fessione annuale, come è usanza tra le Suore della Carità di Nevers.

Essa non sarà mai una suora di grande vita attiva, non saprà e non potrà fare gran cosa, ma non le mancherà mai la buona volontà di rendersi utile in qualche modo. Le affi­dano infatti l'infermeria, come aiuto infermiera, per cinque o sei anni, e tutte le ammalate scoprono in lei una delica­tezza di tratto ed umiltà di servizio che la rende ammirevo­le. Così Bernadette viene a trovarsi continuamente nel regno della sofferenza come infermiera e spesso come inferma, e può aiutare, più coll'esempio che con la parola, le sue consorelle a soffrire generosamente. La salita verso il suo Calvario è lenta, ma continua e perversante. Da lei il Signore richiede solo sofferenza meritoria per la conversio­ne dei peccatori, sofferenza fisica e sofferenza nascosta del cuore. Come per Santa Teresa del Bambino Gesù infatti, anche per Bernadette vi sarà una maestra, Suor Maria Tere­sa Vauzou, la quale, con le migliori intenzioni, si incari­cherà a dovere di tenerla umile, mettendo talvolta a ben dura prova la sua virtù. È in questo martirio quotidiano e nascosto che Bernadette Soubirous raggiunge il culmine della santità ed un giorno sarà innalzata alla gloria dei santi non per aver veduto la Madonna, ma per aver praticato eroicamente la virtù.

Le tappe di un lungo martirio. - Nel mese di marzo del 1871, una serie di lutti colpisce i familiari di Bernadette, tra cui il babbo a 64 anni di età e la zia Lucia a 32 anni soltan­to. La Francia attraversa un periodo cruciale, dopo la scon­fitta di Napoleone III da parte della Prussia. L'ateismo rinvi­gorisce e prende di mira anche le asserite apparizioni di Lourdes. Bernadette soffre di tutto questo, ma il suo fardel­lo si aggrava ancora. La sua salute è di nuovo precaria. Il 3 giugno 1873, riceve per la terza volta gli ultimi sacramenti e tutti attendono la sua fine. Si riprende ancora, ma il suo martirio si fa sempre più duro. Un grosso tumore, con ascesso e carie ossea, l'ha colpita al ginocchio destro, cau­sandole dolori acutissimi. Ha. frequenti crisi di asma, emot­tisi, stenta a camminare, ma il suo volto è sereno.

- Ora la mia passione durerà fino alla fine! dice con accento profetico.

Durante la notte non un moto di impazienza, ma solo un gemito, mentre le lacrime le rigano il viso. Al mattino una sola è la sua preoccupazione, quella di non aver per­messo alla Suora infermiera di dormire.

- Non avete dormito? chiede umiliata, come se chie­desse scusa per una mancanza.

Eppure quando le dicono: - Andiamo a pregare perché Dio vi allevii il dolore.! - Bernadette supplica: -No, non sollievo, ma forza e pazienza!

Rinuncia anche alla speranza di un pellegrinaggio a Lourdes dicendo:

- Lourdes non è per me. Vedrò la Madonna in cielo; sarà più bello!

Tramonto sereno. - Così giunge sino alla primavera del 1879. Pochi mesi prima, il 22 settembre 1878, Suor Maria Bernarda ha potuto finalmente consacrarsi a Dio con i Voti perpetui.

Il male ha invaso tutto l'organismo. Non si può più nutrire e perciò appare smagrita e debole. Il 19 marzo rice­ve un'ultima volta il S. Viatico e l'Estrema Unzione. La sua raccomandazione preferita è che si preghi per lei dopo morta: - Si dirà: «Quella Suor Maria Bernarda era una santo­na», e mi lasceranno ad arrostire in Purgatorio!».

Il mercoledì di Pasqua, 16 aprile 1879, seduta su di una poltrona perché si sente mancare il respiro, Bernadette aspet­ta la morte, aspetta la Bella Signora che venga a prenderla:

- L'ho vista -, mormora guardando la statua della SS. Vergine - l'ho vista! Oh, com'era bella e come ho fretta di andare a rivederla!

Poi scandisce lentamente: - Mio Dio, ti amo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le mie forze...

Le sue ultime parole sono queste:

- Santa Maria, Madre di Dio, pregate per me, povera peccatrice... povera peccatrice!

Con questo atto di umiltà l'innocente Bernadette Soubi­rous reclina il capo e spira. Sono le 15,15 del 16 aprile 1879. Ha 35 anni e tre mesi.

La storia meravigliosa di Lourdes è chiusa? No, non è chiusa. La vallata del Gave diverrà sempre più terra dei miracoli, il regno dell'Immacolata, a cui accorreranno i suoi figli da tutto il mondo.

La glorificazione. - La salma di Bernadette, esposta per tre giorni alla venerazione della folla che non si sazia di visitarla, viene seppellita il 19 aprile, nella cappella di S. Giuseppe, alla Casa Madre delle Suore di Nevers.

Quando, nel 1909, trent'anni dopo, si procede alla sua ricognizione, il corpo appare intatto, appena rinsecchito. Il viso e le mani sono bianche.

Dopo il processo informativo, viene introdotta la causa di beatificazione nel 1913. Il 14 giugno 1925 la malatina di via Piccoli Fossati è proclamata Beata ed il giorno 8 dicem­bre del 1933, è coronata dell'aureola dei Santi, nella basili­ca di S. Pietro, da Papa Pio XI.

Il suo corpo, rivestito di cera, riposa in un reliquiario, nella cappella della Casa Madre delle Suore di Nevers.



Riflessioni: La morte dei Santi

Tutti temono la morte, anche i santi a volte. Essa non cesserà mai di essere il castigo più evidente del peccato di origine. La stessa paura che ci incute, dice chiaramente che non eravamo fatti per morire e tutto il nostro essere resta proteso verso la vita, come l'ago della bussola verso il Nord magnetico.

Ma quanto è diversa la morte dei santi e dei buoni cristiani, che considerano la morte come l'inizio della vera vita in seno a Dio, dal­la morte piena di timore per ciò che sarà dopo la tomba per gli empi!

La certezza della morte, che nessuno può lasciare illuso, neppure i buoni, è compensata per questi dalla certezza della beatitudine senza fine, quale può fornire solo una coscienza limpida e pura.

Si muore una volta sola. - Se fosse possibile morire due o più volte, la morte perderebbe subito il suo volto terribile; poiché, se una esistenza fosse stata sciupata una prima volta, si potrebbe alme­no rimediarvi una seconda, od una terza volta. Si muore invece una volta sola e l'anima resta stabilita in eterno nello stato di amicizia con Dio o meno, secondo che è stata trovata in Grazia o no, all'i­stante in cui è spirato il periodo di prova, che è la vita.

Medita spesso sulla morte e sulle sue circostanze, che il Signore ci tiene nascoste, invitandoci a vegliare sempre». Dove, come, quan­do morrai?

Da quel punto estremo devi abituarti a considerare ed a vedere le cose di quaggiù e le vicende della tua vita!

«Prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte!». - Quale consolazione tuttavia deve essere per un'anima, sentire accanto a sé in quell'estremo momento, una mamma, un'avvocata come Maria! stringere tra le proprie mani la sua corona e presentarsi con essa al tribunale di Dio!

Se in vita l'abbiamo invocata spesso e di cuore con le parole del­l'Ave Maria, Essa non mancherà di esserci vicina, di difenderci e di introdurci con Lei in cielo.

Nell'ora della mia morte, O MARIA, che già tante volte invocai, accorri presso il mio letto, come farebbe mia madre, se fosse ancora viva. Forse la mia lingua paralizzata non potrà più invocare il Tuo Nome, ma il mio cuore continuerà a ripeterlo. Ora ti invoco per quel momento decisivo. Spirerò solo, senza umana assisten­za?... Io morrò sorridente, perché ci sarai Tu! Lo spero, lo credo, ne sono certo!

Mons. Millot Vicario Generale di Versailles

Fioretto: Chiuderò le mie giornate con un bell'atto di pentimento, rivolgendomi la domanda: Che sarebbe di me, se dovessi morire questa notte?

Giaculatoria: Nostra Signora di Lourdes, prega per noi!



IL ROSARIO DEL SOLDATO MORENTE

Siamo nella guerra del 1914. Sulla frontiera franco germanica un soldato francese viene ferito gravemente da una fucilata nemica. Due compagni accorrono e lo mettono su di una barella.

- No - dice il ferito, - lasciatemi morire qui. Sto troppo male. - È ordine dell'ufficiate!

- Allora ubbidite.

I due si mettono in marcia verso il posto di medicazione più vici­no. Dietro a loro arriva di corsa anche l'ufficiale; vuol bene al suo “ragazzo vadano”, il migliore della compagnia, e vuol rendersi conto personalmente del suo stato di salute.

Camminarono in silenzio per un buon tratto. Le prime luci del­l'alba incorniciavano i monti lontani. Ad un certo punto, il ferito fece un segno e chiamò l'ufficiale.

- Vuol bere?

- Per favore, mi dia il S. Rosario, che sta nella mia tasca destra. L'ufficiale l'accontentò subito. La mano che si tese a prendere la corona era bianchissima; anche il viso era bianco e gli occhi soc­chiusi. L'ufficiale guardava quella mano penzoloni che sgranava il Rosario sempre più lentamente. Terminata la prima decade di Ave, l'ufficiale diede l'alt. I due soldati si fermarono e deposero la barel­la. Soltanto allora s'accorsero che la corona era caduta ed il loro compagno era spirato! (Da: «Madre e Regina,)



CAPITOLO XXXI

CATERINA LABOURÈ (1806 - 1876) E BERNADETTE SOUBIROUS (1844 - 1879)

Prima di terminare queste pagine mi sia lecito fare un parallelo, anche se piuttosto esterno e superficiale, tra le due figure più interessanti della storia mariana del secolo scorso, per meglio conoscerle, ammirarle e soprattutto imi­tarle: Caterina Labouré e Bernadette Soubirous.

I motivi per cui l'Immacolata ha scelto l'una perché ci trasmettesse la Medaglia Miracolosa e la giaculatoria, e l'al­tra perché facesse sgorgare la polla d'acqua miracolosa di Lourdes, li possiamo forse intravedere, ma solo la Madonna li conosce appieno.

Intellettualmente né l'una né l'altra erano aquile. Berna­dette non riusciva a ritenere a memoria le risposte del cate­chismo e dovette sudare per imparare a leggere e scrivere.

Di Caterina troviamo scritto nel giudizio dato dai supe­riori al termine del suo noviziato: «Sa leggere e scrivere per conto suo». Più tardi, è vero, dovette esercitarsi nella scrittu­ra, per poter fissare sulla carta i particolari delle apparizioni ricevute. Tuttavia non fece molto progresso, perché i suoi autografi denotano sempre una mano incerta e pesante, come se impugnasse ancora la zappa, anziché la penna.

La loro salute. Di complessione robusta come le tena­ci contadine della Borgogna (estremo Nord della Francia), Caterina era nata il 2 maggio 1806, al culmine della gloria di Napoleone I, ed aveva preso il nono posto in una fami­glia che doveva contare 11 figli. Persa la mamma a nove anni di età, Caterina fu la mamma dei fratellini e per segui­re la sua vocazione dovette lottare contro il volere del bab­bo per due anni.

Bernadette invece, cagionevole di salute fin dall'infanzia, travagliata dall'asma, era nata a Lourdes (estremo Sud della Francia) ai piedi dei Pirenei, il 7 gennaio 1844. Trentacin­que anni di vita e poi la tisi ossea e l'asma pongono fine alla sua esistenza, in cui il dolore fisico soprattutto ha la prevalenza, il 16 aprile 1879.

Caterina era morta tre anni prima nel 1876, l'ultimo gior­no dell'anno, ma a quasi 71 anni di età.

La sua vita non appare tanto travagliata dal dolore fisico, quanto dal martirio interiore, dall'eroismo di un nascondi­mento che non ha eguale.

I favori celesti. - Condotta a Parigi dal Signore, Caterina aveva ricevuto le apparizioni celesti dell'Immacolata nei primi mesi del suo noviziato, nella cappella della casa madre delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, quando ormai per lei il mondo era una cosa lontana (1830). Aveva 24 anni.

Bernadette invece, quando venne fermata quasi d'im­provviso dalla Madonna alla grotta di Massabielle, nel rigi­do febbraio 1858, era una delle bimbe più semplici e buo­ne del suo paese.

Aveva 14 anni. Non sapeva mentire, non pensava affatto di farsi suora. Per lei (come per la veggente di Fatima) la vocazione fu, direi, una conseguenza dei favori celesti straordinari ricevuti, mentre per Caterina la vocazione reli­giosa precedette le apparizioni di Maria.

A Caterina Labouré la Vergine apparve tre volte, le lasciò posare le mani sulle sue ginocchia, la trattenne in colloquio nel cuore della notte e le affidò la missione di far coniare una medaglia su modello preciso: quella che poi il popolo denominò «Medaglia Miracolosa».

A Massabielle invece la Bella Signora appare per 18 vol­te, dall'11 febbraio 1858 al 16 luglio dello stesso anno, qua­si sempre poco dopo l'alba, nella nicchia della roccia. Popolarità di Bernadette e nascondimento di Caterina.

- Suor Caterina rimase per tutta la vita in incognito. Ber­nadette fu venerata dalla folla, che non si stancava di vederla.

Caterina assistette ai miracoli che ogni giorno operava la Medaglia, la distribuì copiosamente, ma nessuno mai sep­pe, eccetto il suo confessore ed i suoi superiori, che fosse stata la fortunata veggente della Medaglia Miracolosa. Solo dopo la sua morte, si seppe che quell'umile suora era stata la prediletta della Madonna. Silenzio senza dubbio eroico, ma eroico perché umile.

La notizia invece delle apparizioni di Lourdes fece subi­to il giro del mondo, riportata dai più grandi quotidiani, anche dai più ostili a fatti di carattere soprannaturale. La Francia intera col suo Napoleone III si commosse. Nei pia­ni della Provvidenza, Lourdes doveva avere ed ha tutt'oggi, uno scopo apologetico della fede ben maggiore.

Poi si mossero i primi pellegrinaggi. Accanto alla grotta era sgorgata l'acqua dei miracoli.

Bernadette continuò a vivere con semplicità, in mezzo a tutto quel trambusto ed in mezzo alle aspre battaglie e lun­ghi interrogatori dell'autorità civile e religiosa, quasi ignara della parte che la sua persona aveva in quegli avvenimenti. Essa viveva assorta nel pensiero della Vergine, compresa da un immenso desiderio di pregare e soffrire per i peccatori.

A 22 anni compiuti finalmente, Bernadette entra in novi­ziato tra le Suore della Carità di Nerves. Diviene Suor Maria Bernarda e raggiunge la perfezione attraverso la semplicità e la sofferenza (nella sua vita riceverà ben quattro volte l'E­strema unzione).

Suor Caterina, secondo l'indirizzo della spiritualità vin­cenziana, attende alla perfezione attraverso la semplicità e la carità verso il prossimo sofferente, nell'ospizio dei poveri vecchi di Enghien (Parigi).

La loro gloria. - Cinquantasette anni dopo la sua mor­te, le mani di S. Caterina, che avevano toccato la SS. Vergi­ne, vengono trovate intatte. Trent'anni dopo la morte di Bernadette, anche il suo corpo viene trovato intatto e can­dido.

La canonizzazione di S. Bernadette Soubirous avviene 1'8 dicembre 1933; quella di S. Caterina Labouré il 27 luglio 1947.

Le apparizioni del 1830 hanno preparato la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, avvenuta nel 1854. Lourdes ne fu come la conferma, Fatima il compimento, con la devozione al Cuore immacolato di Maria.

Non tutti potranno recarsi a Lourdes, a Fatima, ma ovun­que giunge e può giungere l'acqua miracolosa e la Meda­glietta dell'Immacolata.

La risonanza e le conseguenze sociali ed apologetiche delle apparizioni di Parigi, di Lourdes e di Fatima, in due secoli razionalisti e sprezzanti di tutto ciò che può aver sentore di soprannaturale, furono e sono grandi. La Madon­na non abbandona i suoi figli!

Riflessioni: Assunzione, Regalità e Maternità di Maria

Definizione dell'ultimo dogma mariano. - Il 1° novembre 1950, Anno Santo, il ciclo mariano iniziatosi e svoltosi con la proclamazio­ne del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria e con le appari­zioni di Parigi, Lourdes e Fatima, aveva, direi, il suo compimento. La definizione del dogma dell'Assunzione di Maria in corpo ed anima al cielo, era una conseguenza logica della sua Concezione Immaco­lata. Esente fin dal primo istante della sua esistenza dalla macchia d'origine, in vista della sua maternità divina, Maria SS. non doveva soggiacere e non soggiacque alla corruzione del sepolcro.

Il suo corpo purissimo, senza attendere la risurrezione finale, fu portato in cielo dagli angeli trionfalmente, appena Essa si fu addor­mentata nel Signore e lassù fu coronata Regina degli angeli, dei san­ti e degli uomini.

Maria Regina. - L'eco della definizione del dogma dell'Assun­zione di Maria non era ancora spento, che il Papa Pio XII, il 1 ° novembre 1953, alla vigilia dell'Anno Mariano, proclamava solenne­mente ed ufficialmente la Regalità della Madonna.

Allora fu compresa da tutti la belleza della visione di S. Giovanni Evangelista nella sua Apocalisse: - Una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi ed in capo una corona di dodici stelle.

Tuttavia, benché librata così in alto - nell'azzurro, lontana appa­rentemente da noi, Maria, che per ben tredici volte noi invochiamo col titolo di Regina nelle litanie lauretane, resta pur sempre la nostra buona Madre di Misericordia. Se il suo trionfo ci fa gioire come figli, il suo potere sul cuore di Gesù, suo Figlio e nostro fratello, aumenta la nostra fiducia perché peccatori.

Madre della Chiesa e Madre nostra. - Fu durante il Concilio Vaticano II, che il Papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, proclamò solennemente Maria Madre della Chiesa, perché Madre di Gesù, Capo del Corpo Mistico, e quindi Madre di tutte le altre membra che siamo noi.

Nello stesso tempo Maria è anche figlia della Chiesa, perché pri­ma dei redenti, redenta in modo singolare da Cristo, suo figlio. Così Maria fa parte della Chiesa come noi e ne è la Madre. Essa occupa il posto più vicino a Dio ed il più vicino a noi.

Preghiera di S. Bernardo alla SS. Vergine (Memorare). - Ricor­dati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai sentito dire che alcuno abbia fatto ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da que­sta.fiducia, ancb'io ricorro a te, o Madre, Vergine delle vergini, a te vengo e, pentito, mi prostro davanti a te. Non respingere, o Madre del Verbo, la mia supplica, ma ascolta benigna ed esaudiscimi. Amen.

Propositi di fine mese. - Oggi, al termine del mese mariano, ti voglio suggerire le parole di un'anima santa, perché le scolpisca nel tuo cuore e ti studi di tradurle in pratica nella tua vita: «Date, date sempre: Siete ricchi: soccorrete. Siete poveri: consolate Non avete nessun ascendente: amate. Siete soli: pregate.

Date una parola, una moneta, un sorriso, un saluto. una pre­ghiera.».

Giaculatoria: O Regina, assunta in Cielo, prega per noi!



OMAGGIO DI FIORI ALLA VERGINE RICOMPENSATO

Un religioso predicando gli esercizi spirituali alle signore di Nancy in una conferenza aveva detto che non bisogna mai disperare della salvezza di un'anima, e che talvolta le azioni che hanno mino­re importanza agli occhi degli uomini, sono dal Signore largamente ricompensate.

Al momento di lasciare la chiesa, una signora vestita a lutto, si avvicinò al predicatore e gli disse: - Padre, voi ci raccomandate la confidenza e la speranza ed io posso portare un esempio che conferma perfettamente le vostre parole. E si pose a raccontare il fatto seguente: Essa aveva uno sposo buono, affettuoso, irreprensibile, ma che aveva abbandonato ogni pratica religiosa. Le sue preghiere, le sue esortazioni per lungo tempo parvero inutili.

Durante il mese di maggio, che precedette la morte del marito, la buona signora, secondo l'usanza, aveva eretto nel suo appartamento un altarino alla Vergine e l'ornava di fiori.

Il marito passava la domenica in campagna ed ogni volta che ritornava, le offriva un mazzo di fiori raccolti da lui ed essa li depo­neva piamente davanti alla Madonna. Se ne accorgeva il marito? Faceva questo unicamente per compiacere la moglie, oppure era animato da un sentimento di pietà verso la SS. Vergine? La signora non lo seppe; solo potè constatare che il marito non mancò mai di portarle i fiori, neppure una domenica.

Nei primi giorni del giugno seguente, il marito fu improvvisa­mente colpito dalla morte, senza aver il tempo di ricevere i conforti della fede. La povera vedova ne fu inconsolabile, specialmente per­ché vedeva svanite le sue speranze circa un suo ritorno a Dio. Per il dolore ben presto la sua salute fu gravemente scossa, cosicché la famiglia la obbligò a partire per il mezzogiorno della Francia, in cer­ca di un miglioramento.

Siccome passava per Lione, volle vedere il Santo Curato di Ars, per raccomandare alle sue preghiere il marito defunto...

- Signora, - le disse il Curato appena la scorse -, voi siete desolata; ma avete dunque dimenticato i mazzi di fiori del mese di maggio.

È impossibile dire la sorpresa della signora nel sentire ricordare dal santo Curato una circostanza, della quale non aveva fatto parola con nessuno e che perciò non poteva conoscere che per rivelazio­ne.

- Dio ebbe pietà di colui che aveva onorato la sua santa Madre! - soggiunse ancora il santo. - All'istante della morte vostro marito poté pentirsi; la sua anima è nel Purgatorio; le vostre preghiere e le vostre opere buone la libereranno presto da quelle fiamme! (Trochu, Les intuitions du Curé dArs - Lion, 1913).